Anna Frost: 'non sono ancora al 100 per cento'

I muscoli delle gambe non sono in ottime condizioni

Dopo la vittoria alla SpeedGoat, negli Stati Uniti, ad agosto, Anna Frost, già ferma per qualche mese in seguito alla vittoria della Transvulcania, non ha ancora risolto del tutto i suoi problemi. La neozelandese, infatti, si era fermata perché non aveva calcolato bene i tempi di recupero dopo l'ultra canaria. Il prossimo obiettivo ora è Cavalls del Vent, ma i muscoli non sono ancora a posto. «Sono contenta per la vittoria alla SpeedGoat, anche se ho corso con dolori alle gambe, ora ho tre settimane per capire se partecipare a Cavalls dels Vent, però le gambe non sono ancora a posto» ci ha detto Anna. Good luck!
 


Dawa Sherpa, dal cantiere all'Atlante

Il vincitore della TDS sta preparando una gara in Marocco

Dawa Sherpa, ovvero come vincere una Ultra-trail du Mont Blanc, una Traces des Ducs de Savoie (a 42 anni suonati) e fare una vita da persona comune. Nessun allenamento personalizzato, nessuna tabella, poco tempo. «Mi alleno solo nel fine settimana, un giorno, non contano i chilometri e le ore, faccio quanto riesco, magari tre ore, quattro, anche cinque». Se bastasse, saremmo tutti campioni. «Certo - mi dice con quella naturalezza e tranquillità che hanno solo i forti di spirito - lavorando in un cantiere edile mi alleno tutti i giorni, magari, invece di camminare tra un piano e l'altro, cerco di correre e poi faccio comunque un lavoro che impegna il fisico». Nepalese, Dawa vive ormai a Ginevra e nei fine settimana corre da una cima all'altra. Cinque giorni prima della TDS ha corso 80 chilometri sui Pirenei, vincendo, ora si sta allenando per l'Eco Trail Sommans del 16 settembre e per l'UTAT, Ultra Trail Atlas Toubkal, a ottobre in Marocco, infine anche i Templiers, per chiudere in gloria. Gli chiedo quali sono state le sensazioni in gara. «Le condizioni erano buone, non ho avuto troppa pioggia, in discesa si scivolava un po' ma andava bene così». TI abbiamo visto fermarti a lungo ai rifornimenti, anche 20 minuti… «Ho preso il mio tempo, cinque volte mi sono cambiato la maglietta». Che cosa mangi nella vita di tutti i giorni? «Mangio normalmente, di tutto, evito solo la carne rossa il giorno prima della gara, non si può avere una dieta rigida e allenarsi molto, io faccio gare da 16 anni e non ho mai avuto un infortunio e credo che l'equilibrio tra alimentazione e allenamento sia importante» dice Sherpa che è anche stato nove anni in un monastero buddista.


Pierantoni e Serafini vincono la Transpelmo

Nella gara femminile la trevigiana domenica ha fatto il vuoto

Il sole è arrivato a Palafavera quando gli ultimi concorrenti stavano tagliano il traguardo, fino a prima nuvole basse e una leggera pioggia avevano caratterizzato la giornata della Transpelmo, domenica scorsa. Dopo la partenza, data all'interno del Camping di Palafavera, gli atleti hanno iniziato a salire verso il rifugio Venezia prima di affrontare l'impegnativa rampa che conduceva alla forcella Val d'Arcia, GPM della giornata. Il percorso aveva un dislivello di sola salita di 1.296 metri con uno sviluppo di quasi diciassette chilometri. Davide Pierantoni degli Alpini Vicenza ed Elia Costa dell'Atletica Zoldo hanno corso spalla a spalla, giocandosi la vittoria solamente negli ultimi metri. Dietro di loro Nicola Giovanelli, Ruggero Berolo e Ivano Molin.
Nella gara femminile Silvia Serafini ha preso subito il largo staccando di qualche minuto Patrizia Zanette, in terza posizione correva la bellunese Angela De Poi. Appena dietro Cinzia Salvi e Fabia Gallina. La visibilità in forcella era diminuita drasticamente al passaggio dei due battistrada che non si sono lasciati spaventare e hanno iniziato la discesa che li avrebbe portati al controllo del Passo Staulanza in massima sicurezza. Al gran premio della montagna sono passati successivamente Giovanelli, Molin e Berolo. Nelle donne la fuoriclasse Serafini proseguiva la sua corsa indisturbata verso l'arrivo di Palafavera, Patrizia Zanette e Angela De Poi non riuscivano più ad avvicinarsi. Davide Pierantoni negli ultimi metri provava ad accelerare per portarsi a casa la vittoria finale, Elia Costa non riusciva a tenere il ritmo e si staccava di pochi metri. Alla fine Pierantoni ha vinto con il tempo di 1h 42' .52'' con un un solo secondo di vantaggio. Confermava la terza posizione Nicola Giovanelli, mentre Ruggero Berolo e Ivano Molin sono arrivati rispettivamente quarto e quinto.
La Serafini ha tagliato il traguardo fermando il cronometro in 2h 07' 51'', la Zanette è arrivata seconda con dieci minuti di ritardo. Completa il podio Angela De Poi.
 


Verso una federazione internazionale del trail

Nel convegno di ieri a Courmayeur poste le basi per regole comuni

Organizzatori di gare, produttori di scarpe, giornalisti, rappresentanti della federazione. C'erano tutti ieri a Courmayeur alle prime 'Assise internazionali del trail'. Un evento organizzato tra UTMB e Tor des Geants per creare una 'carta etica' del trail, uno sport relativamente giovane e alla ricerca di regole. Sessioni di 10 minuti nelle quali gli organizzatori (l'organizzazione della UTMB e del Tor des Geants) hanno presentato le idee e proposte aperte poi a una discussione con la platea dei professionisti, tra i quali tanti atleti (Sherpa, Frost, Canepa, Chaigneau tra gli altri). La prima, fondamentale, questione riguarda la definizione del trail, in un mondo dove si passa con disinvoltura dalla corsa in montagna, allo skyrunning e all'ultra-trail. Il termine Ultra-Trail, inoltre, è stato registrato nel 2004 dagli organizzatori dell'Ultra-Trail du Mont Blanc e può essere utilizzato commercialmente in Euorpa e in Francia solo per la gara ai piedi del Monte Bianco. Diverso il discorso per quanto riguarda l'utilizzo sportivo, vale a dire la definizione delle gare. «Non abbiamo registrato la definizione per guadagnare soldi, ma per evitare che gare che non sono corse nella natura, per un minimo di 80 km, in una sola tappa e in semiautonomia possano definirsi ultra-trail» ha detto Michel Poletti, 'gran sacerdote' della gara di Chamonix. Ecco, ultra-trail si delinea dunque come uno dei tre tipi di gare proposte, sulla base della classificazione della federazione di atletica francese. Si parte dal trail corto, da 20 a 42 km, per passare per il trail vero e proprio, da 42 a 80 km, per arrivare al famigerato ultra-trail, oltre gli 80. Una definizione che contrasta con quella di origine statunitense che vede nell'ultra tutto quello che è oltre i 42 km. Interessante la definizione proposta per il termine trail  che si configura come una gara podistica prevalentemente nella natura, con classifica ma aperta a tutti, che non richiede una tecnica particolare e attrezzatura alpinistica su un tracciato minimo di 20 km. Curioso il fatto che non si faccia alcun riferimento al dislivello, che ha suscitato qualche perplessità nella platea. La discussione è aperta, non è detto che quando proposto dai competenti organizzatori di Courmayeur sia il Verbo, ma sicuramente una base di discussione per una minima 'codificazione' di uno sport che è per sua natura libero e senza regole. Gli 'Stati Generali' del trail sono iniziati e l'obiettivo è quello di costituire dei gruppi di lavoro e arrivare alla costituzione di una federazione internazionale del trail.
 


Karrera e Reiter in testa alla Transalpine

La gara a tappe prevede ancora cinque frazioni

Dopo avere abbandonato l'Ultra-Trail du Mont Blanc per un tracciato che non considerava più consono alle sue caratteristiche, lo spagnolo Iker Karrera si sta consolando con il primo posto provvisorio nella Gore-Tex Transalpine Run, gara a coppie a tappe che porterà i runner dalla Germania alle Dolomiti italiane. Karrera, che ha fatto coppia all'ultimo con il giovanissimo collega tedesco del Team Salomon Philipp Reiter, si trova al primo posto del ranking provvisorio dopo la terza tappa. La prima tappa è stata vinta da Billy Burns e Ben Abdelnoor con un minuto di vantaggio, mentre nella seconda, anche a causa di un errore di percorso di questi ultimi, Karrera e Reiter sono arrivati con sette minuti di vantaggio e nella terza, ieri, sono arrivati al traguardo ancora primi con il tempo di 4h 38' 54''. La terza tappa prevedeva un percorso di 46,5 chilometri da Kitzbuehel e Neukirchen. Per concludere la gara di 320 chilometri e 15.000 metri di dislivello mancano cinque tappe.
 


Francesca Canepa: 'Vi racconto la mia UTMB'

Abbiamo incontrato l'italiana che è arrivata seconda a Chamonix

«Prima dell'Ultra-Trail du Mont Blanc avrei firmato per un secondo posto, però ora che l'ho fatta mi rendo conto che questa è l'unica gara dove non ho reso al massimo, ho commesso troppi errori». Francesca Canepa 48 ore dopo la UTMB e qualche ora di sonno in più riflette sulla sua fantastica prestazione nella gara delle gare. «Lizzy Hawker è arrivata davanti, il cronometro parla da solo, ma riflettendo sulla mia gara mi rendo conto che non è inavvicinabile, con una condotta di gara più ragionata avrei potuto essere con lei». il tracciato alternativo ha cambiato non poco le carte in tavola.

LE INCOGNITE DEL TRACCIATO - L'Ultra-Trail è diventata più corta, con un dislivello decisamente inferiore, e più veloce. Un cambiamento importante se si considera che i vincitori sono atleti con risultati importanti nella gare su strada e di velocità. Jonas Buud, secondo tra gli uomini, ha un ottimo tempo nelle maratone, lo stesso D'Haene è uno specialista degli 80-100 chilometri, Lizzy Hawker è stata campionessa del mondo sulla distanza 100 chilometri. Se si guarda ai risultati di Chamonix Francesca Canepa è l'unica 'non velocista' che si è avvicinata alla Kawker. I parziali dicono che tra Contamines e La Balme la trail runner del Team Vibram è stata l'unica a tenere il ritmo di Lizzy e che da Balme a Contamines ha recuperato xx minuti e cinque nell'ultimo tratto, da Argentière a Chamonix.

LE DIFFICOLTA' - «Ho trovato le prime difficoltà sulla salita per Bellevue ma il segmento decisivo è stato quello tra Les Houches e Argentière, pensavo fosse più corto e meno faticoso, invece ho incontrato diverse salite, un ponte scivoloso dove sono caduta facendomi un grande livido, insomma, non ne avevo più». Francesca in questo tratto ha pagato il cambio di percorso. «Non conoscevamo bene questo pezzo di corsa e abbiamo sottostimato il rifornimento» ammette anche il coach Renato Jorioz. Fino a dove la gara correva sul tracciato originale è andato tutto secondo programma. «Avevamo previsto di lasciare andare Lizzy perché lei parte forte e avevamo calcolato quei distacchi, anzi, è andata anche un po' meglio, perché la Hawker è partita veramente veloce» aggiunge Jorioz.

ULTIMA FRAZIONE A TUTTA - Poi è arrivato l'ultimo checkpoint e la frazione capolavoro che ha garantito il secondo posto, quel frangente nel quale viene fuori il vero campione. «All'Argentiere avrei voluto fare il rifornimento con calma perché non ne avevo più, però ho sentito che la mia inseguitrice si avvicinava, non sapevo che fosse Emma Roca; Renato mi ha detto di bere qualcosa velocemente e scappare a tutta, io a un cero punto ho pensato che avrei potuto accontentarmi di un terzo posto ma poi sono scappata». La Roca è arrivata a un minuto e mezzo ma Francesca ha fatto un'ultima frazione alla morte.. «Quella corsa folle l'ho pagata, sono arrivata veramente stremata e ho avuto la nausea per tutto il sabato, cosa che non mi succedeva da tempo». E ora? « Ora è tempo di Tor des Geants».
 


Kilian, Mireia, Lenzi e Pellissier alla Becca di Nona

Il catalano ha partecipato a sorpresa alla gara valdostana

Venti centimetri di neve in quota hanno costretto gli organizzatori nel giro di qualche ora a preparare un percorso alternativo con 1950 metri di dislivello positivo per la Becca di Nona Skyrace. Sabato sera gli organizzatori, grazie ad alcune foto scattate dall'elicottero, hanno potuto verificare le condizioni del tracciato. «Troppa neve - ha detto Stefano Mottini responsabile del percorso - è troppo pericoloso portare oltre trecento persone sul percorso originale».
Dopo aver spostato la partenza alle 9.45 per garantire ai tracciatori di segnalare il nuovo tracciato, i concorrenti della nona prova del Valetudo Moutain Running International Cup, sono partiti dalla centralissima piazza Chanoux di Aosta per salire verso Charvensod. Damiano Lenzi (CS Esercito), iscritto nella gara di sola salita e Kilian Jornet Burgada, arrivato a sorpresa all'ultimo minuto, hanno preso subito il comando della gara e non essendo in concorrenza diretta hanno deciso di tirarsi l'uno con l'altro. I due hanno continuato a macinare metri di dislivello come se fossero in passeggiata, Kilian ha deliziato gli operatori video sull'elicottero con saluti, salti e piroette. Due cavalli di razza allo stato brado che correvano tra gli alpeggi di Comboè.


GLI ALTRI - Alle loro spalle Matheo Jacquemoud (Team Crazy Idea) e Ionut Zinca (Valetudo Skyrunning), il primo alla caccia di Lenzi, mentre Ionut, attuale leader della classifica generale del Valetudo Mountain International Running, aveva nel mirino il fuoriclasse spagnolo Kilian. 
Nelle due gare femminili, la spagnola Mireia Mirò (gara di sola salita) e Gloriana Pellissier (CS Esercito) già al controllo di Ponteille avevano messo nello zaino la vittoria finale. La Mirò aveva guadagnato su Christiane Nex poco meno di tre minuti, mentre la Pellissier poteva vantare di un vantaggio di tre minuti su Debora Cardone. Tra la spagnola e la valdostana c'erano solamente quarantaquattro secondi.
Dopo il passaggio di Col Finestra, all'arrivo della seggiovia di Chamolè, Damiano Lenzi alzando le mani al cielo, lascia sfilare il suo compagno d'avventura e ferma il cronometro in 1.46.07, vincendo così per la seconda volta la gara di sola salita della Becca di Nona. In seconda posizione si conferma Matheo Jacquemoud con il tempo di 1.51.44. Completa il podio Erik Benedetto. 
Mireia Mirò conferma la prima posizione con il tempo di 2.09.35, mentre in seconda posizione si classifica Christiane Nex. Sul terzo gradino del podio sale Barbara Cravello. 


LA DISCESA - Kilian Jornet Burgada inizia la discesa in completa solitudine potendo gestire un vantaggio di tre minuti su Ionut Zinca dietro al leader del circuito transita al controllo Fabio Bazzana anche lui portacolori della Valetudo.
Kilian si affaccia al rettilineo finale salutando il pubblico valdostano e sorridente come al solito taglia il traguardo in 2.29.24. In seconda posizione giunge il rumeno Ionut Zinca con poco più di un minuto di ritardo. Fabio Bazzana, primo degli italiani, è terzo con il tempo di 2.38.20. In quarta posizione Claudio Garnier autore di una discesa mozzafiato. Il francese Jerome Bosch è quinto.
Nella gara femminile Gloriana Pellissier scrive per la settima volta il proprio nome nell'albo d'oro della Becca di Nona. L'azzurra dello scialpinismo chiude con il tempo di 3.03.32, alle sue spalle Debora Cardone, il monumento della corsa in montagna Emanuela Brizio è terza. In quarta posizione chiude Cecilia Mora, mentre Ester Scotti è quinta.


Mondiali, quattro medaglie per gli azzurri

Belotti, senior maschile, femminile e junior maschile in evidenza

Il sole, dopo la pioggia della vigilia, ha salutato I Mondiali di corsa in montagna di Temù-Pontedilegno-Tonale di ieri. La rassegna camuna segna la supremazia di africani (ugandesi ed etiopi) e turchi ma lascia anche diverse soddisfazioni agli azzurri che portano a casa quattro medaglie. Nella gara della gare, la Senior maschile, oro per l'etiope Petro Mamo, del 1984, che sul percorso di 14,1 km ferma il cronometro a 1h 01' 34''. Dietro di lui un altro eritreo, Azeria Teklay, seguito dal russo Andrey Safronov. Tre azzurri al quinto, sesto e settimo posto, nell'ordine: Gabriele Abate, Alex Baldaccini e Marco De Gasperi, mentre si è classificato al diciannovesimo posto Bernard Dematteis. Nella gara Senior femminile, su percorso di 8,8 km, dietro all'austriaca Andrea Mayr (46' 35''), fantastica prestazione dell'azzurra Valentina Belotti, a 29''. Terza la statunitense Morgan Aritola. Tredicesima Renate Rungger, quattordicesima Alice Gaggi, diciassettesima Antonella Confortola. Nella gara Junior femminile successo turco con Sevilay Eytemis davanti a Julia Lettl (Ger) e Lea Einfalt (Slo), mentre nella versione maschile si è imposto l'ugandese Michael Cherop davanti ai turchi Adem Karagoz e Sinmez Dag. Per l'Italia, oltre all'argento della Belotti, l'argento a squadre delle due prove senior e il bronzo del team junior maschile. 
 


UTMB, riflessioni e polemiche

Mancanza di percorsi alternativi, precedenti...

Archiviata la cronaca sportiva che come ogni anno ha regalato forti emozioni a tutti gli appassionati della disciplina, la decima edizione dell’UTMB® continua ad alimentare un’accesa discussione inerente alla modifica del percorso originario a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Un meteo che negli ultimi anni sembra avere deciso di accanirsi con particolare veemenza contro la corsa regina nel panorama del trail running internazionale. Nelle ultime tre edizioni, infatti, la prova non si è potuta disputare lungo il suo percorso programmato, quello di 168 km e 9.600 metri di dislivello positivo, con partenza e arrivo in Francia e transito da Italia e Svizzera.

I PRECEDENTI -
Nel 2010 la direzione di corsa decise di fermare gli atleti dopo 32 km nei pressi di Les Contamines per poi far riprendere la corsa il giorno dopo con partenza da Courmayeur e arrivo a Chamonix su un percorso di circa 90 km. Il vincitore delle due edizioni precedenti, lo spagnolo Kilian Jornet, e altri atleti di vertice, decisero di non prendere parte alla ripartenza prevista. Nel 2011 la partenza fu posticipata di qualche ora e il percorso non contemplò la salita di Bovine e quella alla Téte aux Vents. La corsa risultò essere più lunga di quella in programma di circa 6 km. Quest’anno, la corsa è stata ridotta a poco più di 100 km interamente sul versante francese. Come avvenuto nel 2010, alcuni atleti di vertice hanno deciso di non prendere parte alla prova. L’UTMB è una corsa che contempla necessariamente dinamiche organizzative alquanto complesse. La sua lunghezza che si snoda attraverso svariati territori comunali e tre nazioni differenti, il numero di 2.500 concorrenti impegnati e un vero proprio “esercito” di volontari da coordinare, solo per citare alcuni aspetti, sono elementi che rendono alquanto delicate qualsiasi variazioni di programma, in particolare se queste devono essere decise in tempi ristretti.

LE POLEMICHE - Nei commenti post gara, molti si domandano invece se realmente le condizioni meteo fossero tali da rendere necessaria una modifica del percorso al fine di tutelare l’incolumità degli atleti. Se nel 2010 si era infatti parlato di smottamenti provocati dall’acqua nei pressi del col de la Seigne, quest’anno le preoccupazioni erano concentrate principalmente sulle basse temperature. Nessun tipo di pericolo ambientale oggettivo, se non il freddo, è stato comunicato da parte degli organizzatori quale motivo della decisione. E questo aspetto desta perlomeno curiosità se riferito a quella che è considerata una delle gare all’avanguardia in tema di dotazione di materiale obbligatorio richiesta agli atleti. La dotazione più completa nel panorama generale delle corse in natura a livello mondiale. A poche ore dal via, l’organizzazione della corsa aveva addirittura comunicato agli stessi atleti, tramite sms, che sarebbe stato obbligatorio avere con se uno strato aggiuntivo di abbigliamento, passando quindi da 3 a 4 strati.
Per molti, la decisione è stata letta più come una tutela nei confronti dell’organizzazione stessa che non della reale incolumità degli atleti. C’è chi si domanda se gli elementi naturali come il freddo, la pioggia e la neve, ovviamente non di portata estrema, debbano o meno essere contemplati come variabili naturali insite nella corsa in natura e in particolare in quella svolta in montagna.

DUBBI - I dubbi principali in queste ore che seguono l’UTMB® 2012, riguardano essenzialmente due aspetti su tutti e che sono strettamente collegati al tema della sicurezza:

- Mancata comunicazione preventiva, nei mesi precedenti, di uno o più percorsi alternativi con tutte le relative specifiche tecniche. Visto è considerato che per il secondo anno i colli Bonhome e Seigne hanno costituito uno sbarramento naturale al transito sul versante italiano, la loro esclusione dal percorso è un’ipotesi ormai da tenere in seria considerazione. Tra la notte di venerdì e la giornata di sabato, 2.481 concorrenti sono partiti da Chamonix lungo per affrontare circa 100 km senza avere quelle specifiche tecniche che sono da sempre ritenute fondamentali per la sicurezza da parte di tutti gli organizzatori, compresi gli stessi organizzatori dell’UTMB®.

- Mancata interruzione, nello stesso frangente, della PTL (Petite Trotte a Leon) che prevede passaggi oltre i 2.000 metri di quota e dove gli atleti coinvolti sono provati da svariati giorni di percorrenza.

Come ogni anno, quindi, l’UTMB farà parlare di se ancora per molto nei prossimi mesi.
 


D'Haene regala alla Francia la seconda UTMB

Dopo il terzo posto nella CCC 2006 il francese è ora un atleta maturo

Con il risultato dell’UTMB® 2012, il francese Francois D’Haene, entra di diritto tra i protagonisti mondiali della disciplina.La sua vittoria si aggiunge a quelle recentemente ottenute dai suoi due compagni di team Thomas Lorblanchet (Leadville 100 miles 2012) e Julien Chorier (La Diagonale des Fous e Hardrock 2011). Francois D’Haene, classe 1985, è salito alla ribalta nella scena internazionale del trail running dopo il terzo posto ottenuto nella CCC® (Courmayeur-Champex-Chamonix) nel 2006. L’anno successivo, nella stessa corsa si classificò poi quinto assoluto. Nel 2010 è arrivata la prima vittoria in carriera in una distanza ultra, ottenuta nella prestigiosa Nivolet Revard.  Nel 2012, è poi arrivato il secondo posto nella TNF 100 Australia dietro allo spagnolo Kilian Jornet. E’ però il 2012 che sembra essere quello giusto per la consacrazione di Francois D’Haene. Si era infatti presentato alla vigilia dell’UTMB® con un fantastico quarto posto assoluto nella Transvulcania di 83 km a maggio, definita dalla stampa specializzata come la 'corsa del secolo', considerato il livello dei partecipanti, e due vittorie nel  Le Crêt de l’Oiseau di 54 km ad aprile e nel'Ice Trail Tarentaise di 65 km a luglio. Nonostante l’assenza di alcuni possibili protagonisti della vigilia, due su tutti i compagni di team Iker Karrera e Julien Chorier, la vittoria di Francois D’Haene all’UTMB® non lascia adito a nessun tipo di dubbio sul suo potenziale. Ha condotto la gara, in solitaria, per circa 80 km dimostrando di avere ormai acquisito, oltre a quella fisica,  anche la giusta maturità mentale necessaria per affrontare questi tipi di prove. Il suo vantaggio finale di oltre 30’ sullo svedese Jonas Buud e di 46’ sull’americano Michael Foote, sono stati sapientemente incrementati e gestiti nel cor


Francois D'Haene vince l'Ultra-Trail du Mont Blanc

Il francese precede Jonas Buud e Carlos Sa

10h 32' 36''. Questo il tempo che è bastato al francese Francois D'Haene per vincere l'edizione dieci della The North Face Ultra-Trail du Mont Blanc in una Chamonix ancora avvolta dai torpori di un'alba dal sapore autunnale. Una gara regolare quella del vignaiolo di Beaujolais, sempre tra i primi e ritrovatosi solo sulla salita tra Les Contamines e La Balme. A Les Houches, su questo tracciato insolito per la UTMB, ha cominciato a crederci. Dietro di lui ritiri eccellenti (Miguel Heras per problemi al ginocchio, Manu Gault per una caduta, Seb Chaigneau stremato e raffreddato dopo essere anche caduto in partenza) e una sorpresa. Il tracciato diverso, più veloce, con più strada ha regalato il secondo posto (a 30' 43'') allo svedese Jonas Buud con un palmarès importante su strada (podi della 100 km su strada ai Mondiali, 2h 22' in maratona) ma anche più volte vincitore dll'Alpine Swiss Marathon di Davos. Terzo a 46' 24'' da D'Haene lo statunitense Mike Foote che negli ultimi 10 chilometri ha superato il portoghese Carlos Sa, che guadagna una posizione sulla corsa del 2011. Foote è stato anche fuori dai dieci, autore dunque di un gran recupero nella seconda metà della gara. Quinto a oltre un'ora l'ungherese Nemeth Csaba, seguito da Jean Yves Rey, Arnaud Lejeune, Sebastien Buffard e Tsuyoshi Kaburaki, che completa la top 10. Primo italiano Filippo Canetta del Team Salomon Carnifast, ventiseiesimo a 2h 41' 33''. La gara si è corsa sull'insolito tracciato di 104 km e 6.000 metri dislivello sotto la pioggia e con temperature intorno ai 7 gradi.
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UTMB: Lizzy Hawker cinque volte regina del Monte Bianco

Dietro all'inglese una strepitosa Francesca Canepa

E per fortuna che non era in forma… Tracciato diverso, meteo invernale, Lizzy Hawker c'è, sempre. L'inglese è entrata nella leggenda in una Chamonix ancora sonnolenta questa mattina all'alba vincendo per la quinta volta la The North Face Ultra Trail du Mont Blanc. Una prestazione maiuscola (sedicesima assoluta), sempre davanti, sempre a 'tirare'. Dietro di lei le avversarie si sono subito 'ibernate', hanno resistito solo una grande Francesca Canepa (Team Vibram) e la spagnola Emma Roca. La Hawker ha vinto con il tempo di 12h 32' 13'', staccando Francesca Canepa di 44' 48'' ed Emma Roca di 51' 24''. A seguire la statunitense Rory Bosio, l'altra italiana Katia Fori (Team Tecnica), la polacca Magdalena Laczak e la brasiliana Fernanda Maciel. Due italiane tra le prime cinque, dunque. Ai primi checkpoint Lizzy ha sempre avuto un vantaggio dai 9 fino ai 17 minuti su Francesca, ridotto fino a 10 minuti al km 54, poi l'inglese ha messo il turbo a partire dal Bellevue e all'Argentière la Canepa ha dovuto difendersi dal ritorno della Roca, a soli due minuti. Alla fine un secondo posto di grande prestigio. A Francesca non è riuscito il bis del Trail du Gypaete, quando battè la Hawker, ma la gara è comunque da incorniciare.