Nel convegno di ieri a Courmayeur poste le basi per regole comuni

Organizzatori di gare, produttori di scarpe, giornalisti, rappresentanti della federazione. C’erano tutti ieri a Courmayeur alle prime ‘Assise internazionali del trail’. Un evento organizzato tra UTMB e Tor des Geants per creare una ‘carta etica’ del trail, uno sport relativamente giovane e alla ricerca di regole. Sessioni di 10 minuti nelle quali gli organizzatori (l’organizzazione della UTMB e del Tor des Geants) hanno presentato le idee e proposte aperte poi a una discussione con la platea dei professionisti, tra i quali tanti atleti (Sherpa, Frost, Canepa, Chaigneau tra gli altri). La prima, fondamentale, questione riguarda la definizione del trail, in un mondo dove si passa con disinvoltura dalla corsa in montagna, allo skyrunning e all’ultra-trail. Il termine Ultra-Trail, inoltre, è stato registrato nel 2004 dagli organizzatori dell’Ultra-Trail du Mont Blanc e può essere utilizzato commercialmente in Euorpa e in Francia solo per la gara ai piedi del Monte Bianco. Diverso il discorso per quanto riguarda l’utilizzo sportivo, vale a dire la definizione delle gare. «Non abbiamo registrato la definizione per guadagnare soldi, ma per evitare che gare che non sono corse nella natura, per un minimo di 80 km, in una sola tappa e in semiautonomia possano definirsi ultra-trail» ha detto Michel Poletti, ‘gran sacerdote’ della gara di Chamonix. Ecco, ultra-trail si delinea dunque come uno dei tre tipi di gare proposte, sulla base della classificazione della federazione di atletica francese. Si parte dal trail corto, da 20 a 42 km, per passare per il trail vero e proprio, da 42 a 80 km, per arrivare al famigerato ultra-trail, oltre gli 80. Una definizione che contrasta con quella di origine statunitense che vede nell’ultra tutto quello che è oltre i 42 km. Interessante la definizione proposta per il termine trail  che si configura come una gara podistica prevalentemente nella natura, con classifica ma aperta a tutti, che non richiede una tecnica particolare e attrezzatura alpinistica su un tracciato minimo di 20 km. Curioso il fatto che non si faccia alcun riferimento al dislivello, che ha suscitato qualche perplessità nella platea. La discussione è aperta, non è detto che quando proposto dai competenti organizzatori di Courmayeur sia il Verbo, ma sicuramente una base di discussione per una minima ‘codificazione’ di uno sport che è per sua natura libero e senza regole. Gli ‘Stati Generali’ del trail sono iniziati e l’obiettivo è quello di costituire dei gruppi di lavoro e arrivare alla costituzione di una federazione internazionale del trail.