Presentato ufficialmente il nuovissimo Marker KingPin

Anche la casa tedesca con un attacco a 'pin' per lo ski touring

Lo standard low-tech, molto riveduto e corretto, viene adottato anche da Marker. Lo storico produttore tedesco di attacchi da sci affianca KingPin alla propria gamma di attacchi step-in con telaio. 

NEW GENERATION -
La scelta di Marker segue la strada già iniziata da altri produttori: conservare i vantaggi degli attacchi low-tech, il primo dei quali resta quello di non alzare telaio e talloniera con lo scarpone in camminata; e ottimizzare la trasmissione degli impulsi dalla scarpa allo sci, insieme alla resistenza alla torsione del sistema scarpa-attacco. KingPin di Marker risolve utilizzando un sistema di talloniera tradizionale per 'schiacciare' la base dello scafo sullo sci, rinunciando del tutto alle due spine di aggancio posteriori.

COME FUNZIONA KINGPIN -
Lo scarpone entra in modo tradizionale nel puntale. Un collaudato sistema Marker, azionabile anche con il bastoncino, consente di scorrere avanti-indietro di qualche millimetro la talloniera per scegliere tra assetto ski e walk. Nel primo caso, step-in classico e via in discesa. Nel secondo la talloniera è arretrata e non interferisce con il movimento della scarpa. Sono a disposizione altezza zero più due altezze di aiuto di salita, e lo ski-stopper si dispone automaticamente in posizione di riposo caricato quando KingPin va in assetto 'ski'.

SOLUZIONI INNOVATIVE -
KingPin ha ottenuto la prima certificazione DIN-ISO (13992) mai emessa per un attacco a tecnologia a 'pin' ('spine' di aggancio), anche se bisogna osservare che tale tecnologia viene adottata al 50%: infatti la talloniera è tradizionale anche nel design, ma va notato un bel sistema di aggancio e pressione sulla sporgenza dello scarpone, formato da due anelli conici tronchi che si adattano al profilo dello scafo allargando sensibilmente la base di spinta. Il puntale, questo sì a pin, è almeno altrettanto innovativo: una terza coppia di molle si affianca alle due tradizionali che spingono i due braccetti. In questo modo si allarga notevolmente anche la sezione del braccetto, incernierato su una base in lega lavorata dal pieno.

LA DISTRIBUZIONE DI KINGPIN -
È prevista a partire dal prossimo inverno, probabilmente dopo ISPO di Monaco. Per le anteprime potete visitare marker.de, e per una review completa di dati e prova sul campo…c'è sempre Ski-alper! 


Dolomites Skyrace tra sorprese e conferme

I grandi duelli e la festa del popolo skyrun

Adesso è facile dire che ha vinto 'il solito' Kilian. Ma anche se ha abituato a stupire, stavolta ha spostato l'asticella del possibile umano di un altro step.  

C'ERANO TUTTI -
A parte Marco De Gasperi, che si sapeva non ci sarebbe stato questa volta, gli altri c'erano tutti, e tutti in ottima forma programmata proprio su questo appuntamento. Poteva essere  la volta buona con Kilian che nell'ultimo periodo aveva coperto più dislivello e chilometri di un aereo di linea tra gare vinte su tutte le distanze e la mostruosa impresa al Denali.   

LA GARA DAVANTI -
Ci hanno provato tutti e bene: Egea, Sevennec, Schneider e gli scalatori attaccando in salita; Zinca, Pivk, Ludvigsen controllando e gestendosi  nella prima parte per puntare alla prestazione sui loro terreni. Ma niente. Una volta scollinata Forcella Pordoi, Kilian ha innestato la sua caratteristica progressione felpata e ha fatto la differenza su tutti. In cima al Piz Boè è passato solitario, mentre alle sue spalle si rivoluzionavano le posizioni in un continuo di duelli incrociati. L'ultima possibilità per gli inseguitori era la discesa infinita della Val Lasties. Ionut Zinca in effetti ha fatto la differenza…su tutti gli altri, recuperandoli a cascata. Perché comunque Kilian Jornet cala velocissimo e facile. In più ci si è messa una apparentemente lieve variazione obbligata del percorso originale (la burocrazia italiana non perdona! …niente più attraversamento della strada al Lupo Bianco). E così una risalita secca di poche centinaia di metri ha reso direttamente visibile la differenza tra il leader della corsa e gli inseguitori, che lì praticavano due sport diversi: l'uno il mezzofondo, gli altri lo skyrunning. A quel punto diventava interessante il confronto tra Zinca e Pivk, nei pochi minuti a capofitto verso il traguardo di Canazei. Kilian lo passava da trionfatore in 2h03'48" (rilevazione a vista sul display luminoso), e i due inseguitori infiammavano il pubblico con lo sprint vinto dal romeno Ionut Zinca.  

SORPRESE E COMFERME TRA LE DONNE -
Laura Orgué ha sbancato Canazei, doppiando il successo del Vertical della Crepa Neigra (con relativo strepitoso record). Passando per prima a Forcella Pordoi e poi sul Piz Boè, lasciava ancora spazio alla possibile rimonta di Emelie Forsberg, forte discesista ma terza e un po' troppo staccata in salita. In effetti Forsberg riusciva a recuperare Christelle Dewalle, ma Orgué ha fatto i miracoli in discesa. A Canazei è giunta visibilmente provata, ma davanti alla favoritissima del pronostico. Terza Maite Maiora, protagonista di un'altra impresa discesistica.  

#DOLOMITESKYRACE -
Questa gara è bella, bellissima, e migliora sempre. Organizzazione e pubblico sul percorso si aggiungono all'ambiente Dolomites, che c'era già. In particolare il pubblico sale sempre più numeroso proprio per assistere allo spettacolo impressionante della Dolomiteskymarathon people che attraversa il gruppo del Sella in tempi stratosferici per la normale umanità. Quasi 800 alla partenza oggi e una waiting list chilometrica dicono tante cose.  

 


Pronostici aperti per Dolomites Skyrace 2014

Percorso e meteo ok. Difficile caccia al record assoluto

Un po' di numeri dopo lo spettacolo in piazza a Canazei per la consegna dei pettorali ai top skyrunner che lotteranno per il podio domattina.

- 784 iscritti 
- 34 nazioni presenti
- 1450 metri la quota di partenza in Canazei
- 3152 metri la quota del Piz Boè, il punto più alto della gara
- 3404 metri di dislivello complessivo
- 22 chilometri lo sviluppo totale
- 20 metri di galleria scavata nella neve per svalicare forcella Pordoi 2892
- 2h00'11" il record assoluto stabilito da Kilian Jornet nel 2013 dopo l'epico duello con Marco De Gasperi
- 2h26'00" il record femminile stabilito nel 2012 da Emelie Forsberg
- 1h16'10" miglior passaggio al Piz Boè (Kilian)
- 1h29'32" miglior passaggio donne al Piz Boè (Antonella Confortola 2008)
- 43'55" il tempo realizzato da Fabio Bonfanti nel 2000 per la discesa sul traguardo
- 53'09" il tempo impiegato da Angela Mudge nel 2007
- 8.30 l'orario di partenza per tutti  

ATTACCO AI RECORD -
Anche quest'anno c'è neve sul percorso, ma un po' meno e più assestata rispetto al 2013 e praticamente assente in salita. Per il resto il fondo è asciutto e i sentieri ben battuti. Ottime condizioni per l'assalto ai record, specialmente quelli femminili parziali e totali, da parte di Emelie Forsberg. La svedese non è mai andata così forte come quest'anno, anche se ha appena corso - e vinto - prove ultratrail che lasciano il segno mentre questa è considerata una gara veloce. Più duro il compito degli uomini, anche se quegli 11 piccoli secondi che stanno sopra il muro delle due ore fanno gola.

Tra i favoriti spiccano Kilian Jornet, Ionut Zinca, e il re 'four season' del Sella Tadei Pivk, che pochi mesi fa ha bissato la vittoria alla Sellaronda Skimarathon sugli sci (stabilendo il record in team con Pietro Lanfranchi ) dopo il terzo posto alla epica Dolomites Skyrace del 2013.   

…E ATTACCO A KILIAN -
Si prevede una partenza veloce perché tutti avrebbero interesse a impegnare subito Kilian, reduce da 40 giorni in cui non si è fatto mancare nulla: vittoria a Zegama, record al MacKinley-Denali in 15 giorni di spedizione alpinistica, i titoli mondiali a Chamonix e, meno di una settimana fa, vittoria e record in Colorado alla Hardrock100 (160 km per 22.000 metri di dislivello totali in quota)…più trasferimenti transoceanici e impegni di lavoro fino a due giorni fa: se vince anche domani gli manca solo di camminare sulle acque. Però è stanco, come ammette e come dimostra il suo ottavo posto al Vertical di ieri che ha voluto onorare nonostante tutto. 
Zinca è dato in gran forma e soprattutto è un grande discesista, il che qui conta. Anche Pivk molla bene in discesa, e sembra bello tonico e tirato. Debuttano Martin e Bernard Dematteis con più chances rispetto alla troppo ripida Crepa Neigra, almeno per il tempo al Boè. Due outsider concreti potrebbero rivelarsi Zaid Ait Malek e Thorbjorn Ludvigsen. Certamente Alexis Sevennec scollinerà tra i primi, poi si vedrà con tutti quei discesisti. Fabio Bazzana è in forma e in debito con la fortuna.

 

Crepa Neigra 2014 Show

Duelli, record, sorprese, new entry a Canazei

Il meteo molto estivo, perfino un po' troppo caldo per la zona e il periodo, non era l'ideale per staccare temponi. E invece il livello cresce e le prestazioni lievitano inesorabilmente. Bellissimo spettacolo anche quest'anno sui pendìi della Crepa Neigra!  

QUASI RECORD PER ZEMMER -
Record sfiorato da Urban Zemmer che, invecchiando, ovviamente migliora. 32'51" sono occorsi oggi a Zemmer  (44 anni) per completare la sua ennesima Crepa Neigra, solo 8" in più rispetto al record del 2011 e 1" sopra il suo personale del 2013. Stavolta non si è portato a spasso fino allo sprint i suoi avversari di giornata. Niente rischi stavolta sugli ultimi due minuti, che in passato hanno spesso capovolto l'andamento dei primi trenta.    

I DUELLI DELLA CREPA NEIGRA 2014 -
Nel gruppo di testa non ha ceduto nessuno fino ai 500 metri. Marco Moletto ha condotto lungamente, lasciando poi brevemente la testa a Kilian. La battaglia si è decisa nel tratto centrale, quando Nejc Kuhar ha dato fuoco alle polveri saltando Kilian e portandosi al comando. Neanche il tempo di completare l'aggiornamento della situazione che Urban Zemmer contrattaccava sul suo terreno preferito. Sui tratti extraripidi del bosco, sui gradini, staccava velocemente Kuhar prendendogli 20", e 20" a quelle velocità sono un po' più di un abisso. Anche il resto del gruppetto di testa si sgranava sotto l'azione di Zemmer e la resistenza di Kuhar: Philipp Götsch, uno pericoloso in alto, cedeva metri fino a perdere contatto. A quel punto attaccava anche Moletto, saltando Götsch e recuperando secondi anche a Kuhar.  Quando il gonfiabile alla forcella si avvicina, il sentiero 'spiana' leggermente (eufemismo). Un po' di ossigeno per chi è in debito, e chi è davanti può allungare incitato dal tifo. Zemmer si dev'esser visto il sentiero addirittura in discesa, a quel punto, perché ha tagliato il traguardo con ben 54" di vantaggio su Kuhar e senza neppure esagerare sulla rampa finale. Ad altri 19" chiudeva il podio Marco Moletto in grande spinta: con 100 metri in più ci sarebbe stato uno sprint all'ultimo sangue.  

LE DONNE FANNO RECORD -
Anche tra le donne era presente il gotha mondiale dei 1000 metri ripidi. Laura Orgué, fresca campionessa del mondo a Chamonix, ha prevalso nel tratto finale su Christel Dewalle (detentrice del miglior tempo mondiale di specialità), salvando un vantaggio che stava riducendosi pericolosamente sulla rampa di prato finale. La battaglia tra le due ultraspecialiste ha prodotto il doppio abbassamento del record femminile della Crepa Neigra: Orguè in 38'14" e Dewalle in 38'34" hanno abbattuto il 39'13" del 2008 della Confortola. Proprio Antonella Confortola ha chiuso il podio di oggi in 39'36" e in cerca della miglior forma dopo un periodo di carichi ridotti per malanni muscolo-tendinei.  

GLI ALTRI ÉLITE -
Nomi noti e notissimi, più o meno specialisti del VK, hanno fornito un'ottima occasione per interessanti confronti diretti. Victoria Kreuzer, Francesca Rossi, Maite Maiora, Stephanie Jimenez, Michela Benzoni, Silvia Cuminetti e Beatrice Deflorian completano la top ten femminile in un alternarsi di specialiste, runner, scialpiniste. Tra gli uomini la top ten comprende dal quarto posto Philip Götsch, Thorbjorn Ludvigsen, Martin Anthamatten (sprint finale impressionante ma inutile per un metro rimontando 40 metri in 100 a Ludvingsen), Nadir Maguet, Kilian Jornet (reduce dalla strepitosa vittoria con record sei giorni fa alla Hardrock100 - miglia, non chilometri - in Colorado, Alexis Sevennec, Mathéo Jacquemoud. Interessanti le prestazioni di Nicola Pedergnana, undicesimo alle prese col meglio mondiale di specialità;  e del giovanissimo campione italiano di scialpinismo tra i cadetti, Davide Magnini (16 anni), piazzatosi davanti ai più navigati colleghi William Bon Mardion e Davide Galizzi. I gemelli Dematteis, invece, allergici all'uso dei bastoni e più propensi ai terreni corribili dove dominano, hanno sofferto la dura legge dei piani sempre inclinatissimi e del fondo morbido sopra Alba di Canazei.  

IL POPOLO #DOLOMITESKYRACE -
Se la conosci non la eviti e possibilmente ci torni. Comunque, almeno una volta nella vita, uno skyrunner degno di questo nome deve assolutamente confrontarsi con la Crepa Neigra. Oggi l'hanno finita in 250, e tutti se la ricorderanno per un bel po'.  


Stava Sky Race non delude mai

Gli highlights e le classifiche della doppia gara di Tesero

Le numerose concomitanze del calendario di questo fine settimana sulle montagne di tutto l'arco alpino non hanno ridimensionato il livello della Stava Skyrace 2014, ne' tantomeno del Vertical Cornon: quest'ultimo in particolare ha offerto lo show del rinato Urban Zemmer.   Paesaggio e fondo estivo stavolta, contrariamente al pittoresco innevamento del 2013 anche se il Lagorai, sull'altra sponda della valle, sembra innevato come a maggio. Il clima estivo, seppur non eccessivamente caldo, ha influito sulla gara di più di un concorrente della Sky race, sorpresi da disidratazione e crampi.  

BATTAGLIA PER IL PODIO DELLA STAVA SKYRACE -
Fabio Bazzana e Paolo Bert si presentavano con le maggiori chances di vittoria, dato le caratteristiche del percorso: un vertical nella prima parte, anche se un po' atipico nello sviluppo della parte alta; seguito da un lungo tratto misto impegnativo da correre e da un altrettanto lunga discesa da spingere. Ai primi 1050 metri del Vertical Cornon transitava in testa Alessandro Follador, seguito da Christian Varesco, Fabio Bazzana in difficoltà per la rottura dei bastoncini, e Paolo Bert che preferisce percorsi corribili. Tutti a poche decine di secondi l'uno dall'altro. Infatti proprio Bert attaccava nella lunga sezione mista centrale, accorciando le distanze all'interno del gruppo dei primi quattro che correvano controllandosi a vista. Sulla distanza cedeva metri progressivamente il neo-skyrunner Follador (alla sua seconda esperienza nella disciplina). Bazzana incappava in qualche sfiga di troppo e, pur stabilendo il miglior tempo nell'ultima sezione di misto-discesa, lasciava via libera alla galoppata di Bert verso il traguardo di Tesero.   

STAVA DONNE -
Tra le donne podio stretto ma battaglia a distanza per tutta la gara, salvo il rocambolesco sprint lungo finale per il secondo posto: Dimitra Theocharis cedeva in vista del traguardo, paralizzata dal dolore ai piedi martoriati dalle vesciche, e ne approfittava Wiktoria Piejak dopo averla controllata a vista lungo tutto il percorso. Alla fine circa 40" di distacco tra le due, mentre la vincitrice Nadia Scola ha sorpreso anche se stessa e ha gestito un vantaggio iniziale già notevole, conservando oltre 5' di distacco sul traguardo.  

VERTICAL CORNON DA PAURA -
Il commento più calzante è stato di Stefanie Jimenez con Antonella Confortola, rispettivamente seconda e prima donna al traguardo (la local Francesca Rossi, terza, ha difeso bene a meno di 1' l'onore della valle). Partite 5' prima degli uomini, hanno potuto vederli molto da vicino sul sentiero: «…ma hai visto come vanno gli uomini???…ma fanno paura!». In effetti uomini e donne hanno fatto gare individuali e sono tutti giunti sul traguardo ben staccati, ma la velocità è stata alta. Prima di tutto, Antonella Confortola ha stabilito il nuovo miglior tempo femminile del percorso in 53'33", pur provenendo da un periodo di poco carico allenante a causa dei postumi di un infortunio (o forse proprio per questo?). I tempi non sono confrontabili con il Cornon 2013, che aggirava largo un tratto esposto innevato accumulando anche altri dislivelli. Però Urban Zemmer ha confermato di essere tornato molto, molto forte, oltretutto migliorato nettamente sulla corsa senza bastoni. Alle sue spalle Marco Moletto dopo circa 30", e Nadir Maguet dopo altri 40", testimoniano le velocità di gara.


Stava Sky Race e Vertical Cornon, record di iscritti

Al briefing annunciate condizioni perfette per clima e terreno

Al briefing appena concluso, Massimo 'Macha' Dondio ha potuto annunciare il nuovo record di iscrizioni alla Stava Sky Race: finora 300 concorrenti sono stati regolarizzati tra Vertical e Skyrace, numero che conforta le scelte del c.o. in una domenica di concomitanze importanti nei calendari sky e trail.   

CONDIZIONI IDEALI -
Niente neve quest'anno sul percorso, nonostante i 2350 metri del Monte Agnello, 'cima Coppi' di Stava Sky race. Contrariamente all'edizione 2013, corsa in un ambiente particolarissimo con venti centimetri di neve sul terreno sopra il limite del bosco, è annunciato per domani percorso asciutto, in ottime condizioni, veloce. Anche il clima dovrebbe aiutare con temperature estive ma non soffocanti: perfette soprattutto per i kamikaze del Vertical Km che, pur partendo alle 08.00, non tarderanno a scaldare i quadricipiti.   

PRIMA LE DONNE -
Per valorizzare le gare femminili partiranno prima le donne e 5' più tardi tutti gli altri sia nel Vertical delle 08.00 che per la Skyrace prevista per le 09.00. Nonostante i possibili inconvenienti nei sorpassi dei primi, il c.o. vuole provare in questo modo a evidenziare la qualità delle donne delle Sky.  

UNA SPECIALE CONSEGNA DEI PETTORALI -
Oltre ai numerosi big della galassia italiana sky e vertical, hanno ricevuto i propri pettorali durante la cerimonia anche i keniani del team Run2gether, in trasferta dall'Africa per la stagione delle 'mezze' su strada. La loro stagione europea si prefigge un mix di obiettivi sportivi e di contributo allo sviluppo delle zone di provenienza degli atleti stessi, che versano una parte dei loro premi-gara per la realizzazione di progetti concreti.    


Tutti i pronostici aperti per la Pierra Menta numero 29

Domani il via alla tappa francese de La Grande Course

Duecentodieci team, tra i quali quasi 30 femminili, stanno raggiungendo Areches in queste ore per partecipare alla ventinovesima Pierra Menta, che resta l'università dello sci alpinismo.
Quote non troppo alte, ma terreni perfetti per ingaggiare al massimo i primi come gli ultimi. Grandissima varietà di versanti, esposizioni, nevi, pendenze sono le caratteristiche del Beaufort (oltre al noto formaggio).
Pubblico ogni giorno dappertutto, con migrazione biblica il terzo giorno al Grand Mont: uno spettacolo da non mancare nella vita, 100% La Grande Course.  

LE CONDIZIONI -
Fa molto caldo, e la neve c'è anche se non molta come nel 2013. Ma è distribuita in fondovalle (60-70 centimetri compatta) e sui versanti all'ombra alle medie quote. Per esempio, sui pratoni al sole sopra la partenza dove di solito salgono i quattro binari del tracciato il primo giorno…è prato! La neve inizia qualche centinaio di metri più sopra, dove è meno ripido, e aumenta molto di spessore.

LE GARE -
I 10000 metri complessivi in 4 giorni, tracciature decise e passaggi obbligati vedranno ogni squadra lottare con una ve®a impresa sportiva prima ancora che con i propri avversari diretti. A questo proposito si profila la riedizione del duello 2013 tra l'équipe francese del local hero (vive a 1 km dalla zona di partenza-arrivo) William BonMardion con Mathéo Jacquemoud e il team degli alpini Matteo Eydallin e Damiano Lenzi. L'anno scorso i due italiani ci avevano provato in tutti i modi, ma non c'è stato nulla da fare: gara cannibalizzata dai francesi.

LE ÉQUIPES DEGLI UOMINI -
Stavolta i giochi sono molto più aperti. Nelle ultime gare internazionali Bon Mardion era già in perfetta forma mentre Jacquemoud stava lavorando per rientrarci. Esattamente come nel team italiano Lenzi si è già tolto numerose soddisfazioni, mentre Eydallin è inizialmente stato lì ad un passo, tornando alla vittoria e al podio nelle gare di vera montagna delle ultime settimane…in attesa del suo momento preferito: quando il sole si alza finalmente al di sopra delle creste in primavera e le gare possono salire in alto. La Pierra, insomma. Gara apertissima, quindi…e il nostro pronostico non è dettato solo dal tifo.

Una bella mina vagante per tutti è il team 100% Made in Valtellina degli altri due alpini: Michele Boscacci e Robert Antonioli. Giovani ma già veterani della Pierra Menta, hanno iniziato la stagione col botto, anzi con una lunga serie di botti, per poi sentire la stanchezza delle tante gare. Ma se nelle ultime settimane avessero tirato il fiato a sufficienza, sarebbero candidatissimi a qualunque risultato. Una scommessa su quei due sarebbe una scelta brillante.

Un'altra mina vagante è l'altro team molto giovane formato dal formidabile discesista Alexis Sevennec con Anton Palzer, anche loro perfettamente competitivi per il podio…e siamo già a quattro squadre: una sarà di troppo.

I francesi Xavier Gachet e Valentin Favre sono a loro volta uomini da Pierra Menta, per non parlare di Beccari-Kuhar, Ecoeur-Anthamatten, Blanc-Perrier. Ma occhio al team Barazzuol-Collè. I due hanno già dimostrato di essere capaci di insidiare da vicino i primissimi,e anche di infilarsi tra di loro sul podio. Tutte queste squadre entreranno nella parte alta della classifica e potrebbero rimescolare le carte del Grande Gioco piazzandosi bene nelle singole tappe.  

DONNE ALLA PIERRA -
Sulla carta non ci sarebbe storia, ma le gare si vincono dopo il traguardo che, nel caso della Pierra, si taglia dopo quattro giorni passati a scavalcare montagne. Laetitia Roux e Maude Mathys hanno finora dominato, con la potente elvetica in forte crescita rispetto al 2013.
Ma Axelle Mollaret e Emili Gex-Fabry sono ben rodate sulle gare lunghe. Belli anche i team Besseghini-Maneglia e Valmassoi-Pont Combe.
Comunque quasi 30 squadre femminili a una gara come la Pierra Menta eliminano qualsiasi necessità di dibattito sulle quote rosa.


I protagonisti della battaglia al Sellaronda 2014

In una serata da favola i duelli per la vittoria

La partenza da Canazei è senza dubbio la più elettrizzante, l'arrivo a Canazei il più emozionante. Si parte e si arriva in centro al paese, in mezzo al pubblico. Una maratona di scialpinismo a portata di mano e, per chi ha avuto la pazienza di seguirla, anche una gara combattuta con attacchi, recuperi, fughe, sorpassi.
Il fascino del Sellaronda all'ennesima potenza: Dolomiti, luna piena, evento di popolo, e perfino il dramma di sangue e arena in testa alla corsa.

Il pronostico era difficile, come dimostra anche la distribuzione delle scommesse sul risultato finale estratta dal Toto Crazy. Troppe le variabili in gioco, troppo particolare la gara. Il Sellaronda è la Formula 1 dello scialpinismo, sì. Ma può diventare anche la Milano-Sanremo, o un derby in cui ogni risultato è possibile. Però hanno vinto i due che l'hanno interpretata meglio. O meglio, hanno vinto i due uno dei quali era Tadei Pivk. Come lo scorso anno con Brunod, Tadei a un certo punto si è preso la gara sulle spalle. Solo che quest'anno era più difficile, e più difficili i clienti con cui fare i conti. Avere alle costole Manfred Reichegger, Lorenzo Holzknecht, Damiano Lenzi, Anton Palzer, Thomas Martini e Thomas Trettel, e attaccarli, non è facile come dirlo. Diciamo che avere Pietro Lanfranchi in team aiuta, perché sai che il Lanfra piuttosto muore un metro dopo il traguardo, ma fino a lì non molla.

TADEI PIVK RE DEL SELLARONDA -
Così è stato. Grande il Lanfra a tenerlo, ma l'eroe di giornata è stato il monumentale Tadei Pivk, che più che uno sportivo di endurance fa venire alla mente gli atletoni perfetti delle olimpiadi antiche, scolpiti nel marmo dagli artisti dell'antica Grecia. Gli avversari si sono battuti con onore, ci hanno provato tutti, e ognuno ha scontato i rischi che si corrono quando ci si prende la responsabilità di provarci. Il rischio numero uno è quello di far saltare il compagno invece degli avversari. Ma quando si lotta per vincere bisogna osare. Tre squadre hanno osato, una ha vinto: è la dura legge dello sport.

QUESTE BORMINE -
Tutto meno battagliato tra le donne, ma che Francesca Martinelli con Roberta Pedranzini al suo rientro dopo l'infortunio andassero a stabilire il nuovo record, non era così preventivabile. Con tutto il rispetto, anzi un po' di più ancora, le ragazze avrebbero già dato durante il loro luminoso passato. Stasera avrebbero anche potuto godersi meglio i magnifici cieli stellati e la luna piena di questo Sellaronda, vincendolo comunque a mani basse.
E invece no: record. La neve veloce non basta, bisogna spingere, non si sono risparmiate, eppure le loro facce erano tra le meno segnate dalla fatica all'arrivo. Amicizia e passione non sono sempre categorie da Libro Cuore, in tanti casi funzionano.


I sogni olimpici di Kilian Jornet

Dura presa di posizione del campione catalano sul suo blog

Questa mattina abbiamo letto con interesse (e partecipazione da ex-atleti)  l'intervento che Kilian Jornet ha inserito sul suo blog. Abbiamo tradotto in italiano alcune delle sue riflessioni, scritte in inglese a differenza di quanto fa abitualmente, probabilmente per raggiungere un pubblico più ampio possibile.

«Il 1948 è stato l'ultimo anno in cui lo sci alpinismo è apparso tra gli sport olimpici. Da allora è iniziato un lungo cammino per tornarci. In questi giorni sto guardando la tv (probabilmente l'ultima volta che ho acceso la televisione era 4 anni fa), e sto fremendo per lo spettacolo offerto dai duri confronti tra uomini e donne che si sono preparati quattro anni per questo obiettivo. Sto soffrendo per le cadute e gli incidenti, che portano alle lacrime gli atleti che dovranno aspettare altri 4 anni per raggiungere il loro traguardo. 

Sono pazzo di gioia quando un amico taglia il traguardo felice, per una vittoria o per aver fatto un buon piazzamento. O anche solo per il fatto di essere lì. Sono rimasto inchiodato davanti allo schermo vedendo in azione a Sochi gli amici. Martin Fourcade conquistare il suo oro, e anche Kevin Esteve, Laure Soulié e Marc Oliveras. E colpito da Ole Bjorndalen, che ha raggiunto a 40 anni il numero di medaglie di Bjorn Daehlie, il mio idolo da bambino .

Ma c'è qualcosa che mi rattrista un po'. Da quando ho iniziato con lo scialpinismo, nel 2002, ho seguito la lotta dell'ISMF per riportare questo sport alle Olimpiadi. Non mi dispiacerebbe certo partecipare a un'Olimpiade, o avere la possibilità di lottare per una medaglia, ma quello che più mi preme è che questo sport meriterebbe comunque un posto tra tutti gli altri sport olimpici.   
Tutti i requisiti richiesti dal CIO sono soddisfatti da tempo, il nostro è lo sport più completo che abbia mai visto: endurance per correre 1h30' - 2h di gara, capacità anaerobica per continuare a spingere su salite ripide o nelle gare Verticali. Forza per le volate, tecnica di discesa, adattabilità alle diverse nevi. Gli atleti hanno bisogno di essere leggeri e veloci per la salita, ma di avere anche tecnica di discesa e potenza per le discese. Lo scialpinismo offre immagini incredibili, che vanno oltre alla sola lotta tra gli atleti, come potete vedere qui, ma è anche un modo di vedere e mostrare i nostri paesaggi mozzafiato e la natura più profonda.  Perché lo scialpinismo non è ancora sport olimpico? Forse perché tutti gli atleti e le federazioni pensano più alla costruzione di uno sport con i valori di cui tutti disponiamo (fair play, pulizia, rispetto per l'ambiente, amicizia, condivisione con gli spettatori ), piuttosto che fare politica .

Vorrei vedere un giorno lo scialpinismo alle Olimpiadi, perché un sacco di generazioni lo hanno aspettato, perché le medaglie che meritavano Brosse, Gignoux, Elmer, Troillet, Giacomelli , Meraldi o Greco possano essere un giorno al collo di Cardona, Nicolini, Palzer, Antonioli… Forse nel 2018?»

Come si può non essere d'accordo con lui? Fate uno sforzo di immedesimazione, e mettetevi nei panni di uno come Kilian, con la sua forza e la sua passione. È dura restarsene sul divano a guardare gli amici che sono là a Sochi! Ma anche nei nostri ben più umili panni, c'è da sclerare a vedere immagini televisive di ambienti e azioni molto più artificiali rispetto a quelle cui siamo abituati direttamente sul terreno, per non parlare delle strepitose riprese aeree dei passaggi su creste e ghiacciai che potrebbe offrire il nostro sport. Inoltre lo sci è nato proprio come…ski mountaineering! Non sapevano che si chiamava così, ma quello era.

Ci sono anche dei ma e dei però...  I nostri inviati alle Olimpiadi di Sochi per Race Ski magazine (l'altra rivista della nostra casa editrice) parlano di grandi difficoltà di trasferimento per chiunque (ci si può muovere sotto stretta sorveglianza solo all'interno di singoli luoghi recintati), di cecchini mimetizzati nei boschi attorno alle piste, di altrettanti strani spettatori mescolati ai tifosi ma poco interessati all'andamento delle gare. Un po' se l'è cercata Putin, andando a organizzare i Giochi a un passo da zone in cui ne ha appena combinate di tutti i colori. Ma ogni volta da Monaco 1972 le Olimpiadi sono il palcoscenico preferito dal terrorismo globale, oltre che dalla politica degli Stati. Quindi il problema esisterà sempre e sempre di più, con l'aria che tira.

Si porrà sicuramente il problema di tenere sotto controllo l'area destinata allo scialpinismo, quando eventualmente verrà il momento. E il momento arriverà certamente, prima o poi, anche se i tempi tecnici e i passaggi necessari rendono irrealistica la comprensibilissima speranza di Kilian per le prossime Olimpiadi. Il semplice aumento esponenziale degli scialpinisti e dei riders nel mondo creerà la pressione necessaria. E allora tifiamo tutti per lo scialpinismo alle Olimpiadi! Basta che sia scialpinismo vero, in montagna aperta. E che non prevalga il voler esserci a tutti i costi, vendendo l'anima e facendo del nostro magnifico sport la brutta copia delle sprint dello sci di fondo.  


Coppa del Mondo al giro di boa dopo la Pitturina

La situazione prima dei Campionati europei

Nel fine settimana si disputeranno i Campionati europei di scialpinismo in Andorra. Un'edizione limitata a sole due gare, Vertical e Individual race, con il dichiarato obiettivo di limitare i costi per tutti: includere anche Sprint, staffetta e Team race avrebbe significato un'intera settimana di gare. E così una parte dell'attenzione viene inevitabilmente suddivisa tra i soli due titoli continentali in palio e la situazione attuale di Coppa del mondo…anche perché quest'ultima sembra davvero aperta a molti possibili sviluppi.

CLASSIFICA CORTA E AFFOLLATA -
Se nel 2013 la Coppa del mondo era stata 'ammazzata' dalla superiorità costante di William Bon Mardion, Mathéo Jacquemoud e Kilian Jornet, in questa stagione l'andamento dei risultati è molto più vario. Lo scorso anno i due francesi e lo spagnolo erano stati regolarissimi sul podio delle gare in ambiente. Un oligopolio, letteralmente.

Quest'anno invece sono partiti forte salendo sui podi di tappa anche altri, tra cui Robert Antonioli e Damiano Lenzi che hanno perfino conquistato una vittoria a testa (Individual e Vertical di Courchevel). Sono saliti sul podio anche Manfred Reichegger e Alexis Sevennec, spalmando così i punti disponibili su un numero di atleti cui non eravamo più abituati.

SITUAZIONI -
Alcuni singoli episodi e situazioni hanno così potuto influenzare sensibilmente la classifica generale: il malessere di Kilian Jornet, che ha dovuto dare forfait praticamente all'intera tappa di Courchevel; e poi il rinvio di quella italiana della Pitturina, che gli ha consentito di guarirne completamente; problemi di materiali per William Bon Mardion, addirittura con la rottura degli sci a Courchevel, che si sono aggiunti al ritardo di forma causato da problemi di salute. La forma influenzale che ha colpito Robert Antonioli alla Pitturina Ski Race, dove avrebbe potuto fare dei gran punti in entrambe le gare Sprint e Individual, proprio nel suo momento di migliore forma. Problemi di materiali a Verbier e poi di salute anche per Mathéo Jacquemoud, che ha dovuto addirittura rinunciare alla tappa italiana.

IL LIVELLO È SALITO -
Ma è evidente anche una ragione più generale, che sta creando questa situazione aperta a tanti risultati: Kilian sembra avere una marcia in più con due Individual Race nel sacco, ma il livello generale tra i primi 6-10 atleti di Coppa è cresciuto, e soprattutto davanti i valori si sono ravvicinati.

Tutti hanno lavorato bene, e sembra di notare che ognuno abbia lavorato in particolare sulle proprie lacune nelle singole fasi (discesa, cambi d'assetto, partenze ecc). Per dire, Kilian Jornet e Manfred Reichegger stanno sciando più forte, Damiano Lenzi tiene molto più a lungo le sue partenze infernali, Robert Antonioli è tornato a fare la differenza in discesa.

Nel Vertical di Verbier i primi 10 sono compresi in 40 secondi e tutte le classifiche sono più corte in termini di distacchi. È chiaro che non c'è più spazio per recuperare un errore o un imprevisto. E anche che, portando la preparazione sempre più verso i limiti personali, è più facile ammalarsi.

LE DONNE E I GIOVANI -
Trend naturale, che ci si poteva aspettare con la maturazione internazionale della disciplina, e confermato anche tra le donne…naturalmente alle spalle della fenomenale Laetitia Roux che vanta punteggio pieno. Ad accorciare la classifica (dal secondo posto) ci sono la potente svizzera Maude Mathys, che può forse essere competitiva con Laetitia Roux nelle Sprint (come a Sappada), il ritorno di Sophie Dusautoir, Axelle Mollaret, Emelie Forsberg in crescita ora anche in discesa. Aria fresca anche tra gli Junior, tra i quali sta emergendo velocemente il sorprendente spagnolo Oriol Cardona Coll. Altri giovani si alternano nelle prime posizioni tra gli italiani Federico Nicolini, Pietro Canclini e Luca Faifer.

E ORA? -
Ora i pronostici sono apertissimi, almeno per quanto riguarda le prime quattro posizioni. William Bon Mardion è ritornato competitivo, come dimostra il doppio podio della Pitturina, anche se la Sprint attribuisce meno punti.

Damiano Lenzi è in debito con la sfiga, ma finora ha dimostrato con regolarità di avere più margine dello scorso anno per gestire gli imprevisti di gara. Infatti si trova ora in testa alla classifica parziale di Coppa, avvicendatosi ad Antonioli, e freme dalla voglia di realizzare in una individuale il colpo che sente di avere in canna.

Kilian Jornet è tranquillo come sempre, consapevole della sua forza che forse non ha ancora espresso del tutto. Robert Antonioli ha molta testa dalla sua, oltre al funambolismo nelle discese e nei cambi.

GIRO DI BOA -
Sono in palio ancora la metà dei punti totali realisticamente disponibili per i primi della classifica overall che si piazzino sui prossimi quattro podi, ricominciando da quelli di Les Diablerets l'1 e 2 marzo. 

Prevedibilmente risulteranno decisivi gli inserimenti dei terzi incomodi di lusso, anche se per loro sarà più difficile che in questo inizio stagione ricco di episodi. Anton Palzer fa sempre più paura, Alexis Sevennec aspetta solo una discesa veramente lunga e difficile per fare la differenza, Mathéo Jacquemoud prima o poi spariglierà le carte dei primi pur essendo ormai fuori dalla corsa per la vittoria finale, salvo miracoli.
E poi c'è sempre Manfred Reichegger a un millimetro, che non perdona gli errori degli altri (difficilmente lui ne fa). 
Tra le donne, l'unico imprevisto sarebbe che Roux non vincesse una gara.    


Il racconto delle gare della Pitturina Ski Race 2014

La neve ha fatto selezione. Kilian ancor di piu'

'That win the best'. Così è stato, e anche quelli dietro il migliore sono stati bravi a interpretare la gara.

Una delle gare più fortemente volute della Storia ha visto vincere il predestinato, non a caso. Kilian Jornet que'anno ha fatto quest'anno un altro salto di qualità sugli sci. Se sta bene dimostra di avere mediamente qualcosa in più. Se poi ci si mette anche la neve, che sembra conoscere meglio degli eschimesi...    


NEVE 'ZERO CONDITIONS' -
Oggi il percorso presentava discese non selettive, qualche rampa veramente dura nei boschi, e soprattutto lunghi tratti di scorrevolezza sia con le pelli che senza.
Ma a far selezione è stata soprattutto la neve nuova umida: problemi di zoccolo sotto le pelli praticamente per tutti. Se l'è cavata meglio chi aveva le pelli migliori e meglio trattate, ma con questa neve collosa le scioline non possono tutto. Contavano anche le strategie, le scelte e…la posizione nel treno. Chi passava su uno sci messo di traverso, chi a un certo punto decideva di cambiare le pelli umide, chi pensava solo a farle scivolare o a non toccare la neve smossa dentro e fuori la traccia. Tutto questo durava per quattro salite piuttosto consistenti, mediamente attorno ai 400 metri positivi ciascuna, quindi non si poteva contare troppo sui cambi d'assetto.  

In questa situazione forse hanno pagato un tributo più alto alla neve umida quelli potenti come Damiano Lenzi e William Bon Mardion, gente che ha bisogno di un fondo duro per fare ritmo. Lenzi in particolare ha condotto per circa metà gara. Ma a star davanti ci si becca sotto gli sci tutto quello che càpita senza poterlo evitare, e magari si spiana il fondo della traccia lavorando per gli inseguitori. Quando gli è partito lo zoccolo, si è trasformato subito in un trampolo di 20 centimetri.

Quelli più scivolatori, che copiano il terreno scorrendoci sopra, sono emersi tutti meglio: la leggerissima Giulia Compagnoni, Oriol Coll Cardona (che cresce di gara in gara e si delinea sempre più come un bell'atleta completo), Laetitia Roux naturalmente, Kilian, Manfred Reichegger, Pietro Lanfranchi ottimo quinto, Matteo Eydallin. Anche Lorenzo Holzknecht è resuscitato rientrando ampiamente nei primi dieci, zona da cui mancava dall'inizio stagione.
Bella gara anche per Nadir Maguet, ancora secondo alle spalle di Anton Palzer ma non così lontano, considerando la gara fisica.  

SERIE MAGICA INTERROTTA PER GLI AZZURRI -
Qualche defezione, malanni di stagione e pausa prolungata hanno sovvertito molti pronostici, a partire dagli attesi Robert Antonioli e Mathéo Jacquemoud più Michele Boscacci. Il rinvio di una settimana della data della Pitturina ha interrotto il ritmo della catena positiva molto favorevole agli italiani, permettendo inoltre a Kilian e agli spagnoli in genere di recuperare meglio i problemi gastrici che li avevano messi K.O. durante l'ultimo appuntamento di Coppa.  

PITTURINA OPEN' -
Non riesce a riemergere dalla sua fase 'no' Elena Nicolini, in gara e sul podio nella Pitturina 'open', mentre Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini occupano nell'ordine le prime due posizioni, in coppia come ai tempi d'oro.

Roberto De Simone ha vinto la Pitturina Open maschile davanti a Davide Pierantoni e a Michael Moling.
La tanta neve, e altri venti centimetri caduti fino a metà notte, ha tenuto lontano un po' dei potenziali partecipanti alla Pitturina di tutti. Un po' per il timore di strade in cattive condizioni, un po' per quello di un percorso ridotto di riserva...che invece si è rivelato una dura prova per tutti!


L'analisi tecnica della sprint race della Pitturina

Pronostici rispettati ma gli avversari crescono

Si fa presto a dire Laetitia Roux e Joseph Rottmoser. E invece non è stata una passeggiata di salute per nessuno dei due, che lo scorso anno si potevano permettere di tagliare il traguardo delle Sprint a mani alzate.  

SPRINT RACE DONNE -
Le batterie di qualificazione vanno prese con le pinze. I favoriti cercano di risparmiare il carburante migliore per la finale, le seconde file lo sanno e sparano tutto sperando nel colpaccio, e l'imprevisto è sempre in agguato. Oggi in semifinale Laetitia Roux è rimasta coperta fino al tratto a piedi, e poi se ne è andata facilmente (nella scorsa stagione stava sempre davanti, o almeno prendeva la testa dopo i primi trenta metri). Nella finale, invece, ha rischiato davvero grosso: un po' troppo indietro per metà salita, ha poi recuperato ma non a sufficienza per ripartire per prima in discesa. Maude Mathys ha così sciato davanti fino allo schuss finale. La Roux si è messa in posizione ed è rimasta in scia fino all'ultimo metro possibile, poi ha scelto intelligentemente il sorpasso 'para fuera' per mantenere la maggior velocità.

A sorpasso quasi completato ha fatto quello che si fa in questi casi, pattinando quel tanto davanti alla linea dell'avversaria da costringerla a deviare per un eventuale controsorpasso. Vittoria di mestiere, oltre che di tecnica e forza come al solito. Bellissimo duello, brave ambedue e soprattutto  Maude Mathys per come è cresciuta: finalmente c'è gara anche tra le donne. Melanie Bernier ha completato il podio per il Canada.  


SPRINT RACE UOMINI -
Tanto tuonò che non piovve. Lo strepitoso inizio stagionale di Robert Antonioli poteva far pensare a una bella Sprint race qui alla Pitturina. Ma l'imprevisto ha teso il famoso agguato togliendo di mezzo il miglior sprinter italiano nelle qualificazioni. In una delle tre curve fuori pista, che obbligavano a gobbe e cunette marcate, Robert è finito nelle reti.



Nelle Sprint non c'è spazio per una cerniera poco scorrevole, figuriamoci per una caduta in discesa. Comprensibile la delusione dell'azzurro più in forma in questo scorcio di stagione (a volte queste cose sembrano delle nemesi) ma si rifarà sicuramente. Qualche punticino mondiale 'certo', a questo punto e con questa classifica sarebbe stato perfetto, anche se le Sprint ne danno meno che le Individual. Deutschland über alles per tutto il seguito della Sprint, quindi. Il gattone Joseph Rottmoser e il gattino Esp Anton Palzer hanno giocato con i topolini di turno nelle qualifiche, per mangiarsi in finale il topolone francese William Bon Mardion.  

ESPOIR SPRINT -
Mescolati in mezzo ai grandi, si notano poco mentre fanno gavetta. Tranne uno, ovviamente Anton Palzer, che al suo primo anno Esp ha chiuso a pochi metri dal potentissimo Rottmoser. Ma si è fatto vedere bene anche Nadir Maguet, che si è mosso molto bene su tutti i terreni e in tutte le fasi tra i Senior conquistandosi un bel secondo gradino del podio. Addirittura secondo italiano, al quindicesimo posto assoluto, dopo Damiano Lenzi (nono assoluto, attardato da un'inconveniente nell'assetto degli sci sullo zaino).  Bella vittoria per Alessandra Cazzanelli: non si è qualificata per la finale assoluta con le Senior, ma ha realizzato il miglior tempo in qualifica davanti ad Axelle Mollaret e a Jennifer Fiechter.  

JUNIOR -
Crescono anche gli Junior degli altri Paesi, e nelle Sprint riescono a farsi vedere ancora meglio che in montagna. Coll Oriol Cardona coglie una bella vittoria in Coppa del mondo davanti a Federico Nicolini e a Simon Bellabouvier.

Pietro Canclini, quarto, ha condotto fino a metà del tratto a piedi poi è stato risucchiato e l'ultimo cambio d'assetto gli è stato fatale. Last but not least, la bella doppietta delle due Junior italiane. Nel loro confronto personale, stavolta è toccato a Giulia Compagnoni vincere davanti ad Alba De Silvestro. Giulia più veloce in salita, Alba nei cambi e in discesa: il vantaggio iniziale si è assottigliato gradualmente, anche perché la discesa ancora in neve dura non permetteva di rischiare, ma alla fine c'erano ancora dieci-venti metri da gestire per lo sprint in skating. Sophie Mollard è giunta un po' più distanziata.