Dura presa di posizione del campione catalano sul suo blog

Questa mattina abbiamo letto con interesse (e partecipazione da ex-atleti)  l’intervento che Kilian Jornet ha inserito sul suo blog. Abbiamo tradotto in italiano alcune delle sue riflessioni, scritte in inglese a differenza di quanto fa abitualmente, probabilmente per raggiungere un pubblico più ampio possibile.

«Il 1948 è stato l’ultimo anno in cui lo sci alpinismo è apparso tra gli sport olimpici. Da allora è iniziato un lungo cammino per tornarci. In questi giorni sto guardando la tv (probabilmente l’ultima volta che ho acceso la televisione era 4 anni fa), e sto fremendo per lo spettacolo offerto dai duri confronti tra uomini e donne che si sono preparati quattro anni per questo obiettivo. Sto soffrendo per le cadute e gli incidenti, che portano alle lacrime gli atleti che dovranno aspettare altri 4 anni per raggiungere il loro traguardo. 

Sono pazzo di gioia quando un amico taglia il traguardo felice, per una vittoria o per aver fatto un buon piazzamento. O anche solo per il fatto di essere lì. Sono rimasto inchiodato davanti allo schermo vedendo in azione a Sochi gli amici. Martin Fourcade conquistare il suo oro, e anche Kevin Esteve, Laure Soulié e Marc Oliveras. E colpito da Ole Bjorndalen, che ha raggiunto a 40 anni il numero di medaglie di Bjorn Daehlie, il mio idolo da bambino .

Ma c’è qualcosa che mi rattrista un po’. Da quando ho iniziato con lo scialpinismo, nel 2002, ho seguito la lotta dell’ISMF per riportare questo sport alle Olimpiadi. Non mi dispiacerebbe certo partecipare a un’Olimpiade, o avere la possibilità di lottare per una medaglia, ma quello che più mi preme è che questo sport meriterebbe comunque un posto tra tutti gli altri sport olimpici.   
Tutti i requisiti richiesti dal CIO sono soddisfatti da tempo, il nostro è lo sport più completo che abbia mai visto: endurance per correre 1h30′ – 2h di gara, capacità anaerobica per continuare a spingere su salite ripide o nelle gare Verticali. Forza per le volate, tecnica di discesa, adattabilità alle diverse nevi. Gli atleti hanno bisogno di essere leggeri e veloci per la salita, ma di avere anche tecnica di discesa e potenza per le discese. Lo scialpinismo offre immagini incredibili, che vanno oltre alla sola lotta tra gli atleti, come potete vedere qui, ma è anche un modo di vedere e mostrare i nostri paesaggi mozzafiato e la natura più profonda.  Perché lo scialpinismo non è ancora sport olimpico? Forse perché tutti gli atleti e le federazioni pensano più alla costruzione di uno sport con i valori di cui tutti disponiamo (fair play, pulizia, rispetto per l’ambiente, amicizia, condivisione con gli spettatori ), piuttosto che fare politica .

Vorrei vedere un giorno lo scialpinismo alle Olimpiadi, perché un sacco di generazioni lo hanno aspettato, perché le medaglie che meritavano Brosse, Gignoux, Elmer, Troillet, Giacomelli , Meraldi o Greco possano essere un giorno al collo di Cardona, Nicolini, Palzer, Antonioli… Forse nel 2018?»

Come si può non essere d’accordo con lui? Fate uno sforzo di immedesimazione, e mettetevi nei panni di uno come Kilian, con la sua forza e la sua passione. È dura restarsene sul divano a guardare gli amici che sono là a Sochi! Ma anche nei nostri ben più umili panni, c’è da sclerare a vedere immagini televisive di ambienti e azioni molto più artificiali rispetto a quelle cui siamo abituati direttamente sul terreno, per non parlare delle strepitose riprese aeree dei passaggi su creste e ghiacciai che potrebbe offrire il nostro sport. Inoltre lo sci è nato proprio come…ski mountaineering! Non sapevano che si chiamava così, ma quello era.

Ci sono anche dei ma e dei però…  I nostri inviati alle Olimpiadi di Sochi per Race Ski magazine (l’altra rivista della nostra casa editrice) parlano di grandi difficoltà di trasferimento per chiunque (ci si può muovere sotto stretta sorveglianza solo all’interno di singoli luoghi recintati), di cecchini mimetizzati nei boschi attorno alle piste, di altrettanti strani spettatori mescolati ai tifosi ma poco interessati all’andamento delle gare. Un po’ se l’è cercata Putin, andando a organizzare i Giochi a un passo da zone in cui ne ha appena combinate di tutti i colori. Ma ogni volta da Monaco 1972 le Olimpiadi sono il palcoscenico preferito dal terrorismo globale, oltre che dalla politica degli Stati. Quindi il problema esisterà sempre e sempre di più, con l’aria che tira.

Si porrà sicuramente il problema di tenere sotto controllo l’area destinata allo scialpinismo, quando eventualmente verrà il momento. E il momento arriverà certamente, prima o poi, anche se i tempi tecnici e i passaggi necessari rendono irrealistica la comprensibilissima speranza di Kilian per le prossime Olimpiadi. Il semplice aumento esponenziale degli scialpinisti e dei riders nel mondo creerà la pressione necessaria. E allora tifiamo tutti per lo scialpinismo alle Olimpiadi! Basta che sia scialpinismo vero, in montagna aperta. E che non prevalga il voler esserci a tutti i costi, vendendo l’anima e facendo del nostro magnifico sport la brutta copia delle sprint dello sci di fondo.