Mezzodì e Sueur: 10 canali da non perdere

Su Skialper di ottobre un anfiteatro di discese mozzafiato

«Alle cime slanciate è quasi sempre associato un nome affascinante ed evocativo, mentre per battezzare quelle tozze, chiatte e sbeccate s’è spesso pescato nella mediocrità». Partendo da questo concetto Andrea Fornelli, su Skialper di ottobre-novembre, presenta una decina di canali sui monti Mezzodì e della Sueur, nomi non certo top, che non hanno nulla da invidiare a discese più blasonate. Una decina di linee per tutte le esposizioni, mai banali, con difficoltà dal BS al 5.1 e dislivelli massimi nell’ordine dei 1.200 metri, a pochi passi da Bardonecchia (To) e meno frequentate delle ‘line’ con nomi altisonanti… A seguire pubblichiamo le schede degli itinerari che, per un errore grafico, non sono state inserite nell’articolo sulla rivista. Due i punti di partenza: il Pian del Colle (frazione di Melezet, Bardonecchia) e il piccolo abitato di Plampinet e immediate vicinanze (Nevache, Vallée de la Clarée - Francia).

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di ottobre sarà disponibile nelle migliori edicole a partire da questa settimana. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!

A questo link una presentazione completa di Skialper 102 di ottobre-novembre.


Guglia del Mezzodì m 2.621

Canale E/NE (Spaccacorna) e Canale E

Itinerari caratteristici il cui unico difetto è forse quello di offrire una sezione intrigante relativamente breve rispetto allo sviluppo sciistico. In ogni caso una bella spidocchiata giù per lo Spaccacorna e qualche numero da circo per uscire in cresta lungo il Canale E giustificano ampiamente la giornata. Raccomandabile, soprattutto per lo Spaccacorna, un innevamento abbondante.

Partenza
Partenza da Pian del Colle oppure dall’arrivo dello skilift del Vallon Cros (Melezet). Volendo anche da Plampinet attraverso il Col des Acles, ma la parte alta del lungo Vallon des Acles non è propriamente un paradiso dello sci.

Itinerario
Canale E/NE Spaccacorna. Da Pian del Colle salire per sentiero alla baita Guiaud (1.786 m) e proseguire sul fondo del vallone in direzione del Col des Acles. A quota 2.050 m circa salire tra le ripide conoidi in direzione del canale. La parte bassa monta verso W tortuosa tra le balze (brevi tratti 40/45°). Dopo aver svoltato verso NE su una rampa ed aver superato una strettoia (45°), la pendenza s’abbatte e si entra in pendio aperto (rischio di ‘gonfie’). Raggiungere la dorsale quindi la cima. Discesa per l’itinerario di salita.

Canale E. Proseguire fin nei pressi del Col des Acles (2.212 m), dove il canale appare evidente. Salire l’ampia conoide (35°) puntando al ramo più a destra che, con percorso lineare, esce sulla cresta S a monte della torre Maria Celeste Viano (pendio 40°/45°, uscita delicata con poca neve). Da qui in mezzacosta sul versante SW, per pendio ripido, raggiungere la cima. Discesa per l’itinerari di salita.
Volendo sfruttare gli impianti del Melezet, dalla punta dello skilift del Vallon Cros portarsi in cresta raggiungendo la Punta della Mulattiera (2.466 m). Scendere sull’ampio pendio S/SW verso il Col des Acles e reperire gli itinerari come descritto in precedenza.

Difficoltà
4.2/E2 per il Canale E/NE - 4.1/E2 per il Canale E

Materiale
Piccozza, ramponi e casco

Dislivello e tempo di salita
1.200 m circa, 3h 30’ per entrambe i canali

Rocce della Sueur - m 2.200 circa
Canali della Grotta (di Destra e di Sinistra)

Lo scenario delle enormi grotte e delle guglie sbilenche di roccia ocra tarlata è incredibile, i canali sono larghi il giusto per una sciata fluida, qualche breve sezione tecnica tiene alto il livello delle endorfine, l’approccio è immediato e volendo si portano a casa entrambe le Grotte in un colpo solo!

Partenza
Pian del Colle

Itinerario
Da Pian del Colle attraversare la pista di fondo e puntare alla Comba della Gorgia, risalirne il fondo lungo la mulattiera sulla sinistra orografica (muri di contenimento nel torrente), superare una guglia isolata (Torre Virginia, attacco del Canale della Falce) e raggiungere la base di un evidente canale che sale a destra in direzione W. Rimontarlo (35°) fin sotto una guglia caratteristica sulla sinistra, punto in cui il canale si biforca.
A destra si segue la ripida rampa che dopo un centinaio di metri piega verso N/NW (impennata 50°, attenzione agli accumuli) proseguendo poi lungo una rampa lineare (40/45°) fino alla grotta.
A sinistra si risale un ampio canale fino a che questo si restringe e la pendenza aumenta (45°). Superata la strettoia si prosegue, a seconda delle condizioni, uscendo sui pendii aperti a destra (esposti sulle balze) e puntando dritti alla Grotta, oppure ancora nel canale tagliando un centinaio di metri più in alto. È possibile uscire a sinistra della Grotta raggiungendo, per ripido pendio boscoso, il crinale della Sueur. Discesa per gli itinerari di salita.

Difficoltà
4.2/E2 per il Canale di Destra - 4.1/E2 per il Canale di Sinistra

Materiale
Piccozza, ramponi e casco

Dislivello e tempo di salita
750 m circa, 2h 30’ per entrambi i canali


Rocce della Sueur - 2.655 m
Canali N

La Comba della Gorgia è gagliarda e brevi sessioni di dry-skiing, di wood-skiing o di non-skiing non sono da escludere. Imboccata però la rampa giusta, la faccenda diventa davvero intrigante per ambiente e qualità della sciata. Il canale di sinistra (visto da sotto) è ampio e lineare, quello di destra più sinuoso: attenzione che l’ingresso in cornice, in entrambI i casi, potrebbe risultare non banale. Consigliabili in primavera con neve portante.

Partenza

Pian del Colle

Itinerario
Risalire la Comba della Gorgia fino a quota 1.900 m circa, dove il vallone si restringe (parete di sfasciumi sulla destra). Una breve, ripida conoide a sinistra, dopo un restringimento (> 45°), immette su una lunga rampa ascendente (max 40°) che termina sulla dorsale boscosa. Senza perdere quota, attraversare il bosco e portarsi nel centro del vallone che si sviluppa sulla sinistra, risalendolo fino ad affacciarsi alla comba di fronte ai Canali N (a questo punto si può anche arrivare, con percorso meno eccitante, dalla baita Guiaud). Scendere nella comba, svoltare a sinistra (S) e, su pendio ripido (40°), raggiungere l’ampia sella del Pas des Rousses (2.518 m). Da qui percorrere la dorsale verso W fino all’imbocco del primo canale, oppure proseguire aggirando sul lato francese il torrione roccioso e raggiungere l’imbocco del secondo canale.

Difficoltà
4.1/E2 per entrambe

Materiale
Piccozza, ramponi e casco

Dislivello e Tempo di salita
1.200 m, 3h/3h30’

Cima della Sueur (Sommet du Guiau) - 2.655 m
Canale NW

Il budello NW non si vede ma c’è, eccome! Seicento metri di canale incassato, pochi metri di larghezza, tre cambi d’orientamento e quattro/cinque balze belle dritte rendono la salita entusiasmante e la discesa impegnativa il giusto. Immancabile con neve invernale assestata. Chapeau all’intuito di F. Negri e L. Demaria che per primi lo scesero nel 1989 senza averlo salito!

Partenza
Imbocco della strada per il Colle della Scala (poco prima di Nevache, 1.550 m circa)

Itinerario
Dal parcheggio seguire la strada per il Colle della Scala fino al tornante della Cappella di Notre Dame de Bon Rencontre (1.695 m). Attraversare il bosco in direzione E puntando all’imbocco del canale, che si raggiunge per i ripidi pendii boscosi sulla sinistra orografica delle balze rocciose del torrente. L’imbocco presenta subito una ripida strettoia (50°), seguita da un lungo tratto rettilineo (45°) in direzione E, fino a una decisa piega verso SE. Da qui il canale sale rettilineo intervallato da un paio di rampe (50°) fino a un nuovo cambio di direzione verso E (potrebbero affiorare 5/6 metri di ghiaccio vivo, meglio avere 20 m di corda e materiale per allestire sosta/Abalakov). Oltre quest’ultima rampa il pendio si allarga salendo (40/45°) fino alla spalla a W della punta. Discesa per l’itinerario di salita.

Difficoltà
5.1/E2

Materiale
Piccozza, ramponi e casco (eventuale materiale per una breve calata)

Dislivello e tempo di salita
1.100 m, 3h


Cima della Sueur (Sommet du Guiau) - 2.655 m
Ravin de la Casse

La gran classica della zona: un ripido vallone ampio e regolare chiuso da bellissime pareti calcaree. L’esposizione in pieno SE impone un’attenta scelta del momento: pieno inverno con tempo freddo e neve fresca assestata, oppure primavera con zero termico basso e partenza decisamente mattutina. Il canale è molto ben visibile dal primo tornante verso sinistra scendendo dal Monginevro verso Briancon (piccola area di sosta).

Partenza
Plampinet (1.500 m circa)

Itinerario
Dal paese risalire la mulattiera per gli Chalet des Acles fino a che questa spiana ed entra nel Vallon des Acles. Alla piccola cappella di St. Roch svoltare verso N e risalire l’evidente canalone con pendenze regolari (35°, max 40° in uscita). La Sueur/Guiaiu si può raggiungere, con percorso meno remunerativo, anche dal vallone dell’itinerario successivo.

Difficoltà
3.3/E1

Materiale
Coltelli ed eventualmente piccozza e ramponi

Dislivello e tempo di salita
1.150 m, 3h

Guglia del Mezzodì (Rocher du Barabbas) - 2.621 m
Vallone S/SE

L’itinerario più semplice della selezione ma non per questo sciisticamente minore, valido sia come gita in sé che come approccio ai canali descritti in precedenza. Da praticare in primavera con basse temperature e neve trasformata (attenzione che la parte bassa del vallone è un naturale collettore di slavine portentose).

Partenza
Plampinet (1.500 m circa)

Itinerario
Come per il Ravin de la Casse proseguendo però ancora qualche centinaia di metri fino a incontrare il marcato sentiero che, salendo a mezzacosta, porta al Col des Acles (a sinistra la mulattiera continua per gli Chalet). Seguire il sentiero per circa 500/600 metri fino a incrociare il vallone di salita orientato in pieno S. Inizialmente ampio, si restringe (max 35°) verso quota 2.000 m per riaprirsi poi nuovamente, formando un ampio anfiteatro. Puntare al Pas des Rousses (2.518 m) e, prima di raggiungerlo, piegare a destra (E) tendendosi sotto la dorsale e raggiungendo in breve la cima. Discesa per l’itinerario di salita.

Difficoltà
BS

Materiale
Coltelli

Dislivello e tempo di salita
1.100 m, 3h
 


Slackline nel castello stregato

Su Skialper di ottobre la storia di un’impresa estrema sugli iceberg

«Tempesta a Tasiilaq vuol dire anche un cambiamento delle correnti, bassa pressione e fiordo chiuso per il troppo ghiaccio trasportato dalla corrente artica verso sud. Due giorni di attesa per noi ‘occidentali’ sembrano una vita. Per gli inuit non sono nulla. In Groenlandia non sono l’orologio e una buona organizzazione a scandire le giornate, bensì il meteo e le condizioni atmosferiche, tutte variabili all’infuori della nostra portata» Scrive così Alice Russolo nell’articolo sul Montura Iceberg Challenge pubblicato su Skialper di ottobre-novembre. Un’avventura nata quasi per scherzo.«Mattia, pensa che figo se andassimo a scalare in Groenlandia». «Sì, ma Fede, a quel punto sarebbe bello scalare un iceberg». «…E farci sopra una slackline! Pensi di riuscirci!?» «Beh….ci proviamo!».

OVERWEIGHT - Tre fotografi, un videomaker, due atleti, un responsabile dei social-media e 230 chili di overweight. Lo scopo del Montura Iceberg Challenge era quello di sbarcare in Groenlandia, cercare un iceberg, quello perfetto, per scalare e tirare una line, una slackline. Facile a dirsi ma difficile a farsi. «Dal primo istante in cui siamo atterrati a Kulusuk, ancora prima di raggiungere la nostra meta finale, Tasiilaq e la Red House, le cose non sono state facili. Cinque chilometri separavano il minuscolo aeroporto e la sua pista sterrata dal paese di Kulusuk dove avremmo preso una piccola barca per poter arrivare nel fiordo di Tasiilaq. Ma questi 5 chilometri da fare rigorosamente a piedi con tutti quei chili di overweight sono stati più distruttivi del previsto. Nessuna slitta per noi… l’estate era appena iniziata e il sentiero, in inverno ricoperto di neve, ora era invece solo fango». Poi l’avvistamento di un iceberg gigantesco, si può dire mastodontico, con tre vette di oltre trenta metri, un vero e proprio castello di ghiaccio. «Era quasi spettrale, aveva un’apertura verso la sua corte interna su un lato, una specie di portico che conduceva nel cuore del castello, e dall’altra parte le pareti con le due torri».

L’IMPRESA - La tensione era alta, il rischio pure. Se qualcosa fosse andato storto Benny e Mattia sarebbero finiti nell’acqua gelata. Se le cose fossero andate ancora peggio il castello avrebbe ceduto! Lo skipper era ancora più teso: la sua barca avrebbe dovuto toccare la parete dell’iceberg per permettere a Mattia e Benny di scendere. Per fortuna è andato tutto bene come potrete leggere nell’articolo su Skialper.

UN PO’ DI NUMERI - 200 metri di corda, 90 metri di slackline, 2,5 terabite di materiale video e foto prodotto in 14 giorni, 2 highline, 4 waterline, 2 slackline sull’iceberg, 22 chiodi da ghiaccio, 10 rinvii, 25 moschettoni a ghiera, 8 lattine di birra al giorno, 2 droni, 2 telecamere, 8 macchine fotografiche reflex…

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di ottobre sarà disponibile nelle migliori edicole a partire da questa settimana. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!

A questo link una presentazione completa di Skialper 102 di ottobre-novembre.


Powder d'Iran

Su Skialper di ottobre-novembre un affascinante racconto di viaggio e sci

Sette sciatori professionisti, tra i quali un fotografo e un regista, atterrano in Iran con un po’ di soggezione nella scorsa primavera. Un Paese penalizzato da una fama che non gli rende giustizia. Il viaggio farà loro scoprire una realtà molto diversa. Sette sciatori, tutti legati dallo stesso comune denominatore: la passione e una spinta indomabile verso la curiosità. Massimo Braconi, Paolo Aralla, Davide Cusini, Marco Tomasello, Giuliano Bordoni, Bruno Mottini e Damiano Levati hanno conosciuto l’Iran e gli iraniani in tutte le sue sfaccettature e meraviglie e lo raccontano (anche con le meravigliose immagini di Damiano Levati). Un diario di viaggio a 7 voci che è diventato la storia di copertina del numero in edicola di Skialper.

ON THE ROAD - I nostri sette ‘esploratori’ sono stati in alcune delle più località sciistiche iraniane, partendo sempre alla scoperta delle immense catene montuose con le pelli al seguito e disegnato perfetti otto nella polvere secca di questo angolo di Asia. Dizin, Tochar, Darbandsar, Shemshak sono diventati nomi famigliari, come il freeski con partenza da un parcheggio della grande periferia della capitale Teheran. Non solo sci in un Paese dalle mille sfaccettature e molto ospitale. «La sera andiamo a mangiare in un locale a metà strada tra casa nostra e gli impianti - scrive Damiano - . È bello e il cibo è buono. C’è anche un biliardo che con il passare della serata si riempie di ragazzi e ragazze vestiti in modo decisamente occidentale. Anzi, sembra di essere a Chamonix o Mammoth Mountain. Dreadlocks, orecchini e capelli lunghi sono in contrasto con la coppia tradizionale che cena nel tavolo di fianco al nostro. Parlando con alcuni di loro, scopriamo che hanno viaggiato molto, conosco bene le nostre Alpi. Realizziamo che in Iran ci sono due realtà. Quella della gente comune, che è più o meno l’Iran che ci immaginiamo, e quella della ricca borghesia di Teheran, che qui, nell’isolamento delle montagne, come nel segreto dei loro appartamenti in città, può esprimere tutta la sua ‘voglia di occidente’».

DALLA CARTA AL VIDEO - Il diario di viaggio iraniano porterà alla realizzazione di un video della serie ‘I Diari del Brac’, documentari legati allo sport, al viaggio e alla scoperta di nuove terre, svelate attraverso racconti carichi di emozione e passione. A questo link tutto il progetto svelato attraverso aneddoti, curiosità e schede biografiche dei componenti del team grazie anche a un ricco portfolio fotografico: www.idiaridelbrac.com Un progetto documentaristico nato dalla collaborazione e amicizia di Massimo Braconi, classe 1962, sciatore professionista, e Paolo Aralla, regista e direttore della fotografia di Bergamo, fondatore della Bapufilm.

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di ottobre sarà disponibile nelle migliori edicole a partire da questa settimana. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!

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In arrivo Skialper 102 di ottobre-novembre

Un numero ricco di proposte sulla neve e a secco, aspettando l’inverno

In autunno si corre e si va in montagna a camminare, magari con gli splendidi colori dell’estate indiana, ma la mente è già proiettata sul bianco inverno. Ecco perché il numero di ottobre di Skialper (192 pagine con l’inserto Up & Down, dedicato al mondo delle gare) ha una copertina che solo a guardarla mette voglia di inverno e di freddo: uno sciatore nella polvere profonda delle montagne dell’Iran. Un numero molto ricco, già proiettato sull’inverno ma con ancora tante proposte ‘fast & light’ senza gli sci ai piedi.

IRAN - Un Paese lontano, sulle cronache dei giornali per tutto tranne che per lo sci. Eppure l’antica Persia ha montagne alte e ricoperte da una polvere bianca e secca da fare invidia al Colorado. Con pendii da sogno che finiscono proprio alla periferia della capitale Teheran. Un interessante racconto di viaggio, dallo sci alla vita quotidiana in questo Paese dalle mille sfaccettature, firmato da 14 mani e corredato dalle splendide fotografie di Damiano Levati.

ALTRA NEVE - Vi è venuta voglia di sciare ma l’Iran è troppo lontano? Niente paura, abbiamo pensato a tante altre proposte per chi ama scivolare sulla prima polvere. A cominciare da una serie di itinerari nei dintorni di Bormio in compagnia di Roberta Pedranzini e Francesca Martinelli. Itinerari ‘easy’ per iniziare la stagione senza strafare e su pendii che non presentano pericoli. Si tratta, oltretutto, di salite ‘fuori’ e discese ‘dentro’ per sfruttare la neve programmata delle piste che a inizio stagione garantisce sciate doc senza distruggere le solette degli sci. Se preferite le Alpi Occidentali, non potete perdere l’articolo di Marco Romelli sulle opportunità autunnali della Val Varaita, dove la leggenda vuole che Dio e il Diavolo abbiano creato le montagne sfidandosi. Oppure ci sono i canali della Sueur e del Mezzodì, a pochi passi da Bardonecchia, tutte linee interessanti. Ce ne sono una decina nel raggio di pochi metri… un vero e proprio luna park. Se invece abitate in Lombardia e tutte le mattine guardate quella piramide quasi perfetta della Grignetta, scoprirete che sul versante est ci sono una serie di canali niente male…

NON SOLO SCI - In autunno e in inverno si corre meglio. Certo, le temperature sono più rigide ma proprio per questo, quando non sono troppo fredde, il nostro organismo reagisce meglio e le prestazioni sono migliori. Al winter running abbiamo dedicato un ampio reportage con i consigli del medico, del preparatore atletico e dei pro e con le migliori proposte di scarpe e abbigliamento tecnico. Massimo Massarini, medico dello sport, analizza la differenza tra corsa e skialp e come passare gradualmente dall’una all’altro. Modelli d’eccezione per indossare i capi e le scarpe due fortissimi mountain runner: Stefano Trisconi e Franco Sancassani.

COME MI VESTO? - È tempo di acquisti e i negozi sono sempre più pieni di giacche, pant e pile pensati per lo skialp. Noi li abbiamo presi e portati in un hotel di charme ai piedi del Monte Rosa per fotografarli in un ambiente molto simile alla baita dei sogni. Un ampio servizio fotografico con tante proposte ma anche l’indicazione dei trend del momento e come curare giacche a vento & co perché conservino le loro caratteristiche nel tempo.

ALPI APUANE - Prima di mettere in soffitta le scarpe da running e da trekking estive, ci sono ancora tante opportunità. Per esempio l’alta via delle Alpi Apuane che il nostro Gianluca Gaggioli ha percorso in stile fastpacking. Un itinerario relativamente corto ma ricco di suggestioni e non così banale dal punto di vista dei dislivelli e del terreno. 

CORSICA - Per l’ultimo mare abbinato a un divertente (e allenante) itinerario misto in mountain bike, ecco una interessante proposta di Matteo Zanga, new entry tra i collaboratori di Skialper. Sulle due ruote nella parte settentrionale dell’isola, tra mari, deserti (sì, proprio così) e monti.

SLACKLINE SULL’ICEBERG -
Da un sogno è nata un’avventura, da un’idea fantasiosa alla realtà: tendere una slackline su un iceberg. Non è stato proprio facile ma i protagonisti del Montura Iceberg Challenge ce l’hanno fatta. E noi pubblichiamo un ampio reportage di questa impresa tra gli Inuit della Groenlandia.

NOI UOMINI DURI - Non è proprio facile portare a termine la Petite Trotte à Léon, gara della serie UTMB in autosufficienza, troppo spesso considerata (a torto) un altro Tor. Tommaso de Mottoni ce l’ha fatta e la racconta da dentro. Se ci avete fatto un pensierino è un articolo assolutamente da leggere.

I SIGNORI SKYRUNNING -
Sono Marino Giacometti e Lauri Van Houten, vere e proprie anime dello skyrunning e della federazione internazionale. Chi sono e da dove vengono? Dove andrà lo skyrunning?

UNO SCI PARTICOLARE - Due amici appassionati di sci fuoripista decidono, quasi per gioco, di costruirsi lo sci dei sogni, comprando materiali e macchinari su internet. Poi la passione, dopo i primi errori di gioventù, diventa un lavoro. Storia di un brand molto particolare, Whiteland Ski.

ALTRO… - Abbiamo partecipato a Dynafit Speed Transalp e Salewa Get Vertical, due iniziative interessanti e completamente gratuite per chi volesse candidarsi, abbiamo intervistato Giorgio Bavastrello, snow-alper genovese con diverse discese di livello nel curriculum, nelle rubriche parliamo di vegetazione e valanghe e di sodio, potassio e magnesio… E poi, una new entry, la sezione dedicata alla splitboard, la tavola da snow separabile per salire con le pelli.

UP & DOWN - Una sezione particolarmente ricca quella dedicata alle gare con i reportage da Tor des Geants e UTMB, interviste al nuovo prodigio dello skyrunning e dei vertical, Rémi Bonnet, agli skialper Katia Tomatis e Matteo Eydallin (in versione climber…) e l’agenda con gli appuntamenti più importanti dell’autunno.

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Ripido, diario della stagione 2014/15

Tutte le discese su Skialper di agosto-settembre

«Quando gli appassionati di sci vivono stagioni entusiasmanti, già ad ottobre degli anni successivi iniziano ad avere aspettative che la neve e il meteo siano sempre così concilianti. Come spesso accade però la realtà è ben diversa e il desiderio di fare certe discese si trasforma in una ricerca delle condizioni che si scontra con i capricci del meteo, il vento, il caldo… o più semplicemente gli impegni o una giornata no» comincia così l’articolo di Andrea Bormida sulla stagione del ripido pubblicato su Skialper di agosto-settembre. Un resoconto dello ‘stato dell’arte’ alla fine della stagione 2014/15. Aspettando la neve…

UNA STAGIONE COSÌ COSÌ -
La stagione appena trascorsa poi verrà ricordata per i periodi con condizioni anomale, un gennaio con neve incollata anche in quota o su pareti rocciose come succede solo alcuni anni in primavera. Poi il vento, una costante fino a fine stagione, che ha riempito adeguatamente alcuni pendii lasciando per lo più in ghiaccio le grandi nord almeno… fino a questa estate. Qualche linea meritevole, belle ripetizioni, nuove grandi classiche, alcune gran belle discese concentrate a fine stagione.

LE PRINCIPALI ‘PENTE RAIDE’ - Nelle Alpi Marittime sono state sciati il Monte Matto-Cima Nanni Ugliengo sulla parete NE e il Monte unMalinvern-perete NE ad opera di Cristian Botta, Massimo Tardivo , Andrea Bormida, Cristian Botta, Alberto Berloffa, Lorenzo Facelli. Nella zona degli Ecrins, in Francia, Hervé Dógonon ha disegnato la Pointe des Avalanches-parete NE, parete NE. Diverse le discese ne massiccio del Monte Bianco. Davide Capozzi, Julien ‘Pica’ Herry, Francesco Civra Dano hanno portato a termine il Pain de Sucre-parete N-Via Originale. Diverse ripetizioni poi della parete W-Couloir Saudan del Monte Bianco. Il team finlandese composto da Jesper Petersson e Mikko Heimonen ha sciato al Col du Plan-parete N-Fil a Plomb. Sempre loro hanno disegnato la neve sul Mont Blanc du Tacul-parete E.  Kilian Jornet e Vivian Bruchez hanno concatenato il Dome du Gouter Sperone SE + Aiguille de Bionnassay Parete N + Aiguille du Tricot parete W. Vivian Bruchez e Sébastien Montaz-Rosset hanno sciato una linea sulla selvaggia parete NW del Mont Maudit. E non finisce qui perché ci sono altre sciate sul Gran Paradiso, in Svizzera e sulle Alpi un. Su Skialper in edicola tutti i dettagli…

GIA’ DISPONIBILE SU APP -
 Skialper di agosto-settembre è disponibile nelle migliori edicole a partire da inizio agosto. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui).  Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app! A questo link la presentazione della rivista e degli altri articoli pubblicati.


In estate osserviamo l'ambiente delle valanghe

Su Skialper in edicola un articolo di Renato Cresta

Durante l’estate abbiamo accantonato il problema delle valanghe ed è rilassante muoverci per i monti senza quest’assillo, eppure, visto che tra qualche mese il problema si ripresenterà, potremmo-dovremmo approfittare delle soste che faremo durante ogni nostra uscita per affinare i sensi. Dovremmo allungare brevemente la sosta e, guardandoci intorno, imparare a leggere il panorama. Soffermiamoci a pensare che la neve si depositerà su quanto possiamo vedere dal nostro punto di sosta: noi, il prossimo inverno, scieremo  su questo o su quel tratto di versante che ha un profilo rettilineo, o concavo, oppure convesso o a balze o, infine, ha qualche altra forma che la fantasia della natura ha predisposto. Ecco l’argomento della rubrica sulla sicurezza di Skialper di agosto-settembre, a firma di Renato Cresta.

LEGGERE IL TERRENO - Proviamo a prendere in considerazione le irregolarità della superficie, quelle che la rendono più o meno liscia oppure scabrosa, e pensiamo al declivio che abbiamo davanti agli occhi come se fosse la falda di un tetto: questo può essere fornito di fermaneve oppure può esserne privo: come si comporterà la neve sulla superficie di quel tipo di copertura? I fermaneve non sono altro che una rugosità artificiale, ideata per offrire alla neve depositata sul tetto un ostacolo capace di impedirle di scivolare oltre la gronda e cadere rovinosamente su chi transita. Afferrato il principio che le rugosità fungono da fermaneve, dovremmo anche esserci resi conto che le valanghe possono staccarsi più facilmente da un pendio liscio, anche se moderatamente ripido, piuttosto che da un pendio fortemente corrugato, anche se molto ripido. Guardiamoci bene intorno e valutiamo quello che è a portata d’occhio: inclinazione e morfologia sono apprezzabili senza difficoltà e già dicono
molto a chi sa leggere il paesaggio.

IL SUGGERIMENTO - Prendete appunti mentali di tutto questo durante le vostre escursioni estive e, se avete in programma qualche gita invernale piuttosto impegnativa, fatela precedere da una gita di ricognizione nella stagione estiva: createvi una banca dati di inclinazione, forma, rugosità, copertura vegetale, serbate memoria di tutte queste costanti locali del problema valanghe; le variabili (neve, vento, temperatura) le valuterete solo quando avrete deciso di mettervi in moto. Se noi siamo a conoscenza del tipo di suolo su cui si è depositata la neve, avremo un buon elemento in più per valutare la situazione e decidere se proseguire o tornare ma, come già detto, non dimentichiamo che, se la copertura nevosa è abbondante, si potrà verificare un  distacco degli strati superficiali anche da un pendio molto corrugato.

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Correre per dimagrire

Su Skialper di agosto-settembre gli errori piu' comuni e i rimedi

Chissà in quanti, leggendo il titolo, siete saltati sulla sedia. Non sono pochi, infatti, quelli che hanno iniziato a fare trail per perdere peso. Tanti ci sono riusciti, altri meno… Sul numero in edicola di Skialper il dottor Massimo Massarini, medico dello sport, spiega perché…

LOTTA AL GRASSO -
Nell’atleta che pratica corsa in montagna o scialpinismo il grasso corporeo rappresenta una zavorra da portare in salita e quindi si cerca di tenerlo al minimo. Il grasso corporeo, che protegge dagli urti, dal freddo e sostiene gli organi interni, concorre inoltre a produrre sostanze (adipochine) responsabili di uno stato di infiammazione cronica che favorisce l’insorgenza di malattie cardiovascolari. La percentuale di massa grassa non dovrebbe comunque superare il 12-15% del peso corporeo.

OBIETTIVO 7.000 - Innanzitutto è bene precisare che per perdere un chilo di massa grassa è necessario bruciare 7-9000 kcal, ovvero creare un deficit tra entrate e uscite pari a questo quantitativo calorico. L’obiettivo può essere raggiunto con un aumento del volume di allenamento, riducendo l’assunzione di alimenti o con entrambe le soluzioni.

I FATTORI CHE INFLUENZANO IL DIMAGRIMENTO - A volte però, anche se i ‘numeri di bilancio’ sono negativi, l’ago della bilancia non scende. Come mai? In questi casi bisogna indagare su come e quando si mangia. In altre parole, le stesse calorie giornaliere distribuite in modo diverso durante la giornata e con percentuale di nutrienti corrette possono generare effetti diversi sul metabolismo.

GLI ERRORI PIU’ FREQUENTI - Tendenza ad assumere la maggior quantità di calorie con il pasto serale, pasti ricchi di carboidrati lontano dagli allenamenti, carboidrati ad alto indice glicemico (pane di farina 00, pasta, riso, patate, bevande dolcificate, alcol), limitata quantità di verdure, tenere bassi, non più del 10% delle calorie giornaliere, i grassi saturi. Come ovviare a questi problemi? Leggendo l’articolo su Skialper di agosto-settembre!

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di agosto-settembre è disponibile nelle migliori edicole a partire da inizio agosto. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui).  Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app! A questo link la presentazione della rivista e degli altri articoli pubblicati.


Sulle orme di Heini Holzer

Su Skialper di agosto con bici e sci sulle discese aperte dall'altoatesino

Due freerider, una bici e… decine di montagne da salire e di itinerari di sci ripido da sciare. Detto così sembrerebbe il sogno di tutti. Invece per Tommaso Cardelli e Cristian Dallapozza è diventato realtà. Con un obiettivo ancora più ambizioso… ripercorrere alcune delle più belle discese del grande Heini Holzer, uno dei padri indiscussi dello sci estremo. «Tutto nasce dalla passione per lo sci fuoripista che ci accompagna da sempre e dalla voglia e curiosità di scendere lungo le più belle pareti delle Alpi - dice Tommaso -. Sia io che Cristian viviamo in Dolomiti e negli anni abbiamo prima sentito parlare e poi ripetuto alcune delle linee di Heini Holzer, che proprio in Dolomiti ha effettuato tantissime prime discese. Curiosando sul web e leggendo la sua biografia abbiamo scoperto che lo spazzacamino di Merano aveva spaziato con la sua attività di sci estremo su tutte le Alpi agli inizi degli anni ’70; da qui l’idea di ripercorrere alcune discese attraverso un viaggio che ci avrebbe portato dalle Dolomiti fino alle Alpi Occidentali». Proprio quel viaggio che Skialper di agosto-settembre documenta con un ampio reportage.

NUMERI - Partenza il 14 aprile, rientro il 5 maggio, 700 km in bici e 21.000 metri di dislivello cumulato. Per il loro viaggio Tommaso e Cristian hanno scelto una mountain bike a pedalata assistita «sicuramente più pesante ma utile per gli avvicinamenti. In alcuni casi siamo riusciti a percorrere buona parte degli itinerari su sentiero per arrivare all’attacco della parte su neve, abbandonando poi le bici dietro a qualche albero».

LA DISCESA PIÙ BELLA… -
«È una delle più facili, ma a renderla bella sono state le condizioni: il canale nord del Gran Zebrù. Purtroppo il meteo continuava a essere molto incerto e alternava nevischio a nebbie che circondavano le montagne, costringendoci a rimandare la partenza fino alle 11 di mattina! Poco fiduciosi, sia per via dell’orario che per il meteo, abbiamo fatto la nostra salita nel canale e, una volta arrivati in piena parete, siamo stati costretti a fermarci e aspettare che le nuvole si alzassero un poco e ci permettessero di capire dove andare. Siamo arrivati in cima abbastanza stanchi psicologicamente per via delle condizioni meteo ma galvanizzati da 15 centimetri di neve fresca e da qualche sprazzo di azzurro che iniziava a farsi spazio. La discesa è stata semplicemente stupenda, nessuno sulle montagne attorno a noi e condizioni da urlo; a volte un pizzico di fortuna non guasta!».

E LA PIÙ DIFFICILE - «Sicuramente il Piz Palù, in Svizzera. Abbiamo fatto la Via Soresini, con una pendenza media di 60°. Le prime curve sulla cresta sono uno spettacolo: si scia sul ripido, con grande esposizione e neve perfetta. Dopo un centinaio di metri purtroppo le condizioni sono cambiate e ci siamo ritrovati su neve dura e lucida. Senza perderci d'animo e mantenendo una grande concentrazione, abbiamo optato per due calate di 50 metri circa, per potere superare il tratto più ghiacciato. Finite le manovre di corda, abbiamo continuato a sciare veloci per spostarci dalla grossa seraccata che incombeva sopra di noi».

IL RICORDO DI GIORGIO DAIDOLA - Lo chiama ‘cacciatore di emozioni’ Giorgio Daidola, che a corredo dell’articolo ha scritto un bel ricordo di Heini Holzer. «Ho avuto la grande fortuna di conoscere Heini Holzer negli anni settanta, durante le indimenticabili conferenze sul suo sci estremo organizzate dalla Rivista della Montagna. Heini era un uomo minuto dallo sguardo dolce, aveva un modo di fare da persona semplice, modesta e ai limiti dell'ingenuità. Piaceva per questo, perché era un uomo vero, non uno che recitava per fare contenti gli sponsor. Di sponsor Heini non ne aveva, probabilmente non sapeva neppure cosa fossero. Era un uomo di altri tempi, che si rifaceva al grande alpinismo classico. Ma era anche un cacciatore di emozioni, sapeva trascinare il pubblico nel suo cerchio magico come pochi altri» scrive Daidola. 

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Cordillera Blanca fast & light

Su Skialper di agosto alla scoperta delle vette peruviane

La Cordillera Blanca del Perù. Un sogno. Che Silvestro Franchini e il fratello hanno realizzato e raccontato su Skialper di agosto-settembre. «Non ci siamo certo annoiati… Non abbiate paura, non vi stuferete, il meteo in genere è sempre abbastanza stabile e se il vostro obiettivo è di salire su vette di 5.000 o 6.000 metri in stile fast & light, unendo alpinismo non troppo difficile e velocità, la Cordillera Blanca non vi deluderà» ha scritto Franchini.

VACANZA MULTISPORT - La vacanza può essere molto varia, oltre ai bellissimi trekking (Huayhuash, Santa Cruz) potrebbe valere la pena di venire fin qui solamente per scalare su roccia: big-wall e bouldering da paura… A chi piace correre le valli offrono terreno per allenamenti in alta quota mostruosi. «Una volta arrivati a Huaraz, la Chamonix delle Ande, ci siamo trovati davanti a una città di 120.000 abitanti. Al primo impatto la porta delle Ande ci è sembrata sporca e caotica, ma poi abbiamo avuto modo di conoscere i ritmi di vita peruviani e apprezzare le usanze e la cucina del luogo». L'acqua è imbevibile, meglio idratarsi con tisane e iniziare a caricarsi per la montagna con mate de coca e Inca Cola.  «Abbiamo imparato un’altra lezione: evitate di andare in montagna nei giorni a cavallo di un cambio di luna, in genere il tempo è molto instabile» aggiunge Franchini.

LE GITE - Salite ‘fast & light’ quelle proposte da Silvestro Franchini. A partire dal Rifugio Huascaran (4.650 m), una gita da fare in stile skyrunning, ottima come allenamento/acclimatamento. Potrete macinarvi i 1.880 metri di dislivello che separano il rifugio dalla valle in giornata, partendo dall'abitato di Musho (3.070 m), raggiungibile con bus collettivo da Carhuaz, e proseguire fino all'inizio del ghiacciaio, a 4.950 metri. Le vere mete però sono altre: Nevado Ishinca (5.530 m), Nevado Pisco (5.752 m), Chopicalqui  (6.354 m). Questa scalata a detta di molti è una delle più belle dell'intera Cordillera per il paesaggio mozzafiato che regala e per le difficoltà tecniche mai elevate: attenzione solo alla stabilità della neve a inizio stagione.

ATTREZZATURA - Tenda e sacchi a pelo, abbigliamento per affrontare un 4.000 delle Alpi nelle mezze stagioni se pensate di scalare montagne dai 5.000 ai 6.000 metri, scarpe semi-ramponabili serie e abbastanza isolanti ideale per affrontare cime fino a 6.000 metri in stile leggero e veloce. Con questi modelli potrete partire dalla calda Huaraz e affrontare l'avvicinamento talvolta lungo e pianeggiante risparmiando energie preziose per la cima ed evitando di caricarvi gli scarponi sullo zaino. Per le cime più alte ci vogliono calzature più calde, da alta quota.

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L'impresa di 'Cala' Cimenti

Il piemontese primo italiano su tutti i 7000 russi

Il 19 agosto alle ore 15 Carlalberto 'Cala' Cimenti, alpinista di Pragelato (To), ha raggiunto con successo la vetta del Communism Peak diventando così il primo italiano della storia a ricevere l'onorificenza Snowleopard e il primo al mondo a scendere da questa vetta con gli sci ai piedi. Questo riconoscimento, rilasciato dalla Federazione Alpinistica Russa, viene concesso esclusivamente
agli alpinisti che scalano tutte le cime oltre i 7.000 m presenti sul territorio dell'ex Unione Sovietica.Il progetto Snowleopard di Cala è iniziato nell’estate del 2013. Allora l’intento di Cimenti era quello di scalare in soli due mesi queste cinque montagne e, quando possibile, sciarle. Il tentativo gli riuscì in parte, raggiungendo la cima del Peak Lenin, del Khan Tengri e del Peak Korjenekaya ma mancando la cima delle Pobeda e del Communism Peak per un soffio. Durante la scorsa stagione estiva il progetto si è invece arricchito della cima del Pobeda,
conseguita il 13 agosto 2014.

LA CRONACA - Il 22 luglio 2015 Cala è partito per il Tajikistan con l'obiettivo di scalare il Communism Peak,montagna di 7.495, chiamata anche Pik Ismail Somoni. Purtroppo però l'inizio della spedizione non si è rivelato dei più promettenti, a causa infatti di una grave inondazione nel sud del Tajikistan il volo con l'elicottero da Djirghita al campo base è stato posticipato al 2 agosto. «Davanti a questa tragedia non ci si può arrabbiare per il fatto che non si possa prendere un elicottero in un giorno prestabilito. Rimane però il senso di frustrazione e di impotenza per l'impossibilità di perseguire il mio progetto nel migliore dei modi: arrivando al campo base il 2agosto rimanevano di fatto meno di 17 giorni per l'acclimatamento e il tentativo di vetta» ha detto Cala.
Giunto finalmente alla base del Communist Peak e trascorsi alcuni giorni in quota nei campi avanzati per abituare il corpo all'altitudine, il 14 agosto Cala è tornato al campo base per poter organizzare la settimana decisiva. Proprio in quel giorno ha preso parte a un'operazione di soccorso nella quale, insieme ad altri alpinisti presenti al campo, è riuscito a portare in salvo un ragazzo russo scomparso da 8 giorni. Il 16 agosto Cala è finalmente partito dal campo base (4.200 m) e in quattro giorni ha raggiunto con successo la vetta del Communism Peak a 7.495 m diventando così il primo ‘Italian Snowleopard’.Parallelamente alla spedizione sono già iniziate le riprese di ‘The Italian Snowleopard’, breve docu-video ideato e realizzato da Pillow Lab ( www.pillowlab.it ) e prodotto in collaborazione con Ferrino ( www.ferrino.it ) e Cébé ( www.cebe.com ).


Alpine running a due passi da Torino

Su Skialper di agosto-settembre tutte le info sulla nuova tendenza alpina

«L’anno scorso, scendendo da un’ascensione alpinistica nel massiccio francese degli Ecrins, avevo maledetto lungo tutti i 1.200 metri di dislivello da percorrere in discesa il peso del mio zaino e la scomodità degli scarponcini che avevo ai piedi. Solo pochi giorni prima ero in giro con uno zainetto da dieci litri e delle comode scarpe da trail e in quel momento rimpiangevo la leggerezza di quell’attrezzatura» Inizia così l’articolo di Federico Ravassard sull’alpine running in Val di Susa e Val Chisone sul numero di agosto-settembre di Skialper.

ALPINE RUNNING PERCHÉ - Molte salite alpinistiche, tanto più quelle che si svolgono in ambienti non glaciali, richiedono meno materiale di quello che siamo abituati a utilizzare: gli scarponcini da alpinismo sono un peso superfluo, tanto più se non si devono adoperare i ramponi e con delle calzature più leggere si potrebbe anche correre durante l’avvicinamento, o almeno in discesa, accorciando notevolmente i tempi. Idem per l’abbigliamento e lo zaino: veramente bisogna partire con pantaloni pesanti in cordura e uno zaino da 30/40 litri per una cresta da fare in giornata sotto i 3.000 metri, quando nello skyrunning gli stessi ambienti si affrontano in pantaloncini e canottiera? In questo modo si possono affrontare in mezza giornata itinerari che richiedono normalmente molto più tempo, o magari concatenare più vie, divertendosi il doppio. Un’attività che molti possono fare, soprattutto se si scelgono itinerari con difficoltà alla propria portata, tanto più se affrontati con materiale ridotto al minimo.

ISTRUZIONI PER L’USO - Per iniziare in questa evoluzione dello skyrunning, è doveroso affrontare alcune premesse: sono richieste capacità alpinistiche di base (progressione alternata, in conserva, protezione tramite friend/nut…) e soprattutto è importante sapere scegliere con cura l’itinerario e, di conseguenza, il materiale necessario. Meglio puntare su percorsi a quote relativamente basse, evitando così rischi quali freddo e terreni d’alta montagna (ghiacciai, crepacci) che richiederebbero attrezzatura extra.

COSA PORTARSI? - Prima di tutto, via gli scarponcini: dal momento che non si percorrono tratti innevati e non si utilizzano i ramponi, meglio puntare su scarpe da avvicinamento con una suola adatta ad affrontare passaggi da arrampicata o, nel caso che si abbia già una certa confidenza nel mondo verticale di appigli, fessure e tacche, possono essere sufficienti normali scarpe da skyrunning o speed hiking. Abbigliamento da corsa, portando però con sé uno strato caldo di sicurezza come un piumino o una giacca compattabile e un hard-shell. Zaino da 15/25 litri, che sia stabile durante la corsa e dotato di fettucce per fissare esternamente corda e casco. Bastoncini: solo se di tipo telescopico o a sonda, per poterli riporre nei tratti tecnici in cui è necessario avere le mani libere. Per l’imbrago, meglio optare per uno leggero e che sia poco ingombrante quando, nell’avvicinamento, lo si ripone nello zaino. Per tutto il resto, bisogna valutare a seconda dell’itinerario: a volte possono bastare 30 metri di corda e qualche rinvio oltre, ovviamente, a fettucce, moschettoni a ghiera e assicuratore/discensore, in altri casi invece bisogna utilizzare anche protezioni veloci (friend, nut), due mezze corde e altro ancora.

SCARPE AD HOC - Negli itinerari percorsi abbiamo avuto modo di testare sul loro terreno le Salomon X Alp GTX, le nuove calzature della casa francese pensate proprio per l’Alpine Running. Essenzialmente, si tratta di un ibrido fra una scarpa da speed-hiking e uno scarponcino da alpinismo, con un peso dichiarato di 460 gr: tomaia bassa e avvolgente con quick-lace, ottimo ammortizzamento su tutta la pianta, specialmente sul tallone, una protezione degna di una scarpa anti-infortunistica e una suola pensata appositamente per avere il giusto grip nei passaggi di arrampicata. In discesa la punta rinforzata e l’ottima suola le rendono adatte anche a ritmi elevati su terreni tecnici, per poi esaltarsi sui ghiaioni, dove si sono rivelate degli autentici carri armati, proteggendo quanto uno scarponcino.

DOVE - Noi abbiamo provato l’alpine running in Val Susa sul Monte Chaberton (3.130 m) e in Val Chisone, sul Monte Orsiera  (2.890 m), nel parco dell’Orsiera Rocciavrè. Due itinerari davvero molto belli a pochi chilometri da Torino. Ecco perché abbiamo scelto come immagine di copertina di Skialper 101 proprio una foto tratta da questo servizio assolutamente da non perdere…

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La Lake Garda Mountain Race alla maniera di Federica

Su Skialper 101 di agosto/settembre la recensione di Federica Boifava

«Un titolone così scodella aspettative variopinte e rumorose. Un nome del genere profuma di limoni, lycra e pomate alla canfora. Un ID di questo calibro, ti costringe a sillabare con cura l'anteprima di uno spettacolo trasversale, una ‘passeggiata’ lungolago con gli occhi a duemila metri di quota e i piedi a filo di nuvole, sospesi fra il verdone dei mughi del Baldo e il blu di un Garda che sa già di fiordo. Insomma, una location naturalmente (nel senso di natura, diamine!) vincente che si presta al gioco, assecondando l'entusiasmo degli organizzatori, anime devote al dio dello sport (quello buono) che, nella vita, hanno fatto voto di fatica e di sorriso». Comincia così a scrivere della Lake Garda Mountain Race una firma d’eccezione, Federica Boifava, che ha provato per noi il percorso della gara sul Benaco. Ecco alcune ‘perle’.

VERTICAL O CORSA IN MONTAGNA? -
«Si sale subito, con la ferocia di un vertical,  ma con l'agghiacciante consapevolezza che i metri da fare saranno esattamente il doppio, schiaffo in un chilometraggio da manuale di corsa a in montagna: 12 km. Il verdetto delle coronarie potrebbe risultare prevedibile e banale, ma sopravvivere a questo percorso sarà in realtà più semplice di quanto non si riesca a credere…».

FUNIVIA VERSUS ATLETA -
 «La leggenda narra che gli atleti tosti siano in grado di salire più velocemente degli impianti. Verità o mitologia? Non sarà difficile scoprirlo, perché si può godere di un confronto diretto fra coscia umana e trazione al metallo, specie nella prima parte di bosco luminoso e aperto». 

FINITA? -
«Patteggiando i supplementari con la morte, si ottiene l'arrivo alla stazione finale della funivia. Finita? Manco per scherzo! La salita a cima Pozzette è ancora lunga e - udite udite! - corribile.  Certo,  la possibilità di sgambettare ancora, dopo 1.500 metri di dislivello feroce, è riservata soltanto agli specialisti del verticale... o ai camosci, che da qui in avanti, risulterà facile avvistare,nelle ghiaie pallide che si tuffano nella piana del lago».

E’ QUI LA FESTA - 
«Concedersi un brindisi di più non sarà poi un problema perché il rientro in funivia è garantito per tutti. E, per i più scafati, la festa continua alla mitica ‘Speckstube’, giù in paese. Ai più romantici, invece, non resta che massaggiare i gemelli, immergendosi nelle luce stanca del pomeriggio gardesano, contemplando la malinconia brillante del lago che piano piano si rifugia in acque scure pennellate di tramonto».

UNA GARA DA NON PERDERE -
La data da segnare è quella del 10 ottobre, sabato, così poi si può tirare tardi e fare festa. L’edizione numero 5 della Lake Garda Mountain Race prevede in realtà due gare, la Ultimate Running Class, con partenza da Malcesine e arrivo a Cima Pozzette, dislivello di 2.000 metri e lunghezza di circa 12,3 km, e la 1700 non competitive Class, aperta a runner, trekker e nordic walker, con arrivo a Tratto Spino, stazione di monte della funivia panoramica del Monte Baldo, dopo 9,5 km e 1.700 metri di dislivello. Iscrizione di 34 euro per la Ultimate fino al 28 settembre e di 39 successivamente, mentre per la non competitive la tariffa unica è di 25 euro. Il programma prevede la partenza alle 10 e il pasta party a partire dalle 12 all’arrivo della gara con competitiva. Alle 14 le premiazioni e dalle 19 festa finale presso la Speck Stube di Malcesine con lotteria e ricchi premi. Venerdì 9 ottobre, invece, in programma la Kids Run per bambini nati dal 2002 al 2009. www.lakegardamountainrace.com

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