Stefano Ruzza, l'ultra-rocker

Su Skialper di giugno intervista a uno dei runner più promettenti

Negli occhi ancora lo stupendo settimo posto alla Diagonale des Fous. Stefano Ruzza da Busto Arsizio, basso varesotto, un piattume unico con il Monte Rosa sullo sfondo e i rumori dei jet che atterrano a Malpensa, è decisamente uno dei più forti ultra-runner italiani. Ecco qualche anticipazione.

ULTRA NATIVE -  «Diciamo, in realtà all’inizio ho fatto anche qualche gara di corsa in montagna ma poi sono passato subito alle lunghe distanze».

ASPIRANTE ROCKER - «Sono un aspirante rockettaro che per caso ha scoperto di correre forte in montagna, uno che ha iniziato a correre per riprendersi dai bagordi di gioventù. Ho iniziato dalla strada, nel 2004/05, poi nel 2010 il primo trail, Feneratrail, una sessantina di chilometri. Pensavo di essere allenato invece sono arrivato a pezzi».

IL LIVELLO ITALIANO - «In Francia il trail è un fenomeno di massa, in Italia ancora sport di nicchia. In Spagna molti ultra-trailer di livello arrivano dallo skyrunning mentre tra gli italiani direi che l’unico che ha fatto la transizione è Fulvio Dapit. Secondo me c’è ancora troppa divisione a compartimenti stagni, da noi chi fa strada fa strada e chi fa trail fa trail, mentre King a Canaday negli Stati Uniti, o Rancon, che alterna corsa in montagna e trail, sono esempi interessanti di convivenza. Non mi dispiacerebbe vedere, per esempio, un Calcaterra alla Transvulcania».

KILIAN &… - «Kilian è un maestro per tutti, ma io dico Antoine Guillon perché è una persona normale che sa alternare lavoro duro e divertimento e programma sempre bene le gare».

GIA’ DISPONIBILE - Skialper di giugno è disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!    

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Steck a quota 41 quattromila

Lo svizzero salira' le 82 vette piu' alte delle Alpi in 80 giorni

Ueli Steck ci ha abituato a imprese al limite dell’impossibile. E anche quella dell’estate 2015 non è da meno… Gli 82 quattromila delle Alpi in 80 giorni, spostandosi solo a piedi e in bici… È partito il 9 luglio dall’Enagdina con Michael Wohlleben, con il quale nel 2014 ha chiuso il primo concatenamento invernale delle Tre Cime di Lavaredo sulle vie Cassin,Comici e Innerkofler. Proprio in questi giorni il giro di boa sull’Obergabelhorn, vetta n. 41… o spirito dell’avventura è raccontata dalle quattro sezioni in cui è divisa l’impresa: torta di noci engadinese, piatto di formaggio bernese, spaghetti tour e french fries. Su www.82summits.com è possibile seguire il live tracking dell’impresa. Se 1.000 km in bici e 100.000 metri di dislivello vi sembrano pochi…

 

Big day today with Ueli Steck as he hit the halfway point of his 82 Summits project. He did the Obergabelhorn while I...
Posted by PatitucciPhoto on Martedì 7 luglio 2015


Super test Speed Hiking

Su Skialper di giugno-luglio 15 scarpe per l’escursionismo leggero e veloce

Per speed hiking si intende un escursionismo leggero e veloce, in pratica una via di mezzo tra il trekking e il trail, prevalentemente in giornata, come dicono negli Stati Uniti, dayhiking. Attenzione però, occorre chiarire subito che lo speed hiking non è corsa! Ci può stare qualche tratto di corsetta in piano e le scarpe lo supportano, ma è un modo di affrontare la montagna più velocemente e soprattutto più leggeri, non solo per quanto riguarda le scarpe, con una camminata più rapida, soprattutto in alcuni tratti più agevoli. Su Skialper di giugno-luglio un ampio test coordinato da Alessandro Pilloni con 15 scarpe low e mid ai raggi x.

LO STATO DELL’ARTE - Nel nostro ‘test zero’ dell’anno scorso avevamo riscontrato come poche aziende avessero ‘centrato’ la scarpa giusta per lo speed hiking. Spesso i modelli testati erano scarpe da trekking tradizionale adattate all’uso e non potevano essere perfetti per lo speed hiking. A distanza di un anno possiamo dire che sono sempre di più i modelli pensati specificatamente per lo speed hiking, pur rimanendo ancora aziende che non hanno messo a fuoco la disciplina o inseriscono nel segmento delle scarpe con altre origini e storia.

LA SCARPA SPEED - Quale scarpa usare per lo speed hiking? Un modello punto di incontro tra una scarpa da trail running e una da hiking leggero. La nostra scarpa dovrà essere meno performante della prima dal punto di vista della leggerezza e delle tecnologie applicate, ma al tempo stesso più protettiva, stabile, confortevole e strutturata. Per essere più protetti rispetto al trail running.

LOW O MID? - Il tempo e il peso sono due argomenti correlati. Più lunga sarà la permanenza del nostro piede nelle scarpa (non solo per le effettive caratteristiche della gita ma anche perché non tutti siamo Kilian) e maggiore il peso, più forte sarà la necessità di avere un sostegno adeguato. In questo caso la scelta più indicata è per il modello mid piuttosto che low. Il modello mid è inoltre ideale per chi ha le caviglie delicate. Un peso da 5 a 50 grammi in più e poche decine di euro di differenza che spesso valgono la spesa.

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Lence a ruota libera

Sul numero di Skialper in edicola intervista esclusiva a Damiano Lenzi

Con Damiano Lenzi appuntamento in un bar? No meglio in un negozio di biciclette. «Mi diverto e mi alleno, meglio di così». Comincia così l’intervista di Luca Giaccone pubblicata nelle pagine di Uo & Down del numero di Skialper di giugno. Ecco alcune anticipazioni…

COPPA DEL MONDO - «La prima era davvero individuale, in questa sono entrate le gare a coppie e dunque un fattore determinante come il compagno. Di sicuro se fosse stata come l'anno passato, non l'avrei vinta, anche se una volta mi hanno fatto sbagliare strada, in un'altra ho avuto sfiga con i materiali... Ma al tempo stesso credo che il bonus delle gare LGC fosse giusto: non si possono dare 100 punti a una gara da dieci ore come la Pierra come e a una da qualche minuto. Lo ski-alp vero è quello là. E poi Bon Mardion il compagno forte per il Mezzalama c'è l'aveva, Kilian alla Pierra Menta poteva anche decidere di gareggiare con Palzer».

FUTURO - «Potrei essere diplomatico, ma nessuno ci crederebbe conoscendomi. In questo momento lo ski-alp è rappresentato dalle gare LGC, Sellaronda, Mountain Attack: prove dove ci sono pubblico, livello, attenzione mediatica e soldi. In Coppa del Mondo il livello è assoluto, ma il risalto nettamente inferiore. Quest'inverno abbiamo fatto il primo vertical in Francia alle 7 di mattina con gli impianti chiusi. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto: ‘cosa ci facciamo qui?’. Poi, è chiaro, se hai la divisa della Nazionale dai comunque il massimo, ma davvero era una gara di secondo piano e non di Coppa del Mondo. E poi c'è l'aspetto economico: faccio tredici gare di Coppa del Mondo, la vinco, ma guadagno di più se gareggio solo alla Mountain Attack e la vinco. Non dovrebbe essere così, ma preferisco vincere il terzo Mezzalama che la terza Coppa del Mondo…».

COMPAGNI - «Beh, Manny è un riferimento, qualche volta ci scontriamo, ma resta un esempio e un amico. E anche con tutta la camerata dell'Esercito i rapporti sono ottimi. Fuori dall'Italia mi trovo bene con Palzer: è uno dei nostri, genuino. Quest'estate l'ho invitato a pedalare con me nel Cuneese».

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Storie dal deserto

Su Skialper di giugno-luglio la Marathon des Sables raccontata da dentro

«Sto correndo la mia prima Marathon des Sables e sto soffrendo le pene dell’inferno. Duecentocinquanta chilometri di sabbia, ghiaia e rocce non s’improvvisano e, nonostante pensassi di averla preparata discretamente bene e con cura, questa regina delle desert run mi sta distruggendo. Da anni la seguivo leggendo gli articoli sui giornali di settore e guardando i numerosi video in circolazione, ma nel calarmici dentro in toto, come runner, ho scoperto un mondo solamente sfiorato dalle penne dei vari giornalisti che, trasportati in auto su alte dune sabbiose o negli interminabili drittoni ardenti, hanno provato a descrivere quest’inferno. Un inferno bello, bisogna riconoscerlo, attraente al punto che a distanza di giorni da quelle maledette ore di sofferenza sarei tentato di riaffrontare, ma comunque un inferno in cui non si può lasciare nulla al caso». Inizia così il racconto di Dino Bonelli dalla Marathon des Sables, su Skialper di giugno-luglio.

SULLE ORME DI OLMO - «Tutto nasce qualche anno fa quando, un po’ per scherzo e un po’ per stimolare l’amico Marco Olmo, momentaneamente un po’ sotto tono, gli propongo di continuare a correre la MDS, abbreviazione della Marathon des Sables, per almeno un altro paio d’anni fino a quando poi, nel 2015, lo avrei accompagnato io a correre la sua ventesima partecipazione».

VITA DEL DESERTO - «Il mal di schiena prova a farsi sentire anche lui, ma per fortuna desiste, e quella che normalmente è la mia debolezza diventa l’unica che non mi crea grossi problemi. I muscoli piriformi, più volte chiamati ‘quei bastardi nascosti nei glutei’, sono come dei tizzoni ardenti che non hanno intenzione di spegnersi mai. E quando dico mai, dico mai, neanche quando arrivi al campo e, prese le tre bottiglie d’acqua in dotazione, con cui si gestisce tutto il resto della giornata, serata e notte, ti sdrai sotto la tanto sognata tenda. Neanche quando gli altri muscoli lasciati in orizzontale per un po’ sembrano addirittura riprendere vita. Neanche quando il sole rovente brucia il tramonto per lasciare spazio alle fredde notti sahariane e tutto il grande accampamento si spegne delle luci che non ha mai avuto e lascia al silenzio i brividi della notte».

ZAINO SUPERLIGHT - Bonelli ha testato alla Marathon il nuovissimo zaino Desert Kat Ferrino (600 g), costruito in Cubic Tech. Fuori dallo zaino nella prima parte di gara e poi dentro, ha sistemato il materassino Superlight Ferrino (500 g). Come scarpe ha usato le nuove Mutant de La Sportiva, reattive e sufficientemente protettive, a cui ha fatto cucire una ghetta MDS comprata sul sito della gara.

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E ora… discesa!

Su Skialper di giugno alcuni consigli per correre veloci sui pendii

Qualcuno ha detto: «in discesa pure i cocomeri vanno forte». Forse non è proprio così semplice. Ciò che per molti è una fase della corsa di recupero, in realtà diviene fondamentale per la ricerca di una buona performance in gara e per il mantenimento in salute della struttura scheletrica, specialmente per ciò che riguarda le articolazioni. Ecco perché su Skialper di giugno ne parliamo con un articolo di Eros Grazioli, preparatore atletico di alcuni big.

VINCE CHI FRENA MENO - Correre velocemente anche nei tratti di discesa vuol dire spesso passare a un’ottima performance, da una soltanto discreta. Prima ancora di occuparsi di tecnica, è necessario considerare che la corsa in discesa può essere annoverata tra i cosiddetti ‘lavori cedenti’; si tratta in realtà di frenare, di ammortizzare la caduta del corpo a terra e il suo spostamento verso valle. Come succede anche negli sport motoristici… vince chi frena meno! Qui, in realtà, il telaio è il nostro scheletro e quindi sono necessari accorgimenti tecnici per fare in modo che venga sempre mantenuto il controllo della corsa, nonostante le alte velocità, magari anche su terreno sconnesso.

QUESTIONE DI PESO - Anche se parzialmente attutito dalla struttura delle scarpe, l’impatto a gamba tesa crea un’onda d’urto che si trasmette fino alla zona cervicale, tramite il bacino e la schiena, con una forza da 1,5 a 4 volte quella del peso corporeo.

CORRERE IN DISCESA - Anche se la corsa verso valle crea tensione emotiva, soprattutto per il timore di un infortunio, correre con spalle, collo, braccia rilassati è senza dubbio una scelta obbligatoria: è necessario fare recuperare alla muscolatura non strettamente coinvolta nel gesto tecnico (busto e braccia) le maggiori energie possibile. In precedenza, arrivare allo scollinamento con ancora un po’ di forze sia fisiche che mentali è certamente molto importante. La smania di buttarsi a capofitto in discesa per recuperare il tempo perso in salita, solitamente si rivela una pessima soluzione. Però anche la discesa è allenabile! Come? basta leggere Skialper di giugno.

UN LIBRO PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO -
Skyrunning teoria dell’allenamento, dell’autore di questo articolo, è un manuale specifico sulla preparazione dello skyrunning. Scritto da uno dei più quotati preparatori atletici del settore, colma un vuoto e libera, una volta per tutte, lo skyrunning da quell’immagine di ‘figlio minore’ dell’atletica, con l’indicazione di esercizi e allenamenti specifici per la corsa tra i monti. Imparare a correre su ogni terreno, pianificare gli obiettivi, allenarsi per raggiungerli… diventare un vero skyrunner. In vendita su www.skialper.it/Libri a 25 euro

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Ueli Steck, the swiss machine

Su Skialper di giugno intervista esclusiva all’alpinista svizzero

Per descriverlo è stato coniato un nuovo termine: speed solo. Molti storsero il naso commentando queste sue salite in velocità nelle Alpi, in nome di una non meglio definita purezza dell'alpinismo. Smisero quando videro cosa riuscì a fare portando il suo stile in Himalaya. Stiamo parlando, naturalmente, di Ueli Steck, intervistato da Alessandro Monaci sul numero di giugno di Skialper. Un articolo corredato dalle stupende foto di PatitucciPhoto, realizzate durante l’impresa all’Annapurna. Ecco alcune anticipazioni dell’intervista…

HIMALAYA - «Ho iniziato perché avevo scalato così tante volte l'Eiger che un giorno mi sono chiesto quanto veloce potessi andare». Da una battuta, nasce una vera e propria filosofia dell’andare per monti… Però la destinazione finale era l’Himalaya. «Era interessante fare questo step anche lì: salire 2.000 metri di parete in giornata, mentre gli altri ci mettono tre giorni. Essere lenti è una cosa stupida: specialmente ad alta quota non puoi riposare, anche dormendo in realtà continui a perdere energia. Se salgo su una montagna in cinque o sei giorni, torno giù completamente esausto. Se faccio un tentativo di 24 ore ci metto due o tre giorni a recuperare. Poi meno stai a 8.000 metri e meno corri il rischio di fare errori. E infine le previsioni meteo... Per 24 ore sei certo che siano perfette, dopo tre giorni vai al 60%. E ciò vuol dire che al 40% rischi di morire».

UELI E KILIAN - «Prendi me e Kilian: lui è pazzesco! Sul Cervino ha salito 1.270 metri di dislivello in un'ora! Io non posso fare una cosa simile, ma lui non è un arrampicatore. Sulla cresta dell'Innominata, nelle parti tecniche, in un'ora ha salito solo 370 metri, mentre io su quel terreno riesco a salirne 500 o 600. Ma non c'è paragone fra le mie capacità di resistenza e le sue. C'è spazio per raggiungere il massimo, però io ora sono vecchio. Se i giovani alpinisti iniziassero un allenamento mirato, penso che potrebbero scalare (intendo parti veramente tecniche, non solo un pendio di neve) 800 metri in un'ora. L'Eiger in due ore non è impossibile! Si farà nella pausa pranzo o dopo il lavoro».

COME BONATTI - «Per me è lo stesso, come Bonatti, l’Annapurna è la fine. Mi è assolutamente chiaro che se provassi a rifarlo morirei. Non è una gara, qui c’è in gioco la vita».

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Su e giu' per Bergamo

Su Skialper di giugno un itinerario di city-trail nella citta' lombarda

«Esistono tanti modi per conoscere una città. Uno di questi è farlo, letteralmente, di corsa. Visitare Bergamo in questo modo ci ha permesso di vederla con occhi diversi: le viuzze di un borgo medievale diventavano quindi un veloce single track con i polpacci bruciavano salendo una scalinata e i piedi scivolavano in curva sul pavé come nelle sky race più tecniche. A tutto questo si aggiungeva una voglia di spirito di scoperta e di contemplazione al quale chiunque vada in montagna, fosse per correre o per sciare, non può sfuggire». Inizia così il racconto di Federico Ravassard della sua esperienza ‘cittadina’ a Bergamo, sul numero di giugno di Skialper.

APP CITY TRAIL - A guidarlo è stata l’applicazione ‘Salomon Citytrail’, un’originale idea della Casa francese che si potrebbe definire un ibrido tra una normale app per il running, un navigatore gps e una guida turistica.  Così, con le scarpe ai piedi e lo smartphone in mano, accompagnato da Edoardo e Margherita, è cominciata la sua piccola avventura bergamasca.

ITINERARIO - Partenza nel centro della Città Bassa, costruito nei primi del ‘900 sotto la direzione dell’architetto Gaetano Piacentini, artefice di uno stile a cavallo tra il classicismo e il razionalismo: edifici con linee semplici e, allo stesso tempo, richiami alla tradizione classica, come quelli che vediamo pochi metri dopo, correndo sotto il colonnato dell’Auditorium in Piazza della Libertà. Qualche centinaio di metri più avanti comincia la salita verso Città Alta, dove si corre lungo la spettacolare bastionata, alta fino a 50 metri, dalla quale si domina la Città Bassa e la pianura antistante le Orobie. Aguzzando la vista si vede la skyline milanese emergere dalla foschia di una calda giornata primaverile…  Si tocca anche il cuore del borgo, attraverso vicoli in cui la luce fa fatica a filtrare tra le antiche case di mattoni rossi, fino a giungere nella Piazza Vecchia. Qui, in pochissimi metri, c’è di che far la gioia dell’appassionato di storia dell’architettura: la rinascimentale Cappella Colleoni si fa spazio tra le curve barocche del Duomo e il medievale Palazzo della Ragione, il più antico palazzo comunale italiano… Un trail diverso ma assolutamente da provare… per un totale di 11 km e 370 m D+.

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Meglio alcalina che acida

Su Skialper di giugno-luglio un approfondimento sull'acqua

Spesso guardiamo l’etichetta dell’acqua minerale per capire quanto sodio c’è, ma il dato più importante è la sua acidità o alcalinità.

«Non bevendo mai alcolici fuori casa, al ristorante più che la lista dei vini mi interessa l'etichetta dell'acqua minerale di turno. Il marketing vuole che sia il contenuto di sodio la cosa importante da verificare, ma anche la più minerale delle acque contiene comunque poche sostanze disciolte. Ben più importante è il pH, cioè il grado di acidità o alcalinità dell'acqua. Dato che siamo fatti per il 60% di acqua, dal punto di vista nutrizionale la cosa fondamentale è idratarsi correttamente, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo». Ecco il parere del nostro alimentarista, il Dottor Alessandro Da Ponte, sull’acqua. Su Skialper di giugno luglio un interessante articolo per scegliere l’acqua giusta.

CALO PRESTAZIONI - Riguardo la quantità di acqua da bere, va sottolineato che: non abbiamo riserve d'acqua; un litro/ora è la massima velocità di assorbimento intestinale dell'acqua; con la sudorazione possiamo perdere anche più di due litri/ora, la sete si avverte quando si è perso il 2% dell'acqua corporea: quando si è perso il 2% dell'acqua corporea, le prestazioni atletiche cominciano a peggiorare (quindi devo bere prima di avere sete).

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Bruno Mottini, l'uomo medio

Su Skialper intervista a uno dei massimi interpreti dello sci ripido

È ambassador di Norrona, Nordica e La Sportiva. È nel team che ha sviluppato TR2, l’attacco di Skitrab. Bruno Mottini è un talento conosciuto bene nel mondo alpinistico e dello sci ripido italiano, oltre che testatore della Buyer’s Guide di Skialper, ma sconosciuto a buona parte degli appassionati e frequentatori della montagna. Non lo si trova su Facebook e nemmeno in un personal blog o in un sito internet personale. Noi però, anzi il suo amico Giuliano Bordoni, l’abbiamo intervistato.

NEVE -  «Mi piace la crosta perché è sempre una sfida riuscire a sciare bene su questo terreno. Sono dell’idea che non esiste la neve brutta, ma solo i cattivi sciatori. Ho la fortuna di sciare con amici che la pensano come me, per questo ci divertiamo sempre, indipendentemente dalla qualità e quantità di neve, a noi basta scivolare».

MODESTIA - «Fuori c’è sempre qualcuno più forte di te, uno che strizza le tacche un po’ di più, uno che sale con le pelli più veloce, uno più determinato in una one push o uno che scia meglio di te. Io vado in montagna perché mi piace, semplicemente perché mi piace. Quindi ogni volta che posso e ho tempo ci vado. Di conseguenza è normale che, essendo allenato e preparato, i risultati prima o poi arrivino da soli. Non sono un fenomeno, sono solo più allenato di uno che può permettersi di andare in montagna esclusivamente al sabato e alla domenica. Poi non posso negare che mi piace mettermi alla prova e vedere quanto possa spingere i miei limiti. Sono competitivo, questo non lo nego».

L’ULTIMA IMPRESA - Su Skialper di giugno-luglio anche un ampio reportage sull’ultima impresa di Bruno Mottini, la probabile prima ripetizione, a 31 anni dalla discesa di Stefano De Benedetti, dello Sperone Zieppert al Pizzo Palù Occidentale, 3.823 m.

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Supertest speed hiking

15 scarpe ai raggi X. Su Skialper di giugno-luglio

Per speed hiking si intende un escursionismo leggero e veloce, in pratica una via di mezzo tra il trekking e il trail, prevalentemente in giornata, come dicono negli Stati Uniti dayhiking. La tecnologia e un mondo che corre sempre più veloce hanno aperto le menti di molti e oggi è possibile pensare di fare gite che una volta venivano affrontate in modo tradizionale, con pesanti pedule e zaini e tempi inevitabilmente lunghi, in modo light, percorrendo più distanza e dislivello in meno tempo. Ed è per questo che su Skialper di giugno-luglio abbiamo testato le 15 migliori scarpe da speed hiking.

LA SCARPA SPEED - Quale scarpa usare per lo speed hiking? Un modello punto di incontro tra una scarpa da trail running (che alcuni trail runner usano anche per lo speed hiking, soprattutto quelle più strutturate per le ultra distanze) e una da hiking leggero. La nostra scarpa dovrà essere meno performante della prima dal punto di vista della leggerezza e delle tecnologie applicate, ma al tempo stesso più protettiva, stabile, confortevole e strutturata. Per essere più protetti rispetto al trail running.

LOW O MID? - Diversi modelli sono stati testati sia nella versione bassa che mid. Il modello mid è la vera sorpresa: un peso da 5 a 50 grammi in più e poche decine di euro di differenza che spesso valgono la spesa.

LO STATO DELL'ARTE - Nel nostro "test zero" dell'anno scorso avevamo riscontrato come poche aziende avessero "centrato" la scarpa giusta per lo speed hiking. Spesso i modelli testati erano scarpe da trekking tradizionale adattate all'uso e non potevano essere perfetti per lo speed hiking. A distanza di un anno possiamo dire che sono sempre di più i modelli pensati specificatamente per lo speed hiking, pur rimanendo ancora aziende che non hanno messo a fuoco la disciplina o inseriscono nel segmento delle scarpe con altre origini e storia. Ci sono invece alcune aziende che hanno sviluppato progetti specifici, spesso con poca esperienza in ambito montano, e hanno realizzato in poco tempo prodotti molto validi.

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MTB-alp al Monte Frioland

In Val Pellice con sci e MTB. Su Skialper di giugno-luglio

«Io vado in montagna per il divertimento in discesa, o almeno questa è stata la molla che mi ha portato a frequentarla e ad amarla. Così, di conseguenza, la mountain bike d’estate e gli sci d’inverno sono diventati miei compagni di scorribande. Questi due sport, concettualmente molto simili e complementari tra loro, condividono lo stesso terreno di gioco modificato dall’alternanza delle stagioni. Però quando c’è quel breve lasso di tempo, quando il paesaggio non è così ben definito a favore di una o dell’altra stagione, quando il verde del fondovalle sfuma nel bianco dell’ultima neve, ho voluto provare ad affiancare le mie due passioni». Le parole sono di Filippo Barazzuol ed ecco che dall’idea è nato un interessante articolo di MTB/Skialp.

DOPPIA PUNTA - Dove utilizzare bici e sci da alpinismo? In Val Pellice, in una tra quelle gite che sono in genere precluse da lunghi trasferimenti da fare prima di mettere gli sci, visto che nel caso di MTB-alp questo è parte della gita. Dopo avere consultato cartine e sentito vari pareri, Filippo ha optato per il monte Frioland, salito dal versante nord, quello affacciato sulla Val Pellice. Questa punta (doppia per la verità) è un terrazzo naturale che domina la pianura sottostante.

MATERIALI - È stata utilizzata una bici Bianchi Methanol SL C. Boscaro - 9 kg con sci Movement Apple X + attacco ATK World Cup - 2,4 kg, pelli Camp Skin, scarpone Scarpa Alien 1.0 - 1,3 kg per un peso totale attrezzatura di circa 13 kg.
NUMERI -  64 km DI MTB + skialp per un totale di 6 ore e 6 minuti e 2.360 metri D+. 1.750 kcal le calorie consumate.

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