Ecco le squadre azzurre giovanili

Definite le squadre giovanili azzurre. «In questo settore - spiega il tecnico azzurro Davide Canclini - abbiamo inserito anche un gruppo osservati al femminile, ma anche al maschile, anche se non sono in elenco, si sono tanti juniores che non sono stati dimenticati, ma che insieme a Manny Reichegger seguiremo con grande attenzione. In azzurro non ci sono i Cadetti, ma lì vogliano insistere: sia per i Mondiali di quest’anno, ma soprattutto in chiave Losanna 2020. In cantiere abbiamo alcuni raduni dedicati solo ai gruppi giovanili».
Nella lista FISI cinque Espoir Nicolò Canclini, Davide Magnini, Andrea Prandi, Giulia Murada e Ilaria Veronese (con tre osservate Giulia Compagnoni, Giorgia Felicetti e Mara Martini) e altrettanti Junior, Fabien e Sebastien Guichardaz, Matteo Sostizzo, Giovanni Rossi e Samantha Bertolina (e due osservate Anna Folini e Valeria Pasquazzo).


Domenica trail e skyrace delle Pietre nel Piacentino

Domenica a Travo, in provincia di Piacenza, con partenza alle ore 9, si terranno gli attesi trail e skyrace delle Pietre; due manifestazioni organizzate da Piacenza Sport che faranno transitare gli atleti rispettivamente attorno (il trail) ed in vetta (la skyrace) della Pietra Parcellara, nota anche come il ‘Cervino della Valtrebbia’.
Le gare di 21 e 23 km con, circa 1000 metri di dislivello positivo consentiranno agli atleti di conoscere un angolo dell’Appennino particolarmente apprezzato dal punto di vista paesaggistico e storico essendo all’interno di un parco naturale che presenta i due massicci ofiolitici più occidentali d’Europa, la Pietra Parcellara (sacra agli antichi Celti), appunto, e la vicina Pietra Perduca, con la caratteristica chiesetta. Dopo la partenza i concorrenti transiteranno a Caverzago, località conosciuta per la presenza sotterra di un antico tempio della Dea Minerva, noto in tutta la Romanità. Attraverso tratturi saliranno sino a correre tra le due montagne in un paesaggio molto particolare dal punto di vista ambientale, che ricorda la Cappadocia.
Gli skyrunner (la manifestazione è inserita nel calendario Fisky) punteranno, poi, alla delicata cresta della Pietra Parcellara e saliranno fino alla vetta dopo aver indossato il casco; i trailrunner si limiteranno a circumnavigarla per poi scendere, entrambi, dopo alcune risalite e rispettive discese, in picchiata, fino al traguardo lungo sentieri e tratturi completamente corribili.
In relazione alla skyrace si precisa che è la prima volta che nel Piacentino viene organizzata una gara che presenta passaggi in cresta particolarmente audaci e degni di essere ritenuti a pieno titolo di skyrunning.
Per iscrizioni ed info piacenzasport.


Veia Sky Race, domenica la sfida in Valle Bognanco

Cresce l’attesa in Valle Bognanco per la due giorni di gare: venerdì si parte con Vertical Terme di Bognanco Trofeo Mario Ceschi, mentre domenica spazio alla International Veia Sky Race Trofeo Giampiero Bragoni, tappa delle Italy Series.
Alle 17 di venerdì a Bognanco Fonti si inizierà con il vertical, 1.100 metri di dislivello in poco più di 3,5 km. Sabato largo ai giovani: dalle ore 14 presso il Villaggio La Veia, all'Alpe Gomba, andrà in scena la seconda Mini Veia Sky Race aperta ai ragazzi dai 6 ai 14 anni. Iscrizione gratuita, al termine medaglia e nutella party per tutti.
Domenica la gara regina, la sky race da 31 km e 2600 metri di dislivello con la novità della Veia Race di 15 km e 850 metri di dislivello. Non mancheranno come da tradizione i premi per i tifosi: in regalo 100 buff griffati all'arrivo del vertical e altrettanti verranno regalati sulla cima Verosso domenica, oltre alla consegna a tutti i presenti in cima di un biglietto per l'estrazione di una fede ossolana offerta dalla gioielleria Brizio di Domodossola; al rifugio Gattascosa verrà invece consegnato un biglietto per l'estrazione di un orologio da polso sempre offerto dalla gioielleria Brizio.


Dolomiti di Brenta Trail da record

Partito il conto alla rovescia per la terza edizione della Dolomiti di Brenta Trail che sabato 8 settembre animerà i sentieri di una delle catene montuose più affascinanti al mondo. Con la chiusura delle iscrizioni del 28 agosto il comitato organizzatore coordinato dal Consorzio Molveno Holiday può fregiarsi di un numero di adesioni da record, visto che è stata sfiorata quota 700. Nelle due gare in programma, ovvero la 45 e la 64 chilometri, si presenteranno al cancelletto 677 specialisti della corsa in quota, nel dettaglio 301 nella sfida lunga e 376 nella corta, in rappresentanza di ben 20 nazioni, a testimonianza dell’appeal internazionale che si è ritagliata in breve tempo questa competizione.
Al via alcuni protagonisti della sfida di dodici mesi fa, a partire da Gianni Penasa e Christian Modena, che conclusero appaiati sul traguardo di Molveno e che riaccenderanno il duello anche sabato prossimo nella gara lunga, con la speranza da parte di entrambi di poter staccare l’avversario. Dovranno però ben guardarsi dall’atleta di casa Enzo Romeri. Nella sfida light per il momento desta interesse il nome di Luca Miori, primattore pure lui in tante gare in quota quest’anno, che avrà nello skialper azzurro Federico Nicolini il rivale da battere, come accadde nella scorsa edizione, anche se quest’ultimo non ha ancora sciolto le riserve sulla presenza al via. Al femminile i nomi dell’ultima ora nella starting list sono quelli Wiktoria Piejak, forte skyrunner e trailrunner polacca con passaporto italiano, ed Elena Nicolini, entrambe iscritte nella sfida light.
Queste giornate di sole hanno consentito agli organizzatori, di completare il lavoro di tracciatura dei due percorsi di gara. La gara lunga si sviluppa su presenta 4.200 metri di dislivello con lo start che verrà dato alle ore 6 di sabato 8 settembre dal Lago di Molveno, sede anche dell’arrivo. I concorrenti avranno a disposizione 16 ore di tempo per concludere la prova. La gara, dopo il passaggio da Andalo nel tratto iniziale, porterà i concorrenti nel gruppo di Cima Santa Maria e Cima di Campa, quindi al Passo del Grosté e lungo la parte centrale del Brenta, con i suggestivi passaggi ai piedi di Cima Brenta, Crozzon di Brenta, Cima Tosa e Campanil Basso, a precedere quello dalla Bocca di Brenta e la discesa conclusiva verso il traguardo. Il percorso di 45 chilometri, invece, presenterà 2.850 metri di dislivello, con start sempre dal Lago di Molveno, ma alle ore 7,30. Il tempo massimo per concludere la gara, in questo caso, sarà di 14 ore e 30 minuti.

 


Sabato torna il Défi Vertical a Valsavarenche

Dopo la pausa di agosto Tour Trail Valle d’Aosta e Défi Vertical propongono ancora due mesi ricchi di appuntamenti. Si parte sabato 8 settembre con il Gran Paradiso vertical, a Valsavarenche per la penultima prova della stagione. Gli ultimi sopralluoghi hanno dato esito positivo: i 3,6 chilometri (1.000 metri dislivello positivo) sono pronti e il sentiero è perfettamente pulito. Da un rifugio all’altro, dal Tètras Lyre di Pont di Valsavarenche fino al Vittorio Emanuele: una prova corta e allo stesso impegnativa in grado di esaltare le qualità tecniche dei partecipanti.
Sabato, alle 9,30, in griglia di partenza ci sarà anche l’elvetico Emmanuel Vaudan, più volte protagonista nel chilometro verticale di Fully, terzo al vertical di Fénis di aprile e vincitore poco dopo nella prova della Becca di Viou. Lo svizzero sarà ancora una volta l’uomo da battere: è secondo nel circuito alle spalle di Erik Bochicchio. Al femminile non mancherà la piemontese Chiara Giovando che cercherà il successo per incrementare la leadership nella classifica femminile del circuito. Presente anche la valdostana Nilda Blanc. Le iscrizioni sono aperte sul sito internet di Wedosport e saranno chiuse il 6 settembre. Gli ultimi concorrenti potranno iscriversi anche sul posto, sabato mattina dalle 7 alle 9 in zona partenza. Al Gran Paradiso vertical potranno partecipare anche i ragazzi dai 15 ai 17 anni.
Settembre e ottobre saranno due mesi ancora ricchi di gare. Per quanto riguarda il Défi, dopo il Gran Paradiso vertical di sabato si correrà ancora il Vertikal Tovo, ultima prova in programma a Oropa il 7 ottobre. Per quanto riguarda il Tour Trail della Valle d’Aosta sono ancora tre le gare da disputare: il 29 settembre si corre il Grivola Trail, il 13 ottobre il Licony Trail, il 27 ottobre il Traverse Trail. Premiazioni finali dopo il Vertikal Tovo (Défi) e il Traverse (Tour Trail).


Tor des Géants, domenica si parte

Conto alla rovescia per il nono Tor des Géants 2018, e per il Tot Dret, al suo secondo appuntamento. Le due gare monopolizzeranno l’attenzione dell’ultra trail mondiale nella settimana che va dal 9 al 16 settembre, quando, sulle Alte Vie 1 e 2 della Valle d’Aosta, saranno impegnati, notte e giorno, oltre 1100 atleti (886 al Tor, 309 al Tot Dret), 2000 volontari, oltre agli addetti alla sicurezza, guide alpine, rifugisti, supporter, commissari di gara, assistenti, medici….

PARTECIPANTI - Il Tor, che si avvale anche quest’anno del sostegno della Regione Valle d’Aosta, vedrà al via rappresentati 70 paesi e 5 continenti.
Italia, Francia e Spagna saranno le nazioni europee con il maggior numero di concorrenti ma, a seguire, Giappone e Cina, a testimonianza del richiamo che il Tor ha verso questi Paesi e l’Asia più in generale e di quanto sia inarrestabile la passione per il trail in tutto l’Oriente. Una curiosità tra i concorrenti: più giovane della nutrita compagnia sarà il danese il Jon Lundstrøm, che compirà 23 anni proprio durante il Tor. Il veterano sarà Jean Paul Gujon, proveniente dal Jura francese: ha già compiuto 75 anni. Solo per questo motivo e per la sua inossidabile passione per il trail è da considerarsi un Gigante.
ll Paese new entry del 2018 sarà l’Afghanistan, con due concorrenti: Stephanie Case, canadese, e Duncan Wilson, neozelandese. Entrambi lavorano per le Nazioni Unite e si occupano di diritti umani. Stephanie è una amica del Tor da vecchia data, già più volte sul podio, e ha gareggiato in passato per la Palestina. Il cambio di casacca è dovuto al fatto che attualmente risiede in Afghanistan, dove ha varato anche il progetto Free to Run, per promuovere lo sport, e la corsa in particolare, ovunque ci siano paesi in difficoltà. A questa iniziativa andrà parte del ricavato della vendita dei pettorali solidali, mentre l’altra parte andrà alla Fondazione Tettamanti, di Monza, da anni in prima linea nella ricerca sulle leucemie infantili. Pettorali solidali che sono stati venduti davvero in poche ore, a conferma della generosità e della solidarietà degli ultratrailers.

PARTENZE - Il Tor des Géants, 330km e 24000 metri di dislivello positivo, prenderà il via dal centro di Courmayeur (dove poi sarà posto l’arrivo) domenica 9 settembre alle ore 12. Previste alcune piccole variazioni di percorso rispetto allo scorso anno: per esempio la base vita di Valgrisenche viene riportata in paese e la Fenetre di Tsan viene ‘sostituita’ dal colle Fenetre. Il tutto per rendere più facile l’accessibilità del pubblico. Il Tot Dret, 130 km e 12000 metri di dislivello positivo, prenderà invece il via dal centro di Gressoney Saint-Jean alle 21 dell’11 settembre. I concorrenti dovranno arrivare a Courmayeur entro giovedì 13 settembre alle ore 17, dunque in 44 ore al massimo. dunque 6 ore in più rispetto alla passata edizione.

NOVITÀ - In entrambe le gare ci sarà una rappresentanza ufficiale dell’Esercito (5 concorrenti nel Tor e 2 nel Tot Dret (compresa Gloriana Pellissier).
Nel Tot Dret ci saranno cinque concorrenti amputati per dare vita al progetto ‘Gamba in spalla’, che prevede il loro alternarsi in gara, in una speciale staffetta, che ha lo scopo di promuovere lo sport per tutti, dunque trail compreso. EcoloTor, iniziativa varata già due anni fa dalla Cooperativa Erica e Vda Trailers, rivolgerà quest’anno la sua attenzione sui rifiuti, a partire dagli approvvigionamenti, sull’energia rinnovabile e sullo spreco alimentare. Inoltre dei runner in funzione di ‘Ecoscope’ seguiranno gli ultimi concorrenti per raccogliere eventuali rifiuti sul percorso, in modo che i sentieri ritornino fin da subito privi di tracce del passaggio dei corridori.

CANDIDATI AL PODIO - Anche se in una gara così lunga e articolata è sempre azzardato fare previsioni, sono una ventina i concorrenti di punta candidati alla vittoria, almeno sulla carta. Ci saranno numerosi vincitori di edizioni passate, come Olivero Bosatelli, Gialuca Galeati, Franco Collé, Oscar Perez, Jules Henry Gabioud (che gareggia quest’anno al Tot Dret, insieme ai valdostani Giuliano Cavallo ed Enzo Benvenuto) e, tra gli stranieri, il britannico Jezz Brag, gli statunitensi Luke Nelson e Avery Collins, il canadese Galen Raynods, lo spagnolo Vinas Villardel Roger e l’inossidabile Pablo Criado, per citarne alcuni. Di sicuro Peter Kienzl, Giulio Ornati e Christian Caselli non staranno certo a guardare. Tra le donne Denise Zimmermann, Roxane Ardet, Silvia Trigueros Garrote, Stephanie Case. Tra le italiane l’attenzione è puntata su Sonia Locatelli e Marina Plavan. Torna, grintosa come sempre, Federica Boifava. Non sarà presente sulla linea di partenza la ormai valdostana Lisa Borzani, due volte vincitrice del Tor, perché non si è ancora del tutto ripresa da un infortunio di qualche mese fa. Lisa, insieme a un’altra fortissima atleta italiana, Graziana Pè, non resterà però in poltrona. Le due campionesse delle lunghe distanze sono state infatti ingaggiate come reporter sul campo. Seguiranno la gara, dando preferenza alle ‘colleghe’, dai colli e dalle basi vita, per rendere più ricco il già sostanzioso programma di comunicazione, per raccontare in diretta le emozioni del Tor e della Valle d’Aosta anche a chi è a casa. Sono previsti infatti collegamenti live nei punti cruciali, interviste, filmati, foto, notizie in tempo reale. Tutto può essere seguito, momento per momento, dal computer o da un telefono cellulare non troppo ‘anziano’. Ci saranno inoltre aggiornamenti continui anche sul sito www.tordesgeants.it e sui canali social.


Michael Wohlleben, velocità verticale

Michael Wohlleben, tedesco, classe 1990, è diventato Guida alpina a soli 21 anni.  Qualche progetto realizzato? Il concatenamento invernale delle Tre Cime di Lavaredo del marzo 2017 con Simon Gietl in 9h15’, oppure la trilogia invernale (Cassin, Comici, Innerkofler) sempre alle Tre Cime, con Ueli Steck, oppure ancora la Nord dell’Eiger con Julien Irilli in 5h05 nel 2015. Ad agosto ha divagato tra la Val di Mello e le Isole Lofoten, in Norvegia. Abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche opinione con Michael.

Sei una delle Guide alpine più giovani, è difficile ottenere la fiducia di persone più anziane, che vanno in montagna da tanti anni?

«Difficile domanda, ora sono Guida da 7 anni e quindi, anche se ancora giovane, direi che ho abbastanza esperienza. Certo, forse quando avevo 21 anni non ero così esperto, però non ho deciso io, ma gli istruttori che mi hanno rilasciato il patentino, che hanno ritenuto che avessi la giusta competenza per portare le persone in montagna. Insomma, per farla breve… penso di essere stato una buona Guida, ma sicuramente ora sono migliore».

Che cosa vuol dire andare in montagna, qual è la tua filosofia?

«Niente di particolare, voglio divertirmi, voglio sentire i muscoli che lavorano e spingere i miei limiti, ma voglio anche tornare a casa».

Che cosa significa arrampicare? E sciare? Ti piace lo scialpinismo?

«L’arrampicata è centrale. Quello che mi piace di più è l’alpinismo veloce, che richiede molto allenamento di endurance. A volte quando arrampico mi sento come quando avevo sette anni e volevo solo scalare. Mi piace il freeride e lo skialp, soprattutto come base per l’allenamento di endurance».

Parlaci dei tuoi progetti, cosa dobbiamo aspettarci?

«Ho appena finito un progetto di cui probabilmente sentirete parlare presto e  voglio scalare in autunno per prepararmi ad andare in Patagonia in gennaio».

La trilogia delle Tre Cime è stata la tua impresa più importante?

«No, forse la più grande per i media e per me, ma è stata anche molto di più. Mi ha fatto capire come si realizzano i grandi progetti, mi sono preparato a lungo, la pianificazione è stata perfetta. Poi la scalata con Ueli è stata la punta dell’iceberg».

Ti alleni nelle palestre indoor?

«Sì, talvolta, ma non mi piace».

Parlaci della Nord dell’Eiger?

«È un’impresa molto più spontanea. Con Julien volevamo provarla, però ci sono stati dei problemini: all’inizio abbiamo sbagliato via, ho perso i ramponi, Julien non stava bene negli ultimi 200-300 metri, così abbiamo fatto 5h05’, c’è ancora tanto margine».

Cosa pensi del rischio in montagna?

«È una parte della medaglia che non mi piace, sono fidanzato con una bella ragazza e a casa mi aspetta un bambino di cinque anni, ecco perché non amo prendermi dei rischi. Però non sarei felice vivendo un’altra vita. È un bel conflitto».

Cosa pensi di occhiali e lenti per l’utilizzo in montagna, perché sono importanti?

«È impossibile non usarli, sono una parte importante dell’attrezzatura. Se esco di casa li ho sempre con me. Le lenti sono fondamentali, a seconda dell’attività devi scegliere quella giusta, o chiara o scura. Io, per gli sport sotto i 4.000 metri, preferisco le lenti Zebra».

Che modello di occhiali Julbo usi?

«Shield. Perché? Perché sono i miei bambini, li ho sviluppati insieme a Clement, il progettista di Julbo, e non sono solo molto funzionali, ma anche molto modaioli».

Julbo Shield

JULBO SHIELD - Protegge gli occhi in montagna come uno scudo

Novità Julbo per la primavera/estate 2018: il modello Shield unisce un design moderno e attuale alla protezione e sicurezza necessarie durante le avventure in montagna.Occhiale idoneo per qualsiasi terreno, anche in presenza di neve in alta quota,Shield offre un campo visivo molto ampio e massima protezione grazie all’alta qualità delle lenti fotocromatiche e polarizzate e alle protezioni laterali.

Le protezioni laterali sono realizzate in morbido tessuto che risulta delicato sulla pelle della zona intorno agli occhi e sono amovibili, per poter indossare l’occhiale anche dopo una giornata in montagna. Shield è inoltre dotato di aste sagomate antiscivolo e grip nose che permettono all’occhiale di rimanere in posizione con qualsiasi movimento e di piccoli fori sulla montatura, esattamente sopra e sotto l’area della lente, per una perfetta ventilazione, evitando così la formazione della condensa. La forma rettangolare lo rende un modello dallo stile elegante ma anche audace.

Shield è disponibile con lenti Zebra (fotocromatiche, di categoria 2-4) e con lenti Cameleon (fotocromatiche e polarizzate, di categoria 2- 4) reattive alle variazioni di luce.

Prezzo consigliato al pubblico – lenti Cameleon: 190 euro

Prezzo consigliato al pubblico – lenti Zebra: 150 euro


Stefano Ruzza, l'uomo del sette

Il sette, lo si sa sa, è un numero magico. E lo è ancora di più per Stefano Ruzza, Team Vibram, autore di una incredibile gara all’UTMB che gli ha regalato un settimo (appunto) posto, miglior risultato italiano di sempre dopo quelli di Olmo. Dico sette perché anche alla Diagonale des Focus del 2014 Ruzza si era classificato in quella posizione, regalandosi una prestazione da incorniciare. «È vero, anche ai Campionati Europei della Trans d’Havet ero arrivato settimo» scherza Stefano mentre sta preparando le valigie per gli Stati Uniti. Negli Stai Uniti Ruzza era già stato anche in primavera, gareggiando in qualche trail locale e alla UROC.

Stefano, ma cosa vai a fare così spesso negli States?

«La mia fidanzata lavora lì, a Baltimora, per questo ora mi faccio un mesetto da quelle parti».

Sette è un numero magico, ma non hai provato ad arrivare sesto?

«Certo, in salita vedevo Evarts davanti, a pochi minuti, prima dell’ultima salita ho spinto molto, ma sono arrivato esausto e ho pensato a difendermi».

Hai scritto che questa volta hai fatto tesoro degli errori del passato nell’allenamento, pre-gara e gestione della competizione, puoi spiegarci meglio cosa intendi?

«Tanti piccoli dettagli, nell’allenamento, nell’alimentazione in gara. Nel 2016 ero andato fortissimo all’inizio, ero sugli stessi tempi di quest’anno, poi ho avuto problemi di alimentazione ed ero un po’ stanco mentalmente, mi ero allenato troppo. Questa volta sono arrivata fresco, convinto di soffrire per 24 ore, perfettamente in forma nonostante l’infortunio della primavera, come alla Diagonale des Focus».

Che infortunio hai subito?

«Sublussazione del cuboide, poi correndoci sopra si sono infiammati peroni e tibiale anteriore, per due mesi ho corso praticamente con una sola gamba. Ho fatto tantissima bici e corso giusto per mantenere il gesto, ma sui sentieri mi sono ritrovato subito a mio agio». 

Commenti sulla gara?

«Mi ero preparato una tabella di marcia che ho rispettato quasi al minuto, ho fatto la mia gara, su me stesso e non su altri, come Thévenard ed è risultata vincente. Certo lui ha un ritmo costante, incredibile, è proprio fatto per queste gare».

Dicci la verità, aspiravi a una top ten?

«Onestamente sì, due anni fa ero sui tempi di Zanchi e Ornati, poi ho avuto qualche problema».

Il momento più bello?

«A Trient. Arrivavo da Champex, dove ero dodicesimo e rassegnato a non entrare nella top ten, poi al ristoro c’erano tutti i ragazzi del team Vibram, un tifo pazzesco, meglio che al traguardo, all’uscita ho superato il mio compagno di squadra Xavi Dominguez, prima avevo superato Zach Miller, lì ho capito che stava andando bene».

Che idea ti sei fatto dei ritiri?

«Anche l’anno scorso ha piovuto e fatto freddo, ma quest’anno ho visto gente molto più provata, poi credo che molti dei top siano stati svuotati dalla battaglia all’inizio».

Che scarpa hai usato?

«Hoka One One Speedgoat 2»

Solo una?

«Sì e non ho neppure mai cambiato la maglia, un po’ per scaramanzia, un po’ perché mi sentivo veramente bene e non volevo perdere tempo».

Se andrai sempre più spesso negli States, c’è il rischio che il primo americano a vincere l’UTMB sia tu…

«Ma dai… godiamoci questo settimo posto che non ho ancora metabolizzato, è già molto». 


L’UTMB degli anti-eroi

C’è qualcosa che rende davvero magica l’edizione 2018 dell’UTMB, a mio parere la più bella degli ultimi anni insieme a quella del 2013. È stata ricchissima di colpi di scena e non si può certo dire che i favoriti, diciamo i favoritissimi, abbiano vinto. La notte si è pian piano mangiata tutti quelli che avevano i maggiori auspici del pronostico e ha partorito storie e sogni degni di essere raccontati, quelli di Francesca, Xavier, Stefano e Katia, tre anti-eroi che hanno saputo imporsi, ognuno a modo suo, proprio nell’anno in cui all’UTMB sono arrivati i premi in denaro.

CANEPA - La vittoria di Francesca Canepa, a 46 anni, è di quelle che entrano di diritto nella storia dell’ultra trail. Quando l’abbiamo vista spuntare tutta coperta, giacca lunga e pantaloni lunghi, sulla linea del via, masticando qualcosa (un Buondì, dirà poi...), aveva la faccia da ‘dura’. La sua vera faccia, quella della rabbia, della determinazione, della voglia di ‘mordere’. Quella faccia che le aveva regalato tante soddisfazioni in passato (tra le quali un secondo posto nell’edizione ‘mutilata’ dell’UTMB 2012) e che era stata coperta da una maschera dopo la ben nota vicenda del Tor. Anni difficili - comunque la si voglia pensare sull’affaire - che hanno svuotato Francesca. Però, da lottatrice quale è, non si è mai arresa. Altri, altre, avrebbero gettato la spugna quando i risultati non arrivavano più. Questa vittoria, ottenuta con la strategia e la calma dei forti, partendo tranquilla, seguendo la propria andatura e la tabella di marcia, aumentando il ritmo con il passare dei chilometri e mangiandosi le avversarie una per volta, vale moltissimo. Ed è la più bella storia italiana a Chamonix insieme a quelle di Marco Olmo. Bisogna ammetterlo, in tanti, noi giornalisti per primi, avevamo dato Francesca per finita da tempo, e ci siamo sbagliati. Chapeau.

l'arrivo di Francesca Canepa ©Martina Valmassoi

THÉVENARD - Sfida Kilian-Walmsley? Hernando? No, zitto zitto è arrivato lui, il folletto del Jura, quello che se lo vedi camminare nelle strade di Chamonix ha un’andatura supinatoria che non si può guardare. Quello che pochi mesi fa alla Hardrock 100 stava stravincendo ed è stato squalificato per avere inavvertitamente bevuto un goccio d’acqua pochi chilometri dopo il ristoro, fatto che all’UTMB sarebbe stato sanzionato con qualche oretta di penalità. Il suo score ai piedi del Monte Bianco è impressionante. Ha vinto al primo colpo tutte le gare, dalla CCC alla TDS e ora si porta a casa anche la terza UTMB, eguagliando Kilian e D’Haene. La sola altra apparizione da queste parti, l’anno scorso, gli è valsa il quarto posto… Unico.

Xavier Thévenard ©UTMB/Zoom

FORI - Un quarto, due quinti e un settimo posto. Sì vabbé, ci sarebbe anche un ventinovesimo posto alla prima partecipazione, ma possiamo considerarlo un errore di gioventù. Katia Fori, professione direttrice di banca, a Chamonix è a suo agio. E questa volta ci ha fatti sognare conducendo per buona parte e tenendo testa a Chaverot & co o alle americane. Una bella storia di sport, di passione, di fatica, di forza di volontà e soprattutto di testa. Inimitabile.

Katia Fori ©Martina Valmassoi

RUZZA - Anni e anni ad aspettare questa benedetta top ten, dopo i successi di Olmo e quel decimo posto di Massimo Tagliaferri, poi nel 2016 arriva il nono posto di Giulio Ornati. Poi… arriva Stefano Ruzza, Team Vibram, da Busto Arsizio, uno che non ama le mezze misure, o dà tutto quello che ha o salta. Il settimo posto alla Diagonale des Fous era stato il suo capolavoro, ma questo è ben più importante. È sempre stato uno dei più promettenti ultra-trailer italiani, ora ha definitivamente raggiunto la maturità. Capolavoro.

Stefano Ruzza ©Christophe Angot/Vibram

La Sportiva Epic Ski Tour, ecco le date

Il comitato organizzatore de La Sportiva Epic Ski Tour ha annunciato le date del 2019: la terza edizione andrà in scena nel weekend del 22 e 23 febbraio, sempre in Trentino. Due giorni di gare e non tre, tante novità in cantiere, tracciati più abbordabili, affrontabili anche dai meno esperti. Lo staff è già al lavoro, nei prossimi mesi ne sapremo di più.


Domenica intensa alla Maga

Un lungo viaggio in solitaria, questa è stata la Maga Skymarathon per Cristian Minoggio, che si è presentato in completa solitudine sul traguardo di Serina, con il finish time di 4h47'06”, uno dei migliori tempi mai fatti segnare alla skymarathon della Val Serina. In seconda posizione un'altra aquila Valetudo, il bergamasco di Colere Clemente Belingheri, che ha stoppato le lancette su 5h25'23”. Terzo posto per Giambattista Micheli del team Carvico Skyrunning in 5h26'53”. Nella top ten Stefano Tavola, Alessandro Colombi, Diego Cortinovis, Matteo Longhi, Loris Bonzi, Maurizio Merlini e Matteo Caglioni. Nella prova femminile la prima a transitare sotto lo striscione d'arrivo è stata Silvia Boroni in 7h26'07”. Sul podio a farle compagnia Maria Panseri (Atletica Presezzo), seconda in 8h15'56”, e Cristina Durante (Carvico Skyrunning), terza in 8h40'10”. Quarta classificata Silvia Marcon.

50 KM - Sulla nuova distanza di 50 km e 5000 metri di dislivello positivo il più veloce è Riccardo Faverio, che si toglie lo sfizio di conquistare la prima edizione della gara di casa in versione ultra. Nella gara in rosa è l'aquila Valetudo Cecilia Pedroni ad entrare per prima nell'albo d'oro della manifestazione. La gara era valida come finale del circuito Skyrunner Italy Series. Ed ecco dunque i vincitori del circuito nel contesto delle Sky Ultra: Luca Carrara e Cristiana Follador: entrambi oggi sono saliti sul secondo gradino del podio.
Un Luca Carrara ha rotto subito gli indugi portandosi in testa sin dalla partenza da Zorzone. Creste del Menna, parete nord dell’Arera, vetta dell’Arera, e Carrara era sempre al comando, con un vantaggio massimo di 4 minuti sui diretti inseguitori. Ad inseguirlo un terzetto composto dai trentini La Sportiva Michele Tavernaro e Paolo Longo e dal local di Serina Riccardo Faverio alfiere del Gs Orobie. Sul Grem però Luca Carrara è stato riacciuffato da Tavernaro e Faverio. Tavernaro è rimasto leggermente indietro e al comando si è consolidata la coppia Faverio-Carrara. Sul primo gpm dell’Alben è transitato in prima posizione Luca Carrara, sulla seconda cima dell’Alben è sempre Carrara il primo, ma i due corrono appaiati, e la loro gara prosegue così anche nella discesa finale. Ma a un certo punto Luca Carrara è caduto; si è rialzato prontamente ma a causa dei dolori non ha più retto il ritmo tenuto fino a quel momento.
Riccardo Faverio, lucidissimo, ha continuato la discesa in solitaria, involandosi verso il traguardo della ‘sua’ Serina. “La gara della vita” l’ha definita il vincitore. Faverio ha portato a termine la ultra in 7h44’45”. Luca Carrara, protagonista di una stagione a livelli altissimi, è arrivato sotto l’arco del traguardo in 7h52’06”. Sul terzo gradino del podio Paolo Longo in 7h56’39”. Nei migliori dieci di questa prima edizione troviamo anche Michele Tavernaro, Luca Picinali, Mario Ruggiero, Alex Viciani, Matteo Bolis, Roberto Longhi (master 60!) e Andrea Grilli.
Volgendo lo sguardo alla prova femminile, la dominatrice di questa durissima gara è stata Cecilia Pedroni, del team Valetudo Serim, che ha stoppato le lancette su 9h16’35”. Seconda classificata Cristiana Follador con il finish time di 9h32’32’. Terza Patrizia Pensa (Pol. Besanese), medaglia di bronzo ottenuta con il crono di 9h35’57”. Ai piedi del podio Chiara Broggio (Libertas Forno) che ha fatto registrare il tempo finale di 9h46’28”.

24 KM - Sul percorso di 24 km e 1450 metri di dislivello positivo della Maga Skyrace, Jean Baptiste Simukeka ha tagliato per primo il traguardo di Serina fermando il tempo su 2h22'29”. Un solo secondo di distacco per Dennis Bosire Kiyaka che si prende la medaglia d'argento. Al terzo posto gli applausi sono per l'azzurro Sergio Bonaldi, ‘local’ di Serina, che ha chiuso in 2h24'22”. Nella top ten Danilo Brambilla, Elia Balestra, Paolo Poli, Paolo Colleoni, Luca Rota, Daniele Carobbio e Adriano Ticozzelli. Per il secondo anno consecutivo Martina Brambilla si è imposta alla Maga Skyrace. 3h10'08” il tempo che le è valso la vittoria. In seconda posizione la scialpinista della Carvico Skyrunning Paola Pezzoli con il finish time di 3h16'02. Medaglia di bronzo al collo della giovane Laura Tiraboschi che ha completato la prova in 3h30'17”. Fra le migliori dieci Helene Papetti, Silvia Ottaviano, Jessica Regazzoni, Arianna Mariani, Alejandra Hernandez, Lelia Maria Camanini e Chiara Spreafico.


Davide Magnini e Denisa Dragomir da record alla International Rosetta Skyrace

Edizione da incorniciare per la International Rosetta Skyrace. Festa grande a Rasura per lo staff dello Sport Race che prima del via hanno visto saltare il record di presenze con oltre 300 atleti ai nastri di partenza. In gara a dare spettacolo ci hanno pensato il trentino Davide Magnini e la rumena Denisa Dragomir. Primi ad ogni intermedio, sempre davanti con autorità, entrambi hanno siglato i nuovi record della gara demolendo i precedenti. Per Magnini un finish time di 2h03’43” (precedente record di Paolo Bert 2h09’16”), mentre la Dragomir è riuscita a battere se stessa chiudendo in 2h30’39” (precedente record 2h34’15”).
Sui 22,4 chilometri (1740 metri di disliivello di salita e altrettanti di discesa) disegnati all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, è stata battaglia dall’inizio alla fine con ritmi elevatissimi e un clima ottimale che ha agevolato le performance fatte registrare. Al traguardo del polifunzionale, alle spalle di un immenso Magnini, seconda piazza per Daniel Antonioli in 2h09’02” e terza per Martin Stofner in 2h10’34”. Nella top ten di giornata anche Andrea De Biasi, Gil Pintarelli, Paolo Bert, Christian Modena, Daniele Cappelletti, Giordano Passerini e Erik Panatti. Al femminile imprendibile Denisa Dragomir, argento di giornata per Daniela Rota 2h48’26”, mentre sul gradino più basso del podio è salita Viktoria Piejak in 2h52’11”. Quarta Giulia Compagnoni, quinta Giulia Orlandi.

Denisa Dragomir ©Giacomo Meneghello e Davide Ferrari

Sfida nella sfida visto che in palio vi era il successo nel circuito La Sportiva. Un challenge che prima di fare scalo in Valgerola ha visto tappa alla Trentapassi Skyrace, alla Ledro SkyRace, alla Skylakes, alla Stava Mountain Race e al San Fermo Trail. Re e regina 2018 sono stati incoronati il trentino Gil Pintarelli e la bergamasca Daniel Rota. Sul podio di circuito anche Martin Stofner e Viktoria Piejak secondi e Daniel Antonioli, Annelise Felderer terzi.


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