Quattro chiacchiere con Cristoph Hainz

Abbiamo incontrato l'alpinista altoatesino al nuovo Salewa Store di Aosta

In occasione dell'apertura del nuovo Salewa Store nella via centrale di Aosta di venerdì scorso, abbiamo avuto occasione di incontrare un grande della montagna, Cristoph Hainz, testimonial dell'azienda del gruppo Oberalp, e non ci siamo fatti sfuggire l'occasione per scambiare quattro chiacchiere sull'argomento scialpinismo. «Sì certo, pratico da sempre questo sport, è parte integrante del mio mestiere di Guida Alpina. A inizio inverno, fin quando ci sono le condizioni per le cascate di ghiaccio, mi dedico a quelle, poi da fine febbraio ad aprile sono in giro per le Dolomiti con le pelli di foca. I clienti? Ce ne sono di tutti i tipi, da quelli super-preparati, a quelli che di montagna ne capiscono poco. Fa parte di questo lavoro...». Una vita in montagna per questo quarantunenne di Selva dei Molini, in Alto Adige. «Nel mio paese è nato un forte scialpinista, Manfred Reichegger, lui sì che va forte…». Ma anche Cristoph si è dedicato in un primo tempo alle gare di ski-alp. «Sì, ma partivano troppo forte! Soffrivo come un pazzo i primi 500 metri, poi pian piano veniva fuori la mia condizione e l'abitudine a stare in montagna. Ma appena davano il via, partivano tutti come assatanati. Ricordo che la mia prima gara l'ho fatta con Oswald Santin. Poi però ho capito che non faceva per me, anche se mi sembra uno sport davvero tosto, per gente dura e preparata!». Già, però da buona guida alpina, Christoph ha notato anche un altro genere di concorrenti.. «Ci sono anche quelli che si iscrivono alla gara per poter fare un'escursione nelle retrovie su un percorso ben preparato e al sicuro da pericoli di valanghe. È una soluzione intelligente. Certo, ci vuole anche in questo caso una discreta preparazione, se no si rischia di non godersi più la gita per arrivare in tempo ai cancelli orari».
In uscita in questi giorni c'è un libro, 'Sfide in verticale' che racconta le grandi imprese dolomitiche di Hainz, ma anche il suo record sulla Nord dell'Eiger oppure l'ascesa al Fitz Roy. Vale la pena darci un'occhiata. Noi, intanto, ci siamo fatti lasciare il numero di telefono: quest'inverno sarà uno dei nostri 'ski-alp people' con cui percorreremo un itinerario per realizzare l'intervista per Ski-alper.


Meraldi - Giovannini, nuova via in Alaska

Sull'inviolato sperone est del Kahiltna Peaks

Fabio Meraldi e Diego Giovannini avrebbero dovuto misurarsi con la Cassin Ridge al McKinley ma le condizioni meteo piuttosto anomale per la stagione, che avevano già mietuto alcune vittime, hanno indotto i due alpinisti a modificare i loro piani rivolgendosi verso il bellissimo sperone di misto del Kahiltna già tentato qualche anno fa da una spedizione giapponese.
Sono bastate 12 ore ai due per aver ragione dei 1800 metri di dislivello della via che presenta pendenze vicine agli 80° e notevoli difficoltà di misto, ghiaccio e roccia. La discesa è stata effettuata lungo la via di salita grazie a numerose doppie e alcuni passaggi delicati a ritroso.
Meraldi è certamente uno degli scialpinisti più famosi al mondo per il suo palmarès di vittorie: da quando ha cessato con l'agonismo si è riavvicinato all'alpinismo vero e dove sa esprimersi su alti livelli.
Giovannini ha fatto parte con Nicolini e Mezzanotte del team che ha superato tutti quattromila delle Alpi in soli sessanta giorni oltre, ovviamente, ad aver compiuto altre imprese sia in Italia che all'estero.


La 6 Rifugi nel cuore delle Dolomiti

Una corsa che è molto più di una gara

Questa è una corsa che va messa in agenda e che, come accade da ben 39^ edizioni, prenderà il via dal lago di Misurina la prima domenica di agosto. Il 7 agosto saranno quindi in 1000 a cimentarsi in questo strepitoso percorso che si snoda all'ombra delle Tre Cime di Lavaredo toccando i suoi 6 rifugi. Il Cai di Auronzo per motivi di sicurezza e per garantire un ottimo servizio ai concorrenti ha deciso che 1000 sarà il tetto massimo di partecipanti ammessi. Un percorso senza eguali, nel cuore delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, attorno alle monumentali Tre Cime di Lavaredo che sovrastano la Val d'Ansiei, lungo le pendici del Paterno ammirando le maestose pareti nord della Croda dei Toni. In totale saranno 30 km di sviluppo con un dislivello positivo di 1400 metri e negativo di 2200. Partenza alle ore 8 dalle sponde del lago di Misurina per toccare uno ad uno i 6 rifugi simbolo di queste montagne, luogo di ristoro ed accoglienza. In ordine si transiterà dal rifugio Auronzo, Lavaredo, Locatelli, Pian di Cengia, Comici e Carducci. L'arrivo sarà presso lo stadio del ghiaccio di Auronzo. Titta Scalet si è aggiudicato l'edizione 2010 fermando il cronometro in 2h 43', al femminile invece ad imporsi è stata Stefania Satini con il tempo di 3h 25'. La Camignada poi Siè Rifugi è una corsa alla portata di tutti visto che il tempo limite è fissato in ore 10 e alla quale almeno una volta vale la pena di partecipare. Le iscrizioni intanto sono aperte da qualche giorno sul sito www.sportis.it.
 


Nord Aiguille Rouge condizioni ideali

Ma finisce in anticipo la stagione in Alta Valle dell'Orco

Un mese in anticipo, queste le considerazioni osservando il paesaggio intorno dal Colle della Vacca a cavallo fra Italia e Francia. Ma la giornata è ideale: un vento freddo e un buon rigelo notturno, neve dura trasformata in basso e fredda ventata in quota. Come ogni week end la zona è presa d'assalto dagli irriducibili, i superappassionati delle pelli, quelli che non amano troppo l'arrivo dell'estate…
Io e Idalba finalmente in gita, senza impegni di sorta, salvo quello di pubblicare questo breve articolo.
A piedi sul sentiero del Rifugio Ballotta, breve consultazione alla base del canale del Ballotta: io sono per ramponi su per il canalino ancora innevato, lei è per la ferratina che sale dal tetto del rifugio. Vince Idalba salvo poi ammettere che con gli scarponi da ski-alp non si arrampica bene.
Sul Pian Ballotta alcuni scialpinisti sono già alle prese con la parte ripida del Colle della Vacca.
Calzano i coltelli su una neve dura e porosa e dalla superficie irregolare. Io sono pronto a togliere gli sci e calzare i ramponi ma alla fine le condizioni sono così buone che riusciamo a passare prima che il sole scaldi troppo e renda insidiosa la superficie del manto nevoso, tutto questo a sostegno e conferma delle nostre convinzioni circa l'eterno dibattito «coltelli sì, coltelli mai» che sarà probabilmente argomento tecnico da approfondire su Ski-alper della prossima stagione.
Al Colle della Vacca lo spettacolo è eccezionale: da una parte il Gran Paradiso, dall'altra la Grande Motte con gli impianti di risalita di Tignes.
Proseguiamo verso il Col d'Oin e qui la nostra attenzione è attratta dai numerosi ski-alper che salgono e scendono la Nord della Grande Aiguille Rouge. Un tempo sci ripido ma oggi alla portata di molti. La traccia seguita in linea di massima pendenza in salita scollina poco a destra della cima. La discesa viene affrontata poco sopra la metà del pendio: la prima parte di discesa avviene in cresta per poi attraversare e raggiungere le tracce della salita. Io e Idalba seguiamo da spettatori le evoluzioni di chi si cimenta con la discesa: non tutti sembrano in possesso di grande tecnica, qualcuno è decisamente in difficoltà ma tutti portano a termine felicemente la prova a dimostrazione che il livello medio degli scialpinisti si è alzato enormemente in questi ultimi tempi.
«Mi aspetti qui tranquilla al sole del Col d'Oin che vado anch'io a farmi due curve là sopra?»
«No.»
E allora, approfittando delle condizioni ancora buone della neve iniziamo la discesa verso il passaggio del palo.
Due togli e metti poi la discesa del palo, molto ripida e gelata dal momento che il sole ha appena sfiorato questo tratto ripido. Di quelle nevi che ti fanno scendere i calzini ma dopo un po' di derapate e raccomandazioni - non arretrare, derapa con gli sci più vicini... - Idalba porta a termine il tratto impegnativo.
Ultimo tratto con sci a spalle verso la diga del Serrù. 


Che stagione è stata?

L'abbiamo chiesto al c.t. Oscar Angeloni

Ha risposto al telefono che stava scalando in bicicletta il Passo Duran e tra un tornante e l'altro ha risposto a qualche domanda.
E' stata un'ottima stagione, ha esordito Oscarone, che ci ha visto protagonisti. Abbiamo conseguito ottimi risultati sia individuali, con vittorie in coppa e ai mondiali, sia di squadra con tantissimi piazzamenti. I nostri giovani sono più che una speranza per il futuro. Antonioli e Boscacci sono già una realtà, tra i cadetti e gli junior abbiamo dei talenti che già si sono messi in mostra. Ora bisognerà lasciarli crescere senza mettere pressione e soprattutto lasciandoli fare il loro percorso.
Il più bel risultato? Aver costruito un bellissimo gruppo. Sono ragazzi fantastici, si lavora con serenità ed armonia. Tra di loro c'è una sana rivalità, ma anche un gran rispetto. Lavorano, faticano, si sacrificano e si aiutano. Per me questo è motivo di orgoglio.
Parliamo del futuro? Ci stiamo lavorando, e posso anticipare che tutti gli elementi saranno confermati. Il gruppo di base è quello. Dovrò valutare Brunod ed in estate comunque sentirò tutti i ragazzi. Quello che mi preme è sentire la disponibilità di tutti, non accetterò part time o condizioni di sorta.
Antonioli e Boscacci passeranno senior? No è giusto che corrano nella loro categoria. Nelle tappe italiane di coppa tra i senior vorrei convocare due atleti in più per premiare chi si sarà distinto durante la stagione. Stessa cosa tra i giovani, è giusto fargli fare esperienza e respirare il clima della squadra.
Hai visto il calendario, cosa ne pensi? Demenziale, ho già comunicato a chi di dovere tutta la mia contrarietà ad un calendario che così strutturato non giova a nessuno. Ma pensa anche ai nostri sponsor che dovranno aspettare febbraio per avere visibilità. Io spero che si possa ancora cambiare, almeno una tappa a gennaio bisognerà inserirla.
Programmi? Con la squadra in autunno vorrei fare almeno due raduni a secco o sulla neve in ghiacciaio durante il week end. Adesso per noi saranno mesi di programmazione, bilanci, e consultazioni.
Un grazie a …. Spero di non dimenticare nessuno, ma vorrei iniziare con Nicola Invernizzi, il Lillo, davvero una persona straordinaria, capace, disponibile, che oltretutto ha fatto un gran lavoro con i giovani. Poi un grazie di cuore e un plauso ai responsabili dei comitati che con pochissime risorse stanno facendo miracoli.
Vogliamo citarli? Clanclini, Basolo, Zanon, Cristille, Nicolini e Romor.
Grazie Oscar, buona pedalata e buon lavoro.
 


Una classica di fine stagione con Alessandro Foti

Il salotto buono di Ski-alper sulla Cima del Carro

Il Vallone del Carro diventa a fine stagione un grande richiamo per gli irriducibili dello ski-alp. Noi della redazione di Ski-alper siamo soliti salire il Ghiacciaio d'Oin per le ultime considerazioni sui materiali e sui personaggi che animeranno la rivista della prossima stagione.
La settimana scorsa era la volta di Yves e Yannich Anselmet, questo sabato quella di Alessandro Foti, importantissimo manager nel mondo bancario e dell'economia, che si difende benissimo nello scialpinismo dove riesce a scaricare lo stress del proprio lavoro e dove trova il sistema per mantenersi in grande forma per meglio affrontare gli impegni che la sua carica gli impone.
Una gita riuscita, di quelle che solo il periodo primaverile possono offrire: neve dura al mattino presto poi via via più morbida sotto l'effetto dei raggi solari. Un itinerario affollato con un primo tratto impegnativo dal Lago del Serrù - la salita del Palo - e poi l'ampio ghiacciaio che porta fino alla vetta della Cima del Carro. Oltre ad Alessandro, che nella prossima stagione sarà un personaggio dello Ski-alp people, anche l'avvocato Saltarelli con i suoi due amici Lorenzo e Vittorio.
Apprezzabile la preparazione di tutto il gruppo, in particolare ci ha colpito la grande padronanza tecnica, sia in salita che in discesa, di Alessandro Foti che molto probabilmente oltre che conoscere alla perfezione i saliscendi dei grafici degli andamenti economici dei suoi gruppi bancari conosce altrettanto bene le virate infilate e le curve saltate…
Per tutto l'arco della salita il gruppo è stato rallegrato dalle simpatiche considerazioni del nostro avvocato che come tale è difficile da zittire.
Dalla Cima del Carro l'attenzione si sposta ora sulla Cima della Basei che di norma sancisce l'ultima uscita dello ski-alp in Canavese.


Yves Anselmet sarà il personaggio «sci ripido»

Simpatica intervista in quota fra Italia e Francia

Il Colle del Carro è situato a 3150 metri e divide la Haute Maurienne dalla Valle dell'Orco, da una parte Ceresole e dall'altra Bonneval. Quale se non questo il teatro di un'intervista esclusiva fra Yves Anselmet e il forte Yannich suo figlio?
E così domenica di buonora eccoci risalire il Vallone del Carro fra gli scialpinisti che vanno alla Cima del Carro per poi deviare a sinistra e affrontare le ripide rampe che portano al colle. Lassù ci aspettano Yves, Yannich e la signora Anselmet.
Simpatia e cordialità, una bottiglia del mio Erbaluce che ha accompagnato formaggio di brebis con pane alle noci. Le domande, i ricordi, le foto di rito.
Abbiamo parlato in francese ma anche in dialetto: la lingua dei vecchi della Maurienne è la stessa delle nostre valli.
Poi la discesa: mi vogliono accompagnare, almeno per trecento metri di dislivello. Il versante è piuttosto ripido già di suo ma dato che abbiamo parlato a lungo di sci ripido scendiamo direttamente sulla linea di massima pendenza. Yves dice che siamo a 45° e qualche valanghetta di neve marcia parte al nostro passaggio.
In basso i saluti e gli amici savoiardi rimettono le pelli e ripartono verso il colle dove li attende la signora Anselmet.
Su uno dei primi numeri della prossima stagione pubblicheremo l'intervista esclusiva con le avventure sul ripido di padre e figlio, entrambi guide e maestri di sci.


Ski-alper 79 in edicola!

Ecco i contenuti

Un numero ricco di proposte per quanto riguarda gli itinerari: dal Pic Blanc de Galibier alla Wildispitze e all'Haute Route svizzera ai quali si aggiunge il diario della traversata della Corsica con tutte le immagini per rendere ancora più esplicativo il non facile itinerario. Lo ski-alp people si occupa questa volta del gruppo della Val di Fiemme, indomiti montanari appassionati di ski-alp. Hans Kammerlander si racconta a Umberto Isman in occasione di una simpatica gita con gli sci.
Le prove materiali prendono in esame alcune novità del settore: il leggerissimo attacco in carbonio di Pierre Gignoux e l'SL dell'Atk.
Seletto prova sulla neve il nuovo Evo della Dynafit.
Molto spazio è stato dedicato alle gare, d'altronde siamo al top della stagione e alla vigilia del Mezzalama con tutte le altre classiche già disputate e di cui offriamo ampi redazionali: dalla Tre Rifugi all'Adamello Ski Raid, dal Tour du Rutor alle Dolomiti del Brenta passando per la Pierra Menta e le altre gare che contano.
Grandi spazi per i nostri lettori, catturati in gara con particolare attenzione a quanti indossano il nostro casco.
Come per ogni ultimo numero di stagione ecco la presentazione delle gare di skyrunning che seguiremo durante l'estate e i calendari di queste discipline così affini allo ski-alp.


Grande concatenamento di Mirko Mezzanotte

Tre cime e due passi in 17 ore

Mirco Mezzanotte noto per le sue doti alpinistiche ed atletiche come il Camoscio del Tesino, (è nato l’11 di febbraio del 1974 e vive a Cinte Tesino) ha realizzato nella giornata di mercoledì  20 aprile una eccezionale impresa ciclistico-alpinistica concatenando tre importanti vette del Trentino orientale, nell’ordine Mirco ha salito la Cima d’Asta 2847mt (nell’omonimo gruppo), la Cima Vezzana 3192mt (Pale di San Martino) e Cima Cece 2754mt (catena del Lagorai);  le cime più elevate dei rispettivi gruppi ed i passi Rolle e Manghen,  partendo da  casa sua a Cinte Tesino, alle ore 24 di martedì e facendovi ritorno mercoledì dopo 17 ore e 50 minuti. Per fare questa cavalcata di 17.250 metri di dislivello, metà 8625 di salita e l’altra metà di discesa, con  165 chilometri fatti in sella alla bicicletta. Sono stati 4012 i metri di salita con gli sci e 4613 quelli in bici.  Mezzanotte, ex campione di sci alpinismo e attuale “grimpeur”,  non è nuovo a imprese di questo genere avendo già effettuato tutto il concatenamento della 106 vette  dolomitiche al di sopra dei 3000 metri con Franco Nicolini nel 2007 e nel 2008, sempre con Nicolini e Diego Giovannini ha realizzato il concatenamento degli 82 “4000” della Alpi. Le motivazioni che hanno spinto il Camoscio del Tesino a compiere questa impresa sono legate alla passione e all’amore per le montagne di casa e la voglia di mantenersi sempre sulla breccia. Infatti, i tempi di Mirco Mezzanotte sono di assoluto rilievo, anche se ha affrontato il concatenamento con lo spirito di fare una prestazione degna di nota, l’ha vissuta come un “viaggio”, una piacevole progressione tra le bellezze del nostro Trentino.
“E’ stato per me un crescendo - dice Mezzanotte - l’ho affrontato senza affanni e con la mente concentrata a salire e scendere le vette, perché sia sulle strade, che sulle montagne si deve stare attenti a quello che si fa, specialmente quando si va di notte. Le mie prime sei ore sono state nella notte, da solo ho valicato l’intero massiccio granitico di cima d’Asta”.
La cronaca di questo concatenamento ce la racconta Mirco:
“Alla mezzanotte di martedì 19 aprile ho preso il vai da Cinte Tesino 851m, dove abito. Sono salito in sella alla mia bicicletta da corsa ed imboccato la strada della Val Malene, arrivato a Malga Sorgazza (1430m) ho lasciato la bici ai miei amici che mi facevano assistenza, mi sono cambiato e sono partito alla volta della Cima d’Asta, “El Zimon”, per noi Tesini. Ho trovato le neve dopo 2,5 km e da lì ho potuto proseguire con sci da alpinismo. La via scelta è stata quella del canalone sul tracciato della famosa gara di sci alpinismo, transitato al rifugio Ottone Brentari e poi per il canalone dei Bassanesi e l’aerea cresta ho raggiunto la vetta di Cima d‘Asta (2847 mt) in un’atmosfera quasi irreale, fatta di luci ed ombre fantastiche (in 2h22’ da Cinte Tesino).  In vetta ho tolto le pelli e iniziato la discesa con qualche timore viste le pendenze, l’oscurità e la neve ghiacciata. Lungo gli Orti di Regana aiutato dalle luce frontale, ho raggiunto località Refavaie, da prima con gli sci, poi a piedi, poiché sotto i 1500 metri non c’è più neve e nell’ultimo tratto in mountain bike sulla forestale sterrata fino alla strada provinciale. Nuovamente in sella alla mia bici da corsa mi sono diretto al passo della Gobbera scendendo poi a Imer in Primiero per risalire ai 1935mt di Passo Rolle.  Intanto si era fatto giorno e dal Rolle con ramponi ai piedi assieme all’amico Diego Giovannini, in veste di cineoperatore e Giuseppe De Lazzer, sono salito per la valle del Travignolo alla Cima Vezzana 3192mt.  Da Imer alla cima Vezzana ho impiegato 3h 28’.
Dalla Vezzana sono ridisceso con una sciata magnifica, a tratti su neve polverosa, al Rolle e nuovamente in sella sono sceso a Predazzo, dirigendomi direttamente a malga Val Maggiore 1620mt per poi con gli sci ai piedi raggiungere i 2754mt della Cima Cece, in vetta alla quale ero alle 12:15. Disceso alla malga Val Maggiore mi sono concesso, con gli amici che mi hanno fatto da appoggio logistico, una sosta per mangiare una pasta in compagnia. Ancora una volta in sella, alla volta di Predazzo, Ziano, Molina di Fiemme e da qui lungo i 17 chilometri che portano al passo del Manghen 2047mt, (1h14’ il tempo di salita). Sono sceso in picchiata a Borgo Valsugana da dove con un ultimo strappo in salita sono ritornato sino a Cinte Tesino”.
Con te avevi alcuni amici che ti hanno fornito l’appoggio logistico e alcuni ti hanno accompagnato chi nei tratti di sci alpinismo chi in quelli in bici?
“Per effettuare questo concatenamento è stato fondamentale l’appoggio dei miei amici fidati: Dino Ceccato, Diego Giovannini, Giuliano Torghele, Marco Ginammi, Mario Piasente, Aurelio Sordo, Giuseppe De Lazzer, mio papà Alberto e mio zio Gianpaolo.

Fondamentale è stato anche  l’appoggio tecnico di materiali altamente evoluti, ringrazio perciò alcune aziende del settore, tra le quali:
TRENTINO marketing, LA SPORTIVA di Ziano di Fiemme con il titolare Lorenzo Delladio, autentico appassionato e il fidatissimo “Macha” che mi hanno fornito lo Stratos, il nuovo scarpone di sci alpinismo in carbonio, che ho potuto testare per la prima volta, che ho trovato eccezionale per leggerezza e affidabilità. Un grazie anche a Dino MERELLI, che mi ha fornito i suoi sci in carbonio race, ”strapazzati” non poco per cercare le sottili lingue di neve primaverile, alla BAILO per tutto l’abbigliamento, alla CAMP, con me ovunque. Per quanto concerne il settore ciclistico, ringrazio la mia squadra, la Petrolvilla / Bergner-Brau con VINER e in modo particolare il presidente-amico Silvano Fontanari.

E’stata un’intensa esperienza, concepita, pensata e vissuta con il cuore… una autentica soddisfazione… alla prossima!


Traversata della Corsica ok

5 giorni fuori dal mondo sulle nevi dell'isola

Da quando il buon Maestrini mi ha parlato di questa sua avventura  nel 1985 ho iniziato questo progetto che poi è diventato un sogno e dopo ancora un impegno assoluto.
Per mesi ho studiato carte e tracciati per individuare i passaggi chiave di questa attraversata. Ce l'avremmo fatta io e Idalba da soli, ormai sessantenni a superare quello che viene classificato come un percorso difficile, complesso, soggetto ai capricci del tempo? La scelta dei materiali è stata molto attenta: il meglio che si potesse far scendere in campo e con il miglior rapporto peso-prestazione. Attrezzatura all'osso: solo l'indispensabile e nonostante questo gli zaini sono rimasti molto pesanti…
L'avventura ha preso inizio martedì mattina nei pressi del Colle di Vizzavona. Prima notte al Pietra Piana, al mercoledì la tappa chiave, quella del superamento della Brèche de Capitellu, complessa ed esposta, poi discesa liberatoria sul Rifugio Manganu per passarvi la seconda notte.
Terzo giorno alla volta del Castel de Vergiu, una tratta piuttosto lunga in un paradiso di neve attraverso il Lac de Nino. Al Vergiu fortunatamente veniamo ospitati in un albergo in ristrutturazione e abbiamo modo di lavarci e sfamarci. Il mattino appresso partenza verso il Rifugio Tighiettu in un sol balzo saltando il possibile pernottamento al Ciottulu Mori. Vi arriviamo stanchi e assetati dopo aver portato gli sci sullo zaino per un lungo tratto di sentiero dopo Bocca Foggiale lungo il Gr20.
Il venerdì sera il tempo cambia: nebbia e temperatura più calda, al mattino successivo neve dura come il marmo e via con i ramponi calzati sin da subito lungo le balze di neve e roccia che in poco meno di 1000 metri di dislivello portano alla Bocca Crucetta lungo la cresta del Monte Cintu. A questo punto il tempo è decisamente compromesso: stiamo per essere avvolti dalla nebbia: meglio abbandonare i propositi di scollinare sulla Pointe des Eboulis e scendere verso Ascu. Inizia così l'ultima - interminabile discesa verso Lozzi passando nei pressi del Rifugio d'Ercu in un nebbione sempre più fitto.
L'avventura non finisce comunque a Lozzi da dove troviamo un passaggio per Ponte Leccia, quindi in autobus fino a Corte, qui Idalba scende a cercare un albergo mentre io proseguo con il treno verso Vizzavona, scendo la fermata prima e mi devo sciroppare 5 chilometri su asfalto per andare a ricuperare l'auto lasciata parcheggiata nella piccola frazione di Canaglia da dove è partita la nostra fantastica avventura.
80 km di montagna percorsa a piedi, con gli sci o con i ramponi ai quali si aggiungono questi 5 meno nobili su asfalto.
Sensazioni fortissime sia per i paesaggi attraversati che per la complessità dei passaggi da superare.
Sul numero di aprile di Ski-alper il diario-racconto del percorso.


Il nuovo numero di Ski-alper è in edicola

La quarta uscita stagionale, come sempre ricca di 'chicche' per i lettori

Nelle sezione 'Itinerari' quattro eccezionali proposte di scialpinismo di grande respiro: dal Gran Paradiso alla Bulgaria, passando per il Monviso e la Valle Aurina (a cura di Enrico Marta e Umberto Isman).

Il simpatico servizio di Umberto Isman sugli 'Assatanati', quella categoria di scialpinisti che non si dedicano alle gare, ma tirano sempre e comunque come dannati.

Continua il filone dei grandi personaggi dello sci ripido con un'intervista esclusiva ad Anselme Baud, una figura epica dello sci ripido di Chamonix.

Grantour, quali materiali? Alla vigilia della partenza di Enrico e Idalba per il tour della Corsica, vi presentiamo i materiali che i nostri 'ragazzacci' hanno scelto per il loro viaggio.

Come sempre ricca di novità la sezione 'Prove sul campo'; su questo numero abbiamo provato per voi: Alien 1.0 di Scarpa, lo sci RST di La Sportiva e molto altro ancora.

La stagione dello scialpinismo è ormai entrata nel vivo, indispensabile quindi un buon ripasso delle nozioni tecniche: su questo numero i servizi, realizzati con l'ausilio di Fabio Meraldi, sulla curva fuori pista e su come affrontare le tracce lasciate da chi ci ha preceduto o su come aprirle per i nostri compagni di escursione.

Il servizio del nostro inviato Carlo Ceola al Trofeo dell'Etna e quelli del direttore Enrico Marta su 'La regina della notte', il Sellaronda, e sui Mondiali di Claut.

Le rubriche tecniche del Capitano Cresta e della psicologa dello sport Anna Sole Marta.

La sezione telemark: vi presentiamo la tecnica di Carlo Zortea sulla neve crostosa.

Infine lo Speciale ISPO, con tutte le migliori novità nel mondo dello scialpinismo per la prossima stagione.


Valerio Bertoglio sta meglio

L'altra mattina ha telefonato in redazione

Bertoglio, guida alpina, skyrunner della prima ora, guardaparco e, soprattutto, grande appassionato della montagna, che ha avuto il grave incidente di valanga a metà gennaio e che ha fatto stare tutti in apprensione per le sue gravi condizioni, sta meglio. Una telefonata in redazione ha rallegrato tutti. Valerio si trova ancora ricoverato al CTO di Torino e a quanto pare è un'autentica spina nel fianco della struttura per via della sua insofferenza a questa vita in ospedale, ovviamente in modo simpatico.
Questa sua voglia di uscire e tornare in montagna è certamente un segno molto positivo e denota il miglioramento registrato negli ultimi tempi delle sue condizioni.
«Enrico, sono Valerio, devo scriverti un articolo per spiegare la dinamica del mio incidente - inizia così la telefonata - sai, l'esperienza non mi manca, sono sulla neve ogni giorno e in quell'occasione avevo appena chiamato mia moglie che mi osservava dai Chiapili avvisandola di fare attenzione perché sopra di me c'erano quattro camosci su una cengia. Credo che l'inizio dello stacco sia stato dovuto al loro movimento…»
Ci aspettiamo dunque che Valerio ci racconti questa tragica esperienza. Ci ha comunque confermato che d'ora innanzi non si appresterà più a discese con gli sci senza il casco indossato…
Ti aspettiamo Valerio.