La morte di Bonatti: un grande senso di vuoto
Il ricordo di Enrico Marta
Sono certo che la notizia della morte di Walter Bonatti sia stata letta e riletta più volte per essere certi di aver letto giusto: soprattutto da parte degli ultrasessantenni che in Bonatti hanno visto il mito, la musa ispiratrice, che li ha spinti ad avvicinarsi all'alpinismo sin da ragazzi.
«Fortunati quegli uomini che per sentirsi tali non hanno bisogno di sottoporsi a queste prove…» Suonava più o meno così la frase contenuta in uno dei suoi libri dove si narra di quelle avventure incredibili in parete dalle quali Bonatti è sempre uscito indenne mentre altri forti alpinisti hanno perso la vita. Di qui si è rafforzata in tutti noi l'idea che lui fosse invincibile e, soprattutto, immortale. Un volto che trasmetteva un senso di forza, di essenzialità, che nonostante la grande fama non ha invaso i media lasciando che un'aura mitica lo avvolgesse. E così noi adolescenti nel sessanta ci siamo avvicinati all'alpinismo cercando di emularlo: lo zaino era blu come il suo, gli scarponi erano degli Alta Quota Bonatti - eravamo in piena era Vibram - i pantaloni al ginocchio avevano una foggia particolare, più snella rispetto ai modelli precedenti, l'autoassicurazione si faceva anche con il cordino del martello - lo aveva ammesso lui raccontando una delle memorabili imprese - cimentandoci su vie per noi severe e ormai superate dal miglioramento delle attrezzature e delle tecniche. E adesso il mito se ne è andato, così, all'improvviso, lasciando un vuoto incolmabile.
Addio Bonatti, romantico della montagna
Si è spento ieri a Roma il grande alpinista ed esploratore
Si è spento Ieri a Roma, a causa di una malattia, Walter Bonatti. Aveva 81 anni. La montagna ancora una volta piange un suo grande amico che le ha dedicato l’intera vita, a scoprirla, a conoscerla e ad amarla. Amarla senza nessun tipo di filtro, senza nessun apparente motivo se non quello, il più semplice di tutti, che per Walter Bonatti la montagna era una parte integrante della sua vita. Se dicono che il corpo umano è composto dal 70% d’acqua, quello di Bonatti è montagna al 100%. La passione per la scoperta, il gusto della conquista ne hanno da sempre caratterizzato l’esistenza. Nato a Bergamo nel 1930, Bonatti è stato uno dei più grandi alpinisti, arrampicando e narrando di scalate epiche e di avventure sparse per il mondo, dalle Ande al Karakorum.
Uno degli ultimi romantici della montagna, un sognatore che ha dovuto attaccare e difendersi dai fatti inerenti alla conquista del K2 nel 1954 con Lino Lacedelli e Achille Compagnoni.
Adesso sarebbe bello immaginarseli tutti e tre che guardano il K2 dall’alto, in silenzio, con gli occhi carichi di luce nel vedere la loro cima da punto d’osservazione diverso. Tutti e tre con un leggero sorriso sornione e divertito mentre pensano a quante parole, anche in questa occasione, saranno scritte per raccontare le loro gesta.
Kaltenbrunner su tutti gli 8.000 senza ossigeno
L'ultima conquista è il K2 con ai piedi Lowa Expedition 8000
È un successo importante quello di Gerlinde Kaltenbrunner che martedì 23 agosto alle ore 6.18 ora locale ha conquistato la vetta del K2 (8.611 metri), nella catena del Karakorum, insieme ai compagni di salita, i kazaki Vassily Pivtsov e Maxhut Zhumayev, e il polacco Darek Zalusski, diventando così la prima donna al mondo a conquistare tutti gli 8.000 senza l’uso di ossigeno artificiale.
E per Lowa quello di Gerlinde è un successo doppio, perché Gerlinde Kaltenbrunner è un’importante testimonial del marchio tedesco e ai suoi piedi, sulla vetta del K2, durante questa spedizione come in tutte quelle precedenti, c’era il modello Expedition 8000: una calzatura appositamente progettata per le condizioni estreme delle altissime quote, il modello con il quale Ralf Dujmovits, il marito di Gerlinde, è diventato il primo scalatore tedesco a scalare tutte le vette dei quattordici 8000. Dopo quello del 2007, e i due del 2009, quello di Gerlinde era il quarto tentativo di conquistare questa cima: durante l’ultima spedizione, giusto un anno fa, aveva perso la vita l’alpinista svedese Fredrik Ericsson che con lei stava tentando l’attacco alla cima.
Questa volta invece il successo: Gerlinde e compagni hanno scelo la difficile parete Nord; i quattro sono partiti all’una della notte di martedì dal bivacco a 8.300 metri ma ben presto hanno dovuto fare ritorno in tenda a causa del freddo. L’attacco decisivo alla vetta è scattato più tardi, alle 7.30. Dopo aver attraversato un canalone con la neve alta (il couloir giapponese), sono giunti sulla cresta sommitale e quindi sulla vetta.
Kilian 'scala' Times Square
Un simpatico video di Jornet Burgada a New York
Impegnato a correre anche sulle rampe dei grattacieli di New York. Ecco Kilian Jornet Burgada nel cuore di Manhattan, a Times Square. Naturalmente si tratta di un video pubblicitario proiettato nel cuore tecnologico della Grande Mela, ma l'effetto è simpatico...
Super trekking dei poveri
Incredibile e forse vero: scoperto un insediamento salasso
Sabato, durante un tentativo di super trekking fra Val Soana e Valchiusella, - in realtà avremmo dovuto, Idalba ed io, percorrere le 15 cime che dalla Quinzeina, la prima montagna sul Canavese, vanno fino al Monte Marzo sopra Piamprato - con tanto di tendina da bivacco al seguito, siamo stati dirottati a causa della nebbia in una valle laterale molto poco frequentata dove per puro caso ci siamo ritrovati in un sito molto simile a quelli visitati e descritti in Valle d'Aosta.
Non c'era alcun dubbio che il popolo Salasso fosse insediato fra Canavese e Valle d'Aosta ma sino ad ora solo in valle erano stati scoperti e catalogati dei veri e propri insediamenti che noi abbiamo descritto sul numero 76 di Ski-alper dopo averli visitati sia in estate che in inverno con gli sci.
Come abbiamo detto, sabato, in una zona completamente fuori dal mondo e dai sentieri battuti, ci siamo ritrovati su un terrazzamento sopra i 2000 metri in cui erano visibili tracce di basamenti di abitazioni del tutto simili a quelli da noi visitate sul Tantané e al Col Pierrey. Stessa tipologia costruttiva, stessa disposizione su un ripiano a metà pendio con ampia veduta sulla Val Soana e su altre montagne sulle quali da anni raccogliamo documentazione in materia.
Ovviamente non abbiamo la certezza che si tratti veramente di un antico insediamento salasso ma se lo paragoniamo ai siti della Valle d'Aosta possiamo quasi esserne certi, fatti ovviamente altri approfonditi sopralluoghi...
Quattro chiacchiere con Cristoph Hainz
Abbiamo incontrato l'alpinista altoatesino al nuovo Salewa Store di Aosta
In occasione dell'apertura del nuovo Salewa Store nella via centrale di Aosta di venerdì scorso, abbiamo avuto occasione di incontrare un grande della montagna, Cristoph Hainz, testimonial dell'azienda del gruppo Oberalp, e non ci siamo fatti sfuggire l'occasione per scambiare quattro chiacchiere sull'argomento scialpinismo. «Sì certo, pratico da sempre questo sport, è parte integrante del mio mestiere di Guida Alpina. A inizio inverno, fin quando ci sono le condizioni per le cascate di ghiaccio, mi dedico a quelle, poi da fine febbraio ad aprile sono in giro per le Dolomiti con le pelli di foca. I clienti? Ce ne sono di tutti i tipi, da quelli super-preparati, a quelli che di montagna ne capiscono poco. Fa parte di questo lavoro...». Una vita in montagna per questo quarantunenne di Selva dei Molini, in Alto Adige. «Nel mio paese è nato un forte scialpinista, Manfred Reichegger, lui sì che va forte…». Ma anche Cristoph si è dedicato in un primo tempo alle gare di ski-alp. «Sì, ma partivano troppo forte! Soffrivo come un pazzo i primi 500 metri, poi pian piano veniva fuori la mia condizione e l'abitudine a stare in montagna. Ma appena davano il via, partivano tutti come assatanati. Ricordo che la mia prima gara l'ho fatta con Oswald Santin. Poi però ho capito che non faceva per me, anche se mi sembra uno sport davvero tosto, per gente dura e preparata!». Già, però da buona guida alpina, Christoph ha notato anche un altro genere di concorrenti.. «Ci sono anche quelli che si iscrivono alla gara per poter fare un'escursione nelle retrovie su un percorso ben preparato e al sicuro da pericoli di valanghe. È una soluzione intelligente. Certo, ci vuole anche in questo caso una discreta preparazione, se no si rischia di non godersi più la gita per arrivare in tempo ai cancelli orari».
In uscita in questi giorni c'è un libro, 'Sfide in verticale' che racconta le grandi imprese dolomitiche di Hainz, ma anche il suo record sulla Nord dell'Eiger oppure l'ascesa al Fitz Roy. Vale la pena darci un'occhiata. Noi, intanto, ci siamo fatti lasciare il numero di telefono: quest'inverno sarà uno dei nostri 'ski-alp people' con cui percorreremo un itinerario per realizzare l'intervista per Ski-alper.
Meraldi - Giovannini, nuova via in Alaska
Sull'inviolato sperone est del Kahiltna Peaks
Fabio Meraldi e Diego Giovannini avrebbero dovuto misurarsi con la Cassin Ridge al McKinley ma le condizioni meteo piuttosto anomale per la stagione, che avevano già mietuto alcune vittime, hanno indotto i due alpinisti a modificare i loro piani rivolgendosi verso il bellissimo sperone di misto del Kahiltna già tentato qualche anno fa da una spedizione giapponese.
Sono bastate 12 ore ai due per aver ragione dei 1800 metri di dislivello della via che presenta pendenze vicine agli 80° e notevoli difficoltà di misto, ghiaccio e roccia. La discesa è stata effettuata lungo la via di salita grazie a numerose doppie e alcuni passaggi delicati a ritroso.
Meraldi è certamente uno degli scialpinisti più famosi al mondo per il suo palmarès di vittorie: da quando ha cessato con l'agonismo si è riavvicinato all'alpinismo vero e dove sa esprimersi su alti livelli.
Giovannini ha fatto parte con Nicolini e Mezzanotte del team che ha superato tutti quattromila delle Alpi in soli sessanta giorni oltre, ovviamente, ad aver compiuto altre imprese sia in Italia che all'estero.
La 6 Rifugi nel cuore delle Dolomiti
Una corsa che è molto più di una gara
Questa è una corsa che va messa in agenda e che, come accade da ben 39^ edizioni, prenderà il via dal lago di Misurina la prima domenica di agosto. Il 7 agosto saranno quindi in 1000 a cimentarsi in questo strepitoso percorso che si snoda all'ombra delle Tre Cime di Lavaredo toccando i suoi 6 rifugi. Il Cai di Auronzo per motivi di sicurezza e per garantire un ottimo servizio ai concorrenti ha deciso che 1000 sarà il tetto massimo di partecipanti ammessi. Un percorso senza eguali, nel cuore delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, attorno alle monumentali Tre Cime di Lavaredo che sovrastano la Val d'Ansiei, lungo le pendici del Paterno ammirando le maestose pareti nord della Croda dei Toni. In totale saranno 30 km di sviluppo con un dislivello positivo di 1400 metri e negativo di 2200. Partenza alle ore 8 dalle sponde del lago di Misurina per toccare uno ad uno i 6 rifugi simbolo di queste montagne, luogo di ristoro ed accoglienza. In ordine si transiterà dal rifugio Auronzo, Lavaredo, Locatelli, Pian di Cengia, Comici e Carducci. L'arrivo sarà presso lo stadio del ghiaccio di Auronzo. Titta Scalet si è aggiudicato l'edizione 2010 fermando il cronometro in 2h 43', al femminile invece ad imporsi è stata Stefania Satini con il tempo di 3h 25'. La Camignada poi Siè Rifugi è una corsa alla portata di tutti visto che il tempo limite è fissato in ore 10 e alla quale almeno una volta vale la pena di partecipare. Le iscrizioni intanto sono aperte da qualche giorno sul sito www.sportis.it.
Nord Aiguille Rouge condizioni ideali
Ma finisce in anticipo la stagione in Alta Valle dell'Orco
Un mese in anticipo, queste le considerazioni osservando il paesaggio intorno dal Colle della Vacca a cavallo fra Italia e Francia. Ma la giornata è ideale: un vento freddo e un buon rigelo notturno, neve dura trasformata in basso e fredda ventata in quota. Come ogni week end la zona è presa d'assalto dagli irriducibili, i superappassionati delle pelli, quelli che non amano troppo l'arrivo dell'estate…
Io e Idalba finalmente in gita, senza impegni di sorta, salvo quello di pubblicare questo breve articolo.
A piedi sul sentiero del Rifugio Ballotta, breve consultazione alla base del canale del Ballotta: io sono per ramponi su per il canalino ancora innevato, lei è per la ferratina che sale dal tetto del rifugio. Vince Idalba salvo poi ammettere che con gli scarponi da ski-alp non si arrampica bene.
Sul Pian Ballotta alcuni scialpinisti sono già alle prese con la parte ripida del Colle della Vacca.
Calzano i coltelli su una neve dura e porosa e dalla superficie irregolare. Io sono pronto a togliere gli sci e calzare i ramponi ma alla fine le condizioni sono così buone che riusciamo a passare prima che il sole scaldi troppo e renda insidiosa la superficie del manto nevoso, tutto questo a sostegno e conferma delle nostre convinzioni circa l'eterno dibattito «coltelli sì, coltelli mai» che sarà probabilmente argomento tecnico da approfondire su Ski-alper della prossima stagione.
Al Colle della Vacca lo spettacolo è eccezionale: da una parte il Gran Paradiso, dall'altra la Grande Motte con gli impianti di risalita di Tignes.
Proseguiamo verso il Col d'Oin e qui la nostra attenzione è attratta dai numerosi ski-alper che salgono e scendono la Nord della Grande Aiguille Rouge. Un tempo sci ripido ma oggi alla portata di molti. La traccia seguita in linea di massima pendenza in salita scollina poco a destra della cima. La discesa viene affrontata poco sopra la metà del pendio: la prima parte di discesa avviene in cresta per poi attraversare e raggiungere le tracce della salita. Io e Idalba seguiamo da spettatori le evoluzioni di chi si cimenta con la discesa: non tutti sembrano in possesso di grande tecnica, qualcuno è decisamente in difficoltà ma tutti portano a termine felicemente la prova a dimostrazione che il livello medio degli scialpinisti si è alzato enormemente in questi ultimi tempi.
«Mi aspetti qui tranquilla al sole del Col d'Oin che vado anch'io a farmi due curve là sopra?»
«No.»
E allora, approfittando delle condizioni ancora buone della neve iniziamo la discesa verso il passaggio del palo.
Due togli e metti poi la discesa del palo, molto ripida e gelata dal momento che il sole ha appena sfiorato questo tratto ripido. Di quelle nevi che ti fanno scendere i calzini ma dopo un po' di derapate e raccomandazioni - non arretrare, derapa con gli sci più vicini... - Idalba porta a termine il tratto impegnativo.
Ultimo tratto con sci a spalle verso la diga del Serrù.
Che stagione è stata?
L'abbiamo chiesto al c.t. Oscar Angeloni
Ha risposto al telefono che stava scalando in bicicletta il Passo Duran e tra un tornante e l'altro ha risposto a qualche domanda.
E' stata un'ottima stagione, ha esordito Oscarone, che ci ha visto protagonisti. Abbiamo conseguito ottimi risultati sia individuali, con vittorie in coppa e ai mondiali, sia di squadra con tantissimi piazzamenti. I nostri giovani sono più che una speranza per il futuro. Antonioli e Boscacci sono già una realtà, tra i cadetti e gli junior abbiamo dei talenti che già si sono messi in mostra. Ora bisognerà lasciarli crescere senza mettere pressione e soprattutto lasciandoli fare il loro percorso.
Il più bel risultato? Aver costruito un bellissimo gruppo. Sono ragazzi fantastici, si lavora con serenità ed armonia. Tra di loro c'è una sana rivalità, ma anche un gran rispetto. Lavorano, faticano, si sacrificano e si aiutano. Per me questo è motivo di orgoglio.
Parliamo del futuro? Ci stiamo lavorando, e posso anticipare che tutti gli elementi saranno confermati. Il gruppo di base è quello. Dovrò valutare Brunod ed in estate comunque sentirò tutti i ragazzi. Quello che mi preme è sentire la disponibilità di tutti, non accetterò part time o condizioni di sorta.
Antonioli e Boscacci passeranno senior? No è giusto che corrano nella loro categoria. Nelle tappe italiane di coppa tra i senior vorrei convocare due atleti in più per premiare chi si sarà distinto durante la stagione. Stessa cosa tra i giovani, è giusto fargli fare esperienza e respirare il clima della squadra.
Hai visto il calendario, cosa ne pensi? Demenziale, ho già comunicato a chi di dovere tutta la mia contrarietà ad un calendario che così strutturato non giova a nessuno. Ma pensa anche ai nostri sponsor che dovranno aspettare febbraio per avere visibilità. Io spero che si possa ancora cambiare, almeno una tappa a gennaio bisognerà inserirla.
Programmi? Con la squadra in autunno vorrei fare almeno due raduni a secco o sulla neve in ghiacciaio durante il week end. Adesso per noi saranno mesi di programmazione, bilanci, e consultazioni.
Un grazie a …. Spero di non dimenticare nessuno, ma vorrei iniziare con Nicola Invernizzi, il Lillo, davvero una persona straordinaria, capace, disponibile, che oltretutto ha fatto un gran lavoro con i giovani. Poi un grazie di cuore e un plauso ai responsabili dei comitati che con pochissime risorse stanno facendo miracoli.
Vogliamo citarli? Clanclini, Basolo, Zanon, Cristille, Nicolini e Romor.
Grazie Oscar, buona pedalata e buon lavoro.
Una classica di fine stagione con Alessandro Foti
Il salotto buono di Ski-alper sulla Cima del Carro
Il Vallone del Carro diventa a fine stagione un grande richiamo per gli irriducibili dello ski-alp. Noi della redazione di Ski-alper siamo soliti salire il Ghiacciaio d'Oin per le ultime considerazioni sui materiali e sui personaggi che animeranno la rivista della prossima stagione.
La settimana scorsa era la volta di Yves e Yannich Anselmet, questo sabato quella di Alessandro Foti, importantissimo manager nel mondo bancario e dell'economia, che si difende benissimo nello scialpinismo dove riesce a scaricare lo stress del proprio lavoro e dove trova il sistema per mantenersi in grande forma per meglio affrontare gli impegni che la sua carica gli impone.
Una gita riuscita, di quelle che solo il periodo primaverile possono offrire: neve dura al mattino presto poi via via più morbida sotto l'effetto dei raggi solari. Un itinerario affollato con un primo tratto impegnativo dal Lago del Serrù - la salita del Palo - e poi l'ampio ghiacciaio che porta fino alla vetta della Cima del Carro. Oltre ad Alessandro, che nella prossima stagione sarà un personaggio dello Ski-alp people, anche l'avvocato Saltarelli con i suoi due amici Lorenzo e Vittorio.
Apprezzabile la preparazione di tutto il gruppo, in particolare ci ha colpito la grande padronanza tecnica, sia in salita che in discesa, di Alessandro Foti che molto probabilmente oltre che conoscere alla perfezione i saliscendi dei grafici degli andamenti economici dei suoi gruppi bancari conosce altrettanto bene le virate infilate e le curve saltate…
Per tutto l'arco della salita il gruppo è stato rallegrato dalle simpatiche considerazioni del nostro avvocato che come tale è difficile da zittire.
Dalla Cima del Carro l'attenzione si sposta ora sulla Cima della Basei che di norma sancisce l'ultima uscita dello ski-alp in Canavese.
Yves Anselmet sarà il personaggio «sci ripido»
Simpatica intervista in quota fra Italia e Francia
Il Colle del Carro è situato a 3150 metri e divide la Haute Maurienne dalla Valle dell'Orco, da una parte Ceresole e dall'altra Bonneval. Quale se non questo il teatro di un'intervista esclusiva fra Yves Anselmet e il forte Yannich suo figlio?
E così domenica di buonora eccoci risalire il Vallone del Carro fra gli scialpinisti che vanno alla Cima del Carro per poi deviare a sinistra e affrontare le ripide rampe che portano al colle. Lassù ci aspettano Yves, Yannich e la signora Anselmet.
Simpatia e cordialità, una bottiglia del mio Erbaluce che ha accompagnato formaggio di brebis con pane alle noci. Le domande, i ricordi, le foto di rito.
Abbiamo parlato in francese ma anche in dialetto: la lingua dei vecchi della Maurienne è la stessa delle nostre valli.
Poi la discesa: mi vogliono accompagnare, almeno per trecento metri di dislivello. Il versante è piuttosto ripido già di suo ma dato che abbiamo parlato a lungo di sci ripido scendiamo direttamente sulla linea di massima pendenza. Yves dice che siamo a 45° e qualche valanghetta di neve marcia parte al nostro passaggio.
In basso i saluti e gli amici savoiardi rimettono le pelli e ripartono verso il colle dove li attende la signora Anselmet.
Su uno dei primi numeri della prossima stagione pubblicheremo l'intervista esclusiva con le avventure sul ripido di padre e figlio, entrambi guide e maestri di sci.