4 Passi in Casa Nostra, Campionato Italiano Fidal
Domenica si assegnano i tricolori sulla Lunga Distanza
Si svolgerà domenica alle ore 9:30 con partenza da Sondalo (SO) la settima edizione della 4 Passi in Casa Nostra, gara di 23 km e 1.450 m di dislivello positivo, con quota massima ai 1.700 m del Monte Mottino. La gara, organizzata dall’Atletica Valtellina, è valida come prova unica del Campionato Italiano di Corsa in Montagna Lunga Distanza targato FIDAL.
I TEMPI - Il cancello orario è fissato in 3h35’ al 18° km e sono previsti 8 ristori lungo il percorso. Come riferimento cronometrico, i record appartengono a Tadei Pivik (2h04’09’’ nel 2010) e a Emanuela Brizio (2h29’23’’ nel 2009). Lo scorso anno vinse tra gli uomini Gil Pintarelli in 2h10'48'', davanti a Emanuele Manzi in 2h11'48'' e a Erik Gianola in 2h12'58''. Tra le donne, invece, la vittoria andò a Paola Romanin in 2h42'04'' davanti a Laura Besseghini in 2h51'03'' e a Ester Scotti in 2h51'16''.
IL CAMPIONATO ITALIANO – Lo scorso anno a Carovilli (IS) si laurearono campioni italiani, tra gli uomini, Gabriele Abate (G.S. Orecchiella Garfagnana) davanti a Emanuele Manzi (G.S. Forestale) e Andrea Regazzoni (Atl. Valli Bergamasche) e, tra le donne, Mariagrazia Roberti (G.S. Forestale) davanti a Francesca Iachemet (Atletica Trento) e Ilaria Bianchi (Atl. Vallecamonica).
I NOMI DI SPICCO - Ad iscrizioni ancora aperte, tra gli uomini figurano figurano Emanuele Manzi (G.S. Forestale), Nicola Golinelli (Ger Rancio), Tadei Pivk (Aldo Moro Paluzza), Andrea Regazzoni (X-Bionic Running Team, Rolando Piana (G.S. Genzianella)e tra le donne Paola Romanin (Aldo Moro Paluzza), Raffaella Rossi (Rupe Magna) e Arianna Regis (Unione Giovane Biella). Al momento assenti quindi i due campioni italiani in carica.
Per gli atleti impegnati una prova che potrebbe anche valere una qualificazione per il 10° WMRA Long Distance Mountain Running Challenge che si svolgerà a Szklarska Poręba, in Polonia, il 3 agosto.
Dawa Sherpa: 'solo gare fino a 100 km'
Il nepalese fara' ancora la TDS e Matterhorn Ultraks
Per la prima volta nella sua lunga carriera ha qualche 'acciacco' fisico. «Dachhiri Dawa Sherpa, il formidabile trail runner nepalese che ha vinto la prima UTMB nel 2003 e l'ultima TDS (per citare solo due 'ciliegine' sulla torta in una carriera ricchissima di successi prestigiosi a partire dal 2001) per la prima volta si è fermato per qualche tempo per un piccolo fastidio al ginocchio. «È colpa mia, non ho preso le giuste precauzioni dopo che ho sentito male, ma fra poco tornerò a correre».
SCI DI FONDO E CORSA - Dawa Sherpa, uomo di punta del Team Quechua, è un teorico dell'allenamento misurato. «Da novembre a marzo non corro, faccio solo sci di fondo (ha rappresentato il Nepal a Torino e Vancouver), poi in stagione più che allenamento, faccio gare quasi tutti i fine settimana, ma in settimana non ho il tempo». Dawa, infatti, lavora in un'impresa edile in Svizzera. Nato il 3 novembre del 1969 in un piccolo villaggio nella regione dell'Everest, ha passato sette anni in monastero e… camminato molto, in quota, anche perché al suo paese non ci sono strade. «È vero che vivendo in quota adatti il tuo fisico e lo rendi più prestante in certe condizioni, ma non è un fattore genetico, quando scendi a valle, torni ad avere le caratteristiche fisiologiche di una normale persona. Io, per esempio, ho pochi globuli rossi ora, sotto il livello minimo, eppure ho vissuto in quota per anni».
UTMB ADDIO - Vincitore della prima edizione della gara 'monstre' attorno al Monte Bianco, Dawa Sherpa l'anno scorso, nella decima edizione, ha vinto invece la TDS: «Oggi l'ambiente è cambiato molto rispetto a quella prima vittoria, c'è più business, ci sono più soldi e più team, più aspettative». Intanto nel programma di quest'anno, tra le altre, ci sono anche la Matterhorn Ultraks, ancora la TDS e la Biella Oropa Monte Camino. «Non farò più l'UTMB, voglio fare gare tra gli 80 e i 100 km, massimo 115».
PIZZA E VULCANI - La gara più bella? «Difficile a dirsi, però qualche anno fa mi sono divertito molto alla Volcano Trail, in Sicilia e ricordo una pizza buonissima» ci ha detto Sherpa, che consuma circa 5 scarpe a stagione.
Gran Trail Courmayeur nuova ultra sotto il Monte Bianco
Il 13 luglio in programma la 80 e 50 km
Si disputerà sabato 13 luglio il nuovo Gran Trail Courmayeur. Dopo i successi dei sei Gran Trail Valdigne, i VDA Trailers creano quindi una nuova gara che da maggiore visibilità al comprensorio di Courmayeur. Due percorsi in programma di 80 km e 4.500 m D+ e 50 km e 2.800 m D+ con vista pressoché permanente sul Monte Bianco, prima dalla Val Veny e poi dalla Val Ferret.
La prima parte del percorso, comune a tutte e due le gare, parte da Courmayeur affrontando da subito la lunga salita verso il Col d’Arp (2.570 m). Da qui inizia un lungo traverso che porta prima al Colle di Youlaz (2.695 m) e poi al Col des Chavanne (2.592 m), transitando dal Mont Fortin (2.758 m). Raggiunge quindi il Col de la Seigne per poi arrivare al Rifugio Elisabetta con la variante del Colle delle Pyramides Calcaires (2.600 m). Dal Lago Combal riprende il sentiero del TMB, transitando sull’Arete du Mont Favre per poi arrivare sotto la cima del Mont Chetif dal Pré de Pascal. La 50 km terminerà a Courmayeur scendendo a Dolonne sui sentieri del comprensorio sciistico mentre la 80 km risalirà la Val Ferret sulla balconata balconata tra il rifugio Bertone ed il rifugio Bonatti. Toccherà quindi il Malatrà, per poi scendere a La Suche dal versante della Val Sapin, prima di tornare definitivamente a Courmayeur.
COMUNICATO STAMPA
Courmayeur, 15 maggio 2013_ C’è tutto lo spirito di Courmayeur nella nuova gara organizzata daVDA Trailers: l’amore per i grandi spazi aperti, la passione per le sfide in alta montagna, il rispetto per la tenacia di chi, passo dopo passo, dimentica per un momento la fatica del percorso, alza lo sguardo e si gode un panorama che non ha eguali. Il Grand Trail Courmayeur è il nuovo straordinario capitolo di un romanzo lungo e avvincente, che racconta il legame profondo tra questo singolare “paese di montagna” e il gigante d’Europa, il Monte Bianco. Ed è una storia che “scrivono” da anni i trailer di tutto il mondo, non in punta di penna, ma in punta di piedi.
Particolarità della gara è proprio il percorso, che valorizza appieno il territorio. Per tutti, partenza ed arrivo saranno a Courmayeur. Sarà possibile disputare la corsa nella versione lunga, 80 km da coprire in massimo 22 ore, e nella versione breve, 50 km da percorrere entro 13 ore. I concorrenti della 80 km attraverseranno Courmayeur ben due volte, raccogliendo i saluti e gli incoraggiamenti dei tifosi e degli appassionati assiepati lungo le strade del borgo. I partecipanti correranno lungo le balconate naturali poste di fronte al massiccio del Monte Bianco, nelle due vallate laterali che si dipartono da Courmayeur, la Val Veny e la Val Ferret, ammirando così uno dei massimo capolavori naturali delle Alpi, e abbracciando con lo sguardo Courmayeur, la piccola capitale di questo regno incantato.
La gara si svolgerà il 13 e il 14 luglio 2013, anticipando i trail più rinomati a livello internazionale, che, coinvolgendo Courmayeur, la incoronano regina di questa specialità. Da una parte il North Face® Ultra-Trail du Mont-Blanc®, storico giro del Monte Bianco che quest’anno si svolgerà dal 25 al 31 agosto, dall’altra il Tor des Géants®, l’endurance trail più duro al mondo che, con partenza e arrivo a Courmayeur, compie tutto il giro della Valle d’Aosta lungo le due Alte Vie. Senza dimenticarel’Arrancabirra®, appuntamento sportivo e goliardico che chiude a passo di corsa l’estate, accompagnato dalla sua versione junior, l’Arranchina®, dedicata ai bambini dai 7 ai 13 anni.
Lesotho Ultra Trail, prima Ultra Skymarathon in Africa
Con la gara di novembre, anche l’Africa entra nello Skyrunning
Il 30 novembre si svolgerà nello stato di Lesotho, con partenza alle ore 5:00 da Maliba Lodge, nel Tsehlanyane National Park, il Lesotho Ultra Trail, gara di 55 km e 3.173 m D+. Il percorso si snoda lungo le Maloti Mountains e raggiunge una quota massima di 3.157 m del Hlomo Pass, con tre ascese principali, rispettivamente di 720, 320 e 1.140 metri di dislivello positivo. Il tempo massimo per completare la prova è stato fissato in 12h30’. Il Regno di Lesotho è uno stato dell’Africa del Sud. È una enclave all'interno del territorio della Repubblica del Sudafrica ed è pertanto uno stato senza sbocco al mare.
Il Lesotho Ultra Trail viene definita come la prima Ultra Skymarathon® in Africa ed è un evento patrocinato dalla South African Skyrunning Accociation (SASA). Fondata nel 2011, la SASA è membro della International Skyrunning Federation (ISF) e con il Lesotho Ultra Trail entra ufficialmente nel circuito internazionale dello Skyrunning con l’obbiettivo di sviluppare la disciplina in Sudafrica.
Transvulcania, l' ultra e' quasi cool
Il movimento ultra in Italia tra luci e ombre
La Transvulcania ha visto la partecipazione di alcuni atleti italiani di alto livello nazionale. Lo scorso anno eravamo stati protagonisti nella top 10 maschile con uno splendido 9° posto di Giuliano Cavallo che aveva corso in 8h03’37’’. Quest’anno purtroppo non siamo riusciti ad entrare nei primi 20. Merito di chi ci ha provato, di chi ha osato metterci la faccia andando a correre in una gara di livello assoluto e di chi ci ha comunque fatto emozionare per quella giusta dose di spirito campanilistico che nello sport non fa mai male. Del resto la Transvulcania era una prova di Coppa del Mondo, le Skyrunner® World Series. I nostri atleti nazionali sono stati Christian Insamm, 22° in 8h27’02’’, Nicola Bassi, 34° in 9h01’04’’, Stefano Ruzza, 43° in 9h12’52’’, Marco Zanchi, 45° in 9h17’47’’ e Giuseppe Marazzi, 56° in 9h46’07’’.
UN APPROCCIO CULTURALE - Nelle ultra distanze in unica tappa, l’ultimo risultato di rilievo in ambito internazionale è stato il 10° posto di Fulvio Dapit ai Templiers di 71 km lo scorso ottobre. Al netto delle ormai consuete e scontate illazioni di doping su Kilian Jornet che compaiono in piena libertà su alcuni siti e forum italiani, proviamo a fare alcune considerazioni in merito all’ora e mezza che separa il vincitore della Transvulcania dal primo atleta italiano in classifica. Una tesi accreditata porta a pensare che il livello italiano attuale nelle ultra distanze derivi da un approccio di tipo storico e culturale che ha caratterizzato la disciplina fin dalle sue origini in Italia. Del resto, non potrebbe essere diversamente. Infatti, l’associazione di una mera prestazione atletica alla genetica non troverebbe conferma nel fatto che nelle distanze più brevi, e in particolare nelle SkyRace e nella Corsa in Montagna, gli atleti italiani si sono da sempre ritagliati spazi di assoluto rilievo. Stesso dicasi per lo sci alpinismo che sotto alcuni aspetti può essere accostato alla corsa outdoor in montagna. Non troverebbe conferma anche per il fatto che non più tardi di 6 anni fa eravamo sul tetto del mondo nelle ultra con le due vittorie di Marco Olmo all’UTMB, In Italia, come in Francia e poi in Spagna, il trail è nato e cresciuto sotto l’ideale dello esprit trail. Agonismo quel giusto che basta per non disturbare, premi in denaro banditi, sponsor e team visti con sospetto. Negli altri paesi tale spirito è rimasto intatto amalgamandosi però perfettamente con quello agonistico. Sempre di più fino al punto di stimolare i giovani che incominciano a vedere anche le ultra dopo le Sky come qualcosa di cool. Noi siamo rimasti al palo, come smarriti e confusi sulla giusta strada da intraprendere.
L’ALIBI DEL PROFESSIONISMO - Si ma quelli sono professionisti, sempre con una qual certa connotazione negativa e raramente come ammirazione per chi eventualmente è riuscito a vivere di sport. Qualcuno definisce i top come semi professionisti, in base ai presunti guadagni limitati. Anche in questo caso, fuori dai tempi, come se l’ipotetico tenore di vita legittimasse una professione. L’alibi del professionismo si collega ad un altro alibi molto in voga, ovvero quello del “fanno solo quello”. Dall’America è partito un movimento di giovani che hanno fatto delle ultra la loro ragione di vita e questo sembra destinato a crescere nel tempo perché correre in natura per loro è cool. Ragazzi che vivono di premi e dei pochi ingaggi, che però girano il mondo con trasferte alle volte pagate dagli sponsor e per molti di loro questa diventa un’esperienza formativa alternativa all’università. Verrebbe da aggiungere che è una grande esperienza formativa.
I GIOVANI SENZA ALIBI - Ci siamo quasi, presto ci saranno anche in Italia i giovani delle ultra distanze. Non sono ancora arrivati perché non essendo una disciplina riconosciuta da una Federazione, i corpi militari se ne tengono bene alla larga. Assodato questo, arriveranno i primi diciottenni che per festeggiare la maturità gireranno in qualche paradiso naturale con tanto di tenda e assaporando il piacere di correre in libertà. A dire il vero ne basterebbe uno solo per dare inizio al nuovo corso, così come è avvenuto in molti altri paesi. Terminata l’epoca dell’illusione del posto fisso garantito a vita, ci sarà più spazio per la fantasia e anche l’ultra diventerà cool. Non può essere diversamente. Tutto questo, nel rispetto e nell’ammirazione dei moltissimi italiani che hanno dato vita a un vero e proprio movimento spirituale e culturale, macinando chilometri, vincendo gare e dando tutto se stessi per questa bellissima passione.
Super Moletto pensa gia' alla Spagna
Il forte specialista dei vertical in gara il 18 maggio nelle World Series
Prima la vittoria al vertical Cossogno, poi domenica il Cornizzolo. Marco Moletto ha iniziato alla grande la stagione estiva dei vertical. «Mi sento bene, non sono ancora al top della forma perché non voglio caricare troppo subito ma sono contento, non pensavo di vincere, credevo in un secondo posto» ha dichiarato il cuneese dopo la gara di domenica. Tra i programmi delle prossime settimane il Cara Amon Vertical Kilometer del 18 maggio, in Spagna, che fa parte del circuito World Series, poi la Trentapassi Vertical, l'Orobie o il Monviso. Da notare che nella prestazione al Conrizzolo dell'anno scorso Marco aveva fermato il cronometro a quasi tre minuti in più.
Premiata ditta Bazzana, Serafini e Moletto
I tre 'testatori' di Ski-alper sbancano Segredont e Cornizzolo
Seconda tappa del Circuito Bergamo Skyrunning ieri a Vertova con la seconda edizione della Skyrace del Segredont (20 km, 1.400 m dislivello), vinta da Fabio Bazzana (Team Crazy, 1h54'50'') davanti a Fabio Bonfanti (Altitude Race, 1h58'37'') e Riccardo Faverio (1h59'01''). Tra le donne netto successo di Silvia Serafini (Salomon Agisko, 2h17'01'') davanti a Lisa Buzzoni (Altitude Race, 2h25'47'') e Chiara Gianola (2h 29'47''). La Serafini ha abbassato il record della gara. «Bella gara, si corre praticamente dietro casa mia, sensazioni molto buone, pur andando a 3/4 di gas sono arrivato con quasi 4 minuti di vantaggio, perccato, tirando un po' di più potevo mettere nel mirino il record di De Gasperi - ha detto Fabio Bazzana -. Sul percorso il pubblico era molto numeroso, grandissima atmosfera!».
CORNIZZOLO VERTICAL - Ieri si è corso anche il Cornizzolo Vertical, in provincia di Lecco. La vittoria è andata a Marco Moletto (ASD Dragonero, 34'40'') davanti a Xavier Chevrier (Valli Bergamasche Leffe, 35'05'') e Danilo Bosio (Radici Group, 37'05''). Tra le donne si è imposta Samantha Galassi del Radici Group con 42'04''.
Transvulcania, analisi di una gara perfetta
Grande livello con prestazioni stellari dei top
L’estrema sintesi della gara vede una partenza molto veloce, un primo tentativo di fuga dell’americano Sage Canaday, dal 18 al 40 km, un secondo dello spagnolo Luis Alberto Hernando, dal 45 al 60 km, e il finale in cui nessuno è più riuscito a resistere al forcing dell’altro spagnolo Kilian Jornet. In campo femminile, la svedese Emelie Forsberg e la spagnola Nuria Picas corrono appaiate per tutta la gara e si giocano la vittoria negli ultimi 5 km. Tra i primi in classifica, gara condotta a ritmi che solo qualche anno fa potevano essere considerati pura utopia per le ultra distanze. Il risultato di tutto questo è stato uno spettacolo sportivo allo stato puro, ormai degno anche di una diretta televisiva.Dopo anni di SkyRace, anche nelle Ultra SkyMarathon il livello è diventato molto competitivo.
TEMPI IMPRESSIONANTI - In campo maschile, le prestazioni sono ulteriormente migliorate rispetto a quelle già importanti del 2012. Jornet e Hernando sono scesi sotto il tempo record di Dakota Jones e il tempo medio dei primi 10 nella classifica finale è migliorato di 13’59’’. Il 6h54’09’’ di Jornet quest’anno, se paragonato al 7h32’13’’ di Miguel Heras e Iker Karrera, vincitori nel 2011, sembra già appartenere a un epoca diversa. In ambito femminile, Forsberg e Picas non hanno migliorato le 8h13’31’’ di Anna Frost del 2012 ma ci sono andate comunque vicine. Lo scorso anno non ci fu praticamente gara per la vittoria finale, con la Frost che impiegò 40 minuti in meno della stessa Picas, seconda classificata, e quasi un’ora in meno rispetto all’americana Nikki Kimball, terza classificata. Quest’anno, Uxue Fraile Azpeitia e Nathalie Mouclair, terza e quarta classificate, sono arrivate a mezz’ora dalla vincitrice.
SI PARTE PER FARE SELEZIONE - Nei 7,5 km iniziali di salita, tra i primi 10 atleti ben 8 manterranno una posizione nella top ten finale. Fanno eccezione il francese Francois D’Haene, 11° nel parziale e 6° finale, il connazionale Yann Curien, 9° nel parziale e 18° finale e il polacco Marcin Wierc, 35° nel parziale e 10° finale. Una partenza veloce, per fare da subito selezione, con un tempo di 41 minuti per i primi. L’americano Sage Canaday ha preso da subito il comando della corsa marcato a vista da un gruppo formato da 5 concorrenti nell’arco di 30 secondi: Cameron Clayton (USA), Kilian Jornet (ESP), Patrick Bringer (FRA), Miguel Caballero (ESP) e Luis Hernando (ESP). A 1 minuto, Timothy Olson (USA) e Yann Curien (FRA).
LA LEZIONE DELLE DONNE – Sempre nei primi 7,5 km, la Forsberg e la Picas transitano rispettivamente in 46° e 51° posizione con un distacco dai primi uomini di circa 8 minuti. Al termine della gara saranno rispettivamente 16° e 19° assolute. Anche Uxue Fraile Azpeitia terza classificata nel finale, all’intermedio era 60°.
CANADAY CI PROVA –Canaday conduce la gara fino al 40° km circa. Per lui un vantaggio massimo di 3 minuti in prossimità del 27° km su Clayton e Jornet. Tra gli atleti di vertice, Canaday sembra essere l’unico che ha scelto di correre con lo zaino. Poco dopo metà gara, verso il 43° km, il gruppo di testa si ricompatta e conducono la gara Jornet, Canaday, e Hernando insieme. Segue Clayton a 1 minuto mentre Olson e Bringer a questo punto hanno già più di 8 minuti di distacco dai primi.
E’ LA VOLTA DI LUIS HERNANDO – Da metà corsa, prova l’allungo solitario anche Hernando che giunge al 57° km con 2’30’’ di vantaggio su Jornet e di 4’ su Canaday. Il forsing è importante e a prima vista jornet sembra risentirne. Olson, segue a 12 minuti. Intanto la Foesberg e la Picas transitano rispettivamente in 18° e 22° posizione.
LA VOLATA FINALE - I 12 km finali hanno deciso le prime posizioni della gara. I parziali sono di 1h02’58’’ per Jornet, 1h05’13 per Olson e 1h05’48’’ per un sorprendente Marcin Wierc. Hernando in 1h07’19’’ e Sage Canaday in 1h10’15’’ hanno avuto un vistoso calo nel finale. Tra le donne, 14° tempo parziale di Emelie Forsberg in 1h13’35’’ e 17° tempo parziale per Nuria Picas in 1h19’42’’. Anche in ambito femminile, quindi, gli ultimi chilometri sono stati quelli decisivi.
Il Sardinia Trail a Dapit e Jimenez
Paesaggi da favola sul Gennargentu e Supramonte
Si è conclusa ieri a Fonni (NU) la seconda edizione del Sardinia Trail, gara in tre tappe per un totale di 90 km e 4.000 metri di dislivello positivo. Con due vittorie di tappa e un terzo posto in quella conclusiva ha vinto la gara l’italiano Fulvio Dapit con il tempo finale di 7h26’44’’ e con un vantaggio di 15 minuti sull’idolo di casa, il sardo Filippo Salaris, reduce da un ottimo quarto posto all’ultima Marathon des Sables. Alle loro spalle, terzo posto per Paolo Massarenti.
In campo femminile, vittoria meritata per Stephanie Jimenez che ha chiuso le tre tappe in 9h05’06’’ e con un vantaggio di 1h08’ su Maria Plavan.
Le dichiarazioni dei protagonisti dal sito della manifestazione:
Fulvio Dapit “Sono emozionato per aver conquistato la vetta di questa prestigiosa manifestazione. Sono stati tre giorni di gara selettivi ed infatti nell’ultima tappa ho dovuto dosare le energie per contrastare il ritorno dei miei avversari..” Prossimi impegni la coppa del mondo.
Antonio Filiippo Salaris “Un secondo posto di prestigio in questa bellissima manifestazione unica nel suo genere in Sardegna. Ed oggi mi sono impegnato per conservare questa posizione. Anche se le condizioni climatiche erano durissime, con freddo e vento.“
Stephanie Jimenez francese “ Sono contenta e felice di questo risulto anche se sono stati tre giorni di gara durissimi. Ho avuto anche il tempo di vedere i bellissimi panorami mozzafiato del Gennargentu e del Supramonte di Oliena e Dorgali.”
TOP 5 UOMINI
1) Fulvio Dapit (ITA - Crazy Idea La Sportiva) 7h26.44
2) Filippo Antonio Salaris (ITA - GLE Sport) 7h42.29
3) Paolo Massarenti (ITA - San Giacomo) 7h43.05
4) Oleg Rantzow (GER - Gegen den Wincl lanf) 7h46.58
5) Marco Pittau (ITA - GLE Sport) 8h27.29
TOP 5 DONNE
1) Stephanie Jimenez (FRA - Team Salomon Agisko) 09h05.06
2) Marina Plavan (ITA - Valetudo Skyrunning) 10h13.35
3) Vittoria Camerana (ITA - CUS Torino) 10h52.11
4) Susanna Crisciani (ITA - Courmayeur Trailers) 11h07.44
5) Emanuela Marzotto (ITA - Il Campino) 12h17.41
Cappelletti e Brizio re di Romania
I due atleti Valetudo hanno vinto la Ecomarathon sui Carpazi
Successi in Romania nel fine settimana per Daniele Cappelletti ed Emanuela Brizio, stelle della Valetudo Skyrunning. I due atleti si sono imposti sabato nella Econarathnon Moieciu de Sus. La gara, 42 km e 1.400 metri di dislivello complessivo, non era l'unica formula del fine settimana che prevedeva anche un cross di 14 km e una 'Eco Kids'. Cappelletti si è imposto su Tamas Bogya e George Buta, mentre la Brizio ha avuto la meglio su Cindy Callawaert e Ona Alina Luchian. Per Daniele (3h31'08'') ed Emanuela (4h11'06'') anche il record di gara.
Le Porte di Pietra a Trisconi e Bertasa
Belle sfide per le vittorie con distacchi limitati
Un percorso logico e vario, un’organizzazione ormai collaudata, clima perfetto ad esclusione di una grandinata in quota, pubblico delle grandi occasioni e un’avvincente sfida agonistica: la settima edizione de Le Porte di Pietra, seconda prova del circuito Salomon Trail Tour Italia, si conferma essere una delle più belle e affascinanti ultra italiane.
LA SFIDA MASCHILE - Dopo il forfait di Matteo Pigoni i pronostici dicevano Daniele Fornoni e Stefano Trisconi e sono stati ampiamente rispettati ma con non pochi colpi di scena lungo i 71 km e 4.000 m D+ del percorso. Dopo il ristoro di Costa salata, 21 km di gara, Fornoni aumentava il ritmo arrivando ai 40 km di Capanne di Carega con quasi 2 minuti di vantaggio proprio su Trisconi e tutto faceva presagire a una sua vittoria finale. Subito dopo, invece, il ricongiungimento e il forcing di Trisconi a cui nulla ha potuto lo stesso Fornoni. Tre minuti abbondanti di vantaggio finale per la prima grande vittoria in carriera per Stefano Trisconi e con un tempo finale di 7h33’54’’ che si avvicina molto al record di 7h21’19’’ stabilito da Silvano Fedel nel 2011. Considerando i molti tratti resi complicati dal fango presente, le prestazioni di Trisconi e Fornoni sono sicuramente degna di nota. Per Trisconi si tratta addiruttura del terzo miglior tempo di sempre. Sull’arrivo festante di Cantalupo Ligure, difficile capire se fosse più commosso lo stesso Trisconi, la moglie o il numeroso pubblico presente. Come ha dichiarato Fornoni all’arrivo, per lui un problema intestinale che però nulla toglie ai meriti del vincitore. Ottimo terzo posto per Davide Ansaldo che va a cogliere il suo più importante risultato nelle ultra con una gara condotta con astuzia tattica e con grande carattere.
LA SFIDA FEMMINILE - In campo femminile grande vittoria finale di Cinzia Bertasa in 9h23’48’’ e un vantaggio poco più di 5 minuti su Simona Morbelli. Dopo 12 km di gara, la Bertasa ha incominciato a imprimere il suo ritmo arrivando ad avere un vantaggio di quasi 7 minuti dopo 50 km di gara. 15 km dopo, la Morbelli recuperava però 3 minuti lasciando presagire un finale di gara molto combattuto. Ai 65 di Piani di San Lorenzo, il distacco tra le due atlete rimaneva sempre nell’ordine dei 4 minuti. Con un finale di gara sull’ultima discesa condotta sui tempi dei primi uomini, la Bertasa andava però a incrementare ulteriormente andando a cogliere l’ennesimo grande risultato in carriera. Terzo posto per Patrizia Pensa in 10h01’45’’.
TOP 5 UOMINI
1. Stefano Trisconi 7h33.54
2. Daniele Fornoni (Team Tecnica) 7h37.07
3. Davide Ansaldo (Team Salomon Agisko) 8h10.12
4. Eros Zanoni 8h15.14
5. Fabio Pozza 8h21.40
TOP 5 DONNE
1. Cinzia Bertasa (Team Tecnica) 9h23.48
2. Simona Morbelli (Team Salomon Agisko) 9h20.11
3. Patrizia Pensa (Team Tecnica) 10h01.45
4. Stefania Albanese 10h02.51
5. Francesca Mai 10h22.30
Le Finestre di Pietra confermano Lantermino e Mustat
Pronostici rispettati nella 37 km
Le Finestre di Pietra hanno mostrato un livello competitivo e di partecipazione che nulla ha da invidiare alla sorella maggiore Le Porte di Pietra di 71 km. Sono stati 260 gli atleti che hanno preso il via da Cantalupo Ligure sabato pomeriggio alle ore 14:00.
Danilo Lantermino ha vinto la gara con il tempo finale di 3h34’04’’. Ci hanno provato a resistergli il ligure Alberto Ghisellini e il piemontese Giulio Ornati ma nulla hanno potuto contro la sua attuale condizione fisica. Il verdetto finale, 2’53’’ su Ghisellini e 5’31’’ su Ornati. Dietro di loro, nessuno è riuscito ad avvicinare il loro passo nella seconda parte di gara. Nonostante il fango presente sul percorso, Lantermino ha miglioriato di 7’ il suo personale dello scorso anno.
Vittoria meritata tra le donne per Lara Mustat che ha chiuso con il tempo di 4h21’14’’ e un vantaggio di 8’ su Daniela Bonnet e di 32’ su Helle Skejo.
TOP 5 UOMINI
Danilo Lantermino (Lafuma Team Italia) 3h34.04
Alberto Ghisellini (Team Salomon Agisko) 3h36.57
Giulio Ornati (Team Salomon Agisko) 3h39.35
Fulvio Chilo (Team Tecnica) 3h50.57
Gianluca Caimi 3h54.19
TOP 5 DONNE
Lara Mustat 4h21.14
Daniela Bonnet 4h29.06
Helle Skejo 4h53.58
Carmela Vergura 5h02.34
Michela Uhr 5h13.00