Gran Paradiso vertical a Lorenzo Rostagno e Chiara Giovando

Il Gran Paradiso vertical fa segnare il nuovo record di partecipanti. La penultima prova del circuito Défi ha portato in griglia di partenza 140 concorrenti, gran parte arrivati in mattinata grazie anche alla giornata soleggiata.
Una grande sfida iniziata dal rifugio Tetras Lyre di Pont di Valsavarenche e conclusa poco sopra il rifugio Vittorio Emanuele, dopo 1.000 metri di dislivello positivo e dopo 3,6 chilometri di gara. I ripidi sentieri sottobosco, posti all’inizio del percorso, hanno subito fatto selezione e scremato il gruppo.
Gran parte della prova è stata dominata da Mattia Roncoroni che ha dettato il ritmo fino al Vittorio Emanuele, ma la sua andatura non è bastata per vincere. Poco dopo il passaggio al rifugio è infatti stato recuperato da Lorenzo Rostagno che a metà gara aveva oltre 40” di ritardo. Il finale è stato incerto fino agli ultimi metri: Roncoroni e Rostagno sono rimasti appaiati, poi negli ultimi venti metri il torinese Rostagno ha avuto lo spunto migliore e si è imposto in 45’39”. A 3” è arrivato Mattia Roncoroni, con terzo gradino del podio per Thierry Brunier in 48’28”.
Tirata anche la gara femminile: a dettare il ritmo sono state le atlete piemontesi con la torinese Chiara Giovando e la biellese Barbara Cravello distanziate di pochi secondi. A vincere, dopo una gara sempre in testa, è stata Giovando in 53’51”, un risultato che le permette di incrementare ulteriormente nella classifica generale del Défi. Seconda Cravello in 54’05”, con terza posizione per la valdostana Chantal Vallet in 55’10”.


Enzo Romeri da record alla Dolomiti di Brenta Trail

Enzo Romeri vince la gara di casa, stracciando il precedente record della Dolomiti di Brenta Trail di oltre 25 minuti. È lui il protagonista della sfida più attesa lungo i 64 km del percorso con 4.200 metri di dislivello, mentre in campo femminile ha trionfato la cortinese Francesca Scribani. Altro successo ‘dolomitico’ anche nella sfida sui 45 km con 2.850 metri di dislivello, visto che si è imposta Elena Nicolini, mentre in campo maschile si è registrato un arrivo ex aequo fra il trentino Andrea Debiasi e l’altoatesino Ivan Paulmichl.

Christian Modena ©Pegasomedia/Filippo Frizzera

Una prestazione oltre ogni previsione, dunque, per il forte trail runner di Fai della Paganella Enzo Romeri, che nei primi chilometri ha gestito le energie, salendo assieme ad un gruppetto di sette concorrenti, ma quando la verticalità ha iniziato ad accentuarsi dopo Andalo, ha deciso di alzare il ritmo, merito di un’eccezionale stato di forma e, facendo valere il fatto che conosce alla perfezione questo percorso, se ne è andato in solitaria, galvanizzato anche dal tifo dei tanti amici presenti nei passaggi cruciali. È passato per primo ai piedi di Cima Santa Maria e Cima di Campa e così anche ai rilevamenti nei pressi dei rifugi Graffer, Tuckett, Pedrotti, Salvata e Croz dell'Altissimo, sino al traguardo in riva al Lago di Molveno a braccia alzate. Ma in particolar modo con il nuovo record inciso nel database dei cronoman: 7h04’23” il suo tempo. Ad oltre 23 minuti è giunto il vincitore di dodici mesi fa Christian Modena, con 7h27’57”, ma con ancora nelle gambe l’Ultra Trail Mont Blanc e la Rosetta skyrace di pochi giorni fa e comunque con una prestazione nettamente inferiore rispetto a quella che aveva fatto registrare dodici mesi fa. Sul terzo gradino del podio è poi giunto Giovanni Ruocco, proveniente dalla Costa Amalfitana ma residente ad Andalo dove lavora come cameriere, con il tempo di 7h41’11”. Seguono in classifica Alberto Franzoi, Andrea Mattiato e i due tedeschi Simon Schachenmeier ed Johannes Obermueller.

Francesca Scribani ©Pegasomedia/Filippo Frizzera

Nella gara lunga femminile ha primeggiato, dopo una gara in solitaria, la cortinese Francesca Scribani, che dall’alto della sua esperienza ha gestito bene le energie, chiudendo la prestazione con il tempo di 9h51’56”. Con distacchi importanti hanno poi concluso sul podio Liliana Panizza ed Irene Zamboni, seguite da Giulia Orlandi ed Elisabetta Pozza.
La sfida sui 45 km, con lo start dato un’ora e mezza dopo la competizione lunga, è stata combattuta nella prima fase con Andrea Debiasi, che ha subito allungato, poi raggiunto da Ivan Paulmichl. Dopo qualche schermaglia fra i due, viste le simili forze in campo, i due avversari hanno deciso di gestire la gara in coppia, giungendo appaiati sul traguardo con il tempo di 5h02’44”, anche se il cronometro ha assegnato la vittoria al trentino per un secondo. Poco distante, a soli 39 secondi, Francesco Trenti del Team La Sportiva. A ridosso del podio poi Samuele Bertò, Thomas Springhetti, Matteo Perli e lo slovacco Karel Svoboda.

Elena Nicolini ©Pegasomedia/Filippo Frizzera

Chi ha potuto godere su un tifo davvero speciale è stata Elena Nicolini, in particolar modo al passaggio al rifugio Tosa Pedrotti gestito da papà Franz e dall’intera famiglia. Partita con un buon ritmo, Elena è stata raggiunta e superata dalla francese Charlotte D’Alencon, ma la scialpinista molvenese benché non sia una specialista di queste competizioni ha dato fondo a tutte le energie e alla determinazione che la contraddistingue, riprendendo la leadership ed incrementando il vantaggio sul traguardo nei confronti della transalpina. Elena ha chiuso i 45 km con il tempo di 6h14’09”, precedendo di oltre 24 minuti la D’Alencon, quindi sul terzo gradino del podio si è piazzata Rossana Tomasi, seguita da Elena Sassudelli e dall’austriaca Maren Haid.


Domenica trail e skyrace delle Pietre nel Piacentino

Domenica a Travo, in provincia di Piacenza, con partenza alle ore 9, si terranno gli attesi trail e skyrace delle Pietre; due manifestazioni organizzate da Piacenza Sport che faranno transitare gli atleti rispettivamente attorno (il trail) ed in vetta (la skyrace) della Pietra Parcellara, nota anche come il ‘Cervino della Valtrebbia’.
Le gare di 21 e 23 km con, circa 1000 metri di dislivello positivo consentiranno agli atleti di conoscere un angolo dell’Appennino particolarmente apprezzato dal punto di vista paesaggistico e storico essendo all’interno di un parco naturale che presenta i due massicci ofiolitici più occidentali d’Europa, la Pietra Parcellara (sacra agli antichi Celti), appunto, e la vicina Pietra Perduca, con la caratteristica chiesetta. Dopo la partenza i concorrenti transiteranno a Caverzago, località conosciuta per la presenza sotterra di un antico tempio della Dea Minerva, noto in tutta la Romanità. Attraverso tratturi saliranno sino a correre tra le due montagne in un paesaggio molto particolare dal punto di vista ambientale, che ricorda la Cappadocia.
Gli skyrunner (la manifestazione è inserita nel calendario Fisky) punteranno, poi, alla delicata cresta della Pietra Parcellara e saliranno fino alla vetta dopo aver indossato il casco; i trailrunner si limiteranno a circumnavigarla per poi scendere, entrambi, dopo alcune risalite e rispettive discese, in picchiata, fino al traguardo lungo sentieri e tratturi completamente corribili.
In relazione alla skyrace si precisa che è la prima volta che nel Piacentino viene organizzata una gara che presenta passaggi in cresta particolarmente audaci e degni di essere ritenuti a pieno titolo di skyrunning.
Per iscrizioni ed info piacenzasport.


Veia Sky Race, domenica la sfida in Valle Bognanco

Cresce l’attesa in Valle Bognanco per la due giorni di gare: venerdì si parte con Vertical Terme di Bognanco Trofeo Mario Ceschi, mentre domenica spazio alla International Veia Sky Race Trofeo Giampiero Bragoni, tappa delle Italy Series.
Alle 17 di venerdì a Bognanco Fonti si inizierà con il vertical, 1.100 metri di dislivello in poco più di 3,5 km. Sabato largo ai giovani: dalle ore 14 presso il Villaggio La Veia, all'Alpe Gomba, andrà in scena la seconda Mini Veia Sky Race aperta ai ragazzi dai 6 ai 14 anni. Iscrizione gratuita, al termine medaglia e nutella party per tutti.
Domenica la gara regina, la sky race da 31 km e 2600 metri di dislivello con la novità della Veia Race di 15 km e 850 metri di dislivello. Non mancheranno come da tradizione i premi per i tifosi: in regalo 100 buff griffati all'arrivo del vertical e altrettanti verranno regalati sulla cima Verosso domenica, oltre alla consegna a tutti i presenti in cima di un biglietto per l'estrazione di una fede ossolana offerta dalla gioielleria Brizio di Domodossola; al rifugio Gattascosa verrà invece consegnato un biglietto per l'estrazione di un orologio da polso sempre offerto dalla gioielleria Brizio.


Dolomiti di Brenta Trail da record

Partito il conto alla rovescia per la terza edizione della Dolomiti di Brenta Trail che sabato 8 settembre animerà i sentieri di una delle catene montuose più affascinanti al mondo. Con la chiusura delle iscrizioni del 28 agosto il comitato organizzatore coordinato dal Consorzio Molveno Holiday può fregiarsi di un numero di adesioni da record, visto che è stata sfiorata quota 700. Nelle due gare in programma, ovvero la 45 e la 64 chilometri, si presenteranno al cancelletto 677 specialisti della corsa in quota, nel dettaglio 301 nella sfida lunga e 376 nella corta, in rappresentanza di ben 20 nazioni, a testimonianza dell’appeal internazionale che si è ritagliata in breve tempo questa competizione.
Al via alcuni protagonisti della sfida di dodici mesi fa, a partire da Gianni Penasa e Christian Modena, che conclusero appaiati sul traguardo di Molveno e che riaccenderanno il duello anche sabato prossimo nella gara lunga, con la speranza da parte di entrambi di poter staccare l’avversario. Dovranno però ben guardarsi dall’atleta di casa Enzo Romeri. Nella sfida light per il momento desta interesse il nome di Luca Miori, primattore pure lui in tante gare in quota quest’anno, che avrà nello skialper azzurro Federico Nicolini il rivale da battere, come accadde nella scorsa edizione, anche se quest’ultimo non ha ancora sciolto le riserve sulla presenza al via. Al femminile i nomi dell’ultima ora nella starting list sono quelli Wiktoria Piejak, forte skyrunner e trailrunner polacca con passaporto italiano, ed Elena Nicolini, entrambe iscritte nella sfida light.
Queste giornate di sole hanno consentito agli organizzatori, di completare il lavoro di tracciatura dei due percorsi di gara. La gara lunga si sviluppa su presenta 4.200 metri di dislivello con lo start che verrà dato alle ore 6 di sabato 8 settembre dal Lago di Molveno, sede anche dell’arrivo. I concorrenti avranno a disposizione 16 ore di tempo per concludere la prova. La gara, dopo il passaggio da Andalo nel tratto iniziale, porterà i concorrenti nel gruppo di Cima Santa Maria e Cima di Campa, quindi al Passo del Grosté e lungo la parte centrale del Brenta, con i suggestivi passaggi ai piedi di Cima Brenta, Crozzon di Brenta, Cima Tosa e Campanil Basso, a precedere quello dalla Bocca di Brenta e la discesa conclusiva verso il traguardo. Il percorso di 45 chilometri, invece, presenterà 2.850 metri di dislivello, con start sempre dal Lago di Molveno, ma alle ore 7,30. Il tempo massimo per concludere la gara, in questo caso, sarà di 14 ore e 30 minuti.

 


Sabato torna il Défi Vertical a Valsavarenche

Dopo la pausa di agosto Tour Trail Valle d’Aosta e Défi Vertical propongono ancora due mesi ricchi di appuntamenti. Si parte sabato 8 settembre con il Gran Paradiso vertical, a Valsavarenche per la penultima prova della stagione. Gli ultimi sopralluoghi hanno dato esito positivo: i 3,6 chilometri (1.000 metri dislivello positivo) sono pronti e il sentiero è perfettamente pulito. Da un rifugio all’altro, dal Tètras Lyre di Pont di Valsavarenche fino al Vittorio Emanuele: una prova corta e allo stesso impegnativa in grado di esaltare le qualità tecniche dei partecipanti.
Sabato, alle 9,30, in griglia di partenza ci sarà anche l’elvetico Emmanuel Vaudan, più volte protagonista nel chilometro verticale di Fully, terzo al vertical di Fénis di aprile e vincitore poco dopo nella prova della Becca di Viou. Lo svizzero sarà ancora una volta l’uomo da battere: è secondo nel circuito alle spalle di Erik Bochicchio. Al femminile non mancherà la piemontese Chiara Giovando che cercherà il successo per incrementare la leadership nella classifica femminile del circuito. Presente anche la valdostana Nilda Blanc. Le iscrizioni sono aperte sul sito internet di Wedosport e saranno chiuse il 6 settembre. Gli ultimi concorrenti potranno iscriversi anche sul posto, sabato mattina dalle 7 alle 9 in zona partenza. Al Gran Paradiso vertical potranno partecipare anche i ragazzi dai 15 ai 17 anni.
Settembre e ottobre saranno due mesi ancora ricchi di gare. Per quanto riguarda il Défi, dopo il Gran Paradiso vertical di sabato si correrà ancora il Vertikal Tovo, ultima prova in programma a Oropa il 7 ottobre. Per quanto riguarda il Tour Trail della Valle d’Aosta sono ancora tre le gare da disputare: il 29 settembre si corre il Grivola Trail, il 13 ottobre il Licony Trail, il 27 ottobre il Traverse Trail. Premiazioni finali dopo il Vertikal Tovo (Défi) e il Traverse (Tour Trail).


Tor des Géants, domenica si parte

Conto alla rovescia per il nono Tor des Géants 2018, e per il Tot Dret, al suo secondo appuntamento. Le due gare monopolizzeranno l’attenzione dell’ultra trail mondiale nella settimana che va dal 9 al 16 settembre, quando, sulle Alte Vie 1 e 2 della Valle d’Aosta, saranno impegnati, notte e giorno, oltre 1100 atleti (886 al Tor, 309 al Tot Dret), 2000 volontari, oltre agli addetti alla sicurezza, guide alpine, rifugisti, supporter, commissari di gara, assistenti, medici….

PARTECIPANTI - Il Tor, che si avvale anche quest’anno del sostegno della Regione Valle d’Aosta, vedrà al via rappresentati 70 paesi e 5 continenti.
Italia, Francia e Spagna saranno le nazioni europee con il maggior numero di concorrenti ma, a seguire, Giappone e Cina, a testimonianza del richiamo che il Tor ha verso questi Paesi e l’Asia più in generale e di quanto sia inarrestabile la passione per il trail in tutto l’Oriente. Una curiosità tra i concorrenti: più giovane della nutrita compagnia sarà il danese il Jon Lundstrøm, che compirà 23 anni proprio durante il Tor. Il veterano sarà Jean Paul Gujon, proveniente dal Jura francese: ha già compiuto 75 anni. Solo per questo motivo e per la sua inossidabile passione per il trail è da considerarsi un Gigante.
ll Paese new entry del 2018 sarà l’Afghanistan, con due concorrenti: Stephanie Case, canadese, e Duncan Wilson, neozelandese. Entrambi lavorano per le Nazioni Unite e si occupano di diritti umani. Stephanie è una amica del Tor da vecchia data, già più volte sul podio, e ha gareggiato in passato per la Palestina. Il cambio di casacca è dovuto al fatto che attualmente risiede in Afghanistan, dove ha varato anche il progetto Free to Run, per promuovere lo sport, e la corsa in particolare, ovunque ci siano paesi in difficoltà. A questa iniziativa andrà parte del ricavato della vendita dei pettorali solidali, mentre l’altra parte andrà alla Fondazione Tettamanti, di Monza, da anni in prima linea nella ricerca sulle leucemie infantili. Pettorali solidali che sono stati venduti davvero in poche ore, a conferma della generosità e della solidarietà degli ultratrailers.

PARTENZE - Il Tor des Géants, 330km e 24000 metri di dislivello positivo, prenderà il via dal centro di Courmayeur (dove poi sarà posto l’arrivo) domenica 9 settembre alle ore 12. Previste alcune piccole variazioni di percorso rispetto allo scorso anno: per esempio la base vita di Valgrisenche viene riportata in paese e la Fenetre di Tsan viene ‘sostituita’ dal colle Fenetre. Il tutto per rendere più facile l’accessibilità del pubblico. Il Tot Dret, 130 km e 12000 metri di dislivello positivo, prenderà invece il via dal centro di Gressoney Saint-Jean alle 21 dell’11 settembre. I concorrenti dovranno arrivare a Courmayeur entro giovedì 13 settembre alle ore 17, dunque in 44 ore al massimo. dunque 6 ore in più rispetto alla passata edizione.

NOVITÀ - In entrambe le gare ci sarà una rappresentanza ufficiale dell’Esercito (5 concorrenti nel Tor e 2 nel Tot Dret (compresa Gloriana Pellissier).
Nel Tot Dret ci saranno cinque concorrenti amputati per dare vita al progetto ‘Gamba in spalla’, che prevede il loro alternarsi in gara, in una speciale staffetta, che ha lo scopo di promuovere lo sport per tutti, dunque trail compreso. EcoloTor, iniziativa varata già due anni fa dalla Cooperativa Erica e Vda Trailers, rivolgerà quest’anno la sua attenzione sui rifiuti, a partire dagli approvvigionamenti, sull’energia rinnovabile e sullo spreco alimentare. Inoltre dei runner in funzione di ‘Ecoscope’ seguiranno gli ultimi concorrenti per raccogliere eventuali rifiuti sul percorso, in modo che i sentieri ritornino fin da subito privi di tracce del passaggio dei corridori.

CANDIDATI AL PODIO - Anche se in una gara così lunga e articolata è sempre azzardato fare previsioni, sono una ventina i concorrenti di punta candidati alla vittoria, almeno sulla carta. Ci saranno numerosi vincitori di edizioni passate, come Olivero Bosatelli, Gialuca Galeati, Franco Collé, Oscar Perez, Jules Henry Gabioud (che gareggia quest’anno al Tot Dret, insieme ai valdostani Giuliano Cavallo ed Enzo Benvenuto) e, tra gli stranieri, il britannico Jezz Brag, gli statunitensi Luke Nelson e Avery Collins, il canadese Galen Raynods, lo spagnolo Vinas Villardel Roger e l’inossidabile Pablo Criado, per citarne alcuni. Di sicuro Peter Kienzl, Giulio Ornati e Christian Caselli non staranno certo a guardare. Tra le donne Denise Zimmermann, Roxane Ardet, Silvia Trigueros Garrote, Stephanie Case. Tra le italiane l’attenzione è puntata su Sonia Locatelli e Marina Plavan. Torna, grintosa come sempre, Federica Boifava. Non sarà presente sulla linea di partenza la ormai valdostana Lisa Borzani, due volte vincitrice del Tor, perché non si è ancora del tutto ripresa da un infortunio di qualche mese fa. Lisa, insieme a un’altra fortissima atleta italiana, Graziana Pè, non resterà però in poltrona. Le due campionesse delle lunghe distanze sono state infatti ingaggiate come reporter sul campo. Seguiranno la gara, dando preferenza alle ‘colleghe’, dai colli e dalle basi vita, per rendere più ricco il già sostanzioso programma di comunicazione, per raccontare in diretta le emozioni del Tor e della Valle d’Aosta anche a chi è a casa. Sono previsti infatti collegamenti live nei punti cruciali, interviste, filmati, foto, notizie in tempo reale. Tutto può essere seguito, momento per momento, dal computer o da un telefono cellulare non troppo ‘anziano’. Ci saranno inoltre aggiornamenti continui anche sul sito www.tordesgeants.it e sui canali social.


Stefano Ruzza, l'uomo del sette

Il sette, lo si sa sa, è un numero magico. E lo è ancora di più per Stefano Ruzza, Team Vibram, autore di una incredibile gara all’UTMB che gli ha regalato un settimo (appunto) posto, miglior risultato italiano di sempre dopo quelli di Olmo. Dico sette perché anche alla Diagonale des Focus del 2014 Ruzza si era classificato in quella posizione, regalandosi una prestazione da incorniciare. «È vero, anche ai Campionati Europei della Trans d’Havet ero arrivato settimo» scherza Stefano mentre sta preparando le valigie per gli Stati Uniti. Negli Stai Uniti Ruzza era già stato anche in primavera, gareggiando in qualche trail locale e alla UROC.

Stefano, ma cosa vai a fare così spesso negli States?

«La mia fidanzata lavora lì, a Baltimora, per questo ora mi faccio un mesetto da quelle parti».

Sette è un numero magico, ma non hai provato ad arrivare sesto?

«Certo, in salita vedevo Evarts davanti, a pochi minuti, prima dell’ultima salita ho spinto molto, ma sono arrivato esausto e ho pensato a difendermi».

Hai scritto che questa volta hai fatto tesoro degli errori del passato nell’allenamento, pre-gara e gestione della competizione, puoi spiegarci meglio cosa intendi?

«Tanti piccoli dettagli, nell’allenamento, nell’alimentazione in gara. Nel 2016 ero andato fortissimo all’inizio, ero sugli stessi tempi di quest’anno, poi ho avuto problemi di alimentazione ed ero un po’ stanco mentalmente, mi ero allenato troppo. Questa volta sono arrivata fresco, convinto di soffrire per 24 ore, perfettamente in forma nonostante l’infortunio della primavera, come alla Diagonale des Focus».

Che infortunio hai subito?

«Sublussazione del cuboide, poi correndoci sopra si sono infiammati peroni e tibiale anteriore, per due mesi ho corso praticamente con una sola gamba. Ho fatto tantissima bici e corso giusto per mantenere il gesto, ma sui sentieri mi sono ritrovato subito a mio agio». 

Commenti sulla gara?

«Mi ero preparato una tabella di marcia che ho rispettato quasi al minuto, ho fatto la mia gara, su me stesso e non su altri, come Thévenard ed è risultata vincente. Certo lui ha un ritmo costante, incredibile, è proprio fatto per queste gare».

Dicci la verità, aspiravi a una top ten?

«Onestamente sì, due anni fa ero sui tempi di Zanchi e Ornati, poi ho avuto qualche problema».

Il momento più bello?

«A Trient. Arrivavo da Champex, dove ero dodicesimo e rassegnato a non entrare nella top ten, poi al ristoro c’erano tutti i ragazzi del team Vibram, un tifo pazzesco, meglio che al traguardo, all’uscita ho superato il mio compagno di squadra Xavi Dominguez, prima avevo superato Zach Miller, lì ho capito che stava andando bene».

Che idea ti sei fatto dei ritiri?

«Anche l’anno scorso ha piovuto e fatto freddo, ma quest’anno ho visto gente molto più provata, poi credo che molti dei top siano stati svuotati dalla battaglia all’inizio».

Che scarpa hai usato?

«Hoka One One Speedgoat 2»

Solo una?

«Sì e non ho neppure mai cambiato la maglia, un po’ per scaramanzia, un po’ perché mi sentivo veramente bene e non volevo perdere tempo».

Se andrai sempre più spesso negli States, c’è il rischio che il primo americano a vincere l’UTMB sia tu…

«Ma dai… godiamoci questo settimo posto che non ho ancora metabolizzato, è già molto». 


L’UTMB degli anti-eroi

C’è qualcosa che rende davvero magica l’edizione 2018 dell’UTMB, a mio parere la più bella degli ultimi anni insieme a quella del 2013. È stata ricchissima di colpi di scena e non si può certo dire che i favoriti, diciamo i favoritissimi, abbiano vinto. La notte si è pian piano mangiata tutti quelli che avevano i maggiori auspici del pronostico e ha partorito storie e sogni degni di essere raccontati, quelli di Francesca, Xavier, Stefano e Katia, tre anti-eroi che hanno saputo imporsi, ognuno a modo suo, proprio nell’anno in cui all’UTMB sono arrivati i premi in denaro.

CANEPA - La vittoria di Francesca Canepa, a 46 anni, è di quelle che entrano di diritto nella storia dell’ultra trail. Quando l’abbiamo vista spuntare tutta coperta, giacca lunga e pantaloni lunghi, sulla linea del via, masticando qualcosa (un Buondì, dirà poi...), aveva la faccia da ‘dura’. La sua vera faccia, quella della rabbia, della determinazione, della voglia di ‘mordere’. Quella faccia che le aveva regalato tante soddisfazioni in passato (tra le quali un secondo posto nell’edizione ‘mutilata’ dell’UTMB 2012) e che era stata coperta da una maschera dopo la ben nota vicenda del Tor. Anni difficili - comunque la si voglia pensare sull’affaire - che hanno svuotato Francesca. Però, da lottatrice quale è, non si è mai arresa. Altri, altre, avrebbero gettato la spugna quando i risultati non arrivavano più. Questa vittoria, ottenuta con la strategia e la calma dei forti, partendo tranquilla, seguendo la propria andatura e la tabella di marcia, aumentando il ritmo con il passare dei chilometri e mangiandosi le avversarie una per volta, vale moltissimo. Ed è la più bella storia italiana a Chamonix insieme a quelle di Marco Olmo. Bisogna ammetterlo, in tanti, noi giornalisti per primi, avevamo dato Francesca per finita da tempo, e ci siamo sbagliati. Chapeau.

l'arrivo di Francesca Canepa ©Martina Valmassoi

THÉVENARD - Sfida Kilian-Walmsley? Hernando? No, zitto zitto è arrivato lui, il folletto del Jura, quello che se lo vedi camminare nelle strade di Chamonix ha un’andatura supinatoria che non si può guardare. Quello che pochi mesi fa alla Hardrock 100 stava stravincendo ed è stato squalificato per avere inavvertitamente bevuto un goccio d’acqua pochi chilometri dopo il ristoro, fatto che all’UTMB sarebbe stato sanzionato con qualche oretta di penalità. Il suo score ai piedi del Monte Bianco è impressionante. Ha vinto al primo colpo tutte le gare, dalla CCC alla TDS e ora si porta a casa anche la terza UTMB, eguagliando Kilian e D’Haene. La sola altra apparizione da queste parti, l’anno scorso, gli è valsa il quarto posto… Unico.

Xavier Thévenard ©UTMB/Zoom

FORI - Un quarto, due quinti e un settimo posto. Sì vabbé, ci sarebbe anche un ventinovesimo posto alla prima partecipazione, ma possiamo considerarlo un errore di gioventù. Katia Fori, professione direttrice di banca, a Chamonix è a suo agio. E questa volta ci ha fatti sognare conducendo per buona parte e tenendo testa a Chaverot & co o alle americane. Una bella storia di sport, di passione, di fatica, di forza di volontà e soprattutto di testa. Inimitabile.

Katia Fori ©Martina Valmassoi

RUZZA - Anni e anni ad aspettare questa benedetta top ten, dopo i successi di Olmo e quel decimo posto di Massimo Tagliaferri, poi nel 2016 arriva il nono posto di Giulio Ornati. Poi… arriva Stefano Ruzza, Team Vibram, da Busto Arsizio, uno che non ama le mezze misure, o dà tutto quello che ha o salta. Il settimo posto alla Diagonale des Fous era stato il suo capolavoro, ma questo è ben più importante. È sempre stato uno dei più promettenti ultra-trailer italiani, ora ha definitivamente raggiunto la maturità. Capolavoro.

Stefano Ruzza ©Christophe Angot/Vibram

Domenica intensa alla Maga

Un lungo viaggio in solitaria, questa è stata la Maga Skymarathon per Cristian Minoggio, che si è presentato in completa solitudine sul traguardo di Serina, con il finish time di 4h47'06”, uno dei migliori tempi mai fatti segnare alla skymarathon della Val Serina. In seconda posizione un'altra aquila Valetudo, il bergamasco di Colere Clemente Belingheri, che ha stoppato le lancette su 5h25'23”. Terzo posto per Giambattista Micheli del team Carvico Skyrunning in 5h26'53”. Nella top ten Stefano Tavola, Alessandro Colombi, Diego Cortinovis, Matteo Longhi, Loris Bonzi, Maurizio Merlini e Matteo Caglioni. Nella prova femminile la prima a transitare sotto lo striscione d'arrivo è stata Silvia Boroni in 7h26'07”. Sul podio a farle compagnia Maria Panseri (Atletica Presezzo), seconda in 8h15'56”, e Cristina Durante (Carvico Skyrunning), terza in 8h40'10”. Quarta classificata Silvia Marcon.

50 KM - Sulla nuova distanza di 50 km e 5000 metri di dislivello positivo il più veloce è Riccardo Faverio, che si toglie lo sfizio di conquistare la prima edizione della gara di casa in versione ultra. Nella gara in rosa è l'aquila Valetudo Cecilia Pedroni ad entrare per prima nell'albo d'oro della manifestazione. La gara era valida come finale del circuito Skyrunner Italy Series. Ed ecco dunque i vincitori del circuito nel contesto delle Sky Ultra: Luca Carrara e Cristiana Follador: entrambi oggi sono saliti sul secondo gradino del podio.
Un Luca Carrara ha rotto subito gli indugi portandosi in testa sin dalla partenza da Zorzone. Creste del Menna, parete nord dell’Arera, vetta dell’Arera, e Carrara era sempre al comando, con un vantaggio massimo di 4 minuti sui diretti inseguitori. Ad inseguirlo un terzetto composto dai trentini La Sportiva Michele Tavernaro e Paolo Longo e dal local di Serina Riccardo Faverio alfiere del Gs Orobie. Sul Grem però Luca Carrara è stato riacciuffato da Tavernaro e Faverio. Tavernaro è rimasto leggermente indietro e al comando si è consolidata la coppia Faverio-Carrara. Sul primo gpm dell’Alben è transitato in prima posizione Luca Carrara, sulla seconda cima dell’Alben è sempre Carrara il primo, ma i due corrono appaiati, e la loro gara prosegue così anche nella discesa finale. Ma a un certo punto Luca Carrara è caduto; si è rialzato prontamente ma a causa dei dolori non ha più retto il ritmo tenuto fino a quel momento.
Riccardo Faverio, lucidissimo, ha continuato la discesa in solitaria, involandosi verso il traguardo della ‘sua’ Serina. “La gara della vita” l’ha definita il vincitore. Faverio ha portato a termine la ultra in 7h44’45”. Luca Carrara, protagonista di una stagione a livelli altissimi, è arrivato sotto l’arco del traguardo in 7h52’06”. Sul terzo gradino del podio Paolo Longo in 7h56’39”. Nei migliori dieci di questa prima edizione troviamo anche Michele Tavernaro, Luca Picinali, Mario Ruggiero, Alex Viciani, Matteo Bolis, Roberto Longhi (master 60!) e Andrea Grilli.
Volgendo lo sguardo alla prova femminile, la dominatrice di questa durissima gara è stata Cecilia Pedroni, del team Valetudo Serim, che ha stoppato le lancette su 9h16’35”. Seconda classificata Cristiana Follador con il finish time di 9h32’32’. Terza Patrizia Pensa (Pol. Besanese), medaglia di bronzo ottenuta con il crono di 9h35’57”. Ai piedi del podio Chiara Broggio (Libertas Forno) che ha fatto registrare il tempo finale di 9h46’28”.

24 KM - Sul percorso di 24 km e 1450 metri di dislivello positivo della Maga Skyrace, Jean Baptiste Simukeka ha tagliato per primo il traguardo di Serina fermando il tempo su 2h22'29”. Un solo secondo di distacco per Dennis Bosire Kiyaka che si prende la medaglia d'argento. Al terzo posto gli applausi sono per l'azzurro Sergio Bonaldi, ‘local’ di Serina, che ha chiuso in 2h24'22”. Nella top ten Danilo Brambilla, Elia Balestra, Paolo Poli, Paolo Colleoni, Luca Rota, Daniele Carobbio e Adriano Ticozzelli. Per il secondo anno consecutivo Martina Brambilla si è imposta alla Maga Skyrace. 3h10'08” il tempo che le è valso la vittoria. In seconda posizione la scialpinista della Carvico Skyrunning Paola Pezzoli con il finish time di 3h16'02. Medaglia di bronzo al collo della giovane Laura Tiraboschi che ha completato la prova in 3h30'17”. Fra le migliori dieci Helene Papetti, Silvia Ottaviano, Jessica Regazzoni, Arianna Mariani, Alejandra Hernandez, Lelia Maria Camanini e Chiara Spreafico.


Davide Magnini e Denisa Dragomir da record alla International Rosetta Skyrace

Edizione da incorniciare per la International Rosetta Skyrace. Festa grande a Rasura per lo staff dello Sport Race che prima del via hanno visto saltare il record di presenze con oltre 300 atleti ai nastri di partenza. In gara a dare spettacolo ci hanno pensato il trentino Davide Magnini e la rumena Denisa Dragomir. Primi ad ogni intermedio, sempre davanti con autorità, entrambi hanno siglato i nuovi record della gara demolendo i precedenti. Per Magnini un finish time di 2h03’43” (precedente record di Paolo Bert 2h09’16”), mentre la Dragomir è riuscita a battere se stessa chiudendo in 2h30’39” (precedente record 2h34’15”).
Sui 22,4 chilometri (1740 metri di disliivello di salita e altrettanti di discesa) disegnati all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, è stata battaglia dall’inizio alla fine con ritmi elevatissimi e un clima ottimale che ha agevolato le performance fatte registrare. Al traguardo del polifunzionale, alle spalle di un immenso Magnini, seconda piazza per Daniel Antonioli in 2h09’02” e terza per Martin Stofner in 2h10’34”. Nella top ten di giornata anche Andrea De Biasi, Gil Pintarelli, Paolo Bert, Christian Modena, Daniele Cappelletti, Giordano Passerini e Erik Panatti. Al femminile imprendibile Denisa Dragomir, argento di giornata per Daniela Rota 2h48’26”, mentre sul gradino più basso del podio è salita Viktoria Piejak in 2h52’11”. Quarta Giulia Compagnoni, quinta Giulia Orlandi.

Denisa Dragomir ©Giacomo Meneghello e Davide Ferrari

Sfida nella sfida visto che in palio vi era il successo nel circuito La Sportiva. Un challenge che prima di fare scalo in Valgerola ha visto tappa alla Trentapassi Skyrace, alla Ledro SkyRace, alla Skylakes, alla Stava Mountain Race e al San Fermo Trail. Re e regina 2018 sono stati incoronati il trentino Gil Pintarelli e la bergamasca Daniel Rota. Sul podio di circuito anche Martin Stofner e Viktoria Piejak secondi e Daniel Antonioli, Annelise Felderer terzi.


L’UTMB femminile parla italiano: trionfo di Francesca Canepa e quinto posto di Katia Fori

Aspetti Mimmi Kotka o Caroline Chaverot, invece ne viene fuori la più incredibile UTMB per i colori italiani. Nella fredda notte del Monte Bianco parte veloce e lascia tutte dietro la statunitense Magda Boulet, poi costretta al ritiro dopo il Col de la Seigne per una caduta. Intanto dietro di lei le distanze sono minime e piano piano vengono fuori due nomi, quello di Caroline Chaverot e quello di Katia Fori. Alla fine dopo il Grand Col du Ferret la francese si ritira (per lei una stagione tribolata, con settimane senza riuscire a correre, poi la decisione di non partecipare all’UTMB e negli ultimi giorni il rientro in campo). Con Mimmi Kotka ritiratasi quasi subito, Fernanda Maciel che prende distanza dalla Fori, la parmense procede da sola fino a La Giète, quando la raggiunge e supera Francesca Canepa. Da questo momento Francesca rimarrà sempre davanti, con la Fori che perde qualche minuto e si fa raggiungere da dietro da Uxue Fraile del team Vibram, poi dalla francese Jocelyn Pauly e dalla britannica Beth Pacall. Questo sarà l’ordine d’arrivo finale, con la Canepa che regala una incredibile vittoria ai colori azzurri dopo il secondo posto del 2012. Il suo è stato un successo costruito nei minimi dettagli, con una partenza misurata e il ritmo ad aumentare passaggio dopo passaggio in modo graduale, come ai tempi dei primi grandi successi. 26h03'48'' il tempo di Francesca Canepa, 26h40'43'' quello di Katia Fori, mentre al sesto posto si è classificata Juliette Blanchet del Team Vibram.

il doppio femminile ©UTMB/Zoom
Katia Fori durante una sosta ©Martina Valmassoi