Robert Antonioli vola in Coppa del Mondo

Prima prova di Coppa del Mondo a Puy Saint Vincent. Giornata di sole, tanta neve fresca e farinosa, solo qualche ‘gobba’ di troppo a rendere insidiosa la discesa. Una individuale di grande intensità con gli azzurri assoluti protagonisti. Sulla prima salita sono gli svizzeri Werner Marti e Martin Anthamatten a fare l’andatura, ma gli azzurri ci sono con Michele Boscacci in prima fila con Kilian Jornet. Il gruppo si compatta con Kilian Jornet, Michele Boscacci, Davide Magnini, Robert Antonioli, Werner Marti e Xavier Gachet. Allungano i primi due, anche Magnini entra nella top tre. E della partita c’è anche Antonioli. Anzi, ad un certo punto il terzetto di testa è tutto azzurro con Boscacci, Antonioli e Magnini, con Kilian alle loro spalle. Il catalano però ne ha e va all’attacco, ma Boscacci e Antonioli mica mollano, portandosi dietro a Magnini e Gachet.
Il finale è tutto azzurro: vittoria di Robert Antonioli in 1h26’13”, davanti a Michele Boscacci (1h26’34”) in volata su Xavier Gachet (1h26’35”), quarto Kilian Jornet in 1h26’44”, quinto Davide Magnini ('primissimo' Espoir) in 1h26’51”. I primi cinque in 38 secondi, una gara fantastica.
Completano la top ten Oriol Cardona Coll, William Bon Mardion, Nadir Maguet, Anton Palzer e Jakob Herrmann.

Davide Magnini e Kilian Jornet ©ISMF

FEMMINILE - Doppietta francese nella gara rosa con Axelle Mollaret che va a vincere in 1h24’47”, con un bel margine su Laetitia Roux (1h30’33”), mentre sul terzo gradino del podio sale Alba De Silvestro (1h31’08”), quarta Jennifer Fiechter (1h32’42”), quinta Katia Tomatis (1h32’58”).

Alba De Silvestro ©ISMF

JUNIORES - Vittoria azzurra al maschile, una vittoria netta quella di Andrea Prandi (1h20’26”) davanti allo svizzero Aurelien Gay (1h23’18”) con bronzo per Sebastien Guichardaz (1h23’24”); settimo Fabien Guichardaz, nono Stefano Confortola. Nella gara rosa primato per la russa Ekaterina Osichkina (58’08”) sulla francese Justine Tonso (1h00’01”) e Giorgia Felicetti (1h00’50”), quinta Giulia Murada.

Il podio Juniores ©ISMF

Arriva al cinema L’ultima discesa

Domani esce nelle sale cinematografiche italiane L’ultima discesa (6 Below), film tratto dalla storia vera del campione di hockey su ghiaccio canadese Eric LeMarque e dal suo libro (che in Italia è titolato come il film ma nella versione originale è Crystal Clear), appena pubblicato da Sperling & Kupfer. Dopo Everest, uscito nel 2015, ecco un altro film hollywoodiano che affronta le tragedie della montagna. Nel cast del film diretto da Scott Waugh (Need for SpeedAct of Valor) e realizzato con il nuovo formato panoramico Escape, troviamo Josh Hartnett (Penny DreadfulSlevin - Patto criminale, Black Dahlia), la vincitrice dell’Oscar Mira Sorvino (La dea dell’amore) e Sarah Dumont (The RoyalsManuale scout per l’apocalisse zombieDon Jon).

LA STORIA - Eric LeMarque (Josh Hartnett), un ex giocatore di hockey professionista, nel 2004, dopo aver causato un incidente automobilistico, fugge sulle montagne nei pressi della località sciistica di Mammoth Mountain, in California, in cerca di adrenalina con lo snowboard. Dovendo fare i conti con una dipendenza da metanfetamine e una vita che gli sta sfuggendo di mano, Eric decide di prendersi un giorno per staccare, ignorando i numerosi avvertimenti sull’imminente arrivo di una tempesta. Durante una forte tormenta di neve, LeMarque si allontana dalla pista perdendo l’orientamento. Nessuno sa che si è perso, nessuno sa dove si trova. È completamente solo. In un primo momento il campione non si rende conto di quanto la situazione sia disperata e cerca di trovare un riparo e dell’acqua. Le sue condizioni precipitano quando è inseguito da un branco di lupi e precipita in un lago ghiacciato. Intanto Susan (Mira Sorvino), la madre di Eric, intuisce che qualcosa non va e inizia a ripercorrere i movimenti del figlio. Con l’avanzare del congelamento e la continua lotta per la sopravvivenza, Eric è costretto a mangiare la sua stessa carne, mentre la preoccupazione della madre porta a mettere in atto un disperato tentativo di salvataggio, anche se la squadra di recupero pensa che sia ormai troppo tardi. Quando Eric si rende conto dell’arrivo dei soccorsi, la sua unica chance di farsi localizzare è arrampicarsi su una parete rocciosa alta 1.300 metri, ma il suo corpo inizia a cedere. Alla fine ce la farà ma perderà le gambe.

MESSAGGIO SICUREZZA - Si può discutere sulla fedeltà del film al libro di LeMarque, che sembra essere più spirituale e racconto della rinascita di un uomo, mentre il film è basato soprattutto sull’incidente e la mera lotta per la sopravvivenza. Si può discutere, come hanno fatto alcuni giornalisti anglosassoni, sul fatto che Mira Sorvino, la madre, ha in realtà solo 11 anni in più di Josh Hartnett, che nel film interpreta il figlio (allo stesso tempo però i colleghi di lingua inglese riconoscono il realismo delle scene in montagna e la grande prova dello stesso Hartnett che si è preparato a lungo per affrontare le riprese in un ambiente difficile). Quello che emerge però è il messaggio che L’ultima discesa manda al grande pubblico, se è vero che anche per promuovere il film è stato diffuso un testo che approfondisce la tematica della sicurezza e dell’attrezzatura che non puoi mai mancare fuoripista. Le tristi notizie dello scorso fine settimana rendono di stretta attualità l’incidente di LeMarque, avvenuto nei pressi di una località sciistica. Il modo migliore per affrontare la montagna e la neve in sicurezza, dopo essersi informati sulle condizioni atmosferiche e del manto nevoso, è uscire sempre con la giusta attrezzatura, anche a due passi dalle piste, anche se può sembrare esagerato. Artva, pala, sonda, ma anche casco, cellulare carico, eventualmente Avalung o zaino airbag sono compagni salvavita. E poi è fondamentale sempre informare qualcuno della propria attività. Regola che vale anche per il grande outdoor estivo, come pure quella del telefonino. Se L’ultima discesa sensibilizzerà qualcuno dei frequentatori meno esperti della montagna, ben venga. Se poi qualcuno vorrà leggersi anche il libro, scoprirà una storia di speranza anche nel buio più assoluto di una vita precipitata nel vortice della droga. Una storia di rinascita, a ben vedere come quella di A un soffio dalla fine, scritto dal patologo americano Beck Weathers - al quale si è ispirato il regista di Everest - che dopo essersi salvato ha scoperto di avere perso tante cose (una mano, parte del naso…), ma di avere recuperato la sua famiglia e una vita che stava uscendo dai binari.


In settimana la Coppa del Mondo in Francia. Ci sarà anche Kilian Jornet

Turno infrasettimanale per la Coppa del Mondo in Francia. Giovedì a Puy Saint Vincent si parte alle 9 con l’individuale (1800 metri di dislivello con sei salite per l’assoluta, 1550 di ascesa e una salita in meno per la prova rosa e quella juniores maschile, 910 il dislivello per le juniores), mentre venerdì alle 8.45 lo start del vertical (di 680 metri di dislivello).

AZZURRI - Una sola new entry nel gruppo azzurro di Stefano Bendetti, Davide Canclini e Denis Trento: per l’individiual ci sarà Filippo Barazzuol, assente invece, per infortunio, Nicolò Canclini. Il resto non cambia: Robert Antonioli, William Boffelli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet, Federico Nicolini e Katia Tomatis tra i Senior; tra gli Espoir in gara Valentino Bacca, Davide Magnini, Alba De Silvestro, Mara Martini e Ilaria Veronese; tra gli Junior al via Stefano Confortola, Andrea Prandi, Sébastien e Fabien Guichardaz, Giorgia Felicetti e Giulia Murada.

KILIAN - E dopo tre mesi dall’operazione, anticipa il rientro alla gare Kilian Jornet con l’obiettivo di ritrovare il clima gara in vista della degli appuntamenti La Grande Course: Altitoy, Pierra Menta e Tour du Rutor.


I primi 40 anni di Stian Hagen

Stian Hagen è uno dei pro skier più anziani ancora in attività. Insieme a leggende come Mike Douglas e Chris Davenport fa parte di questo mondo da più di un ventennio e non sembra avere nessuna intenzione di rallentare. Originario di Oslo, classe 1974, con un passato come atleta giovanile nel salto con gli sci e nel fondo, è stato una delle leggende del freeski e dello sci ripido quando in pochi affrontavano i couloir più ripidi del Monte Bianco. Ha anche partecipato per un paio di anni al Freeride World Tour, ma si è subito trovato più a suo agio come star dei film off piste. Stian Hagen è lo ski bum che non ha mai rinunciato al suo sogno. È arrivato la prima volta a Chamonix con i suoi genitori, Unn e Finn Hagen, quando aveva 12 anni. E continua a divertirsi e sciare ad alto livello. Nonostante abbia in tasca un patentino di Guida alpina che sfrutta molto poco… Su Skialper 116 di febbraio-marzo, già disponibile nella nostra edicola digitale, il foto-reporter svedese Mattias Fredriksson ha incontrato Stian per parlare di come è cambiato il mondo del freeski e del ripido in questi ultimi venti anni. E ne è venuta fuori un’intervista molto interessante con foto spettacolari…

discesa con vista sul Dru ©Mattias Fredriksson

LO SCI PRIMA DEI SOCIAL - «I primi anni ho vissuto in una tenda all’Argentière per alcun mesi ogni inverno; sciavo tutti i giorni e conducevo una vita molto semplice. Mi alzavo la mattina, raggiungevo gli impianti e disegnavo curve con chi incontravo in montagna. La maggior parte delle persone aveva a mala pena un telefono prima dell'avvento dei social media quindi tutto era molto più spontaneo».

Stian Hagen nel suo chalet ai piedi del Monte Bianco ©Mattias Fredriksson

IL RIPIDO DI UN TEMPO - «Oggi sciare sulla faccia nord dell’Anguille di Midi o su qualsiasi altra classica discesa ripida non rappresenta più una grande sfida per le persone. È spaventoso come tutto sia cambiato nel corso degli anni. Non fa per me, non mi interessa rischiare che qualcuno mi piombi addosso».

Stian Hagen nella sua ski room ©Mattias Fredriksson

BRAND & FREESKI - L’industria dello sci ha vissuto alcuni momenti difficili durante gli anni Novanta, all'ombra dello snowboard che esplodeva, attirando tutta l'attenzione. Però, proprio mentre Stian iniziava a imporsi come uno degli sciatori più completi della valle di Chamonix, il boom del free skiing stava per decollare. E improvvisamente tutti i marchi hanno riscoperto l’enorme potenziale degli sci in versione freeride. Però… «Fu del tutto fortuito per me, non avevo mai pianificato o immaginato di diventare uno sciatore professionista, è accaduto per caso. Sono stato molto fortunato e ne ho approfittato. Oggi sembra che i bambini abbiano già un piano a 12 anni e che sappiano esattamente quello che vogliono».

Hagen durante una gita scialpinistica

STILE UNICO - Scrive Emilio Previtali a proposito di Hagen: «Non era un freestyler, non faceva manovre o rotazioni sui cliff, soprattutto sciava. Dritto. Veloce. Nel suo stile c'era tutto il DNA dello sci scandinavo della nuova generazione, con un background di sci di fondo, salto dal trampolino e telemark. Grande centralità, consistenza, confidenza con gli sci lunghi e larghi e resistenza per giornate infinite all'Aiguille du Midi o al Toula, sul versante italiano».

©Mattias Fredriksson

Mammut Elements, quattro clip per raccontare il rapporto degli atleti con la neve

Lo senti ancora il richiamo della natura? È questo lo spirito del progetto Mammut Elements, quattro cortometraggi nei quali gli atleti italiani Mammut - Mattia Felicetti, Martin Dejori, Alex Walpoth, Filip Schenk e Michael Piccolruaz – raccontano il rapporto con il ‘loro’ elemento.

©Thomas Monsorno

RUMORE BIANCO - «Un fiocco di neve riecheggia come il silenzio sul silenzio. Mille sfaccettature e la solita reazione di stupore veste il paesaggio, arricchisce il mio sguardo e rapisce la mia mente. Quel silenzio rallenta il tempo e lo fa suo. Io sono ospite della montagna: busso e mi ci immergo. Energia e polvere. Annego in quei fiocchi, cavalcandone la perfezione». Il primo episodio, Rumore Bianco (White Noise) racconta l’atleta Mattia Felicetti, maestro di sci della Val di Fiemme e atleta del Freeride World Qualifier. Anzi forse sarebbe più corretto dire che è lo stesso Mattia a raccontarci il suo elemento, fondendosi in esso, nello stesso modo in cui i fiocchi di neve si sciolgono nell’acqua che una volta che vi si appoggiano. Scientificamente il White Noise identifica una certa frequenza dell’udibile, una frequenza talmente particolare da collegarsi per una frazione di tempo e spazio con la stessa con la quale la neve cade e dipinge il paesaggio a proprio piacimento. È chiamato bianco per analogia con il fatto che una radiazione elettromagnetica di simile spettro all'interno della banda della luce visibile apparirebbe all'occhio umano come luce bianca, come la neve appunto. Lo stesso Mattia dice: «Ho iniziato a sciare a tre anni e a fare gare a sei. L’amore per lo sci in neve fresca è scattato immediatamente, tanto che il mio maestro di sci di allora faceva fatica a tenermi a freno. La passione per la montagna è andata a evolversi in altri sport come l’arrampicata e highline, ma lo sci è sempre stato parte inscindibile del mio essere».

©Thomas Monsorno

Mammut Elements è un progetto 100% made in Italy. Il tutto viene raccontato con la voce di Ivan Pavlovic e le immagini del film-maker Matteo Pavana e del fotografo Thomas Monsorno.

©Thomas Monsorno

ATK RT | 2.0, lo scialpinismo evoluto ha un nuovo riferimento

Sette anni fa veniva lanciato un prodotto diverso da quello che fino ad allora si era visto sul mercato, molto contenuto nelle dimensioni e nel peso, ma altrettanto performante in sciata. ATK RT Race Tour è stata la prima collezione di attacchi sviluppati e dedicati allo scialpinismo evoluto inteso come perfetto anello di congiunzione tra l’esasperato mondo race e quello spesso troppo conservativo dello skialp turistico. La lunga presenza sul mercato di questo modello testimonia quanto sia stato all’avanguardia, ora però è venuto il momento di mandarlo in pensione per immettere sul mercato la sua naturale evoluzione, RT | 2.0, disponibile da questo autunno nei migliori negozi. Il nuovo attacco si inserisce nella categoria Touring del catalogo ATK Bindings, integrando una già vasta gamma di prodotti specifici per gli amanti della montagna in inverno con l’obiettivo della leggerezza abbinata a performance di sciata e affidabilità.

ANCHE LIGHTWEIGHT - In soli 290 grammi RT | 2.0 unisce comfort e minimalismo, funzionalità e riduzione di peso e ingombro. RT | 2.0 è disponibile anche nella versione Lightewight, dedicata agli utilizzatori più leggeri (donne e giovanissimi): aggancio più morbido e range di regolazione dei valori di sgancio ridotto a 4-8, il tutto combinato a un colore azzurro molto trendy. Le principali caratteristiche di RT | 2.0 sono:

  • Ski-Stopper integrato e facilmente asportabile (disponibile nelle misure 75,86, 91, 97 mm).
  • Il nuovo sistema di variazione della forza di bloccaggio del puntale in fase di salita (U.H.V. Uphill Hardness Variator ) garantisce il corretto serraggio per ogni utilizzatore.
  • Easy Entry System: la nuova geometria del puntale rende l’inserimento dello scarpone intuitivo e rapido in ogni condizione, anche con suole visibilmente usurate.
  • Slitta di regolazione R01 (nuovo design alleggerito) installata di serie, che permette un range di traslazione della talloniera di 30 mm, consentendo di utilizzare l’attacco con scarponi di differente taglia (fino a 3 taglie).
  • Sportellino con alzatacco: un pratico sistema di alzatacchi stabilizzati nella posizione selezionata tra flat mode, + 36 mm e +50 mm.
  • CAM Release System (sgancio regolabile 5-10): il sistema di cam che gestisce lo sgancio verticale (My) dello scarpone in fase di caduta, estremamente preciso e affidabile ma allo stesso tempo di dimensioni contenute e molto leggero.
  • Rotational System (sgancio regolabile 5-10): è il sistema che gestisce lo sgancio laterale (Mz) della talloniera, conferisce a RT|2.0 la tipica stabilità in fase di sciata e la rigidità torsionale che hanno reso celebri gli attacchi da scialpinismo ATK.

Gli Europei sull'Etna si fanno

Gli Europei sull’Etna si fanno. La conferma arriva anche dall’ISMF e ovviamente dal comitato organizzatore guidato da Vasco Agen e tecnicamente supportato dal valdostano Stefano Mottini. La neve è arrivata sul vulcano, non molta, ma è arrivata e altra è attesa nei prossimi giorni: al momento cambia la location, le gare andranno in scena sul versante Nord a Piano Provenzano, ad un’ora d’auto da Nicolosi. Una sorta di piano B se sull'Etna Sud non ci fossero le condizioni. Dunque programma confermato: nel pomeriggio di mercoledì 21 febbraio la cerimonia di apertura a Nicolosi, il giorno successivo la sprint, quindi venerdì 23 il vertical e sabato l’individuale.


Coppa Italia Giovani, grandi sfide a Chamois

Seconda tappa della Coppa Italia Giovani, griffata 'Camp-Scarpa-Karpos', con una due giorni di gare a Chamois, con oltre 120 concorrenti al via.

SPRINT - Apertura sabato sera con la sprint. Un’insolita partenza in discesa tra porte da slalom prima di affrontare la salita fuoripista di 90 metri di dislivello (intervallata da un tratto a zig zag tra due rombi seguito dal consueto percorso a piedi) prima di buttarsi a capofitto nella discesa finale ricca di dossi e insidie. Tra gli Under 23, vittoria di Henri Aymonod davanti a Daniele Carobbio e Francesco Leoni. Al femminile, a imporsi è Ilaria Veronese seguita da Elisa Presa e Francesca Zucco. Negli Juniores successo di Andrea Prandi davanti a Stefano Confortola e Sebastien Guichardaz e di Giorgia Felicetti su Valeria Pasquazzo e Sara Pedranzini; nei Cadetti di Matteo Sostizzo e Samantha Bertolina, seguiti rispettivamente da Anna Folini e Camilla Ricetti e da Alessandro Rossi e Rocco Baldini.

Henri Aymonod ©ufficio stampa ASIVA

INSEGUIMENTO - Domenica di sole, ma con il termometro che in quota è sceso fino ai meno 16 gradi. Partenza a inseguimento utilizzando gli scarti della sprint del giorno precedente. Tre percorsi che si snodavano sullo spartiacque tra la conca di Cheneil nel comune di Valtournenche e il comprensorio sciistico di Chamois. Dopo una partenza nervosa con un piccolo anello fuoripista nella parte bassa del comprensorio sciistico gli atleti hanno attraversato la fascia boschiva retrostante il lago di Loz con una serie di spettacolari inversioni prima di buttarsi sulla parte più 'alpinistica' nella zona alta del percorso. Dalla cresta che dalla dorsale portava fino alla cima di Fontana Fredda il panorama offriva una vista che spaziava su tutto il territorio valdostano con il Cervino ed il ghiacciaio del Rutor a fare da cornice.
Negli Under 23 non cambia il podio maschile con Henri Aymonod davanti a Daniele Carobbio e Francesco Leoni, mentre al femminile ancora primato per Ilaria Veronese, seconda piazza in rimonta per Nicole Duci con terza Francesca Zucco. Gran gara negli Juniores, con i gemelli Guichardaz, Fabien e Sebastien, terzo e quinto nella sprint che, grazie al format, mettono pepe alla competizione. Il valtellinese Andrea Prandi prende il via con una decina di secondi sul corregionale Stefano Confortola e Sebastien Guichardaz, 15 su un altro valtellinese, Giovanni Rossi e 21 su Fabien Guichardaz. Prandi resta al comando, in solitudine ma alle sue spalle si forma subito un gruppetto di quattro elementi. Sui 1859 metri di dislivello, Sebastien e Fabien Guichardaz si avvicinano al testa della corsa, che Andrea Prandi (59’42”9) mantiene per pochissimo sulla linea del traguardo, a precedere di 3”7 Sebastien Guichardaz (59’46”) e, 38”50 su Fabien Guichardaz (1h00’19”). Al quarto e quinto posto Stefano Confortola e Giovanni Rossi.
Al femminile, Giorgia Felicetti resta davanti a tutte, seconda Valeria Pasquazzo e terza Sara Pedranzini. Nei Cadetti gradino alto del podio per valtellinese Alessandro Rossi che precede Rocco Baldini e Simone Giacomelli. Al femminile, doppietta valtellinese con Samantha Bertolina e Anna Folini, con terza Erika Sanelli.
L’appuntamento è ora per la prossima tappa già domenica a Arigna.

Il podio Cadette ©Ufficio stampa ASIVA
Il podio Cadetti ©Ufficio stampa ASIVA
Il podio Juniores femminile ©Ufficio stampa ASIVA
Il podio Espoir femminile ©Ufficio stampa ASIVA

Skialp3 Presolana a William Boffelli e Martina Valmassoi

La prima volta di William Boffelli, la riconferma di Martina Valmassoi nella gara in rosa alla Skialp3 Presolana Memorial Angelo Castelletti. Dopo la difficile edizione 2017, contraddistinta dalla neve ai minimi termine che aveva costretto uomini di CAI Clusone e Sci Club 13 ai lavori straordinari, domenica la ‘Regina Delle Orobie’ si è invece mostrata in tutto il suo splendore ai 193 partenti di questa tappa di Coppa Italia.
Tanta neve, vero skialp, quattro salite, tre discese, un tratto a piedi e gpm della gara ai 2300 metri del Ferrantino, sono stati il mix vincente della gara. Dopo il via il località Polzone, l’altoatesino Philip Götsch ha provato a fare la differenza nonostante un lotto partenti nel quale spiccavano i nomi di Manfred Reichegger, Filippo Barazzuol, Pietro Lanfranchi e William Boffelli.
Proprio la coppia Lanfranchi-Reichegger, forti di una grande esperienza, sono andati a riprendere il fuggitivo. Sul finale, però, Boffelli è salito in cattedra tagliando per primo il traguardo. Per lui un finish time di 1h35’37” che gli ha permesso di tenere dietro a soli 4” l’intramontabile Manfred Reichegger. 20” di distacco e terzo posto assoluto per il vincitore 2017 Pietro Lanfranchi. Nella top five di giornata anche Filippo Barazzuol e Philip Götsch. A seguire troviamo Stefano Stradelli, Filippo Beccari, Norman Gusmini, Andrea Olivari e Filippo Curtoni.

Il podio maschile

Gara vera e ricca di colpi di scena anche quella femminile con Corinna Ghirardi determinata a centrare il terzo sigillo in sette giorni. Per lei una prova da assoluta protagonista se non fosse per un dritto fuori programma che ha permesso alla veneta Martina Valmassoi di tornare a calcare il gradino più alto del podio al Memorial Castelletti (2h04’38”), proprio come aveva fatto 12 mesi fa. Seconda piazza per Bianca Balzarini (2“h04’58”), mentre terza si è classificata Corinna Ghirardi (2h06’46”). Bene pure Dimitra Theocharis 4ª e Paola Pezzoli 5ª.


Valle Fredda Ski Raid a Carlo Colaianni e Raffaella Tempesta

A Fossa di Paganica, sul versante aquilano del Gran Sasso è andato in scena domenica il Valle Fredda Ski Raid, gara FISI e terzo appuntamento (primo del trofeo dedicato alle classiche diurne) dello Skialpdeiparchi La Sportiva Ski Trab. La bufera fino al sabato notte non ha impedito agli organizzatori dello sci club Gran Sasso Piana di Navelli, di individuare all’alba una variante dal valido contenuto tecnico che ha divertito gli atleti in gara sui pendii del vecchio comprensorio sciistico di Monte Cristo. Tracciato di circa 800 metri di dislivello con partenza da quota 1460. Salita tecnica con decine di inversioni e primo cambio alla sommità di Monte Cristo (1928 metri). Qui, cambio assetto e discesa in oltre mezzo metro di neve fresca nella Fossa di Paganica, nuovo cambio assetto per la risalita verso Monte Cristo e il rientro verso il punto di partenza.
Nuovo successo di Carlo Colaianni che ha chiuso in 45’07”, precedendo Armando Coccia (48’23”) e Alessandro Novaria (49’00"); al femminile terza affermazione anche della reatina Raffaella Tempesta al traguardo in 59’58” su Giovanna Galeota (1h11’22”) e Francesca Ciaccia (1h19’33”). Lo Skialpdeiparchi proseguirà con il Monte Ocre Snow Event previsto a San Martino d’Ocre l’11 febbraio.


Gran finale per l'Eisacktal Cup 2018

Con la Lorenzensturm si è chiusa l’Eisacktal Cup 2018. Vivien Senn del Gossensass vince la classifica rosa con 636 punti su Heidi Dapunt del Badia Sport (544) e Astrid Renzler dello Skialprace Ahrntal (504), primato maschile per Michael Zemmer del Bogn da Nia che raggiunge quota 614, precedendo i due portacolori del Gossensass, David Thöni (524) ed Elmar Gostner (380), mentre tra i Master successo di Karl Pfattner del Gipfelstürmer Latzfons. Nella graduatoria a squadre a segno l’Alpin Speed Sarntal con 3924 punti sullo Skialp Gossensass a 3898 e lo Gipfelstürmer Latzfons 1654.
Eisacktal Cup2018


Ski Krono Varmost, buona la prima

Le abbondanti nevicate della vigilia hanno lasciato il posto ad una serata perfetta per la sedicesima edizione della Ski Krono Varmost in programma venerdì sera a Forni di Sopra. 240 appassionati di sci alpinismo, provenienti da Triveneto, Austria e Slovenia hanno affrontato salite e discese lungo le piste di sci del Varmost. Di questi, in 150 hanno partecipato alla classica cronoscalata Vertical che dall’abitato di Forni di Sopra raggiunge malga Varmost a quota 1750 metri. con sci, pelli e ciaspole, mentre 88 (44 coppie) hanno partecipato alla prima edizione della Ski-Raid, gara su lunga distanza con un dislivello positivo di 2000 metri.
Nell’edizione zero dello Ski-Raid Varmost, ideato da Ivan D’Andrea, trionfo per la squadra composta da Marco Del Missier (Fornese) e Giuseppe Della Mea (Aldo Moro), tra le donne vittoria per la coppia Cecilia De Filippo e Martina De Silvestro (Dolomiti Ski-Alp). La Cronoscalata Vertical è stata vinta da Giovanni De Bon (Val Visdende Ski Alp) e dall’azzurra Alba De Silvestro (CS Esercito).