Ski-alper 79 in edicola!
Ecco i contenuti
Un numero ricco di proposte per quanto riguarda gli itinerari: dal Pic Blanc de Galibier alla Wildispitze e all'Haute Route svizzera ai quali si aggiunge il diario della traversata della Corsica con tutte le immagini per rendere ancora più esplicativo il non facile itinerario. Lo ski-alp people si occupa questa volta del gruppo della Val di Fiemme, indomiti montanari appassionati di ski-alp. Hans Kammerlander si racconta a Umberto Isman in occasione di una simpatica gita con gli sci.
Le prove materiali prendono in esame alcune novità del settore: il leggerissimo attacco in carbonio di Pierre Gignoux e l'SL dell'Atk.
Seletto prova sulla neve il nuovo Evo della Dynafit.
Molto spazio è stato dedicato alle gare, d'altronde siamo al top della stagione e alla vigilia del Mezzalama con tutte le altre classiche già disputate e di cui offriamo ampi redazionali: dalla Tre Rifugi all'Adamello Ski Raid, dal Tour du Rutor alle Dolomiti del Brenta passando per la Pierra Menta e le altre gare che contano.
Grandi spazi per i nostri lettori, catturati in gara con particolare attenzione a quanti indossano il nostro casco.
Come per ogni ultimo numero di stagione ecco la presentazione delle gare di skyrunning che seguiremo durante l'estate e i calendari di queste discipline così affini allo ski-alp.
Grande concatenamento di Mirko Mezzanotte
Tre cime e due passi in 17 ore
Mirco Mezzanotte noto per le sue doti alpinistiche ed atletiche come il Camoscio del Tesino, (è nato l’11 di febbraio del 1974 e vive a Cinte Tesino) ha realizzato nella giornata di mercoledì 20 aprile una eccezionale impresa ciclistico-alpinistica concatenando tre importanti vette del Trentino orientale, nell’ordine Mirco ha salito la Cima d’Asta 2847mt (nell’omonimo gruppo), la Cima Vezzana 3192mt (Pale di San Martino) e Cima Cece 2754mt (catena del Lagorai); le cime più elevate dei rispettivi gruppi ed i passi Rolle e Manghen, partendo da casa sua a Cinte Tesino, alle ore 24 di martedì e facendovi ritorno mercoledì dopo 17 ore e 50 minuti. Per fare questa cavalcata di 17.250 metri di dislivello, metà 8625 di salita e l’altra metà di discesa, con 165 chilometri fatti in sella alla bicicletta. Sono stati 4012 i metri di salita con gli sci e 4613 quelli in bici. Mezzanotte, ex campione di sci alpinismo e attuale “grimpeur”, non è nuovo a imprese di questo genere avendo già effettuato tutto il concatenamento della 106 vette dolomitiche al di sopra dei 3000 metri con Franco Nicolini nel 2007 e nel 2008, sempre con Nicolini e Diego Giovannini ha realizzato il concatenamento degli 82 “4000” della Alpi. Le motivazioni che hanno spinto il Camoscio del Tesino a compiere questa impresa sono legate alla passione e all’amore per le montagne di casa e la voglia di mantenersi sempre sulla breccia. Infatti, i tempi di Mirco Mezzanotte sono di assoluto rilievo, anche se ha affrontato il concatenamento con lo spirito di fare una prestazione degna di nota, l’ha vissuta come un “viaggio”, una piacevole progressione tra le bellezze del nostro Trentino.
“E’ stato per me un crescendo - dice Mezzanotte - l’ho affrontato senza affanni e con la mente concentrata a salire e scendere le vette, perché sia sulle strade, che sulle montagne si deve stare attenti a quello che si fa, specialmente quando si va di notte. Le mie prime sei ore sono state nella notte, da solo ho valicato l’intero massiccio granitico di cima d’Asta”.
La cronaca di questo concatenamento ce la racconta Mirco:
“Alla mezzanotte di martedì 19 aprile ho preso il vai da Cinte Tesino 851m, dove abito. Sono salito in sella alla mia bicicletta da corsa ed imboccato la strada della Val Malene, arrivato a Malga Sorgazza (1430m) ho lasciato la bici ai miei amici che mi facevano assistenza, mi sono cambiato e sono partito alla volta della Cima d’Asta, “El Zimon”, per noi Tesini. Ho trovato le neve dopo 2,5 km e da lì ho potuto proseguire con sci da alpinismo. La via scelta è stata quella del canalone sul tracciato della famosa gara di sci alpinismo, transitato al rifugio Ottone Brentari e poi per il canalone dei Bassanesi e l’aerea cresta ho raggiunto la vetta di Cima d‘Asta (2847 mt) in un’atmosfera quasi irreale, fatta di luci ed ombre fantastiche (in 2h22’ da Cinte Tesino). In vetta ho tolto le pelli e iniziato la discesa con qualche timore viste le pendenze, l’oscurità e la neve ghiacciata. Lungo gli Orti di Regana aiutato dalle luce frontale, ho raggiunto località Refavaie, da prima con gli sci, poi a piedi, poiché sotto i 1500 metri non c’è più neve e nell’ultimo tratto in mountain bike sulla forestale sterrata fino alla strada provinciale. Nuovamente in sella alla mia bici da corsa mi sono diretto al passo della Gobbera scendendo poi a Imer in Primiero per risalire ai 1935mt di Passo Rolle. Intanto si era fatto giorno e dal Rolle con ramponi ai piedi assieme all’amico Diego Giovannini, in veste di cineoperatore e Giuseppe De Lazzer, sono salito per la valle del Travignolo alla Cima Vezzana 3192mt. Da Imer alla cima Vezzana ho impiegato 3h 28’.
Dalla Vezzana sono ridisceso con una sciata magnifica, a tratti su neve polverosa, al Rolle e nuovamente in sella sono sceso a Predazzo, dirigendomi direttamente a malga Val Maggiore 1620mt per poi con gli sci ai piedi raggiungere i 2754mt della Cima Cece, in vetta alla quale ero alle 12:15. Disceso alla malga Val Maggiore mi sono concesso, con gli amici che mi hanno fatto da appoggio logistico, una sosta per mangiare una pasta in compagnia. Ancora una volta in sella, alla volta di Predazzo, Ziano, Molina di Fiemme e da qui lungo i 17 chilometri che portano al passo del Manghen 2047mt, (1h14’ il tempo di salita). Sono sceso in picchiata a Borgo Valsugana da dove con un ultimo strappo in salita sono ritornato sino a Cinte Tesino”.
Con te avevi alcuni amici che ti hanno fornito l’appoggio logistico e alcuni ti hanno accompagnato chi nei tratti di sci alpinismo chi in quelli in bici?
“Per effettuare questo concatenamento è stato fondamentale l’appoggio dei miei amici fidati: Dino Ceccato, Diego Giovannini, Giuliano Torghele, Marco Ginammi, Mario Piasente, Aurelio Sordo, Giuseppe De Lazzer, mio papà Alberto e mio zio Gianpaolo.
Fondamentale è stato anche l’appoggio tecnico di materiali altamente evoluti, ringrazio perciò alcune aziende del settore, tra le quali:
TRENTINO marketing, LA SPORTIVA di Ziano di Fiemme con il titolare Lorenzo Delladio, autentico appassionato e il fidatissimo “Macha” che mi hanno fornito lo Stratos, il nuovo scarpone di sci alpinismo in carbonio, che ho potuto testare per la prima volta, che ho trovato eccezionale per leggerezza e affidabilità. Un grazie anche a Dino MERELLI, che mi ha fornito i suoi sci in carbonio race, ”strapazzati” non poco per cercare le sottili lingue di neve primaverile, alla BAILO per tutto l’abbigliamento, alla CAMP, con me ovunque. Per quanto concerne il settore ciclistico, ringrazio la mia squadra, la Petrolvilla / Bergner-Brau con VINER e in modo particolare il presidente-amico Silvano Fontanari.
E’stata un’intensa esperienza, concepita, pensata e vissuta con il cuore… una autentica soddisfazione… alla prossima!
Traversata della Corsica ok
5 giorni fuori dal mondo sulle nevi dell'isola
Da quando il buon Maestrini mi ha parlato di questa sua avventura nel 1985 ho iniziato questo progetto che poi è diventato un sogno e dopo ancora un impegno assoluto.
Per mesi ho studiato carte e tracciati per individuare i passaggi chiave di questa attraversata. Ce l'avremmo fatta io e Idalba da soli, ormai sessantenni a superare quello che viene classificato come un percorso difficile, complesso, soggetto ai capricci del tempo? La scelta dei materiali è stata molto attenta: il meglio che si potesse far scendere in campo e con il miglior rapporto peso-prestazione. Attrezzatura all'osso: solo l'indispensabile e nonostante questo gli zaini sono rimasti molto pesanti…
L'avventura ha preso inizio martedì mattina nei pressi del Colle di Vizzavona. Prima notte al Pietra Piana, al mercoledì la tappa chiave, quella del superamento della Brèche de Capitellu, complessa ed esposta, poi discesa liberatoria sul Rifugio Manganu per passarvi la seconda notte.
Terzo giorno alla volta del Castel de Vergiu, una tratta piuttosto lunga in un paradiso di neve attraverso il Lac de Nino. Al Vergiu fortunatamente veniamo ospitati in un albergo in ristrutturazione e abbiamo modo di lavarci e sfamarci. Il mattino appresso partenza verso il Rifugio Tighiettu in un sol balzo saltando il possibile pernottamento al Ciottulu Mori. Vi arriviamo stanchi e assetati dopo aver portato gli sci sullo zaino per un lungo tratto di sentiero dopo Bocca Foggiale lungo il Gr20.
Il venerdì sera il tempo cambia: nebbia e temperatura più calda, al mattino successivo neve dura come il marmo e via con i ramponi calzati sin da subito lungo le balze di neve e roccia che in poco meno di 1000 metri di dislivello portano alla Bocca Crucetta lungo la cresta del Monte Cintu. A questo punto il tempo è decisamente compromesso: stiamo per essere avvolti dalla nebbia: meglio abbandonare i propositi di scollinare sulla Pointe des Eboulis e scendere verso Ascu. Inizia così l'ultima - interminabile discesa verso Lozzi passando nei pressi del Rifugio d'Ercu in un nebbione sempre più fitto.
L'avventura non finisce comunque a Lozzi da dove troviamo un passaggio per Ponte Leccia, quindi in autobus fino a Corte, qui Idalba scende a cercare un albergo mentre io proseguo con il treno verso Vizzavona, scendo la fermata prima e mi devo sciroppare 5 chilometri su asfalto per andare a ricuperare l'auto lasciata parcheggiata nella piccola frazione di Canaglia da dove è partita la nostra fantastica avventura.
80 km di montagna percorsa a piedi, con gli sci o con i ramponi ai quali si aggiungono questi 5 meno nobili su asfalto.
Sensazioni fortissime sia per i paesaggi attraversati che per la complessità dei passaggi da superare.
Sul numero di aprile di Ski-alper il diario-racconto del percorso.
Il nuovo numero di Ski-alper è in edicola
La quarta uscita stagionale, come sempre ricca di 'chicche' per i lettori
Nelle sezione 'Itinerari' quattro eccezionali proposte di scialpinismo di grande respiro: dal Gran Paradiso alla Bulgaria, passando per il Monviso e la Valle Aurina (a cura di Enrico Marta e Umberto Isman).
Il simpatico servizio di Umberto Isman sugli 'Assatanati', quella categoria di scialpinisti che non si dedicano alle gare, ma tirano sempre e comunque come dannati.
Continua il filone dei grandi personaggi dello sci ripido con un'intervista esclusiva ad Anselme Baud, una figura epica dello sci ripido di Chamonix.
Grantour, quali materiali? Alla vigilia della partenza di Enrico e Idalba per il tour della Corsica, vi presentiamo i materiali che i nostri 'ragazzacci' hanno scelto per il loro viaggio.
Come sempre ricca di novità la sezione 'Prove sul campo'; su questo numero abbiamo provato per voi: Alien 1.0 di Scarpa, lo sci RST di La Sportiva e molto altro ancora.
La stagione dello scialpinismo è ormai entrata nel vivo, indispensabile quindi un buon ripasso delle nozioni tecniche: su questo numero i servizi, realizzati con l'ausilio di Fabio Meraldi, sulla curva fuori pista e su come affrontare le tracce lasciate da chi ci ha preceduto o su come aprirle per i nostri compagni di escursione.
Il servizio del nostro inviato Carlo Ceola al Trofeo dell'Etna e quelli del direttore Enrico Marta su 'La regina della notte', il Sellaronda, e sui Mondiali di Claut.
Le rubriche tecniche del Capitano Cresta e della psicologa dello sport Anna Sole Marta.
La sezione telemark: vi presentiamo la tecnica di Carlo Zortea sulla neve crostosa.
Infine lo Speciale ISPO, con tutte le migliori novità nel mondo dello scialpinismo per la prossima stagione.
Valerio Bertoglio sta meglio
L'altra mattina ha telefonato in redazione
Bertoglio, guida alpina, skyrunner della prima ora, guardaparco e, soprattutto, grande appassionato della montagna, che ha avuto il grave incidente di valanga a metà gennaio e che ha fatto stare tutti in apprensione per le sue gravi condizioni, sta meglio. Una telefonata in redazione ha rallegrato tutti. Valerio si trova ancora ricoverato al CTO di Torino e a quanto pare è un'autentica spina nel fianco della struttura per via della sua insofferenza a questa vita in ospedale, ovviamente in modo simpatico.
Questa sua voglia di uscire e tornare in montagna è certamente un segno molto positivo e denota il miglioramento registrato negli ultimi tempi delle sue condizioni.
«Enrico, sono Valerio, devo scriverti un articolo per spiegare la dinamica del mio incidente - inizia così la telefonata - sai, l'esperienza non mi manca, sono sulla neve ogni giorno e in quell'occasione avevo appena chiamato mia moglie che mi osservava dai Chiapili avvisandola di fare attenzione perché sopra di me c'erano quattro camosci su una cengia. Credo che l'inizio dello stacco sia stato dovuto al loro movimento…»
Ci aspettiamo dunque che Valerio ci racconti questa tragica esperienza. Ci ha comunque confermato che d'ora innanzi non si appresterà più a discese con gli sci senza il casco indossato…
Ti aspettiamo Valerio.
Ski-alper 77 in edicola
Un numero ricco di itinerari e di tecnica
Tre itinerari classici: la Forca del Palone, la Traversata del Catinaccio e del Fradusta. Altre tre inediti itinerari sulle tracce dei Salassi con proposta estiva e invernale con gli sci.
Poi le Isole Lofoten: una settimana di scialpinismo al Nord.
Lo ski-people ci porta in una simpatica gita con i due camilli, Onesti e Zamboni, 167 anni in due…
Kanalin è il personaggio ripido del mese, una figura epica dello sci piemontese.
Prove materiali con le novità del mercato: un'ampia descrizione di due novità assolute per l'agonismo, l'Evo D.y.N.A. e Alien 1.0 di Scarpa. Ancora prove sul campo con Carbonstreet e Atk race Rt.
Importante la rubrica sulla tecnica di discesa: il Corvo in due interpretazioni sulla neve crostosa, un'altra ce la propone Glen Plake e Meraldi esegue passaggi estremi in salita senza colteli.
Agonismo, le prime considerazioni sulla Coppa del Mondo, un'interessante e dettagliata carrellata sul futuro dello ski-alp nazionale con i giovani. Il Mezzalama raccontato da Meraldi e un servizio sulle prime tre donne che hanno partecipato a questa gara che abbiamo rintracciato a distanza di 36 anni.
Giorgio Daidola in un ampio articolo sul telemark degli anni '80 con tutti i suoi personaggi.
Insomma, un numero da collezionisti.
I Salassi abitarono qui?
Imperdibile servizio su Ski-alper n° 77
Il numero 77 della nostra rivista che si occupa di scialpinismo sarà in edicola a giorni. Uno dei servizi clou è la descrizione di tre itinerari, pressoché inediti, che hanno come tema gli insediamenti salassi in Valle d'Aosta.
Vanno spese due parole su questo antichissimo popolo che costituisce gli antenati dei Valdostani e dei Canavesani - la parte nord/occidentale del Piemonte che confina con la Valle d'Aosta - e che venne definitivamente sconfitto e deportato per opera dei Romani all'epoca di Augusto senza prima aver inferto qualche batosta alle legioni romane che si sono avventurate in questi territori fra il primo e il secondo secolo avanti Cristo.
Approfittando del lavoro della sovrintendenza della Valle d'Aosta che ha patrocinato scavi archeologici per riportare alla luce alcuni insediamenti in quota, abbiamo dapprima raggiunto i siti salassi in estate per poi ripetere l'escursione all'inizio di quest'inverno con gli sci.
Col Pierrey sopra Saint Barthelemy, Tantané sopra La Magdeleine e l'Alpe Giasset sopra Dondena sono gli itinerari descritti con un'esclusiva documentazione fotografica estiva e invernale arricchita dalle tre cartine esplicative.
Valanga a Ceresole Reale
Travolto Valerio Bertoglio, guida e guardaparco
Oggi verso le 12 Valerio Bertoglio è stato travolto da una valanga di lastroni nei canali detti dell'Ingegnere che scendono verso i Chiapili dalla Crubià.
La dinamica non è ancora chiara ma è probabile che sia stato lui stesso a determinare lo stacco. Una valanga dal fronte di 200 metri per una lunghezza di più di 300 metri nella quale il guardaparco è stato trascinato anche attraverso salti di roccia e tratti di bosco.
«Un miracolo che sia ancora vivo.» Sostiene Andrea Basolo che è subito accorso con le pelli in compagnia di Raffaella Miravalle, collega del Bertoglio, e che sono giunti per primi a prestare soccorso all'amico.
E' poi giunto l'elicottero del 118 e sono state prestate le prime cure al travolto prima di trasferirlo al CTO di Torino.
Sempre secondo Basolo potrebbe trattarsi di pluritraumi e fratture, ad una prima analisi non sarebbe parso in pericolo di vita. Aspettiamo comunque di avere notizie più precise in serata.
Valerio Bertoglio è certamente un grande esperto di queste zone dove vive e lavora ogni giorno come guardaparco del Gran Paradiso. Se poi si pensa che settimanalmente opera i rilevamenti per l'Aineva poco lontano dalla zona dello stacco dobbiamo proprio pensare ad una tragica fatalità o a una grande imprudenza.
Speriamo che presto ci racconti personalmente la dinamica dell'incidente.
Ski-alper: ci siamo!
Da domani in edicola
La solita gestazione, lunga e imprevedibile, della distribuzione, ma questa volta sembra che le cose siano andate meglio: Ski-alper 76 sarà in edicola fra domani e dopodomani…
Un numero importante questo e, visto il plauso pervenuto dagli appassionati del ripido, l'intervista con il mito Stefano De Benedetti regaleranno 10 pagine di emozioni in esclusiva. Siamo ad inizio inverno: meglio non addentrarsi sui percorsi classici, andiamo per gradi, ed ecco altri 5 itinerari easy distribuiti sull'arco alpino.
Ma il punto forte, oltre alla sciata con Glen Plake, è certamente la parte dedicata ai test: su questo numero si presentano le prove a confronto di 12 sci XXL, quelli piuttosto larghi che sconfinano quasi nel mondo del freeride. Poi ci sono 10 scarponi grantour analizzati e fotografati nei particolari oltre ad essere stati provati sulla neve.
Il ritorno di Meraldi inizia con la parte basic della salita e della familiarizzazione con le pelli. Kilian Jornet ci spiega come si allena e cosa mangia in gara ma soprattutto come fa a vincere tutto l'anno.
Laetitia Roux la più forte di sempre si confida con la nostra psicologa.
Il ritorno al telemark e la prova sul campo delle novità di stagione completano questo numero 76 fitto fitto di chicche e soprattutto di prima mano come è nostra consuetudine...
Smentita
Allora cominciamo bene?
Giovedì 9 dicembre, verso le 10.30 ho ricevuto una telefonata dalla G.A. Erminio Sertorelli, Presidente del Collegio Nazionale delle Guide Alpine che, molto garbatamente, mi faceva osservare che serpeggia un certo malcontento tra la Guide Alpine a proposito del contenuto di “Cominciamo Male”, pubblicato sul sito di Ski Alper. Nel nostro colloquio mi faceva osservare che gli escursionisti che sono deceduti nella valanga del Mortirolo non erano accompagnati da nessuna Guida Alpina e che era opportuna una smentita. Aggiungeva inoltre che non erano risultate gradite le mie osservazioni circa l’eccessivo anticipo con cui si suole iniziare la stagione sci alpinistica e sul pensiero “dovrebbero essere loro, gli esperti, a consigliare al cliente di attendere momenti migliori; forse badano solo all’incasso di una gita?”
Caro Presidente, se ricordi bene ho risposto che avrei riletto il mio scritto, impegnandomi a correggere le inesattezze ed a rivedere la forma con cui avevo espresso la mia opinione, se questa fosse risultata offensiva per la categoria.
Eccomi dunque pronto a rivedere quanto ho scritto:
“Poi la notizia si è fatta più completa ed ho dovuto mentalmente chiedere scusa ai tre escursionisti: erano accompagnati da una Guida.” Questo ho scritto e questo corrisponde alla notizia trasmessa dai mezzi d’informazione. Non vedo la necessità di smentire ciò che non ho mai detto; al massimo posso precisare che non ho mai aggiunto l’attributo Alpina dopo la parola Guida. E poiché esistono anche le Guide Escursionistiche, le Guide Ambientali, le Guide Naturalistiche, le Guide Turistiche, … ogni membro di queste categorie professionali potrebbe sentirsi coinvolto. Ritengo di non aver, volontariamente o involontariamente, frainteso che la Guida doveva necessariamente essere una Guida Alpina, categoria di professionisti verso la quale nutro solo sentimenti di stima.
Presidente, mi credi se dico che PURTROPPO un paio di ore dopo la tua telefonata sono stato dolorosamente sorpreso dalla notizia che ho letto sul giornale (La Stampa – Giovedì 9 dicembre 2010 – pag. 23) FUORIPISTA SUL ROSA – UCCISO DA UNA VALANGA. Nel testo si dice che “ un gruppo di tre sciatori, tra cui una guida alpina, erano (sic) impegnati in una delle discese più selvagge dell’Alto Vercellese, Il Colle della Malfatta”.
Tralascio il nome della Guida Alpina e la descrizione dell’incidente e tralascio pure i commenti espressi da “un valsesiano nato con gli sci ai piedi” a proposito della validità dei Bollettini Valanghe. Evito di farlo perché potrei fornire spunto a qualche consulente, d’ufficio o di parte, per aggiungere prove a carico della Guida Alpina che “… è stata ascoltata in caserma dai Carabinieri …”. Proprio come dicevo, questo che accade ogni volta che si provoca il distacco di una valanga e, quasi sempre, c’è un seguito.
Per quanto si riferisce agli altri argomenti, trattando i quali non ho espresso giudizi, ma solo pensieri personali, se ti fa piacere ritiro tutto e lascio la parola al cronista (Giuseppe Orrù) che mette in bocca a Silvio Mondinelli, che di montagne e di guide se ne intende certamente più di me, queste parole: “Ormai non c’è più il periodo più indicato per il fuoripista, la gente vuole sciare subito e dappertutto, le guide alpine devono lavorare e poi, comunque abbiamo tutti la testa sulle spalle per valutare i rischi. Queste cose purtroppo possono succedere. La montagna è così.”
Dicendo che la gente vuole sciare subito e dappertutto e che le guide alpine devono lavorare Mondinelli usa parole diverse, ma conferma il mio pensiero. Mondinelli dice anche Ormai non c’è più il periodo più indicato per il fuoripista. Se non c’è più vuol dire che una volta c’era, ed è proprio quello che ho cercato di dire io.
Presidente, per convincermi che anche nei tempi lontani si andava in gita con gli sci nel mese di dicembre mi hai raccontato l’episodio di tuo nonno, anche lui Guida Alpina, che prima del Natale è stato travolto da una valanga nei pressi del Rifugio Pizzini, mentre conduceva un gruppo. Fortunatamente tutti se la sono cavata senza danni.
Non ti ribatto che “un caso non fa regola”, perché il fatto che tuo nonno sia stato colto da una valanga nel mese di dicembre conferma che, all’inizio dell’inverno, anche “a quei tempi” la neve faceva fatica ad assestarsi sui versanti montani.
Ebbene, siamo solo al 9 di dicembre, l’inverno non è neppure cominciato ed abbiamo già sette morti in valanga. Ti sembrano pochi? A me no, e ritengo di avere la libertà di esprimere questo concetto. Ciò che ho scritto erano delle riflessioni e non dei giudizi. Ovviamente altri possono avere idee diverse e possono esprimerle quando e dove vogliono, possibilmente usando le stesse buone maniere con cui mi hai esposto le tue osservazioni.
Auguro a te, alle Guide Alpine e a tutti i lettori di Ski Alper un Buon Natale ed una buona stagione invernale, aggiungendo ancora un pensiero di Mondinelli: Tutti abbiamo la testa sulle spalle per valutare i rischi.
Trofeo Stedile solo per giovani
Domenica parte la Coppa delle Dolomiti
Con un certo anticipo sulle altre gare prende il via la Coppa delle Dolomiti con una gara riservata alle categorie giovanili: cadetti e juniores, vale a dire dai 15 ai 20 anni.
Un appuntamento molto importante, oltre che per gli atleti stessi, anche per lo staff tecnico della nazionale, Angeloni e Invernizzi che potrà così vedere all'opera le nuove leve del nostro ski-alp.
Proprio per avere un confronto diretto con la base scenderà in campo anche la nazionale giovani con i 5 atleti Ferrari, Nicolini, Stradelli, Alessandra Cazzanelli e Silvia Piccagnoni.
Saranno molti i giovanissimi in gara che ce la metteranno tutta per ben figurare in un ambito di così alto livello.
Teatro di gara la pista Rossa di Passo Rolle e la Cavallazza dove il responsabile per il Trentino Carlo Zanon ha predisposto un tracciato di 850 metri di dislivello da ripetersi due volte.
Valanghe: cominciamo male!
E potrebbe continuare peggio...
Nei giorni di metà novembre scorso ero ad Oulx, impegnato a tenere un corso di nivologia agli aspiranti maestri di sci del Piemonte e, durante l’esposizione degli argomenti, sono stato ancora una volta facile profeta: “alle prime nevi ci sarà molta gente che uscirà subito a fare attività in montagna e prima di Natale ci scapperà qualche morto”. Tre giorni dopo si sono verificati i primi incidenti in Val Bondione ed al Passo del Tonale (fortunatamente senza vittime) ed una settimana dopo ci sono scappati i primi morti: tre al Passo del Mortirolo e due sul Monte Cusna, nell’Appennino Emiliano. E domenica 28 novembre un quotidiano (preferisco tacerne il nome) informava i lettori titolando l’articolo con la solita, abusatissima frase: Valanga killer ....
Nella mia mente il sentimento di sgomento provo di fronte all’annuncio di un incidente mortale si mischia sovente ad un sentimento di perplessità quando ne apprendo le cause o le modalità. Siccome sono convinto che la valanga non sia un killer che uccide, a capriccio, chiunque capiti a tiro, quando ascolto queste notizie mi scappa di pensare ad un “tentativo di suicidio”. Mi rendo conto che anche questo concetto è altrettanto sbagliato, ma non riesco a togliermi dalla testa che, un tempo, le attività “fuori pista” iniziavano a stagione avanzata e lo sci alpinismo si svolgeva nei mesi da febbraio a maggio. Persino in ambiente militare che, secondo una certa mentalità (diffusa soprattutto tra chi non ha “fatto la naja”), fa sempre le cose a rovescio della logica, le cosiddette “escursioni invernali” avevano inizio verso la fine di gennaio. Ora lo sci alpinismo e le attività affini non hanno più stagione: già da ottobre le gambe formicolano e non importa se la prima neve non ha ancora fatto in tempo a trasformarsi ed a stabilizzarsi: “è nevicato e finalmente si può andare, perciò prendo gli sci e vado, non importa dove, ma non vedo l’ora di soddisfare la mia passione”.
Dalle poche frasi iniziali che ne davano notizia, l’incidente al Passo del Mortirolo ha coinvolto una comitiva di quattro persone che si muovevano con le racchette da neve.
Il primo pensiero che mi ha attraversato la mente è stato: tra gli sciatori-alpinisti ci sono degli incosciente, tra i racchettatori degli sprovveduti. Poi la notizia si è fatta più completa ed ho dovuto mentalmente chiedere scusa ai tre escursionisti: erano accompagnati da una Guida. Ed allora ho avuto un momento di sconforto: “anche i professionisti fanno questo, anche quelli che, per impegno professionale, dovrebbero badare alla sicurezza del cliente, perché proprio a questo scopo sono stati ingaggiati. Eppure dovrebbero essere loro, gli “esperti”, a consigliare al cliente di attendere momenti migliori; forse badano solo all’incasso di una gita?”
Non aggiungo altro: chi scampa ad una valanga sarà indiziato di reato e dovrà affrontare tutte le grane della Giustizia, cioé dovrà difendersi da un’accusa che potrebbe suonare in questi termini: “conduceva in ambiente a rischio le persone che a lui si erano affidate, sì da provocare il distacco di una valanga, ossia di un evento naturale assolutamente prevedibile in ragione delle condizioni dei luoghi e della stagione, tale, in ragione della massa di neve distaccatasi e precipitata, da assumere le caratteristiche oggettive del disastro, e tale, in concreto, da seppellire le persone che a lui si erano affidate, provocandone la morte”.
È il linguaggio pesante e complicato della Giustizia, che ho già letto più volte nei diversi casi di consulenza che mi sono stati affidati, e so che chi scampa ad una valanga di neve dovrà affrontare una valanga di accuse da parte del Pubblico Ministero, per non tacere degli avvocati di parte civile che proveranno ad aggiunge qualche aggravante, come l’imprudenza, la negligenza, l’imperizia ...
Pensate un po’ come a come sia difficile tentare una difesa da tali accuse.
Ed allora mi rivolgo a tutti coloro che fremono e si arrabbiano perché la neve è ancora scarsa: se non vi importa di rischiare la pelle, pensate a quanto può costarvi, in termini economici, la difesa da un’accusa del genere: avvocati, periti, spese processuali, ... e con la sola speranza di attenuare la pena (da 1 a 6 anni).
Ricordiamoci bene che non è necessario che ci scappi il morto per dare avvio ad una denuncia: il solo fatto di aver provocato una valanga costituisce un “reato di pericolo”, lo stesso reato che può commettere il cacciatore che transita in un luogo abitato con il fucile carico: non intende uccidere nessuno, ma potrebbe accidentalmente accadere.
Ed altrettanto vale a proposito della valanga: la valanga è un evento che potenzialmente minaccia la sicurezza delle persone, quindi si devono adottare le precauzioni opportune per evitare che ciò accada.
E non illudiamoci con la solita frase “perché dovrebbe capitare proprio a me?”
È sempre in vigore la legge di Murphy, una legge ancor più severa del Codice Penale; è quella legge che, al suo primo articolo dice: “Se esiste anche una sola possibilità che le cose possano andare male, una volta o l’altra andranno male; forse già la prossima volta.”