Ski-alper 77 in edicola
Un numero ricco di itinerari e di tecnica
Tre itinerari classici: la Forca del Palone, la Traversata del Catinaccio e del Fradusta. Altre tre inediti itinerari sulle tracce dei Salassi con proposta estiva e invernale con gli sci.
Poi le Isole Lofoten: una settimana di scialpinismo al Nord.
Lo ski-people ci porta in una simpatica gita con i due camilli, Onesti e Zamboni, 167 anni in due…
Kanalin è il personaggio ripido del mese, una figura epica dello sci piemontese.
Prove materiali con le novità del mercato: un'ampia descrizione di due novità assolute per l'agonismo, l'Evo D.y.N.A. e Alien 1.0 di Scarpa. Ancora prove sul campo con Carbonstreet e Atk race Rt.
Importante la rubrica sulla tecnica di discesa: il Corvo in due interpretazioni sulla neve crostosa, un'altra ce la propone Glen Plake e Meraldi esegue passaggi estremi in salita senza colteli.
Agonismo, le prime considerazioni sulla Coppa del Mondo, un'interessante e dettagliata carrellata sul futuro dello ski-alp nazionale con i giovani. Il Mezzalama raccontato da Meraldi e un servizio sulle prime tre donne che hanno partecipato a questa gara che abbiamo rintracciato a distanza di 36 anni.
Giorgio Daidola in un ampio articolo sul telemark degli anni '80 con tutti i suoi personaggi.
Insomma, un numero da collezionisti.
I Salassi abitarono qui?
Imperdibile servizio su Ski-alper n° 77
Il numero 77 della nostra rivista che si occupa di scialpinismo sarà in edicola a giorni. Uno dei servizi clou è la descrizione di tre itinerari, pressoché inediti, che hanno come tema gli insediamenti salassi in Valle d'Aosta.
Vanno spese due parole su questo antichissimo popolo che costituisce gli antenati dei Valdostani e dei Canavesani - la parte nord/occidentale del Piemonte che confina con la Valle d'Aosta - e che venne definitivamente sconfitto e deportato per opera dei Romani all'epoca di Augusto senza prima aver inferto qualche batosta alle legioni romane che si sono avventurate in questi territori fra il primo e il secondo secolo avanti Cristo.
Approfittando del lavoro della sovrintendenza della Valle d'Aosta che ha patrocinato scavi archeologici per riportare alla luce alcuni insediamenti in quota, abbiamo dapprima raggiunto i siti salassi in estate per poi ripetere l'escursione all'inizio di quest'inverno con gli sci.
Col Pierrey sopra Saint Barthelemy, Tantané sopra La Magdeleine e l'Alpe Giasset sopra Dondena sono gli itinerari descritti con un'esclusiva documentazione fotografica estiva e invernale arricchita dalle tre cartine esplicative.
Valanga a Ceresole Reale
Travolto Valerio Bertoglio, guida e guardaparco
Oggi verso le 12 Valerio Bertoglio è stato travolto da una valanga di lastroni nei canali detti dell'Ingegnere che scendono verso i Chiapili dalla Crubià.
La dinamica non è ancora chiara ma è probabile che sia stato lui stesso a determinare lo stacco. Una valanga dal fronte di 200 metri per una lunghezza di più di 300 metri nella quale il guardaparco è stato trascinato anche attraverso salti di roccia e tratti di bosco.
«Un miracolo che sia ancora vivo.» Sostiene Andrea Basolo che è subito accorso con le pelli in compagnia di Raffaella Miravalle, collega del Bertoglio, e che sono giunti per primi a prestare soccorso all'amico.
E' poi giunto l'elicottero del 118 e sono state prestate le prime cure al travolto prima di trasferirlo al CTO di Torino.
Sempre secondo Basolo potrebbe trattarsi di pluritraumi e fratture, ad una prima analisi non sarebbe parso in pericolo di vita. Aspettiamo comunque di avere notizie più precise in serata.
Valerio Bertoglio è certamente un grande esperto di queste zone dove vive e lavora ogni giorno come guardaparco del Gran Paradiso. Se poi si pensa che settimanalmente opera i rilevamenti per l'Aineva poco lontano dalla zona dello stacco dobbiamo proprio pensare ad una tragica fatalità o a una grande imprudenza.
Speriamo che presto ci racconti personalmente la dinamica dell'incidente.
Ski-alper: ci siamo!
Da domani in edicola
La solita gestazione, lunga e imprevedibile, della distribuzione, ma questa volta sembra che le cose siano andate meglio: Ski-alper 76 sarà in edicola fra domani e dopodomani…
Un numero importante questo e, visto il plauso pervenuto dagli appassionati del ripido, l'intervista con il mito Stefano De Benedetti regaleranno 10 pagine di emozioni in esclusiva. Siamo ad inizio inverno: meglio non addentrarsi sui percorsi classici, andiamo per gradi, ed ecco altri 5 itinerari easy distribuiti sull'arco alpino.
Ma il punto forte, oltre alla sciata con Glen Plake, è certamente la parte dedicata ai test: su questo numero si presentano le prove a confronto di 12 sci XXL, quelli piuttosto larghi che sconfinano quasi nel mondo del freeride. Poi ci sono 10 scarponi grantour analizzati e fotografati nei particolari oltre ad essere stati provati sulla neve.
Il ritorno di Meraldi inizia con la parte basic della salita e della familiarizzazione con le pelli. Kilian Jornet ci spiega come si allena e cosa mangia in gara ma soprattutto come fa a vincere tutto l'anno.
Laetitia Roux la più forte di sempre si confida con la nostra psicologa.
Il ritorno al telemark e la prova sul campo delle novità di stagione completano questo numero 76 fitto fitto di chicche e soprattutto di prima mano come è nostra consuetudine...
Smentita
Allora cominciamo bene?
Giovedì 9 dicembre, verso le 10.30 ho ricevuto una telefonata dalla G.A. Erminio Sertorelli, Presidente del Collegio Nazionale delle Guide Alpine che, molto garbatamente, mi faceva osservare che serpeggia un certo malcontento tra la Guide Alpine a proposito del contenuto di “Cominciamo Male”, pubblicato sul sito di Ski Alper. Nel nostro colloquio mi faceva osservare che gli escursionisti che sono deceduti nella valanga del Mortirolo non erano accompagnati da nessuna Guida Alpina e che era opportuna una smentita. Aggiungeva inoltre che non erano risultate gradite le mie osservazioni circa l’eccessivo anticipo con cui si suole iniziare la stagione sci alpinistica e sul pensiero “dovrebbero essere loro, gli esperti, a consigliare al cliente di attendere momenti migliori; forse badano solo all’incasso di una gita?”
Caro Presidente, se ricordi bene ho risposto che avrei riletto il mio scritto, impegnandomi a correggere le inesattezze ed a rivedere la forma con cui avevo espresso la mia opinione, se questa fosse risultata offensiva per la categoria.
Eccomi dunque pronto a rivedere quanto ho scritto:
“Poi la notizia si è fatta più completa ed ho dovuto mentalmente chiedere scusa ai tre escursionisti: erano accompagnati da una Guida.” Questo ho scritto e questo corrisponde alla notizia trasmessa dai mezzi d’informazione. Non vedo la necessità di smentire ciò che non ho mai detto; al massimo posso precisare che non ho mai aggiunto l’attributo Alpina dopo la parola Guida. E poiché esistono anche le Guide Escursionistiche, le Guide Ambientali, le Guide Naturalistiche, le Guide Turistiche, … ogni membro di queste categorie professionali potrebbe sentirsi coinvolto. Ritengo di non aver, volontariamente o involontariamente, frainteso che la Guida doveva necessariamente essere una Guida Alpina, categoria di professionisti verso la quale nutro solo sentimenti di stima.
Presidente, mi credi se dico che PURTROPPO un paio di ore dopo la tua telefonata sono stato dolorosamente sorpreso dalla notizia che ho letto sul giornale (La Stampa – Giovedì 9 dicembre 2010 – pag. 23) FUORIPISTA SUL ROSA – UCCISO DA UNA VALANGA. Nel testo si dice che “ un gruppo di tre sciatori, tra cui una guida alpina, erano (sic) impegnati in una delle discese più selvagge dell’Alto Vercellese, Il Colle della Malfatta”.
Tralascio il nome della Guida Alpina e la descrizione dell’incidente e tralascio pure i commenti espressi da “un valsesiano nato con gli sci ai piedi” a proposito della validità dei Bollettini Valanghe. Evito di farlo perché potrei fornire spunto a qualche consulente, d’ufficio o di parte, per aggiungere prove a carico della Guida Alpina che “… è stata ascoltata in caserma dai Carabinieri …”. Proprio come dicevo, questo che accade ogni volta che si provoca il distacco di una valanga e, quasi sempre, c’è un seguito.
Per quanto si riferisce agli altri argomenti, trattando i quali non ho espresso giudizi, ma solo pensieri personali, se ti fa piacere ritiro tutto e lascio la parola al cronista (Giuseppe Orrù) che mette in bocca a Silvio Mondinelli, che di montagne e di guide se ne intende certamente più di me, queste parole: “Ormai non c’è più il periodo più indicato per il fuoripista, la gente vuole sciare subito e dappertutto, le guide alpine devono lavorare e poi, comunque abbiamo tutti la testa sulle spalle per valutare i rischi. Queste cose purtroppo possono succedere. La montagna è così.”
Dicendo che la gente vuole sciare subito e dappertutto e che le guide alpine devono lavorare Mondinelli usa parole diverse, ma conferma il mio pensiero. Mondinelli dice anche Ormai non c’è più il periodo più indicato per il fuoripista. Se non c’è più vuol dire che una volta c’era, ed è proprio quello che ho cercato di dire io.
Presidente, per convincermi che anche nei tempi lontani si andava in gita con gli sci nel mese di dicembre mi hai raccontato l’episodio di tuo nonno, anche lui Guida Alpina, che prima del Natale è stato travolto da una valanga nei pressi del Rifugio Pizzini, mentre conduceva un gruppo. Fortunatamente tutti se la sono cavata senza danni.
Non ti ribatto che “un caso non fa regola”, perché il fatto che tuo nonno sia stato colto da una valanga nel mese di dicembre conferma che, all’inizio dell’inverno, anche “a quei tempi” la neve faceva fatica ad assestarsi sui versanti montani.
Ebbene, siamo solo al 9 di dicembre, l’inverno non è neppure cominciato ed abbiamo già sette morti in valanga. Ti sembrano pochi? A me no, e ritengo di avere la libertà di esprimere questo concetto. Ciò che ho scritto erano delle riflessioni e non dei giudizi. Ovviamente altri possono avere idee diverse e possono esprimerle quando e dove vogliono, possibilmente usando le stesse buone maniere con cui mi hai esposto le tue osservazioni.
Auguro a te, alle Guide Alpine e a tutti i lettori di Ski Alper un Buon Natale ed una buona stagione invernale, aggiungendo ancora un pensiero di Mondinelli: Tutti abbiamo la testa sulle spalle per valutare i rischi.
Trofeo Stedile solo per giovani
Domenica parte la Coppa delle Dolomiti
Con un certo anticipo sulle altre gare prende il via la Coppa delle Dolomiti con una gara riservata alle categorie giovanili: cadetti e juniores, vale a dire dai 15 ai 20 anni.
Un appuntamento molto importante, oltre che per gli atleti stessi, anche per lo staff tecnico della nazionale, Angeloni e Invernizzi che potrà così vedere all'opera le nuove leve del nostro ski-alp.
Proprio per avere un confronto diretto con la base scenderà in campo anche la nazionale giovani con i 5 atleti Ferrari, Nicolini, Stradelli, Alessandra Cazzanelli e Silvia Piccagnoni.
Saranno molti i giovanissimi in gara che ce la metteranno tutta per ben figurare in un ambito di così alto livello.
Teatro di gara la pista Rossa di Passo Rolle e la Cavallazza dove il responsabile per il Trentino Carlo Zanon ha predisposto un tracciato di 850 metri di dislivello da ripetersi due volte.
Valanghe: cominciamo male!
E potrebbe continuare peggio...
Nei giorni di metà novembre scorso ero ad Oulx, impegnato a tenere un corso di nivologia agli aspiranti maestri di sci del Piemonte e, durante l’esposizione degli argomenti, sono stato ancora una volta facile profeta: “alle prime nevi ci sarà molta gente che uscirà subito a fare attività in montagna e prima di Natale ci scapperà qualche morto”. Tre giorni dopo si sono verificati i primi incidenti in Val Bondione ed al Passo del Tonale (fortunatamente senza vittime) ed una settimana dopo ci sono scappati i primi morti: tre al Passo del Mortirolo e due sul Monte Cusna, nell’Appennino Emiliano. E domenica 28 novembre un quotidiano (preferisco tacerne il nome) informava i lettori titolando l’articolo con la solita, abusatissima frase: Valanga killer ....
Nella mia mente il sentimento di sgomento provo di fronte all’annuncio di un incidente mortale si mischia sovente ad un sentimento di perplessità quando ne apprendo le cause o le modalità. Siccome sono convinto che la valanga non sia un killer che uccide, a capriccio, chiunque capiti a tiro, quando ascolto queste notizie mi scappa di pensare ad un “tentativo di suicidio”. Mi rendo conto che anche questo concetto è altrettanto sbagliato, ma non riesco a togliermi dalla testa che, un tempo, le attività “fuori pista” iniziavano a stagione avanzata e lo sci alpinismo si svolgeva nei mesi da febbraio a maggio. Persino in ambiente militare che, secondo una certa mentalità (diffusa soprattutto tra chi non ha “fatto la naja”), fa sempre le cose a rovescio della logica, le cosiddette “escursioni invernali” avevano inizio verso la fine di gennaio. Ora lo sci alpinismo e le attività affini non hanno più stagione: già da ottobre le gambe formicolano e non importa se la prima neve non ha ancora fatto in tempo a trasformarsi ed a stabilizzarsi: “è nevicato e finalmente si può andare, perciò prendo gli sci e vado, non importa dove, ma non vedo l’ora di soddisfare la mia passione”.
Dalle poche frasi iniziali che ne davano notizia, l’incidente al Passo del Mortirolo ha coinvolto una comitiva di quattro persone che si muovevano con le racchette da neve.
Il primo pensiero che mi ha attraversato la mente è stato: tra gli sciatori-alpinisti ci sono degli incosciente, tra i racchettatori degli sprovveduti. Poi la notizia si è fatta più completa ed ho dovuto mentalmente chiedere scusa ai tre escursionisti: erano accompagnati da una Guida. Ed allora ho avuto un momento di sconforto: “anche i professionisti fanno questo, anche quelli che, per impegno professionale, dovrebbero badare alla sicurezza del cliente, perché proprio a questo scopo sono stati ingaggiati. Eppure dovrebbero essere loro, gli “esperti”, a consigliare al cliente di attendere momenti migliori; forse badano solo all’incasso di una gita?”
Non aggiungo altro: chi scampa ad una valanga sarà indiziato di reato e dovrà affrontare tutte le grane della Giustizia, cioé dovrà difendersi da un’accusa che potrebbe suonare in questi termini: “conduceva in ambiente a rischio le persone che a lui si erano affidate, sì da provocare il distacco di una valanga, ossia di un evento naturale assolutamente prevedibile in ragione delle condizioni dei luoghi e della stagione, tale, in ragione della massa di neve distaccatasi e precipitata, da assumere le caratteristiche oggettive del disastro, e tale, in concreto, da seppellire le persone che a lui si erano affidate, provocandone la morte”.
È il linguaggio pesante e complicato della Giustizia, che ho già letto più volte nei diversi casi di consulenza che mi sono stati affidati, e so che chi scampa ad una valanga di neve dovrà affrontare una valanga di accuse da parte del Pubblico Ministero, per non tacere degli avvocati di parte civile che proveranno ad aggiunge qualche aggravante, come l’imprudenza, la negligenza, l’imperizia ...
Pensate un po’ come a come sia difficile tentare una difesa da tali accuse.
Ed allora mi rivolgo a tutti coloro che fremono e si arrabbiano perché la neve è ancora scarsa: se non vi importa di rischiare la pelle, pensate a quanto può costarvi, in termini economici, la difesa da un’accusa del genere: avvocati, periti, spese processuali, ... e con la sola speranza di attenuare la pena (da 1 a 6 anni).
Ricordiamoci bene che non è necessario che ci scappi il morto per dare avvio ad una denuncia: il solo fatto di aver provocato una valanga costituisce un “reato di pericolo”, lo stesso reato che può commettere il cacciatore che transita in un luogo abitato con il fucile carico: non intende uccidere nessuno, ma potrebbe accidentalmente accadere.
Ed altrettanto vale a proposito della valanga: la valanga è un evento che potenzialmente minaccia la sicurezza delle persone, quindi si devono adottare le precauzioni opportune per evitare che ciò accada.
E non illudiamoci con la solita frase “perché dovrebbe capitare proprio a me?”
È sempre in vigore la legge di Murphy, una legge ancor più severa del Codice Penale; è quella legge che, al suo primo articolo dice: “Se esiste anche una sola possibilità che le cose possano andare male, una volta o l’altra andranno male; forse già la prossima volta.”
Video intervista a Glen Plake
Che cos'è il freeski?
Un personaggio simbolo dello sci alternativo, quello fuori dalle piste, nei canali ripidi, nelle acrobazie. La sua collaborazione con molte ditte del settore per lo sviluppo di nuove attrezzature lo pone al centro dell'attenzione e perfettamente in sintonia con la nuova moda del momento: il freeski. Fate partire il video per sentire lui cosa ne pensa.
Sul numero 76 di Ski-alper l'intervista completa e la biografia di Glen.
Ecco Ski-alper 75!
144 pagine, un nuovo formato, tutto da leggere
Qual è il miglior sci grantour fra quelli che il mercato offre? Il più leggero? Il miglior compromesso fra prestazioni e prezzo?
A queste domande abbastanza ricorrenti abbiamo provato a rispondere con un test ancora più approfondito. 32 modelli fra race e grantour sottoposti a un durissimo test sulla neve e in laboratorio.
In novembre e dicembre meglio non muoversi sugli itinerari classici e allora ecco 5 itinerari easy adatti per imparare e per proteggersi dai pericoli delle valanghe.
Lo sci ripido tratta invece le discese estreme dell'Aiguille Blanche de Peuterey e della Nord del Lyskamm. Tardivel insegna come effettuare le soste e mettere e togliere gli sci a 50°.
Fra i personaggi spicca la figura di Paolo De Chiesa ex slalomista della valanga azzurra che ormai predilige le pelli. Paolo e Sonja sono gli sciesloratori.
Un'intervista a Toni Valeruz uno dei personaggi più rappresentativi del ripido degli anni '80.
Le prove materiali iniziano con una bella infornata di scarponi provati venti giorni fa sulle nevi di Tignes, e poi attacchi e attacchini.
La parte scientifica che in questo numero comporta valanghe e psicologia: Dennis Brunod al microscopio e l'incredibile storia del cane Zacho e del ritrovamento della turista dopo 44 ore sotto la neve.
In conclusione un'ampia trattazione delle più belle gare di skyrunning dell'estate.
Ci siamo forse Ski-alper è già nella vostra edicola, forse ci arriverà certamente domani. Se non riuscite a trovarlo segnalatelo alla redazione con questa mail: skialper@mulatero.it
Francesco Civra ci racconta la sua avventura
Everest Hornbein Couloir, alla prossima
Quarantun giorni di spedizione: sul volto di Francesco Civra Dano si legge ancora oggi la fatica e lo stress di questa grande avventura. L'Hornbein Couloir non è arrivato in compenso sono state effettuate due bellissime discese su pendii incontaminati di cime mai salite dall'uomo. La prima è stata chiamata La Vallèe in onore della petite patrie, la seconda non è stata violata dal momento che Civra non è arrivato in vetta ma si è fermato sotto la meringa della vetta per poter sfruttare il pendio a 50° per un dislivello di 600 metri.
Il momento più difficile è stato il malore che ha colpito l'amico Marra: «Fortunatamente siamo riusciti a scendere piano piano a spazzaneve, se avessimo dovuto caricarlo a spalle sarebbe stato un dramma…» Per fortuna tutto sta andando per il meglio e le analisi scongiurano un danno permanente alla forte guida valdostana.
Attesa snervante di Civra e Joyeusaz per una finestra di bel tempo che non vuole arrivare. Poi la rinuncia definitiva.
Abbiamo incontrato Francesco a Morgex per un'intervista alla quale si presta molto volentieri: «Mangerei in continuazione: è l'effetto della spedizione e della quota. In ogni caso dopo una permanenza in quota così lunga sto continuando una cura preventiva a base di Cardioaspirina.»
Non ci sembra affatto scoraggiato il nostro sciatore che già pensa ad una prossima spedizione anche se ci confessa che sul Bianco qualche discesa c'è ancora, non è stato tutto fatto…»
Ne siamo certi, ma proprio perché molto è già stato fatto crediamo che quanto rimane sia davvero di estrema difficoltà.
Ecco l'intervista e alcuni filmati live girati a se stesso da Francesco durante la discesa nel gruppo dello Chantze.
Meraldi torna a Ski-alper
Da quest'anno riprende la collaborazione con l'ex atleta
Dopo qualche anno di pausa Fabio Meraldi ritorna a collaborare con la rivista Ski-alper. Grazie alla sua collaborazione e ai suoi consigli tecnici, decisamente all'avanguardia per l'epoca, Fondo e telemark da rivista per fondisti, telemarkers e scialpinisti a raspa è diventata Fondo ski-alp. Per un paio di stagioni Meraldi è stato prodigo di consigli e di chicche che a sua volta aveva imparato sul campo di gara delle più importanti competizioni internazionali. Questo, unito alla professione di guida, ha prodotto un manuale di grande successo - Ski-alp con Fabio Meraldi - che ancora oggi in Italia e Francia è considerato al top.
Gli argomenti trattati nella rubrica a lui riservata saranno di carattere tecnico, tutti di prima mano, e rivolti agli ski-alper della domenica. Ancora una volta Fabio metterà a disposizione la sua grande esperienza per facilitare l'apprendimento della tecnica migliore.
Il primo degli articoli tecnici verrà allestito per il secondo numero della stagione: dicembre 2010.
Arrivederci in edicola.
Everest Hornbein Couloir
Civra e Joyeusaz prossimi al rientro
Da fonti che riteniamo attendibili abbiamo saputo che già da domani le due guide di Courmayeur dovrebbero rientrare a Katmandu. Da ciò riteniamo che il progetto Hornbein sia per ora accantonato a causa delle condizioni meteo avverse. Saggia decisione dal momento che attaccare una nord di tremila metri di dislivello sotto l'insidia delle valanghe non sarebbe stato saggio.
Dal sito che ha accompagnato l'impresa leggiamo oggi che un'altra prima è stata effettuata a margine dell'obiettivo principale: qualche giorno fa era stata salita una cima inviolata nella zona dell'Everest alla quale è stato messo il nome di Vallée e ieri Civra Dano da solo - Joyeusaz era fermo per mal di schiena - ha risalito e disceso con gli sci (50°) una cima inviolata di 6900 metri del gruppo degli Changtse. Questa impresa è stata definita una delle più lunghe e difficili discese con gli sci per queste zone.