Everest Hornbein Couloir

Civra e Joyeusaz prossimi al rientro

Da fonti che riteniamo attendibili abbiamo saputo che già da domani le due guide di Courmayeur dovrebbero rientrare a Katmandu. Da ciò riteniamo che il progetto Hornbein sia per ora accantonato a causa delle condizioni meteo avverse. Saggia decisione dal momento che attaccare una nord di tremila metri di dislivello sotto l'insidia delle valanghe non sarebbe stato saggio.
Dal sito che ha accompagnato l'impresa leggiamo oggi che un'altra prima è stata effettuata a margine dell'obiettivo principale: qualche giorno fa era stata salita una cima inviolata nella zona dell'Everest alla quale è stato messo il nome di Vallée e ieri Civra Dano da solo - Joyeusaz era fermo per mal di schiena - ha risalito e disceso con gli sci (50°) una cima inviolata di 6900 metri del gruppo degli Changtse. Questa impresa è stata definita una delle più lunghe e difficili discese con gli sci per queste zone.


L'incredibile tentativo di uno ski-alper canadese

1700 metri al giorno per 365 giorni

Tra le nevi del Sud America abbiamo trovato Greg Hill, una guida alpina canadese di trentacinque anni con un sogno alquanto particolare: compiere 2 milioni di piedi (oltre 600 chilometri) di dislivello in un anno con gli sci da scialpinismo. Un ragazzo semplice con due occhi che brillano come due stelle quando inizia a parlare del suo progetto. Un vero vagabondo delle montagne che si divide tra le nevi canadesi e quelle dei vulcani cileni. Greg ora ha un unico lavoro a tempo determinato, salire ogni giorno circa 1700 metri di dislivello per 365 giorni. Proprio così, per realizzare il suo sogno deve tenere una media di 1700 metri al giorno, questo dislivello, per la gente normale, vuol dire una gita domenicale piuttosto lunga e impegnativa. La cosa che lascia senza parole è che Greg contando i giorni di viaggio o i giorni di brutto tempo alcune volte deve salire e scendere le montagne almeno un paio di volte. In questi giorni sul suo sito www.greghill.ca, i “piedi” percorsi sono 1.480.826, e secondo la sua tabella ascensionale è in ritardo di un giorno. Il suo progetto si concluderà l’ultimo giorno dell’anno a Revelstoke sulle nevi canadesi di casa sua in compagnia di tutti i suoi amici, della moglie, delle due figlie e della sorella che molte volte lo ha accompagnato in questa lunga avventura. Que te vaya bien Greg!


Kilian: record al Kilimanjaro

L'atleta catalano non finisce di stupire

Ha coperto i 4242 metri di dislivello positivo che separano Umbwe Gate (1651 m) dalla vetta della montagna (5893 m) in 5 ore 23 minuti e 50 secondi. Partito alle 7.15 è infatti arrivato in vetta alle 12.38.50.
Ma non si è accontentato di questa grande performance, infatti è subito ripartito per affrontare la discesa giungendo a Mweka Gate alle ore 14.29 per un totale di 7 ore e 14 minuti sommando salita e discesa.
Kilian ha così messo tutti d'accordo frantumando i precedenti record ufficializzati e non: 5.38 di Bruno Brunod nel 2001, 5 ore e 28 dello statunitense Sean Burch, 5 ore e 36 dell'austriaco Stangl.
L'altro tempo di riferimento per la salita e discesa era quello di un certo Mtuy con 8 ore e 27 minuti.
Per arrivare in vetta Kilian ha seguito la via più diretta e pericolosa chiamata via Umbwe di 37 km di sviluppo. Gli altri record erano stati segnati attraverso la via Marangu meno ripida e tecnica.
Bravo Kilian! Ma ce la farai a riposarti prima delle gare di ski-alp?


Erwin Striker, morte di un grande dello sci

Faceva parte della Valanga Azzurra di Thoeni e Gros

«Un grande estro, coraggio, sregolatezza. Un guascone dello sci. Se non eri troppo coraggioso e avevi lui al fianco ti infondeva una grande sicurezza. Sciava sempre al di sopra dei propri limiti. A volte si è mangiato delle medaglie per dei colpi di testa come ai Mondiali di Saint Moritz del 1974 quando aveva già l'oro della combinata in tasca e per un diverbio con Piero Gros ah voluto dimostrargli di andare più forte di lui in slalom e dopo dieci porte è saltato… Sapeva fare spettacolo: memorabili i suoi numeri in auto e in moto. A volte si faceva male per le cadute rovinose che poi riusciva ad enfatizzare nei suoi racconti. Era un buono, quando lo incontravo ancora ultimamente c'era una grande dimostrazione di amicizia e di affetto vero nel suo abbraccio. Simpatico, infondeva sicurezza e determinazione al gruppo: pur non possedendo i requisiti tecnici e fisici di atleti come Thoeni o Gros riusciva comunque ad ottenere grandi risultati grazie alla sua grande volontà e grinta…»
Questo il commento di Paolo De Chiesa mentre è in auto sta viaggiando verso Merano con Piero Gros ad incontrare la moglie di Erwin.

Geniale e intelligente anche negli ultimi anni in veste di imprenditore dello sci e della neve. Ha avuto intuizioni che hanno rivoluzionato il mercato come quella legata ai noleggi che in questi anni sono fioriti a dismisura. Determinante la sua presenza nella nascita della stazione di sci di Val Senales.
Proprio durante un nostro soggiorno a Maso Corto abbiamo avuto modo di passare qualche ora con lui ed è proprio in quell'occasione che assistetti ad una vicenda che non potrò più dimenticare: giunto a monte della funivia vestito con una tuta completa da turista tedesco che non nascondeva la pancia e i chili di troppo, ha avvicinato il gruppo della nazionale di sci alpino che si accingeva a scendere in campo per l'allenamento di gigante. Le sue considerazioni hanno suscitato l'ilarità generale ma quando ha spiegato che le gare si vincono con la testa soprattutto e che tutto il resto non conta ha colto le perplessità di un altro grande combinatista come lui: Gianfranco Martin. Ebbene l'incontro si è concluso con una sfida sul campo: «Io sono sicuro che tu non mi dai più di 8 decimi sul gigante che stanno tracciando per l'allenamento…»
Tutti, intorno, hanno creduto che Striker stesse presupponendo troppo e che la differenza di peso e di allenamento facessero pendere nettamente la bilancia in favore del Martin. Ma fra lo stupore generale, con una prova strepitosa Erwin Striker è riuscito a fermare i cronometri a soli 7 decimi dall'allora nazionale e medagliato olimpico. Grandi pacche sulla schiena e cena vinta da Erwin Striker.

Personalmente poi l'ho sempre sentito molto vicino come scelte di vita: a 19 anni ha fatto il cameriere allo Stelvio per potersi allenare. A 20 ho lavorato anch'io da Pirovano allo Stelvio per potermi preparare per gli esami da maestro e in quell'estate ho sentito parlare spesso di questo ragazzo altoatesino che lavorava duro per potersi allenare. Beh, sostanzialmente non sono state fatiche sprecate: lui è entrato in squadra e io sono diventato maestro di sci. Qualcosa in comune l'abbiamo avuto: il cameriere…


Everest Couloir Hornbein

Gianluca Marra rinuncia: edema cerebrale

I tre stanno portando avanti la fase di acclimatazione con spostamenti dal Campo Base al Base avanzato e qualche salita più in alto: purtroppo ieri il Marra ha accusato evidenti sintomi di edema cerebrale e dopo le prime cure al rientro al Campo Base ha dovuto passare la notte con l'ossigeno. Oggi è ripartito per Rongbuk da dove proseguirà per Katmandù.
Rimangono così in due: Joyeusaz e Civra Dano, ad attendere che le condizioni del tempo concedano una finestra per iniziare a pensare all'attacco vero e proprio che prevede la salita in vetta lungo l'Hornbein e la successiva discesa con gli sci lungo la stessa via..


Kilian tenta il Kilimanjaro

Obiettivo il record del tanzaniano Simon M’Tuy

Otto ore e 27 minuti questo il tempo da battere per Kilian Jornet che ormai ci ha abituato a queste grandi performance anche sulle lunghissime distanze. Dopo le 32 ore nel GR20 in Corsica, dopo la traversata dei Pirenei, dopo la splendida vittoria al Kima, eccolo ora impegnato in un nuovo tentativo. Da Machame Gate alla vetta (5895 metri) e ritorno via Mueka Camp - probabilmente - è un itinerario che di solito i buoni escursionisti/alpinisti portano a termine in 6 giorni. Stiamo a vedere che cosa combina il nostro Kilian che sta ultimando la fase di acclimatazione.


Grantour della Corsica: si può fare…

Tre giorni nel cuore del GR20 per trovare la chiave dei passaggi invernali

La Corsica è stata per noi una piacevolissima sorpresa: abituati ai paesaggi alpini stentavamo a credere ai nostri occhi davanti alle foreste di pini e alle pareti vertiginose.
Eh sì che i siti erano già stati abbastanza eloquenti sull'aspetto orografico dell'isola, ma venirci di persona è un'altra cosa.
Scopo della visita è stato salire in quota e vedere i passaggi chiave di questa alta via invernale, valutare l'esposizione e le pendenze, constatare la percorribilità con gli sci del famosissimo GR20 che attraversa in diagonale tutta la Corsica in nove tappe.
A parlarci di questo grantour sciistico è stato per primo l'amico Maestrini che qualche hanno fa si è già cimentato con l'impresa e di cui ci ha rilasciato un'ampia documentazione purtroppo condizionata dalle avverse condizioni meteo incontrate dalla spedizione bergamasca.
Ma il motivo delle perlustrazioni è stato anche un altro: possono due best ager - certamente avrete già compreso di chi si tratta - immergersi per 5 giorni nella solitudine e nella bellezza di questi luoghi per mettere a punto una relazione completa di filmati e fotografie ben più esauriente di quella stringata e scarna, seppur affidabile, della descrizione che si fa dell'alta via in sci su «Corsica Bianca».
La perlustrazione è iniziata dal Colle Vergio che può rappresentare una delle prime tappe del grantour se si parte da settentrione, o una delle ultime se si parte dal basso, dal Colle di Vizzavona.
L'ipotesi del superamento del Monte Cinto, la più alta montagna della Corsica con i suoi 2800 metri circa, è per il momento accantonata: troppo impegnativi e pericolosi i pendii, soprattutto per dei best ager.
L'ipotesi è quella di partire dal Colle di Vizzavona, quindi rifugio Onda, poi Pietra Piana, Manganu, Colle Vergio, Ciottulu Mori e ritorno su Calacuccia.
In questi giorni abbiamo percorso uno dei tratti più impegnativi del GR20, quello fra il Col Rinoso e la Bocchetta Capitellu dove abbiamo incontrato alcuni passaggi attrezzati con corde e catene. Nulla di difficile in estate ma con la neve potrebbero nascondere qualche insidia. Saranno le condizioni del manto nevoso a consigliare altri pendii spostandoci da quelli attraversati dal GR20.
C' è tutta la volontà da parte nostra di cimentarci in questa grande avventura, per noi, lontano dalle tracce battute delle Alpi e dai rifugi sovraffollati: in Corsica troveremo a malapena i rifugi se non saranno troppo sommersi dalla neve e comunque mai dei gestori e probabilmente nessun altro scialpinista con cui condividere il percorso.
Se si deciderà di portare avanti questa iniziativa anche alla luce delle condizioni di innevamento e meteo dell'inverno prossimo ne nascerà un'ulteriore attenta ricerca di materiali espressamente scelti per questo tipo di trial.


Everest, Couloir Hornbein

Tre guide di Courmayeur ci provano

Ieri sera nella piazzetta del paese è stato presentato l'ardito progetto di tre guide della famosa località ai piedi del Monte Bianco. Joyeusaz, Civra Dano e Marra hanno parlato della loro impresa: salita e discesa con gli sci in prima assoluta del Couloir Hornbein in stile alpino.
L'Hornbein è il canale che solca l'immensa parete nord dell'Everest sul versante tibetano. Qualche anno fa durante un tentativo con lo snowboard perse la vita Marco Siffredi. 3000 metri di parete che in autunno potrebbe essere in condizione per essere superata sci ai piedi.
Davanti a un pubblico attento e appassionato il capospedizione Edmond Joyeusaz ha esposto il progetto con il contributo di filmati e immagini.
Due giovani con lui: Marra e Civra Dano, entrambi esperti di sci ripido, quest'anno hanno portato a termine alcune discese estreme sul Monte Bianco come il Canale Anderson e la Blanche de Peuterey. Abitudine a muoversi su pendenze estreme ma anche tanto entusiasmo e forza, anche se alla prima esperienza in alta quota.
La partenza è prevista per fine mese, ci sarà poi una fase di acclimatamento con un lungo avvicinamento alla montagna da Lhasa, poi il campo base fino alla fase finale con la salita vera e propria in stile rigorosamente alpino: niente ossigeno e materiale tutto al seguito.
L'occasione è stata anche quella di presentare gli sponsor: per quanto riguarda l'attrezzatura i tre indosseranno capi Eider, sci e scarponi Salomon, tende Ferrino e sacchi e attrezzature Camp, scarpe da alpinismo Kayland.
L'impresa verrà seguita anche da questo sito che cercherà di dare notizie aggiornate sull'evolversi degli avvenimenti.


Grantour Artesina - Palanfré

In avanscoperta sulle Marittime per visionare i passi

Il grantour per i best ager in previsione per la primavera è quello che collega Artesina - punto d'arrivo nel giro del 2010 - al Vallone di Palanfré.
Abbiamo approfittato del periodo estivo per visionare alcuni passi che caratterizzano questo tracciato.
Da Artesina si prevede di raggiungere il Rifugio Mondovì e di proseguire per il Garelli. Superamento del Marguareis attraverso il Canale dei Torinesi per poi spostarsi nella zona del Bric Campanin da cui si prevede di raggiungere il Cole di Tenda. Il pernottamento è previsto presso il Rifugio Albergo Arrucador nei Prati di San Lorenzo sopra Limonetto.
Il giorno appresso salita nel Vallone del Ciot di Mien per poi scendere alla volta di Palanfré. L'escursione di ieri ha evidenziato l'impossibilità di scendere con gli sci verso i Laghi degli Alberghi, fattibile invece il superamento della Creusa - leggermente più a destra - e scendere i facili pendii che portano verso la zona di Tetti Folchi.
Questo Grantour deve avere caratteristiche di fattibilità: non deve essere estremo proprio per il fatto che viene proposto a quelli come noi: i best agre, i non più giovani che non disdegnano le avventure con gli sci e le pelli.
L'ambiente è quello giusto: selvaggio e poco frequentato ma non per questo estremo e pericoloso. Il rischio valanghe è invece un fattore che deve essere valutato di volta in volta e sul momento...


Sci ripido con Tardivel

Ecco la tecnica di un grande dello sci estremo

Abbiamo trascorso una mattinata sulle pendici della Nord della Tour Ronde nel Monte Bianco in compagnia del nostro collaboratore Pierre Tardivel che è reduce della prestigiosa discesa della parete nord del Liskamm. 52/53° di pendenza secondo la sua relazione, alcune guide di alpinismo attribuiscono a questo pendio di 1000 metri anche 55°.
Abbiamo comunque voluto registrare parecchi minuti di filmato e scattare numerosissime sequenze fotografiche per scoprire tutta la tecnica della guida francese. Una grande esperienza la sua che possiamo osservare anche dalle piccole cose: dal piccolo cacciavite per puliregli inserti dell'attacchino quando deve calzare gli sci prima delle discese estreme, dalle sue due piccozze sempre a portata di mano, dalla lettura del pendio e della neve che riesce a riconoscere anche da lontano, le curve sul ripido, il superamento in salto delle crepacce terminali e molte altre situazioni importanti che proporremo a partire da novembre sulla rivista Ski-alper.
Particolarmente interessanti le sue considerazioni sugli sci larghi e non sciancati che predilige per le sue imprese. Perché larghi? Perché i fianchi diritti? Cercheremo di spiegare le sue motivazioni tecniche.
In certi posti «non si ha il diritto di cadere…» dice lui.


Pierre Tardivel, grande exploit!

La Nord del Lyskamm in prima assoluta

Da tempo lo sciatore estremo Tardivel attendeva che le condizioni del manto nevoso gli permettessero un grande exploit. Eccolo, finalmente: l'impressionate Nord del Lyskamm, una prima assoluta, che Pierre inseguiva da tempo. Per ora è quanto ma sia sulla rivista che sul sito avremo modo di riprendere questa impresa. Bravo Pierre!


Pierre Tardivel, un'altra prima sul Monte Bianco

Caribou: una linea ardita sul versante della Brenva

Il 5 giugno la guida di Annecy, dalla scorsa stagione nostro collaboratore, ha tracciato in discesa una nuova linea dell'impossibile scendendo con gli sci il glaciale ambiente della Brenva. Il percorso seguito da Tardivel in compagnia di St. Bonnet si è collocato fra quello disceso da lui stesso nell'88 e quello soprannominato Brenvitudes del 2009. Questa nuova traccia di discesa è stata battezzata Caribou. Durante l'impresa i due sciatori hanno incontrato condizioni pressoché ottimali che hanno agevolato anche il superamento dei passaggi più impegnativi come il ripidissimo couloir nella parte bassa senza uso della corda.
Sul numero di novembre di Ski-alper Pierre ci racconterà i suoi ultimi exploit.