Super trekking fra Gran Paradiso e Vanoise

Dal Serrù al Nivolet, ma non per la provinciale...

Le bellissime giornate di questa seconda metà di agosto hanno ispirato un grande trekking attraverso le panoramiche cime che separano Piemonte, Valle d'Aosta e Val d'Isère. Ecco in sintesi la descrizione.
Lasciata l'auto nel tornante sopra la Diga del Serrù (2300 m) ci si incammina verso il Rifugio Ballotta. Il sentiero viaggia a curva di livello fino al rifugio, qui si risale la prima balza di rocce - due le scelte: o dal tetto del rifugio e nel canalino di fianco, entrambi i passaggi sono ben attrezzati con corde fisse e scalini di tondino - e si raggiunge il Pian Ballotta da dove si prosegue in direzione ovest risalendo gli sfasciumi che portano sotto il Passo della Losa (2970 m) che si raggiunge dopo aver superato il tratto ripido finale anch'esso ben attrezzato con corde fisse e gradini di ferro.
Panorama stupendo sulla Val d'Isère e sulla Grand Motte, a est tutto il gruppo del Gran Paradiso.
Dal passo si scende seguendo il sentiero che porta al Rifugio Prariond ma solo fino a quota 2700 circa. Ora si ricomincia a salire in direzione nord dopo aver superato un ampio pianoro. Il Colle della Galisia è alla nostra destra. Punto di riferimento da seguire sono delle rocce bianco - giallastre ben visibili anche da lontano solcate dal torrente che sbuca dal sovrastante Ghiacciaio di Bassagne. In questo tratto non c'è più sentiero ma si risale a destra per roccette e sfasciumi per evitare di affrontare il ghiacciaio che in questa stagione è ghiaccio vivo nella parte bassa e presenta qualche spaccatura insidiosa. Sempre superando roccette e nevai si supera il contrafforte che sorregge il ghiacciaio. In questo tratto meglio non spostarsi troppo a destra per evitare di doversi impegnare in un'arrampicata vera e propria.
Ci troviamo nei pressi del Col Basagne (3105 m), rimanendo sul bordo di destra salendo, puntiamo decisamente verso est alla volta della Punta Galisia ben riconoscibile per un grande omino di pietre della vetta. Qui il ghiacciaio non presenta difficoltà alcuna ed è ancora ben coperto di neve. La Punta della Galisia (3346 m) - vetta famosa fra gli amanti dello ski-alp che l'affrontano in primavera partendo dal Benevolo - è un punto panoramico di incredibile suggestione, su di essa si incrociano i confini di Rhemes, Ceresole e Val d'Isère, il colpo d'occhio sulle montagne circostanti è totale a 360°.
Dalla Punta Galisia l'itinerario prosegue in direzione della Punta Bousson (3330 m) ben visibile a nord - est a 600 metri in linea d'aria. Dalla Punta Bousson si deve ora raggiungere la Punta Basei (3338 m) attraverso una cresta di sfasciumi con qualche breve balzo roccioso. Questo tratto richiede molta attenzione dal momento che sia la parte piemontese che quella valdostana sono caratterizzate da un salto notevole - soprattutto verso il Serrù il vuoto è di 700 metri - e a poche decine di metri dalla Punta Bousson ci si ritrova a dover superare un intaglio nella roccia abbastanza problematico che richiede un po' di attenzione anche per la mancanza di buoni appigli per la pessima qualità della roccia. Superato questo ostacolo si prosegue ora sul filo di cresta seguendo delle traccette a destra o sinistra. Nei pressi della testa rocciosa della Basei si prosegue a sinistra attraversando un pendio di sfasciumi non troppo impegnativo e dopo un centinaio di metri ci si ritrova sull'ultimo tratto che si percorre normalmente per salite alla croce della vetta. Ora non resta che scendere lungo il sentiero estivo alla volta del Nivolet dove non rimane che cercare un passaggio per raggiungere l'auto al Serrù. (5 km)

Questo grandioso tour lo abbiamo chiamato «supertrekking» per via della complessità dei vari passaggi. Ci sono pochissimi tratti alpinistici ma nonostante questo lo consigliamo a persone ben preparate e con una certa esperienza dal momento che non ci si muove sempre su sentieri segnalati.
Indispensabili corda e attrezzature per l'assicurazione, piccozza e ramponi nel caso i nevai e il ghiacciaio Basagne presentino neve dura al mattino. Il casco potrebbe essere utile per evitare di essere colpiti da qualche pietra smossa da eventuali altre comitive nei tratti delle corde fisse e comunque per proteggersi nella cresta finale.

Meglio ricorrere ad una guida alpina (Guide Alpine Gran Paradiso Canavese - www.4026.it) per poter godere al meglio della panoramicità dei luoghi ed evitare il maggior numero di rischi.


Origone si ferma sulla Grande Becca

Dolori alle ginocchia hanno impedito di completare il percorso originario

Il programma originale di Origone prevedeva la scalata del Monte Bianco e del Cervino, per poi concludere la lunga cavalcata sulla cima Dufour, la vetta più alta del gruppo del Monte Rosa in 24 ore. Per due terzi le cose sono andate come pianificato a tavolino. O quasi. Nel tratto in bicicletta, prima, e nell’approccio al Matterhorn, le ginocchia hanno iniziato a dare problemi a Simone Origone, che ha interrotto l’impresa ai 4478 metri della Grande Becca. Resta l’exploit per un’impresa mai tentata e, ovvio, mai realizzata da nessun altro, così come rimane un poco di amarezza nella guida alpina e maestro di sci di Champoluc nel non avere portato a termine la lunga cavalcata. “Quando ho capito che il dolore alle ginocchia non mi avrebbe permesso di andare oltre alla vetta del Cervino – ha raccontato Simone Origone al suo rientro a Cervinia – ho pianto. Pianto per non poter proseguire, pianto per l’allenamento e il tempo che ho dedicato all’impresa, per tutto il lavoro di quelli che mi hanno aiuto in questi mesi e oggi. Ma quando Adriano Favre mi ha comunicato che una volta raggiunta la vetta del Cervino la mia giornata si concludeva lì, ho anche capito che aveva perfettamente ragione: mi ero ripreso, stavo bene, ma l’avvicinamento alla Dufour era un’incognita e non ho proprio idea come avrebbero reagito le ginocchia alle sollecitazioni della discesa.”

Ma Simone Origone ha compiuto comunque un’impresa: “Peccato per i problemi accusati da Simone – ha sottolineato Adriano Favre, responsabile tecnico della Fondazione Mezzalama – e che non sia riuscito a concludere il progetto, ma quello che ha fatto oggi è un assoluto exploit. In 17 ore scalare il Monte Bianco, affrontare un tratto di discesa con gli sci, compiere il trasferimento in bicicletta e salire sulla cima del Cervino, non è una cosa da tutti i giorni, e soprattutto per pochi atleti. Mi preme sottolineare la discesa con gli sci, dal Dôme de Goûter al rifugio Gonnella, effettuata in piena notte, su pendenze del 55% e con il solo ausilio della lampada frontale. Un aspetto che dimostra la grandissima abilità di Simone sugli sci e la perfetta conoscenza della montagna tipica delle Guide: un uomo di montagna a 360°, oltre che un’atleta eccezionale.”

A mezzanotte in punto, dai 993 m di Les Houches – Chamonix, è scattata la rincorsa all’impresa di Simone Origone. Con un ritmo da fantascienza ha raggiunto i 4810 m del Monte Bianco alle 4.36 del mattino; raggiunto il Dôme de Goûter, l’inizio della discesa con gli sci per raggiungere il rifugio Gonnella, una discesa dove, per ammissione dello stesso Origone: “Ho preso qualche rischio, ma su quelle rocce che l’hanno strappato alla vita ho potuto salutare il mio amico Paolo Obert.”

Alle 6, Adriano Favre apre il contatto radio per fornirgli l’assistenza logistica nella discesa con gli sci, ma Simone rispondeva che lo stava aspettando al Gonnella, dove si stava rifocillando e cambiando scarpe e vestiti. Alle 7.30, in netto vantaggio sull’originaria tabella di marcia, Origone inforcava la bici e si lanciava, anche in questo caso a ritmo elevato, nel trasferimento che, dopo 100 km di strada, l’avrebbe portato ai piedi del Cervino. Nella salita da Châtillon ai 2050 metri del Breuil, Origone è stato affiancato da Alain Seletto, metronomo del pedale, che l’ha accompagnato lungo i tornanti della strada
della Valle del Marmore. Da poco passate le 11, l’arrivo a Cervinia e il pit stop all’albergo dell’amico Egidio Sertorelli; cambio di vestiario e di scarpe e poi via, nuovamente in bicicletta fino al campo da calcio per attaccare la normale del Matterhorn, sempre in compagnia di Alain Seletto, fino ai piedi dalla capanna Carrel. Nel frattempo, il dolore al ginocchio si acuiva e un rifornimento probabilmente errato causava anche dolori allo stomaco. Alle 14.35, lo obbligava a riposare per un quarto d’ora. Lo stesso Lucio Trucco lo costringeva a riprendere l’ascesa al Cervino e, dopo un decina di minuti di grande difficoltà, i due iniziavano a progredire a ritmi altissimi verso i 4478 m della Grande Becca, cima toccata alle 17 in punto. I suggerimenti di Adriano Favre prevalevano sulla voglia di Simone Origone, ora in condizioni eccellenti, di proseguire l’avventura e l’elicottero con lo stesso responsabile tecnico della Fondazione Mezzalama a bordo andava a recuperare le due guide alpine sulla punta del Cervino. All’arrivo al golf di Cervinia dell’elicottero, un gran numero di persone che, dopo tante ore con le pupille nei cannocchiali e nei binocoli a osservare la parete della Grande Becca, si radunavano per applaudire i protagonisti della giornata.
Voglio ringraziare tante persone – ha detto Simone Origone appena sceso
dall’elicottero e abbracciato alla guida alpina che avrebbe dovuto accompagnarlo nell’ascesa alla Dufour, Joris Turini dalla tantissima gente che lungo i tornanti da Châtillon a Cervinia mi ha incitato e dato forza per continuare; ad Adriano Favre, Alain Seletto, Lucio Trucco, Joris Turini, il gruppo di finanzieri che mi ha atteso sul Cervino e a tutti quelli che mi hanno aiutato in questi mesi di allenamento e nel tentativo di oggi. Mi spiace non aver concluso il progetto nel quale, io a Adriano, abbiamo creduto fino in fondo; ma sono anche molto felice per il calore e gli incitamenti di tutti quelli incontrati in
questi chilometri da me percorso, da Chamonix a Cervinia. Grazie a tutti.


Simone Origone tenta l'impresa

Il campione dello sci velocità vuole il record sulle vette valdostane

Simone Origone e Adriano Favre hanno appena concluso la ricognizione sulle vette più alte delle Alpi; il responso che giunge dopo averle sorvolate è “affermativo!” A mezzanotte, da Les Houches, alle porte di Chamonix, Simone Origone darà il via alla lunga maratone sulle Alpi valdostane: da Ovest a Est, passando dalla vetta del Bianco, transitando dal Cervino per concludere la fatica sulla cima Dufour. La partenza è fissata per mezzanotte, ideale spartiacque tra martedì 28 e mercoledì 29 luglio. Il sopraluogo del tracciato ha avuto come esito anche un’ideale tabella di marcia. Partenza, dunque, a mezzanotte da Les Houches – Chamonix, a quota 993 metri, e salita sul percorso che passa sotto la funivia e poi sui binari del trenino che porta al Nid d’Aigle. Simone proseguirà fino al rifugio Gouter dove, dopo un rapido rifornimento e indossati scarponi e ramponi, attaccherà la cima del Monte Bianco (4810 metri) sulla “normale”. Dalla vetta del Bianco, dove presumibilmente la guida alpina e maestro di sci di Champoluc giungerà intorno alle 5 del mattino, inizia a discesa sul versante italiano; dal Dôme du Gouter al rifugio Gonnella con gli sci – depositati già sul luogo durante la ricognizione di oggi -, per proseguire a piedi sul ghiacciaio del Miage e raggiungere Combal. Da Combal, Simone Origone inforcherà la bici, attraverserà la Valle d’Aosta, per giungere – dopo 100 km trascorsi a pedalare in agilità - intorno a mezzogiorno a Breuil-Cervinia. Dal Breuil, in compagnia della guida alpina e amico Lucio Trucco, partirà alla conquista della vetta del Cervino, attraverso la via normale, dalla Cresta Leone passando dal rifugio Oriondé, dove ci sarà un nuovo cambio di calzature, dalle scarpe da ginnastica agli scarponi e ramponi. Poi, la capanna Carrel e la vetta della Grande Becca (4478 metri), dove conta di giungere tra le 17 e le 18. La discesa, accompagnato da un’altra guida alpina, Joris Turini, sul versante svizzero, transitando dalla stazione intermedia della funivia del Piccolo Cervino, per proseguire con l’attraversata del ghiacciaio del Grenz, da dove raggiungerà la vetta più alta del gruppo del Monte Rosa, la cima Dufour (4635 metri, la seconda più alta delle Alpi), e arrivo previsto intorno alla mezzanotte. La lunga cavalcata si conclude sulla cima Dufour, da dove Origone raggiungerà la capanna Regina Margherita per un merito riposo, dopo un tracciato di 160 km e oltre 11mila metri di dislivello.


Nicolini e Oprandi sulle vie di Detassis

Un altro exploits delle due guide sulle Dolomiti

Mister 4000 e il suo amico Omar Oprandi stanno ripetendo, nello stile che è loro congeniale, tutte le vie dolomitiche di Bruno Detassis.
Un grande impegno soprattutto pensando che i due alpinisti stanno effettuando più scalate al giorno e che molto spesso devono superare delle difficoltà non proprio indifferenti. Seguiremo questo loro grande exploit con il nostro sito.


E Fondo ski-alp diventa Ski-alper

Da novembre in edicola la nuova testata

Era nell'aria da tempo, da anni si può dire, ma da oggi la decisione è ufficiale: Fondo ski-alp non conterrà più notizie e servizi relativi allo sci di fondo ma esclusivamente dedicati allo scialpinismo. Ovviamente uno ski-alp a 360°, che va dal mondo dei super appassionati agli agonisti, dai principianti agli amanti dello sci largo con cui si usano le pelli per fare poco dislivello per poi scatenarsi nella discesa. Itinerari a 5 stelle con servizi sulle località. Non si esclude qualche servizio sul fondo in misura di come esso venga usato dagli scialpinisti per allenarsi ad inizio stagione o per rimanere in forma in attesa di poter calzare le pelli.
Prove materiali con rubriche particolarmente «sul campo»: verranno presi in considerazione tutti i particolari anche quelli apparentemente più banali. La tecnica spazierà su tutti settori: da come chiudere gli scarponi alla curva condotta con sci di nuova generazione. E poi le news materiali provati da noi prima ancora che escano sul mercato.
La sicurezza con ampi servizi sull'insidia che grava su questo nostro mondo: le valanghe!
I personaggi avranno grandi servizi con interviste: dai supercampioni ai grandi del passato che non hanno gareggiato ma che hanno solcato ogni itinerario delle Alpi quando la disciplina non era diffusa come oggi.
E poi ce ne saranno ancora di chicche, inutile volerle elencare tutte anche perché strada facendo, di qui a novembre, ne salteranno fuori molte altre di idee. Con una rivista di 120 pagine tutta sullo ski-alp abbiamo praticamente una prateria davanti!
Quella in fotografia non è che una bozza della probabile testata: occhio quindi a Ski-alp...er in edicola. Noi abbiamo inventato questo neologismo che tutti oggi adottano, è quindi ovvio che dopo la disciplina - ski-ap - ci permettiamo di inventarne il praticante - ski-alper.

Ma i fondisti non devono sentirsi trascurati: da ottobre il sito fondoskialp.it si sdoppierà: un sito solo per il fondo e uno per lo scialpinismo.
Potendo concentrare tutti gli sforzi sul web non mancheranno primizie come i filmati della tecnica e tutti i test vissuti dal vivo, le gare e le news giorno dopo giorno. Il nostro impegno per questa disciplina non diminuisce anzi... L'ingresso di un collaboratore come Dario Puppo sarà la garanzia di nuovi servizi e informazioni sempre fresche.


La tecnica del ripido

Le riprese per Ski-alp Advanced concentrate sui terreni ripidi

Come si scia e come si risale un pendio ripido in totale sicurezza. Sarà questo uno degli argomenti caratterizzanti il contenuto di questo nuovissimo manuale che stiamo allestendo con la collaborazione dei nostri tecnici. Oggi le discese a 45° non sono più eventi eccezionali e non vengono nemmeno più considerate sci estremo come qualche decennio fa, tuttavia su certe pendenze ci sono pericoli oggettivi e soggettivi che vanno ben valutati e interpretati. Con Alain Seletto e Franco Corvisiero sono state effettuate curve su pendenze anche superiori ai 45° su nevi compatte e trasformate ma anche su nevi marce e bagnate di inizio estate. Il salto del crepaccio con atterraggio su ripido. Si è cercato insomma di ripercorrere tutte quelle situazioni che si incontrano spesso durante le escursioni con gli sci: anche la gita più semplice presenta almeno un tratto non propriamente facile.
Come impostare una curva su certe pendenze, l'importanza dell'appoggio del bastoncino sia che esso sia lungo da fondo che tradizionale da discesa. Come derapare per perdere quota. Uso di sci larghi, modello freeriding, e di sci grantour o gara. Queste e altre situazioni sono oggetto in questo inizio estate ancora estremamente innevato nell'area occidentale. Nei prossimi giorni il lavoro di raccolta materiale proseguirà con le riprese della tecnica di salita con le pelli: come farle tenere su pendenze limite e come eseguire le inversioni. Lo scopo è di fornire agli appassionati dello ski-alp un supporto tecnico che contempli tutte quelle situazioni che possono mettere in difficoltà sia in salita che in discesa.
Inversioni su terreni ripidi: con Andrea Basolo stiamo approfittando dei nevai ancora presenti in alta vale dell'Orco dove sussistono situazioni molto interessanti da trattare nel manuale: pendii ripidi con neve bagnata, ponti di neve su torrenti impetuosi, fessure insidiose fra roccia e neve...
Il nostro intento è quello di scovare tutte quelle situazioni inusuali ma che possono costituire un pericolo per gli skialpers.


DVD Ski-alp Advanced

Anche Franz Nicolini nella squadra di tecnici

I questi giorni stiamo ultimando le riprese video - foto per allestire il manuale con dvd che dovrebbe essere il seguito di Ski-alp basic della scorsa stagione.
L'argomento dovrebbe consistere in tutto quanto noi consideriamo scialpinismo di alto livello: salite impegnative anche con uso di corda e ramponi, discese ripide su ogni tipo di neve, tutte le forme corrette di assicurazione e di progressione su terreno impegnativo.
Per quanto riguarda la tecnica di discesa abbiamo continuato ad avvalerci di due bravissimi sciatori come Franco Corvisiero e Alain Seletto ma per tutte le altre situazioni ci siamo affidati alla grande esperienza di Franz Nicolini che oltre ad essere stato un atleta dello ski-alp e della nazionale ha al suo attivo un grande curriculum come alpinista.
Mister 4000, così lo chiamiamo noi dopo aver portato a termine gli 80 quattromila delle Alpi, è una guida alpina scrupolosa e meticolosa.
Le riprese sono state effettuate in Val Senales e sulle Dolomiti del Brenta. La figlia Elena si è adattata a fare da seconda in tutte le esercitazioni proposte dal babbo.
Intanto sulle nevi di Plateau Rosa abbiamo iniziato con le riprese di tecnica di discesa con particolare attenzione allo sci ripido.
Prima di Natale il manuale sarà disponibile in libreria e attraverso i canali soliti di acquisto.


Inverno durissimo

Anche gli animali del Parco del Gran Paradiso ne portano le conseguenze

L'enorme quantità di neve caduta quest'inverno ha sconvolto la vita dei paesi di alta montagna: le ferite le possiamo osservare ancora oggi a fine maggio nelle tracce di tragiche valanghe e nell'enorme quantità di neve ancora presente sopra i 2000 metri di quota.
In particolare abbiamo voluto soffermarci sul fenomeno degli animali che non hanno superato l'inverno: camosci, in particolare, le cui carcasse costellano gli itinerari di ski-alp e per racchettisti normalmente battuti in primavera inoltrata nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Ad un'analisi superficiale ci è parso si trattasse di animali giovani ma per avere notizie più certe abbiamo intervistato il dottor Bassano, veterinario del Parco Nazionale.

Gli abbiamo chiesto di che proporzioni sia la moria di animali dopo un inverno del genere.
«Non abbiamo ancora fatto censimenti ma non dimentichiamo che negli anni più nevosi non hanno mai superato il 20% del totale di ungulati presenti nel territorio del parco.»
A cosa sono dovuti i decessi?
«Molti animali sono stati travolti dalle numerose valanghe che li ha sorpresi mentre cercavano qualche ciuffo d'erba, altri sono morti per patologie che in occasione di inverni molto duri sono alla base di una selezione naturale molto importante in questi ambienti.»
Cosa mangia un camoscio d'inverno?
«Questi ungulati non mangiano, cercano ciuffi d'erba soprattutto per mantenere in funzione il rumine e come tutti gli erbivori non hanno grandi necessità di liquidi. Soccombono quindi i più deboli, quelli che non hanno accumulato sufficiente quantità di grasso, quelli che hanno patologie dentarie, quelli che hanno qualche linea di febbre e che faticano a difendersi dal freddo... Una selezione che avviene ogni anno e che in quelli più duri risulta più evidente.»
Il tipo di fratture sembrerebbe essere dovuto all'azione della valanga...
«Non sempre: a volte anche il gipeto e la volpe producono questi risultati. Al proposito dobbiamo sottolineare che quest'anno si assisterà certamente ad un aumento delle aquile dal momento che il miglior apporto nutritivo dato da queste carcasse porterà ad un irrobustimento e ad una miglior proliferazione della specie.»

Ritorneremo su questo argomento che verrà ripreso e approfondito sul primo numero della stagione di Fondo ski-alp dove nella parte valanghe - meteo si parlerà dei disastri dell'inverno passato.


Sul numero 69 di Fondo ski-alp

L'intervista a Mattia Pellegrin e 14 pagine di Pierra Menta

Un servizio di più pagine effettuato a Slingia per vedere all'opera i nostri fondisti nell'ultima gara della stagione. In particolare una simpatica intervista, oltre al grande Giorgio Di Centa, anche a Mattia Pellegrin, l'astro nascente del nostro fondismo. I suoi modi fuori degli schemi, i suoi gusti e i suoi metodi. Poi la ricerca di altri «pellegrini» che facciano gruppo con lui e rappresentino il nostro fondo nel futuro.

Per lo ski-alp un grande servizio sulla Pierra Menta: «Falchi e colombe» in cui i falchi sono i nostri fantastici quattro dell'Esercito che hanno monopolizzato la gara per quattro giorno  giocando come il gatto col topo con avversari di tutto riguardo per poi andare a concludere con un ex equo irripetibile.

Un grande numero che non può mancare agli appassionati di fondo e di ski-alp.


Bonnet ed Eydallin, record!

2.51.26 Barre des Ecrins andata e ritorno

Era da tempo nell'aria questo tentativo di fare un record sulla più alta montagna delle Hautes Alpes  e grazie alla sponsorizzazione della Dynafit ha potuto realizzarsi.
Abbiamo raccolto le prime dichiarazioni di Eydallin dopo che è arrivato a valle.
«Una salita molto impegnativa, condizionata dalla neve dura e dal vento, probabilmente avessimo avuto i rampant sarebbero serviti... Negli ultimi metri ho pasticciato un po' con l'attrezzatura, Bonnet invece se l'è cavata alla grande. D'altronde lui aveva anche delle motivazioni fortissime abitando qui: io l'ho vissuta in modo diverso...»
Poco meno di tre ore per andare e tornare al Pré de Madame Clare a 1874 metri, la vetta misura 4102 metri.
Salta invece il previsto tentativo al Monte Bianco per via dello spostamento del Mezzalama che viene rimandato di un anno anche se Teo ammette che le gare gli danno più motivazioni.


Forte pericolo di valanghe

Molta neve, vento in quota e innalzamento delle temperature

Le abbondanti precipitazioni nevose verificatesi durante la settimana su tutto l'arco alpino non hanno trovato un buon ancoraggio sul manto nevoso depositatosi in precedenza; gli strati di superficie risultano pertanto in condizioni di forte instabilità su tutti i versanti. Inoltre, sui versanti compresi tra il limite superiore del bosco ed i crinali, il vento ha fortemente rimaneggiato il manto nevoso, provocando estesi accumuli eolici (lastroni) ed aumentando le superfici a rischio di distacco, Nella giornata di sabato il vento ha assunto regime di föhn e l'aumento della temperatura, con valori positivi sino a quote superiori ai 2500, m ha ulteriormente indebolito la resistenza del manto nevoso. Si sono infatti verificati numerosi fenomeni valanghivi spontanei che hanno raggiunto il fondo valle, mentre alcune valanghe, anche con vittime, sono state provocate da escursionisti con e senza sci.
Il pericolo è forte (livello 4) su tutto l'arco alpino, con eccezione delle Alpi Cozie, dove è marcato (livello 3). Per la giornata di domenica è previsto un ulteriore innalzamento del limite dello zero termico, con incremento delle condizioni di pericolo, per cui anche un debole sovraccarico (transito di un singolo sciatore) può provocare il distacco di una valanga.
La situazione andrà lentamente migliorando nei primi giorni della prossima settimana, ma al momento è sconsigliata ogni attività fuori pista.


Allerta valanghe

Il vento forte ha aumentato il pericolo sull'arco alpino

Le condizioni del manto nevoso sono in continua evoluzione a seguito delle precipitazioni che si ripetono, con intensità piuttosto variabile, ogni pochi giorni.
La conseguenza di questa successione di eventi è un avvicendamento irregolare di strati di modesto spessore in cui alcuni più resistenti si alternano ad altri a debole coesione. Ma in questi ultimi giorni l’elemento caratterizzante della meteorologia è stato il vento che, dapprima, ha spirato dai quadranti meridionali e, ultimamente, dai quadranti settentrionali. Il vento da sud, non violento, ma di lunga durata, ha rimaneggiato il manto nevoso soprattutto nella zona sottostante i crinali, ma non ha avuto effetti apprezzabili a fondo valle, salvo un addolcimento delle temperature.
Il vento da nord ha fatto sensibilmente abbassare le temperature ed ha fortemente rimaneggiato il manto nevoso lungo tutta l’estensione dei versanti, dai crinali al fondo valle. Gli effetti sono spesso osservabili nelle cornici che orlano non solo i crinali, ma anche i margini di ogni depressione ed indicano la presenza di depositi eolici, quello che chiamiamo lastrone, nei pressi della cornice. Attenzione, possono essersi formati lastroni anche dove non esiste una cornice che ce ne indica la presenza, come ai margini delle zone boscate e nelle radure e chiarìe al loro interno. In queste zone, a causa dell’effetto frenante del bosco sulla velocità del vento, possono essersi formati lastroni che, nonostante le loro modeste dimensioni, costituiscono situazioni di pericolo per l’escursionista.
In Piemonte le condizioni per le escursioni con gli sci sono a livello di pericolo marcato dalla Alpi Liguri alle Alpi Cozie e di pericolo forte sulle Alpi Pennine e Lepontine (dalla Valsesia alla Val Formazza).