La Frontera Invisible, il nuovo libro di Kilian

Gia' acquistabile la versione in spagnolo e catalano

Dopo Correr o Morir, l’atleta catalano Kilian Jornet esce con il suo secondo libro intitolato La Frontera Invisible. Il libro è già stato pubblicato in spagnolo e in catalano e prossimamente uscirà la versione in inglese.

La Frontera Invisible è acquistabile sul sito di Kilian Jornet al prezzo di 18,90 euro o al prezzo di 9,99 nella versione e-book. E’ anche possibile leggere il primo capitolo del libro gratuitamente.

QUI il riferimento per l’acquisto.

Il libro inizia proprio dall’aereoporto di Ginevra dove Kilian sta aspettando il volo per Katmandu. Dentro un negozio compra un bloc notes Moleskine rosso di 240 pagine, una Bic e una matita per quando farà freddo. Riposto il suo note-book in testa, saranno questi gli strumenti che utilizzerà per raccontare la sua avventura.

«Tre uomini e una montagna, tre uomini e una avventura impossibile. Una spedizione in Nepal selvaggia, fatta di orizzonti lontani e picchi più remoti, con improbabili salite, intrepide discese, sfide, rischi e pericoli. Una spedizione è sia un'indagine, sia una via di fuga e di condivisione, dove le emozioni e le sensazioni si moltiplicano e vivono vicino alla superficie, dove le parole, i silenzi e le memorie acquistano nuove profondità». 


Traversata del Monte Bianco in giornata

41 km e 5000 m di dislivello per il britannico Jon Griffith

Durante il mese di luglio 2013 Jon Griffith, alpinista e fotografo inglese residente a Chamonix, ha compiuto in giornata la traversata del Monte Bianco sul versante francese, partendo da Les Contamines e arrivando all’Aiguille du Midi.
Le vette toccate sono l’Aiguille de la Berangere (3425 m), l’Aiguille de Bionnassay (4052 m), il Monte Bianco (4810 m) fino a raggiungere l’Aiguille du Midi (3842 m) passando per la via dei tre monti; il tutto per uno sviluppo di 41 km e 5000 metri di dislivello positivo.
Griffith non è nuovo a salite in giornata e concatenamenti: tra le sue sgambate ricordiamo la Cassin al Denali in velocità, la cresta Integrale di Peuterey salita no-stop e il concatenamento in solitaria delle tre pareti Nord simbolo dell’Argentiere, ossia Aiguille Verte, Les Droites e Les Courtes rispettivamente per Couturier, Lagarde e via degli Svizzeri.
Anche se la notizia è ormai datata si tratta di un bellissima traversata in leggerezza e velocità e di una gran prestazione sia fisica che psicologica che merita di essere portata all’attenzione di tutti gli appassionati di montagna.


In edicola Test 2014 - Buyer's Guide

Il numero speciale di Ski-alper dedicato ai test materiali

È in distribuzione in questi giorni nelle migliori edicole di tutta Italia il numero speciale di Ski-alper dedicato ai test materiali (Test 2014, Buyer’s Guide - 224 pagine - 7,50 euro). Si tratta di un lavoro unico nel suo genere in questo settore, evoluzione di un’esperienza che la nostra redazione porta avanti da anni.

SELEZIONE ACCURATA - Non abbiamo testato e presentato tutti i prodotti disponibili sul mercato. Ci siamo mossi con l’ottica di chi deve entrare in negozio per cambiare l’attrezzatura. Abbiamo scelto solo il meglio, quei prodotti che a nostro giudizio - e in base alla nostra esperienza - meritano davvero attenzione. Al di fuori di questa editor’s choice, per dirla all’americana (55 sci, 18 scarponi, 15 attacchi), salvo rare eccezioni, c’è davvero poco altro su cui valga la pena spendere.

VALUTAZIONI METICOLOSE - Proprio in quest’ottica, dopo aver scelto i migliori prodotti, li abbiamo testati in tutte le condizioni. In laboratorio, innanzitutto, valutando lo stato di finitura al momento della consegna (aspetto importante, dato che il compratore dovrebbe poter mettere lo sci nuovo ai piedi senza spendere ulteriori cifre in messa a punto), quindi esaminando il comportamento sottoposto a sollecitazioni di torsione e flessione. Li abbiamo montati tutti allo stesso modo e ci abbiamo sciato su ogni tipo di neve: dura, trasformata, molle e in un metro di powder.  Per ogni prodotto è stata redatta una meticolosa scheda che contiene una presentazione dello sci (o scarpone), le considerazioni al banco, quelle sulla neve, la scheda tecnica, i nostri rilevamenti strumentali, gli indicatori grafici (tipo di utilizzo consigliato, livello tecnico necessario per sfruttarli al meglio, nevi su cui rendono di più, etc..) ed infine il nuovo rating di Ski-alper.

IL NOSTRO RATING - Esordisce una nuova forma di valutazione finale. Il rating, preso a prestito dalle agenzie che esaminano il rischio finanziario di nazioni e aziende sui mercati internazionali. Ci è piaciuto proprio perché tiene in considerazioni moltepici aspetti, spinge uno sguardo nel passato prossimo e butta un occhio al futuro. Pochi prodotti hanno ottenuto la prestigiosa A+, pur partendo già da una selezione di ciò che di meglio offre il mercato. Le schede vanno comunque lette con massima attenzione, è l’unico modo per identificare i prodotti più adatti all’uso che ne volete fare.

PARTIAMO DALLO SCIATORE -
In un settore sempre più variegato nell’offerta, in cui i produttori sono alla ricerca di nicchie in cui specializzarsi, abbiamo suddiviso in Sport, Classic e Free i tre macro-mondi, all’interno dei quali ci sono alcune sotto-categorie. Queste non nascono dalle indicazioni delle aziende, bensì dal tipo di utilizzo che lo scialpinista abbiamo ritenuto intenda fare dei prodotti: competizione, grandi dislivelli fast&light, grantour, élite, free touring, ripido, freeride puro. Sarà facile e immediato riconoscervi negli utilizzatori tipo che abbiamo identificato.

UN TEAM ALTAMENTE QUALIFICATO - Tutta la squadra che ha contribuito alla realizzazione di questo prodotto è davvero di altissimo livello. È stato uno sforzo importante e corale, nato lo scorso mese di febbraio all’ISPO di Monaco e concluso due settimane fa, quando finalmente la Buyer’s Guide è entrata in stamperia. Dal direttore della rivista Davide Marta al coordinatore del test Guido Valota, che hanno strutturato, ideato e sviluppato l’intero progetto. Passando dal team dei testatori composto da Robert Antonioli, Martin Riz e Carlo Battel per l’area Sport e Classic, da Niccolò Zarattini, Alberto Casaro e Jimmy Sesana per quella Free: maestri di sci, istruttori nazionali, guide alpine, atleti in attività, ex-atleti, titoli mondiali ed europei, insomma gente che di sci ne sa, eccome se ne sa! Il prezioso lavoro in laboratorio di Danilo Noro, che nel suo XL Mountain a Settimo Vittone ha valutato, preparato, montato e smontato tutti gli sci del test. E poi i fotografi, da Alo Belluscio che ha curato tutto lo shooting in azione, a Klaus Kranebitter che si è occupato degli scatti tecnici, ad Enrico Schiavi che ha fotografato in studio tutti i prodotti.

BONUS - Non solo test all’interno di questo speciale di ben 224 pagine. Infatti troverete interviste con i responsabili R&D delle principali aziende (Dynafit, La Sportiva, Scarpa, Ski Trab), che abbiamo incontrato per parlare di materiali, tecniche costruttive, progettazione e per farci svelare piccoli segreti preziosi per comprendere al meglio i vari prodotti da acquistare. E poi sezioni tecniche, tricks&tips, consigli di preparazione e messa a punto. Da non perdere, infine, l'allegato Dynafit in omaggio in ogni copia!

IL LISTINO COMPLETO - In appendice da non perdere il prezioso Listino 2014. Ben 560 prodotti per lo scialpinismo (sci, scarponi, attacchi, bastoni, zaini, artva, pale, sonde) con tutti i dati tecnici e i prezzi di listino. Avete presente, ad esempio, il listino delle auto su Quattroruote?

NELLE MIGLIORI EDICOLE E IN DIGITALE - Da oggi è in distribuzione nelle migliori edicole di tutta Italia. Vi consigliamo di richiederla al vostro edicolante di fiducia, dato che il prodotto è davvero molto atteso. Per chi volesse ordinare la Buyer’s Guide e riceverla direttamente a casa, è possibile contattare il nostro ufficio diffusione. Si può anche acquistare in versione digitale, su smartphone e tablet, sia con sistema operativo iOS (iPhone, iPad) che Android: è sufficiente scaricare la app di Ski-alper e procedere direttamente con il pagamento in-app.


Nuova via sul Kang Nachugo (6735 m)

Santiago Padros e Domen Kastelic aprono Monsoon (1500 m 75°)

Lo spagnolo Santiago Padros e lo sloveno Domen Kastelic hanno effettuato, il 21 e 22 ottobre 2013, la salita dell’inviolata parete Sud-Ovest del Kang Nachugo (6735 m), in Nepal nella poco conosciuta valle del Rolwaling.
La loro via, ribattezzata “Monsoon”, misura 1500 m con pendenze fino a 75°: i due hanno scalato ininterrottamente per una giornata bivaccando sotto la parte terminale della parete ed uscendo sulla cima Est del Kang Nachugo il giorno dopo. Non sono riusciti a raggiungere la vetta vera e propria per via delle non ottimali condizioni dell’affilata cresta che la separa dalla cima Est; la discesa è poi avvenuta con 20 calate in circa 7 ore.
La via di Padros e Kastelic è la seconda salita mai effettuata di questa montagna dopo quella di Joe Puryear e David Gottlieb che avevano salito la cresta Ovest nell’autunno del 2008 in 5 giorni.


Prima salita del Kishtwar Kailash per Fowler e Ramsden

Una nuova via e' stata aperta dai due britannici

Nello scorso mese di ottobre i due britannici Mick Fowler e Paul Ramsdsen hanno effettuato la prima salita del Kishtwar Kailash, un colosso di 6451 m nell’Himalaya indiano.
I due forti alpinisti, ormai non più giovanissimi, ma sempre in forma smagliante, hanno salito dal 4 al 10 ottobre una linea di 1500 m sulla parete Sud-Ovest, con diversi tratti di misto difficile e ghiaccio anche verticale; naturalmente il tutto in stile alpino.
A quanto è dato sapere questa montagna era stata tentata solo nel 1989 da una cordata scozzese, poi più nulla fino alla prima dei due inglesi. Fowler aveva, però, già tempo addietro, durante una spedizione in quella zona dell’Himalaya, buttato l’occhio su questa bella montagnona.
Fowler e Ramsden sono ormai due veterani di questo genere di salite e insieme hanno già salito pareti un po' su tutte le montagne del pianeta, prediligendo vie di misto e sempre in stile alpino. Alcune loro imprese li hanno portati a vincere addirittura il Piolet d’or.

SU GHIACCIO SOTTILE -
Se volete farvi un'idea di chi sia Mick Fowler e dello spessore alpinistico delle sue salite leggete il suo libro “Su ghiaccio sottile. La normalità delle Imprese straordinarie”.


E' morto lo sciatore estremo Magnus Kastengren

Stava sciando con Fransson, non coinvolto nell'incidente, sul Mt. Cook

Nella giornata di domenica lo sciatore svedese Magnus Kastengren è caduto sul Mount Cook, la cima più alta della Nuova Zelanda, perdendo la vita.
32 anni, amico e compagno di cordata di Andreas Fransson, Kastengren faceva parte di quella comunità di sciatori estremi che hanno stabilito la propria residenza abituale a Chamonix. Nel 2011 aveva partecipato all'impresa di Fransson sulla parete sud del Denali in Alaska.   

L'INCIDENTE -
Proprio con Andreas Fransson stava attraversando la cresta nevosa della cima più bassa del Cook - in Maori, Aoraki -, quando alle 8.30 locali è caduto per 600 metri. Fransson ha subito allertato i soccorsi ma non c'era più nulla da fare.
La polizia locale ha affermato che le condizioni meteo e della montagna erano buone al momento dell'incidente. Fransson non è stato coinvolto nella caduta ed è ripartito per la Svezia.  


'Happy Winter' la discesa del Pain de Sucre

Il video di Andreas Fransson, gia' autore della prima alla Sud del Denali

È stato appena pubblicato il bellissimo filmato della discesa della parete nord del Pain de Sucre (3607m Aiguilles de Chamoix- Envers du Plan) sciata da Andreas Fransson e Samuel Anthamatten lo scorso 4 giugno. Non una prima discesa ma una discesa bellissima: una tra le più belle linee del mondo. Lo stesso Fransson l'aveva già sciata anni fa nella sua intensa attività sopra Chamonix, dove vive dal 2006. Lo scorso 7 aprile è stata sciata anche da Luca Rolli, Davide Capozzi e Julien Herry.

UNO SVEDESE A CHAM -
In particolare la prima discesa della infinita parete Sud del Denali nel 2011, e della espostissima rampa Whillans all'Aiguille Poincenot, hanno portato lo svedese di Chamonix alla visibilità attuale, che lo fa emergere nel mondo ricco di protagonisti del ripido che si concentrano tra Chamonix e Courmayeur.

IL MOMENTO GIUSTO -
Anche per filmare questa discesa sono serviti più tentativi e una attesa prolungatasi per quasi sei mesi. Nell'eccezionale tarda primavera-inizio estate di quest'anno si sono finalmente realizzate le condizioni giuste per questa ripetizione…e soprattutto per le stupende immagini del filmato di Bjarne Sàlen: 'Happy Winter'.
D'altra parte Andreas sostiene di riuscire di portare a buon fine circa il 25% dei tentativi di discese progettate. Tutto considerato, uno score eccezionale. 


Riesce el Reto di Marzio Deho al Pico de Orizaba

Dal mare alla vetta in 13 ore e 22 minuti

Marzio Deho, il noto biker e scialpinista bergamasco, a 45 anni non si ferma. Anzi, ne inventa sempre di nuove. Stavolta si trattava di stabilire un tempo di salita al Pico de Orizaba, vulcano che con i suoi 5610 metri è la vetta più alta del Messico e dell'America Centrale.
Si immaginava un tempo attorno alle 15 ore totali.  

VACANZE MESSICANE -
Accompagnato da un piccolo gruppo di amici, Marzio è partito su bici da strada dalla spiaggia di Boca del Rio, a Veracruz, pedalando insieme all'altro forte biker-scialpinista bergamasco Johnny Cattaneo fino ai 2700 metri di quota. Cambio d'assetto e via fino al rifugio Piedra Grande (4200) in mountain bike.   

IN VETTA DA SOLO -
Dopo i 4200 metri Marzio Deho ha continuato da solo nel tratto a piedi per l'abbandono di Cattaneo durante il tratto in mtb. Marzio ha raggiunto la vetta dopo 13 ore e 22 minuti di un lungo viaggio di oltre 200 chilometri per 7000 metri di dislivello positivo totale, compresi rifornimenti e cambi di assetto.
Niente discesa in sci per questa volta. E ora avanti un altro.  


Il record dell'ultramaratoneta Cristiano Campestrin

L'Alta Via numero 1 delle Dolomiti in 22 ore e 12 minuti

Di solito la si percorre in una dozzina di tappe.
Invece Cristiano Campestrin, atleta azzurro di ultramaratona e runner del team Salomon ha deciso di affrontare l'intera «Alta Via numero 1 delle Dolomiti» di corsa, in un unico giorno e in completa autonomia. Ce l'ha fatta in 22 ore e 12 minuti: un'impresa che non è solo atletica, ma anche di scoperta naturalistica e umana.   

COMPLETA AUTONOMIA -
125 chilometri e 7.300 metri di dislivello positivo portando con sé tutto quanto può servire, senza il supporto di organizzatori o volontari a indicare la strada o a fornire liquidi e alimenti lungo il tragitto; un cammino, o meglio una corsa, dentro se stessi. Campestrin non è nuovo a queste distanze e a questo tipo di fatiche, avendone affrontate anche di più lunghe nell'ambito di molte competizioni. All'inizio dell'estate, però, ha deciso di preparare questa sfida dai risvolti epici.   

IL PERCORSO -
L'Alta Via numero 1, ideata nel 1966, parte dal Lago di Braies in Alto Adige per giungere a Belluno dopo aver attraversato i luoghi più celebri e ricchi di fascino delle Dolomiti: Croda del Becco, Fanes, Lagazuoi, Tofane, Giau, Pelmo, Civetta, Moiazza, San Sebastiano, Pramper, Cime de Zità e Schiara.  

LA PREPARAZIONE E L'ATTESA -
Cristiano voleva partire in giugno, per sfruttare le giornate più lunghe dell'anno, ma un calo di forma fisica lo ha costretto a posticipare. Ha quindi ripreso ad allenarsi ma i mesi successivi sono stati caratterizzati da una lunga serie di temporali. Con attento occhio al meteo, ha trovato una 'finestra' tra una precipitazione e l'altra, il 29 agosto: lì è cominciata l'avventura.  

UN VIAGGIO DI SCOPERTA DEI LIMITI -
«Avendo l'idea della completa autonomia - racconta - mi sono posto l'obiettivo di esserlo dall'inizio alla fine, dunque anche nel percorso di avvicinamento. Ci sono voluti quattro diversi autobus e una mezza giornata per arrivare al punto di partenza, al Lago di Braies. Alle 14.30 avevo lo zaino in spalla, pronto a cominciare la corsa». L'impresa dura il pomeriggio, la notte e il giorno seguente; le difficoltà non mancano. «Questo affrontare la fatica rappresenta un processo di conoscenza dei propri limiti. Mano a mano che si va avanti si tolgono tutte le maschere, i comportamenti e le abitudini: si resta soli con ciò che si è. È in questa situazione che ho scoperto in me risorse nascoste».  

SUPERARE LE DIFFICOLTÀ -
Risorse con cui affrontare alcuni seri ostacoli: il più impervio, lo stomaco che si chiude e non accetta più né i liquidi né i gel zuccherini che Cristiano ha nello zaino. «Quella di non riuscire a bere è una difficoltà che mi ha accompagnato per ben 10 ore, da circa la metà e fino alla fine della corsa, tanto che poi si è fatta sentire anche nei giorni seguenti».

Non è stata comunque l'unico imprevisto: «In piena notte ho trovato un cantiere forestale, poco dopo Passo Duran, con tronchi di abete abbattuti a precludere il cammino e a trasformare il sentiero in un intricato labirinto. A un certo punto ho anche sbagliato strada: un rischio che avevo messo in preventivo, specialmente di notte, e che invece mi ha sorpreso all'albeggiare, probabilmente perché vedere le prime luci mi aveva portato un lieve calo di concentrazione. È avvenuto nei pressi del rifugio Sommariva al Pramperet: un punto dove la montagna è meno frequentata e i sentieri meno segnati. Sono tornato sui miei passi, ho ritrovato la via e ho proseguito. L'allungamento del percorso avrebbe potuto procurarmi qualche brutto scherzo a livello emotivo, ma ho trovato la forza e la lucidità per superare anche questo. Temevo poi molto la parte finale, con la ferrata che scende per 800 metri: piuttosto tecnica e dunque rischiosa dopo tanta fatica».  

E NEL FUTURO? -
Normale, ora, chiedersi se Cristiano tenterà altre imprese come questa. «La mia idea è quella di procedere con questa conoscenza: delle Dolomiti e di me stesso».
Cristiano durante la stagione ha partecipato con il Team Salomon anche a numerose competizioni, fra le quali il Sellaronda Trail Running, al termine del quale ha ottenuto la 14esimo piazza conquistando il secondo posto assoluto nel circuito Salomon Trail Tour Italia 2012.  


Skialp classic: prime uscite stagionali

Neve bella e ghiacciai in ottime condizioni

Questo autunno caldo e perturbato ha lasciato comunque spazio alle prime uscite con le pelli di foca della stagione 2013-14. Dopo la breve parentesi estiva, i ghiacciai si presentano in ottime condizioni, come non si vedevano da anni.  

- Gli impianti da Cervinia e da Zermatt hanno portato in quota anche numerosi scialpinisti. A decine hanno raggiunto sci ai piedi senza difficoltà il Breithorn occidentale (4165).
A tutt'oggi, nonostante il caldo sciroccale che a tratti porta la pioggia anche oltre i 3000 metri, si potrebbe partire dall'intermedia di Cime Bianche, ben raggiungibile anche in discesa con qualche attenzione nell'ultimo tratto.

Il top è stato raggiunto dieci giorni fa, quando la neve della burrascata fredda di metà ottobre si era trasformata e permetteva di partire sci ai piedi praticamente da Cervinia. Cento metri di spallaggio sul prato della prima rampa, et voilà: girato l'angolo uno strato di pochi centimetri indurito e perfettamente portante permetteva di calzare subito gli sci. Poi il caldo quasi estivo ha insistito troppo. Versante svizzero: innevamento continuo dalla partenza della funivia del Kleine Matterhorn.

Sembrerebbe abbastanza innevato anche il Castore, ma bisognerebbe andare a vedere (con i ramponi al seguito). Comunque in alto ha nevicato sempre con vento.  

- Allo Stelvio (2750) si ripetono regolarmente le gite alla Punta degli Spiriti (3467) e al Cristallo (3431) per la Nord, o meglio per la Nord-Est, perfettamente innevata e senza ghiaccio affiorante. Si parte e si torna dal passo lungo le piste, con qualche attenzione in basso.  

- In Stubaital, subito dopo il passo del Brennero, il Pan di Zucchero (3507) è stato raggiunto evitando l'impianto del Mutterberg alla Dresdner Hutte e spallando così gli sci per meno di 600 metri. Innevamento continuo dalla Dresdner Hutte (2302).

Questo itinerario si aggiudica senza dubbio la palma della miglior gita d'apertura stagione, con 2500 metri positivi e 1800 metri di discesa in sci su 30 chilometri di sviluppo con doppio ripellaggio e senza l'uso dell'invitante impianto dal fondovalle.  


Adriano Favre a capo del soccorso valdostano

Nuova nomina per il presidente della Crande Course

Riportiamo la notizia riportata questa mattina dall’Agenzia Ansa.

(ANSA) - AOSTA, 25 OTT - Adriano Favre è il nuovo responsabile del Soccorso alpino valdostano. Lo ha ufficializzato oggi la Giunta regionale con un decreto. Guida alpina della società delle Guide di Champoluc-Ayas, già direttore dal 2003 al 2008 e attuale consigliere nazionale del Soccorso alpino e speleologico, succede a Alessandro Cortinovis. Gli altri due candidati all'incarico erano Paolo Comune e Carlo Cugnetto.

Adeiano Favre, classe 1956, Guida alpina dal 1980, in carriera tra le altre ha scalato tre 'Ottomila', il Manaslu, Dhaulagiri e lo Shisha Pangma e ha partecipato ad altre spedizioni himalayane come Everest, K2, Kangchentjunga, Annapurna, Churen e Himal. In Africa ha raggiunto la sommità di tutte le principali vette come Kenia, Kilimangiaro, Ruwenzori, Hoggar e Atlas. In ambito ski-alp, è il presidente del circuito La Grande Course nonché il direttore tecnico del Trofeo Mezzalama. 


Mario Monaco con gli sci dalla vetta del Cho Oyu

Per l'alpinista cuneese la prima discesa italiana

La prima discesa integrale italiana con gli sci dalla vetta del Cho Oyu: protagonista Mario Monaco, alpinista cuneese, amante del 'ripido'. Insieme a  Riccardo Bergamini è salito ai 8201 metri, per la parete nord-ovest dal lato tibetano, ovviamente senza ossigeno: l'unico della spedizione con gli sci in spalla. Una discesa in due giorni: il primo, appunto dalla sommità, passando al centro della parete nord-ovest, di fianco al campo 3 a quota 7600 metri e arrivando al campo 2 a 7200 metri dove ha aspettato i compagni di spedizione e trascorso la notte. Il secondo giorno dal campo 2, sino al campo 1 dove normalmente finisce la discesa su neve. Rimessi gli sci sotto la costola rocciosa del campo 1, ha ancora aggiunto una discesa sul pendio denominato 'killer slope', sino al limite inferiore della neve che in quei giorni era a circa 6200 metri di quota, dove ha caricato gli sci in spalla proseguendo sulla lunga morena sino al campo base a quota 5650 metri. «Il Cho Oyu non è impossibile, ma neppure 'banale' - racconta Mario Monaco che per l'occasione ha utilizzato un prototipo di sci di una ditta italiana, presto anche in commercio - la neve all'inizio era abbastanza difficile, poi da quota 8000 ho trovato un manto nevoso soffice e pennellabile dovuto alla recente spolverata di neve, con solo alcuni tratti di neve ventata, tutto sommato entusiasmante se si considera che a quella quota è difficile trovare buone condizioni. Sono riuscito a passare con gli sci ai piedi anche la barra rocciosa denominata Yellow Band, una fascia rocciosa che taglia tutta la parete tranne appunto pochi metri in cui è interrotta da uno scivolo di neve, in un punto ripido ma innevato e poi, a quota 6750 metri, anche la Ice fall, un risalto di enormi seracchi che richiedono concentrazione e prudenza in un tratto breve ma ripidissimo e con poca neve per le lamine degli sci che sfiorano il ghiaccio».