Trail Me Up: itinerari in realta' aumentata

Potrebbe diventare lo Street View dei sentieri. E' un sito made in Italy

Il Google Street View del trail. Immaginate un sito che vi mostri in anteprima il sentiero che volete percorrere spostando le frecce a destra e a sinistra per vedere il panorama, correndo veloci o piano e studiando il percorso. Non un gioco, ma un vero percorso, preventivamente 'filmato' da qualcuno, Si chiama Trail Me Up ed è un progetto tutto italiano. Un sito a misura di trail e hiking. Per il momento è ancora alle fasi iniziali, ma i lavori di 'mappatura' procedono. All'indirizzo www.trailmeup.com si può percorrere un itinerario nello Yosemite National Park, in California, e uno in Etiopia, ma in futuro dovrebbero arrivare percorsi in Cappadocia, Utah, Tanzania e naturalmente Italia. È possibile anche candidarsi come 'panotracker'. In pratica chi vuole andare a percorrere un trekking che ritiene interessante può sottoporre la proposta a Trail Me Up e, se il progetto viene valutato utile, riceverà uno zaino per le riprese. 


La camminata di Kilian, dopo la cronaca il silenzio

I principali media sorvolano su quanto accaduto

Tutto si può dire tranne che l’antefatto fosse tra quelli di poco conto.

LA CRONACA IN DIRETTA - Quando, nel cuore della notte italiana Ian Corless di Talk Ultra e Bryon Powell di iRunFar hanno testimoniato in diretta quanto stava accadendo in Colorado forse qualcuno si sarà riletto più volte i tweet in inglese per non avere dubbi sulla loro corretta traduzione. Prima Ian con il suo - Kilian not happy! 'I don't want to run road, so I walked', didn't he read the course description?– e poi Byron con il suo 'At Minturn, Kilian says he's walking the dirt/paved roads, not into them. "I fly on the trails." He'll finish, but on his schedule'. La stravagante circostanza che vedeva Kilian Jornet camminare invece di correre, perdendo tempo e terreno nei confronti dei suoi avversari nel bel mezzo di una competizione importante, è stato qualcosa di nuovo e inaspettato come lo sono stati alla fine i suoi 50’ di ritardo al vincitore Rob Krar.

NULLA E’ ACCADUTO - Chi tra i molti assidui lettori di Ian e Bryon si aspettasse con ansia un approfondimento dopo la puntuale cronaca in diretta è però rimasto deluso. Nei loro race reports, il primo parlando di Kilian dice: 'A flat road section that covered approximately 19% of the course demoralized Kilian; confident that his World Skyrunner Champion title was secure he eased back and allowed Cameron Clayton to run ahead of him'. Il secondo senza accennare all’accaduto si limita a riportare: 'Kilian finished fourth and far back, still securing his win of Skyrunning’s ultra series in this, the series’ final race'. 

I BOUNDARIES DI KILIAN - Dal canto suo la ISF nel consueto e preciso report post gara tocca l’argomento riportando: 'Kilian placed fourth here in 10h19’18”, for him, a day of torment. The paved road section which accounted for 19% of the course, represented the biggest challenge, no doubt favouring runners from a traditional running background - with the exception of Emelie Forsberg, whose talent knows no boundaries'. Messa giù così sembrerebbe che Kilian abbia perso il biggest challenge con quel 19% di asfalto,  che i 50’ di distacco li abbia presi a causa del suo scarso “traditional running background”, come invece per deduzione avrebbe un Dakota Jones o perché, a differenza di Emelie, il suo talento ha delle “boundaries”. 

INFORMAZIONE TRASVERSALE - Difficile immaginare che i boundaries di Kilian siano talmente grandi da impedirgli anche solo di corricchiare sull’asfalto e impossibile credere che quel suo gesto fosse solo la conseguenza della noia del momento. Kilian sa di essere un personaggio pubblico e sa benissimo che qualsiasi sua iniziativa fuori dall’ordinario, ovvero vincere, viene poi analizzata con la lente d’ingrandimento, a maggior ragione se si tratta di camminare nel durante di una finale di Coppa del Mondo. Visto che invece in questo caso non lo ha fatto nessuno ci ha pensato lui a rimarcare il concetto, inserendo domenica mattina sulla sua pagina FB una bella foto di Jordi Saragossa che ritrae alcuni alteti della UROC intenti a correre proprio sul contestato asfalto nei pressi di un bellissimo lago di montagna. Potenza dell’informazione trasversale del web, i suoi ammiratori non hanno mancato di sostenerlo come di consueto. 

LODE ALLO STOMACO DI SAGE - In tutta la vicenda, una menzione speciale va data ai problemi che l’americano Sage Canaday ha avuto in gara. Non per quanto di brutto lo stesso ha patito, ma per l’esito finale di questa Coppa del Mondo. Proprio perché forte di un traditional running background, sarebbe stato curioso vedere come sarebbe andata a finire la sfida con Kilian per la conquista del titolo finale. Per la buona pace di tutti, questo però non è accaduto e la camminata di Kilian è stata più redditizia dei problemi di stomaco di Sage. Forse tutti adesso staremmo parlando approfonditamente della camminata di Kilian o forse lui stesso quella camminata in gara non l’avrebbe mai fatta.   


Triglav Up & Down

Nuovo record sul Triglav, salita e discesa in 2h25'24''

Il 22 settembre lo sloveno Nejc Kuhar del team La Sportiva, forte scialpinista durante l'inverno e specialista dei Vertical durante la stagione estiva, realizza un progetto che covava da parecchio tempo: stabilire un nuovo record di salita e discesa dal Triglav, montagna simbolo della sua Slovenia.

Il MONTE TRICORNO - In sloveno Triglav, è la vetta più alta delle Alpi Giulie e della Slovenia con i suoi 2.864 m, ed è considerato un vero e proprio monumento nazionale. Sulla sua parete Nord, alta 1000 m, sono state aperte e ripetute diverse vie di notevole spessore alpinistico anche durante la stagione fredda. La Slovenia è terra di alpinisti con la A maiuscola e tra tutti non si può non citare un certo Tomaz Humar, famoso per le sue solitarie, deceduto nel 2009 su una vetta del Nepal.

SALITA E DISCESA IN 2h25'24'' - Dopo aver raccolto informazioni sui tempi di salite in velocità al Triglav, il migliore risultava quello di Franci Teraz in 1h31' (tempo di sola salita alla vetta); e dopo l'individuazione di un percorso di salita e discesa con le minori difficoltà tecniche e quindi il più veloce e corribile possibile, arriva il grande giorno. «Poca gente sul tracciato, terreno asciutto, bel tempo e temperatura perfetta», insomma la giornata perfetta. Kuhar in vetta al Triglav ferma il cronometro a 1h30'43'', la discesa invece in 54'48'', totale 2h25'24''!
Salita e discesa effettuate senza aiuti esterni, in completa autonomia.

DATI TECNICI
Sviluppo: 17,5 km
Dislivello: 1950 m
Materiale utilizzato: T-shirt, giacchetta antivento, guanti, scarpe da trail.  


Ski-alper di ottobre gia' disponibile su iPhone e iPad

La versione cartacea in edicola a partire dal 3 ottobre

L'attesa è finita, ecco il nuovo Ski-alper. Con il numero 90, in distribuzione e consegna agli abbonati a partire dalla prima settimana di ottobre, inizia il nuovo corso della rivista, che affiancherà ai tradizionali contenuti invernali legati allo scialpinismo in tutte le sue forme, anche quelli estivi ed autunnali. Insomma, da ottobre in poi, non vi abbandoneremo più!

GIA' DISPONIBILE SU IPHONE E IPAD - Se per la rivista cartacea tradizionale ci sarà da attendere una settimana, per gli amanti della lettura in digitale è possibile accedere all'App Store di iTunes e scaricare la nuovissima versione della app di Ski-alper. Da questa sera sarà disponibile il numero 90, insieme all'allegato Up&Down dedicato al mondo delle gare, al prezzo di 4.49 euro (contro i 6 euro della versione cartacea). 

LE NUOVE FUNZIONALITA' - Oltre alla convenienza del prezzo, acquistare la rivista su iPhone o iPad permetterà di avere sempre con voi l'archivio delle copie di Ski-alper. La nuova app, infatti, consente di scaricare molto velocemente la copia acquistata e di consultarla in locale, senza bisogno di avere connessione internet. L'esperienza di lettura, inoltre, è stata notevolmente migliorata con lo zoom velocissimo e la rotazione della pagina in versione singola o doppia a seconda del posizionamento del dispositivo.

IN ARRIVO LA APP PER ANDROID - Non devono disperare nemmeno gli utilizzatori di smartphone e tablet con sistema operativo Android: stiamo infatti ultimando i test della app dedicata che verrà rilasciata in tempi molto stretti, indicativamente entro la data di uscita in edicola della rivista.
 


Kilian: 'nevicava, faceva freddo e stava peggiorando'

Il racconto del tentativo di record all'Elbrus del catalano

Sabato scorso Kilian Jornet ha dovuto rinunciare a battere il record di salita e discesa dall'Elbrus, in Russia (5642 m) a 300 metri dalla vetta. Dopo 2h45' di salita, in compagnia del runner locale Vitaly Shkel, la decisione di tornare a valle. «Faceva freddo, nevicava e il tempo stava peggiorando, eravamo in perfetta tabella di marcia ma è stata la migliore decisione» ha raccontato Kilian.

IMPOSSIBILE RITENTARE - Le previsioni meteo per i giorni successivi non promettevano niente di buono e gli impegni di Kilian, atteso all'UROC, in Colorado, nel fine settimana, hanno fatto propendere per tenere in 'stand-by' l'impresa che fa parte del progetto Summits of my Life.

IL VIAGGIO - Insieme a Kilian, partito con il suo fido furgone camper Mercedes, Seb Montaz, autore dei film del progetto e Vivian Bruchez, che si è occupato della sicurezza. Due compagni di viaggio e… di guida nei 5000 km e nelle 50 ore attraverso l'Europa dell'Est e l'Ucraina. 


Freddo e vento fermano Kilian sull'Elbrus

Insieme a Vitaly Shkel

Kilian Jornet ha postato su Facebook la sua giornata sull'Elbrus, nel tentativo di record del suo progetto 'Summit of my life' (www.summitsofmylife.com). Anche se non è arrivato al 5642 metri della montagna caucasica, non nasconde la sua soddisfazione. «Che giornata! - si legge nel suo post -. Una grande salita con il forte Vitaly Shkel che si è interrotta per il freddo e il vento forte a 5100 metri. Torniamo a casa con una fantastica esperienza, tornerò presto sull'Elbrus di nuovo».


Anticipazioni Up & Down, il duello Colle'-Perez

Nel prossimo numero di Ski-alper uno speciale dedicato al Tor

«Sulla salita per il Col Brisè Oscar Perez è partito e l'ho lasciato andare, sapendo che poi in discesa l'avrei ripreso, poi quando sono arrivato in vetta non ho più visto la sua luce». A parlare è Franco Collè, terzo al Tor des Géants, al termine di una stagione memorabile. Perez confesserà poi a Collé di avere dato tutto in quella discesa per minare nel morale il valdostano. Un Tor quasi perfetto quello di Collé, che è stato assistito alle basi da un 'veterano' del calibro di Marco Camandona. Sul prossimo numero di Up & Down, il supplemento gratuito di Ski-alper dedicato al mondo delle gare, un ampio reportage sull'endurance trail valdostano. In edicola dai primi giorni di ottobre! 


Vicenda Frendo, le Guide contro Kilian?

Ricostruzione distorta della Guida Jean-Louis Verdier

Che la prima versione dei fatti non rispecchiasse completamente quanto avvenuto lo si era intuito fin dall’inizio. Senza particolare esperienza, chiunque avesse voluto approfondire la vicenda legata al recupero di Kilian Jornet ed Emelie Forsber sullo sperone Frendo della Nord dell’Aiguille du Midi, con una semplice ricerca su internet avrebbe potuto trovare fotografie e recensioni su quello stesso itinerario. Difficile anche per un sognatore immaginare che i due ragazzi avessero affrontato i 50° su ghiaccio della parte alta della via totalmente sprovvisti di materiale tecnico e procedessero con le sole scarpe da ginnastica. E' invece proprio così sono stati descritti immediatamente dopo l'accaduto da Jean-Louis Verdier, vice sindaco di Chamonix nonché Guida alpina, uno che quella parete dovrebbe conoscerla bene. Impossibile immaginare inoltre che i due non fossero consapevoli delle difficoltà in quanto lo stesso Kilian aveva già portato a termine la stessa via in due occasioni e in solitaria.

LE GUIDE ATTACCANO KILIAN
- Tra i moltissimi commenti pro e contro Kilian comparsi in ogni dove sul web e sulla carta stampata, oltre a quello di Jean-Louis Verdier, anche quelli provenienti da alcune Guide Alpine italiane ancora leggibili sul web. La Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM), in funzione del proprio codice etico, ha mantenuto il riserbo sull’accaduto mentre dalle Guide Alpine sono uscite, in Francia indiscrezioni solo parzialmente riscontrate nei fatti e in Italia alcune sentenze, tutte a sfavore del comportamento di Kilian Jornet. Questo quando il catalano non aveva ancora rilasciato dichiarazioni quindi, o basandosi sul solo articolo di Le Delphine o su notizie avute privatamente dai gendarmi del PGHM.

L'ATTREZZATURA TECNICA
- Dalla versione dei fatti che lo stesso Kilian ha riportato in due riprese sul suo blog, non smentita al momento da nessuno tantomeno dal PGHM, i due ragazzi procedevano con un equipaggiamento reputabile minimal rispetto agli standard medi, ma pur sempre con attrezzatura tecnica per affrontare la via di misto. Avevano una corda da 60 metri, due picozze ciascuno, ramponi, un set di friends, cunei d'arrampicata e chiodi da ghiaccio. In sostanza, proprio il materiale tecnico presunto mancante di cui parlava la Guida Alpina Jean-Louis Verdier a poche ore dall’accaduto. Rimane la questione delle scarpe da trail al posto degli scarponi d’alpinismo, ma da quanto ricostruito non sembra essere la causa dell’imprevisto. Come documentato da decine di fotografie proprio sul web, e come si evince dall'immagine di sinistra di questo articolo che ritrae il suo amico Jordi Tosas durante una loro escursione, il catalano è solito calzare i ramponi con le scarpe da trail. Anche i riferimenti sull’orario dell’escursione, raccontata da più fonti, quasi come una gita pomeridiana non hanno trovato riscontro in quanto la loro avventura è iniziata alle 8:30 del mattino.

L'ATTESA DI 4 ORE
- Dal momento deila chiamata all'effettivo arrivo dei soccorritori, avvenuto con una calata in doppia dall'Aiguille du Midì. sono inoltre trascorse 4 ore in cui Kilian ed Emelie non hanno riportato particolari danni dovuti alla prolungata esposizione in quota. Anche questo particolare sembra stridere e non poco con le prime informazioni che li volevano in parete in collant e privi di indumenti tecnici.

UN FILM GIA' VISSUTO
- E c’è chi incomincia a rileggere l’intera vicenda come uno sorta di attacco proprio delle Guide Alpine nei confronti di Kilian, guarda caso dopo i suoi recenti exploit su Bianco e su Cervino. Sembra quasi un film già vissuto nel passato con un protagonista su tutti, quel Walter Bonatti ritenuto per certi versi troppo rivoluzionario dalle Guide Alpine dell’epoca pronte a criticarne l’operato proprio sulle vie del Monte Bianco.  


Kilian spiega i fatti e ringrazia

Il mea culpa del campione catalano

Dal suo blog Kilian Jornet racconta l’accaduto di ieri sera, quando è stato recuperato sullo sperone Frendo della parete nord dell’Aiguille du Midi dai soccorritori del PGHM di Chamonix.

UNA VIA GIA' FATTA - 'L'8 settembre stavo scalando una via di montagna sul versante nord dell'Aiguille du Midi (Francia), chiamato sperone Frendo. Un itinerario che avevo fatto in precedenza con materiale leggero.  I tempi erano calcolati con margine rispetto alle previsioni e stavamo andando come previsto. Sull'ultimo risalto abbiamo perso tempo seguendo un percorso sbagliato e abbiamo poi cercato di ritornare su quello giusto. Così non abbiamo avuto il tempo di uscire dalla via prima che il maltempo arrivasse. Eravamo equipaggiati con le attrezzature necessarie per l’arrampicata (roccia e ghiaccio). Sono stato miope nel pensare che le temperature sarebbero state più calde e non ho preso abbastanza abbigliamento. 

IL MALTEMPO - A 50 metri dalla cima dell'Aiguille du Midi, vedendo che il tempo peggiorava rapidamente e che continuare avrebbe potuto mettere in pericolo il mio compagno, ho deciso di chiamare il PGHM (il Corpo di soccorso in alta montagna). Sono loro che ci hanno fatto uscire sulla parte superiore dell’Aiguille, preoccupati per il freddo. Colgo l'occasione per ringraziare come sempre il lavoro professionale ed efficace dei soccorritori in montagna. 

LA LEZIONE  - Questo è l’avvertimento che la montagna è dura, e anche se si sta attenti è pericolosa. Noi dobbiamo essere umili perché è stata colpa nostra, e soprattutto quando si è più leggeri lo si paga caro. Dobbiamo accettare ed essere consapevoli dei rischi che vogliamo prendere, individualmente e con le persone che ci accompagnano, a seconda delle nostre capacità personali fisiche, tecniche e della nostra esperienza'.    

Aggiornamento articolo

LE ULTIME DICHIARAZIONI - Il 9 settembre Kilian Jornet sempre dal suo Blog ritorna sull’accaduto a fronte delle molte informazioni uscite nei giorni successivi alla vicenda. Kilian specifica che aveva già fatto due volte lo stesso itinerario in solitaria. Specifica anche che lui e la compagna non erano ptivi di materiale tecnico besi avevano con se una corda di 60 m, un set di friends, cunei d’arrampicata, due picozze a testa, ramponi e chiodi da ghiaccio.   La loro escursione è partita alle 8:30 del mattino e si è interrotta a 50 matri dalla vetta. I soccorsi sono arrivati dopo 4 ore calandosi in corda doppia per i 50 metri rimanenti.


Marco Siffredi, 11 anni sognando la sua traccia

Nel ricordo del talento dello snowboard estremo

L’8 settembre del 2002 Marco Siffredi (1979) scompariva nel nulla dopo aver disegnato con il suo snowboard le sue ultime leggendarie tracce sulla cima dell’Everest. Sono già passati unidici anni dalla scomparsa di quel ragazzo cresciuto ai piedi del Bossons, che con la sua tavola ha incantato gli appassionati del ripido e non solo, in quei tre anni indimenticabili.

GLI ESORDI - A soli diciassette anni, dopo aver già assaporato con la sua tavola molto di quanto il Bianco mette a disposizione degli amanti dell’estremo, compie il suo primo capolavoro sfidando la verticalità della Mallory all’Aiguille du Midi 

IL NANT BLANC
- Il 17 giugno del 1999, appena ventenne, compie la prima discesa in snowboard e la prima ripetizione della parete Nant Blanc dell’Aiguille Verte, eguagliando di fatto il suo maestro Jean Marc Boivin che la vinse dieci anni prima. Una pietra miliare per lo snowboard e l’estremo in generale, una prestazione che ad oggi è stata ripetuta nel 2009 dal solo Pierre Tardivel con gli sci. 

LE PRIME
- Tra le altre prime, sempre con la tavola, lo Tocilarajo in Perù (6.032 m), lo Dorje Lhakpa (6.988 m) in Nepal, il Huayna Potosí (6.088 m) in Bolivia, e il Cho Oyu (m 8.201). Nel 2001, la prima dall’Everest lungo il Norton Couloir. 

L'HORNBEIN
- Nel 2002 tenta la discesa della parete nord dell'Everest lungo il passaggio Hornbein Couloir. Un sogno cullato per molto tempo, lo stesso dove il suo ispiratore Jean Marc Boivin non era riuscito ad arrivare.

Al campo base della montagna più alta del mondo, una placca d’ottone recita: 

Marco Siffredi
Chamonix-France
22.05.79-08.09.02
1ére descente de l’Everest en snowboard par le coluir NORTON le 23.05.01
Disparu lors de la descente du coluir HORNBEIN le 08.09.02

Qui uno dei filmati che ricordano MARCO e la sua tavola.  


Anche Emelie racconta il recupero

La svedese ribadisce il suo approccio minimal

Emelie Forsberg ripercorre nei particolari quanto accaduto sabato pomeriggio sulla nord dell'Aiguille du Midi con il compagno Kilian Jornet e lo fa per il tramite del suo sito internet. Rivive la deviazione della via in prossimità del pendìo in ghiaccio ripido, i vari tentativi di tornare in via, il sopraggiungere del freddo e dell'agitazione. Fino all'inevitabile chiamata dei soccorsi con la conseguente attesa al freddo. Momenti sicuramente difficili, vissuti intensamente cercando di prendere la decisione migliore.

Emelie ammette di aver sottostimato le condizioni e di non aver predisposto un piano d’emergenza, e parla di uno stupido errore nel non aver portato con se' altri indumenti adeguati. Alla domanda posta da Le Dauphinè Libéré su cosa ci facessero su una parete nord in scarpe da ginnastica risponde che ciascuno ha bisogno di trovare la propria strada per approcciare le cose. La sua è dichiaratamente quella del minimalismo: «And for me as a runner and a 'hobby' climber I love the light way to approach mountains. This is how I want to do it. And this is how I feel comfortable. What is important is that we need to find our own comfortzon».

Infine, valuta che Kilian senza di lei con molta probabilità sarebbe riuscito a scendere in corda doppia o a raggiungere la cima.

La conclusione delle sue dichiarazioni  è poi un rafforzativo della sua convinzione: «We are people. We make mistakes and learn from them. But this is still the way I love to be in the mountains. Light and fast».

Il popolo degli ammiratori si stringe prevalentemente intorno alla campionessa svedese e molti parlano di ispirazione, del nuovo approccio che lei e Kilian stanno portando nel mondo dell’alpinismo.

QUI il suo racconto integrale in lingua inglese.    


Kilian ed Emelie, disavventura in quota

Recuperati ieri sera sulla nord dell'Aiguille du Midi

Le Dauphinè Libéré di oggi riporta la notizia che nella serata di sabato gli uomini del Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM) di Chamonix hanno recuperato un uomo e una donna sullo sperone Frendo della nord dell'Aiguille du Midi, bloccati a causa del maltempo. Solo successivamente, a intervento avvenuto, è stato appurato come i due malcapitati fossero Kilian Jornet ed Emelie Forsberg. Dalla ricostruzione di Le Dauphinè sembra che i due salissero in scarpe da trail e senza l’abbigliamento adeguato per la situazione.

IL MONITO - Jean-Louis Verdier, responsabile della sicurezza in montagna a Chamonix, si dichiara essere molto arrabbiato dell’accaduto visto che più volte aveva ammonito Kilian di non salire in quota con le scarpe da corsa, ripetendogli che la montagna si affronta con equipaggiamento adeguato e il cattivo tempo si affronta con l’attrezzatura nello zaino. Le Dauphinè chiude con un quesito che dovrebbe far riflettere: la domanda che il mondo dell’alpinismo si pone è cosa ci facessero in collant e scarpe da ginnastica su una parete nord…

KILIAN - Il commento di Kilian sulla sua pagina Facebook: 'Di tanto in tanto la montagna ci ricorda che lei è più forte ... e ogni giorno ci insegna molte lezioni!' Ringrazia il PGHM ma non specifica l’accaduto. 

EMELIE - Emelie Forsberg, sempre dal suo account Facebook: 'Ancora una volta ho avuto una lezione, il tempo e le circostanze dettano le regole, noi giochiamo e la montagna decide. Non sono niente là fuori! Spaventoso sabato'. Anche lei ringrazia il PGHM ma non ne specifica il motivo. 

LA VIA – Lo sperone Frendo e una delle vie più classiche sul massiccio del Monte Bianco. L’attaco è a 2.650 m, dopo la stazione intermedia della funivia dell’Aiguille du Midi, dal Plateau di Pelerins, e termina a 3.842 m sulla cresta della Midi-Plan. E’ una via classificata D+ (estiva) TD (invernale) con un tempo medio stimato di 9 ore variabili dalle condizioni. Presenta arrampicata su roccia, cresta nevosa affilata e uscita ripida su ghiaccio.