'Neve, compendio di nivologia': un libro imperdibile

L'opera di Renato Cresta e' quanto più' completo in fatto di nivologia

La collana Specialist della nostra casa editrice si è recentemente arricchita di un magnifico volume, unico nel suo genere probabilmente su scala mondiale. Si tratta di ‘Neve, compendio di nivologia’, scritto da Renato Cresta, uno dei massimi esperti di neve e valanghe (leggi l'intervista uscita su La Repubblica all'autore del libro). A proposito del concetto di esperto, abbiamo estratto dalla prefazione dell’autore la sua definizione. «Sono trascorsi ormai quarant'anni da quando André Roch, uno dei miei maestri, mi ha confidato: "Renato, moi aussi j'ai été pris dans une avalanche; moi, j'étais un expert, mais l'avalanche ne le savait pas!" (Renato, anch'io sono stato preso in una valanga. Io ero un esperto, ma la valanga non lo sapeva). Adesso, dopo tanti anni di pratica, anch'io sono considerato un esperto, ma proprio pochi giorni prima di iniziare a scrivere ho sentito qualcuno che, durante una trasmissione radiofonica, diceva che l'esperto è quel tale che, nel suo campo, ha commesso più errori degli altri…».

Ascoltare Renato Cresta parlare di neve e valanghe è un’esperienza affascinante. È capitato a tanti professionisti della montagna, maestri di sci, guide alpine, soccorritori, direttori di stazione, che negli anni hanno preso parte ai suoi corsi di formazione. Pochi, però, rispetto all’immenso bacino di appassionati di montagna, fatto di scialpinisti, alpinisti, escursionisti, freerider, ciaspolatori che non hanno avuto questa fortuna. ‘Neve, compendio di nivologia’ permette di rimediare. Un manuale ricchissimo di informazioni, tabelle, grafici, che racchiude in 400 pagine l’esperienza di una vita dell’autore, maturata in anni di studi, situazioni vissute in prima persona sul campo, perizie e soprattutto lezioni. Già, perché il linguaggio estremamente tecnico e divulgativo è proprio quello di chi ha dovuto ingegnarsi per rendere chiara e comprensibile al proprio uditorio una materia tanto complessa ed articolata. Una lettura indispensabile per tutti coloro che amano la neve e la montagna invernale.

‘Neve, compendio di nivologia’ (400 pagine, 35 euro - prezzo comprensivo di spese di spedizione in posta prioritaria) si può acquistare solo on-line sul sito di Ski-alper (nell’apposita pagina dedicata ai libri), oppure contattando il nostro ufficio spedizioni al numero 0124 428051 o con una mail a ordini@mulatero.it. Vi verranno fornite tutte le indicazioni per il pagamento.  


Prima salita del Cerro Marconi Central

Haley e Garibotti aprono La SuperWhillans

Il 17 dicembre 2013 la cordata composta dallo statunitense Colin Haley e dall’argentino Rolando Garibotti ha compiuto la prima ascensione del Cerro Marconi Central in Patagonia.
La salita è avvenuta lungo l’elegante rampa di neve e misto che corre sulla parete Est dove sono state trovate difficoltà tecniche non eccessive grazie alle ottime condizioni di neve e ghiaccio: alcuni tratti a 70° e un tiro di M3 per raggiungere la cresta sommitale.
La via è stata salita dai due forti alpinisti in circa 5 ore è battezzata ‘La SuperWhillans’, oltretutto si tratta anche della prima salita completa del Cerro Marconi Central, del quale l’unica ascensione conosciuta è quella di una cordata argentina lungo la parete Ovest datata 1966 che non raggiunse però la vetta.
Colin Haley aveva già in precedenza tentato di salire lungo questa evidente rampa per ben due volte, la prima nel 2012 fermato dal forte vento e la seconda nel settembre 2013 bloccato dalle pessime condizioni del ghiaccio.


Nel 2013 il CAI ha compiuto 150 anni

Intervista al presidente generale del CAI, Umberto Martini

Per tutto il 2013 si sono susseguite le celebrazioni di un anniversario significativo: il Club Alpino italiano ha compiuto un secolo e mezzo di vita. Si tratta di uno dei Club Alpini più importanti al mondo. L’Italia ospita sul proprio territorio lo sviluppo completo dell’arco alpino, unica nazione europea a godere di questa caratteristica geografica.

E per tutti noi che andiamo in montagna, anche in modo molto sportivo, il CAI è comunque un riferimento inevitabile. Per molti di noi ha anche rappresentato l’ambiente che ci ha introdotto all’alpinismo.
E chi non ha mai messo piede in un rifugio del CAI?

In attesa del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del contro-discorso di Beppe Grillo, più modestamente vi proponiamo la nostra intervista al presidente generale del Club Alpino italiano. Che ci racconta qualcosa della nostra storia nazionale, e tocca anche problematiche molto attuali e interessanti per gli scialpinisti.    

LA DATA -
Precisamente mercoledì 23 ottobre 2013 il Club alpino italiano ha compiuto 150 anni. Lo stesso giorno del 1863 nelle sale del Castello del Valentino a Torino, iniziava alle 13 e terminava alle 16 l'assemblea che fu il momento costitutivo del sodalizio, quarto per ordine di nascita tra le società alpine europee. 

L'idea di fondare una società alpinistica nazionale risale in realtà a qualche mese prima, nell'agosto 1863, in occasione dell’ascensione alla vetta del Monviso compiuta dallo statista biellese Quintino Sella con Paolo e Giacinto di Saint-Robert e Giovanni Barracco. Il Sodalizio divenne presto d'interesse nazionale, assumendo l'attuale denominazione di ‘italiano’ nel 1867.    

L'INTERVISTA -
Tra decine di celebrazioni, eventi, convegni, premi e commemorazioni, siamo andati a parlare con Umberto Martini, presidente nazionale del CAI.  
Il Club Alpino Italiano ha compiuto nello scorso ottobre un secolo e mezzo di vita.  Per chiunque vada in montagna, anche senza la tessera blu con i sacri bollini annuali, il CAI è almeno una presenza immanente. Se non per storia, impatto e presenza nel sociale, almeno per l’impressionante rete di rifugi che costellano le alpi italiane, in gran parte di proprietà del Club. Ma questa non basta per spiegare l’influenza culturale che il CAI tuttora esprime su buona parte del mondo dei frequentatori della montagna.   

I tempi cambiano sempre più velocemente e la rivoluzione digitale propone altre forme di ‘associazionismo’. Il CAI rischia di risultare lento rispetto all’attualità, anzi lo è senz’altro e in misura evidente. Ma questo ritardo fisiologico sembra riguardare l’establishment e gli organi centrali mentre sul campo, nelle sezioni, la vita è meno ingessata e i giovani presenti nei consigli sezionali propongono iniziative più in linea con i tempi.   

Ski-alper si occupa di montagna sotto diverse angolazioni e non può ignorare un anniversario di oggettivo valore simbolico.  Siamo andati a Milano presso la sede centrale e abbiamo incontrato il presidente del Club Alpino Italiano, Umberto Martini.    

Quali sono state le fasi storiche che hanno caratterizzato questi 150 anni di vita del Club Alpino Italiano?

«Sono state sostanzialmente tre: fino alla prima guerra mondiale la fase dei fondatori e dei pionieri dell’alpinismo ‘sociale’, con la diffusione del Club su tutto il territorio nazionale.  Poi gli eventi politici nazionali hanno coinvolto anche il CAI: l’alpinismo inteso come affermazione, conquista, competitività, e una nascente forma sportiva hanno caratterizzato il Club. È stato anche un periodo di allargamento della base sociale a larghi strati della popolazione. Il ventennio fascista ha coinciso con questa popolarizzazione dell’alpinismo, ma i presupposti esistevano da prima. Il processo è proseguito anche dopo la seconda guerra mondiale. Sempre in questa fase, dopo la guerra ha ripreso piede un’impostazione culturale ed esplorativa, oltre a quella alpinistica pura.  Una terza fase è stata influenzata dalla tecnologia e dal conseguente benessere diffuso. Tante specializzazioni sono nate dall’offerta di strumenti che prima non erano disponibili per tutti: basti pensare alla diffusione delle racchette da neve, della mountain bike, dello stesso sci».  

In un suo intervento lei ha parlato di 150 anni di storia con vittorie e sconfitte. Vengono subito in mente due episodi che hanno coinvolto CAI e pubblica opinione: la conquista del K2 da una parte, e la vicenda Bonatti dall’altra.
«La vicenda Bonatti è stata una polemica trascinatasi inutilmente, per troppo tempo, e una lunga ricerca ha infine chiarito la verità condivisa. La conquista del K2 nel 1954 è stata ancora il prodotto dell’alpinismo di conquista caratteristico dell’epoca precedente. A parte Bonatti, che era il più giovane, gli altri alpinisti erano cresciuti prima della guerra e in quel clima. Però è stato un punto culminante della nostra storia e ha avuto effetti molto importanti in termini di orgoglio e identità nazionali. L’Italia, Paese sconfitto, coglieva così un successo organizzativo e dimostrava al mondo le capacità e la forza di volontà degli italiani».  

Qual è lo stato di salute del CAI?

« Il CAI è uno spaccato della società e quindi risente dei tempi di crisi. Anche ma non tanto come numero di iscritti – c’è una leggera flessione -, quanto come difficoltà di continuare a gestire i servizi di cui si occupa: Soccorso Alpino, la rete dei rifugi, la segnaletica dei sentieri. La gestione avviene sempre più in forma volontaristica, diventa più difficile garantire lo stesso livello di servizi, e poi si porrà anche un problema generazionale. Quindi se si vorranno mantenere attive queste facilitazioni, più che il CAI sarà la società a doversi dotare di mezzi per continuare a garantirle se vuole continuare a fruirne».  

Quali flussi riconoscete all’interno dell’associazione?

«Anche per questo aspetto riconosciamo al nostro interno il tema dell’invecchiamento della popolazione. Maggiore aspettativa di vita attiva e denatalità italiana comportano un forte incremento, anzi una moltiplicazione sul territorio delle attività dei gruppi ‘seniores’».  

Come si sta muovendo il CAI di fronte ai sempre più frequenti tentativi di limitazione della libertà di andare in montagna?

«Siamo sensibili all’argomento e ospitiamo anche fisicamente un osservatorio per la difesa della libertà di frequentazione della montagna. A livello centrale sediamo a un ‘tavolo permanente’, il gruppo parlamentare degli amici della montagna. Ma i problemi risiedono a livello locale: sono gli amministratori, i sindaci, che hanno il potere di imporre divieti. Dopo ogni incidente in montagna, e la relativa risonanza mediatica dovuta all’impatto particolare sull’immaginario collettivo – la ‘montagna assassina’ – la soluzione più facile e immediata sembra quella di imporre divieti. Ma sarebbe come chiudere le strade dopo gli incidenti».  

Secondo voi esistono reali pericoli di limitazione della libertà?

«Direi di no. Come nasce, poi si spegne. Si tratta di informare bene chi deve decidere, perché spesso non conoscono i termini del problema. Il CAI finora è stato ascoltato, 150 anni di ben operare ci danno credito».  

Scusi, ma lei conosce l’appellativo ‘caiano’? …una specie di affettuoso sfottò rivolto verso una certa rigidità istituzionale, o verso il ritardo a cogliere le novità dal campo quando si presentano.

«Ma il CAI non è più così. Lo era, ma oggi l’atteggiamento è molto meno conservativo rispetto ad altre epoche. Cerchiamo di vivere la società per quella che è».    


First Light

Prima invernale per Kennedy e Huey

Il filmato dell'incredibile invernale dei due forti statunitensi Hayden Kennedy e Jesse Huey.


Statunitensi in azione in Nepal

Adamson e Wright aprono due nuove vie su Lunag West e Pangbuk North

Nel mese di ottobre 2013 i due alpinisti americani Scott Adamson e Christofer Wright hanno aperto due nuove vie di misto in Nepal.
Le due nuove salite, entrambe su pareti alte 1000 m, sono state ribattezzate Open Fire (V WI5 M3) sul Lunag West e Purgation (VI WI6+ M6) sul Pangbuk North, due montagne di 6500 m.
Il Lunag West è stato salito lungo il canalone che corre lungo la parete Sud-Est, salita e discesa sono avvenute in 26 ore no stop, con solo un paio di ore di riposo passate in un crepaccio al riparo dal vento gelido.
Dopo aver riposato una settimana i due statunitensi sono ripartiti per Nord-Est del Pangbuk Nord, dove hanno trovato difficoltà maggiori con tiri fino all’M6 e ghiaccio verticale di scarsa qualità; qui la salita è stata effettuata con un bivacco su una piccola cengia dove sono riusciti a montare la tenda. Anche qui non è mancata la lotta contro vento e freddo intensi e una discesa molto delicata per via dell’espostissima cresta sommitale.
Bisogna sapere che il Pangbuk Nord è stato in passato oggetto di polemiche: la prima salita del 2009 è stata contestata per mancanza di foto convincenti e di una descrizione precisa della via di salita, questo ha portato diverse persone a ritenere che la vetta non fosse stata raggiunta all’epoca.


Prima invernale di 'The Demon' in Scozia

Salita dal forte scozzese Greg Boswell

Il 7 dicembre 2013 lo scozzese Greg Boswell ha compiuto la prima ascensione invernale della via The Demon a Coire an Lochain nei Northen Corries in Scozia. Si tratta di una via estiva su roccia e precisamente di una via trad aperta nel 1983 da Brian Davison e Andy Nisbet gradata E2, di cui Boswell ha dato l’interpretazione con piccozze e ramponi durante la stagione fredda con la parete completamente incrostata di neve. Le difficoltà incontrare sono di IX, 9 gradi scozzesi. Greg Boswell è uno dei più forti climber su misto dell’intero Regno Unito, date un 'cchiata al seguente filmato di EpicTv per farvi un idea del personaggio.

Mixed Climbing Man Machine Greg Boswell


La discesa della Biancograt al Piz Bernina

Il filmato di Max Zipser e Alex Hoffmann

Il 16 giugno 2013 Max Zipser e Alex Hoffmann hanno sciato, entrambi con splitboard, la mitica Biancograt al Pizzo Bianco.
La Biancograt è la cresta più famosa e rinomata delle Alpi Centrali e durante la stagione estiva è letteralmente presa di mira dagli alpinisti. Ciò che rende famosa questa salita è il sinuoso serpentone di neve che porta in vetta al Pizzo Bianco, ossia l'antecima del Bernina, per raggiungere il quale si percorre poi un tratto su roccia e misto. La parte nevosa è quella che da anche il nome di Biancograt alla cresta stessa e fu sciata per la prima volta dall'eroe di altri tempi Heini Holzer nell'ormai lontano 1973.
Sfruttando le eccezionali condizioni di questo giugno 2013 Zipser e Hoffmann hanno effettuato questa spettacolare e particolare discesa che conta sicuramente ben poche ripetizioni. I due, dopo aver dormito alla capanna Tscherva, alle 2 del mattino erano già in piedi verso il loro obiettivo.
Con condizioni di neve eccezionali e dopo aver superato il tratto di misto dopo la Fuorcla Prievlusa che da accesso al serpentone nevoso, hanno inizato la discesa dalla vetta del Pizzo Bianco (3.990 m), effettuando poi tre doppie da 40 m nel tratto di misto prima menzionato rimettendo la tavola ai piedi sui ripidi pendii che riportano poi alla Tscherva.
Max Zipser alla domanda su quale sia stata la motivazione che l'ha spinto a compiere questa discesa ha risposto: 'l'inverno sembra non finire mai, perchè dovremmo smettere di sciare!'    


Nuova Linea sulla Ovest del Sass Pordoi

Corrado Pesce e Jeff Mercier salgono 'Ghost Dog'

In questo inizio dicembre 2013 Corrado Pesce e Jeff Mercier hanno salito 'Ghost Dog' sulla parete Ovest del Sass Pordoi, effettuando molto probabilmente la prima ascensione di quell’incredibile colata che si forma di tanto in tanto sulla Ovest. I due, giunti direttamente da Chamonix, hanno dato vita a questa linea di salita a più riprese in tre giorni per un totale di 800 m di dislivello e difficoltà di WI6/M5/6a. Pesce e Mercier hanno dapprima salito la via Fedele, dando un'occhiata più da vicino alla colata e lasciando il materiale e le corde. Il giorno dopo hanno attaccato e salito la cascata fino al cengione, dal quale sono usciti prima che il sole iniziasse pericolosamente a battere sulla via ed infine, l’ultimo giorno, sono ritornati e hanno dato l’assalto finale, salendo gli ultimi 200 m che restavano per raggiungere la vetta. Tra l’altro va sottolineato che per l’italo-francese Corrado Pesce è stata la prima esperienza dolomitica.


Messner... la montagna, l'avventura, l'outdoor running

Sul numero 91 di Ski-alper un'ampia intervista al grande alpinista

Cosa può essere l'avventura per un uomo che ha scalato tutte le più alte (e difficili) vette del mondo? Che cosa pensa dell'outdoor running? Dopo la morte del concorrente cinese al Tor des Géants, Reinhold Messner aveva espresso senza riserve il suo parere su questo tipo di manifestazioni su un quotidiano nazionale. Il nostro Fabio Menino è andato a trovarlo e a intervistarlo sull'argomento. Sul numero 91 di Ski-alper, in edicola, troverete un'ampia intervista, intanto però potete entrare nell'argomento guardando questo video...  


Nuova via sulla parete Nord del Hohe Kirche

David Lama apre in solitaria Nordverschneidung

L’austriaco David Lama ha aperto l’8 dicembre 2013 in solitaria una nuova via sulle sue montagne di casa e precisamente sulla parete Nord della Hohe Kirche nella Valsertal nelle Alpi dello Zillertal. La via, 400 m di dislivello, risale la parete in corrispondenza di un grande diedro aperto con difficoltà fino al VI/VII su roccia in un tratto, 90° su ghiaccio e misto fino all’M4/5. Lama dopo i primi 100 m su ghiaccio e altri circa 100 su misto non troppo impegnativo si è dovuto autoassicurare arrampicando senza piccozze per un tratto su roccia non bellissima e con forte esposizione dove ha incontrato difficoltà di VI/VII.
La via è stata ribattezzata “Nordverschneidung” e si aggiunge ad altre salite effettuate in questa valle sempre in inverno e in solitaria dallo stesso Lama.  


Scialpinismo, teoria dell'allenamento

Da domani disponibile l'attesissimo testo di Eros Grazioli

Domani uscirà dalla stamperia l'attesissimo volume 'Scialpinismo, teoria dell'allenamento'. Il lavoro di Eros Grazioli, uno dei più stimati preparatori del settore, si può già definire un piccolo best-seller, visto il gran numero di copie già ordinate in prevendita. Per chi l'ha acquistato da tempo e attende il volume per migliorare i propri allenamenti, l'attesa è quasi finita: domani verranno consegnati i volumi presso la nostra casa editrice, quindi l'ufficio spedizioni inizierà ad evadere velocemente gli ordini. la spedizione in posta prioritaria dovrebbe assicurare velocità nelle consegne.

COME ORDINARLO - Il libro non verrà distribuito nel canale delle librerie, trattandosi di un testo altamente tecnico e prezioso nelle sue finiture. Avrebbe rischiato di finire negli scaffali, sommerso dai titoli natalizi. Così per averlo si può ordinare direttamente sul nostro sito, verrà spedito a casa vostra senza alcun addebito di spese di spedizione. Si può pagare on-line con carta di credito, oppure chiamare il numero 0124 428051 per avere indicazioni per altre forme di pagamento. Il prezzo è di 25 euro.

ANCHE IN VERSIONE DIGITALE - Per chi preferisce leggere su smartphone o tablet, è possibile acquistare il libro anche su dispositivi iOS (iphone e iPad) e Android. Basta eseguire un normale acquisto in-app nell'applicazione di Ski-alper (al prezzo di 19 euro, contro i 25 della versione cartacea).

DI COSA PARLA -
Non esisteva un manuale specifico sull’allenamento dello scialpinismo agonistico. Una variante di questa affascinante disciplina invernale che sta conquistando un numero sempre crescente di appassionati, provenienti da svariati altri settori: sci alpino, sci di fondo, trail running, ciclismo… Era un continuo fare ricorso a programmi di allenamento pensati per le esigenze specifiche dei praticanti di discipline simili, ma praticate in altri ambienti, ad altre quote e con diverse periodicità. La sfida di Eros Grazioli è di concentrare il focus proprio sull’allenamento per lo scialpinismo, per fornire a tutti i praticanti un manuale agile, completo, di facile consultazione ma allo stesso tempo approfondito. Dalla conoscenza e valutazione del proprio fisico, all’impostazione di un programma di allenamento, dalla corretta periodizzazione alla stesura di tabelle personalizzate, dal mental training ad alimentazione e integrazione, senza tralasciare aspetti come la vita sessuale dell’atleta o il problema del doping. Un testo completo, tecnico e divulgativo, nel pieno stile della nostra collana Specialist, corredato da magnifiche immagini in azione e da dettagliate sequenze fotografiche per illustrare i diversi esercizi.   

«…spesso si sente dire che per un buon risultato bisogna essere nel posto giusto al momento giusto; io aggiungerei che bisogna essere la persona giusta, nel posto giusto al momento giusto! Francamente credo che ogni giorno ci siano molteplici opportunità e che passino molti ‘treni’ su cui si potrebbe salire per avere successo… il problema è che non sempre siamo pronti a saltarci sopra!» 
Eros Grazioli  


Ski-alper 91 disponibile anche su smartphone e tablet

Si può acquistare in-app su tutti i dispositivi iOS e Android

Mentre le migliori riviste d'Italia stanno ricevendo le copie di Ski-alper 91 di dicembre, il nuovo numero è già disponibile per il download nelle app per iOS (iPhone e iPad) e Android. Al prezzo di 4.99 euro (contro i 6 della versione cartacea) è possibile acquistare la rivista e l'allegato Up&Down.
La nuova app è molto funzionale e consente il download delle riviste acquistate per consultarle in remoto, senza bisogno di connessione internet.
Inoltre vanno segnalati notevoli upgrade alla versione Android che il mese scorso era uscita in fase Beta.

CONTENUTO SPECIALE - Da oggi è disponibile per l'acquisto in versione digitale all'interno della app di Ski-alper anche il nuovissimo libro di Eros Grazioli 'Scialpinismo, teoria dell'allenamento' al prezzo di 19 euro (contro i 25 della versione cartacea).