Alta Via 2 Lost in Dolomites

Da Bressanone a Feltre: 180 chilometri in stile hiking su Skialper

«L’alta Via 2 è un saliscendi con dozzine di passi, un dislivello di 11.000 metri e un percorso di 180 chilometri. Le alte vie delle Dolomiti sono nove e, anche se la numero 1 è probabilmente la più famosa, in tanti vi diranno che la 2 è migliore. È sicuramente più selvaggia, con più varianti, più tratti esposti e più vie ferrate che si possono affrontare lungo il sentiero. L’Alta Via 2 vi metterà a dura prova con i suoi tratti ripidi, chilometri di croccanti sassi dolomitici sotto i piedi e salite di 300-400 metri dopo la prima colazione, ma per recuperare potrete contare su almeno due espressi al giorno, crostate, pasta e speck in ogni rifugio» Comincia così il racconto di Brendan Leonard, illustrato dalle bellissime immagini dell’agenzia PatitucciPhoto, lungo l’altavia dolomitica. Uno spettacolare itinerario di hiking nel cuore dei Monti Pallidi.

PERCORSO -
L’Alta Via 2 inizia a Bressanone, in Alto Adige, e finisce a Feltre, in Veneto, toccando otto differenti gruppi montuosi: Plose, Peitlerkofel, Geisler, Puez, Sella, Marmolada, Pale di San Martino, Vette Feltrine. Un percorso impegnativo che non supera mai quota 3.000: il punto più alto sono i 2.931 metri del Passo delle Farangole. Ogni qualche chilometro si attraversa la strada in prossimità di un passo con una manciata di ristoranti, bar e negozi di souvenir e tra le montagne spesso spuntano gli impianti di risalita e qualche rifugio.

FERRATE - Lungo il percorso si incontrano alcune ferrate, aggirabili. Spettacolare la Brigata Tridentina, una delle più famose delle Dolomiti e c’è un motivo: un’arrampicata di 360 metri a circa un chilometro dal parcheggio di Passo Gardena, un ascensore per le guglie sinistre e strapiombanti del gruppo del Sella, che da lontano intimidiscono e sembrano impenetrabili. La ferrata è ripida ed esposta in alcuni tratti ma con la sicurezza dei cavi d’acciaio e delle scale. Alla fine un ponte sospeso di 15 metri collega la Torre Exner con il plateau principale.

IN EDICOLA - Skialper di giugno-luglio è disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per acquistarlo su smartphone o tablet è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!      

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In arrivo Skialper 100 di giugno-luglio!

Nelle migliori edicole e su app. L’inserto Up & Down e' tutto nuovo

Giugno è il mese delle ultime sciate sui quattromila ed è già stagione piena dell’outdoor running, la corsa nella natura, sui grandi dislivelli ma anche nei parchi cittadini o sulle scalinate che sono la porta dell’outdoor per chi non ha la fortuna di vivere nelle valli. L’inizio dell’estate però significa anche hiking, lunghe o corte escursioni a piedi tra i monti, e alpinismo. Ecco perché il numero 100 di  Skialper di giugno/luglio (192 pagine con l’inserto Up&Down dedicato al mondo delle gare, 6 euro), in distribuzione nelle edicole fra pochi giorni e già disponibile in app, non poteva non trattare tutti questi argomenti. Un grande numero per festeggiare la centesima uscita a modo nostro… senza enfasi, come scrive il direttore Davide Marta nell’editoriale, ma rimboccandoci le maniche per offrire sempre di più al lettore.

THE SWISS MACHINE -
Ueli Steck è il padre dello speed solo e uno degli uomini che più hanno cambiato l’alpinismo moderno. Alessandro Monaci l’ha incontrato tra un allenamento e l’altro (sì, perché per essere forti e veloci bisogna allenarsi tanto, come negli altri sport…) per parlare di Eiger e di Annapurna, ma anche di alpinismo moderno, limiti e paure. Un’intervista da leggere tutta d’un fiato.

CERVINO 150 -
Non potevamo dimenticarci del centocinquantesimo anniversario della prima scalata del Cervino, che ricorre questa estate. Per la prima volta nella sua storia Skialper pubblica, tradotto e adattato, un grande reportage uscito sulla rivista francese Montagnes Magazine e scritto dalla Guida alpina francese Christophe Dumarest che ha cercato di rivivere le emozioni dei pionieri salendo la Gran Becca dal versante italiano. E poi… la storia della prima ascensione e la sfida anglo-italiana Carrel-Whymper, le vie di salita e tante altre curiosità.

CILE - Vulcani che sembrano disegnati con photoshop tanto sono perfetti, neve a volontà, frutti di mare e altre prelibatezze. In Cile si scia con vista mare e le opportunità per lo skialp o il freeride touring sono tante, nel bel mezzo della nostra estate, quando in Sud America è inverno. Ne sanno qualche cosa Andrea Bormida e Martino Colonna, che hanno calcato le nevi andine in due diversi viaggi e hanno scritto a quattro mani una storia che mette voglia di prenotare subito il primo aereo…

L’UOMO MEDIO - Poche parole, tanti fatti. Verrebbe da dire così di Bruno Mottini, livignasco, autore di discese di ripido di grande livello, spesso prime ripetizioni, come quella dello sperone Zieppert al Palù. Tutto su questo protagonista della pendenza grazie all’intervista dell’amico e compagno di avventure Giuliano Bordoni. Compreso il report della discesa dallo sperone di Zieppert.

MTB + SKIALP - Filippo Barazzuol non è tipo da stare fermo… in inverno con sci e pelli e in estate con la MTB. E allora perché non provare a unire le sue due passioni? Per esempio per salire sul Frioland, in Piemonte, a maggio e scendere con gli sci…

MONTE CONERO - Una montagna di più di 500 metri, ricoperta di fitti boschi che si tuffano nelle acque smeralde… E poi borghi intatti, antichi monasteri e pesce a go-go. È quello che offre il Monte Conero, alle porte di Ancona, dove Luca Parisse ha fotografato runner e itinerari per correre nella natura.

LOST IN DOLOMITES - 11.000 metri di dislivello e 180 km: è l’alta via 2, la più selvaggia delle Dolomiti, da Bressanone a Feltre. Naturalmente a piedi, in stile hiking, come ha fatto l’americano Brendan Leonard, new entry tra le firme di Skialper e come ha documentato con le spettacolari foto l’agenzia fotografica PatitucciPhoto.

BERGAMO CITY TRAIL - La Salomon ha creato una interessante app per il city trail, itinerari che consentono di trovare un po’ di spirito di avventura anche nelle corse cittadine. Per esempio a Bergamo, dove il nostro Federico Ravassard ha voluto provare quanto possono essere dure anche le salite sulle tante scalinate, quanto può essere bella la Città Alta e come a volte, per partire alla scoperta dell’avventura, basta solo guardare la realtà con occhi diversi.

TEST SPEED HIKING - Non è mountain running e neanche hiking, piuttosto speed hiking, un escursionismo leggero, con scarpe derivate da quelle da trail ma con più protezione e supporto. Lo speed hiking è la moda del momento e per il secondo anno abbiamo testato le migliori scarpe, per l’esattezza 15. Tra i tester anche Fabio Meraldi…

CORRERE IN DISCESA - Anche nel running le gare si vincono sempre più in discesa, ma come fare a migliorare? Con i consigli di Eros Grazioli…

GIRL POWER - Una nuova rubrica su Skialper, curata da Karen Pozzi, blogger che ha fatto della corsa (e della montagna) una ragione di vita. Con quel glamour femminile che non guasta mai…

RUBRICHE -
Quale acqua bere e cosa guardare sull’etichetta? Ma anche, correre con scarpe minimaliste quali effetti positivi e negativi può avere? Oppure, come leggere una carta topografica? Sono gli argomenti delle consuete rubriche del medico dello sport Massimo Massarini, dell’alimentarista Alessandro Da Ponte e del capitano Cresta. Se vi interessate di alpinismo, da non perdere anche l’opinione di Leonardo Bizzaro sul Piolet d’Or…

UP & DOWN TUTTO NUOVO - Una grande novità, un modo per festeggiare il centesimo numero. Up & Down, l’allegato dedicato al mondo delle gare, non è più in realtà un allegato in formato tabloid, ma un inserto. 48 pagine interne alla rivista per sapere tutto sulle gare di scialpinismo, di trail, skyrunning e corsa in montagna e sui loro protagonisti. Un prodotto tutto nuovo con un taglio ancora più ‘into the race’: interviste agli atleti ‘nella pancia del gruppo’, news e curiosità, mini-inchieste, report sulle gare più importanti. In questo numero lo speciale Mezzalama e Adamello Ski Raid, con la voce dei protagonisti e le opinioni di Franco Collè e Martina Valmassoi o l’esperienza in presa diretta di Thomas Martini, le ultime gare di skialp e le ultimissime sulle prossime elezioni della federazione internazionale. Però c’è anche tantissimo running, a cominciare dalla copertina, che non poteva che ospitare Tadei Pivk dopo la strepitosa vittoria a Zegama. Un altro protagonista, Stefano Ruzza, e poi Transvulcania, Mugello Ultra Trail, Trentapassi, Duerocche e Quadrifoglio, con le super prestazioni di Rampazzo e Fori. Non solo report ma anche uno sguardo ai prossimi appuntamenti, con l’agenda degli eventi da non perdere e una pagina sulla storia recente del Giir di Mont.

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di giugno sarà disponibile nelle migliori edicole nei prossimi giorni. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Ma per chi lo volesse acquistare immeditamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!     
 


Sci ripido per Kilian & co

Venerdi’ con Vivian Bruchez ha sciato Dome du Gouter/Aiguille de Bionassay

Partenza alle 3 di notte dal tunnel del Monte Bianco e ritorno a Les Contamines alle 15, dopo 12 ore. Questo l’intenso venerdì 29 maggio di Kilian Jornet e Vivian Buchez che hanno fatto due discese ripide nel massiccio del Monte Bianco. Prima linea sullo sperone sud-est del Dôme du Goûter (4.304 m), 500 m - 45-50 gradi e poi discesa dall’Aiguille de Bionassay (4.052 m) e versante ovest dell’Aiguille di Tricot (3.665 m). Dislivello totale superiore ai 4.000 metri e arrivo in vetta alle 9. «Avevo osservato questa discesa due anni fa quando sciavo sul versante ovest del Monte Bianco» ha scritto Bruchez sul suo account Facebook. Sembra che il pendio dello sperone sud-est del Goûter sia stato sciato solo da Jean Franck Charlet, ma utilizzando la corda per superare un seracco che ora si è ridotto. Kilian e Vivian infatti non hanno utilizzato corde. «Stupendo, più bello di quanto pensassimo… può diventare un classico e non è esposto ai seracchi, con lo sguardo che corre verso il versante ovest del Monte Bianco». Neve meno bella a Bionassay, soprattutto a quota 3.800 dove era molto dura, ma missione compiuta.
 

 

One day in one minute. Yesterday tour with Vivian Bruchez Steep Skier-Mountain Guide . #PerfectDay #ExpandYourPlaygroundtrack: http://www.movescount.com/moves/move63986715 Posted by Kilian Jornet on Sabato 30 maggio 2015


Skialper partecipa a Glocal Ambiente alle Cinque Terre

Nel ricchissimo programma anche un intervento del nostro direttore

Conoscevamo di fama il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Qualcuno di noi aveva anche avuto la fortuna di frequentarlo. Ma la collaborazione che abbiamo avviato in occasione dei test di Outdoor Running 2015 ci ha permesso di apprezzarlo in tutto il suo splendore. Una terra unica, per tanti aspetti irripetibile, in cui i nostri top-runner hanno potuto esprimersi al massimo delle loro potenzialità e godere di scenari e di un'ospitalità di primissimo ordine. Nei prossimi giorni avremo occasione di tornarci, dato che il nostro direttore, Davide Marta, è stato invitato a partecipare a Glocal Ambiente, un interessantissimo festival del giornalismo online in programma dal 4 al 7 giugno a Monterosso, nel cuore proprio delle Cinque Terre.

DI COSA SI TRATTA? - Riprendiamo pari pari dal sito ufficiale dell’evento la presentazione: «Glocal Ambiente è il festival del giornalismo e della comunicazione locale e globale per l’ambiente che coinvolge Monterosso e le Cinque Terre. Panel, workshop formativi, incontri, eventi e spettacoli. Grazie agli interventi di esperti, influencer, opinionisti, ricercatori, politici, top user, artisti e semplici appassionati, da tutto il mondo. Tutto questo è possibile grazie all’iniziativa Expo e Territori della Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare».
Insomma, un momento di incontro e dibattito, aperto a tutti, con tantissime firme influenti del giornalismo e dell’imprenditoria legata all’ambiente e al territorio.

IL PROGRAMMA - I lavori, divisi tra dibattiti, workshop e spettacoli, inizieranno nel pomeriggio di giovedì 4 e proseguiranno nelle giornate seguenti. L’evento che ci interessa direttamente è previsto per venerdì 5 giugno, dalle ore 16.30 alle 18 presso la Tenda di Monterosso. Il tema dell’incontro è ‘Grandi eventi, piccoli luoghi: lo sport, l’etica e l’ambiente’ e sarà moderato da Andrea Pavan di Tuttosport e da Armando Napoletano del Secolo XIX. Oltre al nostro direttore Davide Marta interverranno Matteo Cavazzutti del Giro d’Italia, Daniele Moggia dello Sciacchetrail (la nuova gara di trail running che si svolge proprio sul territorio del Parco delle Cinque Terre) e il campione di atletica leggera Stefano Mei.

PER SEGUIRE IL FESTIVAL - Chi volesse seguire questo dibattito, ma anche tutto il resto del ricchissimo programma di Glocal Ambiente, può contattare la Pro Loco di Monterosso (0187 817506).


Due tiri con David Lama

Intervista con uno dei mostri sacri dell’arrampicata su Skialper di aprile

«Oggi il cielo, col suo azzurro sfacciato, pesa come un coperchio. Il sereno intenso e intonso reclama a viva forza lunghe vie in Dolomiti, mentre invece mi ritrovo in una - seppur bella - falesia tirolese a margine dell’International Mountain Summit.  All'apparenza è una giornata normale; indosso imbracatura, scarpette e sono legato a una corda che scorre per una ventina di metri fra roccia e rinvii. A tenere l'altro capo è un mio coetaneo austriaco. Abbiamo diverse cose in comune oltre all'età: un padre montanaro (Alpi il mio, Himalaya il suo), la corporatura e una passione a 360° gradi per tutto quello che si può fare fra i monti, con una certa predilezione per le strisce di ghiaccio incorniciate da bei graniti. Le differenze risiedono nella lingua e nel livello (competere con chi già a dieci anni saliva l'8a è complicato). E nell'aspetto». Comincia così Alessandro Monaci l’intervista con David Lama sul numero di aprile-maggio di Skialper. Nato nel 1990 da madre austriaca, di Innsbruck, e padre nepalese, guida di montagna, Lama a 10 anni saliva sull’8a e a tredici sull’8c. Nel 2005 ha salito No Future, una via di 70 metri in 8c. Nel 2009 ha tentato di salire in libera la Via del Compressore sul Cerro Torre, in Patagonia, senza successo. Ci è riuscito invece nel 2012 con Peter Ortner. Ecco alcune risposte alle nostre domande…

ALPINISMO - «L’alpinismo per me è più di uno sport. È più un'attitudine verso se stessi, ma anche verso la montagna. Voglio dire, se vuoi arrampicare su una via devi scegliere uno stile e questo stile è fondamentale. La maniera in cui sogno di scalare una montagna è più importante dell'avere successo. Penso che se tenti una qualsiasi via, incontrerai delle difficoltà lungo il percorso e molte persone cercano più di aggirarle che affrontarle. Invece è importante rimanere concentrati sullo stile che si è scelto e se si rivela impossibile salire con i metodi che ci si è prefissati, accettare la sconfitta. Ecco, questa penso sia l'attitudine che l'alpinismo richiede».

ARTIFICIALE - «Forse il free climbing è lo stile più bello con cui si possa arrampicare, perché si affrontano realmente le difficoltà di una parete, senza nessun artificio o aiuto. Ma tutto dipende dalla fantasia che si ha stando sotto una montagna e, mentre ti immagini la linea che vorresti salire, ti immagini anche il modo in cui vorresti farlo. Non necessariamente scelgo sempre lo stesso, trovo che anche l'arrampicata artificiale moderna abbia un suo forte fascino».

SCI - «Mi piace molto. Preferisco lo sci ripido, i canali. Ho fatto anche qualche prima discesa nelle montagne di casa».

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Il ginocchio dello scialpinista e del trail runner

Su Skialper di aprile-maggio le principali patologie dell’articolazione

Parlare delle patologie che possono riguardare il ginocchio richiederebbe di scrivere un corposo libro di ortopedia, su Skialper di aprile-maggio però il dottor Massimo Massarini cerchiamo ha semplificato l’argomento per fornire qualche informazione pratica agli scialpinisti e ai runner che lamentano dolori e fastidi di vario genere a questa articolazione che è tra le più sollecitate sia nella salita, sia nella discesa con gli sci sia nella corsa.

COME E’ FATTO - L’articolazione del ginocchio è composta dal femore, dalla tibia e dalla rotula che si colloca nella parte anteriore nel solco creato dalla conformazione della parte distale del femore ed ha lo scopo di facilitare l’azione del muscolo quadricipite nell’estendere la gamba. Tutte le superfici articolari sono rivestite di cartilagine per ridurre gli attriti tra un osso e l’altro. Tra i condili femorali e il piatto tibiale si trovano due strutture fibrose tondeggianti, i menischi, che hanno la funzione di assorbire i colpi, proteggendo ulteriormente le cartilagini. A stabilizzazione l’articolazione concorrono infine i legamenti: i due crociati, anteriore e posteriore, con la funzione di limitare flesso-estensione e rotazione, e i due collaterali con la funzione di stabilizzazione laterale.

PATOLOGIE - Ci sono patologie degenerative, patologie traumatiche e patologie da sovraccarico. Al primo gruppo appartengono le degenerazioni cartilaginee (condropatia, artrosi). Il dolore generato da artrosi è più marcato la mattina, dopo il riposo notturno, dopo periodi di immobilità, ad esempio alzandosi dopo ore alla scrivania e tende a diminuire con il movimento, almeno fintanto che la lesione cartilaginea è di entità modesta. La condropatia femoro-rotulea è frequente nei giovani e si evidenzia con una lesione della cartilagine che ricopre la faccia interna della rotula. In questo caso, i movimenti che comportano un accentuato angolo di flessione del ginocchio in carico, come ad esempio salire o correre su un pendio ripido, causano dolore. Il secondo gruppo è rappresentato dalle lesioni meniscali e legamentose. In questi casi, un trauma ha causato la rottura parziale o totale di un menisco o di un legamento. Il dolore è acuto ed è accentuato dal movimento. Nel terzo gruppo di patologie che causano dolore troviamo quelle a carico dei tendini: rotuleo, zampa d’oca, quadricipitale. Il dolore causato dalle tendionopatie è prodotto dall’attività fisica e si manifesta soprattutto a freddo, dopo avere interrotto l’esercizio. Tipico è il caso in cui, dopo la gita o l’allenamento, ci si rimette in macchina per un’ora e, alla prima sosta, scendendo dall’auto, si avvertirà dolore e impedimento funzionale: nella parte anteriore del ginocchio per tendiniti del rotuleo o del femorale o nella parte postero-interna per tendiniti della zampa d’oca.

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Ghiacciai, una risorsa in via d’estinzione?

Su Skialper di aprile-maggio un articolo sull’argomento

«Negli ultimi anni il bombardamento mediatico riguardante i cambiamenti climatici ha portato alla ribalta la sorte dei ghiacciai, una delle componenti più spettacolari e affascinanti dell’ambiente montano. Nonostante la superficialità con cui vengono solitamente divulgate le notizie scientifiche, il messaggio che i ghiacciai alpini stiano passando a miglior vita è ormai di pubblico dominio. Però la stragrande maggioranza dei risultati scientifici, spesso raggiunti dopo anni di lavoro e sacrifici, rimangono richiusi negli ambienti accademici nazionali e internazionali senza che neppure gli appassionati di montagna ne possano beneficiare». A scrivere è Riccardo Scotti su numero di aprile-maggio di Skialper. Dunque è vero che i ghiacciaio si stanno ritirando?

LA STAGIONE 2013-14 - Come sono andati i ghiacciai la scorsa estate? A tutti gli appassionati di montagna sarà chiaro il ricordo di un inverno caldo ma umidissimo, con grandi nevicate nel versante sud-alpino centro-orientale seguito da un’estate molto perturbata, povera di sole seppur non particolarmente fredda. Le temperature estive sono il vero giudice supremo della sorte della maggior parte dei ghiacciai mentre i grandi inverni nevosi, da soli, possono solo mettere una pezza un anno ogni tanto. In quest’ottica non vi stupirà sapere che dai primi dati del 2014, bilanci positivi sono stati registrati solo dalla Lombardia verso est. Se neppure con le condizioni tutto sommato abbastanza favorevoli del 2014 i ghiacciai alpini sono riusciti a dare chiari segnali di ripresa, appare ancora più evidente come la loro esistenza sia soltanto una eredità della piccola età glaciale, ovvero corpi di ghiaccio in totale disequilibrio con il clima attuale e destinati a una più o meno rapida scomparsa.

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Kilian, corsa per gli aiuti in Nepal

Un interessante servizio della televisione francese sul catalano

In molto si chiedono che cosa stia facendo Kilian in Nepal e, a dire il vero, ce lo siamo chiesti anche noi. Nessun dubbio, è andato ad aiutare le operazioni di soccorso, ma che cosa sta facendo esattamente? Giusto ieri la risposta del suo ufficio stampa: «As for Kilian, no news! We know that he is safe in Nepal but we don’t have much information about what he’s doing… » (Non abbiamo notizie di Kilian, sappiamo che sta bene, che è in Nepal, ma non abbiamo altre informazioni su quello che sta facendo). Qualcuno, a dire la verità, sui nostri account social, si era dissociato dal coro unanime di approvazione alla decisione del catalano di andare comunque in Nepal ma, al posto di scalare l’Everest, aiutare i terremotati. «Quando ci sono calamità naturali ci vuole gente esperta e spesso si può solo dare fastidio». Questa, in breve, l’osservazione. Curiosando sul web abbiamo trovato un servizio della televisione francese TF1 che mostra Kilian volare in elicottero verso i villaggi distrutti e qualche dichiarazione. Sembra che, intelligentemente, si sia deciso di sfruttare le sue competenze… cioè correre per raggiungere i villaggi più inaccessibili e fornire notizie sulla situazione e i soccorsi necessari. Un video da guardare per chi, naturalmente, conosce il francese.


Le valanghe primaverili

Su Skialper di aprile un articolo sui distacchi di fine stagione

«In questa stagione la neve se ne va, rapidamente a fondo valle, più lentamente alle quote più elevate, e questo ritardo ci permette di prolungare la nostra stagione sciistica. Andiamo tranquilli in montagna perché siamo convinti che la neve sia ormai ben assestata, ma questa convinzione rischia di trasformarsi in quel pericolo soggettivo che ora viene definito overconfidence, ossia un’eccessiva fiducia nelle nostre capacità di giudizio delle condizioni della neve. Di solito a maggio viene a cessare anche l’emissione dei Bollettini Valanghe e non possiamo contare neppure (se mai ci abbiamo contato) sulle informazioni che questi ci possono fornire». A scrivere è Renato Cresta, l’esperto di valanghe e sicurezza di Skialper. Sulla rivista di aprile-maggio un ampio articolo sulle valanghe di fine stagione.

CALORE - Sappiamo che il calore della forgia, che riscalda una barra di ferro, permette al fabbro di lavorarla senza difficoltà perché, anche se ancora lontano dal punto di fusione, ha diminuito la resistenza del metallo. Il colore della barra annuncia al fabbro che il ferro è caldo a sufficienza per poterlo lavorare ma, purtroppo, il colore della neve non cambia secondo la temperatura e noi ci accorgiamo che la neve si è riscaldata solo quando la vediamo inumidita dall’acqua di fusione: può già essere troppo tardi, perché la diminuzione della resistenza è iniziata molto prima. Alle nostre latitudini, ogni pendio tra i 30° e i 40° esposto a sud riceve più del doppio della radiazione ricevuta da una superficie piana con la stessa esposizione; questi pendii sono proprio i più graditi per la nostra attività. Gli effetti dell’irraggiamento solare si fanno sentire per non più di 30 cm nel manto nevoso, e anche meno se lo strato di superficie è costituito da grani di piccole dimensioni (< 1 mm), ma questo strato superficiale perde comunque in resistenza e può muoversi in valanga.

VALANGHE DI SUPERFICIE E DI FONDO - Durante una notte serena la superficie della neve si raffredda fortemente e congela la situazione, per cui le ore del mattino sono meno rischiose di quelle che seguiranno. Al sorgere del sole la temperatura dell’aria aumenterà rapidamente e darà inizio al progressivo indebolimento degli strati di superficie, iniziando dai pendii rivolti a levante, per proseguire durante il giorno, fino a interessare l’intera superficie innevata. Potranno così verificarsi due tipi di valanghe: di superficie o di fondo ed entrambe potranno essere di neve a debole coesione oppure a di neve a lastroni, secondo le condizioni del pendio.

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Selvaggia Val di Tovel

Un classico di fine stagione, la Cima di Santa Maria, nel Gruppo del Brenta

Tantissimi sono gli itinerari scialpinistici in Trentino, moltissimi libri sono stati scritti in questi ultimi anni con le gite e le cime più frequentate dagli appassionati.
Ma a fine stagione, dopo avere macinato magari 200.000 metri di dislivello e fatto un numero folle di escursioni, ci accorgiamo che le uscite davvero belle, remunerative, che ci hanno lasciato un ricordo particolarmente intenso e piacevole, si contano sulle dita di una mano. Tra questi sicuramente la scialpinistica primaverile a Cima Santa Maria con partenza dal Lago di Tovel, della quale parliamo dettagliatamente su Skialper di aprile-maggio.

DUE VARIANTI - Il parcheggio in prossimità del lago lo si raggiunge con 10 chilometri di strada asfaltata che si imbocca nell’abitato di Tuenno, paesino nelle vicinanze di Cles, a 20 chilometri dall’uscita dell'autostrada di San Michele all’Adige, lungo la A 22 del Brennero. La strada riapre generalmente in primavera quando la quota della neve sale attorno ai 1200-1400 metri, solitamente fine marzo-primi di aprile. La salita alla cima si può effettuare da due diversi itinerari, uno più lungo e facile ma che prevede 2.000 metri di dislivello, transitando da Passo della Gaiarda e Malga Spora; l’altro, più corto, che prevede 1.500 metri di dislivello e uno sviluppo più contenuto, ma con gli ultimi 200 metri per raggiungere la cima un po’ più alpinistici, dove è consigliato l’utilizzo di ramponi e piccozza su pendenza mai superiore ai 40 gradi. Si tratta di un itinerario poco difficile, a parte i già citati 200 metri un po’ alpinistici.

SPOT UNICI - «Siamo letteralmente circondati da quelle che sono le più belle cime del Brenta Settentrionale e la gita inizia a darci le prime soddisfazioni dal punto di vista panoramico. Si seguono le indicazioni per Passo della Gaiarda, oltrepassando la rampa subito a ridosso della malga e in 15 minuti ci si trova nell’immensa distesa del 'Campo di Flavona', dominato al centro da uno sperone roccioso a forma di nave: il monte Turrion. Alla vostra destra il gruppo della Pietra Grande e a sinistra finalmente potete ammirare la meta dell'escursione, Cima Santa Maria» scrive l’autore Thomas Martini. Un altro luogo magico è Passo della Gaiarda in un ambiente aperto e selvaggio che dà la sensazione di essere in un deserto nevoso pieno di dune.

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Non sempre i grassi sono ‘cattivi’

Quali e quanti lipidi servono all'atleta? La risposta su Skialper di aprile

«Anche se adesso sembra la causa di tutti i mali, il grasso ci è servito milioni di anni per sopravvivere: come strato sottocutaneo per proteggerci dal freddo, come grasso bruno dei tessuti profondi per generare calore e soprattutto come indispensabile riserva energetica. Il grasso è perfetto per accumulare energia: non trattiene acqua (che pesa), ha un peso specifico basso (galleggia nell'acqua) e, cosa importante, fornisce 9 kcal per grammo di peso contro le 4 di carboidrati e proteine». Inizia così il dottor Alessandro Da Ponte il suo articolo sui grassi e il loro utilizzo negli sport endurance, pubblicato sul numero di aprile-maggio di Skialper.

LA DIETA - In una dieta bilanciata i grassi o lipidi rappresentano il 30% circa della calorie (contro il 55% di carboidrati e il 15% di proteine) con una quota limitata di grassi saturi (quelli solidi di origine animale come il burro per intenderci) a favore di quelli insaturi vegetali che ci forniscono tra l'altro indispensabili vitamine (A, D, E, K, F). Quali e quanti grassi (e quando) servono all'atleta quindi per coprire quel 30% di fabbisogno energetico giornaliero? Certamente vanno del tutto evitati nel pasto prima della gara gara o comunque nelle tre ore precedenti l'attività fisica perché rallentano lo svuotamento gastrico e sono di lenta digestione e assimilazione. A bassa intensità (quindi fino al 60-70% della massima frequenza cardiaca) il nostro organismo utilizza principalmente i grassi come fonte energetica e la caffeina, assunta prima dell'esercizio, potrebbe migliorarne la disponibilità…

OCCHIO AGLI ZUCCHERI - Sono soprattutto gli zuccheri semplici in eccesso (dolci, bevande zuccherate come le bibite gasate) che, facendo liberare insulina, vengono trasformati e immagazzinati in grasso mentre gli acidi grassi omega 3 sono fattori protettivi contro l’osteoporosi. Questo e tanto altro su Skialper di aprile-maggio.

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Avalung mi ha salvato la vita

Su Skialper di aprile-maggio un racconto vero da dentro la valanga

«Inizio subito garantendovi che quanto racconto è assolutamente accaduto. Questo perché io stesso rimarrei un po’ incredulo. Sono un alpinista-scialpinista piuttosto esperto, con un lungo curriculum di escursioni e cime impegnative. Ho fatto parte per diversi anni del Soccorso Alpino. Anche la mia preparazione fisica è elevata in quanto gareggio da anni con gli sci d'alpinismo e ho vinto numerose e importanti gare FISI. Ogni anno metto nelle gambe dai 150.000 ai 200.000 metri di dislivello positivo. Vi espongo tutto questo non per vantarmi - lo prova il fatto che ho deciso di restare anonimo - ma per darvi un quadro completo della situazione e farvi capire che in montagna non sono uno sprovveduto». Inizia così il racconto anonimo di una storia vera, quella di un sopravvissuto alla valanga, su Skialper di aprile-maggio.

GRAZIE ALL’AVALUNG - Il nostro ‘malcapitato’ proprio qualche settimana prima di rimanere sotto la valanga aveva avuto modo di vedere da vicino un Avalung. Sono ancora le sue parole a descriverlo: «lo scopo è prolungare la disponibilità di ossigeno nel caso si venga travolti da una valanga, grazie a un boccaglio. Quello che ho capito di questo apparecchio è che non si tratta di una riserva di ossigeno, ma di un filtro che recupera aria dalla neve che ti travolge o dallo zaino e ti dà un’autonomia di respiro di circa 20-30 minuti». Il nostro decidere di comprare anche lui un Avalung e un giorno rimane sotto una valanga. Il fatto di potere respirare, a suo avviso, lo ha fatto rimanere lucido e salvato. Ha percorso 350 metri di dislivello in 40 secondi con una velocità che per gli ultimi 25 secondi è stata di 80 chilometri orari… Su Skialper di aprile-maggio il racconto e i pro e i contro provati sul campo.

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