Sci, amore e fantasia

Su Skialper in edicola la storia di un hobby che è diventato lavoro

«Tutto comincia un paio di anni fa. Gianluca e Fabrizio sono amici da una vita e fanno coppia fissa nei weekend di freeride ad Alagna, che per loro è una seconda casa. Fabrizio è artigiano, gli piace costruire e studiare cose e inevitabilmente non può fare a meno di apprezzare gli sci in quanto oggetto. Un giorno gli capitano sotto mano un paio di aste artigianali canadesi, delle quali si innamora. Inizia a venirgli in mente il pensiero che magari costruirsene un paio non deve essere impossibile, anzi, l’idea viene rinforzata dagli incoraggiamenti di Gianluca e da qualche birra dopo avere sciato. I due iniziano a informarsi su internet, dove, soprattutto dagli Stati Uniti, riescono a trovare informazioni utili». Inizia così l’articolo di Federico Ravassard sulla Whiteland Ski, una micro-fabbrica di sci piemontese, sul numero di ottobre-novembre di Skialper. 

ARTIGIANI DELLO SCI - Dalla passione è nato un lavoro. Si chiamano infatti Balma, Zube, Olen, Schwi gli sci prodotti di Whiteland Ski. Solo i materiali migliori, legno e tessuti (composti da un cocktail di fibra di vetro e fibra di carbonio); non si utilizzano né titanal né carbonio puro, che per Fabrizio sono solo un tentativo di compensare, in un processo industriale, alcune pecche dello sci. Ad esempio, per irrigidire l’asta, preferiscono inserire al posto del metallo altri strati di tessuti: un processo di sicuro più lungo e impegnativo, ma che garantisce un flex molto più armonico. Le fibre utilizzate, poi, sono orientate in modo da garantire la massima rigidità torsionale, senza tuttavia rendere lo sci impegnativo in senso longitudinale: il miglior compromesso. Nessun rocker di base, sostituito da una geometria a camber tradizionale con un piccolo accorgimento: la spatola molto morbida, che tende a incurvarsi ed emergere dalla neve spontaneamente. «Non devi guardare troppo quello che fanno gli altri o quello che vuole il mercato. E’ lì che perdi tutta la tua originalità» dice Fabrizio. Intanto ha preso forma lo sci di Skialper, costruito proprio durante la nostra visita. Siamo curiosi di metterlo sulla neve…

GIA’ DISPONIBILE SU APP - Skialper di ottobre-novembre è già disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!.

A questo link una presentazione completa di Skialper 102 di ottobre-novembre.


The splitboard project

Una sezione tutta dedicata alle tavole splitboard nella test di Skialper

L’ingresso della sezione splitboard è una delle grandi novità della Buyer’s Guide 2016 di Skialper. E si tratta di un ingresso in grande stile, dato che il team capitanato da Luca Albrisi ha realizzato il primo test comparativo in Italia sulle tavole da alpinismo. Lo stato dell’arte, insomma, in attesa di evoluzioni e sviluppi. Abbiamo ritenuto che questa interpretazione della montagna fosse del tutto coerente e complementare allo scialpinismo nelle sue varie forme, motivo per cui questa sezione avrà un seguito e su ogni numero della rivista Skialper ci sarà una sezione fissa dedicata al mondo split.

FUORI - «Fuori da quello che conosciamo, fuori dal casino e dalla routine (anche quella del nostro tempo libero), fuori dalla famosa ‘comfort zone’ di cui siamo tutti un po’ schiavi». Così Luca apre la sezione di ben 36 pagine, che contiene una ricca parte introduttiva e metodologica e il test di ben sedici modelli. Non tutti quelli disponibili, una selezione critica distribuita sui principali marchi.

I MODELLI - Abbiamo assegnato un award di ‘split of the year’ e numerosi altri riconosmimenti. A voi scoprire quali sono state le tavole che se li sono aggiudicati. Abbiamo testato: Amplid The Creamer, Amplid The Morning Glory, Burton Custom Split, Burton Landlord, G3 Scapegoat Carbon, Jones Carbon Solution, Jones Solution, K2 Panoramic, K2 Ultrasplit, Nitro Doppelganger, Plum Prems Fiberglass, Plum Talps, Salomon Premiere, Salomon Split, Völkl Untrac, Völkl X Sight.

TEST TEAM - Le valutazioni sono state date da un super-team di professionisti: Luca Albrisi (coordinatore), Ivan Baldi, Alfredo Canavari, Icio Davarda, Gigi Lozzi ed Ettore Personettaz. Lo staff di Pillow Lab ha curato fotografia e stesura di tutti i testi. Il negozio Burning Boards! di Cles (TN), nella persona del titolare Luca Dalpez, è stato il centro di valutazione al banco, preparazione e montaggio delle tavole.

PAROLA AI LETTORI - E ora tocca a voi… Consultate la sezione splitboard della Buyer’s Guide e fateci avere le vostre considerazioni. Serviranno per far crescere il progetto e per gettare le basi per la prossima edizione del test.


Giorgio Bavastrello in arte Sborderzena

Su Skialper in edicola intervista a un protagonista dello snow-alp

Genovese, 46 anni, professore di matematica, un passato da camallo negli ambienti portuali di Genova e un simpatico soprannome, Sborderzena… Pratica snowboard dal 1995, hard setting e scivolare. Dal 2004 dedica gran parte del suo tempo libero allo snowboard-alpinismo, pente raide monolamina con una predilezione per le Marittime, le sue montagne, ma anche big line in giro per le Alpi seguendo le condizioni. Comino-Garelli al Mongioie, una nuova via diretta dalla vetta del Monviso, Binel-Cretier alla NE della Grivola, Lyskamm e Ovest del Monte Bianco sono solo alcune perle della sua collezione. Stiamo parlando di Giorgio Bavastrello, intervistato dal nostro Andrea Bormida sul numero in edicola di Skialper. Ecco una piccola anteprima.

TAVOLA CONTRO TUTTI -
«La tavola sta alla moto come gli sci stanno all’automobile! La tavola è fun, c’è poco da fare. Lo sci è tecnico, lo snow è istinto. Non cambierei mai. Però trovo il che il telemark sia una figata assoluta, se avessi tempo mi piacerebbe imparare. Lo snow però esce sconfitto dal confronto con lo sci sotto il profilo puramente tecnico. Hai due lamine su cui agisci con forza, mentre con il surf hai la curva frontale (front-side) con cui imprimi una forza pazzesca sulla lamina, mentre di schiena (back-side) lavori di talloni e allora quando atterri devi essere perfetto, altrimenti scappi via. Lo ski ha fatto progressi enormi (un bel marketing, tanta ricerca) mentre sullo snow siamo all’età del bronzo. Però, qualcosa si sta muovendo…».

SPLIT - «Dio benedica la split! Personalmente mi ha allungato la vita scialpinistica. In salita non c’è storia rispetto alle ciaspole. Il movimento della camminata è molto fluido e rilassante inoltre non si ha più il peso sulla schiena, anche se di fatto lo hai ai piedi. Con la split nei traversi si tribola parecchio se la neve è molto dura. Io metto spesso i coltelli e traccio traiettorie più strette e ripide rispetto agli scialpinisti. Se c’è farina nessun problema. In discesa rispetto alle tavole classiche… beh qualcosa di diverso c’è, ma solo su nevi dure. Però le differenze non sono così evidenti. Non ha senso fare paragoni con lo sci: sono due strumenti differenti con i loro pregi e difetti. O scii o surfi!».

MONVISO - «Il Monviso mi ha regalato emozioni particolari, avendone sciato tutti i versanti. Ma anche alcune discese sul Bianco, come il couloir Saudain con Mario Monaco sono sicuramente ricordi unici. In realtà non è la discesa a segnarmi emotivamente. Dipende da moltissimi fattori, quali l’ambiente, la linea, i compagni di gita…». Perché lo chiamano Sborderzena? Basta comprare Skialper…

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A questo link una presentazione completa di Skialper 102 di ottobre-novembre.
 


10 ore, 2 minuti e 1 secondo

I dettagli della nord dell’Eiger di Kilian e Ueli

Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia della scalata sulla nord dell’Eiger di Kilian Jornet e Ueli Steck. Un’impresa resa nota dagli stessi protagonisti attraverso le pagine di Facebook. A qualche giorno di distanza filtra qualche dettaglio in più. Desnivel.com segnala che la via seguita dai due è stata la Heckmair. La partenza è avvenuta da Grindelwald, a quota 1.000 circa e la parte alpinistica inizia a 2.300 metri. Secondo il racconto dei protagonisti le condizioni erano perfette. La discesa invece è avvenuta del versante est. Il tempo totale? Dieci ore, due minuti e un secondo.

 


La PTL da dentro

Su Skialper in edicola un ampio reportage sulla Petite Trotte a Leon

L’Ultra Trail Du Mont Blanc e Chamonix sono l’emblema della competizione in montagna. Più in disparte, in un angolino, c’è la PTL (Petite Trotte à Léon), vestita di un viola spento, lenta, non competitiva e a squadre. Presentata come se fosse la cugina grassa e brutta della famiglia, una passeggiata di 300 km e 26.000 D+ che non fa parlare di sé per i nomi vip che attira e il cui regolamento e dinamiche non sono ben chiare a tutti. Di certo c’è solo una cosa: non c’è classifica, la prova non entra nei database che misurano le prestazioni degli atleti, come il DUV, e non c’è nemmeno un percorso unico. Insomma, per chi ama gareggiare, postare foto di pettorali di gare prestigiose, vantarsi del proprio tempo e compararlo con quello degli altri, la Petite Trotte à Léon è proprio la corsa da evitare. Anche perché è durissima… Tommaso de Mottoni la racconta su Skialper 102 di ottobre-novembre dopo averla portata a termine.

COSA È - La PTL è essenzialmente una prova di montagna in squadra, ossia un momento in cui confrontarsi con l’alpe, le sue difficoltà e le sue meraviglie con il solo aiuto del proprio compagno di squadra. Il senso non è quindi giungere al punto di arrivo il più velocemente possibile, ma vivere un’esperienza d’equipe nel contesto più duro e puro che si possa trovare sul Mont Blanc. Questo concetto ricalca con molta fedeltà la Grande Randonnée della tradizione escursionistica francese, associandolo a elementi di difficoltà tecnica che generalmente non si trovano nemmeno nei punti più impegnativi della Grande Randonnée per eccellenza, il GR20.  Nel percorrere la traccia della PTL, spesso fuori dai sentieri, di notte e lungo nevai o ghiaioni instabili e insidiosi, si va verso un crescendo di difficoltà e fatica. I Livelli di impegno richiesti sono ben più alti rispetto a quelli descritti dai requisiti di ammissione alla corsa. Una parabola scandita da cancelli orari da rispettare che non sono certo indulgenti, fino a giungere all’incirca all’ultimo, a 250 chilometri.

NON È IL TOR - Sebbene si parli quasi della stessa zona, distanza e dislivello, parliamo di due prove completamente diverse. Il Tor des Geants non presenta componenti tecniche di particolare rilievo, svolgendosi quasi interamente su sentieri escursionisti E, caratterizzato da lunghe e morbide ascensioni intervallate da qualche tratto più ripido. La PTL è esattamente il contrario: pochissima assistenza, sentieri spesso invisibili e traccia GPS come unico mezzo di navigazione. I tratti in cui correre sono in netta minoranza rispetto a quelli in cui procedere a 1,5 km/h è già una velocità di tutto rispetto. A questo si aggiunge il fatto che parecchi passaggi della PTL potrebbero essere definiti come EE e EEA, o meglio, dovrebbero essere attrezzati ma non lo sono. Al TDG senza alcun requisito di ingresso, e quindi aperta a tutti, c’è un 50% circa di abbandoni; per partecipare  alla PTL bisogna essere guida alpina, aver fatto il TDG o l’UTMB e nonostante questo c’è stato un 80% di abbandoni nel 2015. I numeri parlano chiaro.

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Kilian & Ueli, selfie sulla nord dell

Jornet e Steck avevano gia

Il più veloce alpinista e il più veloce runner. Insieme… Un sogno, un progetto, ieri diventato realtà. Ad annunciarlo Kilian Jornet e Ueli Steck sulle rispettive pagine Facebook. Per i due montanari più veloci del mondo, complice anche il clima mite, un grande classico, la nord dell’Eiger ‘car to car’ da Grindelwald. Per Kilian si trattava della prima volta… per Ueli della trentanovesima. Non sono stati resi noti altri dettagli e tempi della salita ma immaginiamo che sia stata veloce. Già a metà ottobre Kilian, che si trovava in Nepal senza obiettivi di record, aveva unito le proprie forze a quelle di Ueli Sreck per una scalata fino a quota 6.350. A rivelarlo Hélias Millerioux, salito insieme ai due, su Facebook: «Mi fanno male le gambe dopo questi 15 km e 1.700 m di dislivello tra 4.700 m e 6.350 m… 8 ore in montagna e sicuramente loro due hanno perso più di due ore a causa mia…».

 

I spend all yesterday following this guy. Great day with Ueli Steck in Eiger.Suunto I Petzl Posted by Kilian Jornet on Lunedì 9 novembre 2015

 

Learn so much climbing with Ueli Steck . Thanks for showing me your mountain. A car to car from Grindelwald and back... Posted by Kilian Jornet on Domenica 8 novembre 2015

 

Today Kilian Jornet and myself enjoyed the good warm weather and the great conditions. A Car to Car ascent from... Posted by Ueli Steck on Domenica 8 novembre 2015

 

Amazing conditions on the Eiger. We having some fun climbing in the Northface. Posted by Ueli Steck on Venerdì 6 novembre 2015


Il paesaggio vegetale e le valanghe

Su Skialper in edicola i consigli per valutare la pericolosità dei boschi

Alcuni tipi di copertura vegetale, come arbusti ed erbe a stelo lungo, hanno una capacità di ancoraggio da modesta a minima e, nella maggior parte dei casi, favoriscono la formazione di strati di neve a debole coesione verso la base del manto nevoso. Al contrario, le formazioni a bosco tendono ad ancorare la neve sul versante e ne favoriscono i processi evolutivi verso forme che portano a costruire strati di buona stabilità. Questi sono principi generali che, per quanto rilevanti, costituiscono un’informazione troppo generica per le nostre necessità di skialper. Ecco perché su Skialper 102 di ottobre-novembre Renato Cresta prova a ripartire la copertura vegetale secondo il complesso di piante presenti in un determinato habitat.

FASCE - Basandoci su questo criterio di ripartizione, quando lo osserviamo nella sua estensione dal fondovalle al crinale, potremo osservare che un versante è suddivisibile in fasce che aggregano piante con forma biologica e fisionomia simili: sul fondovalle troveremo una fascia in cui è prevalente la presenza di erbe (prati da sfalcio e coltivi); a monte di questa fascia è solitamente presente una striscia di bosco che, al margine superiore, sfuma in boscaglia, un misto di arbusti e alberi nani e contorti.

BOSCO DI SEMPREVERDI - Il bosco che conserva la foglia ha una capacità d’intercettazione della precipitazione nevosa che può superare il 70%; in altri termini, dopo una nevicata di un metro, all’interno di un bosco di abeti, potremo misurare anche meno 30 cm di neve al suolo. Al contrario un bosco di latifoglie e conifere che, come il larice, in autunno perdono le foglie ha un effetto ancoraggio della neve molto più basso.   In secondo luogo dobbiamo determinare la distribuzione dei fusti sul suolo, che i forestali schematizzano in funzione della distanza media tra i fusti…

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Eydallin a tutta birra

Su Skialper in edicola intervista esclusiva allo skialper dell'Esercito

«Ce l’hai un paio di scarpette da arrampicata?». «Sì, ma sono piuttosto vintage». «Tu portale lo stesso». È  iniziata così l’intervista del nostro Luca Giaccone a Matteo Eydallin. Appuntamento appena fuori Gap, in Francia. «Arrampico da un po’  di tempo, ma ‘seriamente’ da un paio di anni - ha detto Eyda -. Al mattino bici o corsa, nel pomeriggio climbing: diciamo che volume ne faccio. Questa è una sorta di giornata-tipo o giornata ideale se preferisci, durante l’estate. Unica concessione, una birra: a quella non rinuncio. Un po’ di libri, tanta musica, ma senza un autore particolare. Adesso che sono in Francia, ascolto anche i chansonnier, ma in macchina di cd ce ne sono di tutti i tipi, dal rock anni settanta al reggae». Ecco qualche anticipazione.

VERTICAL E SPRINT - «Qualcuno dice che rinuncio alla Coppa e magari mi critica. Ma piuttosto che partecipare a un vertical o a una sprint di Coppa, prove che non sono nelle mie corde, vado a una gara di alta montagna in Italia che sia allenante come distanza o dislivello per quello che voglio fare io. Un allenamento utile, almeno per me, senza prosciugare energie fisiche e mentali, come invece succede con una Coppa del Mondo. Mi preparo senza stress da competizione, penso che sia anche meglio che stare fermi a riposare. Queste sono le mie caratteristiche».

LENCE -
«Siamo abbastanza intelligenti da capire che quando non avremo più lo stesso ritmo sarà arrivato il tempo di cambiare ‘socio’. Questo ovviamente non cambierà nulla del nostro rapporto di amicizia. Basta solo che mi aspetti per una birra a fine gara. O che venga anche se sarò io ad aspettarlo…».

OLIMPIADI - «Non so se lo ski-alp ci arriverà, ma di una cosa sono certo: è uno sport indipendentemente dalla presenza alle Olimpiadi. In questo campo spesso prevale la politica sull’essenza dello sport. E spesso approdano giochi e non sport».

IL SUCCESSO PIÙ BELLO -  «Non faccio graduatorie, ma forse il Mezzalama 2013, quando non eravamo favoriti. Parliamo, però, di soddisfazioni sportive. Lo sport fa parte della mia vita, ma mi piace separarlo da quella reale. Se vinco il Mezzalama non volo in alto, se perdo non mi demoralizzo».

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Insolita Grignetta

Su Skialper in edicola la discesa sul versante est della vetta lombarda

La Grignetta è la montagna simbolo dell’alpinismo lecchese. I suoi scoscesi versanti e la sue infinità di guglie appuntite sono state la palestra per alcuni dei più noti alpinisti di fama internazionale, ma pochi la conoscono in chiave sciistica, soprattutto la selvaggia la parete est. Un versante caratterizzato da un labirinto di canali mozzafiato che precipita e si conclude nella sottostante Val Gerone, dove passa la molto conosciuta e frequentata ‘Traversata Bassa delle Grigne’. Questi canali sono frequentati in veste invernali da pochissimi alpinisti a causa di un lungo avvicinamento a fronte di basse difficoltà tecniche in salita. Su Skialper di ottobre-novembre Gerri Terraneo ha sciato per noi questo versante.

800 METRI - L’immenso versante misura circa 800 metri di dislivello. «Da lontano abbiamo notato la presenza, anche se non chiara, di qualche salto di roccia e così, armati fino ai denti, risaliamo i pendii ormai in versione estiva che costeggiano il torrione Fiorelli e raggiungiamo la famosa cresta Sinigaglia - scrive Terraneo - . Siamo solo noi tre con i nostri zaini pesanti; sci, scarponi e piccozze sono riposti su di essi e saliamo veloci con le scarpe da avvicinamento fino a quasi il terzo Magnaghi. Solo un po’ prima la presenza di qualche lingua di neve gelata ci fa desistere e indossare scarponi da sci e ramponi». Dalla vetta si scende su un versante soleggiato e per nulla angusto, a dispetto dell’impressione guardandolo da lontano, con le pendenze che non superano i 40° salvo in qualche tratto. A circa tre quarti di discesa un saltino di sei metri obbliga a fare una breve doppia su un arbusto e altri due passaggi privi ormai di neve a togliere gli sci e disarrampicare per qualche metro. L’esposizione è a est, con tutte le problematiche classiche di versanti con questo orientamento. Vivamente sconsigliata in giornate troppo calde e dopo abbondanti nevicate, è una discesa diversa e di soddisfazione a patto di calcolare bene i tempi di andata e ritorno…Tutti i dettagli su Skialper numero 102...

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Il video di presentazione della Buyer's Guide 2016

In settimana nelle edicole il numero speciale dedicato ai test materiali

L’attesa per gli appassionati è finita. Proprio in questi giorni, infatti, è in distribuzione nelle edicole la Buyer’s Guide 2016 il numero speciale di Skialper dedicato ai test materiali. Per chi preferisce leggerlo su smartphone o tablet, è già disponibile nello store della app di Skialper.
Un numero davvero speciale, se consideriamo che è di oltre 350 pagine, con un quantitativo di prodotti testati unico nel proprio genere. 
La grande novità, poi, è la doppia lingua: tutti i testi hanno traduzione a fronte in inglese per consentire una diffusione su scala internazionale di questo prodotto.

QUATTRO CATEGORIE - Sci e scarponi sono stati suddivisi in quattro categorie, secondo la ‘tabella Skialper’ che tiene conto di peso e geometria dei prodotti. Scialpinismo gara, scialpinismo classico, scialpinismo moderno e scialpinismo freeride. Ovvero quattro modi diversi di dire scialpinismo, con il minimo comune denominatore della funzionalità in salita.
Il mercato quest’anno offre una varietà di materiali come mai si era visto finora ed è stato difficile, divertente e affascinante scoprirli uno ad uno, conoscerli, valutarli ed infine recensirli.

ATTACCHI AL MICROSCOPIO - Qual è lo stato dell’arte degli attacchini a pin? Abbiamo messo a dura prova i migliori modelli, valutando anche lo sgancio anteriore e posteriore di ognuno. Un lavoro mai visto in questo settore, con prodotti ATK, Dynafit, Plum, Ski Trab, Marker e G3 a diretto confronto.

NOVITA’ SPLITBOARD - La nuova edizione della Guida ospita anche il primo test italiano delle tavole splitboard. Tutti i migliori modelli testati in salita e discesa da un team di primissimo piano.

DA NON PERDERE - Vi accompagneremo nel corso del mese con approfondimenti, video tutorial e immagini backstage. L’importante è che non farvi sfuggire la vostra copia della Buyer’s Guide: utile per gli acquisti, fondamentale per capire in che direzione sta andando l’attrezzatura da montagna.

DOVE TROVARE LA BUYER'S GUIDE - Nelle migliori edicole, nelle consuete rivendite in cui è disponibile Skialper. Importante: trattandosi di un numero speciale non è incluso nell’abbonamento, per cui gli abbonati lo dovranno acquistare in edicola. Entro la fine della settimana sarà anche disponibile il nuovo shop on-line di Skialper con la possibilità di acquistare la copia della Buyer’s Guide e riceverla direttamente a casa.
 


Corsa in inverno, quando il gioco si fa duro

Su Skialper in edicola tutti i consigli per correre nella stagione fredda

Pioggia, neve, vento gelido, giornate corte e buie. Per correre d’inverno bisogna proprio amare lo sport e la vita all’aria aperta. Eppure le temperature basse sono più favorevoli alla corsa di quelle calde estive, a patto che non siano troppo rigide. Se è vero che l’uomo, a differenza degli animali, sembra essere stato creato apposta per correre perché non ha il pelo e quindi può fare fuoriuscire il sudore e coprire lunghe distanze, è anche vero che le migliori prestazioni gli atleti top le ottengono proprio ‘a freddo’. Basti pensare, per esempio, al record di Urban Zemmer nel vertical di Fully 2014, primo uomo a scendere sotto il muro dei 30 minuti grazie anche a temperature più fresche degli anni precedenti. Senza dimenticare che la corsa, soprattutto nei mesi autunnali di transizione, può essere, in certe situazioni, un buon ponte verso le gite scialpinistiche. Per runner irrinunciabili ma anche skialper, dunque, una corsetta fuori stagione è un must per tenersi in forma e la suggestione del paesaggio alpino autunnale e invernale, unita a quell’aria frizzante e al cielo terso, sono un invito a mettere le scarpe da running. E se piove o nevica? Niente paura, i materiali moderni consentono di mettere il naso fuori di casa e bruciare calorie con qualsiasi tempo. L’importante è seguire alcune regole e soprattutto usare sempre la testa e sapere valutare potenziali situazioni di pericolo. Per intenderci: va bene andare a fare la corsetta nel bosco dietro casa, magari rimandiamo il lungo in quota a giornate più propizie… Su Skialper di ottobre-novembre un ampio servizio dedicato all’argomento, con consigli dei pro, del medico, dell’alimentarista, scarpe e abbigliamento dei migliori marchi… e tanto altro. Il tutto illustrato dalle spelndide foto di Federico Ravassard.

MOTORE ALLENATO - La prima implicazione del correre con temperature più fresche è che un motore con una migliore cilindrata (leggi con una maggiore capacità di consumo di ossigeno) produce subito più calore. Per intenderci: un atleta ben allenato e con buone capacità aerobiche soffrirà meno il freddo e farà dunque meno fatica a gettarsi nel gelo, magari con abbigliamento relativamente leggero. Al contrario, un atleta allenato e con la quantità di massa grassa al minimo, fattore determinante (in positivo) nei mesi estivi, in inverno avrà qualche probabilità in più di ammalarsi, sarà meno protetto dal raffreddori e virus influenzali.

LAYER SYSTEM - Oggi va di moda parlare di layer, ma non è altro che ‘vestirsi a strati’. Per correre in inverno in montagna o in collina la cosa migliore è utilizzare diversi strati in funzione della temperatura e dell’intensità dell’attività. L’abbigliamento è sicuramente la più importante delle variabili. Bisogna inoltre considerare che spesso si tende a coprirsi troppo e dopo pochi minuti di corsa si tenderà comunque a sudare.

SCALDARSI PRIMA DI USCIRE -
Se possibile, sarebbe ideale eseguire alcuni esercizi di mobilizzazione in ambiente ancora mite (nel garage di casa prima di uscire!), alcune andature in modo non troppo veloce o qualche minuto di salto con la corda. Se per qualche motivo ciò non fosse possibile, è necessario prevedere alcuni minuti all’inizio della seduta di corsa, a velocità ridotta, in modo di avere tempo di riscaldare il corpo prima che gli venga chiesto di iniziare la performance».

LA REGOLA DELLE 3 ORE -
Lascia passare sempre almeno tre ore dopo un pasto principale prima di fare allenamento: l'organismo è meno resistente al freddo durante la digestione. Se la pausa pranzo è l'unico momento libero, fai uno spuntino a base di carboidrati complessi prima della corsa (un po’ di pasta, pane…) e mangia proteine, frutta e verdura dopo l'allenamento…

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Prime curve a Bormio

Su Skialper gli itinerari easy consigliati da Martinelli & Pedranzini

«Ma come? Con tutto quel ben di Dio di montagne tutt’attorno vi parliamo del Vallecetta solcato dalle piste? Non di solo ‘fuori’ vive l’uomo, specialmente nelle stagioni poco nevose» comincia così l’articolo della seria ‘Alta Via’ di Guido Valota sul numero di ottobre-novembre di Skialper. Negli altri servizi con sci Ski Trab abbiamo descritto itinerari piuttosto facili in montagna aperta. In questo presentiamo alcune belle salite facili, anzi facilissime, almeno parzialmente a quote basse e addirittura segnalate tra boschi, prati, sentieri e tratturi. Si può salire su pochi centimetri di neve, alle prime nevicate stagionali, senza neppure sospettare che esistano piste da sci sullo stesso versante, raggiungerle dalla parte opposta, e poi godersi un tranquillo ritorno a valle su abbondante neve programmata e ben pettinata. Cosa c’è di meglio per chi inizia, oppure invece per chi la sa già lunga ma incappa nella giornata di nebbia o di neve? Noi siamo selti seguendo due grandi dame dello skialp, Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini.

DA OGA A SAN COLOMBANO - Probabilmente è l’itinerario più percorso in Alta Valtellina e anche quello che meglio si presta a imparare da zero la risalita con gli sci e le pelli di foca. Si sviluppa quasi completamente sulla strada forestale che d’estate porta dalla località Forte di Oga alla Malga San Colombano. Esposto a sud, al sole quasi tutto il giorno, può essere affrontato fin dalle prime ore della mattina e resta riparato rispetto al vento dai boschi di larice e di pino cembro.

TOUR DE TROSC - Dalla piana dell’Alute di Bormio, nelle vicinanze della stalla Pedrini, facilmente raggiungibile dai parcheggi della cabinovia, fino alla baita Lecia su facile strada innevata; oppure a Bormio 2000 o alla pista Bimbi al Sole che scende dal Cimino. A questa quota c’è la linea del bosco: fin qui si viaggia bene anche in giornate fredde e ventose o con nebbia. Da un paio di stagioni il percorso è segnalato con bandierine dedicate, a cura dell'Unione Sportiva Bormiese e dello Sci Club Alta Valtellina.

E POI… - Da Bormio alla Rocca Est oppure un ultimo tratto per salire fino a Bormio 3.000, fuori dal bosco, Ecco altre alternative, con qualche difficoltà in più, per un inizio di stagione nella Magnifica Contea.

FRANCESCA E ROBERTA -
Se volete imparare come si fa lo scialpinismo in team accodatevi a Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini come abbiamo fatto noi per realizzare questi itinerari. Finché ci riuscite, ma potrebbero essere pochi metri. Perché la Franci e la Robi sono due belle ragazze che hanno vinto tutto il possibile in carriera, continuando a divertirsi come quando erano compagne di banco alle elementari. Negli ultimi anni hanno dovuto saltare una stagione a testa per infortunio, prima una e poi l’altra, alternandosi solitarie sui campi di gara, ed era strano vedere l’una muoversi senza l’altra. In coppia sono ancora difficilmente battibili, un meccanismo micidiale che ottimizza ogni situazione e non sbaglia un passo. 

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