Domenica ritorna il Cervino X-Trail
Nuovi percorsi sotto la Gran Becca
I Cervino Trailers quest’anno propongono due percorsi inediti di 55 km e 4.000 m D+ e di 20 km e 2.000 m D+.
IL PERCORSO - Per la gara più lunga, la partenza è fissata per le ore 7:00 dall’area sportiva di Antey-Saint-André. La corsa raggiungerà quindi le frazioni Lies e poi Petit-Antey. Il punto culminante è costituito dal monte Zerbion (2.720 m). Sarà poi la volta dell’alpe Chancellier, alpe Nivole, lago Croux, col Pila, monte Tantané e alpe Champlong per quello che si preannuncia essere un percorso altamente spettacolare con ampie vedute sulla Gran Becca. La gara risalirà poi verso il col di Nana sfiorando il percorso del Tor des Géants. tornando con percorso ondulato verso il santuario di Clavalitè, per poi proseguire lungo una cresta molto panoramica, prima fino al colle di Cheneil, poi al lago Lod e Chamois. Una volta raggiunta La Magdeleine, passando per le frazioni di Herin e Avout, si arriva al traguardo presso l’area sportiva di Antey-Saint-André. La gara di 20 km partirà invece alle ore 9:30 sempre dall’area sportiva di Antey-Saint-André.
I POSSIBILI PROTAGONISTI - Sono circa 270 gli atleti iscritti alle prove in programma. Nella 55 km, tra i possibili protagonisti maschili, lo svizzero Marco Gazzola, gli atleti valdostani Franco Collè (Tecnica), Jarno Venturini (Tecnica), Paolo Vierin e Marco Zarantonello (Salomon Agisko). Tra le donne, Vergura Carmela (Valetudo Skyrunning) e Arianna Regis (Salomon Agisko). Nella 20 km, possibili protagonisti con lo spagnolo Alfonso Rodriguez, Cesare Clap, Alberto Ghisellini, Alma Rrika.
Sebastien Chaigneau ripescato alla Hardrock Hundred
Il campione francese in una nuova sfida in America
L’organizzazione della Hardrock Hundred Endurance Run ha comunicato che l’atleta francese Sebastien Chaigneau è stato inserito tra i 140 atleti che prenderanno il via alla gara il 12 luglio da Silverton, in Colorado.
DENTRO LA STORIA DELL'ENDURANCE - Una gara ormai leggendaria, non solo negli Stati Uniti, che dal 1992 si svolge ogni anno con le sole eccezioni del 1992 per troppa neve e del 2002 per incendi. Fedele alle sue rigide regole di iscrizione, la sua lotteria non ha mai concesso sconti a nessuno, neanche a Kilian Jornet che ha cercato di parteciparvi negli ultimi anni. Con i suoi 161 km 10.000 metri di dislivello positivo e i 4.281 m del suo punto cuminante (Handies Peak) e senz'ombra di dubbio la 100 miglia più dura del continente americano.
I TEMPI DI RIFERIMENTO - Nel 2008 il giovane talento americano Kyle Skaggs, prima di scomparire dalle competizioni, l’ha terminata con l’inavvicinabile tempo di 23h23’. La Francia vanta già una vittoria, quella di Julien Chorier che nel 2011 ha chiuso in 25h17’’. E’ la gara di Karl Meltzer che ha già colto cinque vittorie, un secondo posto e che detiene il secondo miglior tempo di sempre in 24h38’’. Anche lui, come i connazionali Jared Campbell e Joe Grant sarà al via quest’anno.
UNA GARA CHE VALE UNA CARRIERA - Per l'atleta in forza al team The North Face, la Hardrock diventa quindi uno degli appuntamenti principali dell’intera stagione. Reduce dal primo posto alla Transgrancanaria a marzo e dal terzo posto dell’Ultra Trail Mt. Fuji ad aprile, questa potrebbe essere una grande occasione per la sua consacrazione definitiva. Dopo la già citata vittoria di Julien Chorier nel 2011 e quella di Thomas Lorblanchet lo scorso anno alla Leadville, Chaigneau tenterà quindi di portare in Francia un terzo successo nell’endurance running americano che conta.
Marco Facchinelli Uomo Verticale
La vittoria 'di forza' al Vertical del Cornon, ma non solo
Marco Facchinelli sta specializzandosi sempre più nelle gare di salita ripida, con gli sci e a piedi. Domenica mattina ha vinto al Cornon una gara difficile, e anche un po' atipica rispetto agli standard dei VK. La parte alta del percorso completava gli ultimi 80 / 100 metri positivi in un lungo alternarsi di terreni comprendenti anche una discesa (e non così corta).
Marco, puoi raccontare la gara del Cornon?
«Sono stato in testa fin dal primo metro, e ho tenuto alto ilo ritmo. Però Philip (Götsch) teneva, anche quando ho provato a fare la differenza diverse volte. Solo alla fine, proprio sull'ultima salita si è staccato. Io lì ho tirato al massimo, e comunque poi mi ha detto che era al limite già da prima».
Questa sembrerebbe una gran bella stagione per te. Racconta dell'Elbrus.
«All'Elbrus World Series martedì 7 maggio abbiamo corso il Vertical Km come gara 'propedeutica' a quella principale. Mille metri per 3,7 chilometri tra 2400 e 3400 metri, parzialmente innevati. Giovedì 8 invece la gara partiva a 2300 metri, dove ci sono gli alberghi, e la cima è 5642, quindi 3300 metri positivi su terreno di nevaio e ghiacciaio facile. L'unico problema poteva essere il clima. Ci hanno detto: 'Se da una bandierina non vedete la successiva, la gara è annullata e tornate indietro'. Invece è andata bene. Vittoria e record: il precedente apparteneva a Luis Alberto in 3h 41', e io ci ho messo 3h 30'».
E il tuo progetto al Pic Lenin?
«Eh, per quello servono anche i soldi! Mi sto dando da fare a cercarli, ma ormai manca un mese e mi sa che se ne riparla l'anno prossimo. Comunque quella è una cosa molto diversa. Non ha nulla a che fare con le nostre gare ne' con le Sky. E' una cosa dei russi, loro hanno sempre fatto queste gare (ai tempi dell'URSS selezionavano così i partecipanti alle spedizioni). Lì si parte dal campo base o dal campo 1, non so bene. Comunque a una quota tra 4400 e 4500, e poi si sale in cima a 7134. In passato aveva vinto Urubko, e anche Bolotov, che è appena morto sull'Everest, e il record è sulle 6h 30'».
Con Marco i discorsi vanno a toccare un sacco di argomenti, ed è lui a proporli a getto continuo. Dalla sua filosofia del Vertical al Soccorso alpino, dal suo passato nel mezzofondo (con tempi di tutto rispetto) allo scialpinismo, fino al suo personalissimo progetto di mappatura di percorsi vertical in posti belli e su sentieri poco frequentati scovati sulla cartina; e con tempo di riferimento…naturalmente stabilito da lui stesso.
Rimanete in contatto perché Marco non è 'solo' un atleta fortissimo, ma ha anche molti argomenti da proporre a 360°.
Per ora chiude con una precisazione importante: «Io voglio ringraziare il Team La Sportiva, che mi sostiene tutto l'anno. Ma voglio ringraziare anche i Bogn da Nia, il club per cui sono tesserato!»
Simona Morbelli, un podio aspettando la CCC
Al terzo anno nelle ultra, arrivano i risultati che contano
Dopo quelle di Alessandra Carlini e Marco De Gasperi, è arrivata anche la testimonianza diretta di Simona Morbelli, reduce da un podio nella 80 km di Chamonix. Quello di Simona, dopo il secondo posto di Alessandra Carlini sempre nella 80 km, il terzo posto di Antonella Confortola nel Vertical e il secondo posto di Marco De Gasperi nella 42 km, è il quarto podio conquistato dagli atleti italiani nel prestigioso fine settimana di Chamonix.
Con i due secondi posti all’Ultrabericus Trail e a Le Porte di Pietra e il terzo posto al Trail dei Gorrei, questo è anche il quarto podio stagionale per l’atleta piemontese che sta affrontando sua terza stagione nelle ultra distanze. Un risultato importante che la proietta direttamente nella preparazione per la CCC dove vuole migliorare il suo settimo posto dello scorso anno.
"La mia 80 km di Chamonix è iniziata a gennaio, quando ho pianificato il programma annuale di gare. Vivo a Courmayeur, amo la montagna, amo questo posto, come potevo non correrla? Sapevo sarebbe stata una gara tecnica. Sapevo che avrebbe avuto una risonanza di tipo internazionale. Sapevo che sarebbe stata dura. Lo sapevo, e per questo volevo correrla a tutti i costi. Insieme a Fabrizio avevo fatto una breve ricognizione due settimane prima ma l’abbondante strato di neve residuo non ci aveva permesso di seguire interamente il tracciato di gara. L'inquietudine, anche per questo motivo, era quindi aumentata. Un problema alla caviglia sinistra, la neve e la presenza di discese tecniche, mi avevano messo in allarme.
Il grande giorno arriva. Chamonix, h 02:00, apro gli occhi. Finalmente ci siamo. Gli attimi prima delle partenze sono i momenti peggiori. Vorrei già correre, vorrei essere già in gara. Start. Finalmente. So che non devo tirare, l'inizio è tutto in salita, si corre diretti al Brevant. Io e Alessandra stiamo insieme, parliamo. So che a La Flegere troverò Fabio che è salito a piedi subito dopo la partenza. Davide invece lo ritroverò con Andrea a Vallorcine. Tutto prosegue bene per i primi 45 km. Il percorso è semplicemente favoloso. Sono a metà gara, vediamo cosa capiterà, le salite le gestisco sempre bene e penso che se tengo il ritmo potrò aumentare a breve. Devo solo fare due cose, non prendere una storta alla caviglia infortunata e soprattutto non perdermi. Rimango concentrata, guardo il terreno, penso solo a tenere il ritmo e zac, alzo gli occhi e capisco che qualcosa non va. Niente più balisaggio. Dove mi trovo? Per chi corre questo è l'incubo peggiore. Accorgersi di aver sbagliato e di averlo fatto così bene da essere andati dalla parte opposta è terribile. Panico. Stress. Chiamo, grido e chiedo. Torno indietro. No, proseguo avanti. Andrea al telefono mi dice che si trova in bici da qualche parte ma non capisco dove. Ritrovo il percorso, inizio a chiedermi quanto tempo ho perso, cosa ci faccio ancora li e per quale motivo sono stata così distratta. La mia testa rimane inchiodata a quei minuti persi.
Arrivo a Le Bois, mi aspetta l’ultima salita. Ritrovo Fabio e Davide. Sono li ad aspettare me. Grazie. Supero la piccola stazione di Montenvers. Conosco il posto perchè vi passo spesso in inverno con gli sci. Jean-Michel lo aveva detto, solo pietre, difficile correre, si perderà parecchio tempo. Alla mia sinistra i Dru. Penso a Bonatti, la storia dell'alpinismo mondiale. La salita finisce e inizia il lunghissimo traverso. Sotto, Chamonix si avvicina. Aspetto con ansia quella che so essere l'ultima discesa.
Arrivo in fondo e ritrovo Andrea con la bike. Lui davanti. Io dietro. Ogni tanto si gira ma non mollo. Eh no, siamo alla fine di questo incredibile viaggio, tra poco sarà tutto finito. Attraverso il centro del paese, mi godo l’arrivo nella piazza della chiesa. Alberto, Alessandra, Giulio, Fabrizio, Andrea, Fabio, Davide sono tutti lì ad attendermi. Manca Fulvio. Peccato. La gente sta applaudendo, grida il mio nome. Assaporo tutto. Questi momenti acquisteranno ancor più valore con il passare del tempo perché le emozioni, più sono forti più ti rimangono dentro".
Le ultime dal Sentiero 4 Luglio
Domenica 7 luglio si correrà tra cielo, rocce e neve
Si correrà domenica 7 luglio 2013 su prati, sentieri, pietraie, roccia e nevai.
IL PERCORSO LUNGO - È la 18ª Sentiero 4 Luglio SkyMarathon, che partirà da Aprica (probabilmente sotto l'arco ligneo davanti al Centro Direzionale, non da Piazza Palabione) alle ore 06:45 per il drappello delle intrepide signore e alle 07:30 per gli un po' meno mattinieri maschietti alla loro caccia, lungo la panoramica Alta Via n. 7 (altro nome del Sentiero 4 Luglio).
L'arrivo, per chi supererà il severo cancelLo di Passo Sèllero inesorabilmente sbarrato alle 11.30, sarà come nel 2011 a Santìcolo di Corteno Golgi, 42 km e quasi 3000 metri di dislivello positivo più a est. Anche se le due località sono separate solo da 7-8 km di strada a fondovalle, coperti per il trasbordo di atleti e bagagli dal bus-navetta e dal camioncino della Protezione Civile predisposti dall'organizzazione.
...E QUELLO CORTO - Stesso discorso vale per la 23 km (13ª edizione), solo che qui la neve sarà poca o del tutto assente. In ogni caso la 'corta' raggiunge circa i 2350 di quota alla Porta di Barbione, anch'essa bella zona panoramica.
IL METEO SEMBRA REGGERE - Riguardo al meteo, anche se per ora è un po' presto per le certezze, pare che la giornata di domenica 7 luglio debba essere abbastanza bella e non troppo calda (http://www.apricaonline.com/it/utilita/meteo-aprica).
PARTECIPAZIONE TOP LEVEL - Fra i circa trecento iscritti ci sono diversi nomi noti, tra i quali i vincitori 2012 Tadei Pivk e Paolo Gotti (quest'anno è stato deciso che il primo posto in coppia non vale), Fulvio Dapit e certamente confermeranno la loro altri big che per tattica non si manifestano fino all'ultimo momento. Delle donne non mancheranno la pluri campionessa Emanuela Brizio e l'aprichese Lucia Moraschinelli.
Nella mezza ci sono Lisa Buzzoni, Lorenza Combi, Michela Benzoni (vincitrice della maratona nel lontano 2011), l'incredibile 84enne Antonio Gianola da Premana e altri.
Un bel gruppo di skyrunner arriverà dalla Spagna, mentre altri sono in arrivo dalla Cekia, dalla Slovacchia, dalla Svizzera, dalla Germania, dall'Ungheria e persino dagli USA.
Come sempre, molte le regioni italiche rappresentate, con iscritti dai più lontani lidi della penisola. Quasi una dcina anche i runner locali di Aprica e di Corteno Golgi, alcuni al primo cimento con la competizione.
INFO - Elenco iscritti, programma, premi, regolamento e ogni altra informazione sono disponibili su www.maratonadelcielo.it, in particolare alle voci 2013 e news del menu principale.
È ancora possibile iscriversi, eccezionalmente anche un po' dopo il 3 giugno, fissato come termine formale (e ideale) delle iscrizioni.
Tanta neve sul tracciato de La Montagn’Hard
Solo venerdì si conoscerà il tracciato della 100 km
Sono 262 gli iscritti alla 107 km (e 8800m D+), 263 alla 60 km e 249 alla 38 km: questi i numeri de La Montagn’Hard 2013, ultratrail in programma nel prossimo fine settimana in Savoia. Il via della Montagn’hard 100 è previsto a Saint-Nicolas de Véroce sabato 6 luglio alle 5 del mattino, a seguire lo start delle altre due prove. C'è ancora neve sul percorso: il comitato organizzatore sta lavorando in questi giorni per mettere in sicurezza alcuni passaggi in quota come quelli sull'Enclaves o sulla Crête Croche-Joly. Solo venerdì, nel briefing pre-gara, si avrà un quadro più dettagliato del percorso della Montagn’hard 100. Confermati invece gli altri due percorsi, quello di 60 km e 5000m D+ e quello di 38 km e 3400m D+. Nell'ultima edizione, il vincitore, Cyril Cointre, ha chiuso in 18h 28' 56".
Sabato il World Trail Running Championships
Al via la nazionale italiana con 14 atleti
E’ iniziato il conto alla rovesca per il 4th World Trail Running Championships in programma sabato 6 luglio a Llanrwst, nel Nord del Galles. Dopo le prove di Serre Chevalier in Francia nel 2009 e di Connemara in Irlanda nel 2011, la Iau (International Association of Ultrarunners) ha optato per una nuova suggestiva location all’interno della Gwydyr Forest, ina delle zone turistiche più frequentate del Galles.
La partenza della gara è fissata per le ore 9:00 del mattino. Il percorso si svilupperà su un anello di 15 km da ripetere cinque volte più un tratto di 1 km su asfalto alla partenza e all’arrivo, per un totale di circa 77 km. L’organizzazione non ha rilasciato dati ufficiali sull’effettivo profilo altimetrico del percorso. Sono previsti due punti di rifornimento in ogni giro.
Saranno presenti 19 nazioni per un totale di 129 atleti. L’Italia schiererà al via 14 atleti di cui 8 uomini (Silvano Fedel, Daniele Fornoni, Matteo Lucchese, Paolo Massarenti, Andrea Moretton, Matteo Pigoni, Massimo Tagliaferri e Marco Zanchi) e 6 donne (Cinzia Bertasa, Lisa Borzani, Francesca Canepa, Katia Fori, Lara Mustat e Maria Chiara Parigi).
Lo staff tecnico italiano è invece composto da Gregorio Antonio Zucchinali (Team leader), Stefano Scevaroli (Technical coach), Enrico Vedilei (Technical assistant), Aurelio Michelangeli (Technical assistant), Roberto Beretta (Technical assistant) e Stefano Punzo (Massaggiatore).
La Francia, campione del Mondo in carica come team e nell’individuale maschile (Erik Clavery) e Femminile (Maud Gobert), schiera 13 atleti 7 uomini (Fabien Antolinos, Thierry Breuil, Patrick Bringer, Erik Clavery, Nicolas Martin, Julien Rancon e Sylvain Court) e 6 donne (Stephanie Duc, Maud Gobert, Isabelle Iussaud, Sandra Martin, Nathalie Mauclair, Aurelia Truel).
La gara potrà essere seguita con aggiornamenti live sul sito internet e sulla pagina Facebook della IAU.
Sudtirol Ultrarace: 124km x 7666m+ x 40 ore
Il giro completo delle creste della Val Sarentino
La Südtirol Ultrarace è la corsa estrema in montagna che si snoderà lungo il sentiero "Hufeisentour" (sentiero Ferro di Cavallo) dal 26 al 28 luglio prossimi. Mancano dunque esattamente 24 giorni all’evento e la macchina organizzativa prosegue a ritmo serrato nei lavori, che stanno seguendo l’iter prestabilito.
LA MACCHINA ORGANIZZATIVA - Un compito importante, affidato a Walter Perkmann, è quello di coordinare gli oltre 150 volontari, rappresentanti differenti società del territorio, che assicureranno la loro presenza ed assistenza lungo il percorso di gara. L’ASC Sarentino, partner della corsa estrema, darà il suo sostegno all’evento mobilitando ben sei sezioni, ossia birilli, corsa, bici, calcio, sci e fondo. Inoltre saranno coinvolti anche i vigili del fuoco volontari di Soprabolzano, l’ASV Villandro, l’ASC Meltina, l’ASC Verano, l’AVS Sarentino e l’ASV San Genesio. «Il tracciato è suddiviso in dieci sezioni – spiega il presidente del comitato organizzatore Josef Günther Mair – e per ognuna di queste abbiamo bisogno di personale presente. Grazie all’aiuto di tutte queste società ed associazioni abbiamo i numeri sufficienti per riuscirvi. Saranno impiegate molte persone, circa una sessantina, anche nella zona di partenza ed arrivo. In nome di tutto il comitato organizzatore devo fare un ringraziamento speciale a tutti i volontari, senza il cui supporto sarebbe impossibile realizzare un progetto tanto impegnativo».
ADESIONI DA 9 PAESI EUROPEI - Con i preparativi che viaggiano a gonfie vele, l’organizzazione spera ora di avere dei riscontri positivi anche a livello di partecipanti: sino a questo momento sono giunte 172 adesioni provenienti da 9 nazioni. «Abbiamo sentito molti atleti – aggiunge Josef Günther Mair - che si sono detti disponibili a prendere parte alla corsa estrema, ma fino adesso queste assicurazioni a parole non si sono trasformate in adesioni vere e proprie. C’è comunque la possibilità di iscriversi sino ad una settimana dalla prova, ossia sino al 19 luglio, e quindi siamo fiduciosi del fatto che i numeri miglioreranno».
PERCORSO E TIMING - Südtirol Ultrarace scatterà la sera del 26 luglio: il via sarà dato alle ore 22 dalla piazza centrale del capoluogo altoatesino, ossia piazza Walther. Da Bolzano gli atleti punteranno verso il Renon, quindi, attraverso la Sarner Scharte (Forcella Sarentina), raggiungeranno la Latzfonser Kreuz (Croce di Lazfons), il luogo di pellegrinaggio più alto d’Europa. La corsa proseguirà poi passando per la Flaggerschartenhütte (malga della Forcella di Vallàga) fino a Passo Pennes. A questo punto gli atleti avranno percorso 60 km, la metà del tracciato: qui, per coloro i quali prenderanno parte alla prova in team (è possibile infatti gareggiare in squadre di due), ci sarà il momento del cambio.
La corsa proseguirà lungo una serie di stretti sentieri e ripidi saliscendi, che metteranno a dura prova la tenuta dei concorrenti: si attraverserà il Gerölljoch (Giogo di Frane) fino a Oberberg (Cima di Sopramonte), Unterberg (Cima di Sottomonte) Alpler Nieder e Hirzer Hütte (Rifugio di Punta Cervina). Poi ci si dirigerà verso il punto più alto della gara, Obere Scharte (Giogo piatto) - 2.698 m - sotto l’ Hirzer (Punta Cervina), che, con i suoi 2.781 m, è la montagna più alta delle Alpi Sarentine.
Le fatiche, però, non saranno finite: il tracciato proporrà ancora una lunga salita, dal Kratzberger See (Lago San Pancrazio) fino al Mittager (Monte Catino). Il tracciato procederà poi più tranquillamente, passando per gli Stoanernen Mandln (Omini di sasso), il Giogo di San Genesio fino al paese di San Genesio. Infine una rapida discesa fino al traguardo di Bolzano, sui prati del Talvera.
Qui avverrà anche la premiazione, in programma domenica 28 luglio alle ore 13.
I PARTNER - L’evento è supportato dall'associazione GRW (Cooperativa per lo sviluppo regionale e la formazione) di Sarentino, da Salewa, Sportler e dallo Sportclub di Sarentino, a cui si deve aggiungere il sostegno dell'AVS, del soccorso alpino, della medicina d'urgenza nonché di tutte le società sportive interessate presenti sul territorio.
Altre informazioni sulla Südtirol Ultrarace al sito: www.suedtirol-ultrarace.it
Alessandra Carlini, ultra woman
Le sue impressioni a caldo dopo la gara di Chamonix e un inedito video
Alessandra Carlini, classe 1986 di Ascoli, venerdì scorso si è classificata seconda alla 80 km di Chamonix. Per la giovane marchigiana, un gradito ritorno in Alta Savoia in quella che è ormai diventata la sua località sportiva d'adozione. Particolarmente legata alla CCC, è infatti arrivata quinta nel 2009, decima nel 2010 e sesta nel 2011. Lo scorso anno, invece, ha optato per la più selvaggia TDS è ha centrato il gradino più basso del podio. Cinque arrivi a Chamonix nelle ultime cinque stagioni e due podi che la proiettano di diritto tra le giovani promesse delle ultra distanze.
Abbiamo provato a chiederle qualche impressione sulla gara di domenica e lei ci ha risposto con il suo inconfondibile stile.
«Un viaggio lungo 85 km. Iniziato col buio. Frontali che ascendevano alla vetta simulando tante lucciole nella notte. La stessa notte che presto ha lasciato il posto al giorno regalando ai miei occhi ed a quelli di tutti i fortunati presenti scenari d'incanto, dove l'occhio si perde all'orizzonte, in quella natura incontaminata e generosa che mi ha accolto nel suo verde grembo donandomi emozioni indelebili, di quelle che ti fanno capire il vero valore delle cose.
Tanta fatica, qualche piccola crisi, ma la voglia di arrivare non è mancata mai. Il supporto di persone a me care che interrompeva l'inesauribile flusso dei miei pensieri, fedele compagno di viaggio. I loro sguardi, i sorrisi, sono stati il motore di mente, cuore e gambe. Il mio piccolo zainetto non bastava a contenere le emozioni che portavo con me e che crescevano al passare dei km. Paesaggi mutevoli, dal "giovane" sottobosco, al "maturo" bosco, fino a raggiungere la vetta. Tante, forse troppe vette per gambe stanche, traversi.. poi buttare il cuore giù per le discese, pensieri troppo veloci precedevano i miei passi segnalandomi il camino ancora da percorrere..
Sapevo che lui era là è il desiderio di raggiungerlo prima possibile era più forte di qualsiasi dolore, crisi o altro. Niente avrebbe potuto arrestarmi, perché quando il cuore ha deciso, la testa lo segue senza fare domande perché sa che sarebbe futile retorica.. E le gambe dietro cercano come sempre di "reggere quel passo"!! La fatica inizia a farsi sentire, ma il panorama che si presenta ai miei occhi ogni volta che arrivo in cima spazza via la stanchezza, e sono all'ultima, questa volta la crisi è più forte. Sono in cima, ultimo punto di controllo, vedo a valle la città di Chamonix e riesco ad immaginare finalmente quel traguardo, le persone che attendono me ed allora mi guardo dentro per cercare la forza e dopo una paio di km di discesa le gambe sembrano riprendere. Nella mia testa le ombre si diradano e torna il sereno. Sto arrivando!
È finita ed i miei amici sono lì, manca solo l'inesauribile energia di Simona che non tarda a raggiungerci abbracciandoci tutti col suo splendido sorriso!! Come tutte le esperienze significative ha lasciato il suo segno, mi accorgo di essere cambiata rispetto alla persona che ero appena 13 ore prima, anche per questo è bello ogni volta tornare ad indossare un paio di scarpette ed intraprendere simili viaggi. La mia prima esperienza in un nuovo team, la sensazione di conoscere tutti da sempre e la consapevolezza che questo legame non finirà mai, grazie dall'angolo più nascosto della mia anima».
In allegato potete vedere il video realizzato pochi giorni prima della gara di Chamonix dai fratelli Luca e Roberto Parisse dell'agenzia Risk4Sport nell'ambito di un progetto legato al trail running e ai suoi protagonisti denominato Mountain Athletes Episode Series. Il titolo di questa puntata è 'Alessandra Carlini, Ultra Woman'.
Marco De Gasperi soddisfatto del secondo posto
"Va bene così in questo periodo"
Marco De Gasperi, due giorni dopo il secondo posto alla Marathon du Mont-Blanc. Soddisfazione o un pizzico di rammarico? «Sono contento, visto che, pur non essendo in condizione, sono arrivato a un passo dal successo. Le sensazioni non erano troppo positive nelle settimane precedenti la gara: ho avuto alti e bassi, mi è mancata continuità. Con l'infortunio a febbraio non ho la 'base' e solo adesso sto caricando un po' di più».
Ma cosa è mancato per battere Kilian?
«Le gambe o un po' anche la testa. Non era in forma strepitosa: verso il trentatreesimo chilometro potevo 'affondare' il colpo in salita, ma l'incognita era quella che poi cedessi. Non ero sicuro che potessi 'tenere' sino alla fine. Al trentasettesimo chilometro mi ha staccato, ma vedevo che non era brillantissimo. Tanto che sono riuscito a recuperare i venti secondi di margine. Le energie c'erano, sentivo la gamba. La differenza l'ha fatta verso il quarantesimo chilometro, quando ho avuto i crampi in discesa e quasi non riuscivo a correre. Certo, in questa occasione era battibile, ma non nelle mie condizioni attuali: alla fine mi sono accontentato, va bene così. Ci tenevo a questa gara, perché è un percorso che si addice alle mie caratteristiche, ma visto quest'inizio di stagione 'faticoso' non avevo messo in preventivo un risultato del genere al Mont Blanc: era una tappa intermedia per il recupero completo».
Prossimi obiettivi?
«L'altro aspetto positivo è quello che ho recuperato bene. Già alla fine della gara e poi in questi due giorni le gambe 'girano' bene. Vedremo poi la condizione prossime settimane. Dovrò un po' dosare gli sforzi: diciamo che punto a qualche gara lunga, come la Jungfrau Marathon o la finale delle Skyrunner World Series a Limone sul Garda».
Stevie Kremer, le regole sono da riscrivere
A Chamonix, prestazione stellare dell’americana
Ci eravamo lasciati a fine maggio con la prima prova SKY delle Skyrunner World Series di Zegama dove avevamo assistito a una gara combattuta e avvincente anche in campo femminile. In quell’occasione, vinse la svedese Emelie Forsberg davanti alla spagnola Nuria Picas e all’americana Stevie Kremer. Distacchi molto limitati con solo 1’46’’ dalla prima alla terza.
LA PREPARAZIONE - La seconda prova del circuito mondiale prevedeva la Marathon du Mont Blanc che si è disputata domenica a Chamonix. Stessa distanza di Zegama, dislivello complessivo leggermente inferiore, percorso meno tecnico e, cosa più importante, con arrivo in salita. Sulla carta, le attenzioni erano tutte rivolte alla seconda sfida stagionale tra la Forsberg e la Kremer con l’italiana Silvia Serafini inserita di diritto tra le pretendenti alla vittoria finale per il suo ottimo secondo posto dello scorso anno. Se la parte finale del percorso in salita faceva pronosticare la Kremer, la parte iniziale molto veloce rimaneva un incognita mentre l’unica discesa della gara, dal Posettes a Tour, sembrava fosse a vantaggio esclusivo della svedese. Vi era poi una grande aspettativa sulla tattica di gara che le possibili protagoniste avrebbero adottato. In particolare per la Kremer che a Zegama si era portata in testa fin dall’inizio per poi essere sorpassata dalle dirette inseguitrici nella seconda parte di gara. Per prepararsi al meglio all’evento, la stessa Kremer si è quindi presentata a Chamonix dieci giorni prima provando e riprovando il percorso in modo meticoloso. Un’attenzione su tutte, la discesa dal Posettes, dopo 18 km di gara, riconosciuta anche dalla stessa come la vera incognita della giornata. Appurato che non ci fossero tratti particolarmente tecnici, si era infine convinta che l’unica strategia possibile in quel tratto fosse di spingere sulle gambe il più possibile per arrivare all’attacco della salita che porta a La Flégère con poco distacco dalle prime.
SENZA REGOLE - Questa la teoria, mentre la pratica ha visto una gara completamente differente. Senza remore e calcoli di sorta, la Kremer è partita in testa, proprio come a Zegama, spingendo letteralmente sulle gambe, esattamente come era nelle sue intenzioni. L’unica differenza è che l’ha fatto dal primo all’ultimo km e non solo nella tanto sospirata discesa. Come la sua compagna Silvia, ha optato per lo zainetto, segno inequivocabile di personalità senza necessità di dover imitare le avverarie più quotate e famose. Ad Argentere, il vantaggio di 1’40’’ sulla Forsberg lasciava spazio a qualsiasi tipo di interpretazione, anche a una tattica di gara troppo aggressiva, quasi come se la lezione di Zegama non le fosse ancora servita abbastanza. I 4’17’’ a Vallorcine ancora interlocutori, gli 8’49’’ al Posettes scontati perché dopo la salita e i 9’33’’ a Le Tour, sicuramente una sorpresa. Segno evidente che quella discesa di quasi 5 km l’aveva metabolizzata molto bene nei giorni precedenti. Da Tre le Champ al traguardo di Planpraz, semplicemente 12 km che rimarranno a lungo nella storia di questo sport. Il distacco sulla Forsberg diventa di 17’58’’ a La Flegere e di 21’54’’ all’arrivo. I parziali degli ultimi 12 km sono a dir poco impietosi; 11’05’’ sulla Forsberg, 11’40’’ sulla Serafini, quarta classificata e 14’26’’ sulla Lafaye, terza classificata.
VICINO ALLE 4 ORE - I ltempo finale di 4h03’16’’, merita poi delle ulteriori considerazioni. La Marathon du Mont-Blanc è una competizione che esiste ormai da dodici anni. Sempre molto partecipata, ha visto al via nel corso del tempo molti dei migliori specialisti della disciplina, in particolare i francesi ma non solo. Nel recente passato, la francese Stephanie Jimenez aveva stabilito il nuovo record del percorso in 4h39’36’’. Lo scorso anno, la svizzera Maude Mathys in 4h28’17’’ e l’italiana Silvia Serafini in 4h33’53’’ avevano ulteriormente migliorato con l’elvetica che scendeva per la prima volta sotto il muro delle 4h30’. Altri riferimenti storici, Maud Giraud 4h41’40’’ nel 2010 e 4h54’02’’ nel 2009 e Christiane Lacombe 5h16’42’’ nel 2008. Non più tardi dello scorso anno, con il suo tempo finale si sarebbe classificata ottava assoluta, lasciandosi alle spalle alcuni atleti di assoluto valore internazionale. Giusto per dare un’ulteriore riferimento, sempre lo scorso anno l’italiano Lorenzo Trincheri concluse la sua eccellente prova tredicesimo in 4h11’49’’.
VERSO IL FUTURO - Domenica a Chamonix, una ragazza americana di trent’anni, professione insegnante, ha rotto tutti gli schemi pre esistenti della maratona in montagna. Di colpo, ha spostato l’asticella di oltre 25 minuti, mai successo prima d’ora in una gara matura e competitiva. In sintesi, per la Kremer, prima vittoria in carriera nelle Skyrunner World Series, record letteralmente demolito di ben 25’01’’, soli 32’ di distacco dal vincitore con record Kilian Jornet e diciottesima posizione assoluta a 6’44’’ dal decimo posto. A questo punto, ci si domanda dove la stessa possa arrivare e presto lo scopriremo.
Presentato il Km Verticale Chiavenna Lagunc
Valido per il campionato italiano vertical FiIDAL
Tempo di presentazione per il 'Km Verticale Chiavenna Lagünc' in programma domenica 14 luglio e valido per il campionato italiano vertical FiIDAL. Nella sede chiavennasca della Comunità Montana, il presidente del comitato organizzatore Nicola Del Curto e quello del Mera Athletic Gino Valentini hanno illustrato il programma della gara ormai di caratura internazionale. In sala gli azzurri di corsa in montagna Marco De Gasperi, Emanuele Manzi e Alice Gaggi, che, oltre a ribadire la loro presenza, hanno puntualizzato l’impresa organizzativa di Nicola Del Curto: «Ricordo quando questa gara era poco più di una manifestazione provinciale - ha spiegato il bormino sei volte iridato di specialità -, con caparbia e determinazione Nicola è invece riuscito a portare su questo tracciato i migliori interpreti nazionali e mondiali della corsa in montagna. Quest’anno, oltre ad essere prova unica di campionato italiano, decreterà anche il vincitore del neonato circuito Scott Vertical Circuit; un motivo in più per venire a Chiavenna e misurarsi in quella che ormai tutti conoscono come la gara dei record». Oltre ai big di casa, ai nastri di partenza attesi gli azzurri Martin Dematteis, Bernard Dematteis, Marco Facchinelli, Marco Moletto, Massimiliano Di Gioia, Xavier Chevrier, Valentina Belotti, Elisa Desco, Antonella Confortola, Renate Rungger, Romina Cavallera, Francesca Bellezza, Samantha Galassi e la rumena Denisa Dragomira.