Domenica appuntamento con il Trail Monte Casto
La gara biellese festeggia le dieci edizioni
Domenica 25 ottobre il Trail Monte Casto festeggerà la decima edizione: al via un parterre d’atleti eccezionale, atleti dall’estero (10 nazioni presenti), provenienti da moltissime province della nostra penisola, il numero massimo di 800 iscritti è stato raggiunto con largo anticipo.
FAVORITI - Sulla distanza regina di 46 km, veramente difficile individuare un favorito. Dalla zona del Triveneto si presenteranno al via, Christian Modena, Stefano Fantuz, Ivano Molin e Francesco Rigodanza. I lombardi si presenteranno al via con Luca Carrara, Filippo Bianchi, Fabio Di Giacomo, Marco Franzini e Matteo Colombo. Una nutrita pattuglia piemontese cercherà di portare a casa la vittoria, in primis Stefano Trisconi, senza dimenticare Michele Fantoli, Michael Dola, Daniele Fornoni, Daniele Gaido, Alberto Bolcato. Tra i top rientrano anche il valdostano Davide Cheraz, l’argentino Pablo Barnes, i francesi Yoahnn Moussel e Olivier Soriano, il ligure Davide Grazielli e il biellese Mauro Coppa.
In campo femminile, sfida tra la valdostana Sonia Locatelli e l’italo argentina Virginia Oliveri (già vincitrice al Casto), ma attenzione anche all’altra valdostana Sonia Glarey e le biellesi Barbara Cravello e Marcella Belletti. Lotteranno per i primi posti anche Cinzia Bertasa, Marina Plavan, la francese Morgane Cretton.
Lotteranno per la top ten anche l’ex campionessa del mondo trail, Cecilia Mora, Emanuela Scilla Tonetti e Chiara Bertino.
Sulla distanza più breve di 21 km, i favoriti tra gli uomini sono il veneto Cristian Sommariva, il piemontese Danilo Lantermino, il milanese Filippo Canetta e i biellesi Enzo Mersi e Andrea Nicolo. Nelle donne la toscana Cecilia Polci e la biellese Valeria Bruna.
PERCORSO - Per quanto riguarda il tracciato, si tratterà di percorrere ben 46 km con un dislivello di 2200 m quasi interamente su sentieri e strade sterrate. Il percorso toccherà alcuni angoli incantevoli del Biellese, a partire dal Monte Casto, per proseguire attraversando gli alpeggi di Monduro e Carcheggio e salire al Bocchetto Sessera (1380m) tramite la classica mulattiera usata per la transumanza con incomparabili viste sulle montagne biellesi e sulle alpi piemontesi. La gara entrata nell'Oasi Zegna porta prima al Monte Massaro, per raggiungere poi la caratteristica baita della Scheggiola, passare all'alpeggio Baraccone e attraverso il bel ponte a schiena d'asino, al Rifugio Piana del Ponte.
Qui il sentiero ricomincia a salire per passare a fianco del ponte della milizia, raggiungere la Casa del Pescatore e salire immerso nella pineta fino al bellissimo alpeggio dell'Artignaga e tornare al Bocchetto Sessera. Un bel sentiero conduce i trailers quindi a Pratetto, poi a Fraz.Trabbia di Callabiana, un lungo traverso porta alla fraz. Causso di Tavigliano, a Locato, per affrontare poi l'ultima asperità della giornata, la salita alla bella chiesetta degli Eremiti e infine a Selve Marcone. Da qui un traverso nel bosco permette di raggiungere la località Colma e in discesa ritornare al luogo di partenza.
La partenza è prevista per le ore 7 per chi parteciperà alla 46km, alle ore 9 per chi prenderà il via della 21km e alle ore 9.30 verrà dato il via della 9 km (passeggiata non competitiva, iscrizioni possibili il mattino della gara).
Sarà possibile seguire la competizione per chi fosse interessato, in diversi punti tramite spostamenti in auto.
Per la prima volta viene organizzato un mini trail per i bambini, percorso di 600 m per i nati dal 2006 in poi, di 1200 m per i nati dal 2002 al 2005.
Domenica si recupera This is Vertical
Prima edizione della gara di Valgoglio
Domenica si recupera This is Vertical la gara rinviata per il maltempo ad inizio ottobre. Non cambia il programma della prova di Valgoglio (BG), in Val Sanguigno: percorso di 1800 metri di sviluppo per 1000 metri di dislivello positivo con partenze degli atleti ogni 30 secondi nelle vicinanze della Centrale idroelettrica di Aviasco, mentre l’arrivo è iposto in località Cazzat (Campo Alto). Iscrizioni direttamente la mattina della gara dalle ore 7 alle 8,30.
Il tracciato è lo stesso utilizzato dagli scialpinisti locali per i loro allenamenti: così Manuel Negroni e lo sci club Gromo lo hanno riprosto in versione running. Nel 2014 venne organizzata l’edizione zero, dove si era imposto Pietro Lanfranchi fermando le lancette su 37’07”, in ambito femminile aveva vinto Silvia Cuminetti con il tempo di 46’53”.
Grandi emozioni all’Ultra Trail del Lago d’Orta
Vittoria del tedesco Hugenschmidt e di Sonia Locatelli
Grandi emozioni all’Ultra Trail del Lago d’Orta: un ‘viaggio’ per gli oltre 1000 iscritti, durato per alcuni meno di 1h20’ (il vincitore della 15 km, Marco Deusebio) per altri oltre 24 ore (l’ultimo arrivato della 90 km), iniziato alle 5 del mattino di sabato per concludersi all’albeggiare di domenica. Il meteo non è stato favorevole, la neve ha fatto capolino rendendo ancora più difficili alcune parti del percorso, il freddo pungente fuori stagione ha messo alla prova la resistenza dei più ma il trail è anche questo e l’UTLO ha accolto tutti nel modo migliore, non mostrando del tutto le bellezze dei sentieri e dei panorami mozzafiato che si incontrano lungo il percorso, ma sicuramente mettendo in luce la zona del Lago d’Orta, il calore della gente e allo stesso tempo un’organizzazione che è dimostrata all’altezza di un evento di livello internazionale e ne è prova le 25 nazioni rappresentate al via e i commenti positivi del dopo gara.
La gara regina è la 90 km ed ha un suo re incontrastato, Stephan Hugenschmidt, per la terza volta consecutiva vincitore; il giovane ingegnere tedesco ha sbaragliato la concorrenza precedendo lo spagnolo naturalizzato francese Hugo Galeote che ha lottato a lungo con l’idolo di casa, Giulio Ornati (Team Salomon) avendo la meglio nel finale e lasciando a Giulio comunque la soddisfazione di uno splendido podio. Chiudono i primi cinque classificati l’ungherese Kiss e Daniele Fornoni. In campo femminile la vittoria è andata alla valdostana Sonia Locatelli che ha preceduto una delle favorite, la svizzera Zimmerman e Martina Chialvo (Podistica Valle Varaita).
Nella 58 km l’omegnese Stefano Trisconi (Team Dynafit) si è dovuto arrendere a Giulio Piana (Team Mud and Snow) e precedendo Michael Dola (Trail-Running Rewoolution). Tra le donne Cecilia Pedroni ha preceduto Karin Muraro e Cecil Vanier. Nella 30 km le maggiori soddisfazioni per la società organizzatrice, Trail-Running, con il secondo posto di Riccardo Montani, alle spalle del vincitore Maurizio Fenaroli del Kratos Team, e davanti a Mauro Toniolo della Valetudo Skyrunning, e con la vittoria di Barbara Cravello (Trail-Running Rewoolution) su Cinzia Bertasa e Vera Scheebeli.
Domenica si chiude il circuito Sky delle Italy Series
Con la Bellagio Sky Race
Con la Bellagio Sky Race si chiude domenica 25 ottobre anche il circuito Sky delle Italy Series. Circuito articolato in cinque prove: dopo International SkyRace Carnia, Maratona del Cielo-Sentiero 4 luglio, Maddalene SkyMarathon e SkyRace Monte Cavallo, la classifica generale tiene conto tre migliori risultati, sempre considerando che la prova finale attribuisce un 20% in più come punteggio.
Nel ranking maschile c’è già il vincitore, Tadei Pivk: il neo campione delle World Series, portacolori del Team Crazy Idea, è già irraggiungibile con i suoi 300 punti grazie alle vittorie a International SkyRace Carnia, Maratona del Cielo-Sentiero 4 luglio e SkyRace Monte Cavallo. Anche con un successo Mikhail Mamleev della Valetudo Skyrunning arriverebbe solo a 270 punti con i 150 attuali. Terza piazza per Daniele Cappelletti, sempre della Valetudo Skyrunning con i 100 punti ottenuti con il successo alla Maddalene SkyMarathon.
Ancora aperto il discorso a livello femminile, con due atleti della Valetudo in lotta: Silvia Rampazzo ha ora 300 punti, ha partecipato a tutte le quattro prove, scartando il secondo posto alla Maratona del Cielo-Sentiero 4 luglio e tenendo i 100 punti delle vittorie alla International SkyRace Carnia, Maddalene SkyMarathon e SkyRace Monte Cavallo. Seconda Emanuela Brizio con 276 punti grazie al successo alla Maratona del Cielo-Sentiero 4 luglio e ai secondi posti alla International SkyRace Carnia e alla SkyRace Monte Cavallo. Chissà se con il gioco degli ‘abbuoni’ per la gara finale (e dei piazzamenti) potrebbe cambiare la classifica finale. Entrambe sono iscritte alla Bellagio Sky Race…
Bonnet: «il paragone con Kilian e' azzardato»
Le dichiarazioni dei protagonisti della sky di Limone
Remy Bonnet, già campione del mondo Vertical con il successo di ieri al Grest de la Mughera, non smette di far parlare di sé, bissando il successo ed entrando di diritto nella storia di questa gara, riuscendo a vincere entrambe le prove (vertical e sky) in due giorni: «Il paragone con Kilian mi sembra azzardato, lui è un campione assoluto e da quando vince non ha mai cambiato il suo modo di vivere e di comportarsi. La vittoria di oggi è stata molto faticosa ma meravigliosa!». Grande tentativo di rimonta per Manuel Merillas che ha chiuso terzo, confermando il titolo di vice campione del mondo: «All'inizio sono rimasto indietro dal gruppo di testa, dopo la prima discesa mi sono avvicinato ai primi e in cima Mughera ero a pochi minuti da Tadei e speravo di poterlo prendere, complimenti a lui, è stato grande!». Un'ulteriore conferma per Aritz Egea, rimasto in terza posizione fino alla fine dell'ultima discesa quando poi un guaio muscolare lo ha costretto a rallentare. Gran gara anche per Luca Cagnati, Team Dynafit: «Fino all'ultima salita sono riuscito a tenere il passo forte, rimanendo in quinta piazza. Oltre le due ore e mezza però sapevo che avrei sofferto e infatti qui al traguardo (ventesimo) sono stravolto!». Deluso e un po' preoccupato il pluricampione del mondo di corsa in montagna Marco De Gasperi: «Così come ad Hong Kong, oggi avevo pessime sensazioni, non riesco a capire cosa mi succeda, dopo il Monte Bianco ho continuato a spingere ma forse sono andato un po' fuori giri, meno male che la stagione è ormai finita».
Skyrace Limone, la parola alle protagoniste
Orgue': «per fotuna che la stagione e' finita»
Laura Orguè, campionessa del Mondo Skyrace e vincitrice nell'ultima prova di Limone: «In ogni gara mi devo sempre guardare le spalle, so che Maite è molto vicina a me e devo spingere al massimo ogni metro! Per fortuna che la stagione è finita!». Maite Maiora rende onore alla rivale: «È stata superiore, ha meritato il titolo e la vittoria di oggi, il nuovo percorso è stato molto bello!».
Soddisfatta anche Oihana Kortazar per un podio inatteso: «Una bella gara, tecnica soprattutto in discesa, sapevo di non poter mollare». Quarto posto per Elisa Desco dopo una caduta in discesa, avrebbe potuto giocarsi il podio. Molto contenta anche la svedese Yngvild Kaspersen dopo la quarta piazza di ieri. «Un orgoglio chiudere tra le cinque, insieme a ragazze tra le più forti al mondo!».
Doppietta di Bonnet. E Pivk è campione
Nella gara rosa trionfo di Laura Orguè
Doppietta 'storica' per Rèmi Bonnet: il ventenne svizzero del Team Salomon dopo il vertical vince anche la skyrace a Limone sul Garda. Nemmeno Kilian era riuscito a fare l'accoppiata vertical e skyrace: 2h45’25” il suo tempo. Ma alle sue spalle festeggia anche Tadei Pivk: lotta serrata per il portacolori del Team Crazy Idea con lo spagnolo Manuel Merillas del team Mammut / Compressport, in lotta per la generale delle World Series. E alla fine sul traguardo del lungolago è arrivato per primo l’azzurro, nuovo campione del mondo sky. Terzo Merillas, quindi i due baschi Jokin Lizeaga e Aritz Egea.
Nella gara femminile trionfo per Laura Orguè del Team Salomon che vince 3h18’50” e si aggiudica anche la corona delle World Series. Piazza d’onore Maite Maiora del Team La Sportiva in 3h19’07”, terza Oihana Kortazar del Team Salomon in 3h22’24”. Quarto posto per Elisa Desco che senza una caduta in discesa, avrebbe potuto giocarsi il podio.
PERCORSO - 23 km e 2.800 metri di dislivello, tre salite, un traverso e tre discese, lunghe e tecniche. Questo il tracciato ideato da Fabio Meraldi, responsabile del percorso, per la nuova versione della skyrace di Limone sul Garda, teatro delle finali di Coppa del Mondo, per ovviare alle condizioni in quota dei sentieri originali, alcuni inondati dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi e pieni di fango. «Non mi vengono in mente altre gare - spiega Mario Poletti, detentore di alcuni grandi record su skyrace - con un dislivello simile in così pochi chilometri, il comitato è stato grande a saper ovviare il problema del fango, proponendo una gara di livello mondiale, così come dev'essere per una finale».
Vertical di Limone, le parole dei protagonisti
Una gara dura anche sul percorso alternativo
Grande soddisfazione per il vincitore del Vertical di Limone, Rèmi Bonnet: «È stata una gara più lunga e più dura, era molto corribile e dopo la metà sono riuscito a pendere un piccolo vantaggio da Urban, un bel successo. E ora sotto con la skyrace!»
Proprio per l'altoatesino, in seconda piazza, va benissimo così: «Super. Non era la mia gara e lo sapevo, ma ho provato ad andare sempre a tutta, sapendo che per vincere sarebbe stata dura. Peccato per un piccolo crampo sul finale, ma che gara».
E gli ski-alper azzurri? Meno soddisfatto Michele Boscacci, in difficoltà fino a metà gara, ha saputo cambiare passo recuperando venti posizioni negli ultimi 400 metri: «All'inizio non andavo, ho pensato di fermarmi, a un certo punto mi sono accorto che non sentivo più la fatica e ho dato di gas all'acceleratore fino al traguardo (chiudendo 25esimo)». Le gambe girano, possiamo stare sereni per l'imminente stagione di skialp.
Decima piazza per il neo-arruolato dell’Esercito Nadir Maguet su un percorso a lui non congeniale: «Arrivo da una settimana di carico a Courmayeur con gli altri ragazzi, oggi non faceva per me, ma mi sono difeso alla grande».
Ultima ora, cambio percorso del vk di Limone
A causa della prima nevicata annuale
Percorso modificato al vertical di Limone, finale delle World Series. A causa della prima nevicata annuale, il tracciato Crest de la Mùghera è stato sostituito da un 1.000 metri di dislivello in 6,3 km, a causa di alcuni passaggi pericolosi, ripercorrendo in parte a ritroso il percorso della skyrace del sabato. Un percorso meno duro e più corribile, e le carte potrebbero presto mescolarsi; partenza posticipata alle 19 per tutti. Tanti i big al via nella gara maschile: Daniel Antonioli, Martin Anthamatten, il favorito Rèmi Bonnet, William Bon Mardion, Michele Boscacci, Marco Moletto, Nadir Maguet, Urban Zemmer, Nejc Kuhar, Federico Nicolini, Cristian Modena, Fabio Rizzi e Nicola Pedergnana.
A un mese da Tor, il progetto #Tor Surrounding
Il mondo del Tor tra competizione e territorio
La Val d’Aosta è costituita da una superficie di 3262 km quadrati, 74 comuni, 1000 villaggi, 100 castelli, 400 laghi, un fiume, la Dora Baltea, con 25 torrenti tributari, 200 ghiacciai, 113.000 abitanti, 14 valli, a loro volta interrotte da valli laterali; oggi è la più piccola regione italiana, ma fu uno degli Stati dei Savoia, un paese intramontano, un microcosmo politico, una dipendenza carolingia, un paese burgundo e lombardo, e, prima ancora, una provincia romana e un piccolo mondo celtico. Questo territorio incontra la sesta edizione della gara di ultra trail forse più dura al mondo: il Tor des Géants 2015 con i suoi 330 km di percorso da Courmayeur a Courmayeur, 24.000 m di dislivello (quasi tre volte la scalata del Monte Everest dal mare), 150 h di tempo limite cioè 7 giorni, 6 notti e 6 ore, un record del 2013 di 70 h e 4 minuti firmato Iker Karrera, circa 800 partecipanti, 54 paesi rappresentati nel 2015 (26 nel 2012), 7 basi vita, 43 punti di rifornimento, 34 comuni attraversati, 25 colli a oltre 2000 m di altitudine, 30 laghi alpini, un parco nazionale e un parco regionale.
Val d’Aosta e Tor des Géants: una fusione esplosiva di numeri straordinari che quest’anno non ha tradito le aspettative: gli ambienti trasformati dal mal tempo hanno dato una prospettiva nuova alla gara, il tempo di arrivo di Patrick Bohard di 80 ore e 20 minuti conferma ritmi pazzeschi.
Un articolarsi di sensazioni rende le giornate del Tor frenetiche; un occhio alla classifica e uno ai segni della storia: scendendo da Cogne, base vita della terza tappa al km 102,1 di gara, incrociamo il profilo aereo e imponente di Pont d’Ael che troneggia dall’anno 3 a.C. sul torrente Grand Eyvia. L’arrivo a Donnas, quarta base vita a 148,7 km di gara, incrocia una strada romana sormontata da una parete lunga quasi 200 metri e alta anche 12 metri che è stata scavata nella roccia, spianata e levigata come se fosse marmo, anche se il materiale (gneiss) non si prestava affatto. La strada conduce a un arco di 4 metri di spessore per4 di altezza, punto di passaggio simbolo del Tor des Géants che strizza l’occhio al paragone tra le fatiche dei romani e quelle degli atleti. Competizione, storia e anche leggenda si accavallano a Pont Saint Martin: gli atleti attraversano il ponte, anch’esso del I secolo a.C. con un’altezza di 22 metri sul fondo della valle, accompagnati da quei diavoli che secondo la leggenda ne permisero la costruzione.
Molti punti di passaggio della gara furono luoghi di diffusione della popolazione Walser; nella valle di Gressoney, teatro della tappa forse più dura del Tor, il rintocco degli scalpelli del legno di Perloz sembra dare linfa alla straordinaria cultura Walser.
Partendo dalla base vita di Donnas, al km 148,7 di gara, gli atleti forse non si accorgono che ciò che li circonda lungo l’iniziale ‘Sentiero dei vigneti’ è prodotto di uno sforzo in assoluto paragonabile al loro. Le vigne di Donnas si presentano con terrazzamenti impervi, su pendii scoscesi e il clone di Nebbiolo che vi cresce produce grappolo coltivati e raccolti senza mezzi meccanici. Il riscontro di tanta fatica è un vino apprezzato nella storia da Napoleone a Cavour. Di altro impatto per i runners l’alpeggio Djouan in Valsavaranche: l’alpeggio si trova dopo il Col de l’Entrelor (3002 m) e durante la notte gli alpigiani hanno assistito con litri di thè e tanto calore gli atleti provenienti dal colle provati dal freddo e disorientati dalla nebbia. Qui all’alpeggio la regina è la fontina, la migliore del mondo, prodotta con passione utilizzando 100 l di latte per ogni forma da 8-10 kg. A Rhemy Saint Bosses gli atleti passano al km 303,1 di gara, quando ormai Courmayeur è vicina, ma non si fermano ad assaggiare il buonissimo prosciutto DOP che qui si produce, come del resto non deviano verso Etroubles per una visita al locale birrificio artigianale… c’è ancora il Col Malatra ad aspettarli.
Quest’anno la magnifica visione di paesaggi fiabeschi resa possibile dal percorso del Tor des Géants è stata come offuscata dal persistere del mal tempo: i panorami superbi del Monte Bianco (4810 m), del Gran Paradiso (4061 m), del Monte Rosa (4634 m), e del Cervino (4478 m), accessibili a chiunque attraverso l’Alta Via N.1 e l’Alta Via N.2, si sono nascosti dietro una nebbia più o meno costante. Sui colli si è distribuito uno strato leggero di neve e si è formato del ghiaccio; la cattiva visibilità e il vento hanno reso i passaggi in quota rischiosi fino a quando, dopo una prima breve interruzione dovuta a frane sul Col Fenetre (2873 m), la gara è stata interrotta definitivamente dopo il passaggio di appena sei atleti sotto il traguardo di Courmayeur. Mi ha colpito la serenità generale che si respirava nelle basi vita dopo l’interruzione della gara, soprattutto quella degli atleti. La montagna ha dato prova di quanto possa cambiare tanto che il giorno successivo all’interruzione, tornato il bel tempo, sembrava più incantata e splendente che mai.
Una rete di sentieri collega le valli della Val d’Aosta e le due Alte Vie ne rappresentano le caratteristiche: sentieri ben tracciati, con larghezza media di 80 cm e ben segnalati. L’Alta Via N. 1 conduce una persona mediamente allenata con zaino da Donnas a Courmayeur, con 17 tappe giornaliere di 3-5 ore di marcia ciascuna, offrendo punti di sosta per ogni necessità. L’Alta Via N.2 invece si sviluppa nei territori del Parco Nazionale del Gran Paradiso e del Parco Regionale del Monte Avic e conduce da Courmayeur a Donnas con 14 tappe giornaliere di 3-5 ore di marcia. Colpisce il fatto che quest’anno in vincitore del Tor des Géants, Patrick Bohard, ha impiegato 80 ore e 20 minuti (di cui 2 ore e 4 minuti di sonno) a coprire la somma delle due Alte Vie, rallentato peraltro da condizioni ambientali davvero impegnative.
Super Bonnet a Limone
Vince il vertical e il titolo. Nella gara rosa a segno Christelle Dewalle
Al vertical di Limone, tappa finale delle World Series, le carte si erano mischiate prima della partenza, gareggiando su un percorso di 6 km, meno duro ma con più dislivello (quasi 1.200 metri).
Oltre al superfavorito e leader della classifica mondiale Rémi Bonnet, sul percorso originale il trio LaSpo Zemmer-Moletto-Boscacci poteva sicuramente dire la propria (record del percorso di Urban Zemmer con 37'11" e Laura Orguè 44'51").
Il ‘nuovo’ tracciato, molto più veloce, ha premiato la forza della corsa dello svizzero del Team Salomon Rémi Bonnet, un predestinato! Il giovane elvetico ha così confermato la leadership portandosi a casa il titolo di campione del mondo. Alle sue spalle oggi l'atleta del team La Sportiva, Urban Zemmer. A seguire Hovind-Angermund, Perkmann, Wyatt.
Nella generale argento per Nejic Kuhar, bronzo per Ferran Texido.
Al femminile gran successo di giornata per la francese Christelle Dewalle davanti alla forestale Antonella Confortola e Maite Maiora, spagnola del team La Sportiva. Titolo di campione del mondo per Laura Orguè (per una doppietta ‘griffata’ Salomon) con un punteggio di 366 davanti ad Yngvild Kaspersen, oggi quarta al traguardo e Maite Maiora.
Elisa Desco pronta a giocarsi le sue chance a Limone
"Ma è una gara dove ho sempre faticato"
Lotta serrata anche a livello femminile per la generale del circuito sky delle World Series. Sono in cinque per il titolo, da Laura Orguè in testa con 364, Elisa Desco a 350, Maite Maiora a 322, Megan Kimmel a 300 a Stevie Kremer a 254. Vale ovviamente il regolamento dei tre migliori risultati delle Skyrunner World Series e il migliore delle Skyrunning Continental per stabilire la classifica finale.
Elisa Desco è pronta a giocarsi le sue chance.
«Pronta sì, - spiega l’azzurra del team Scott Sports-Compressport - ma, sembrerà strano, non ho ancora smaltito completamente il jet-lag da Hong-Kong. Limone è una gara che conosco, può essere un vantaggio, ma è al tempo stesso un percorso che non amo in modo particolare: ho sempre faticato, soprattutto nella prima ora di gara, quando si affronta la salita. Anche l’anno scorso sono arrivata a podio solo nei chilometri finali, dopo una grande sofferenza».
Quale sarà l’avversaria più temibile?
«Per la vittoria ho visto in grande forma ad Hong-Kong la norvegese Yngvild Kaspersen, per quella finale siamo tutte vicine e con il 20% in più di Limone i giochi sono apertissimi. Orguè, Kimmel, ma anche Maite Maiora che ad Hong-Kong ha fatto una grande gara che le ha permesso di scartare il settimo posto delle Dolomites. Insomma ci sarà da lottare dal primo all’ultimo metro senza fare tanti conti».