I francesi si preparano per Courchevel
Grandi motivazioni per la gara di casa
La squadra francese riparte da Verbier con la solita Laetitia Roux capace di dominare gara individuale e vertical in Coppa del Mondo, ma anche con Matheo Jacquemoud protagonista del grande finale del vertical con Kilian Jornet. Mentre William Bon Mardion sembra non essere ancora a tutta, ma è comunque sempre lì davanti. Per la gara di casa, ovviamente, l'obiettivo è solo uno, vincere, in quello che sembra sempre più un derby con la squadra italiana, salvo intromissioni di un certo Kilian... Ecco il video di presentazione realizzato dall'organizzazione di Courchevel insieme ai ragazzi della squadra francese!
Nuova via sul Cerro Domo Blanco
Neil e Joel Kauffman con Mikey Schaefer aprono Super Domo
Il 2 gennaio gli statunitensi Joel Kauffman, Neil Kauffman e Mikey Schaefer hanno effettuato la prima salita di ‘Super Domo’ sulla parete Est del Cerro Domo Blanco in Patagonia nel massiccio del Cerro Piergiorgio.
I tre americani hanno raggiunto il campo Niponino il primo gennaio e sono ripartiti la mattina del 2 gennaio raggiungendo la crepaccia terminale della Est del Cerro Domo Blanco.
La via, dopo un inizio su ghiaccio e misto non impegnativo, affronta dei tratti di misto più ingaggiosi in fessure e camini per poi salire su ghiaccio molto duro fino alla vetta, raggiunta dai tre alle 9 di sera sempre del 2 gennaio. Le difficoltà incontrare ammontano a WI5 e M6 per 600 m di dislivello.
A detta di Rolando Garibotti questa nuova via merita di divenire una classica della zona sia per la bellezza della linea sia per il fatto che si sviluppa al riparo dal vento ed è quindi un'ottima salita da effettuarsi anche con finestre di bel tempo incerte.
Il racconto completo su www.planetkauffman.com
Tutto completo al Brenta de Not
Venerdì sera a Campiglio tanti big in gara sullo Spinale
Si sono chiuse ufficialmente a mezzogiorno le iscrizioni alla quindicesima edizione del 'Brenta de Not' la 'classica' in notturna che si disputerà la sera di venerdì 24 gennaio con partenza da Madonna di Campiglio e arrivo al Monte Spinale. Si tratta di una delle prime competizioni di questa specialità che sono state mai organizzate in Italia e in Trentino e che viene riproposta ogni anno dallo sci club Brenta Team, grazie ai dinamici organizzatori diretti da Rino Pedergnana.
Iscrizioni che sono state chiuse a quota 400 partenti, dovendo dire di no a tante richieste dell’ultima ora, poiché solo questo numero riesce a garantire i giusti criteri in termini di sicurezza e gestione. E come le precedenti si annuncia un’edizione anche dal grande interesse tecnico visto il lotto dei partenti. In campo maschile ci sarà il vincitore della passata edizione Daniele Cappelletti, tornato alle competizioni poche settimane fa dopo il lungo stop per infortunio. I suoi principali avversari appaiono Thomas Martini, Ivan Antiga, Gil Pintarelli ed Alex Salvadori, ma non è da sottovalutare l’espoir Nicola Pedergnana e soprattutto il talentuoso cadetto Davide Magnini, inserito in nazionale, che potrebbe avere, nonostante la giovane età, tutti i numeri per poter ambire anche ad una prestazione assoluta.
In campo femminile, assente la dominatrice di dodici mesi fa Martina Valmassoi, gli occhi sono puntati sulla sfida fra Maddalena Wegher, tornata pure lei alle competizioni e l’esperta Orietta Calliari.
La quindicesima edizione del Brenta de Not è intitolata, come nelle ultime sei volte, a Corrado Gregori, capostazione del Soccorso Alpino di Dimaro, precipitato dallo spigolo nord del Crozzon di Brenta nel luglio 2008 e per anni dirigente nonché vicepresidente proprio dello sci club Brenta Team.
Il percorso di gara sarà il tradizionale. Una competizione esclusivamente vertical con partenza nei pressi della telecabina spinale a Madonna di Campiglio e arrivo al rifugio Chalet Fiat, affrontando tratti di pista e altri di fuoripista con un dislivello complessivo di 600 metri. La partenza è prevista per le ore 20, quindi premiazione e spaghettata presso il rifugio Spinale Chalet Fiat.
Quarta tappa dell'Eisacktal Cup
Con la nona edizione della Ploseskiuphill
La nona edizione della Ploseskiuphill, notturna su pista organizzata dalla squadra del CNSAS di Bressanone, andrà in scena venerdì 24 gennaio, quarto atto della Eisacktal Cup. Tracciato impegnativo, su una distanza di oltre sei chilometri e 1400 metri di dislivello positivo, con una prima parte di gara molto dura che diventa più scorrevole nel finale, fino all’arrivo al rifugio Plose Cai
Il record appartiene a Urban Zemmer con il crono incredibile di 55’50’’, stabilito nel 2009. All’attacco di questo record ci sarà uno scatenato Philip Götsch che, dopo tre vittorie nelle prime tre gare, guida nettamente la graduatoria generale dell’Eisacktal Cup; sfida aperta invece per i gradini più bassi: secondo al momento è un costante Roland Osele davanti a Roberto De Simone e Lukas Arquin che hanno, però, una gara in meno. Nella graduatoria rosa è ancora Valentina Danese la leader dopo le prime tre gare; in rimonta la compagna di squadra Tatiana Kutlikova, con terza Dina Perissinotto.
Canepa, analisi della vittoria a Hong Kong
Prima vittoria extra-europea per l’italiana
La vittoria di Francesca Canepa alla Vibram Hong Kong 100, gara di 100 km e 4.500 metri di dislivello postitivo disputatasi sabato in Cina, è di notevole rilevanza almeno per tre motivi. Cerchiamo di riassumerli entrando anche nel dettaglio della sua prestazione.
PRIMA VITTORIA EXTRA-EUROPEA – Francesca Canepa, classe 1971, ha fatto il suo esordio nelle ultra distanze (sopra i 42 km) nel 2010. Quell’anno arrivò quinta al Gran Trail Valdigne di 47 km, con un distacco di 48’ da Sonia Glarey. L’anno successivo, ha aumentato le sue distanze scoprendosi un vero e proprio talento nella specialità. Nel 2011 ha vinto le due tappe della The Abbots Way di 125 km, il Trail Oasi Zegna di 60 km, il Punt del Diau di 75 km e il Morenic Trail di 109 km. Nel 2012 ha esorito nelle ultra francesi vincendo il Trail de Vulcain di 74 km, il Challenge Héro Drôme Et Nature di 100 km, il Trail du Gypaète di 71 km. Nello stesso anno, in Italia, ha poi vinto la The Abbots Way di 125 km, la Lavaredo Ultra Trail di 118 km, la Trans d’Havet di 80 km, la TerraAcquaCielo Wildtrail di 50 km, il Tor des Géants di 330 km ed è arrivata seconda all’Ultra.Trail du Mont-Blanc di 103 km. Lo scorso anno, ha replicato le vittorie al Trail de Vulcain e al Challenge Héro Drôme Et Nature, ha vinto ad Andorra la Ronda del Cims di 184 km (gara valida per le Skyrunner World Series), ha vinto in Svizzera l’Eiger Ultra Trail di 101 km e si è riconfermata al Tor des Géants. A fine stagione, si è anche classificata seconda nelle Skyrunner World Series nella specialità Ultra. La vittoria di sabato nella Hong Kong 100, costituisce quindi un ulteriore passo in avanti nella carriera di Francesca. Non solo è la sua prima vittoria fuori dall’Europa ma è anche la prima vittoria italiana al femminile in una gara di ultra distanza di rilievo oltre i confini continentali.
PRIMA VITTORIA NELL’ULTRA-TRAIL WORLD TOUR - Quella di Francesca è una vittoria importante anche perché la gara cinese costituiva la prima prova del nuovo circuito internazionale denominato Ultra-Trail World Tour. Considerate le tipologie di gare in calendario e le relative distanze, anche alla luce di questo primo risultato, non è di certo un azzardo ipotizzare una sua vittoria finale nello stesso circuito. Tra le varie tappe compare anche l’Ultra-Trail du Mont Blanc a fine agosto. Il sogno di tutti i tifosi è quello di vederla primeggiare nel circuito portandosi a casa anche la vittoria più importante, proprio quella nell’UTMB, quella che ad oggi manca nel suo breve ma già immenso curriculum sportivo.
PRIMA VITTORIA STAGIONALE - Il terzo aspetto che rende la vittoria di sabato degna di nota, è il periodo dell’anno in cui si è svolta la gara. Arrivare preparati a disputare una 100 km già a metà gennaio non è da tutti. Lo si è visto in campo maschile con dei risultati non all’altezza delle aspettative da parte dei vari Thevenin, Guillon, Blanc, Le Saux e Bragg. Come ha dichiarato il suo enturage sulla sua pagina Facebook, Francesca ha vinto la gara grazie al suo immenso talento piuttosto che a una preparazione mirata per l’occasione: “dal TOR ad oggi un po' di riposo, carico con gli sci e le pelli e solo 2 mezze maratone per mantenere la corsa. Una gara da 100k con avversarie del calibro di Lizzy Hawker, Claire Price, Nerea Martinez, Olya Korzh, Cassie Scallon”. L’andamento dei distacchi sulle avversarie nel corso della gara non lascia molti spazi ai dubbi. Anche nei confronti della campionessa Lizzy Hawker e della vincitrice dello scorso anno Claire Price, poi ritiratesi, il vantaggio è cresciuto regolarmente nel corso della gara. Tolte le prestazioni delle tre cinesi che la seguono in classifica, di cui non si conoscono i dettagli dei rispettivi risultati sportivi in carriera, saltà comunque all’occhio il vantaggio di 1h30’ rifilato alla spagnola Nerea Matinez. Dalla prima ricostruzione della gara, non avrebbe particolare rillievo neanche il presunto calo di Francesca sull’ultima salita prima del traguardo. Sempre dal suo account Facebook, è lei stessa che spiega l’accaduto: “"La gara è stata meravigliosa stavo molto bene (è la prima volta che lo sento dire..) Liz la vedevo e l'ho superata dopo poco andando via al mio passo. Arrivata la notte ho messo su la frontale (recuperata sul posto, l'aveva dimenticata) ma dopo 1/2h si spegneva così salivo al buio e scendevo come potevo finché ho trovato Vincent Delebarre che mi ha fatto luce con la sua”.
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, per Francesca Canepa e per i tifosi italiani si preannuncia una grande stagione ricca di soddisfazioni.
F1 Evo, lo ski touring alla maniera di Scarpa
Dal sito americano le prime anticipazioni sull'innovativo F1 Evo
Una scarpa per lo ski-touring che ridefinisce radicalmente molti dei concetti tradizionali, cancellandoli e riprogettandoli ex-novo.
Questa è la prima e immediata conclusione a cui porta la sola immagine di F1 Evo.
Dopo le anticipazioni fotografiche diffuse dalla pagina Facebook di Scarpa, che però riguardavano solo singoli particolari rappresentati in bianco e nero, è comparsa sul sito statunitense dell'azienda una preview con le principali novità per la prossima stagione.
INNOVAZIONE RADICALE - Come ormai chiarito dalle scarne anticipazioni di Scarpa e dalle prime immagini prese sul campo in Valle Aurina e poi a Verbier, l'innovazione radicale della scarpa da gara viene adottata anche su una rivoluzionaria scarpa touring: F1 Evo adotterà il sistema Boa, la tecnologia Carbon Core nello scafo, e quel nuovissimo meccanismo a 'switch' che sembra permettere il passaggio walk-ski in entrambi i sensi, in un'unica mossa, e senza intervento manuale sullo scafo: semplicemente entrando e uscendo dalle spine di aggancio posteriori del sistema Low-tech.
PESO IN LINEA CON I DUE GANCI PIÙ AVANZATI - Scarpa North-America parla di un peso estremamente ridotto, 2 pounds 7 ounces il mezzo paio, che corrisponde a circa 1100 grammi (in genere si adotta il 27.0 MP come parametro). Questo è quanto si ricava da immagine e descrizione. Sicuramente c'è da attendersi a breve il lancio italiano, e speriamo anche i particolari di tutta questa innovazione da parte dell'azienda veneta.
Quale migliore occasione della fiera ISPO? ...a cui naturalmente saremo presenti per svelare tutte le novità della nuova collezione Scarpa.
Nanga Parbat, la grande sfida invernale parla italiano
Previtali, al campo base siamo scesi a -29°C
Dopo cento diciannove anni, il Nanga Parbat continua a rappresentare il desiderio impossibile per molti alpinisti. Nel corso di tutto questo tempo la sua vetta è stata raggiunta da poco più di quaranta spedizioni e da oltre duecento alpinisti ma rimane ancora un ultimo tabù da infrangere; metterci piede per la prima volta in inverno. Dal 1998 si sono già registrati sedici tentativi invernali ma nessuno è andato a buon fine. Quest’inverno, ben nove alpinisti hanno tentato, o lo faranno a breve, di salire in vetta. Tra di loro, ci sono anche tre italiani; Simone Moro, Emilio Previtali e Daniele Nardi. Quelli che coinvolgono gli alpinisti italiani sono progetti ambiziosi e non solo perché tentati in inverno. Ad oggi, infatti, ad esclusione di Reinhold e Gunther Messner, nessuno degli altri 19 italiani che hanno raggiunto la cima lo hanno fatto per una via diversa dalla Kinshofer, considerata la via “normale” alla vetta. La spedizione di Simone Moro tenterà la mastodotica parete Rupal e Daniele Nardi in solitaria lo sperone Mummery; due propositi che hanno dell'incredibile. Nanga Pàrbat (montagna nuda) e Diamir (Re dei monti), sono due dei nomi comunemente utilizzati per il colosso pakistano, due nomi per un unico sogno.
LA MONTAGNA KILLER - Il Nanga Parbat, il più a ovest di tutti i quattordici 8000, è l’unico del Kashmir e l’unico di quelli pakistani che non è sulla linea di confine con la Cina. Con i suoi 8.125 metri è la nona montagna più alta del mondo. Dopo l'Annapurna, è il secondo ottomila per indice di mortalità. Dal primo tentativo di ascesa nel 1895, ad opera dell’inglese Albert Frederick Mummery, alla prima conquista nel 1953 dell’austriaco Hermann Buhl, 31 alpinisti sono deceduti cercando di scalarlo. Ad oggi, sono circa 80 gli alpinisti deceduti sul Nanga Parbat, di cui 11 durante l’attacco terroristico del 2013. Tra, questi, anche due itlaiani; Günther Messner nel 1970 e Karl Unterkircher nel 2008. Anche per questo motivo è spesso soprannominata “the killer mountain”.
LA PIU’ ALTA PARETE DEL MONDO - Il Nanga Parbat è una montagna dalle dimesioni a dir poco impressionanti. Sul suo versante sud-sudest, la parete Rupal, con i suoi 4.500 metri di dislivello tra la vetta e il campo base, costituisce la parete più alta al mondo. Sul suo versante nord-ovest, invece, la parete Rakhiot, con un dislivello complessivo di oltre 7.000 metri dal fondovalle dell'Indo, distante circa 27 km in linea d'aria dalla vetta; costituisce uno dei dieci maggiori dislivelli della Terra.
MAI NESSUNO IN INVERNO - Quest’inverno, il Nanga Parbat è tornato alla ribalta della cronaca sportiva con ben quattro tentativi di ascesa. Dal 24 dicembre ci hanno provato i tedeschi Ralf Dujmovits e Darek Zaluski. Il loro intento era quello di salire per la via Messner sul versante nord-ovest, lungo la parete del Diamir. Hanno rinunciato al loro progetto il 02 di gennaio, a causa di due torri sporgenti dalla seraccata oltre 6000 metri che secondo loro costituivano un rischio troppo alto di crolli e di valanghe. Restano in campo la spedizione di Simone Moro, Emilio Previtali e David Göttler e a quella dei polacchi Tomasz Mackiewicz, Marek Klonowski, Jacek Teler e Pawel Dunaj, entrambe impegnate sul versante sud-sudest, lungo la parete Rupal. Nei prossimi giorni arriverà in zona anche l’italiano Daniele Nardi. Il suo sarà un tentativo in solitaria, seguirà lo sperone Mummery sul versante Diamir, individuato da Albert Mummery nel 1895 e finora mai scalato.
SIMONE MORO - Simone Moro, nato a Bergamo il 27 ottobre 1967 ha fatto il suo esordio sugli ottomila nel 1996 con la salita al Shisha Pangma. Ha poi scalato il Lhotse nel 1997, l’Everest nel 2000, il Cho Oyu nel 2002, il Broad Peak nel 2003, il Makalu nel 2009 e il Gasherbrum II nel 2011. Le salite al Shisha Pangma nel 2005, al Makalu nel 2009 e al Gasherbrum II nel 2011, inoltre, costituiscono anche le prime ascensione invernale. Il progetto della cordata di Moro è quello di scalare la parete Rupal lungo la via Sheel, che sale sul lato sinistro della parete per sbucare oltre i 7.000 metri sulla linea di cresta del versante Diamir. Lo stesso Simone Moro ha dichiarato che le possibilità di successo sono nell’ordine del 15-20%. Moro ci provò in inverno già due anni fa con Denis Urubko, l'alpinista kazako con cui ha salito due ottomila in prima assoluta invernale, Makalu e Gasherbrum II. Sul Nanga Parbat furono tuttavia respinti dalle bufere e dal pericolo delle valanghe. Sul perché abbia deciso di ritornare, risponde: “Per ritentare il progetto che ho sognato e che ha una portata storica, perché rimangono solo Nanga Parbat e K2 da scalare d'inverno. Stiamo parlando di esplorazione, quindi era forte la tentazione di andare”. Il suo sarà uno stile leggero, ma non alpino. Probabilmente, come ha dichiarato lo stesso Moro, “piazzeremo un po' di corde fisse sulla montagna, anche se certamente non faremo i carpentieri”.
DANIELE NARDI - Daniele Nardi, nato a Sezze, in provincia di Latina, il 24 giugno del 1976, ha fatto il suo esordio sugli ottomila nel 2001 con la salita al Cho Oyu. Ha poi scalato l’Everest nel 2004, il K2 nel 2007, Nanga Parbat e Broad Peak nel 2008 Quella di Nardi si preannuncia come una sfida nella sfida, ovvero salire per la prima voltas in inverno il Nanga Parbat e in solitaria. Per lo stesso Nardi, le possibilità di successo sono ancora inferiori di quelle di Moro, nell’ordine del 3-5%. Lo scorso anno arrivò a 6.500 metri sullo sperone Mummery, in cordata con la francese Elisabeth Revol. Anche lui, sul perché abbia deciso di ritornare, risponde: “È il fascino dello sperone Mummery, la speranza di completare l'opera iniziata l'anno scorso. Vorrei mettere insieme una via nuova, l'inverno a 8000 metri e lo stile alpino: questi tre aspetti non sono ancora scritti in contemporanea nella storia dell'alpinismo”. Sullo stile della spedizione, è lo stesso Nardi che dichiara: “tutto quello che serve, lo metti nello zaino. Significa dire no a tante cose: portatori, ossigeno, corde fisse, allestimento di campi alti”.
AGGIORNAMENTI DI EMILIO PREVITALI - Emilio Previtali, collaboratore di Ski-alper, comunica quotidianamente dal campo base tramite il suo blog (http://emilioprevitali.blogspot.it/). "Oggi, ha riportato un resoconto sulla settimana di acclimatamento e sull’attività in parete di simone Moro e David Göttler: “Inizio subito la cronaca di quanto è accaduto in questa settimana spiegandomi in poche righe, perché poi devo raccontarvi un'altra storia che ha sempre a che vedere con il Nanga Parbat. Simone e David sono saliti nei giorni scorsi fino quasi a C2 a 6000m e strada facendo hanno dormito un paio di notti a C1 che è a circa 5100m. Il loro programma di acclimatamento procede bene, sono in forma e viaggiano come treni, la via di salita è aperta fino a C2 - grazie anche al gran lavoro dei nostri amici polacchi - e le condizioni della montagna sono per ora ottimali. Il tempo è per ora buono e la temperatura è fredda ma sostenibile, in base alle previsioni che riceviamo da Karl Gabl da Insbruck ci aspettiamo ora il crescere del vento. Al campo base, di notte, siamo scesi un paio di volte a -29°C. Ieri (18.1) Simone e David sono saliti di nuovo ai campi alti con l’ambizione di sbucare sulla cresta che poi conduce con un lunghissimo cammino fino in vetta al Nanga Parbat. L’obiettivo di Simone e David è quello di fare, vento permettendo, una puntata a 7000m, questa sarà una tappa fondamentale per l’acclimatamanto e in prospettiva per il tentativo alla cima. Questo il riepilogo dei fatti”.
Breve storia alpinistica del Nanga Parbat
1895 - Nell’estate del 1895, l’inglese Albert Frederick Mummery fu il primo uomo che tentò l’audace impresa di scalare un ottomila. Scelse una delle montagne più ostili, il Nanga Parbat per il versante nord-ovest, lungo la parete del Diamir e uno stile, definito poi in seguito “alpino”, precursore dei tempi. Partì con altri tre alpinisti britannici, Collie, Hastings e Bruce e due portatori gurka Raghobir Thapa e Gaman Singh. La spedizione si fermò a 6.100 metri di quota. Mummery scomparve il 24 agost con i due portatori nel tentativo di ricongiungersi agli altri compagni sul versante Rakhiot.
1953 - Dovettero passare altri cinquantotto anni, e 31 alpinisti deceduti, prima che un uomo riuscisse a mettere piede sugli 8.125 metri della grande montagna Pakistana. Il 3 luglio 1953 l'alpinista austriaco Hermann Buhl sale la parete Rakhiot, lungo il versante nord-est per quella che ancora oggi è considerata una fra le più grandi imprese della storia dell'alpinismo. Si trattò della prima ascesa assoluta, senza ossigeno e in solitaria a partire dall'ultimo campo, per 40 ore di arrampicata e un bivacco a 8.000 metri senza protezione. La via fu ripetuta con successo solo dopo 18 anni, il 7 luglio 1971, da Michal Orolin e Ivan Fiala, facenti parte di una spedizione cecoslovacca.
1962 - I tedeschi Toni Kinshofer, Sigfried Löw e Anderl Mannhardt raggiungono la vetta per una nuova via sul versante del Diamir, nel settore destro della cima nord. Questa via è oggi considerata la via normale al Nanga Parbat.
1970 - Per la prima salita della parete Rupal sul versante sud-sudest, con i suoi 4.500 metri di sviluppo la più alta del mondo, dovettero passare altri diciotto anni. Il 27 giugno del 1970, riuscirono nell’impresa i fratelli Reinhold e Gunther Messner con quella che fu la terza salita in vetta nella storia. Si videro costretti a scendere dal versante ovest, compiendo così, fuori programma, la prima traversata della montagna. Ai piedi della montagna, Gunther vierne sepolto da una valanga.
1978 - Reinhold Messner compie sulla parete Diamir la prima solitaria al Nanga Parbat e contemporaneamente la prima solitaria di un 8000.
1982 - Lo svizzero Ueli Bùhler compie la prima salita del pilasytro sud-est fino alla cima sud.
1984 - La francese Liliane Barrard è la prima donna a salire sul Nanga Parbat. Sale per la via Kinshofer con il marito Maurice Barrard.
1985 - Le polacche Anna Czerwinska, Krystyna Palmowska e Wanda Rutkiewicz costituiscono la prima cordata femminile che sale in cima. Anche loro lo fanno per la via Kinshofer.
1988 - Nives Meroi è la prima italiana a salire su Nanga Parbat.
1990 - L’italiano Hans Kammerlander compie la prima discesa in sci lungo la parete Diamir.
2005 - In poco più di una settimana, venne aperta finalmente una via diretta sulla parete Rupal, la più alta parete del mondo, sulla quale la cordata composta da Steve House e Vince Anderson aprì una via lunga 4.100 metri.
2012 - L'alpinista scozzese Sandy Allan e l'inglese Rick Allen realizzano la prima salita della cresta sud-ovest, la cresta Mazeno, che separa la parete nord-ovest, detta Diamir, da quella sud-est, detta Rupal. L'attacco finale è iniziato il 2 luglio dal campo base, al quale i due sono ritornati il 19 luglio.
Gli italiani sul Nanga Parbat
1970 - Reinhold e Gunther Messner (Rupal)
1978 - Reinhold Messner (Diamir)
1981 - Alessandro Fassi, Luigi Rota e Gianbattista Scanabessi (Kinshofer)
1986 - Fausto De Stefani e Sergio Martini (Kinshofer)
1987 - Giovanni Calcagno, Soro Dorotei e Tullio Vidoni (Kinshofer)
1990 - Hans Kammerlander (Kinshofer)
1998 - Romano Benet e Nives Meroi (Kinshofer)
2001 - Christian Kuntner, Abele Blanc e Stefan Andres (Kinshofer)
2003 - Kurt Brugger e Giampalo Corona (Kinshofer)
2005 - Silvio Mondinelli (Kinshofer)
2008 - Daniele Nardi e Mario Panzeri (Kinshofer)
La Skialp24h a San Vito di Cadore
Vittoria della squadra con Speranza, Sovilla, Corrias e Pompanin
A San Vito di Cadore ventiquattro ore di sci alpinismo. Vittoria della squadra 'Linea Verticale' con Manuel Speranza, Davide Sovilla, Massimo Corrias e Alberto Pompanin che hanno chiuso 42 giri del percorso e 18.060 metri; piazza d'onore per la 'Stuzzica la Voglia' con Andrea Cautiero, Massimo Pizzolotto, David Alverà e Corrado Menardi con un giro in meno, terza la formazione vincitrice lo scorso anno, il Corpo Forestale della Valle d'Aosta con Paolo Viglino, Mauro Stevenin, Alessandro Pusceddu e Giancarlo Annovazzi. Quarto posto per il 'Team Tecnica' con Marco Zanchi, Matteo Pigoni, Gianluca Galeati e Claudio Chiarini, quinti i 'Mandarini Dialto Sportswear' con Adriano Colle, Samuele Hirschstein, Enrico Del Longo e Luca Lozza. 'Le mamme volanti', Linda Menardi, Marianne Moretti, Francesca Scribani e Jessica Huber sono prime nella classifica rosa.
Yolanda Clant e Luca Favaretto si aggiudicano la prova ironman individuale: sul podio femminile anche Michela Gaspari e Chiara Colonnello, in quello maschile, Vittorio Facchin e Massimo Brugiolo.
Ski Alp Tuglia, a segno Matteo Piller Hoffer
Cecilia De Filippo vince la gara femminile
Nonostante la pioggia battente alla partenza e la copiosa nevicata nella seconda metà del tracciato, si è svolta regolarmente la decima edizione della Ski Alp Tuglia, Memorial Giorgio Corso a Forni Avoltri, anche se su percorso leggermente ridotto a causa dell'elevato pericolo valanghe.
Gara comunque di alto livello che ha visto vincere in volata, dopo una gara in rimonta, il portacolori dell'Aldo Moro Paluzza, Matteo Piller Hoffer che regola allo sprint il compagno di club, Elia Della Pietra ed il sempreverde Gino Caneva, autore di una gara maiuscola. Seguono, staccati di pochi metri, Germano Corazza ed Enrico Frescura. In campo femminile dettano legge le atlete del Dolomiti Ski Alp; lotta serrata tra Cecilia De Filippo e Martina Festini Purlan con la prima che ha avuto la meglio con nove secondi di margine; chiude il podio la giovane Laura Corazza.
Classifica on line nel nostro calendario.
Beccari e Martini primi a Vetan
Christiane Nex e Tatiana Locatelli vincono la gara femminile
Erano iscritti alla tappa di Coppa Italia ad Albosaggia, poi dopo la decisione dell'annullamento della gara sono partiti alla volta della Valle d'Aosta per prendere parte al Trofeo Vetan. Filippo Beccari e Thomas Martini si sono aggiudicati la gara valdostana con il tempo di 1h01'08". Alle loro spalle Franco Collè e Dennis Brunod in 1h02'34", con terzi Matteo Stacchetti e Mattia Luboz in 1h02'45". Ai piedi del podio Stefano Stradelli e Jean Pellissier, quindi Christophe Engrand e Bastien Fleury, Erwin Deini e Maurizio Enrici, Enrico Cognein e Erik Pettavino (primi a livello giovanile), Henri Grosjacques e Nadir Giovanetto, Claudio Civerolo e Massimo Gaggino, Nicolas Estubier e Gerome Yann. Nella gara rosa a segno Christiane Nex e Tatiana Locatelli che regolato Corinne Clos e Raffaella Miravalle, Chaira Bertino e Debora Cardone, quarte Marina Ferrandoz e Claudia Titolo, quinte Stephanie Bethaz e Francesca Travi.
Il lavoro dello Sci Club Vetan è stato premiato con 93 coppie al via nonostante maltempo, scarsa visibilità e forte vento che hanno costretto gli organizzatori dapprima ad abbandonare il percorso originale e, all’ultimo momento, anche quello di riserva, allestendo un tracciato ridotto di sole due salite con poco più di 1000 metri di dislivello.
Classifiche on line nel nostro calendario
Il Trofeo Folgore a Bormio
Vittoria di Pedranzini-Panizza e Besseghini e Rossi
A Bormio appuntamento con una prova storica dello scialpinismo valtellinese, il Trofeo Folgore, giunto all'edizione numero 35, valido per il circuito Alta Valtellina. Ben 86 le coppie in gara, provenienti anche dalla bassa e media Valtellina, che hanno voluto prendere parte alla gara dopo l'annullamento della gara di Albosaggia.
La prova prevedeva una parte in salita da Bormio ai boschi a fianco della località Ciuk, per un dislivello in salita di oltre 450 metri, seguiti dalla successiva discesa che nella parte conclusiva effettuata sulla pista Stelvio - teatro tre settimane fa della prova di Coppa del Mondo di discesa libera di sci alpino - con due concorrenti di ciascuna coppia legata in cordata (a eccezione dei giovani della categoria A).
Vittoria per la coppia locale formata da Luigi Pedranzini e Andrea Panizza, capaci nel tratto in discesa di superare il duo Matteo Bignotti e Daniele Pedrini. A seguire le due squadre dell'Alta Valtellina del tecnico Davide Canclini (anche lui in gara con il collega Ivan Murada), Omar Cantoni e Stefano Da Prada e Nicolò Canclini e Andrea Prandi, con quinti il duo dello sci club Sondalo con Stefano Rossatti e Fabrizio Franzini.
Nella gara femminile affermazioni di Laura Besseghini e Raffaella Rossi, nelle miste a segno il duo poschiavino formato da Natascia Leonardi e Reto Cortesi, mentre nella classifica di tempo segreto si sono imposte le due giovani Giulia Murada e Alessia Re, che rappresentavano i colori della Polisportiva Albosaggia.
Classifica in line nel nostro calendario.
Vertical di Verbier, bis di Federico Nicolini
Nelle Juniores 'rosa', prima Giulia Compagnoni, seconda Alba De Silvestro
Anche nel Vertical arrivano da Verbier le medaglie per l'Italia nelle categorie giovanili. Bis di Federico Nicolini: primo nell'individuale Juniores, primo anche nel Vertical davanti di nuovo allo spagnolo Oriol Coll Cardona con terzo il francese Remi Bonnet. Nella Juniores femminile si invertono le posizioni rispetto all'individuale: prima Giulia Compagnoni, seconda Alba De Silvestro con terza la francese Adèle Milloz.
ESPOIR - Sul podio maschile ancora primo il tedesco Anton Palzer sui francesi Steven Girard e Léo Viret, in quello rosa non cambiano le graduatorie rispetto alla gara individuale: successo di Axelle Mollaret sulla svizzera Jennifer Fiechter e sulla spagnola Marta Farres Garcia.