Matheo Jacquemoud si diverte con i compagni di squadra

Montagna, arrampicata, backcountry per l'Equipe de France

Le ultime notizie che avevamo di Mathéo riguardavano la sua partecipazione al Vertical da Valbondione al rifugio Coca, e prima ancora i suoi up & down per il Monte Bianco con Kilian e poi da solo per il nuovo record da-a Chamonix.

Ora ricompare in versione 'scout': « Dopo una fine di maggio abbastanza tranquilla, ho ripreso il cammino degli allenamenti. In programma corsa a piedi, ciclismo, mountain bike, ma soprattutto arrampicata e montagna. E nel week end del 22-23 giugno ci siamo ritrovati con l'équipe de France per uno stage molto simpatico al Col de l'Echelle nella valle di Névache. Due giorni dedicati allo spirito di squadra e al divertimento. 

Nel programma: orientamento, corda doppia, traversata alla tirolese, ferrata, caccia, costruzione di un rifugio per la notte. Uno stage con il minimo strettamente necessario: una coperta, un coltello...e arrangiarsi!  Due giorni veramente 'cool' e l'ambiente è stato 'super'. E via subito con le prime gare, con il km verticale di Chamonix venerdì sera».    


Lorenzo Holzknecht, corsa in montagna primo amore

'L'allenamento? Mi ascolto e vado a sensazione'

Lorenzo Holzknecht is back. 
Lo troviamo contento della vacanza in Portogallo con la sua ragazza, due settimane a zonzo rigorosamente con mezzi pubblici e zaino in spalla. Poi ha ripreso ad allenarsi a casa sua in Alta Valtellina. Infatti è ricomparso sui podi di due belle gare della zona: terzo classificato all'Alta Valtellina Skyrace, a 4' 30" dal vincitore Marco De Gasperi in 1h 40' di gara; secondo in team con Gil Pintarelli al rally Estivo della Valtartano di domenica scorsa, giungendo a meno di 30 secondi dai vincitori Gotti-Bonfanti dopo aver condotto in testa per buona parte.  

…ma ti avevamo sentito parlare soprattutto di bicicletta, questo inverno.

«Sì, ma l'ho scoperta davvero solo tre anni fa, quando finalmente ho preso una mountain bike e ho iniziato a usarla qui dalle mie parti. Sono un ciclista 'dell'ultima generazione'! Negli ultimi anni specialmente, con la corsa avevo sofferto ripetute infiammazioni del tendine d'Achille, quindi mi serviva variare. Ora giro anche sulla bici da strada, e con questa ho avuto migliori riscontri soprattutto per gli aspetti di preparazione della forza. E poi variare fa bene alla mente».  

Quindi eri prevalentemente un runner?

«Sì, provengo dalla corsa in montagna. Anzi, da allievo ero anche arrivato terzo ai Campionati Italiani di staffetta, con Miori.  Ci seguiva Adriano Greco, qui in Alta Valtellina, lo stesso che d'inverno ci ha impostato sulla neve con le pelli, in montagna. Vecchio stile, le basi giuste. Ma la corsa continua a piacermi e mi viene facile».  

Ti appoggi a qualcuno o fai di testa tua?

«Faccio da solo. Preferisco imparare ad ascoltarmi e poi andare a sensazioni. Un'infarinatura ci vuole: mi interesso a questi argomenti, seguo la logica di carichi e scarichi, magari programmo cicli di settimane.  Dopo l'impostazione del Greco, Chicco Pedrini mi ha consigliato molto, all'interno di un rapporto di amicizia, e mi ha fornito delle linee-guida solide. Magari passavo a trovarlo e si parlava anche di queste cose. Ma per esempio in questo periodo con le gare di corsa vado così, senza tabella e a sensazione».  

Sarai contento della tua stagione 2013 sulle pelli, no?

«Sì, è stata una bella stagione anche se mi spiace di essere 'mancato' ai Mondiali. Non me lo aspettavo, in quei giorni ero proprio sparito. Poi sono rinato con la Pierra Menta. Era andata meglio la stagione precedente, con i podi in Coppa, secondo nel Vertical di Andorra dietro a Kilian, e la Pierra l'avevamo vinta».  

Programmi, obbiettivi, cambiamenti per la prossima stagione?

«Andrei un po' in caccia di quello che mi manca! Mi dà motivazione, anche se non si tratta della gara più importante in quel momento».  

Già finite le vacanze?

«A breve non penso di muovermi. Magari a settembre, anche perché in questo periodo la mia ragazza lavora. Ma quando prossimamente andrò a girare con L'Eyda e il Lenzi in bicicletta, be', quelle sono delle belle occasioni!»      


I terroristi insanguinano il Nanga Parbat

Sabato uccisi 10 alpinisti in un attacco terroristico al campo base

Non sono giorni facili per l'alpinismo. Dopo la duplice tragedia sul Gran Zebrù, nello scorso fine settimana anche le cime del Pakistan si sono tinte del rosso del sangue. In questo caso purtroppo si tratta di un attacco terroristico che ha colpito sabato scorso il campo base del Nanga Parbat.   

L'ATTACCO -
Secondo alcune versioni 10 alpinisti e la loro guida pakistana sono stati fatti uscire dalle loro tende da uomini in uniforme e poi uccisi. Il gruppo comprendeva due cinesi, un lituano, un nepalese, due slovacchi, tre ucraini e una persona con doppia cittadinanza cinese e statunitense. Circa dieci portatori nepalesi si sono salvati perché saliti ai campi successivi per attrezzare la via. Altre versioni differiscono leggermente nel numero delle vittime e nelle modalità, e per molte ore la notizia non era neppure verificabile.   

EVACUATI TUTTI GLI STRANIERI NELL'AREA -
Oggi il governo del Pakistan è intervenuto per condannare l'accaduto e per evacuare dall'area circa 40 altri alpinisti ed escursionisti irlandesi. americani, italiani, nepalesi, danesi, serbi. Tutte le agenzie che avevano organizzato trekking e salite in zona hanno cancellato i loro programmi.  

LE RIVENDICAZIONI -
Sono giunte due rivendicazioni. Una generica di talebani, e un'altra più credibile da parte di Jandullah. Il loro portavoce, Ahmed Marwat, ha riferito in un messaggio: «Abbiamo attaccato perché i turisti erano infedeli nemici dei musulmani». Il movimento Jandullah non è nuovo ad attacchi terroristici; nel febbraio del 2012 attaccò un pullman nel Kohistan, uccidendo 18 passeggeri sciiti, ma è la prima volta che le loro azioni si spingono in aree in cui il governo pakistano ha sempre cercato di garantire la sicurezza al turismo internazionale.  

UNA PRIMA ANALISI -
Secondo Luca Calvi, studioso e appassionato di questioni di montagna, «dal Kashmir sono almeno trent'anni che ci si aspetta una sorta di esplosione che in parte ha già mostrato i propri prodromi.  Come il Caucaso e come tutte le regioni di frontiera senza una 'identità nazionale riconosciuta', ma con una gran quantità di diatribe etnosacrali e religiose, il Kashmir è da decenni una polveriera, la cui creazione risale allo stesso periodo della creazione di due entità statali oggi conosciute come India e Pakistan.  Sono più propenso a credere che la questione vada ascritta alle lotte ricorrenti e cicliche tra India e Pakistan, vedendo piuttosto una escalation in cui le frange estremiste di una società in precarissimo equilibrio tra Shari'a e modernità (Pakistan) hanno gioco facile a creare situazioni di panico che possono portare a danni per l'economia (fuga dei possibili turisti) e, conseguentemente, a facilitare la salita al potere dei potentati dell'antidemocrazia talebana o fondamentalista deteriore. 
Non so se le rivendicazioni siano vere o solo uno sciacallaggio a proprio uso di quanto fatto da terzi. La lotta contro l'occidente non è un fine, è solo un mezzo per ottenere il potere ed il predominio nelle zone di confine».   


Il Sudtirol Vertical Tour al via domenica 30 giugno

Si parte con il Vertical di Selva dei Mulini. Manfred Reichegger al via

La crescente popolarità di gare vertical ha spinto gli organizzatori delle tre gare di questa disciplina in Alto Adige a unirsi per organizzare un circuito.  Dopo che già lo scorso anno il Mühlwalder Vertikalkilometer e il Hühnerspiel Vertical-KM hanno riscosso successo sotto forma di una classifica di combinata, quest’anno anche la terza gara vertical altoatesina di Carezza si è unita al circuito.      

IL VIA DOMENICA NELLA VALLE DI MANFRED REICHEGGER -
Il via alla prima 'Südtirol Vertical Tour' verrà dato con il Mühlwalder Vertikalkilometer, domenica prossima 30 giugno. Di seguito la Hühnerspiel Vertical-KM, in programma per il 27 luglio, mentre per il finale atleti e organizzatori si ritroveranno al Vertical Carezza il 4 agosto.     

PREMI PER VINCITORI, LE SQUADRE E I FEDELISSIMI -
In occasione dell’ultima gara si terrà la premiazione della prima 'Südtirol Vertical Tour'. Oltre agli atleti che avranno partecipato ad almeno due delle tre gare in programma, verranno premiate anche le migliori squadre. Non solo i grandi vincitori riceveranno dei premi: gli sforzi e la costanza di tutti quelli che non risulteranno vincitori, ma che avranno partecipato a tutte e tre le gare, saranno riconosciuti con un pregiato premio extra.       

SÜDTIROL VERTICAL TOUR
   
Domenica 30.06.13 - Mühlwalder Km Verticale www.ssv-muehlwald.com    Sabato 27.07.13 - Hühnerspiel Km Verticale www.sv-gossensass.org    Domenica 04.08.13 - Vertical Carezza www.eggental.com   


Esclusivo: ecco chi sono i 46 allenatori dello ski-alp

Tutti promossi gli iscritti al primo corso FISI

Ci sono nomi noti e meno noti, dal 'DT' Angeloni agli azzurri Eydallin e Pellissier, dal 'patron' del Tour du Rutor Marco Camandona a Filippo Beccari. Ecco finalmente chi sono i 46 allenatori di ski-alp, tutti promossi al primo corso organizzato dalla FISI. Per saperelo... basta scaricare il documento allegato. 


La giornata nera del Gran Zebru'

Tragiche coincidenze in due episodi distinti

Due incidenti spaventosi, con alcuni elementi in comune al punto di creare equivoci tra il primo ed il secondo, ed altri così differenti da non permettere di assimilarli, quasi come se fossero accaduti su due montagne differenti.   

La prima cordata è caduta verso le 8.30, in discesa, di ritorno sui propri passi dalla cima che aveva raggiunto per la normale. La seconda è caduta dopo le 13.30, sempre scendendo per la normale dalla vetta. L'aveva però raggiunta per la Nord classica, che non è mai una salita per improvvisati dato che il suo accesso resta comunque uno zoccolo marcio piuttosto verticale di IV su misto delicato, miseramente proteggibile.  

Dalle notizie raccolte, anche da testimoni oculari che però hanno assistito da lontano (dal rifugio Casati), la dinamica è stata simile per i due incidenti. Difficile dire cosa abbia provocato di preciso la caduta di uno dei rispettivi componenti delle due cordate, che poi hanno trascinato i compagni legati alla stessa corda: inciampo? zoccolo sotto i ramponi? distacco dello spesso strato di neve recente mai perfettamente consolidata con quella vecchia, riconoscibile dai depositi di sabbia e pollini precedenti alle forti precipitazioni di fine maggio?…proprio solo in questi ultimi giorni molti pendìi in zona e ad altitudini simili si sono liberati di quello strato, eccezionale per il periodo ed ora fradicio fino alla base in assenza del rigelo notturno (che invece agiva, fuori stagione, fino a una settimana fa).

Sta di fatto che in entrambi i casi le cordate procedevano di conserva, come sempre si fa su quel pendìo. La conserva resta il modo classico di procedere su tratti lunghi di terreni facili ma pericolosi. Le alternative (tiri di corda, conserva distesa protetta) sono sempre troppo lente e sproporzionate a quel terreno. Non si sa se in questo caso gli alpinisti, nei punti di innesco della caduta, camminassero su ghiaccio o neve, ma in questo secondo caso sarebbe praticamente impossibile proteggersi anche decidendo in tal senso.  

I soccorritori hanno parlato di assetto corretto e attrezzatura adeguata da parte delle vittime degli incidenti. Quindi resta quel famoso nodo di cui è sempre difficile parlare perché implica l'ammissione di un bug tecnico che diventa anche etico, che tutti conoscono e su cui tutti preferiscono soprassedere in presenza di non addetti ai lavori: la conserva classica (sprotetta) potrebbe essere abbastanza efficace solo a determinate condizioni e fatta con la massima attenzione. Ma non garantisce nulla. Su lunghi pendìi mediamente ripidi in ghiaccio, o peggio in neve, è sicurezza teorica ma più spesso si trasforma in elemento di rischio. Può essere meglio procedere slegati, e ultimamente è la scelta consigliata 'istituzionalmente', per non trascinare nella caduta anche i compagni di cordata. A condizione di avere il grado, cioè di muoversi con padronanza - tutti - su quel determinato terreno. 

Considerazione pragmatica, quest'ultima, ma non così facile da ammettere sotto l'aspetto dell'etica di montagna e di cordata. Meglio uno che tre, certo, ma chi lo racconta a casa di quello che non c'è più? Da queste considerazioni non sono del tutto esenti neppure i professionisti che sanno gestire la conserva alla perfezione e in tutte le sue declinazioni. Restano spesso costretti alla scelta tra un rischio maggiore e uno minore, che sempre rischi rimangono.  

Andrebbe fatta un'altra considerazione: sale in montagna molta più gente di una volta. Su tante montagne c'è affollamento anche su vie alpinistiche, dove si procede a tiri. Quando una settimana fa è caduta la valanga del Tacul, da Chamonix sono saliti due elicotteri con 20 soccorritori pur senza aver ricevuto richieste di soccorso. Per fortuna era scesa verso le 8 del mattino, l'orario 'morto': quelli che salivano erano già passati, per quelli di ritorno era ancora presto. Ma alla Gendarmerie si aspettavano il peggio: su quella via normale salgono a centinaia ogni giorno della settimana, e negli scorsi anni si sono registrate proprio lì delle vere e proprie stragi. Così come sotto il Col Maudit, e al Petit Plateau sopra i Grand Mulets… 
 
A poche centinaia di metri dal G.Z. c'è l'Ortles con la sua Nord: una salita in ghiaccio relativamente facile pur essendo una via alpinistica, ma lunga ed espostissima ai pericoli oggettivi cui si si resta sottoposti per ore. Negli ultimi anni, incidenti mortali ogni stagione. Praticamente una roulette russa, eppure ci vanno sempre decine di cordate.
 
Purtroppo la giornata nera del Gran Zebrù (preceduta qualche anno fa da un'altra simile, e da altri incidenti mortali che hanno coinvolto singolarmente meno alpinisti) non è la prima e non sarà l'ultima, se la frequentazione della montagna continuerà ed aumenterà come prevedibile. 


Al Gran Paradiso Trail Colle' e Miravalle senza rivali

Sul percorso corto vince Dennis Brunod

Bellissimo trail a detta di tutti i concorrenti, nonostante il percorso si sia sviluppato 'solo' all'interno della Val di Rhemes per via della troppa neve ancora presente ai valichi. Questi avrebbero dovuto essere transitati nelle due direzioni per raggiungere la Valsavarenche e i versanti del Gran Paradiso vero e proprio, sui quali sarebbero stati toccati i rifugi Chabod e Vittorio Emanuele.  

PERCORSO LUNGO - Sul percorso lungo (47 km per 3200 metri positivi) miglior tempo per Franco Collè in 5h 31'  44" nonostante un errore di percorso sotto il vallone dell'Entrelor che gli è costato circa mezz'ora. Davide Cheraz è giunto secondo a 13', e Loris Vuillen terzo a quasi 20' da Collè. Raffella Miravalle ha vinto tra le donne in 6h 23' 47".  A 1h 03' Alessandra Perona, e ad altri 5' Carmela Vergura.

PERCORSO CORTO - Vittoria di Dennis Brunod sul percorso corto, che tanto corto non era con i suoi 34 km per 2000 metri di dislivello positivo.  3h 10' 43" il suo tempo, quasi 24' in più per Luigi Cocito secondo classificato, altri 7' 30" per Marco Bethaz al terzo posto. Tra le donne del corto ha vinto Gessica Giusto in 4h 38' 22", tallonata a 2' 30" da Doore Anouk. Ad altri 10' 30" Alice Naudin.
Si è verificato qualche disguido sul percorso, dovuto forse alla voracità delle mucche che avrebbero pascolato anche con le bandierine data la poca erba di questa stagione in ritardo...

Classifiche complete sul calendario interattivo di Ski-alper.it non appena disponibili.


A Valtartano vincono ancora Gotti e Bonfanti

Battaglia con Holzknecht-Pintarelli. Brizio e Cardone vincono tra le donne

Paolo Gotti e Fabio Bonfanti (Altitude Race) hanno vinto ancora il Rally Estivo della Valtartano. Ma questa volta hanno dovuto combattere fino all'ultimo metro, letteralmente. Sono giunti secondi a meno di 30" Lorenzo Holzknecht - Gil Pintarelli (Montura-Team Crazy Idea), seguiti da Fabio Bazzana-Davide Pierantoni (Team Crazy Idea).  

VALETUDO OK - Podio di alto livello anche tra le donne: hanno vinto Emanuela Brizio e Debora Cardone (Valetudo Skyrunning) su RaffaellaRossi-Laura Besseghini (Team Valtellina -Team Crazy Idea) e Lucia Moraschinelli-Anna Moraschini (Team Valtellina- Legnami Pellegrinelli).  

LA PAROLA AL VINCITORE - Ecco il racconto di Paolo Gotti subito dopo l'arrivo. «Sono contentissimo perché siamo riusciti a vincere dopo una vera battaglia! E' stata dura: all fine della prima salita, sulla cima di Lemma, siamo transitati terzi con uno svantaggio di circa 2' 30" (…non 4' come ci dicevano!…) da Holzknecht- Pintarelli, e circa un minuto meno da Bazzana-Pierantoni. Poi nel traverso abbiamo guadagnato solo qualcosina. In discesa invece siamo riusciti a recuperare i secondi, e solo nel tratto tecnico Holzknecht-Pintarelli. Dopo è stata davvero durissima perché loro non mollavano e abbiamo dovuto dare tutto sull'ultima salita corta. Per fortuna a un certo punto devono aver rinunciato, forse quando non c'era più niente da fare, perchè anche noi eravamo al limite! Bravissimo Fabio a tener duro dappertutto; arrivava da una settimana al mare e non si sentiva al top, mentre io sto bene in questo periodo, ma ha fatto miracoli per tutto il percorso. Per me è la quinta vittoria qui, per Fabio la terza, e sicuramente è quella che ci ha dato maggiore soddisfazione».


Ronda dels Cims: vince Chorier come da pronostico

Francesca Canepa prima tra le donne

Con ancora più margine di quanto pronosticabile, Julien Chorier (Team Salomon France) ha vinto la Ronda dels Cims.  28h 41' 06" il tempo ufficioso impiegato per coprire i 171 km per 12.100 metri di dislivello totale della dura prova di Ultra Skyrunner World Series.

GARA IN SOLITARIA - La sua è stata una gara solitaria, eccetto le prime quattro ore corse insieme al compagno di team  Matt Cooper. Il suo distacco è cresciuto costantemente in progressione. Al secondo posto è arrivato Kenichi Yamamoto (30h 12') e al terzo Matt Cooper (30h 24'). Per Chorier anche record di gara, anche se il percorso è stato modificato a causa della neve presente in quota.  

SUPER FRANCESCA CANEPA - Grande prestazione di Francesca Canepa che è tornata alla vittoria in una gara dove vincere vale due volte. La valdostana ha fatto una gara intelligente, sempre tra le prime ma 'coperta' fino al km 50 quando ha preso il largo. 36h 18' il suo tempo, davanti all'ucraina residente in Catalogna Olga Mankò, a quasi due ore. Al terzo posto la francese Emilie Lecomte, a lungo in testa e giunta affaticata al traguardo. Ha dovuto ritirarsi anche una delle favorite, Nerea Martinez.

Nonostante i lunghi tratti freddi in quota e sui nevai, e un periodo di forte pioggia durante la notte, il clima è stato abbastanza favorevole ai concorrenti. Pochi ritiri per ipotermia, dovuti forse più ad assetti di corsa troppo coraggiosi rispetto alla spesa calorica personale del momento.


Il caso di positivita' al Trofeo Mezzalama

Favre: «Il sistema funziona, e gli atleti devono saperlo»

Abbiamo interpellato Adriano Favre dopo la diffusione della notizia sul caso di positività alla furosemide riscontrato alle analisi effettuate all'arrivo del Trofeo Mezzalama, lo scorso 4 maggio.  

Come funziona il sistema antidoping del Trofeo Mezzalama e de La Grande Course?
«Ne 'La Grande Course' abbiamo inserito fin da subito il programma di controllo antidoping tra le priorità della nostra formula. L'abbiamo affidato ad Antidoping Suisse, società privata svizzera  specializzata nel campo. Durante la prima edizione non è stato sistematico, ma nella seconda tutte le gare lo hanno adottato. Il numero di prelievi varia a seconda delle possibilità di bilancio della singola manifestazione, perché sono analisi molto costose, ma il numero minimo di atleti controllati è sei. Al Mezzalama quest'anno abbiamo effettuato sei controlli».  

Con quale criterio?

«E' stato sorteggiato un atleta per ognuna delle prime tre squadre maschili, un'atleta per ognuna delle prime due femminili, e un controllo a caso nel gruppo. Ed è proprio nel gruppo, come nel 2011, che si è verificata la positività».  

Ora qual è la procedura?

«'La Grande Course' è stata informata subito, e così la Federazione internazionale che provvederà a notificare il caso alla federazione italiana del CONI, che a sua volta procede secondo la legge e informa ufficialmente il tesserato; e di prassi in Italia rende pubblico il procedimento».   

Qual è la vostra linea di condotta, di fronte a questo specifico caso?

«Sono cose delicate: adesso l'atleta ha la possibilità di difendersi, anche tramite le controanalisi. Indipendentemente dalla possibilità o meno di rendere noto il nome dell'atleta positivo, ci sembra giusto aspettare queste fasi. Per ora non è importante tanto un nome, che verrà senz'altro reso noto secondo la procedura corretta, quanto diffondere la conferma che ne La Grande Course il sistema antidoping esiste e funziona. Gli atleti devono saperlo e porre molta attenzione a questi aspetti. E' proprio per questo motivo, che adottiamo misure antidoping».  

Come altri diuretici, furosemide è inclusa nella classe S5 di una lista di farmaci vietati dalla Agenzia Anti-Doping mondiale perché il suo utilizzo potrebbe risultare finalizzato a mascherare il ricorso ad altri farmaci dopanti.
La molecola è estremamente efficace, e un suo uso approssimativo può facilmente portare a conseguenze gravi e anche mortali conseguenti a forti squilibri idro-salinici e a carenze elettrolitiche, a maggior ragione durante prove di endurance intensa.  


Corso allenatori di scialpinismo in dirittura d'arrivo

Allo Stelvio le ultime uscite del modulo pratico su neve

Ski-alper non poteva mancare al primo corso per allenatori di scialpinismo che sia mai stato organizzato. E' una prima mondiale, un'esperienza completamente nuova mai realizzata in precedenza.  FISI ha fornito i tecnici delle materie classiche, dalla didattica alla preparazione atletica passando per gli aspetti normativi; i partecipanti stessi hanno messo in comune e discusso i contenuti specifici della disciplina della quale, in molti casi, sono stato atleti di spicco e poi tecnici di fatto.  

SULLA NEVE, FINALMENTE - Dopo il modulo teorico in via Piranesi, il Passo dello Stelvio ha ospitato il modulo pratico su neve dal 17 al 21 giugno.  Oggi abbiamo assistito alla giornata incentrata sugli aspetti della sicurezza: sulla neve al mattino, passando da un tecnico all'altro su quattro stazioni per quattro approfondimenti delle fasi di ricerca di travolti in valanga. In aula il pomeriggio: medicina e pronto soccorso a cura del medico del Soccorso alpino. Abbiamo trovato qualità e quantità, combinazione possibile solo quando la platea è competente.  

LE FIGURE DELL'ALLENATORE -
Contemporaneamente prosegue il confronto sulle figure dei tecnici che nasceranno da questo primo corso, e specialmente sulle loro competenze operative negli sci club, sul campo con gli atleti.

In Italia le massime figure tecniche degli sport invernali sono anche operatori turistici professionali. Guide alpine e Maestri di sci sono quindi categorie regolate da leggi quadro dello Stato, che così li certifica a tutela del cittadino. La FISI ha sempre posto la professionalità del maestro di sci come pre-requisito per l'ammissione ai corsi che formano i tecnici federali, cioè i propri allenatori. Ma tutto il movimento dello scialpinismo italiano (ed europeo) è nato e si è sviluppato - con grandi risultati - grazie all'opera di tecnici 'di fatto', solo occasionalmente coincidenti con quelle figure professionali.

Allo stato delle cose, i tecnici di fatto verranno penalizzati proprio dalla creazione della categoria degli allenatori, che per loro prevede solo un ruolo limitato alle strutture federali (Comitati e squadre), mentre per lavorare con i ragazzi dei club dovranno operare insieme a un tecnico che sia anche un professionista come da legge quadro, cioè l'allenatore propriamente detto.  

Il colonnello Marco Mosso ha ribadito che, al momento, questa è l'unica forma praticabile restando all'interno della legislazione. Nel contempo si è proposto come referente presso la federazione delle richieste della 'base', che esprime malumore per questa contraddizione di fatto.


Senza conseguenze la valanga del Mont Blanc du Tacul

Ha spazzato la via normale ma nessuno transitava in quel momento

La famigerata valanga che coinvolge la via normale, stavolta con un fronte di 60 metri, e’ caduta lo scorso venerdì 14 giugno verso le 8.15 sulla parete nord del Mont Blanc du Tacul, sul versante francese del massiccio del Monte Bianco.

LE RICERCHE DELLA GENDARMERIE - Sul posto sono intervenuti due elicotteri del Pghm di Chamonix che hanno trasportato in quota 20 soccorritori e due cani da valanga per sondare il terreno e accertare se qualcuno fosse stato travolto.  Nella massa nevosa infatti erano stati segnalati degli sci, che evidentemente erano stati lasciati nell'area da scialpinisti che li avrebbero recuperati al ritorno, dopo aver proseguito con i ramponi.   Le operazioni di ricerca si sono chiuse con esito negativo, com'è stato confermato nel corso della successiva conferenza stampa organizzata a Chamonix per illustrare i dettagli dell'intervento compiuto dagli specialisti dalla Gendarmeria.

I PRECEDENTI - Questa specifica valanga è tristemente nota per aver provocato in almeno due occasioni negli ultimi anni delle vere e proprie ecatombi tra i salitori della normale dei Trois Monts Blanc dal Refuge des Cosmiques. Una via facile e iperfrequentata ma altrettanto esposta a pericoli oggettivi, come conferma anche la tragedia dell'estate 2012 sotto il 'gradino' successivo al Col Maudit (9 morti). La valanga del Tacul viene innescata da crolli anche minimi della lunga seraccata di cresta sopra la normale, che spezzano i legami degli accumuli nell'area sottostante, spesso sottovento rispetto alle perturbazioni. Purtroppo stacca con una certa regolarità e, oltre ai gravi incidenti registrati dalle cronache generaliste, ha travolto numerose persone anche in altre occasioni ma senza conseguenze gravi.

VIE NORMALI AL BIANCO IN OTTIME CONDIZIONI -
In questi giorni la normale dei 3 Monts è in ottime condizioni e molto frequentata anche da scialpinisti che poi sciano a valle per i Grand Mulets, spesso scendendo la Nord del Monte Bianco. Anche quest'ultima è data in ottime condizioni e ben tracciata.

Artva acceso e gambe in spalla sul Tacul, quindi, perché neanche l'orario e la temperatura garantiscono dalle cadute di seracchi.