Ancora Kilian alla Sierre-Zinal

La sesta di Kilian Jornet Burgada: il catalano ancora primo alla Sierre-Zinal, tappa delle Golden Trail Series e prova del World Mountain Running Cup. 2h31’39” il suo crono dopo 31 km con 2.200 metri di dislivello, con un vantaggio di 1’31” sul britannico Rob Simpson e di 1’39” sul keniano Robert Panin Surum. Quarto a 4’14” un ottimo Francesco Puppi, quindi il messicano Juan Carlos Carera, il francese Julien Rancon, Davide Magnini, il britannico Andrew Douglas e lo svizzero Stephan Wenk a completare la top ten. Quindicesimo Marco De Gasperi, diciottesimo Luca Cagnati.
Dal Kenia la prima della graduatoria rosa: a segno Lucy Wambui Murigi in 2h57’54” con un margine di 3’35” sulla tedesca Michelle Maier e di 4’51” sulla svizzera Simone Troxler, quarta la neozelandese Ruth Croft, quinta una brillante Elisa Desco. Nelle prime dieci la statunitense Megan Kimmel, la spagnola Eli Gordon, la svedese Ida Nilsson, la spagnola Laura Orgué e la britannica Victoria Wilkinson. Diciassettesima Silvia Rampazzo, ventiduesima Gloria Giudici.

Francesco Puppi e Davide Magnini ©Martina Valmassoi

LA CLASSIFICA


Grand hotel sotto le stelle

Dicono che il futuro ci vedrà tutti iper-specializzati. Non sappiamo se ciò sarà vero in generale, ma di sicuro per quanto riguarda il mondo della montagna sembra una previsione azzeccata. Osservando i materiali da campeggio, si nota come la tendenza sia quella di distinguere tra i molti modi in cui si può andare per monti, e tra questi c’è anche la tendenza a farlo in maniera più evoluta - ossia più veloce e tecnica - e con una maggiore esposizione alla natura e rispetto di essa. Le escursioni di più giorni spesso non hanno più nulla a che vedere con i tranquilli tragitti da turista enogastronomico. Ormai anche qui si ricerca giustamente la maggiore soddisfazione possibile, e questa deriva dal poter camminare per giorni in autosufficienza, possibilmente senza rinunciare al piacere di muoversi, ossia senza essere oppressi da uno zaino pesante decine di chili e ingombrante quanto un vitello. I produttori di tende, sacchi a pelo, materassini e altre attrezzature hanno reso questo possibile, offrendo a prezzi ormai accessibili materiali incredibilmente performanti e leggeri. E sono proprio quelli che abbiamo testato su Skialper di agosto-settembre: sette tende e cinque materassini top. Camp Minima 2 SL, Vaude Invenio Sul 2p, Ferrino Lightent II, Ferrino Pumori II, Ferrino Nemesi I, Salewa Denali II, MSR Hubba NX le tende provate.

FORNELLETTO VEGANO - Sono sempre di più le persone che scelgono un’alimentazione vegana, anche sportivi ed escursionisti, ed ecco che abbiamo chiesto a Cristiano Bonolo, vegano, chef e appassionato escursionista/campeggiatore, di insegnarci qualche ricetta da campo…

©Alberto Orlandi
©Alberto Orlandi

UMTB, si scoprono i favoriti

Mancano tre settimane al via dell’UTMB e si scoprono le carte sui possibili protagonisti. Una gara fortemente attrattiva oltre-oceano: ben il 24% degli atleti top élite è americano. Gli Stati Uniti si presentano a Chamonix con Jim Walmsley, vincitore della Western States 2018 e leader della classifica ITRA, Hayden Hawks, Tim Tollefson e Zach Miller. Ma il favorito numero resta sempre Kilian Jornet che punta alla quarta vittoria. Con tanti, però, che vogliono arrivare prima di lui, in primis il campione del mondo di trail, Luis Alberto Hernando oppure Xavier Thévenard, Gediminas Grinius, Stephan Hugenschmidt, Michel Lanne, Ryan Sandes, Scott Hawker…
Tra gli italiani al via Emanuele Ludovisi, Roberto Mastrotto, Ivan Geronazzo, Fabio Di Giacomo, Stefano Ruzza, Daniele Fornoni.
Al femminile, sarà una sfida tra la francese Caroline Chaverot, leader della classifica femminile ITRA, la svedese Mimmi Kotka, in formissima da due stagioni, le americane Clare Gallagher, Kaci Lickteig, Magdalena Boulet e Stéphanie Howe; senza dimenticare la catalana Núria Picas, vincitrice nel 2017 o Uxue Fraile. A guidare la pattuglia azzurra Francesca Canepa e Katia Fori.

CCC E TDS - Nella CCC occhi puntanti su Marco De Gasperi: Pau Capell, Cristofer Clemente Mora, Cody Reed, Aurélien Collet, Rob Krar i rivali più agguerriti. Stefano Fantuz, Michael Dola tra gli altri azzurri al via. Nella CCC rosa in gara la statunitense Camille Herron, la svedese Ida Nilsson, la spagnola Maite Maiora e la cinese Miao Yao. Cecilia Flori, Alessandra Boifava, Daniela Bonnet le azzurre inserite nel gruppo delle migliori.
La TDS raduna atleti élite di altissimo livello come Tom Owens, Dylan Bowman, Ludovic Pommeret, Tofol Castaner, Aurélien Dunand-Pallaz, Fabien Antolinos, Diego Pazos, il russo Dimitry Mityaev. Le speranze italiane con Fulvio Dapit, Giuliano Cavallo, Marco Zanchi, Paolo Rossi, Francesco Cucco o Giovanni Tacchini. Tra le donne, le favorite sono le americane, Megan Kimmel, Keely Henninger Yiou Wang e la doppia vincitrice dell'UTMB, Rory Bosio che così avrà così avrà preso a tutte le gare dell'UTMB. In casa Italia al via Sonia Locatelli, Elisabetta Mazzocco, Laura Besseghini.


Il pazzo Ferragosto di Jimmy Pellegrini e Alexander Rabensteiner

Manca meno di una settimana al via del progetto di Jimmy Pellegrini e Alexander Rabensteiner, quello di percorrere tutto il confine dell’Alto Adige a piedi. «L’obiettivo - spiega Pellegrini - è quello di chiudere i 770 km, con un totale di 60.000 metri di dislivello, in dieci giorni. Non sarà facile, perché non ci sono precedenti di questo genere. L’avevano proposto Messner e Kammerlander anni fa, ma si trattava di un giro alpinistico con trasferimenti, incontri e dibattiti sul territorio (era il 1991 quanto hanno portato a termine in sei settimane il giro dei confini dell’Alto Adige, percorrendo, tra scalate ed escursioni, nel complesso 1200 km con circa 100.000 metri di dislivello e scalando 300 vette, ndr); noi non siamo alpinisti, vogliamo solo seguire tutti i sentieri, o almeno le tracce, con le nostre scarpette da trail. Avremo sì qualche passaggio in quota, per esempio nella terza tappa quando saliremo ai 3738 metri della Palla Bianca, ma la maggioranza del percorso sarà piuttosto ‘corribile’. O almeno speriamo che lo sia».
Partenza a Ferragosto da Salorno. «Eh sì, sarà un Ferragosto diverso dal solito - prosegue Pellegrini -. Partiamo dal punto più a Sud e gireremo in senso orario: se volete seguirci abbiamo una pagina Facebook dedicata Sky Run South Tyrol e lì posteremo video, foto e news giorno dopo giorno, oltre poter monitorare i nostri GPS».
Ma non è che volete realizzare in futuro un Tor suditirolese? «Onestamente ci abbiamo pensato - conclude Pellegrini - prima però vogliamo testarlo e cercare di chiudere da programma. Nel futuro chissà».

 


De Gasperi e Magnini sfidano Kilian alla Sierre-Zinal

Domenica è il giorno della Sierre-Zinal, terza tappa del Golden Trail Series e prova del World Mountain Running Cup. 31 km con 2.200 metri di dislivello, da Sierre a Zinal, una classica, e si attende una supersfida, vista la lista iscritti. Nella gara maschile, l'attenzione principale sarà rivolta ancora una volta verso l'atleta Salomon Kilian Jornet. Il catalano ha vinto la Marathon du Mont Blanc e, solo una settimana dopo, ha abbattuto il record del famoso Bob Graham Round nel Regno Unito. Kilian ha vinto Sierre-Zinal ben cinque volte, ma sa che la distanza più breve e il ritmo più veloce rendono la gara una sfida unica. A dar battaglia (sportiva, s’intende) Marco De Gasperi del Team Hoka, il campione World Mountain Running Joseph Grey del Team Nike. E ancora Stephan Wenk del Team Scott, Oriol Cardona Coll del Team Dynafit, Pascal Egli, oltre a Robbie Simpson del team Salomon secondo nel 2017 dietro a Jornet e che recentemente è stato medaglia di bronzo nella maratona su strada ai Giochi del Commonwealth del 2018 sulla Gold Coast australiana.
In casa Italia, occhi puntati e ottime prospettive per Davide Magnini e Davide Cheraz, entrambi del Team Salomon.
Nella gara femminile Ruth Croft del Team Scott (vincitrice del Marathon du Mont Blanc) e Ida Nilsson del Team Salomon (vincitrice a Zegama) si presentano dopo aver vinto le prime due gare della Golden Trail Series.
Anche la campionessa di Sierre-Zinal Lucy Murigi, dal Kenya, e Michelle Maier (Team Adidas), seconda piazzata lo scorso anno e vincitrice del 2016, potrebbero sfidarsi per salire sul podio. Megan Kimmel (Team Salomon) cercherà di consolidare la sua posizione nella Golden Trail Series con un risultato importante dopo che un infortunio l'ha costretta al ritiro a Zegama ed è un po’ calata a Chamonix per finire al quinto posto alla Marathon du Mont Blanc. La sudafricana Meg McKenzie (Team Salomon), ha fatto un'ottima gara a Chamonix concludendo all'ottavo posto e arriva qui con il quinto posto nella classifica generale dei Golden Trail Series.

DIRETTA LIVE A SIERRE-ZINAL - Dopo aver fatto storia trasmettendo live l’intera Marathon du Mont Blanc in tempo reale sui canali di social media di Salomon Running, il team Salomon farà lo stesso da Sierre-Zinal, portando nuovamente la copertura in diretta della gara. Una diretta che vedrà coinvolti Emelie Forsberg e Majell Backhausen, Global Community Manager Trail Running by Salomon. Gli appassionati di trail running potranno guardare la gara sulla Salomon Running Facebook Page e su Salomon TV’s YouTube channel.


Sogna in grande e osa fallire

«Ho una proposta indecente da farti. Dal 20 maggio al 20 giugno. Io, te, Dadde e Zeno. Dritti dalla cima. Mai sciata. Pensaci». Questo il messaggio di Enrico Mosetti a Federico Ravassard che ha fatto nascere lo stupendo reportage dalla Cordillera Vilcanota, in Perù, che pubblichiamo su Skialper di agosto-settembre. La cima è quella dell’Ausegnate (6.384 metri). E rimarrà non sciata…

©Federico Ravassard
©Federico Ravassard

 DISCESA IMPOSSIBILE - Poche idee in testa ma abbastanza chiare: sciare l’Ausengate, una cima semi-sconosciuta di 6384 metri a sud di Cusco. Come documentazione di supporto qualche foto, le immagini prese dal satellite e il video vecchio di dieci anni degli unici altri due scialpinisti che avevano battuto quella zona prima, niente meno che Rémy Lécluse e Glen Plake. La zona è decisamente remota, molto, e anche la scarsa documentazione si dimostra inaffidabile: la montagna è insciabile. Una possibile via di discesa è di fatto una seraccata di mille metri, che termina in un colatoio di roccia e detriti. L’altra, invece, è per metà buona. L’altra metà luccica per il ghiaccio azzurro che la ricopre. Poco male, non mancheranno altre occasioni per sciare e soprattutto per scoprire questo magnifico Paese e i suoi paesaggi sterminati. «Qualcuno potrebbe anche ridere, ma l’aria sopra i 5000 metri non ti è amica per nulla. Se aumenti per un attimo il passo la testa scoppia e devi rassegnarti a salire di una trentina di passi alla volta. La vista, però, è incredibile. Il bianco della neve, il rosso delle montagne detritiche e l’azzurro del cielo. Nient’altro, solo questi tre colori che si intervallano con degli stacchi nettissimi. Sciamo ridendo dal nostro Nevado-senza-nome, alla fine curvare sulla neve è sempre una figata». A documentare questa frase ci sono le bellissime foto di Federico…

©Federico Ravassard
©Federico Ravassard
©Federico Ravassard

Pronta la squadra azzurra di ski-alp. Confermato lo staff tecnico

Il presidente della FISI Flavio Roda ha ufficializzato con delibera lo staff tecnico e la composizione della squadra di sci alpinismo per la prossima stagione. Confermato alla guida Stefano Bendetti che sarà affiancato nel gruppo senior da Denis Trento, mentre nel settore giovanile rimane Davide Canclini che lavorerà a fianco di Manfred Reichegger. Al momento pronta solo la formazione Senior, mentre quelle Espoir (con Magnini, Canclini...) e Junior saranno definite entro fine mese. Confermato il blocco dello scorso anno con Robert Antonioli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet e Alba De Silvestro del Centro Sportivo Esercito, William Boffelli del Roncobello, Federico Nicolini del Brenta Team e Katia Tomatis del Tre Rifugi. Nel corso della stagione, come nell’ultimo inverno, potranno entrare in azzurro, visti anche i risultati delle prime gare, anche altre atleti e atlete ‘osservati’ come Filippo Barazzuol, Elena Nicolini o Bianca Balzarini.


Great Himalaya Trail, 24 giorni che ti cambiano la vita

«Sono stato in villaggi minuscoli, lontani da tutto e da tutti, con tanta povertà, eppure sono felici e ti aprono la porta alle undici di notte, nel buio immenso, ti preparano da mangiare e ti fanno dormire senza chiederti chi sei, mentre noi abbiamo perso il giusto punto di vista e per ritrovarlo non ci rimane altro che scappare dalla civiltà e dal bombardamento di informazioni e social media, camminare nella natura, correre per ritornare in noi stessi». Così parlò Ryan Sandes, ultra-runner sudafricano, dopo i 1.504 chilometri e 70.000 metri di dislivello a tempo di record del Great Himalaya Trail. Ventiquattro giorni, quattro ore e ventiquattro minuti ci ha impiegato a correre (per la verità camminare veloce) su e giù per passi himalayani, giungle e caotiche città insieme al connazionale Ryno Griesel. Eppure la lotta contro il tempo è stata l’ultima preoccupazione. E non sarà il ricordo più potente. Ne parliamo su Skialper 119 di agosto-settembre in un ampio reportage con le belle foto di Dean Leslie.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

IL MITICO GHT - Il Great Himalaya Trail non è un solo sentiero, ma la combinazione di vari itinerari sia nella parte montuosa del Nepal (GHT High Route) che in quella più popolata e ricoperta dalla giungla (GHT Cultural Route) e va da un confine all’altro del Paese, lungo la direttrice Ovest-Est. Per questo, sebbene Ryan e Ryno abbiano fatto segnare il FKT (fastest known time), non si può parlare di vero e proprio tempo record in quanto un crono di riferimento non esiste data la possibilità di alternative lungo il percorso e le varianti imposte dai tanti imprevisti. Quello seguito dai due sudafricani ripercorre fedelmente le orme del connazionale Andrew Porter dell’ottobre 2016 ma, per esempio, Lizzy Hawker, nel 2016, ha fatto segnare un tempo di riferimento lungo la parte in quota del GHT, tra le montagne.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

CIBO - Quella del cibo è stata la sfida nella sfida. Per scelta e per alleggerire gli zaini è stato deciso di fare tutto il Great Himalaya Trail procurandosi da mangiare lungo il percorso, come dei normali turisti: acquistandolo o facendosi ospitare dai locali. Solo in tre punti c’è stata la possibilità di cambiare gli zaini e i vestiti e nelle tasche trovava spazio qualche barretta, gel o lattina di Red Bull. «Alla fine il mio corpo mi diceva che non ne poteva più di quell’alimentazione e sono stato male un paio di giorni: i nostri pasti consistevano di frittata, riso e lenticchie quando avevamo la fortuna di essere ospiti, oppure di biscotti e cioccolato comprati alle bancarelle e non era proprio l’ideale durante una traversata di 1.500 chilometri» - ha detto Sandes.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie
©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

CUET a Enzo Romeri e Giuliana Gionghi

Enzo Romeri e Giuliana Gionghi hanno iscritto il loro nome nell’albo d’oro della Comano Ursus Extreme Trail e si sono imposti nella gara lunga di 58 chilometri e 4580 metri di dislivello, emulati nella prova di 34 chilometri da Francesco Trenti e Sofia Scanziani.
Oltre 150 runner hanno risposto all’appello lanciato dalla Comano Mountain Runners del presidente Marco Buratti e si sono confrontati sul doppio percorso disegnato sul territorio delle Giudicarie Esteriori, con arrivo nel caratteristico borgo di Rango, conosciuto come uno dei più belli d’Italia. Romeri si è reso protagonista di una gara in progressione e ha fatto la differenza nella seconda parte del tracciato, la più tecnica, dopo che il candidato numero uno alla vittoria – il bergamasco Luca Carrara – era stato costretto al ritiro poco dopo metà gara a causa di un risentito muscolare, lui che era reduce dal successo al Gran Trail Orobie del weekend precedente.
Scattati da Comano Terme alle 6 del mattino, i partecipanti alla Cuet 58 si sono dati sportiva battaglia sul suggestivo percorso che prevedeva il passaggio sul Monte Casale, quindi sulla Cresta del Brento, al rifugio San Pietro, al Lago di Tenno, al Passo del Ballino e a Malga Nardis, a precedere il transito in vetta all’impegnativa ascesa del Doss della Torta, il giro delle Cime, la discesa da Malga Stabio e l’ultimo tratto verso il traguardo. Dopo il via si sono avvantaggiati in quattro, tra cui Romeri, Roberto Viliotti, Luca Carrara e il runner della Costiera Amalfitana Giovanni Ruocco, che ha provato il forcing. Romeri, che conosceva le insidie e le particolarità tecniche della seconda parte del tracciato, ha preferito non rispondere subito ed è andato in progressione, riuscendo a fare la differenza e a scavare un gap poi rivelatosi incolmabile per gli avversari.
Enzo Romeri ha raggiunto il traguardo di Rango in perfetta solitudine e ha portato a termine la propria fatica in 7h27’24” (media di 7’42” al km), staccando di oltre 16 minuti il secondo classificato, Giovanni Ruocco, che ha fermato il cronometro sul tempo di 7h43’31” e preceduto Roberto Viliotti nella sfida per la piazza d’onore. Più staccati tutti gli altri, Christian Insam che si è accomodato ai piedi del podio, quarto in 8h07’20”, seguito da Mirko Fioretti, Fabrizio Ridolfi e dall’atleta locale Ivan Serafini, settimo.
Più netta la vittoria al femminile di Giuliana Gionghi, atleta di San Lorenzo in Banale che correva sui sentieri di casa. La Gionghi ha preso il comando delle operazioni già nelle prime battute di gara e ha poi aumentato il proprio vantaggio di chilometro in chilometro, andando a chiudere a braccia alzate con il tempo di 10h05’06”, di 52 minuti più basso rispetto a quello fatto segnare da Daniela Montelli, seconda in 10h57’21”.

Giuliana Gionghi ©Pegasomedia/Samuele Guetti e Michele Puecheri

Prima dell’arrivo di Romeri e Gionghi erano stati decretati i vincitori della Cuet 34, che prevedeva 2400 metri di dislivello, con partenza e arrivo a Rango e un tracciato che ricalcava quello della seconda parte della gara lunga, con transiti da Malga Nardis, Doss della Torta e Malga Stabio. La prova maschile è stata caratterizzata dalla sfida a distanza tra Francesco Trenti e Davide Delladdio (già terzo lo scorso anno): ha avuto la meglio il fiemmese, che nella seconda parte di gara ha visto riavvicinarsi il rivale, ma è riuscito a difendere il proprio vantaggio, primo al traguardo in 4h08’10” (media 7’17” al km). Delladdio ha scalato un gradino del podio rispetto al 2017, argento in 4h09’42”, mentre il bronzo è andato al portacolori della società organizzatrice Andrea Titta (4h32’59”), seguito a poco meno di 4 minuti di distanza da Marco Gubert.
Sviluppo simile per la parallela gara femminile, vinta da Sofia Scanziani in 5h43’59”, con le due trentine Irene Zamboni e Luisa Salvadori a completare il podio, rispettivamente con il tempo di 5h51’28” e 6h28’53”. Attorno alle ore 17 della caldissima giornata di inizio agosto, si è abbattuto sulla parte finale del percorso un forte temporale che, per motivi legati unicamente alla sicurezza degli atleti, ha spinto la giuria di gara - pur con il dispiacere del caso - a fermare gli ultimi concorrenti sul percorso.


Nadir Maguet e Axelle Mollaret da record a Punta Helbronner

Un altro vertical da record. La quarta Uyn Courmayeur Mont Blanc ha portato sulle pendici del Monte Bianco oltre 450 concorrenti, 100 che hanno scelto di correre il K1000 di venerdì sera, gli altri che invece hanno puntato sulla doppia distanza di sabato. In Valle d’Aosta e nel cuore della catena del Monte Bianco sono state due giornate strepitose, con una sfida stellare tra i grandi favoriti e con i vincitori Nadir Maguet e Axelle Mollaret che hanno fatto segnare i nuovi record della gara verticale, partita da Courmayeur e arrivata sulla terrazza panoramica di Punta Helbronner.
Nel K2000 maschile gli alpini Nadir Maguet e Davide Magnini sono entrambi partiti per battere il record. I due ski-alper non hanno tradito le aspettative e già al passaggio del Pavillon hanno preso un buon margine sugli inseguitori. Con loro a metà gara anche lo spagnolo Oriol Cardona Coll che in mezzo al ripidissimo tratto di roccia ha poi perso terreno. Magnini voleva vincere, Maguet era invece in cerca della tripletta, arrivata dopo una gara corsa con le gambe e con la testa. L’alpino ha chiuso gli 11 chilometri in 1h 40’59”, abbassando di 18” il suo primato dello scorso anno. Alle sue spalle il trentino Magnini, staccato di 42”, con terzo gradino del podio per lo spagnolo Cardona Coll, a 4’41” dalla vetta. Record letteralmente frantumato nella gara femminile, dove la sci alpinista francese Axelle Mollaret - vincitrice di ormai tutte le prove de La Grande Course - ha dominato in 2h 01’11”, abbassando di 11’ il precedendo record firmato nel 2017 da Chiara Giovando, oggi terza a 12’17” dalla vetta. Il podio è stato completato da Ilaria Veronese, all’arrivo in 11’39”.

Davide Magnini e Nadir Msguet ©Acmediapress

Venerdì sera invece un centinaio di trailers hanno gareggiato nel K1000 serale con arrivo al Pavillon. Anche nella 7 chilometri hanno dominato gli atleti del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, applauditi anche dal nuovo colonello Patrick Farcoz. La prova maschile è stata vinta da Daniel Antonioli in 46’08”, davanti al compagno di squadra Damiano Lenzi (47’31”) e a Davide Cheraz (48’11”). Tra le donne successo per l’alpina Giulia Murada (57’01”), a precedere Marcella Pont (1h 05’12”) e la britannica Sophie Grant (1h 06’13”).
Applausi a scena aperta anche per sei concorrenti che hanno deciso di correre sia il K1000 di venerdì, sia il K2000 di sabato. Una doppia sfida da brividi per Enea Amato, Ruggiero Isernia, Jules Pijourlet, Paolo Pajaro, Alessio Albanese e Dominique Comte.
Nella mattinata di venerdì, sui tracciati del Pavillon, hanno corso anche una quarantina di bambini e ragazzi in una prova non competitiva. Gioia, entusiasmo, voglia di fare sport, senza pensare al cronometro. Per tutti premio e Nutella party finale.


Ritornare

«Mhtar non lo avevamo avvisato del nostro ritorno, non sapevamo neppure che nascondesse un vecchio cellulare tra le pieghe del suo burnus,la veste berbera con cappuccio ormai sbiadita dal sole dell'Alto Atlante. Siamo tornati al suo douardando per scontato che fosse là. La strada la conosciamo a memoria e si differenzia dall’anno precedente solo per il colore della vegetazione». Mhtar e la moglie Naima sono alcuni dei personaggi che Giacomo Frison e GlorijaBlazinšekhanno ritrovato nel loro viaggio tra le montagne del Marocco, uno dei progetti di Altripiani, un insieme di fotografia, alpinismo, ricerca culturale, antropologica e linguistica, che ha come intento quello di tracciare sentieri nuovi e percorsi diversi. Linee che non corrono da una città all’altra, ma che attraversano lentamente catene montuose e piccoli villaggi alla ricerca di volti e memorie.Ne parliamo in un ampio reportage su Skialper 119 di agosto-settembre.

©Giacomo Frison

OSPITI O AMICI? - «Ritornare è per noi diventato una filosofia di vita. Vogliamo chiamare tutti per nome tanto che non scattiamo fotografie a caso, perché in ogni ritratto c’è la storia di una persona e del luogo che le appartiene. Perché ritornare è anche recuperare e restituire qualcosa a qualcuno che non ha avuto paura di accoglierti in casa. Di anno in anno si aggiungono viaggi, esperienze, delle nuove linee e sta diventando sempre più impegnativo ritornare da ognuno, perché viaggiando leggeri senza rendersene conto si entra in un’altra dimensione, si entra nel cuore delle persone con la mente libera e la forza della curiosità reciproca. Ci sentiamo spesso come una matita leggera che disegna una mappa di traiettorie nuove, ricche di identità sempre più preziose e pronte a testimoniare la bellezza e la fragilità dei luoghi remoti. Ritornare non è sempre facile, ma l’impegno è quello di farsi accettare, perché un po' alla volta non sei più l'ospite, ma un amico, uno di casa che è solamente andato via per un po'».

©Giacomo Frison

ALTRIPIANI - Giacomo Frison, fotografo nato e cresciuto a Venezia, appassionato di montagna e ideatore del progetto e Glorija Blazinšek, istriana multilingue, sono le anime di questo bel progetto.L’idea nasce nel 2015 dalle passioni e dagli studi di Giacomo che traccia la prima linea del progetto con un amico antropologoesplorando le montagne del Caucaso fino agli altipiani iraniani. Nel 2016 con Glorija intraprende il viaggio lungo i Monti Carpazi nel centro-est Europa e dal 2017 insieme percorrono più volte l’Alto Atlante in Marocco.Viaggi che esplorano la delicatezza dei confini nazionali, cercando e trovando la sovrapposizione di popolazioni e culture di montagna spesso divise da confini innaturali. Storie di vita e di resistenza in paesaggi mozzafiato. www.altripiani.org

©Giacomo Frison

Marco Mosso responsabile della Commissione Sci-alpinismo della FISI

Inizia a definirsi la squadra FISI anche per lo sci-alpinismo. Restava da definire il ruolo di responsabile della commissione: alla fine la scelta è caduta su Marco Mosso, già responsabile del Centro Sportivo Esercito e ora presidente del comitato ASIVA. «Ne ho parlato con il presidente Roda la settimana scorsa - spiega Mosso - e alla fine ho accettato l’incarico. Per quanto riguarda i membri della Commissione, parlerò con i responsabili dei comitati nei prossimi giorni: diciamo che dopo la settimana di Ferragosto avremo la composizione definitiva».
Calendario e soprattutto staff tecnico della Nazionale in agenda. «Più che una speranza è una necessità, quella di adeguare lo scialpinismo alle altre discipline della FISI: a metà agosto da Milano arriveranno termini e modalità per le richieste per il nuovo portale della FISI dedicato a quest’aspetto che sarà operativo da metà settembre. Avremo un maggiore riguardo per le gare di interesse nazionale, Campionati italiani e Coppa Italia, dopo adegueremo il resto del calendario in modo da renderlo ufficiale molto prima dell’inizio della stagione, come per tutte le altre discipline della FISI».
Capitolo direzione agonistica. «Ci siamo trovati con lo staff delle ultime stagioni. Credo che già la settimana prossima ci sarà una decisione definitiva in merito».