Monte Rosa Walser Trail, venerdì si parte
Ultimi dettagli organizzativi in vista della Monte Rosa Walser Trail. Venerdì la piazza di Gressoney la Trinité sarà pronta a ospitare i runner giunti in Valle d’Aosta per affrontare i quattro differenti percorsi. Alle 19, i primi a prendere il via saranno gli ultra runner della 114 km (con 8240 metri di dislivello; arrivo primo concorrente previsto per sabato alle 12). Domenica mattina all’alba, invece, con start alle ore 6, sarà la volta della 50 km (3940 m D+). E poi via, alle 10.30 con lo start della 20 km (850 m D+) e dell’eco trail. Per tutti, premiazioni in piazza alle 15.30.
Un evento per tutti il MWT, che apre le porte sia ai neofiti della specialità, sia ai runner più allenati. Non a caso, nella lista partenti della 50 km figura il sei volte iridato della corsa in montagna e vincitore dell’ultimo Migu Run Skyrunner World Series, Marco De Gasperi: sarà l’uomo da battere su questo percorso. Dalla Valtellina con il preciso intento di lasciare il segno, anche la scialpinista e ultra runner Laura Besseghini.
La kermesse ideata e proposta dall’associazione Forte di Bard si potrà seguire live: sul sito ufficiale sarà possibile vedere passo passo i concorrenti della prova principe. Sono inoltre previsti live gara sui canali social nei punti salienti e una cronaca in piazza a Gressoney la Trinité, dove per l’occasione sarà istallato un video wall.
Dynafit Mountopia 3 cime in 3 giorni: annunciati i quattro vincitori
Dopo una finale agguerrita la quarta edizione del concorso Dynafit Mountopia ha i suoi quattro vincitori: la polacca Iga Ługowska, la slovacca Lucija Odar, lo svedese Aramis Sasinka e il tedesco Christoph Leimbeck hanno affrontato un’entusiasmante sfida Strava per vincere la possibilità di scalare Grossglockner, Zugspitze e Ortles in tre giorni. Dynafit ha dato vita all’ambizioso progetto insieme ai partner Gore e PrimaLoft; anche grazie a loro i quattro finalisti verranno equipaggiati dalla testa ai piedi con la fornitura completa dei prodotti più idonei a una simile sfida. 365 atleti da 32 Paesi si sono messi in gioco per questa edizione del concorso. E per chi non è riuscito ad iscriversi ci sono buone notizie: la prossima Mountopia prevede la partecipazione alla gara scialpinistica più ad alta quota del mondo, il Trofeo Mezzalama. Gli appassionati scialpinisti e gli aspiranti tali potranno iscriversi dal 9 al 30 ottobre 2018.
Chi insegue un sogno dà li massimo per realizzarlo: la finale del concorso Mountopia, che porterà nel settembre 2018 quattro atleti a scalare tre cime in tre giorni, si è combattuta sulla resistenza. Tra i tanti atleti iscritti la giuria di Mountopia ne ha selezionati 10 all’inizio di giugno dando poi il via ad una sfida a colpi di metri di dislivello e chilometri percorsi in allenamento. Fra il 18 giugno e il 13 luglio i finalisti hanno percorso 2.991 chilometri con le scarpe da corsa e si sono lasciati alle spalle 119.971 metri di dislivello. I quattro vincitori della Dynafit Mountopia 3 cime in 3 giornihanno lottato più duramente di altri, e alla fine sono riusciti a imporsi. A settembre 2018 i vincitori realizzeranno il loro sogno alpino, scalando con l’aiuto di Dynafit tre fra i monti più alti di Germania, Austria e Italia: Zugspitze (2.962 m), Grossglockner (3.798 m) e Ortles (3.905 m). Il progetto è stato pianificato e organizzato da Dynafit in collaborazione con i partner Gore e PrimaLoft, è comprensivo di trasporto e vitto, e prevede il coinvolgimento di esperte guide alpine. Gli atleti Dynafit affiancheranno i partecipanti durante la fase di preparazione, con piani di allenamento ad hoc e preziosi consigli.
#SPEEDUP PER MOUNTOPIA MEZZALAMA - Il successo della campagna Your Mountopia is our missionprosegue. Per l‘inverno 2018/19 l’azienda ha in progetto la quinta edizione. Il nuovo obiettivo è tanto ambizioso quanto emozionante, questa volta si tratta infatti di una corsa contro il tempo: dal 9 al 30 ottobre Dynafit invita gli sciatori più preparati di tutto il mondo a candidarsi a Mountopia Mezzalama. Saranno selezionati sei scialpinisti agonisti per partecipare nell‘aprile 2019 - con il sostegno di Dynafit - al Trofeo Mezzalama. Il concorso Mountopia si rivolge a tutti gli atleti non legati da contratti di sponsorizzazione con altri brand.
Per informazioni sulle condizioni di partecipazione e registrazione: www.dynafit.com/mountopia
Arriva un nuovo amministratore delegato in SCARPA
Novità importanti in SCARPA, il marchio trevigiano che produce scarponi da scialpinismo, telemark e scarpe da hiking e trekking ed è tra i principali big player mondiali del settore: arriva un nuovo amministratore delegato, Diego Bolzonello, già AD di Geox. A seguire riportiamo il comunicato ufficiale dell’azienda.
Un manager di successo nuovo amministratore delegato di SCARPA S.p.A., azienda trevigiana leader mondiale nel settore scarpe per alpinismo, trekking, arrampicata e sci-alpinismo. La scelta della famiglia Parisotto, che mantiene saldamente il comando della società, è caduta su Diego Bolzonello, già AD di Geox. Sostituirà il dimissionario Andrea Parisotto, che già da anni non ricopriva incarichi operativi e ha scelto di dedicarsi ad altro.
«Era tempo di cambiare marcia - afferma Sandro Parisotto, presidente di SCARPA S.p.A. -.Abbiamo voluto così cercare una figura di primo piano in grado di accompagnare l’azienda verso un nuovo assetto organizzativo, adeguato a supportare la crescita in atto. Sempre restando presenti e importanti per il tessuto economico del territorio».
Calzaturificio SCARPA S.p.A. ha chiuso il 2017 con ricavi consolidati a 96 milioni di euro, in aumento del 10% rispetto all’anno precedente, con un margine Ebitda che si conferma al 14% e una cassa positiva per ben 44 milioni. La costante crescita richiede il supporto di nuove figure professionali da inserire nell’organizzazione di SCARPA S.p.A. per dare la spinta necessaria al definitivo passo in avanti in termini di fatturato e margini previsto nel nuovo piano industriale della società per il prossimo triennio.
Diego Bolzonello, già AD di Geox e artefice del suo successo, ha collaborato in qualità di consulente strategico con numerose realtà importanti del territorio e del distretto dello SportSystem, ottenendo risultati lusinghieri. Ora è ben felice di mettere la sua competenza a disposizione della famiglia Parisotto a supporto di un’azienda economicamente sana, in forte crescita e con un marchio noto a livello mondiale come SCARPA S.p.A. per raggiungere gli obbiettivi stabiliti nel piano industriale.
Già disponibile nell'edicola digitale Skialper 119 di agosto-settembre
È già disponibile nell’edicola digitale di Skialper il numero 119 di agosto-settembre, 160 pagine con uno strillo di copertina inequivocabile: a piedi. Un numero per riscoprire il piacere di rallentare, per riscoprire se stessi e gli altri, per dare uno sguardo diverso sul mondo, camminando. Più o meno veloci. Perché «camminare non è un’attività di serie b, ma un dono prezioso» come scrive Claudio Primavesi nell’edito. Chiedete Skialper 119 al vostro edicolante di fiducia a partire dal 2 agosto oppure, se proprio non lo troverete, potrete sempre acquistarlo direttamente sul sito di Mulatero.
ENRICO BRIZZI, PARTIRE ADESSO - Simone Sarasso, scrittore che ha appena ritirato il prestigioso premio Bancarella Sport con la biografia di Loris Capirossi, intervista un altro scrittore, Enrico Brizzi. Uno scrittore che ha fatto del camminare una ragione di vita, percorrendo a piedi i cammini storici, le Alpi, il Medio Oriente. E ha scritto bellissime pagine sull’argomento. Enrico Brizzi nel cammino ha ritrovato l’ispirazione per scrivere e lo confessa a Sarasso in un’intervista tutta da leggere durante le vacanze estive.
GREAT HIMALAYA TRAIL - 24 giorni. Per percorrere il Nepal da ovest a est: 1.500 km e 70.000 m di dislivello. Ma i numeri sono solo un dettaglio e il tempo record fatto registrare un aspetto secondario della straordinaria impresa dell’ultra runner sudafricano Ryan Sandes e del connazionale Ryno Griesel, di 24 giorni che hanno cambiato il modo di guardare la vita dei due. Undici pagine di reportage con le spettacolari immagini del fotografo Dean Leslie, un viaggio dei piedi ma anche della mente. Un altro spunto di riflessione per le vacanze…
10 ZAMPE, UN UOMO E DUE CANI - Giorgio Garello nella sua vita di appassionato runner non si è fatto mancare certo l’adrenalina. Oltre un centinaio di gare dalla maratona in su e poi secondo ai Campionati italiani di corsa su strada 24 ore e secondo alla Nove Colli. Ma da qualche anno è iniziata una seconda fase della sua vita, quella del cammino. In compagnia di Walk e Noosa, due splendidi cani Border Collie. Con loro percorre migliaia di chilometri ogni anno. E anche questo vuol dire a piedi… «Uscire con i cani, per un paio di ore o per giri più lunghi, mi permette di passare tanto tempo con loro, sono un po’ il capobranco - dice Giorgio - . È un percorso graduale, non so come è successo, ma ora associano decine di suoni e gesti e mi capiscono: Walk, quando vede un capriolo, mi guarda e mi chiede il permesso di seguirlo».
RITORNARE - Giacomo Frison e Glorija Blazinšek percorrono gli altipiani da un punto all’altro, alla scoperta di luoghi, villaggi e soprattutto persone fuori dalle rotte di massa e dalla storia. E amano ritornare, per ritrovare quelle stesse persone e quegli stessi luoghi. Come per esempio nell’Alto Atlante marocchino, dove è ambientato il bellissimo articolo che pubblichiamo in questo numero di Skialper, alla scoperta dei villaggi berberi.
TREKKING AL FRONTE - Sono esattamente cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale e nel comprensorio turistico Pontedilegno Tonale ci sono due percorsi che permettono di andare alla scoperta di fortificazioni e trincee dove si è scritta la storia di questo conflitto. Forti tra i boschi, ma anche gallerie, passerelle e feritoie a 3.000 metri di quota, dove si trovano ancora munizioni e gavette dei soldati. La giornalista Tatiana Bertera e il fotografo Matteo Pavana sono partiti alla scoperta del facile Giro dei Forti e del più impegnativo sentiero attrezzato dei Fiori.
ALTAVIA DOLOMITI BELLUNESI - Sta nascendo dall’idea di un visionario illuminato come Teddy Soppelsa e dalla forza di volontà di un gruppo di ragazzi del CAI di Feltre quello che gli ideatori stessi definiscono Dolomites Wildest Path, il sentiero più selvaggio delle Dolomiti. Ed effettivamente è proprio così, il nuovo trekking di sette tappe (noi l’abbiamo percorso in sei) percorre uno degli angoli più belli e selvaggi dei monti pallidi, lontano dal turismo di massa e dai rifugi cinque stelle. Se volete scoprire il lato più autentico delle Dolomiti eccovi accontentati!
TERMINILLO, STORIA DI UN’EVASIONE POSSIBILE - Quattro ragazzi, la fuga da una Roma infuocata per il caldo e, con i mezzi pubblici, l’arrivo alle pendici del Terminillo. Fuggire dalla città per camminare e scoprire la natura e piccoli borghi come Micigliano è possibile!
PERÙ, SOGNA IN GRANDE E OSA FALLIRE - Voli in Sud America per andare a sciare una parete ripida dell’Ausengate, Cordilllera Vilcanota e poi… dopo trasvolate, interminabili trasferimenti in pullman, cavallo e a piedi, ti rendi conto che quella montagna è insciabile. Non importa perché, come scrive Federico Ravassard, autore del testo e delle splendide foto, curvare con gli sci sulla neve «è sempre una figata». E partire alla scoperta di luoghi quasi inesplorati un privilegio. Un reportage di nove pagine in compagnia di Enrico Mosetti e Davide Limongi, da non perdere!
NORTH3 - Scalare la Nord di tre montagne simboliche raggiungendole in bici e in meno di 48 ore. Ecco l’ultima sfida di Simon Gietl e Vittorio Messini. Vinta. O quasi. Le tre montagne sono Ortles, Tre Cime di Lavaredo e Grossglockner e Skialper pubblica in esclusiva per l’Italia il reportage di questa bella avventura.
19 ANTEPRIME PER… IL 2019 - Abbiamo voluto scherzare un po’ con i numeri, ma le 19 novità per la primavera-estate 2019 che presentiamo sono davvero interessanti! Non solo gli highlight della fiera Outdoor di Friedrichshafen, ma anche quelli delle aziende che sul lago di Costanza non erano presenti.
GRAND HOTEL SOTTO LE STELLE - Ovvero, una tenda, un materassino e un sacco a pelo: sei tende tre stagioni e light e cinque materassini in prova e poi, le ricette vegane di uno chef appassionato campeggiatore.
CAMPO BASE FERRINO - Fondata bel 1870, Ferrino è una delle aziende storiche del mondo outdoor. Siamo stati nella sede torinese e nel campo test estivo ai 3.500 metri del rifugio Quintino Sella per renderci conto di come vengono progettati e soprattutto testati zaini e tende.
MAI PIÙ SENZA ACQUA - Quando hai sete… è troppo tardi. Ecco perché è importante idratarsi correttamente prima, durante e dopo allenamenti e gare di trail running. Siamo stati ad allenarci con il portacolori del team Salomon Giulio Ornati e abbiamo provato gli ultimi soft flask e reservoir Salomon. Non mancano i consigli del medico Alessandro Da Ponte.
KAPTIVA, DI NOME E DI FATTO - È una delle scarpe da trail più attese del 2019 e l’abbiamo fatta provare in anteprima al trail runner Michele Tavernaro. Stiamo parlando, naturalmente, di La Sportiva Kaptiva…
KIENZL 200 E LODE - Il 2018 è iniziato con la vittoria alla Transgrancanaria 360°. Ma l’altoatesino Peter Kienzl a vincere è abituato. Basta che le gare siano più lunghe di 200 chilometri, la sua distanza preferita. E ora punta al Tor des Géants… Lo abbiamo intervistato sul suo terreno di allenamento, a Merano 2000 e gli abbiamo fatto provare il nuovo Ultra Set Up di Dynafit.
Chi vincerà il Giir di Mont 2018?
Tutto pronto a Premana per il 26° Giir di Mont in programma domenica 29 luglio. Si guarda alla gara e ai possibili protagonisti. Al femminile ai nastri di partenza Elisa Desco, Ivana Iozzia, Silvia Rampazzo, trionfatrice a Premana nel 2017, e Barbara Bani, azzurre ‘mondiali’ lo scorso anno. Con loro Charlotte Morgan, l’inglese campionessa mondiale in carica sulle lunghe distanze, Maite Maiora, al debutto premanese, e Denisa Dragomir, amatissima e già vincitrice al Giir. Le outsider potrebbero essere la giovanissima Freya Orban, svedese del Team Salomon, oppure la messicana Luisa Vasquez.
Si prospetta un Giir di Mont di altissimo livello tecnico anche per quanto riguarda la prova maschile partendo dai campioncini di casa Davide Lino Invernizzi, vincitore della gara open dello scorso anno, e Mattia Gianola, il premanese più quotato attualmente. Parlando di Valsassina e dintorni, saranno della partita anche il campione di winter triathlon Daniel Antonioli ed il lecchese Danilo Brambilla, dominatori della scena locale in primavera. Non mancheranno nemmeno la giovane promessa Roberto Delorenzi, William Boffelli e i gemelli livignaschi Thomas e Nicolas Bormolini. Ad alzare ulteriormente il livello ci saranno anche altri personaggi che già hanno fatto molto bene in questo avvio di stagione: Gil Pintarelli, Filippo Bianchi, già azzurro in Polonia, l’intramontabile Ricardo Mejia, Ismail Razga, capace di salire sul podio al Giir nel 2015, Jean Baptiste Simukeka. Chiusura infine con i nomi più attesi: Ionut Zinca, vincitore a Premana nel 2013, non al top della forma ma sempre protagonista quando si tratta di sfilare fra gli alpeggi lecchesi, e ancora Aritz Egea e Cristian Minoggio, autentico dominatore delle prove disputate in Italia quest’anno.
Bargiel nella storia, è il primo a sciare il K2
Il polacco Andrzej Bargiel ha sciato ieri il K2 dalla vetta al campo base, a quota 5000 metri per un totale di 3.600 metri di dislivello. Un'impresa mai riuscita a nessuno. Bargiel è partito alle 8 di mattina per arrivare alle 16 circa, ora italiana, con uno stop forzato al campo 4 a causa della visibilità. La via seguita è quella dello Sperone degli Abruzzi, Collo di Bottiglia, via Cesen, via Messner e via Kukuczca-Piotrowski. La maggiore difficoltà, come dichiarato dallo stesso Bargiel prima dell'impresa, non è stata tanto la neve in quota, ma avere le giuste forze e la lucidità per sostenere lo sforzo di una discesa difficile a quelle quote. Bargiel ha utilizzato la salita come ricognizione per la discesa ed era già stato sul K2 l'anno scorso, senza riuscire a sciarlo. Nel suo palmarès ci sono le discese della cima centrale del Shisha Pangma, quella del Broad Peak e il Leopardo delle nevi più veloce della storia (la salita delle vette più alte dell'ex Unione Sovietica) in 30 giorni. Bargiel ha anche un passato da scialpinista con un nono posto alla Pietra Menta e un decimo alla Patrouille des Glaciers. Il K2 ha visto la morte nel 2010 dello svedese Fredrik Ericsson, che era riuscito a sciarlo da quota 7.800 metri, negli anni precedenti i tentativi, tra gli altri, di David Watson e Hans Kammerlander, nel 2011 quello di Luis Stitzinger, ma nessuno era mai riuscito a sciare il K2 dalla cima. Ecco il commento sull'impresa pubblicato dal nostro collaboratore Emilio Previtali su Facebook:
Ieri il polacco Andrezj Bargiel ha sciato dalla cima del K2 chiudendo con la sua discesa l'era pionieristica dello sci in altissima quota. Oggi ne leggeremo sui giornali e anche su qualche quotidiano, probabilmente per qualche ora o per qualche giorno lo sci sulle grandi montagne della terra farà parlare di sé, prima di tornare nuovamente nel dimenticatoio della cronaca alpinistica. Per molti appassionati di montagna (anche quelli che in montagna non ci vanno quasi nemmeno e sono invece appassionati dalla cronaca o dalla storia dell'alpinismo e delle imprese, soprattutto quelle del passato) è difficile comprendere il senso profondo di una attività del genere. Per molti l'idea di salire su una montagna di 8000 metri con l'intento di sciarla è priva di senso. Un vezzo stupido, una sfida da clown del circo degna al massimo del Guinnes dei Primati. Sono in pochi a comprendere la dedizione e il coraggio, l'impegno necessario per tentare di realizzare un progetto del genere. Sciare una montagna di 8000 metri è un progetto complicatissimo. Andrezji ha senz'altro il merito di avere approcciato il K2 con determinazione e di avere applicato una serie di soluzioni che rappresentano nella sostanza lo stato dell'arte dello sci ripido, dell'alpinismo in alta quota e della tecnologia oggi disponibile. Ha lavorato con metodo alla scelta della sua linea (che è la combinazione di tre itinerari), alla messa a punto dei materiali, alla strategia di scalata e alla composizione del suo team. In modo innovativo ha effettuato le ricognizioni della via con l'ausilio di un drone. Ma più di tutti probabilmente, più di tutti gli altri che ci hanno provato o che avrebbero voluto farlo, ha creduto nel suo sogno. Anche se alcuni 8000 restano ancora in attesa della prima discesa integrale o della prima senza l'uso dell'ossigeno, da domani lo sci sulle più grandi montagne della terra entra in una nuova era, che non sarà più quella della conquista ma quella della difficoltà, in fondo è la storia stessa dell'alpinismo che si ripete. La meta sarà la via e lo stile utilizzato e non più la cima e la discesa, Marco Siffredi all'Everest con il suo tentativo di discesa all'Hornbein Couloir ci aveva già proiettato in quest'epoca con quasi quindici anni di anticipo. Poi le cose sono andate come sono andate, lo sapete tutti come. Io, nel mio piccolo, sono contento di appartenere alla piccola schiera di pionieri e sognatori che hanno tentato di lasciare la loro effimera traccia su questi giganti. Molti dei miei amici sognatori se ne sono andati strada facendo e vorrei, prima che da dopodomani lo sci sulle montagne di 8000 metri ritorni nel dimenticatoio, ricordarli almeno con un pensiero. Mi mancano, i miei amici. Dentro di me la loro perdita ha creato un vuoto che mi porterò dietro per sempre. Sono certo che oggi, ovunque essi siano, grazie alla discesa di Andrezj, hanno sorriso anche loro. Poi vorrei ricordare gli altri (almeno 3) italiani che hanno tentato di sciare sul K2: Hans Kammerlander, Edmond Joyeusaz e Michele Fait che perse la vita nel 2009 sciando sulla via Cesen. Voglio anche aggiungere che mai come in questi anni ci sono in attività un grandissimo numero di sciatori-alpinisti italiani che hanno realizzato discese bellissime e di grande stile in tutto il mondo, le ultime della lista quelle di Enrico Mosetti alla Carolina Face in Nuova Zelanda e quella recentissima di Cala Cimenti e Matthias Koenig al Laila Peak, una delle montagne esteticamente più belle del pianeta. Io conservo sempre il sogno di aprire SportWeek o la Gazzetta un giorno e continuare a sognare leggendo delle loro avventure. Intanto per Andrezj, hip-hip-hurrà.
Vertical Km Col di Lana a tempo di record
Un vertical durissimo: 1000 metri in 2 km, questo in sintesi il Vertical Km Col di Lana. Che adesso ha due nuovi record. Nella sfida maschile vola lo sloveno Luka Kovačič che si impone con il super-tempo di 33'19’’; piazza d’onore per Nejc Kuhar in 33’35”, terzo Michele Boscacci in 33’52”, quindi Manuel Da Col, Manfred Reichegger, Andreas Steindl, Lorenzo Cagnati, Matteo Sostizzo, Klaus Gartner e Vakub Siarnik a completare la top ten. Nella gara rosa nuovo best crono della svizzera Victoria Kreuzer che chiude in 39’49”, davanti ad Alba De Silvestro in 43’24” e Cecilia De Filippo in 44’35”, quarta Astrid Renzler, quinta Raffaella Cian.
K2 Talamona, buona la prima
Buona la prima per il K2 Talamona: al via 150 concorrenti per il primo doppio chilometro verticale lombardo. L’evento prevedeva una ripida ascesa con start dalla chiesa parrocchiale di Talamona a quota 272 metri e arrivo alla panoramica Cima Pisello (a quota 2272). Il tutto dopo avere superato 9 km. La gara è stata fin da subito molto battagliata, almeno al maschile. Ad avere la meglio è stato lo scalatore di Gerola Alta, Mattia Curtoni con un tempo di 1h26’14”. Secondo posto per il morbegnese del Team Valtellina Guido Rovedatti in 1h29’16” e terzo posto di Filippo Curtoni in 1h29’51”. Completano la top ten di giornata Paolo Bonanomi, Matteo Corazza, Luca Albini, Dario Songini, Claudio Pedranzini, Dario Fracassi e Cristian Spini. Nella gara femminile vittoria di Corinna Ghirardi in 1h46’18”; seconda piazza per la verticalista dell’Alta Valtellina Alessandra Valgoi in 1h52’57”, mentre terza un’altra scialpinista doc Lucia Moraschinelli in 1h58’22”. Gara nella gara, Mattia Curtoni è riuscito inoltre a battere lo storico record di salita da località Ponte dei Frati alla cima dell’atleta locale Enrico Tirinzoni, guadagnandosi una forma di formaggio offerta dal detentore del record. Il primato era di 1h14’40”, mentre ora è di 1h13’51”.
Bernard Dematteis ed Elisa Desco campioni italiani di corsa in montagna
Edizione indimenticabile oggi per la Tavagnasco-Santa Maria Maddalena ai Piani, la numero 67 della sua lunga vita. La gara assegnava infatti i titoli italiani di corsa in montagna per il 2018, oltre a essere prova del Trofeo EcoPiemonte e dell’Eolo Mountain Classic Cup.
SENIOR UOMINI - Due pezzi di storia s’incontrano: Tavagnasco e Bernard Dematteis. Per il trentaduenne cuneese della Val Varaita, portacolori della bresciana Corrintime, la vittoria di Tavagnasco consegna per la sesta volta il titolo di Campione Italiano di corsa in montagna e questo è un record destinato a durare per chissà quanto tempo. Per Berny, fresco campione europeo per la terza volta, un crono finale di 56’10” in una gara condotta in testa fin dalla partenza. E sul podio con lui salgono Francesco Puppi in 56’49” e secondo nella classifica di campionato italiano, e la sorpresa di giornata, Nadir Cavagna in 57’01”. Completano la top ten l’altoatesino Hannes Perkmann, il keniano Dennis Kiyaka, Martin Dematteis, Alessandro Rambaldini, Cesare Maestri, il valdostano Henri Aymonod che così si aggiudica il titolo italiano Promesse e Massimo Farcoz. «Sono contento di aver corso a Tavagnasco e della mia vittoria - ha detto Bernard Dematteis -. È il mio sesto titolo italiano e ho superato il record di Fausto Bonzi. E dedico questa vittoria alla mia ragazza, Samantha Galassi anche lei in gara oggi».
SENIOR DONNE - La spunta il talento della britannica Emily Collinge dell’Atletica Alta Valtellina, già vicecampionessa del mondo nel 2015 e campionessa europea nel 2016, che mette in fila la avversarie in 1h05’20”. Alle sue spalle è lotta per le posizioni nobile del podio e soprattutto per il titolo italiano, che va alla cuneese trapiantata in Valtellina Elisa Desco compagna di squadra della Collinge, seconda in 1h09’15”, ma prima per la classifica del campionato italiano, cosa che le consente di superare Gloria Giudici, terza al traguardo di Tavagnasco in 1h09’59” e seconda nella classifica tricolore. La top ten di giornata è completata nell’ordine da Erica Ghelfi, l’astigiana rivelazione di questa stagione, Valentina Belotti l’icona della corsa in montagna al femminile, Emma Quaglia, Lorenza Beccaria, che si aggiudica il titolo italiano Promesse, Elisa Compagnoni, Katarzyna Kuzminska e Chiara Giovando «Oggi è stata una bella sorpresa - ha detto Elisa Desco -. Non mi aspettavo di vincere il titolo italiano a Tavagnasco. Sto riprendendo dopo la seconda maternità e questo è un risultato importante. La gara è dura e si addice alle mie caratteristiche, dove si alternano i tratti corribili a quelli duri».
JUNIOR DONNE - Reduce dalla vittoria nel Campionato Europeo in Macedonia e dal successo nella prima prova di Saluzzo, la trentina Angela Mattevi dell’Atletica Valle di Cembra fa filotto e in 44’19” conquista Tavagnasco e il titolo di Campionessa Italiana Junior di corsa in montagna. Sul podio le fanno compagnia in seconda posizione Alessia Scaini in 46’10”, che le vale l’argento tricolore, e Linda Palumbo 3a in 48’03”, 4a Gaia Colli che diventa così il bronzo del Campionato Italiano.
JUNIOR UOMINI - È Giovanni Rossi del Lanzada, già leader a Saluzzo, a conquistare la vittoria di Tavagnasco in 40’11” con la relativa maglia di Campione Italiano, alle sue spalle Alessandro Mello Rella, seconso in 41’19” con Isacco Costa sul terzo gradino del podio in 41’54”. Podio tricolore che dopo l’oro a Giovanni Rossi assegna l’argento e il bronzo rispettivamente a Dionigi Gianola e Alessandro Mello Rella.
Classifiche Campionato Italiano corsa in montagna 2018
Junior Femminile
1) Mattevi Angela – Atl. Valle di Cembra
2) Alessia Scaini – Atl. Saluzzo
3) Colli Gaia – Apd Pont Saint Martin
Junior Maschile
1) Rossi Giovanni – AS. Lanzada
2) Gianola Dionigi – Premana
3) Mello Rella Alessandro – Atl. Saluzzo
Promesse Femminile
1) Beccaria Lorenza – Atl. Saluzzo
2) Francesca Ghelfi – SS. Vittorio Alfieri
3) Cecilia Basso – GS. Orecchilla Garfagnana
Promesse Maschile
1) Aymonod Henri – Corrintime
2) Bonzi Matteo – Valle Brembana
3) Bottarelli Davide – Valtrompia
Senior Femminile
1) Elisa Desco – Atl. Alta Valtellina
2) Giudici Gloria – Free Zone
3) Quaglia Emma – Cambiasso Risso
Senior Maschile
1) Dematteis Bernard – Corrintime
2) Puppi Francesco – Valle Brembana
3) Dematteis Martin - Corrintime
Doppietta norvegese alla DoloMyths Run Skyrace
Sabato sera la presentazione degli atleti top sotto la pioggia; solo domenica mattina, una decina di minuti prima della partenza, la decisione definitiva: la DoloMyths Run Skyrace andrà in scena sul percorso ‘storico’, quello della Dolomites per intenderci, 22 km e 1.950 metri di dislivello, soprattutto con il passaggio sul Piz Boè. Spunta alla fine anche il sole, ma le temperature non sono proprio estive: una decina di gradi solo a Passo Pordoi, cinque ai 3.152 metri del punto più alto della gara.
DOPPIETTA NORVEGESE (E SALOMON) - Una gara che ancora una volta regala emozioni. Il norvegese Stian Angermund Vik arriva per primo sul Passo Pordoi, poi preferisce salire in coppia con il connazionale Stian Aarvik verso Forcella Pordoi. Ma allunga ancora e lo Stian più giovane viene raggiunto da Nadir Maguet e Davide Magnini. In discesa il Mago allunga e si porta dietro Stian Aarvik, mentre Magnini in discesa accusa un po’ un dolore alla schiena che lo tormenta in queste settimane. I due raggiungono il battistrada, ma Stian Angermund Vik quando li vede vicini, cambia letteralmente passo, allunga e non lo prendono più. 2h01’18, il tempo a Canazei del portacolori del Team Salomon, battendo anche il ‘cinque’ ai tanti spettatori sul traguardo. Piazza d’onore per l’altro atleta Salomon, Stian Aarvik (2h02’53”), terzo Nadir Maguet, del Team La Sportiva in 2h03’26”. Quarto Davide Magnini, quinto il britannico Finlay Wild, quindi gli svizzeri Pascal Egli e Martin Anthamatten, un ottimo Mattia Gianola, lo svedese Petter Engdahl e lo scozzese Ross Gollan a completare la top ten.
LA REGINA È SEMPRE LEI - Laura Orguè Vila cala il poker a Canazei, e la terza vittoria consecutiva dopo i successi del 2016 e 2017. In gara le dicono ‘sei dolomitica’ e lei al traguardo lo vuole ricordare: ’Sì, questa è proprio la mia gara’. All’attacco in solitaria dall’inizio alla fine: 2h28’54” per la portacolori del Team Salomon. Alle sue spalle piomba Hillary Gerardi che in discesa recupera e passa le sorelle svedesi El Kott Helander: terza è Sanna, quarta Lina. Quinta la britannica Holly Page, quindi nelle prime dieci la sudafricana Megan Mackenzie, la basca Oihana Azkorbebetia, la rumena Ingrid Mutter, la prima azzurra Martina Valmassoi e la catalana Claudia Sabata Font.
Hardrock 100 a Browning, ma pesa la squalifica di Thévenard
È stata una Hardrock 100 piena di colpi di scena. La grande classica ultra statunitense infatti ha visto ieri la vittoria di Jeff Browning ma anche la squalifica del leader Xavier Thévenard al km 145 quando ai avviava verso la vittoria con quasi 90 minuti di vantaggio. Il francese infatti sarebbe stato sorpreso a ricevere acqua e ghiaccio due miglia dopo la stazione di rifornimento di Ouray al km 69.
Il comunicato ufficiale dell’organizzazione non lascia spazio a dubbi: «Dopo attenta considerazione, investigazione dei fatti e conversazione con le parti in causa è stato confermato che Xavier è stato incontrato a due miglia da Ouray e ha ricevuto acqua e ghiaccio (…) se la violazione è chiara e inequivocabile, non crediamo che sia stata fatta in cattiva fede e invitiamo Xavier a tentare la lotteria per le prossime edizioni della Hardrock».
La versione di Xavier, che aveva come pacer il vincitore della Diagonale des Fous 2017, Benoit Girondel, non si è fatta attendere. Dalla sua pagina Facebook Thévenard ammette i fatti, ma non nasconde la grande delusione e la sproporzione della sanzione. «Poco dopo Ouray – scrive Thévenard – abbiamo incontrato i nostri compagni che ci facevano assistenza in quanto il mio solito staff non c’era e scambiato due chiacchiere, mentre parlavamo, senza pensarci, abbiamo bevuto un sorso d’acqua e preso una manciata di cubetti di ghiaccio, il tutto alla luce del sole, senza nasconderci e davanti ad altre persone: non ne avevamo bisogno visto che due miglia prima ci eravamo fermati al rifornimento. 600 km di allenamento da gennaio, 15.000 km d’aereo, un investimento enorme… sono a pezzi, non ho mai voluto barare e non esiste una sanzione precisa per il rifornimento fuori dalle stazioni, trovo questa sanzione smisurata, una o due ore di penalità perché no, ma così è troppo ingiusto». L’edizione on-line del quotidiano sportivo francese L’Équipe scrive: «È indubbiamente una applicazione molto severa del regolamento (…) per esempio se anche all’UTMB i rifornimenti fuori stazione sono vietati, il summit mondiale del trail punisce l’infrazione con un’ora di penalità».
Squalificato il francese, la vittoria è andata al quartaseienne Browning in 26h20’22’’, alla sue trentaduesima cento miglia: «Non avrei voluto vincere per la squalifica di un altro concorrente, ma è così» ha scritto un un post su Twitter . Secondo Jeff Rome 26h34’34’’, terzo Troy Howard in 27h09’34’’. Tra le donne successo di Sabrina Stanley in 30h23’38’’ su Nikki Kimball in 32h18’20’’ e Darla Askew in 32h52’30’’.
Mastrotto e Pretto vincono la Trans d'Havet
Meteo protagonista alla Trans d’Havet. La pioggia torrenziale e qualche fulmine non hanno tuttavia fermato i quasi 700 iscritti che si sono dati battaglia sui due tracciati Ultra (80 km e 5.500 m D+) e Marathon (40 km e 2.500 m D+).
ULTRA TRAIL UOMINI - Partenza ritardata di qualche minuto a Piovene Rocchette per evitare la furia del temporale. Alla luce delle pile frontali Roberto Mastrotto (Team La Sportiva) ha messo da subito le cose in chiaro: ha impostato l'andatura e si è messo a fare la lepre per segugi del calibro di Yanez Borella, Alessio Zambon (Summano Cobras) e Filippo Dal Maso (Faizanè Runners Team). A Passo Xomo il distacco tra Mastrotto e Borella era già di 8', 18' da Zambon. Il runner di Fai della Paganella teneva il passo e a Campogrosso non perdeva terreno, cosa che invece era costretto a fare Zambon, vedendo il divario dal lanciato Mastrotto crescere fino a 27'. Sull'aspra salita a Cima Carega e al Rifugio Fraccaroli Mastrotto ingranava il turbo, lanciando poi una gran discesa sul Rifugio Fraccaroli e presentandosi al check point di Sella del Campetto con un abisso tra sé e Borella: 40'. Recuperava nel frattempo un bel po' di strada Zambon, dietro di solo un minuto a Campetto, rispetto al passaggio registrato da Borella. Se tra i due c'era ancora lo spazio per qualche flebile tentativo di attacco, per il portacolori di casa La Sportiva il successo era ormai scritto. Sul traguardo valdagnese Mastrotto fermava il cronometro a 9h37’32’’, sigillando anche l'obiettivo postosi alla vigilia della competizione. Solo giovedì scorso, infatti, aveva dichiarato di voler tentare di rimanere sotto le 10 ore, anche solo per pochi secondi. Per accogliere alla finish line Borella si dovevano a quel punto attendere ben 43'. Altri tre minuti dopo arrivava anche un esausto Zambon.
ULTRA TRAIL DONNE - Nella lunga al femminile Francesca Pretto aveva una e una sola avversaria da temere più di tutte: Alessandra Boifava (Ultrabericus Team Asd), la vicentina che con il quarto posto conquistato in casa Ultrabericus a marzo si era aggiudicata il biglietto per il mondiale di Spagna. Ma dalla sua la Pretto aveva un titolo, quello 2017, da difendere a denti stretti. E così ha fatto, facendo subito capire che non ci sarebbero stati sconti per nessuno. A Passo Xomo il distacco era di poco sotto i 10', destinato però a ridursi ad un solo minuto al transito a Campogrosso. La Pretto metteva allora il 4x4 sulle asperità di Bocchetta Fondi e del Vallone di Campobrun, riuscendo a scucire un ulteriore vantaggio che la allontanava dai possibili attacchi della Boifava. Ma si sa, in gara non si molla un metro finché non si è alla fine, e così deve aver pensato Alessandra Boifava che tenendo nel mirino la fuggitiva Pretto si rifaceva sotto riducendo a 3' il distacco nei chilometri finali, non sufficiente però a giocare il balzo decisivo. Alla finish line, così, la reginetta 2017 riconfermava il titolo lasciando in argento Alessandra Boifava. A giocarsi a quel punto il terzo posto se la vedevano in un batti e ribatti, l'atleta del G.S. Atl. Dil. Lib. Piombino Dese, Alessandra Olivi e l'austriaca Marina Trimmel (Union St. Polten Leichtathletik). Era però quest'ultima ad avere la meglio sulle pendenze verso Cima Carega e nel lungo saliscendi verso Sella del Campetto e poi nella picchiata su Valdagno andava a sigillare il suo nome sul terzo gradino del podio.
MARATHON UOMINI - Poteva essere una gara scontata per un atleta del calibro del campione italiano in carica della specialità trail lungo, Stefano Fantuz (SSR La Colfranculana), super favorito alla vigilia della competizione. Non aveva però fatto i conti con un giovane come Alberto Ferretto (ASD Skylakes) che fino all'ultimo lo ha messo sotto pressione. Alla partenza da Pian delle Fugazze e in salita a Campogrosso, il primo che ha provato ad impensierire l'azzurro è stato l'uomo del SBR Team, Ruggero Pianegonda, messosi sulla sua scia. Ma la scalata a Cima Carega sa fare una selezione spietata. È così che Ferretto metteva la freccia per il sorpasso, lanciandosi all'inseguimento di Fantuz. A Sella di Campetto i due erano staccati di appena 2 minuti, ma in discesa Fantuz mollava il freno e si involava verso Valdagno macinando quei metri preziosi a cui un ormai provato Ferretto non poteva più tenere testa. 4h15’04’’ il tempo finale per Fantuz, 6'23” davanti a Ferretto e oltre 16' davanti a Pianegonda.
MARATHON DONNE - Buona la prima anche per la portacolori del team United Trail&Running, Lucia Forte che si è aggiudicata il gradino più alto del podio nella gara di 40 km a tinte rosa. La sua è stata una prova condotta sempre davanti a tutte le avversarie, che tuttavia non si sono date per vinte fino in fondo, con Silvia Dalla Costa, Cristina Guasina, Claudia Thoma e Mary Boschetto che si sono gettate all'inseguimento. Sulla salita al Rifugio Fraccaroli e nella successiva discesa verso Sella di Campetto la coppia Thoma-Boschetto sembravano averne un po' più delle altre e impostavano la giusta tecnica per arrivare al traguardo. Lucia Forte aveva però scavato un fossato fin troppo profondo da valicare con un balzo e così le due inseguitrici erano costrette a spartirsi gli ultimi due posti rimasti liberi. Ad avere la meglio era la Boschetto che infilava così il gradino d'argento, lasciando alla Thoma il terzo posto, rispettivamente con i tempi di 5h37’16’’ e 5h46’17’’.