Marco Anghileri cade sul Pilone centrale
Gravissima perdita per il mondo dell’alpinismo
Marco ‘Butch’ Anghileri è morto a poche centinaia di metri dalla vetta del Monte Bianco dopo aver completato la prima salita solitaria invernale della Jöri Bardill, sul Pilone Centrale del Freney.
‘Il Butch’, come tutti lo conoscono specialmente in Lombardia e nel vasto ambiente dei frequentatori del gruppo delle Grigne, stava preparando da tempo questa salita pur mantenendo riserbo come sempre. Di recente aveva anche partecipato a dibattiti nei forum di montagna intervenendo sul grado di pericolo presente a causa della neve nelle sue Grigne, che stava frequentando quotidianamente proprio in vista di questa salita.
La notizia è stata diffusa nella serata di ieri. Il Soccorso Alpino Valdostano non aveva diramato la notizia perchè non era ancora riuscito a raggiungerlo a causa del forte vento, ma questa mattina Butch è stato recuperato ai piedi del Pilone centrale del Freney. La salma è ora a Courmayeur.
Per ora si rincorrono solo supposizioni sull’accaduto. Forse l’incidente è successo nel tratto in cresta che dall’uscita della via Bardill porta alla vetta del Bianco, da dove il Butch sarebbe poi sceso a Chamonix per tornare a Lecco sabato. A far supporre che la caduta si sia innescata in cresta è il punto in cui il corpo è stato localizzato, molto distante rispetto alla linea della via Bardill.
L’ultimo contatto di Marco Anghileri con la famiglia risale a giovedì scorso, con un sms sintetico ma nella logica delle cose: ‘Notte fredda e ventosa, ma tutto bene’. Venerdì ha quindi attaccato la ‘Chandelle’, la colata verticale con gli ultimi tre tiri chiave della via. Amici valdostani lo seguivano con i binocoli, l’hanno visto uscire dalla Bardill e iniziare il tratto finale in cresta. Poi il silenzio, ma con la possibilità dell’esaurimento della batteria del cellulare.
Ma il troppo tempo trascorso dall’uscita della via faceva sospettare che potesse essere successo qualcosa. La guida alpina valdostana Arnaud Clavel, che da martedì stava seguendo col binocolo la scalata dell’amico, ha quindi deciso di richiedere un intervento dell’elicottero per sorvolare la zona, dove è stato presto individuato ai piedi del Pilone centrale. Intanto il padre Aldo aveva raggiunto Chamonix, dove era previsto l’incontro con Marco.
Marco Anghileri lascia la moglie Barbara, i figli Carlo e Giulio e i fratelli Sara e Luca. Per il padre ‘Aldino’ Anghileri (a sua volta fortissimo alpinista) e la madre si tratta di un duro colpo, dopo la scomparsa nel 1997 del figlio maggiore Giorgio, anch’egli alpinista, travolto in bicicletta da un Tir a soli 27 anni.
Quella del Butch è una perdita gravissima per i tantissimi che l'hanno conosciuto, di persona o di fama. Marco era sicuramente una presenza fondamentale nelle Grigne, che sono molto di più che un gruppo montuoso affacciato sul Lago di Como e sulla pianura lombarda a poche decine di chilometri da Milano. Le sue salite e le belle serate alpinistiche con cene e convivialità tra alpinisti presso il locale di famiglia ai Piani dei Resinelli richiamavano l'attenzione di tutto il mondo alpinistico. Il Butch suscitava l'affetto di tutti con la sua simpatia, il suo entusiasmo e la sua disponibilità.
Fitz Roy, Supercanaleta non stop
Andata e ritorno dal Fitz Roy in 31 ore e 30 per Gietl e Fiegl
Il 23 gennaio 2014 Simon Gietl e Gerry Fiegl hanno effettuato non stop la salita della Supercanaleta impiegando 31 ore e 30 minuti per andare e tornare da El Chalten passando per la vetta del Fitz Roy.
Per sfruttare una piccola finestra di bel tempo la loro strategia è stata quella di effettuare l’avvicinamento al buio e col brutto tempo per poi attaccare la prima parte della Supercanaleta, considerata la più semplice, con il brutto ed uscire sulla parte alta, più impegnativa, all’arrivo del bel tempo.
La partenza è avvenuta il 22 alle 18.00, dopo aver attraversato con le ultime luci del giorno Passo Quadrado, si sono diretti all’attacco e hanno salito la sezione iniziale di notte sotto una nevicata, raggiungendo la sezione superiore dove iniziano le difficoltà maggiori alle 4.00, qui si sono fermati ad attendere l’arrivo dell’alba e del miglioramento della meteo.
All’arrivo del giorno il tempo non ha dato cenni di miglioramento ma i due hanno deciso comunque di provare ad attaccare e dopo aver scalato tutta la mattina con piccozze e ramponi sotto la neve, vengono raggiunti dal sole e dal cielo blu soltanto sulla cresta sommitale.
Esattamente 21 ore e 30 minuti dopo la partenza hanno raggiunto la vetta del Fitz Roy alle 15 e 30.
Prima di questa salita in velocità Gietl e Fiegl hanno salito la via Exocet al Cerro Standhart e la Amy-Vidailhet all’Aiguille Guillaumet.
Roenbaeck e Repo, impossibile scegliere un vincitore
Grande successo per l'edizione 2014 di Killer Loop Click on the Mountain
L’edizione 2014 del Killer Loop Click on the Mountain by Courmayeur Mont Blanc non poteva andar meglio. Abbondante neve fresca, elicotteri e snowboarders e freeskiers ripresi da fotografi di fama internazionale sull’incredibile terreno che offre Courmayeur. I quattro fotografi hanno avuto 72 ore di tempo per scattare 20 foto con i rispettivi team nelle migliori condizioni possibili nell’area del Monte Bianco. Sette giudici da tutta Europa hanno trascorso ore analizzando i quattro incredibili book in concorso.
«La qualità di riding e le fotografie presentate sono di un livello altissimo e mai visto prima al Click on the Mountain - afferma il capo giuria Sebastian Huber -, tutti i fotografi e gli atleti hanno fatto un ottimo lavoro, è stato veramente difficile trovare un vincitore, soprattutto nella categoria assoluta». Dopo aver proiettato il video riassuntivo dell’evento, filmato e montato in tempo record da Sean Balmer, sabato sono stati mostrati al pubblico tutti i book presentati prima della premiazione. I giudici non sono stati in grado di dichiarare un vincitore assoluto della classifica generale, in quanto i punteggi finali si equiparavano, è stato quindi deciso che dividere il montepremi di 4000 euro era la soluzione migliore per tutti.
Ecco i vincitori:
Classifica assoluta - BEST BOOK: Daniel Rönnbäck (con Jacob Wester, Tof Henry, Filippo Mairate e Alberto Boschiazzo).
Tero Repo (con Sam Cohen, Roland Morley-Brown, Giacomo Rey e Jimmy Sesana).
Best Snowboard Photo Tim Lloyd (con Loic Deschamp, Mathieu Imbert, Francesco Brutto e Andrea Plat). Best Ski Photo Marius Schwager (con Tobias Huber, Sebastian Friesl, Jean Chiementin e Rudy Buccella). Tim e Marius hanno entrambi vinto un set Pocket Wizard, offerto da Apromastore, per gli incredibili scatti di sci e snowboard.
Una menzione speciale dei giudici va a Daniel Rönnbäck, per la creatività del suo scatto in doppia esposizione, premiato con uno zaino in serie limitata di Killer Loop. «Wow! Sono contentissimo - ha commentato daniel - abbiamo lavorato duro per far si che tutto funzionasse, però alla fine ci siamo divertiti, come un normalissimo gruppo di amici che va a sciare assieme!». Tero Repo non è da meno: «Sono veramente contento per il risultato, abbiamo trascorso una settimana bellissima a Courmayeur!». Il Killer Loop Click on the Mountain 2014 by Courmayeur Mont Blanc è stato dunque un successo, tutti i fotografi sono tornati a casa con un premio e soprattutto con il sorriso, il tutto arricchito con scatti incredibili e con qualche nuovo amico, cosa bellissima per questo evento unico nel suo genere. È scontato dire che tutti non vedono l’ora che arrivi il prossimo anno con la nuova edizione.
Nanga Parbat, fallisce il tentativo
Gottler e Mackiewicz rinunciano alla vetta
Questa mattina, per quanto potesse apparire difficile, gli aggiornamenti dal campo 4 a 6.900 metri lasciavano aperta ancora una possibilità. Già ieri, però, in un'intervista dal campo base del Nanga Parbat, al suo rientro Simone Moro aveva costatato quanto fosse improvabile che David Göttler e Tomasz Mackiewicz riuscissero a salire in cima nella giornata di oggi. Troppo dislivello separava i due alpinisti dalla loro meta finale. Così dicendo, considerando il meteo che preannunciava un peggioramento già per la giornata di domani, Simone Moro aveva anche fatto intuire che le possibilità di successo sarebbero state molto basse.
UNA FLEBILE POSSIBILITA’ - Alle ore 8:45 di questa mattina, Emilio Previtali aveva comunicato che David e Tomasz satavano valutando la situazione per poi decidere sul da farsi. Era però chioarto che i due non potessero tentare la cima direttamente e tornare a C4 partendo da 7000 metri dove si trovano. Le opzioni possibili erano sostanzialmente due: muoversi verso l'alto e installare un C5 a circa 7500 m, dormire e tentare la cima domani mattina, domenica, oppure scendere e rinunciare. L’unica soluzione al dilemma, la descrive perfettamente lo stesso Emilio Previtali in un suo post su Facebook: “A fare decidere David e Tomasz saranno le sensazioni e lo stato d'animo di queste ore, dovranno usare tutta la loro esperienza e analizzare tutte le informazioni di cui dispongono, confrontarsi con le proprie sensazioni e guardarsi a vicenda negli occhi, stabilire se c'è una ragionevole possibilità di tentare e riuscire a salire fino in cima o se i rischi da assumersi, i rischi di congelamento, di andare incontro alla fatica fino allo sfinimento e del cattivo tempo non sono accettabili. Fare alpinismo e farlo con la testa, con il buon senso, significa sempre analizzare e considerare i rischi, ponderarli, metterli in discussione, rielaborarli continuamente ed eventualmente accoglierli, decidere se questo rischi sono accettabili, governabili, oppure no. In quel caso, quando i rischi diventano totalmente ingovernabili bisogna saper rinunciare, perché continuare non sarebbe più capacità di tenere duro o di perseverare, non sarebbe più una qualità questa, ma un difetto. Il difetto dell'incoscienza”.
LA RINUNCIA - Due ore più tardi, si riaprivano le speranze con la comunicazione che David and Tomasz avevano optato per una sorta di perlustrazione fino a quota 7.200 metri. Ben presto, però i due alpinismi hanno realizzato quanto fosse improponibile e rischioso il loro tentativo, psecie per il forte vento, e hanno deciso di abbandonare il loro tentativo. Questa l’ultima comunicazione di Emilio Previtali: “David e Tomasz hanno decisio di fermarsi e tornare indietro, sono a circa 7200m ma non sappiamo se hanno raggiunto la Mazeno Ridge, la comunicazione radio è molto disturbata. Troppo freddo, troppo vento, troppo pericoloso. In più il cielo si sta coprendo. Ora stanno scendendo insieme per raggiungere C3 dove li aspetta Pawel, poi continueranno verso il basso fino al CB smontando I campi e recuperando il materiale”.
Nanga Parbat, raggiunto il C4, domani il tentativo
Simone Moro rinuncia e scende al campo base
La notizia è giunta questa mattina. L’alpinista italiano Simone Moro, dal Campo 2 del Nanga Parbat, ha riferito al campo base di avvertire il compagno David Göttler di non aspettarlo al Campo 3. Giunto al metà tra il C2 e il C3 l’alpinista bergamasco ha quindi preferito tornare indietro e rinunciare al tentativo finale.
UNA CIMA PER DUE - A questo punto, stando alle ultime informazioni, i due alpinisti che domani mattina potrebbero partire dal Campo 4 per tentare la vetta sono David Göttler e il polacco Tomasz Mackiewicz. Simone Moro e l’altro polacco Pawel Dunaj, dalle prime informazioni avrebbero dovuto fare da supporto ai rispettivi compagni durante la discesa ma in un ultimo post, Emilio Previtali dal campo base ha riferito che per Moro l’avventura sembrerebbe finita: “Simone in C2, he feel good. He will come back to BC”.
IL TEMPO STRINGE - La finestra di bel tempo annunciata nei giorni scorsi sembra essere più breve del previsto. Anche Simone Moro, dal Campo 2, ha chiesto al Campo Base di incitare i due alpinisti in parete “a salire veloci sfruttando la giornata di bel tempo di oggi, spingendo al massimo e piazzando il C4 il più in alto possibile in modo da poter essere in condizioni domani di tentare la cima prima dell'arrivo del vento forte e delle nuvole”. E sempre da voce di Emilio Previtali, sembra che David Göttler e Tomasz Mackiewicz stiano procedendo secondo i programmi stabiliti: “David keep pushing up, feeling good, he's near the place where he want to set up C4. Tomasz is following him”. David Göttler, da quanto ha riferito al Campo Base, sta bene e si sente in forma. E’ partito questa mattina alle 7:20 dal C2, un0ora prima di Simone Moro, e ha concluso la giornata posizionando la sua tenda a una quota di 7.000 metri.
Domani mattina, se tutto procederà per il meglio, potremmo assistere all’attacco della cima del Nanga Parbat e a quella che potrebbe essere la sua prima salita invernale.
Nanga Parbat, anche Daniele Nardi in parete
Disavventura a lieto fine dopo il crollo di un seracco
Mentre la spedizione composta da Simone Moro e David Göttler e quella composta dai polacchi Tomasz Mackiewicz e Pawel Dunaj si trovano sulla parete Rupal, sul versante sud-sudest della montagna, per cercare di dare l’assalto finale alla vetta del Nanga Parbat, sull’altro versante, quello di nord-ovest, l’italiano Daniele Nardi continua a perlustrare la parete Diamir cercando di capire se il suo tentativo in solitaria lungo lo sperone Mummery è fattibile. Per l’italiano, il tentativo sembra essere qualcosa al limite dell’impossibile, non solo la salita invernale del colosso pakistano ma addirittura in solitaria. Nei giorni scorsi, Nardi era già salito Punta Piccola a 5.900 m di quota.
Il tutto, con tmperature a 8.000 metri di quota che nei giorni scorsi hanno fatto registrare, come ha puntualmente riportato Emilio Previtali in un suo recente post, i -60/70°C.
IL CROLLO DEL SERACCO - Venerdì scorso, Daniele Nardi è tornato ai campi avanzati per costatare da vicino le condizioni della Via Kinshofer. Il 20 febbraio è arrivato al C1, a 4.900 metri di quota ed è poi ripartito alle 5:00 della mattina seguente puntando ai 6.200 metri del C2. Nel corso della salita, però, a una quota di 5.540 metri, è stato sfiorato dal crollo di un enorme seracco. Ecco la sua testimonianza dell’accaduto dal suo blog: “Una porzione gigantesca del seracco si stacca, si libra nell’aria e si schianta in quel canale protetto da alcune rocce che ha di sotto….. Dopo un paio di secondi, vedo ricomparire l’intera massa mentre come un onda gigantesca supera le rocce che mi avrebbero dovuto dividere dal seracco ed invece di dirigersi nette verso valle una porzione non trascurabile dell’onda ha la mia direzione. Capisco che devo correre ed anche veloce. In una frazione di secondo metto lo zaino in spalla e su un pendio di neve e ghiaccio senza pensare e con la marcia automatica corro in diagonale allontanandomi dalla boato e dall’onda. Una nube gigantesca si alza in cielo e copre tutto. Mi butto sul pendio con le mani a coprirmi la testa e cercando di serrare il piu possibile i ramponi sul pendio ripido. Ho ancora la sensazione della neve nella bocca, il vento che mi spinge e l’urto della neve sulla tuta in piuma. La neve si infila ovunque e a stento riesco a chiudere le palpebre semi-congelate…. ancorato al pendio cerco di resistere all’onda d’urto, ogni tanto sopra di me sento dei sibili, fischi roteanti di pezzi di ghiaccio che mi passano sopra a testa, il resto, il grosso, giu verso il pendio. Quando riesco a tirarmi su nella nube bianca sono completamente impiastrato di neve e gelo. Guardo dove ero mi e mi sorprendo di quanti metri di corsa ho fatto.”.
GHIACCIO IN PARETE - Daniele Nard interrompe la sua perlustrazione non appena passa dalla neve trasformata a dieci centimetri di neve soffiata su una “lastra gigantesca di ghiaccio blu”. Al campo base, Nardi riflette sulle condizioni trovate in parete e sul crollo del seracco: “Ghiaccio, dovunque e comunque la metti è ghiaccio difficile da maneggiare, duro e continuo e tanta neve in basso tanta neve su cui battere la traccia ed un stile, lo stile alpino che spesso non si sposa in alta montagna con delle condizioni difficili, se non ché in casi particolari. Sicuramente questo test sulla via Kinshofer mi ha dato maggiori informazioni per valutare e capire come fare, adesso qualche giorno di riposo e di riflessione saranno importanti. Giu vicino alla tenda trovo blocchi di ghiaccio del crollo, mi continuo a chiedere cosa sarebbe accaduto se fossi stato in anticipo o in ritardo rispetto ai tempi che ho avuto, forse è meglio non chiederselo troppo, questa è la natura, ha i suoi tempi ed io i miei, speriamo che coincidano sempre, in senso positivo è chiaro!”.
QUI il blog completo di Daniele Nardi
Nanga Parbat, forse sabato il giorno decisivo
Moro e Gottler sono partiti oggi dal campo base
Ad annunciare quella di sabato, quale possibile giornata decisiva per il tentativo della prima invernale al Nanga Parbat, è stato Emilio Previtali dal campo base del del colosso pakistano. Le previsioni meteo di Karl Gabl hanno confermato un miglioramento generale della situazione e Simone Moro e David Göttler hanno attaccato l’immensa parete Rupal questa mattina. In questo momento, in parete ci sono anche i polacchi Tomasz Mackiewicz e Pawel Dunaj e i quattro alpinisti dovrebbero incontrarsi domani sera al C3, a 7.700 metri di quota.Davanti a loro, molte difficoltà ma anche la possibilità di scrivere una nuova pagina dell'alpinismo himalayano.
ORE DECISIVE - Nella giornata di ieri, infatti, Previtali ha aggiornato i suoi molti lettori scrivendo sulla sua pagina Facebook che Simone e David si stavano preparando per la grande impresa:“Abbiamo fatto colazione e poi Simone e David hanno cominciato a preparare le loro cose e ognuno il proprio zaino con l'idea che sabato potrebbe essere il giorno. Non ne abbiamo neanche parlato della partenza di domani, aspettiamo stasera la conferma definitiva da Gabl, ma sabato dovrebbe essere il giorno stabilito, quello possibile per la cima che aspettiamo da due mesi oramai. Per essere sabato a tentare la cima Simone e Davide dovranno partire domani, intanto oggi preparano le loro cose. Anzi, in verità sono già pronti, è tutto su. Ora stanno cercando di rilassarsi un po' leggendo e ascoltando la musica, David non so che musica ascolti, ha le sue cuffie i testa. Simone ascolta la musica con il computer, la sua playlist è un mix dei generi più disparati. Si va dall'inno nazionale Russo (ogni volta che parte la musica scattiamo in piedi sull'attenti e poi iniziamo a parlare del nostro amico Denis Urubko) ai grandi classici. L'ultima musica che abbiamo sentito stamattina prima di pranzo - sempre dalla playlist di Simome - è stata la Primavera di Vivaldi. Poi ci siamo messi a tavola. Oggi polenta”.
PARTITI - La conferma che i due alpinisti partiranno effettivamente oggi dal campo base, è giunta questa mattina sempre dallo stesso emilio Previtali: "Oggi è il giorno. Simone e David sono partiti per il loro terzo tentativo alla cima. Non è una bellissima giornata ma lo sapevamo e anche domani sarà più o meno lo stesso, con il cielo velato, poi dovrebbe migliorare. Non fa freddo, qui a campo base a 3600 metri siamo intorno allo 0°C. Niente vento. Simone e David hanno speso la mattinata a prepararsi per salire e a mezzogiorno in punto abbiamo pranzato. Ora stanno salendo a C1, lentamente questa volta, per non stancarsi troppo in previsione della lunga giornata di domani. Tomasz ora è al campo 2.5 cioè a metà strada tra il C2 e il C3, i polacchi hanno una tenda lì, incassata in un crepaccio per essere al riparo dal vento. Stanotte ha dormito lì Tomasz, è in quota da cinque giorni ormai. Pawel e Jacek che sono saliti ieri dal CB e hanno dormito a C1. Questa mattina erano partiti entrambi verso C2, ora Jacek sta tornando indietro a C1 per via di un problema a un piede a cui sente molto freddo, è un piede che ha già congelato e privo di alcune dita. Se tutto va come da programma domani sera Simone e David (che hanno intenzione di saltare il C2 e salire direttamente a C3) e Pawel e Tomasz dovrebbero essere tutti a 6700 metri, a C3. Poi da lì inizierà la parte più impegnativa della salita, dove bisognerà attraversare verso la Mazeno Ridge e andare a scollinare nell’altro versante. E' indispensabile che non tiri troppo vento e che la visibilità sia perfetta. Ma quello è un problema di cui ci occuperemo fra tre giorni, per ora bisogna cominciare a portarsi a C3 senza sprecare troppe energie e sperando che le previsioni siano esatte. Poi da lì, si vedrà". (testo ©thenorthface/emilioprevitali)
Guida Outdoor Running 2014, partenza sprint
Ancora dieci giorni di tempo per le inserzioni gare
Con oltre 16.000 copie vendute in edicola su tutto il territorio nazionale, nel 2013 la Guida Outdoor Running è stata la rivista interamente dedicata al mondo della corsa in natura più venduta in Italia. Alla sua prima edizione, quindi, è diventata il riferimento di molti praticanti, appassionati e addetti ai lavori.
QUI per sfogliare l’intera Guida 2013
Con un incremento del 150% da parte delle gare inserzioniste, registrato nelle prime tre settimane dall’inizio lavori, anche per il 2014, la Guida sembra essere destinata a raccogliere ampi consensi nel settore.
Forte di un anno di esperienza e di preziosi consigli dei lettori, la redazione di Ski-alper mette nuovamente in campo tutti i suoi sforzi per una seconda edizione di Outdoor Running ancora più ricca di novità.
PERMANENZA IN EDICOLA - La Guida sarà distribuita su tutto il territorio nazionale e avrà una permanenza in edicola ancora più prolungata, da aprile a dicembre. In questo modo, è destinata a diventare un utile strumento per la programmazione, sia della stagione in corso, sia della stagione 2015. Questo è il motivo principale per cui molti organizzatori hanno confermato la loro presenza pur contemplando manifestazioni che si sono già disputate in questa prima fase della stagione o che si disputeranno prima dell’uscita ufficiale dello speciale. Da ottobre a dicembre, infatti, Outdoor Running sarà il principale strumento di programmazione per la stagione 2015 da parte di molti praticanti.
NUOVE PROPOSTE DI VISIBILITA’ - Rispetto all’edizione 2013, sono state ampliate le soluzioni a disposizione delle gare inserzioniste. Oltre alla mezza pagina e alla pagina intera, è stata inserita la possibilità promuovere gli eventi su due pagine personalizzabili. Una maggiore diversificazione per cercare di andare incontro a tutte le esigenze possibili. Le soluzioni a pagina intera e a due pagine, tra le altre novità, da quest’anno permettono anche l’inserimento dei loghi degli sponsor della stessa manifestazione.
MULTIPIATTAFORMA - Per il 2014 è prevista anche una tiratura ancora più ampia e che raggiungerà il numero di 48.000 copie. Sarà possibile acquistare la Guida anche in formato digitale grazie alla applicazione di Ski-alper, disponibile per smartphone e tablet iOS e Android.
AREA TEST MATERIALI - Anche per il 2014, la seconda parte della Guida sarà dedicata interamente ai test materiali. Anche in questo ambito molte saranno le novità in programma con l’obbiettivo finale di dare ampia possibilità agli utenti di scoprire tutte le novità della stagione 2014 predisposte dalle principali aziende di settore. Allo scopo, anche quest’anno la redazione di ski-alper ha allestito un team di testatori di altissimo livello, non solo in termini di risultati sportivi ma anche di attitudine alla valutazione critica dei prodotti.
ANCORA DIECI GIORNI DI TEMPO - Per tutti gli organizzatori interessati a dare visibilità alle loro manifestazioni con uno spazio dedicato sulla Guida Outdoor Running 2014, c’è ancora tempo fino a venerdì 7 marzo. Oltre questa data, i tempi di stampa non consentiranno più alla redazione di Ski-alper di accettare ulteriori richieste. Per poter ricevere la presentazione della Guida 2014 completo di tutte le informazioni commerciale, è possibile contattare la redazione all’indirizzo mail: fabio@skialper.it
Ragni di Lecco in azione sul Fitz Roy
Due cordate di Ragni sulla via Californiana
Nel mese di febbraio in Patagonia torna finalmente un pò di alta pressione e tornano così a sorridere anche i Ragni di Lecco in spedizione da quelle parti ma bloccati per settimane dalla pessima meteo.
Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Silvan Schupbach erano partiti con l'obbiettivo Cerro Torre ma anche dopo l'arrivo della tanto attesa alta pressione le condizioni delle pareti su questa montagna rimanevano proibitive.
Sono così passati al piano B salendo la via Californiana al Fitz Roy, concatenando però anche la vetta della Silla per un totale di 1.800 m di arrampicata fino al VI+ e M4, di cui 400 m di terreno misto mai salito prima dalla base della Silla al Col de Los Americanos.
Negli stessi giorni in cui i tre realizzavano questo concatenamento, un altro Ragno di Lecco, Davide Spini insieme a Mirko Masè e Bruno Mottini ha effettuato una veloce salita sempre lungo la via Californiana al Fitz Roy con discesa poi per la via Franco-Argentina.
Nanga Parbat, il tentativo invernale entra nel vivo
Si attende la finestra di bel tempo per attaccare la via
La spedizione di Simone Moro, David Göttler ed Emilio Previtali, è giunta al 56° giorno di permanenza sulle pendici del Nanga Parbat. In questi due mesi, abbiamo letto i racconti giornalieri dei tre alpinisti, impegnati tra la vita del campo base e le ripetute salite ai campi base avanzati. In gioco c’è la prima salita invernale al colosso pakistano ma le condizioni meteo particolarmente severe, unite alle dimensioni della montagna, non fanno altro che dimostrare quale sia motivo per il quale, fino ad oggi, nessun uomo sia ancora riuscito a realizzarla.
TEMPERATURE IMPROPONIBILI - Il 17 febbraio, è lo stesso Emilio Previtali che descrive molto bene quale sia la situazione meteo nella zona del Nanga Parbat: “Quello che impedisce in questo momento di effettuare un nuovo tentativo di salita alla montagna è l'insieme di vento + freddo, la combinazione delle due cose. Secondo i dati delle previsioni del tempo ora ci sono circa -60/70°C a 8000 metri. Impensabile muoversi sulla montagna con queste temperature. Qui al campo base non resta che attendere, fotografare, filmare, fare un po' di pulizie, leggere, scrivere, copiare e ricopiare un po' di files sui dischi fissi per fare in modo che se il gelo danneggia un hard drive ci sia sempre una copia con il lavoro che abbiamo fatto sin qui al sicuro”.
IN ATTESA DEL PUNTINO - Dal suo account Facebook, sabato Emilio Previtali ha lasciato intendere che il momento del tentativo finale di ascesa al Nanga Parbat potrebbe esserte questione di giorni. Fondamentalmente la spedizione confida in una finestra di bel tempo di almeno 36/48 ore, “il tempo necessario per percorrere in salita e discesa almeno un tratto della sezione più esposta all'alta quota, al vento e ai pericoli oggettivi, quello compreso tra 6100 metri e la cima a 8126 metri”. Il puntino sulla carta delle previsioni meteo, potrebbe arrivare presto: “Un puntino. La speranza è un puntino. Un puntino piccolo che vedi arrivare da lontano sulla carta delle previsioni del tempo. Abbiamo messo a fuoco e seguiamo un puntino sul grafico meteo come si osservano le stelle cadenti o gli uccelli nel cielo, le barche a vela in mezzo al mare. Non sai esattamente quando arrivano e dove andranno a finire quei puntini minuscoli, se prenderanno forma e se verranno verso di te ingrandendosi o se svaniranno nel nulla e andranno a finire da un altra parte. Li metti a fuoco, ne tieni d'occhio uno che si distingue dagli altri e cerchi di capire se cresce e prende forma e colore e contorno, e da puntino insignificante quella cosa diventa qualcosa di concreto, di più grande, di reale. Una finestra di bel tempo, ad esempio. Sulla timeline delle previsioni meteo abbiamo messo a fuoco una data. Una possibilità. E' un piccolo punto, per ora. Un punto fatto di calcoli, di supposizioni, di dati incrociati, di combinazioni, di speranze, di voglia di dare un senso a questi due mesi spesi su questa montagna. E' quasi niente. Una ipotesi. Una supposizione. Esiste ma è piccola e fragile e noi ci limitiamo a tenerla d'occhio. Controlliamo ogni qualche ora con il computer se questa possibilità, questo varco tra i passare delle nuvole cresce e se prende forma, spazio, consistenza, respiro. Speriamo che tra qualche giorno questo puntino abbia preso sulla timeline del nostro computer la forma di un periodo di bel tempo privo di vento e di neve. Tre giorni come servono a noi. Non chiediamo altro. In quel caso quel puntino prenderà la forma di un tentativo alla cima del Nanga Parbat. Altrimenti bisognerà metterne a fuoco un altro e sperare che il caso lo spinga dalla nostra parte”.
ACCETTARE DI DIVENTARE NIENTE - Quello che attenderà gli alpinisti nei prossimi giorni, salvo la finestra di bel tempo, è lo stesso Emilio Previtali che lo descrive perfettamente in un suo post del 15 febbraio: “E’ enorme, il Nanga Parbat. Credo che in qualche modo la dimensione e la storia di questa montagna abbia una grande influenza psicologica su chiunque provi a salirci sopra. Simone e David sono perfettamente consapevoli delle difficoltà e del fatto che da C3 inizia la parte più esposta e imponderabile della salita, qui non bastano da sole le previsioni del tempo e i calcoli, la strategia. Qui non è un su e giù dritti, come su altre montagne, come lo Shisha o il GII - senza togliere niente a quelle salite invernali - qui per cominciare c'è una salita di 2500 metri che è il prologo, poi c'è una cresta esposta al vento, ghiacciata e dura, a cui prestare sempre la massima attenzione; poi da C3 inizia la parte tecnicamente meno difficile forse, bisogna principalmente camminare, ma quella è una delle sezioni più critiche a livello psicologico. Aleatoria. Bisogna alzarsi di quota e traversare, senza nemmeno sapere bene in che direzione puntare, se in alto verso la cresta rocciosa o più in basso verso il Mazeno Pass. Poi una volta raggiunta la cresta bisogna valicare nel versante del Diamir e quello credo sia psicologicamente l'ostacolo più difficile da superare, perché si tratta di lasciarsi alle spalle un mondo conosciuto ed entrare in un luogo privo di riferimenti, di certezze, un mondo fatto di nulla. E' difficile. Bisogna mettersi alle spalle tutto e accettare di diventare niente. Niente nel niente”.
Paolo Rabbia porta a termine la traversata dei Pirenei
700 km con sci e pelli per l'alpinista cuneese
Paolo Rabbia ha completato la traversata dei Pirenei. Tutto in solitaria, con sci e pelli, da Sud verso Nord, dal Mediterraneo all'Atlantico, partendo dal Canigou, la montagna simbolo della Catalogna, per raggiungere il Pic de Orhy nei Paesi Baschi: 700 km, 32000 metri di dislivello in 29 giorni. Un vera solitaria, rispetto a quella che aveva fatto nelle Alpi, con pochissimi 'incontri' sul percorso. «E' stata davvero durissima - spiega l'alpinista cuneese -, perché ho sempre avuto condizioni al limite, tra nebbia, bufere, manto instabile. In pratica bel tempo e neve bella l'ho trovata solo per tre giorni, ma se avessi aspettato le condizioni ideali sarei ancora a metà strada. Ho sempre organizzato tappe piuttosto lunghe con una media di dieci ore al giorno».
Traversata del Fitz Roy, Patagonia
Prima traversata completa per Caldwell e Honnold
Dal 12 al 16 febbraio 2014 i due alpinisti statunitensi Tommy Caldwell e Alex Honnold hanno portato a termine una delle migliori realizzazioni alpinistiche degli ultimi anni, una delle traversate più ambite ed impegnative, ossia la traversata completa di tutte le creste del massiccio del Fitz Roy in Patagonia.
In cinque giorni Caldwell e Honnold hanno effettuato la prima traversata del Fitz Roy unendo le cime dell’Aguja Guillament, dell’Aguja Mermoz, del Cerro Fitz Roy, dell’Aguja Poincenot, dell’Aguja Rafael Juarez, dell’Aguja Saint-Exupery e dell’Aguja de l’S. Il tutto per 5 km di cresta con 4000 m di dislivello e difficoltà fino al 7a, che hanno richiesto ben quattro bivacchi.
Da sottolineare il fatto che per gran parte della traversata i due hanno utilizzato scarpe da avvicinamento, tranne sul Pilastro Goretta e sulla Nord dell’Aguja Poincenot dove hanno utilizzato le scarpette d’arrampicata. Inoltre lunghi tratti sono stati percorsi in conserva, come ad esempio il Pilastro Goretta che prevede 20 tiri, percorso invece con solo 3 tiri di corda.
A tutto questo si aggiunge il fatto che l’impresa dei due statunitensi è stata portata a termine nonostante le condizioni non ottimali delle pareti che, grazie ad una estate molto umida, presentavano ancora parecchia neve e ghiaccio.
Interessante l’elenco dell’attrezzatura utilizzata da Honnold e Caldwell
- due zaini (35 e 25 litri)
- un sacco a pelo
- una tenda BD First Light
- una fornello e tre cartucce
- una piccozza
- due paia di ramponi in aluminio
- un chiodo da ghiaccio
- 2 set di Camalots fino a #2
- 1 Camalot #3
- 2 sets di nuts
- una corda da 60m 9.8mm
- una corda da 80m 6mm
- tre bloccanti / risalitori (Petzl Micro-traxion, Kong Duck e Futura)
- 6 rinvii
- 14 fettucce












