Storie dal deserto
Su Skialper di giugno-luglio la Marathon des Sables raccontata da dentro
«Sto correndo la mia prima Marathon des Sables e sto soffrendo le pene dell’inferno. Duecentocinquanta chilometri di sabbia, ghiaia e rocce non s’improvvisano e, nonostante pensassi di averla preparata discretamente bene e con cura, questa regina delle desert run mi sta distruggendo. Da anni la seguivo leggendo gli articoli sui giornali di settore e guardando i numerosi video in circolazione, ma nel calarmici dentro in toto, come runner, ho scoperto un mondo solamente sfiorato dalle penne dei vari giornalisti che, trasportati in auto su alte dune sabbiose o negli interminabili drittoni ardenti, hanno provato a descrivere quest’inferno. Un inferno bello, bisogna riconoscerlo, attraente al punto che a distanza di giorni da quelle maledette ore di sofferenza sarei tentato di riaffrontare, ma comunque un inferno in cui non si può lasciare nulla al caso». Inizia così il racconto di Dino Bonelli dalla Marathon des Sables, su Skialper di giugno-luglio.
SULLE ORME DI OLMO - «Tutto nasce qualche anno fa quando, un po’ per scherzo e un po’ per stimolare l’amico Marco Olmo, momentaneamente un po’ sotto tono, gli propongo di continuare a correre la MDS, abbreviazione della Marathon des Sables, per almeno un altro paio d’anni fino a quando poi, nel 2015, lo avrei accompagnato io a correre la sua ventesima partecipazione».
VITA DEL DESERTO - «Il mal di schiena prova a farsi sentire anche lui, ma per fortuna desiste, e quella che normalmente è la mia debolezza diventa l’unica che non mi crea grossi problemi. I muscoli piriformi, più volte chiamati ‘quei bastardi nascosti nei glutei’, sono come dei tizzoni ardenti che non hanno intenzione di spegnersi mai. E quando dico mai, dico mai, neanche quando arrivi al campo e, prese le tre bottiglie d’acqua in dotazione, con cui si gestisce tutto il resto della giornata, serata e notte, ti sdrai sotto la tanto sognata tenda. Neanche quando gli altri muscoli lasciati in orizzontale per un po’ sembrano addirittura riprendere vita. Neanche quando il sole rovente brucia il tramonto per lasciare spazio alle fredde notti sahariane e tutto il grande accampamento si spegne delle luci che non ha mai avuto e lascia al silenzio i brividi della notte».
ZAINO SUPERLIGHT - Bonelli ha testato alla Marathon il nuovissimo zaino Desert Kat Ferrino (600 g), costruito in Cubic Tech. Fuori dallo zaino nella prima parte di gara e poi dentro, ha sistemato il materassino Superlight Ferrino (500 g). Come scarpe ha usato le nuove Mutant de La Sportiva, reattive e sufficientemente protettive, a cui ha fatto cucire una ghetta MDS comprata sul sito della gara.
GIA’ DISPONIBILE - Skialper di giugno è disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Ma per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!
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E ora… discesa!
Su Skialper di giugno alcuni consigli per correre veloci sui pendii
Qualcuno ha detto: «in discesa pure i cocomeri vanno forte». Forse non è proprio così semplice. Ciò che per molti è una fase della corsa di recupero, in realtà diviene fondamentale per la ricerca di una buona performance in gara e per il mantenimento in salute della struttura scheletrica, specialmente per ciò che riguarda le articolazioni. Ecco perché su Skialper di giugno ne parliamo con un articolo di Eros Grazioli, preparatore atletico di alcuni big.
VINCE CHI FRENA MENO - Correre velocemente anche nei tratti di discesa vuol dire spesso passare a un’ottima performance, da una soltanto discreta. Prima ancora di occuparsi di tecnica, è necessario considerare che la corsa in discesa può essere annoverata tra i cosiddetti ‘lavori cedenti’; si tratta in realtà di frenare, di ammortizzare la caduta del corpo a terra e il suo spostamento verso valle. Come succede anche negli sport motoristici… vince chi frena meno! Qui, in realtà, il telaio è il nostro scheletro e quindi sono necessari accorgimenti tecnici per fare in modo che venga sempre mantenuto il controllo della corsa, nonostante le alte velocità, magari anche su terreno sconnesso.
QUESTIONE DI PESO - Anche se parzialmente attutito dalla struttura delle scarpe, l’impatto a gamba tesa crea un’onda d’urto che si trasmette fino alla zona cervicale, tramite il bacino e la schiena, con una forza da 1,5 a 4 volte quella del peso corporeo.
CORRERE IN DISCESA - Anche se la corsa verso valle crea tensione emotiva, soprattutto per il timore di un infortunio, correre con spalle, collo, braccia rilassati è senza dubbio una scelta obbligatoria: è necessario fare recuperare alla muscolatura non strettamente coinvolta nel gesto tecnico (busto e braccia) le maggiori energie possibile. In precedenza, arrivare allo scollinamento con ancora un po’ di forze sia fisiche che mentali è certamente molto importante. La smania di buttarsi a capofitto in discesa per recuperare il tempo perso in salita, solitamente si rivela una pessima soluzione. Però anche la discesa è allenabile! Come? basta leggere Skialper di giugno.
UN LIBRO PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO - Skyrunning teoria dell’allenamento, dell’autore di questo articolo, è un manuale specifico sulla preparazione dello skyrunning. Scritto da uno dei più quotati preparatori atletici del settore, colma un vuoto e libera, una volta per tutte, lo skyrunning da quell’immagine di ‘figlio minore’ dell’atletica, con l’indicazione di esercizi e allenamenti specifici per la corsa tra i monti. Imparare a correre su ogni terreno, pianificare gli obiettivi, allenarsi per raggiungerli… diventare un vero skyrunner. In vendita su www.skialper.it/Libri a 25 euro
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Ueli Steck, the swiss machine
Su Skialper di giugno intervista esclusiva all’alpinista svizzero
Per descriverlo è stato coniato un nuovo termine: speed solo. Molti storsero il naso commentando queste sue salite in velocità nelle Alpi, in nome di una non meglio definita purezza dell'alpinismo. Smisero quando videro cosa riuscì a fare portando il suo stile in Himalaya. Stiamo parlando, naturalmente, di Ueli Steck, intervistato da Alessandro Monaci sul numero di giugno di Skialper. Un articolo corredato dalle stupende foto di PatitucciPhoto, realizzate durante l’impresa all’Annapurna. Ecco alcune anticipazioni dell’intervista…
HIMALAYA - «Ho iniziato perché avevo scalato così tante volte l'Eiger che un giorno mi sono chiesto quanto veloce potessi andare». Da una battuta, nasce una vera e propria filosofia dell’andare per monti… Però la destinazione finale era l’Himalaya. «Era interessante fare questo step anche lì: salire 2.000 metri di parete in giornata, mentre gli altri ci mettono tre giorni. Essere lenti è una cosa stupida: specialmente ad alta quota non puoi riposare, anche dormendo in realtà continui a perdere energia. Se salgo su una montagna in cinque o sei giorni, torno giù completamente esausto. Se faccio un tentativo di 24 ore ci metto due o tre giorni a recuperare. Poi meno stai a 8.000 metri e meno corri il rischio di fare errori. E infine le previsioni meteo... Per 24 ore sei certo che siano perfette, dopo tre giorni vai al 60%. E ciò vuol dire che al 40% rischi di morire».
UELI E KILIAN - «Prendi me e Kilian: lui è pazzesco! Sul Cervino ha salito 1.270 metri di dislivello in un'ora! Io non posso fare una cosa simile, ma lui non è un arrampicatore. Sulla cresta dell'Innominata, nelle parti tecniche, in un'ora ha salito solo 370 metri, mentre io su quel terreno riesco a salirne 500 o 600. Ma non c'è paragone fra le mie capacità di resistenza e le sue. C'è spazio per raggiungere il massimo, però io ora sono vecchio. Se i giovani alpinisti iniziassero un allenamento mirato, penso che potrebbero scalare (intendo parti veramente tecniche, non solo un pendio di neve) 800 metri in un'ora. L'Eiger in due ore non è impossibile! Si farà nella pausa pranzo o dopo il lavoro».
COME BONATTI - «Per me è lo stesso, come Bonatti, l’Annapurna è la fine. Mi è assolutamente chiaro che se provassi a rifarlo morirei. Non è una gara, qui c’è in gioco la vita».
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Italian friends: @skialper is featuring our Dolomites Alta Via 2 (meet @semi_rad !) & Ueli Steck Annapurna stories. pic.twitter.com/QLGcZNDoUt — PatitucciPhoto (@PatitucciPhoto) 16 Giugno 2015
Su e giu' per Bergamo
Su Skialper di giugno un itinerario di city-trail nella citta' lombarda
«Esistono tanti modi per conoscere una città. Uno di questi è farlo, letteralmente, di corsa. Visitare Bergamo in questo modo ci ha permesso di vederla con occhi diversi: le viuzze di un borgo medievale diventavano quindi un veloce single track con i polpacci bruciavano salendo una scalinata e i piedi scivolavano in curva sul pavé come nelle sky race più tecniche. A tutto questo si aggiungeva una voglia di spirito di scoperta e di contemplazione al quale chiunque vada in montagna, fosse per correre o per sciare, non può sfuggire». Inizia così il racconto di Federico Ravassard della sua esperienza ‘cittadina’ a Bergamo, sul numero di giugno di Skialper.
APP CITY TRAIL - A guidarlo è stata l’applicazione ‘Salomon Citytrail’, un’originale idea della Casa francese che si potrebbe definire un ibrido tra una normale app per il running, un navigatore gps e una guida turistica. Così, con le scarpe ai piedi e lo smartphone in mano, accompagnato da Edoardo e Margherita, è cominciata la sua piccola avventura bergamasca.
ITINERARIO - Partenza nel centro della Città Bassa, costruito nei primi del ‘900 sotto la direzione dell’architetto Gaetano Piacentini, artefice di uno stile a cavallo tra il classicismo e il razionalismo: edifici con linee semplici e, allo stesso tempo, richiami alla tradizione classica, come quelli che vediamo pochi metri dopo, correndo sotto il colonnato dell’Auditorium in Piazza della Libertà. Qualche centinaio di metri più avanti comincia la salita verso Città Alta, dove si corre lungo la spettacolare bastionata, alta fino a 50 metri, dalla quale si domina la Città Bassa e la pianura antistante le Orobie. Aguzzando la vista si vede la skyline milanese emergere dalla foschia di una calda giornata primaverile… Si tocca anche il cuore del borgo, attraverso vicoli in cui la luce fa fatica a filtrare tra le antiche case di mattoni rossi, fino a giungere nella Piazza Vecchia. Qui, in pochissimi metri, c’è di che far la gioia dell’appassionato di storia dell’architettura: la rinascimentale Cappella Colleoni si fa spazio tra le curve barocche del Duomo e il medievale Palazzo della Ragione, il più antico palazzo comunale italiano… Un trail diverso ma assolutamente da provare… per un totale di 11 km e 370 m D+.
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Meglio alcalina che acida
Su Skialper di giugno-luglio un approfondimento sull'acqua
Spesso guardiamo l’etichetta dell’acqua minerale per capire quanto sodio c’è, ma il dato più importante è la sua acidità o alcalinità.
«Non bevendo mai alcolici fuori casa, al ristorante più che la lista dei vini mi interessa l'etichetta dell'acqua minerale di turno. Il marketing vuole che sia il contenuto di sodio la cosa importante da verificare, ma anche la più minerale delle acque contiene comunque poche sostanze disciolte. Ben più importante è il pH, cioè il grado di acidità o alcalinità dell'acqua. Dato che siamo fatti per il 60% di acqua, dal punto di vista nutrizionale la cosa fondamentale è idratarsi correttamente, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo». Ecco il parere del nostro alimentarista, il Dottor Alessandro Da Ponte, sull’acqua. Su Skialper di giugno luglio un interessante articolo per scegliere l’acqua giusta.
CALO PRESTAZIONI - Riguardo la quantità di acqua da bere, va sottolineato che: non abbiamo riserve d'acqua; un litro/ora è la massima velocità di assorbimento intestinale dell'acqua; con la sudorazione possiamo perdere anche più di due litri/ora, la sete si avverte quando si è perso il 2% dell'acqua corporea: quando si è perso il 2% dell'acqua corporea, le prestazioni atletiche cominciano a peggiorare (quindi devo bere prima di avere sete).
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Bruno Mottini, l'uomo medio
Su Skialper intervista a uno dei massimi interpreti dello sci ripido
È ambassador di Norrona, Nordica e La Sportiva. È nel team che ha sviluppato TR2, l’attacco di Skitrab. Bruno Mottini è un talento conosciuto bene nel mondo alpinistico e dello sci ripido italiano, oltre che testatore della Buyer’s Guide di Skialper, ma sconosciuto a buona parte degli appassionati e frequentatori della montagna. Non lo si trova su Facebook e nemmeno in un personal blog o in un sito internet personale. Noi però, anzi il suo amico Giuliano Bordoni, l’abbiamo intervistato.
NEVE - «Mi piace la crosta perché è sempre una sfida riuscire a sciare bene su questo terreno. Sono dell’idea che non esiste la neve brutta, ma solo i cattivi sciatori. Ho la fortuna di sciare con amici che la pensano come me, per questo ci divertiamo sempre, indipendentemente dalla qualità e quantità di neve, a noi basta scivolare».
MODESTIA - «Fuori c’è sempre qualcuno più forte di te, uno che strizza le tacche un po’ di più, uno che sale con le pelli più veloce, uno più determinato in una one push o uno che scia meglio di te. Io vado in montagna perché mi piace, semplicemente perché mi piace. Quindi ogni volta che posso e ho tempo ci vado. Di conseguenza è normale che, essendo allenato e preparato, i risultati prima o poi arrivino da soli. Non sono un fenomeno, sono solo più allenato di uno che può permettersi di andare in montagna esclusivamente al sabato e alla domenica. Poi non posso negare che mi piace mettermi alla prova e vedere quanto possa spingere i miei limiti. Sono competitivo, questo non lo nego».
L’ULTIMA IMPRESA - Su Skialper di giugno-luglio anche un ampio reportage sull’ultima impresa di Bruno Mottini, la probabile prima ripetizione, a 31 anni dalla discesa di Stefano De Benedetti, dello Sperone Zieppert al Pizzo Palù Occidentale, 3.823 m.
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Supertest speed hiking
15 scarpe ai raggi X. Su Skialper di giugno-luglio
Per speed hiking si intende un escursionismo leggero e veloce, in pratica una via di mezzo tra il trekking e il trail, prevalentemente in giornata, come dicono negli Stati Uniti dayhiking. La tecnologia e un mondo che corre sempre più veloce hanno aperto le menti di molti e oggi è possibile pensare di fare gite che una volta venivano affrontate in modo tradizionale, con pesanti pedule e zaini e tempi inevitabilmente lunghi, in modo light, percorrendo più distanza e dislivello in meno tempo. Ed è per questo che su Skialper di giugno-luglio abbiamo testato le 15 migliori scarpe da speed hiking.
LA SCARPA SPEED - Quale scarpa usare per lo speed hiking? Un modello punto di incontro tra una scarpa da trail running (che alcuni trail runner usano anche per lo speed hiking, soprattutto quelle più strutturate per le ultra distanze) e una da hiking leggero. La nostra scarpa dovrà essere meno performante della prima dal punto di vista della leggerezza e delle tecnologie applicate, ma al tempo stesso più protettiva, stabile, confortevole e strutturata. Per essere più protetti rispetto al trail running.
LOW O MID? - Diversi modelli sono stati testati sia nella versione bassa che mid. Il modello mid è la vera sorpresa: un peso da 5 a 50 grammi in più e poche decine di euro di differenza che spesso valgono la spesa.
LO STATO DELL'ARTE - Nel nostro "test zero" dell'anno scorso avevamo riscontrato come poche aziende avessero "centrato" la scarpa giusta per lo speed hiking. Spesso i modelli testati erano scarpe da trekking tradizionale adattate all'uso e non potevano essere perfetti per lo speed hiking. A distanza di un anno possiamo dire che sono sempre di più i modelli pensati specificatamente per lo speed hiking, pur rimanendo ancora aziende che non hanno messo a fuoco la disciplina o inseriscono nel segmento delle scarpe con altre origini e storia. Ci sono invece alcune aziende che hanno sviluppato progetti specifici, spesso con poca esperienza in ambito montano, e hanno realizzato in poco tempo prodotti molto validi.
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MTB-alp al Monte Frioland
In Val Pellice con sci e MTB. Su Skialper di giugno-luglio
«Io vado in montagna per il divertimento in discesa, o almeno questa è stata la molla che mi ha portato a frequentarla e ad amarla. Così, di conseguenza, la mountain bike d’estate e gli sci d’inverno sono diventati miei compagni di scorribande. Questi due sport, concettualmente molto simili e complementari tra loro, condividono lo stesso terreno di gioco modificato dall’alternanza delle stagioni. Però quando c’è quel breve lasso di tempo, quando il paesaggio non è così ben definito a favore di una o dell’altra stagione, quando il verde del fondovalle sfuma nel bianco dell’ultima neve, ho voluto provare ad affiancare le mie due passioni». Le parole sono di Filippo Barazzuol ed ecco che dall’idea è nato un interessante articolo di MTB/Skialp.
DOPPIA PUNTA - Dove utilizzare bici e sci da alpinismo? In Val Pellice, in una tra quelle gite che sono in genere precluse da lunghi trasferimenti da fare prima di mettere gli sci, visto che nel caso di MTB-alp questo è parte della gita. Dopo avere consultato cartine e sentito vari pareri, Filippo ha optato per il monte Frioland, salito dal versante nord, quello affacciato sulla Val Pellice. Questa punta (doppia per la verità) è un terrazzo naturale che domina la pianura sottostante.
MATERIALI - È stata utilizzata una bici Bianchi Methanol SL C. Boscaro - 9 kg con sci Movement Apple X + attacco ATK World Cup - 2,4 kg, pelli Camp Skin, scarpone Scarpa Alien 1.0 - 1,3 kg per un peso totale attrezzatura di circa 13 kg.
NUMERI - 64 km DI MTB + skialp per un totale di 6 ore e 6 minuti e 2.360 metri D+. 1.750 kcal le calorie consumate.
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Alta Via 2 Lost in Dolomites
Da Bressanone a Feltre: 180 chilometri in stile hiking su Skialper
«L’alta Via 2 è un saliscendi con dozzine di passi, un dislivello di 11.000 metri e un percorso di 180 chilometri. Le alte vie delle Dolomiti sono nove e, anche se la numero 1 è probabilmente la più famosa, in tanti vi diranno che la 2 è migliore. È sicuramente più selvaggia, con più varianti, più tratti esposti e più vie ferrate che si possono affrontare lungo il sentiero. L’Alta Via 2 vi metterà a dura prova con i suoi tratti ripidi, chilometri di croccanti sassi dolomitici sotto i piedi e salite di 300-400 metri dopo la prima colazione, ma per recuperare potrete contare su almeno due espressi al giorno, crostate, pasta e speck in ogni rifugio» Comincia così il racconto di Brendan Leonard, illustrato dalle bellissime immagini dell’agenzia PatitucciPhoto, lungo l’altavia dolomitica. Uno spettacolare itinerario di hiking nel cuore dei Monti Pallidi.
PERCORSO - L’Alta Via 2 inizia a Bressanone, in Alto Adige, e finisce a Feltre, in Veneto, toccando otto differenti gruppi montuosi: Plose, Peitlerkofel, Geisler, Puez, Sella, Marmolada, Pale di San Martino, Vette Feltrine. Un percorso impegnativo che non supera mai quota 3.000: il punto più alto sono i 2.931 metri del Passo delle Farangole. Ogni qualche chilometro si attraversa la strada in prossimità di un passo con una manciata di ristoranti, bar e negozi di souvenir e tra le montagne spesso spuntano gli impianti di risalita e qualche rifugio.
FERRATE - Lungo il percorso si incontrano alcune ferrate, aggirabili. Spettacolare la Brigata Tridentina, una delle più famose delle Dolomiti e c’è un motivo: un’arrampicata di 360 metri a circa un chilometro dal parcheggio di Passo Gardena, un ascensore per le guglie sinistre e strapiombanti del gruppo del Sella, che da lontano intimidiscono e sembrano impenetrabili. La ferrata è ripida ed esposta in alcuni tratti ma con la sicurezza dei cavi d’acciaio e delle scale. Alla fine un ponte sospeso di 15 metri collega la Torre Exner con il plateau principale.
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In arrivo Skialper 100 di giugno-luglio!
Nelle migliori edicole e su app. L’inserto Up & Down e' tutto nuovo
Giugno è il mese delle ultime sciate sui quattromila ed è già stagione piena dell’outdoor running, la corsa nella natura, sui grandi dislivelli ma anche nei parchi cittadini o sulle scalinate che sono la porta dell’outdoor per chi non ha la fortuna di vivere nelle valli. L’inizio dell’estate però significa anche hiking, lunghe o corte escursioni a piedi tra i monti, e alpinismo. Ecco perché il numero 100 di Skialper di giugno/luglio (192 pagine con l’inserto Up&Down dedicato al mondo delle gare, 6 euro), in distribuzione nelle edicole fra pochi giorni e già disponibile in app, non poteva non trattare tutti questi argomenti. Un grande numero per festeggiare la centesima uscita a modo nostro… senza enfasi, come scrive il direttore Davide Marta nell’editoriale, ma rimboccandoci le maniche per offrire sempre di più al lettore.
THE SWISS MACHINE - Ueli Steck è il padre dello speed solo e uno degli uomini che più hanno cambiato l’alpinismo moderno. Alessandro Monaci l’ha incontrato tra un allenamento e l’altro (sì, perché per essere forti e veloci bisogna allenarsi tanto, come negli altri sport…) per parlare di Eiger e di Annapurna, ma anche di alpinismo moderno, limiti e paure. Un’intervista da leggere tutta d’un fiato.
CERVINO 150 - Non potevamo dimenticarci del centocinquantesimo anniversario della prima scalata del Cervino, che ricorre questa estate. Per la prima volta nella sua storia Skialper pubblica, tradotto e adattato, un grande reportage uscito sulla rivista francese Montagnes Magazine e scritto dalla Guida alpina francese Christophe Dumarest che ha cercato di rivivere le emozioni dei pionieri salendo la Gran Becca dal versante italiano. E poi… la storia della prima ascensione e la sfida anglo-italiana Carrel-Whymper, le vie di salita e tante altre curiosità.
CILE - Vulcani che sembrano disegnati con photoshop tanto sono perfetti, neve a volontà, frutti di mare e altre prelibatezze. In Cile si scia con vista mare e le opportunità per lo skialp o il freeride touring sono tante, nel bel mezzo della nostra estate, quando in Sud America è inverno. Ne sanno qualche cosa Andrea Bormida e Martino Colonna, che hanno calcato le nevi andine in due diversi viaggi e hanno scritto a quattro mani una storia che mette voglia di prenotare subito il primo aereo…
L’UOMO MEDIO - Poche parole, tanti fatti. Verrebbe da dire così di Bruno Mottini, livignasco, autore di discese di ripido di grande livello, spesso prime ripetizioni, come quella dello sperone Zieppert al Palù. Tutto su questo protagonista della pendenza grazie all’intervista dell’amico e compagno di avventure Giuliano Bordoni. Compreso il report della discesa dallo sperone di Zieppert.
MTB + SKIALP - Filippo Barazzuol non è tipo da stare fermo… in inverno con sci e pelli e in estate con la MTB. E allora perché non provare a unire le sue due passioni? Per esempio per salire sul Frioland, in Piemonte, a maggio e scendere con gli sci…
MONTE CONERO - Una montagna di più di 500 metri, ricoperta di fitti boschi che si tuffano nelle acque smeralde… E poi borghi intatti, antichi monasteri e pesce a go-go. È quello che offre il Monte Conero, alle porte di Ancona, dove Luca Parisse ha fotografato runner e itinerari per correre nella natura.
LOST IN DOLOMITES - 11.000 metri di dislivello e 180 km: è l’alta via 2, la più selvaggia delle Dolomiti, da Bressanone a Feltre. Naturalmente a piedi, in stile hiking, come ha fatto l’americano Brendan Leonard, new entry tra le firme di Skialper e come ha documentato con le spettacolari foto l’agenzia fotografica PatitucciPhoto.
BERGAMO CITY TRAIL - La Salomon ha creato una interessante app per il city trail, itinerari che consentono di trovare un po’ di spirito di avventura anche nelle corse cittadine. Per esempio a Bergamo, dove il nostro Federico Ravassard ha voluto provare quanto possono essere dure anche le salite sulle tante scalinate, quanto può essere bella la Città Alta e come a volte, per partire alla scoperta dell’avventura, basta solo guardare la realtà con occhi diversi.
TEST SPEED HIKING - Non è mountain running e neanche hiking, piuttosto speed hiking, un escursionismo leggero, con scarpe derivate da quelle da trail ma con più protezione e supporto. Lo speed hiking è la moda del momento e per il secondo anno abbiamo testato le migliori scarpe, per l’esattezza 15. Tra i tester anche Fabio Meraldi…
CORRERE IN DISCESA - Anche nel running le gare si vincono sempre più in discesa, ma come fare a migliorare? Con i consigli di Eros Grazioli…
GIRL POWER - Una nuova rubrica su Skialper, curata da Karen Pozzi, blogger che ha fatto della corsa (e della montagna) una ragione di vita. Con quel glamour femminile che non guasta mai…
RUBRICHE - Quale acqua bere e cosa guardare sull’etichetta? Ma anche, correre con scarpe minimaliste quali effetti positivi e negativi può avere? Oppure, come leggere una carta topografica? Sono gli argomenti delle consuete rubriche del medico dello sport Massimo Massarini, dell’alimentarista Alessandro Da Ponte e del capitano Cresta. Se vi interessate di alpinismo, da non perdere anche l’opinione di Leonardo Bizzaro sul Piolet d’Or…
UP & DOWN TUTTO NUOVO - Una grande novità, un modo per festeggiare il centesimo numero. Up & Down, l’allegato dedicato al mondo delle gare, non è più in realtà un allegato in formato tabloid, ma un inserto. 48 pagine interne alla rivista per sapere tutto sulle gare di scialpinismo, di trail, skyrunning e corsa in montagna e sui loro protagonisti. Un prodotto tutto nuovo con un taglio ancora più ‘into the race’: interviste agli atleti ‘nella pancia del gruppo’, news e curiosità, mini-inchieste, report sulle gare più importanti. In questo numero lo speciale Mezzalama e Adamello Ski Raid, con la voce dei protagonisti e le opinioni di Franco Collè e Martina Valmassoi o l’esperienza in presa diretta di Thomas Martini, le ultime gare di skialp e le ultimissime sulle prossime elezioni della federazione internazionale. Però c’è anche tantissimo running, a cominciare dalla copertina, che non poteva che ospitare Tadei Pivk dopo la strepitosa vittoria a Zegama. Un altro protagonista, Stefano Ruzza, e poi Transvulcania, Mugello Ultra Trail, Trentapassi, Duerocche e Quadrifoglio, con le super prestazioni di Rampazzo e Fori. Non solo report ma anche uno sguardo ai prossimi appuntamenti, con l’agenda degli eventi da non perdere e una pagina sulla storia recente del Giir di Mont.
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Sci ripido per Kilian & co
Venerdi’ con Vivian Bruchez ha sciato Dome du Gouter/Aiguille de Bionassay
Partenza alle 3 di notte dal tunnel del Monte Bianco e ritorno a Les Contamines alle 15, dopo 12 ore. Questo l’intenso venerdì 29 maggio di Kilian Jornet e Vivian Buchez che hanno fatto due discese ripide nel massiccio del Monte Bianco. Prima linea sullo sperone sud-est del Dôme du Goûter (4.304 m), 500 m - 45-50 gradi e poi discesa dall’Aiguille de Bionassay (4.052 m) e versante ovest dell’Aiguille di Tricot (3.665 m). Dislivello totale superiore ai 4.000 metri e arrivo in vetta alle 9. «Avevo osservato questa discesa due anni fa quando sciavo sul versante ovest del Monte Bianco» ha scritto Bruchez sul suo account Facebook. Sembra che il pendio dello sperone sud-est del Goûter sia stato sciato solo da Jean Franck Charlet, ma utilizzando la corda per superare un seracco che ora si è ridotto. Kilian e Vivian infatti non hanno utilizzato corde. «Stupendo, più bello di quanto pensassimo… può diventare un classico e non è esposto ai seracchi, con lo sguardo che corre verso il versante ovest del Monte Bianco». Neve meno bella a Bionassay, soprattutto a quota 3.800 dove era molto dura, ma missione compiuta.
One day in one minute. Yesterday tour with Vivian Bruchez Steep Skier-Mountain Guide . #PerfectDay #ExpandYourPlaygroundtrack: http://www.movescount.com/moves/move63986715 Posted by Kilian Jornet on Sabato 30 maggio 2015
Skialper partecipa a Glocal Ambiente alle Cinque Terre
Nel ricchissimo programma anche un intervento del nostro direttore
Conoscevamo di fama il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Qualcuno di noi aveva anche avuto la fortuna di frequentarlo. Ma la collaborazione che abbiamo avviato in occasione dei test di Outdoor Running 2015 ci ha permesso di apprezzarlo in tutto il suo splendore. Una terra unica, per tanti aspetti irripetibile, in cui i nostri top-runner hanno potuto esprimersi al massimo delle loro potenzialità e godere di scenari e di un'ospitalità di primissimo ordine. Nei prossimi giorni avremo occasione di tornarci, dato che il nostro direttore, Davide Marta, è stato invitato a partecipare a Glocal Ambiente, un interessantissimo festival del giornalismo online in programma dal 4 al 7 giugno a Monterosso, nel cuore proprio delle Cinque Terre.
DI COSA SI TRATTA? - Riprendiamo pari pari dal sito ufficiale dell’evento la presentazione: «Glocal Ambiente è il festival del giornalismo e della comunicazione locale e globale per l’ambiente che coinvolge Monterosso e le Cinque Terre. Panel, workshop formativi, incontri, eventi e spettacoli. Grazie agli interventi di esperti, influencer, opinionisti, ricercatori, politici, top user, artisti e semplici appassionati, da tutto il mondo. Tutto questo è possibile grazie all’iniziativa Expo e Territori della Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare».
Insomma, un momento di incontro e dibattito, aperto a tutti, con tantissime firme influenti del giornalismo e dell’imprenditoria legata all’ambiente e al territorio.
IL PROGRAMMA - I lavori, divisi tra dibattiti, workshop e spettacoli, inizieranno nel pomeriggio di giovedì 4 e proseguiranno nelle giornate seguenti. L’evento che ci interessa direttamente è previsto per venerdì 5 giugno, dalle ore 16.30 alle 18 presso la Tenda di Monterosso. Il tema dell’incontro è ‘Grandi eventi, piccoli luoghi: lo sport, l’etica e l’ambiente’ e sarà moderato da Andrea Pavan di Tuttosport e da Armando Napoletano del Secolo XIX. Oltre al nostro direttore Davide Marta interverranno Matteo Cavazzutti del Giro d’Italia, Daniele Moggia dello Sciacchetrail (la nuova gara di trail running che si svolge proprio sul territorio del Parco delle Cinque Terre) e il campione di atletica leggera Stefano Mei.
PER SEGUIRE IL FESTIVAL - Chi volesse seguire questo dibattito, ma anche tutto il resto del ricchissimo programma di Glocal Ambiente, può contattare la Pro Loco di Monterosso (0187 817506).