Francois & Kilian, cosi diversi, cosi
Dopo l’UTMB 2017 nulla sara’ più uguale nelle gare in montagna
Mai nella storia dell’Ultra-trail si era vista una gara con un parterre così alto di atleti al via. Senza mezzi termini, l’UTMB 2017 è stata il Mondiale dei Mondiali dell’ultra-trail. Come ha ben detto Kilian (lo chiamiamo senza cognome, poi spiegheremo perché), nelle gare lunghe di solito sono in due o tre a giocarsi la vittoria, oggi erano almeno in dieci da podio, se non da vittoria. L’importanza dell’evento era nell’aria. Chi ha frequentato le passate edizioni (a proposito, questa è la quindicesima, cifra tonda!) ha sempre fatto lo slalom nella folla, c’è sempre stata la pelle d’oca e l’adrenalina a mille, soprattutto in partenza e all’arrivo, ma quest’anno no, è stata un’altra cosa. «Nel 2014 è stata un’emozione unica, ma non avevo mai visto così tanta gente: pioveva, nevicava, non sono praticamente stato mai solo» ha detto François D’Haene. Il boato al via e all’arrivo è stato unico, gli accrediti stampa contingentati a quota 250 (contro i 200 dell’anno scorso), nei momenti di punta dalla sala stampa è stato impossibile caricare foto e video, ogni spostamento, dalla ricerca di un angolo per fare le foto o le interviste all’affannosa corsa in auto da un rifornimento all’altro, è stato tremendamente più complicato. E non era mai successo.
FRANÇOIS, CHAPEAU! - Diciamolo: la prima UTMB l’ha vinta su un percorso ridotto, veloce e in fondo valle. Poi quando si è ripresentato nel 2014 ha stravinto, demolendo il record dell’anno prima di Thévenard. Se c’erano dei dubbi… Però con Kilian non si era confrontato. La cantilena la conosciamo bene: «re dell’UTMB, però quando c’è Kilian». Fino a oggi c’è sempre stata un termine di giudizio per le gare con e senza Kilian, oggi D’Haene l’ha battuto nella gara più importante e famosa al mondo e ha battuto almeno altri dieci (vogliamo dire venti?) atleti fortissimi. La vittoria di D’Haene è stata pesantissima, non c’è dubbio, un successo senza se e senza ma, il re dell’ultra-trail, se si guarda al lato sportivo, è lui. Vittoria ancora più bella perché ottenuta non da un super atleta giovanissimo, ma da un trentaduenne che si spacca la schiena tra le vigne.
KILIAN, COMUNQUE UN MITO - A parlare sono prima di tutto i numeri e lo stile. Ti presenti alla gara del secolo, dove tutti hanno il viso tirato, e arrivi al via con lo smartphone e il cappellino con la visiera sul collo, filmi gli altri top in diretta Facebook, scambi delle battute, corri qualche chilometro con il telefonino in mano, trovi anche il tempo di fare i complimenti a un turista per le sue scarpe e di mostrare la palestra di arrampicata, fai la spola avanti e indietro come un cagnolino. Sembri un ragazzino che si diverte, comunque andrà a finire. Tutta un’altra immagine rispetto ai runner ai blocchi di partenza con il viso serio e concentrato. Perché il trail è una festa. Per la prima volta mostri a tutti che cosa vuol dire correre alla partenza della più importante gara al mondo di trail. E poi il tuo video supera (a 24 ore dalla partenza) le 500.000 visualizzazioni. Quello sulla pagina Fb ufficiale dell’UTMB è sopra le 20.000, al netto della diretta in streaming sulla tv della gara. La tua conferenza stampa è stata di gran lunga la più affollata, i post che ti riguardano sulla nostra pagina Facebook quelli che hanno fatto il botto, abbiamo ancora le orecchie piene degli ‘alè Kiliàn’. Sì, con l’accento sulla a, alla francese, perché lo sciovinismo dell’Exagone si ferma davanti a questo catalano considerato ormai figlio adottivo del Monte Bianco. Ecco perché ti possiamo chiamare Kilian e non Kilian Jornet. Perché oggi, lo ripetiamo a caratteri cubitali, ha vinto D’Haene e sulle lunghe distanze è il più forte. Però Kilian significa trail, inteso come il movimento delle gare in natura più in generale, è il simbolo di questo sport e rimane l’atleta più completo, che può permettersi di fare un paio di corsette sull’Everest in pochi giorni, tornare, vincere maratone, vertical e arrivare sempre sul podio delle ultra-distanze. No, ma… stiamo scherzando?
EUROPA-AMERICA 15-0 - Non nascondiamoci dietro a tante buone intenzioni: le ultime UTMB sono state una immaginaria Ryder Cup dell’ultra-trail e quella del 2017 lo è stata ancora di più. Tutti i top statunitensi (stiamo parlando degli uomini) erano schierati al via e nelle conferenze pre-gara non si sono tirati indietro: se siamo qui è perché pensiamo che si possa portare a casa l’agognato trofeo per la prima volta in quindici anni. Invece un bel podio del solito Tollefson, prestazioni notevoli del solito Walmsley, soliti successi nelle gare minori, ma la bacheca rimane senza la gara regina.
DOMINIO SALOMON - Dopo anni nei quali Salomon ha mandato a Chamonix pochi, selezionati atleti (programmati per il podio), il 2017 è stato quello del dominio. UTMB maschile: primo e secondo. TDS maschile: primo. TDS femminile: prima. OCC femminile: seconda. OCC maschile: primo, secondo e quinto. CCC maschile: secondo. YCC maschile: primo. YCC femminile: prima. In pratica, nessun podio solo nella UTMB femminile (ancora non assegnata al momento di scrivere) e nella CCC femminile.
AL POSTO GIUSTO NEL MOMENTO GIUSTO - Non c’è dubbio, nella vita bisogna avere fortuna e le coincidenze contano. Lo sa bene il concorrente che si è trovato a transitare dal traguardo proprio qualche minuto prima dell’arrivo di D’Haene. Un arrivo così, tra fiumi di folla, con applausi e diretta tv, sembrava uscito da un cartone animato di Holly e Benji e non gli capiterà mai più. Come non sarà più uguale il trail da domani. Guarda caso D’Haene ha fatto una salita a Champex in diretta Facebook dopo l’exploit in partenza di Kilian. Lui che è così diverso dal catalano, più schivo, meno personaggio, meno comunicatore. Così diversi eppure così immensi. A loro e a madame e monsieur Poletti dobbiamo dire grazie, perché oggi è stata scritta una stupenda pagina della storia del trail. E poi Kilian ha dato appuntamento a François l'anno prossimo per lo spareggio: ora hanno tre UTMB a testa... ne vedremo delle belle!
Francois D'Haene vince la terza UTMB!
Secondo Kilian Jornet, terzo Tim Tollefson
Il re dell'ultra-trail è lui, Francois D'Haene. Non c'è dubbio, nella gara delle gare, in una Chamonix affollata come mai si era visto nella storia dell'UTMB, il vignaiolo francese del Team Salomon ha vinto una gara velicissima e durissima, nel gelo, nella nebbia, nella pioggia, nel fango e nella neve. Dopo la lunga notte nella quale D'Haene, lo statunitense Jim Walmsley, Kilian e Xavier Thévenard hanno tirato a lungo insieme, dopo La Fouly, quando Walmsley ha accusato le prime difficoltà per il grande forcing, con probemi ai piedi, con Thévenard già attardato, D'Haene ha accumulato un vantaggio fino a 20 minuti circa, poi ridotto a poco più di dieci minuti da Kilian nel tratto a partire da Champex. Sulla salita di La Flegère Kilian ha capito che non aveva più possibilità di raggiungere D'Haene e ha chiuso con 15'06'' di distacco.
TEMPI SUPER - 19h16'38'' il tempo di D'Haene, un crono spaventoso, frutto anche di una gara un po' più corta e con meno dislivello a causa del taglio del tratto delle Pyramides Calcaires e della salita alla Tête aux Vents. Non si può parlare di record (comunque detenuto da D'Haene, 20h11'44'', nel 2014) ma siamo su valori record. Al terzo posto lo statunitense Tim Tollefson in 19h53'00'' e al quarto l'altro francese Xavier Thévenard in 20h03'14''. Grande recupero del piccolo atleta del Jura che chiude comunque la sua terza UTMB con un bottino di due vittorie e un quarto posto. Al quinto posto un Jim Walmsley (Team Hoka) che aveva imposto un gran ritmo nei primi chilometri, scappando già prima di Les Houches, che ha sofferto e perso tanto verso La Fouly, ma ha saputo recuperare nel finale. 20h11'38'' il suo tempo. La top ten: sesto lo spagnolo Pau Capell, settimo la statunitense Dylan Bowman, ottavo il lituano del Team Vibram Gediminas Grinius, nono lo statunitense Zach Miller, decimo lo spagnolo Jordi. Primo italiano Giulio Ornati, ventunesimo in 23h08'34'' (l'anno scorso nono in 23h25'38'', al nettio del cambio del percorso un buon dato per capire il livello stellare del 2017).
LA CRONACA - Pronti via, partenza alle 18,30, posticipata di 30 minuti per le previsioni meteo, atmosfera delle grandi occasioni ed emozioni alle stelle. Il ritmo, come era immaginabile, è subito sostenuto e dopo qualche chilometro è il nuovo prodigio del trail, lo statunitense del Team Hoka Jim Walmsley a prendere il comando. A Saint Gervais passa per primo con circa tre minuti su Kilian, poi il suo D’Haene-Thévenard. A Saint Gervais stessa storia, praticamente sempre la stessa storia, tranne un passaggio da secondo al Col de la Seigne e al Bonatti, ma sempre lì. Si dice che a Saint Gervais si sia lasciato sfuggire un «vanno tutti piano», ottenendo come risposta da Kilian «vanno tutti forte». Alla vigilia aveva detto che sarebbe stata una gara dove essere pazienti. L’americano scappava via e poi ai rifornimenti si fermava ad aspettare gli altri, chiedendo di stare insieme. La lunga notte è passata così, fino a La Balme con quattro uomini a poca distanza: Walmsley, Thévenard, D’Haene e Kilian, poi da La Balme Thévenard ha rallentato un po’. Da Courmayeur corsa a tre, con Kilian che ha accusato un po’ il colpo e soprattutto D’Haene e Walmsley a tirare, poi a La Fouly Walmsley accusa il colpo del grande forcing, con problemi ai piedi e D’Haene passa al comando da solo. Kilian arriva a - 20’, poi da Champex sembra stare meglio, il distacco si riduce fino a poco meno di 15 minuti, ma sulla salita di La Flegère capisce che la vittoria è sfumata. Gara praticamente sempre al comando per D’Haene, con la notte in compagnia, come si era augurato alla viglia, in rimonta invece quella del riconfermato terzo Tim Tollefson, passato gradualmente dalla diciannovesima alla terza posizione in perfetta progressione ‘diesel’. Walmsley, attardato fino al settimo posto, ha poi ripreso velocità, passando quarto a Vallrocine e Col des Montets, ma una vecchia volpe dell’UTMB come Xavier Thévenard ha messo la freccia a la Flegère andando a chiudere al quarto posto finale. Tra Le Tseppes e Chamonix Walmsley è andato a una media di 11,5 km, più di tutti gli altri top…
RECORD - La gara conclusa oggi era 4,6 km più corta del percorso originale (taglio Piramides Calcaires e Tête aux Vents per maltempo) e anche il dislivello era leggermente ridotto. Non si puà dunque parlare di tempi record ufficiali. Peccato perché con le temperature più fresche e il parterre elevatissimo il record era nell’aria. Qualche dato fino al Col de la Seigne, fino a quando il percorso è stato lo stesso: a St. Gervais Walmsley è passato in 1h42’15’’ contro 1h47’15’’ di D’Haene nel 2014, a La Seigne D’Haene in 6h18’02’’ contro 6h32’03’’. Il record era a portata di mano…
Nuria Picas piu' forte di tutto
La catalana vince l'UTMB guardandosi le spalle dalla rimonta della Huser
Alla fine ce l’ha fatta. Dopo due secondi posti ecco Nuria Picas (Team Buff) finalmente sul gradino più alto dell’UTMB. Gara dura come sempre, nella quale è sempre stata davanti, guardandosi le spalle dalla favorita Caroline Chaverot, ritiratasi ad Arnouvaz e poi (come l’anno scorso Caroline Chaverot) dalla svizzera Andrea Huser (Team Mammut), cliente difficile, che non molla mai e viene fuori all’ultimo, soffiandoti sulle spalle quando non ne hai più. Alla fine l’ha spuntata per pochissimo la Picas, al traguardo in 25h46’43’’ e Huser a 2’35’’. Un arrivo pazzesco dopo cento miglia di gara. Per una volta, nonostante le emozioni degli uomini, forse ancora più bello. Nuria arriva camminando, esausta ed emozionatissima. Fa avanti e indietro sul rettilineo finale con la bandiera catalana, piange, abbraccia i figli. Intanto la Huser spunta veloce nel centro di Chamonix. A un certo punto qualcuno dell’organizzazione suggerisce di tagliare la linea del traguardo e pochi istanti dopo spunta Andrea Huser, ancora seconda (come la Picas fino a ieri…). Ma anche per lei l’arrivo è festa, il secondo posto vale una vittoria. Procede a zig zag distribuendo cinque e poi un abbraccio con gli occhi in lacrime con la Picas. Un istante che sembra durare un’eternità, che vuol dire tanto dopo chilometri di inseguimento. Un’altra bellissima pagina di sport aspettando di completare il podio. Una pagina alla quale bisogna aggiungere una nota: la Picas pochi mesi fa sul Makalu ha rischiato seriamente la vita, colpita da una grave polmonite a quota 7.800. La sua lucidità e un fisico allenato le hanno permesso di rientrare a valle e di essere trasportata d’urgenza in elicottero all’ospedale più vicino. «Bastava poco perché la polmonite si trasformasse in edema polmonare e non sarei qui a raccontarlo» ha dichiarato ai colleghi di carreraspormontana.com. Dulcis in fundo. Completa il podio la francese Christelle Bard. Nella top ten, nell'ordine: la giapponese Kaori Nowa, l'australiana Kellie Emerson, la canadese Alissa St. Laurent, la britannica Anne-Marie Watson, la statunitense Amy Sprotson, la bulgara Maria Nikolova e l'australiana Robyn Bruins. Prima italiana Basila Förster, tredicesima, quattordicesima la russa trapiantata in Italia del Trailrunning Team Vibram Yulia Baikova, venticinqusima Martina Chialvo.
CCC a stelle e strisce
Primi gli statunitensi Hayden Hawks e Clare Gallagher
CCC a stelle e strisce. La vittoria va allo statunitense Hayden Hawks che taglia il tragurdo di Chamonix con il tempo di 10h24’30”; con lui sul podio il polacco Marcin Åšwierc in 10h42’49” e l’atleta di casa Ludovic Pommeret in 10h50’47”; quindi due britannici, Thomas Evans e Tom Owens, con l’islandese Thorbergur Jonsson, il francese Nicolas Bouvier-Gaz, un altro britannico, Michael Jones, il francese Aurélien Collet e lo statunitense Jorge Maravilla a completare la top ten. 18° il primo azzurro, Giulio Piana, 28° Francesco Rigodanza
E in campo femminile detta legge la statunitense Clare Gallagher in 12h13’57”, davanti al duo spagnolo con Maite Maiora (12h26’41”) e Laia Canes (12h47’39”). Poi ancora Stati Uniti con la quarta piazza di Keely Henninger e la quinta di Kelly Wolf; nelle dieci la francese Delphine Avenier, le britanniche Holly Rush e Tracy Dean, la spagnola Anna Comet Pascua e l’azzurra Francesca Pretto; venticinquesima Isabella Lucchini, ventinovesima Daniela Bonnet.
Tutto esaurito alla Transpelmo: 700 al via
Domenica la decima edizione
Sold out alla Transpelmo. La decima edizione gara organizzata dalla Pro Loco Zoldo Alto ha fatto registrare il tutto esaurito e così saranno 700 i concorrenti che domenica 3 settembre si confronteranno lungo i sentieri che corrono al monte Pelmo. Nella start list figurano, con i primi numeri, anche i vincitori delle prime nove edizioni: da Luca Cagnati e Silvia Serafini, vincitori nel 2016, a Claudio Cassi e Martina Brustolon, vincitori della prima edizione, nel 2008. «Abbiamo raggiunto la quota massima fissata, vale a dire 700 concorrenti ed evidentemente siamo molto soddisfatti della risposta degli atleti» commentano Andrea Cero ed Eris Costa, del comitato organizzatore. «Per loro, come dalla prima edizione, stiamo dando il massimo, con un grande lavoro da parte dei volontari: sono oltre 120 venti complessivamente e di questi una sessantina saranno quelli posti lungo il percorso per assicurare assistenza, collegamenti radio e ristori».
Il tracciato della Transpelmo prevede partenza e arrivo a Palafavera e proporrà 18 chilometri di sviluppo, per 1.300 metri di dislivello positivo e altrettanti di dislivello negativo. Il tratto più impegnativo è quello che porterà i concorrenti dal rifugio Venezia a Forcella Val d’Arcia: 550 metri di dislivello in poco più di 2 chilometri di sviluppo. Confermati partenza e arrivo nella zona dello stadio del biathlon, novità dello scorso anno. Il via è previsto per le 9.30. Il tempo massimo è fissato in 5ore. Sono previsti due cancelli orari: al rifugio Venezia alle 11.30 e a Forcella Val d’ Arcia alle 12.30. Quest’anno la Transpelmo proporrà una novità dedicata ai più piccoli: si tratta della Transpelmo Junior Race, manifestazione promozionale dedicata agli Under 15 che si correrà con partenza e arrivo sotto lo striscione della gara dei ‘grandi’, sulla piana di Palafavera, nei pressi dello stadio del biathlon.
UTMB, il giorno prima: le dichiarazioni dei top
Confermato il percorso CCC, ottimismo per la gara regina del programma
«Quando ho visto il livello degli atleti al via ho pensato che non potevo non esserci, nelle gare più corte, nello scialpinismo, sono in 10, 20 a potere vincere, nell’ultra-trail di solito due, tre». È un Kilian Jornet assediato da giornalisti e fotografi quello che risponde alle domande subito dopo la conferenza stampa di presentazione dell’UTMB. I suoi 20 minuti per il botta e risposta con i giornalisti sono i più affollati. Ti senti in forma? «Non so, alla Sierre Zinal è andata bene, vedremo». E il meteo, previsto brutto, con temperature fredde, cambierà i piani degli atleti? «Non faccio mai piani in gara, se li fai non riesci a rispettarli, bisogna ascoltare il proprio corpo e le proprie sensazioni, se qualcuno scappa valutare se si ha voglia di andare a prenderlo subito o se controllarlo. Certo, preferisco le temperature fresche, che permettono ai miei muscoli di recuperare più velocemente». Il percorso dell’UTMB è considerato facile, poco tecnico, almeno per gli standard europei. «È facile arrivare, ma difficile vincere, bisogna sempre prepararsi per la difficoltà, qui la difficoltà è a velocità».
LA NOTTE DELL’ULTRA-TRAIL - Kilian non ha piani, ma gli altri? Jim Walmsley è uno che corre veloce, molto veloce. «Credo che domani bisognerà essere pazienti, è la prima volta che corro qui, farà brutto, ci sono così tanti atleti forti» dice invece lo statunitense. François D’Haene qualche piano l’ha fatto, naturalmente dipenderà anche dagli altri: «Credo che, pur essendo così tanti atleti forti, si inIzierà a decidere la gara dopo il Col du Grand Ferret o La Fouly, penso che vorremo correre insieme nella notte, almeno me lo auguro, ho fatto delle notti da solo e non so se vorrei riprovare questa esperienza». Un po’ diverso il pensiero di Xavier Thévenard: «Ho le mie tabelle dei tempi e cercherò di rispettarle, vedremo in che posizione sarò e se riuscirò a stare nei crono previsti». Ma cosa ha aggiunto all’UTMB la presenza di Kilian? «Non ho la presunzione di pensare di batterlo, voglio cercare di stare con lui il più a lungo possibile» dice Xavier Thévenard. «Sono molto contento che sia qui perché è sempre un piacere correre con lui, ha dimostrato di essere fortissimo, lo conosciamo tutti, poi in una gara di cento miglia non si può mai sapere in partenza come finirà, credo che lo stesso Kilian non sappia mai come finirà la sua gara, ci sono tanti fattori, la sua presenza ha reso ancora più frizzante l’atmosfera» ha detto D’Haene. Mai folta come nel 2017 la platea degli americani. Che (al maschile) non hanno ancora vinto l’UTMB. Sarà la volta buona? Sono tutti convinti di sì: «altrimenti non saremmo qui, sono cambiate tante cose, gli statunitensi sono più abituati al terreno alpino» hanno detto all’unisono. Intanto Kilian potrebbe correre con delle scarpe Salomon senza stringhe: «Devo ancora decidere, se farà brutto, con tanta pioggia, sicuramente no, meglio le stringhe». Caroline Chaverot, la grande favorita femminile, è prudente: «In una gara così lunga bisogna sempre essere umili, non sai cosa può succedere. Mi auguro di non avere i crampi che mi hanno tormentato l’anno scorso, non ne soffro mai, chissà perché mi vengono solo qui».
CCC OK, UTMB PROBABILMENTE - Intanto ci sono alcune novità sul programma delle gare di domani: la CCC sarà sul percorso normale. «Sarà freddo, ma siamo riusciti a organizzare logistica e squadre di soccorso» ha detto Catehrine Poletti. «Per quanto riguarda l’UTMB - ha aggiunto - non c’è ancora una decisione ufficiale che verrà presa domani mattina, posso però dire che le possibilità che non si corra sul percorso normale sono poche: la perturbazione si sta diradando, con un calo generalizzato dell’intensità delle precipitazioni, accompagnato però anche da un calo delle temperature. La quota neve scenderà fino a 2.000-1.700 metri, però saranno precipitazioni deboli, ci sarà vento che aumenterà la sensazione di freddo». Ma, nonostante il clima, sarà una UTMB molto ‘calda’.
Bernard e Martin Dematteis pronti al record sul Viso
Venerdi' 8 settembre il tentativo di salita sul Re di Pietra
Un record nel rispetto della montagna. Venerdì 8 settembre Bernard e Martin Dematteis tenteranno di battere il record di salita al Monviso. «Ma vorremmo accarezzarlo, non vincerlo il Re di Pietra - spiega Bernard durante la presentazione alla Sala degli Specchi della Fondazione Bertoni a Saluzzo -, è la nostra montagna: sarà un’emozione fortissima, siamo da sempre molto legati al nostro territorio». Il tempo da battere è quello di Dario Viale in 1h48'54”, realizzato nel 1986. «Non sarà certo facile - ribadisce Martin - Dario è un mito, è stato fortissimo ed è molto più scalatore di noi. Avremo tanto tifo e quell’adrenalina speriamo ci faccia andare ancora più forte». «E poi - riprende Bernard - per la prima volta si cerca un record in due. Non è facile, perché magari i ritmi saranno diversi, magari ci divideremo prima di arrivare in vetta, ma pensare di batterlo insieme è davvero incredibile». Partenza dal Pian del Re, a quota 2020 per arrivare sulla vetta del Viso a 3841 metri: la via scelta è la‘normale’ lungo la parete Sud. «La prima parte sarà corribile, poi dal bivacco Andreotti dovremo mettere anche le mani a terra - concludono i gemelli -. Le condizioni del terreno, viste anche le alte temperature sono ottimali».
Un progetto nato un anno fa: nel 2016 sarebbe stato il trentennale del record e i trent’anni di Bernard e Martin. Era anche stata decisa una data, poi due settimane prima si decise di rinviare vista un’abbondante nevicata. «Nessun record a qualsiasi costo, ma tutto in sicurezza, perché la montagna deve essere sempre rispettata - spiega Miculà Dematteis che con Daniele Ghigo ha curato l’organizzazione dell’evento -. Venerdì prossimo se ci saranno le condizioni meteo adatte si fa, altrimenti siamo pronti ad anticipare o posticipare la data: siamo in costante contatto con Luca Mercalli e Nimbus per avere un quadro completo e dettagliato»
Il tentativo di record avrà un’anima green grazie alla collaborazione con la Cooperativa Erica di Roberto Cavallo, sia durante il percorso, sia nel village di partenza. Attenzione alla differenziazione dei rifiuti, informazioni sullo smaltimento e il successivo recupero dei materiali, pannelli fotovoltaici portatili per un impatto zero: insomma, tutto per proteggere la Biosfera del Monviso.Durante la mattinata saranno organizzate, a cura di Sportification, attività ludico motorie a carattere ricreativo riservate ai più piccoli e agli under 16; e ci sarà in palio tra i partecipanti alla giornata una Ricicletta (bicicletta realizzata grazie al riciclo dell’alluminio).
Infine è possibile, fino a venerdì 8 settembre, dare il proprio contributo all’impresa dei gemelli Dematteis, grazie alla raccolta fondi su internet sulla celebre piattaforma italiana di crowdfunding su www.produzionidalbasso.com/project/record-di-ascesa-al-monviso-dei-gemelli-dematteis/: e alla fine tutto quello che verrà raccolto andrà alla Cecy Onlus.
UTMB, Kilian contro tutti
L’ultra-trail del secolo dovra' fare i conti con il brutto tempo
Dell’UTMB 2017 si sono scritti fiumi di inchiostro da mesi. Sarà (meteo permettendo) l’ultra-trail con il più alto livello di atleti al via di sempre. Una gara che dopo anni di bel tempo e tanto caldo sarà quasi sicuramente sotto la pioggia (e forse la neve in quota). Con tutte le possibili variabili e incognite del caso, a partire dai percorsi. I tre vincitori di più di una edizione (escluso il solo Marco Olmo) si sfideranno per la prima volta in una gara che sembra uscita da una simulazione alla Play Station: Kilian Jornet (tre vittorie), François D’Haene (due) e Xavier Thévenard (due, unico ad avere vinto tutte le gare UTMB in un immaginario Grande Slam). Normale che un pronostico per la vittoria finale parta da questo trio delle meraviglie. E anche l’ipotetico podio. Però le gare si corrono, di giorno, di notte, al caldo, al freddo, sotto la pioggia, con le gambe, con la testa e con lo stomaco, che spesso fa le bizze. E cento miglia sono tante per sparigliare per bene le carte. Senza contare che gli altri pretendenti, anche se non hanno il timbro di vincitori, sono di un livello elevatissimo e hanno fame, molta fame… Il via domani alle 18 da Chamonix.
UOMINI - Se è in forma, come ha dimostrato di esserlo nelle gare precedenti (vittoria Hardrock, Marathon du Mont Blanc, Sierre-Zinal), nonostante gli sforzi himalayani di inizio estate, il favorito numero uno resta Kilian. Ogni gara dove corre deve essere vista come una gara che può perdere solo lui. E gli arrivi su gradini diversi dal primo sono veramente una rarità. Qui ha vinto nel 2008, 2009 e 2011, riscrivendo la storia dell’ultra trail. Qui si ripresenta spavaldo nell’anno con il migliore lotto di atleti al via in un vero e proprio all star game del trail. Cento miglia presentano sempre molti imprevisti ma se dovessi puntare qualcosa lo punterei su di lui. Sarà una bella lotta tra François D’Haene, come Kilian del team Salomon, e Xavier Thévenard. Difficile pronosticare chi arriverà primo (o vincerà) come in un ‘clasico’ del calcio. D’Haene è un mostro oltre i 100 chilometri: due UTMB e tre Diagonale des Fous bastano? Thévenard un cecchino infallibile, ha una storia di ottimi risultati in giro per il mondo, ma uno score incredibile ai piedi del Monte Bianco: due UTMB corse e due vittorie, unico ad avere vinto tutte le gare targate UTMB e anche alla 80 km du Mont Blanc non ha fatto male… Probabilmente saranno gli episodi, l’alimentazione, lo stato di forma a decidere la gara, difficile qualsiasi previsione. Terminata l’analisi del dream team, ecco un altro dream team! La mina vagante è sicuramente lo statunitense Jim Walmsley, considerato una delle più belle promesse del trail e indicato dallo stesso Kilian come atleta top per il futuro. Alla Western States 2017 però si è ritirato e forse terreno e adrenalina della UTMB non fanno ancora per lui. Forse. Proseguendo con il dream team: Il lituano Gediminas Grinius, Team Vibram, secondo e quinto a Chamonix, vincitore dell’Ultra Trail World Tour 2016, lo statunitense David Laney, già terzo qui, il connazionale Tim Tollefson, terzo l’anno scorso, Tofol Castanyer, secondo insieme a Miguel Heras nel 2014, lo stesso Heras (secondo anche nel 2013), gli altri statunitensi Zach Miller e Jason Schlarb, vincitore con Kilian della Hardrock 2016, Dylan Bowman, Sage Canaday, Jeff Browning, Andrew Miller, lo spagnolo Pau Capell, il norvegese Didrik Hermansen, l’inglese Andy Symonds, lo svizzero Diego Pazos, Tra i francesi ci sono Julien Chorier (già terzo all’UTMB), Sebastien Chaigneau e Sebastien Camus, poi il veterano portoghese Carlos Sá, lo spagnolo Francesc Solé. Potenzialmente tutti sono da top ten, quasi tutti da podio…
ITALIANI - Dopo lo splendido nono posto dell’anno scorso non può che essere Giulio Ornati il top runner italiano. Nel 2017 è stato diciottesimo alla LUT, diciassettesimo alla Transgrancanaria e ottavo al Madeira Island Ultra Trail. No sarà facile ripetere la prestazione dell’anno scorso, la top ten del 2017 vale come un podio, ma Giulio c’è. Risultano iscritti anche Fabio Di Giacomo, vincitore della The Abbots Way 2017, Ivano Molin (Team Scarpa, ventunesimo l’anno scorso).
DONNE - È normale che, confrontato con il parterre maschile, quello femminile sia meno intrigante. Ma l’UTMB femminile sarà una gara molto interessante, non ci sono dubbi. Perché al via ci saranno la prima e la seconda dell’anno scorso, Caroline Chaverot e Andrea Huser. Perché la Chaverot è la migliore ultra-trailer del momento (nel 2016 un triplete storico: Mondiali Skyrunning Ultra, Mondiali Trail IAU, UTMB…). Sulla carta se la giocheranno ancora loro, con la Chaverot in vantaggio, anche se con un inizio di stagione problematico per la salute ma ampiamente ripagato dalla vittoria alla Maxi Race, alla LUT e alla Hardrock 100. Attenzione però, la svizzera Huser è una stakanovista di gran classe delle ultra-distanze e non molla mai. Al via anche Nuria Picas, un’altra che non molla mai, ma la spagnola qui non ha mai vinto (due secondi posti), ha passato lo scettro di reginetta alla Chaverot e non sembrerebbe potere puntare alla vittoria finale, ma al podio perché no? Bisogna però considerare che è reduce da una spedizione al Makalu dove ha avuto seri problemi di salute. Juliette Blanchet, Francia, è stata quarta l’anno scorso e ha i numeri per fare molto bene. Poi ci sono le tante americane: una pattuglia con il collo pieno di medaglie, ma l’UTMB è l’UTMB: Magda Boulet, Kaci Lickteig (vincitrice della Western States 2016), Aliza Lapierre, Amy Sproston, Stephanie Violett. Tra le top race anche la brasiliana Fernanda Maciel, la spagnola Gemma Arenas e la connazionale Teresa Nimes, la francese Emilie Lecomte, due volte prima alla Diagonale des Fous e prima donna al Tor. Salvo sorprese, il podio dovrebbe essere affare per Chaverot, Huser, Picas, Blanchet con qualche intrusione americana o spagnola. Salvo sorprese, appunto.
ITALIANE - La ‘russa d’Italia’ del team Vibram, Yulia Baykova, ha dimostrato più volte (non solo nella corsa) di che pasta è fatta. L’anno scorso è stata sesta alla CCC, la gara più lunga di livello internazionale che ha corso dopo il rientro nel mondo del trail. Alla Lavaredo Ultra Trail 2017 un ritiro per caduta. Non ha mai corso su questa distanza, si butta nella mischia e darà sicuramente il cento per cento. Difficile prevedere un podio, ma la top ten sì. Martina Chialvo alla CCC del 2016 è stata decima e anche lei si mette in gioco nella regina delle gare.
INCOGNITA METEO - Le previsioni per tutto il periodo dell’UTMB danno tempo perturbato con diverse precipitazioni (anche nevose, in abbassamento fino a 2000/1800 metri) e temperature fresche (fino a 7-11 gradi a quota 1.500). Si correrà sul percorso normale?
OCC a Marc Lauenstein e Eli Gordon Rodriguez
Quinto l’azzurro Davide Cheraz
La più veloce delle gare UTMB. La OCC con partenza da Orcières e arrivo a Chamonix dopo 56 km e 3.500 metri di dislivello è stata vinta dallo svizzero Marc Lauenstein che ha chiuso in 5h19’34”, precedendo il francese Thibaut Baronian (5h23’58”) e lo spagnolo Ivan Camps (5h27’14”), quarto un altro spagnolo, Mario Olmedo Sancha (5h28’45”) e quinto l’azzurro del Team Salomon, Davide Cheraz (5h28’57”). La spagnola Eli Gordon Rodriguez si aggiudica la gara rosa in 6h12’16” sulla svedese Emelie Forsberg in 6h20’01” e la francese Amandine Ferrato in 6h29’50”, quarta la giapponese Yuri Yoshizumi, quinta la portoghese Inês Marques che precede una delle favorite, la statunitense Rory Bosio; dodicesima la prima azzurra, Cecilia Pedroni del Trailrunners Finale Ligure.
Rosetta SkyRace, domenica la gara
A Rasura tappa finale del circuito La Sportiva Mountain Running Cup
Iscrizioni ancora aperte e ultimi giorni di lavoro per lo staff dello Sport Race Valtellina che domenica proporranno l’undicesima edizione della International Rosetta SkyRace, tappa finale del circuito La Sportiva Mountain Running Cup. Partenza alle 9 dal polifunzionale in centro paese per misurarsi su un anello disegnato tra storici alpeggi e creste aeree di 22,4 chilometri (1740 metri di salita e altrettanti di discesa) di vero skyrunning, resi ancora più elettrizzanti dai traguardi volanti posti all’altezza dell’Alpe Tagliate e in Cima al Pizzo dei Galli. Al sesto km, il primo uomo e la prima donna che transiteranno davanti alla Casera Vegia si aggiudicheranno il Memorial Bruno e Giuliana Martinalli. Al GPM della gara, ai 2217m del Pizzo dei Galli, è invece previsto il Memorial Franco Garbellini: un riconoscimento per i primi tre uomini e le prime tre donne che transiteranno in vetta. (i record da battere sono di Paolo Bert 2h09’13” e Denisa Dragomir 2h34’15”)
CIRCUITO - Alcuni dei migliori interpreti nazionali della specialità si giocheranno non solo il primo posto in gara, ma anche il gradino più alto del podio nel circuito La Sportiva. Messe in archivio le prime quattro tappe (Trentapassi SkyRace, Ledro SkyRace, Stava Mountain Race, San Fermo Trail) e tenendo conto dei punti messi in palio dalla Skylakes, prova jolly 2017, nel ranking maschile l’altoatesino Martin Stofner (303 punti) e il piemontese Paolo Bert (269) sono in lizza per il successo finale. Chiamato a difendere la terza piazza Gil Pintarelli. Più definita la classifica in rosa con Lisa Buzzoni saldamente al comando, forte dei 291 punti sin ora conquistati. Alle sue spalle Francesca Rusconi ha messo in cassaforte la seconda piazza (239 punti) tenendo a debita distanza la Ida Parisi (177 punti).
Michel Lanne e Mimmi Kotka vincono la TDS
Sesto Daniel Jung, a lungo secondo
Dopo la CCC 2016, ecco la TDS 2017, valida anche per il calendario Ultra Trail World Tour. Era favorito e non ha tradito le attese il francese Michel Lanne del team Salomon, che è salito sul gradino più alto del podio questa sera a Chamonix, davanti ai connazionali Antoine Guillon e Sylvain Camus, giunti sul traguardo insieme. 14h33’09’’ il tempo di Lanne che è stato al comando fin dall’inizio, nei primi momenti in compagnia (anche degli italiani Daniel Jung e Fulvio Dapit - ritiratosi al Cormet de Roselend -), mantenendo per buona parte della gara un vantaggio limitato in 5-8 minuti su Jung. Poi nella zona del Col de Tricot Jung ha perso terreno e piano piano si è delineato il podio, con i distacchi da Lanne che si sono ridotti. Al quarto posto lo spagnolo Ion Azpiroz. Quinto l’altro spagnolo Francisco Javier Rodriguez Bodas e sesto Daniel Jung (15h29’25’’). Nella top ten, al nono posto, anche Emanuele Ludovisi, giusto tre minuti davanti alla svedese del team Salomon Mimmi Kotka, prima donna con una prestazione notevole (15h47’07’’). Piazza d'onore per la francese Maud Gobert, terza l’ungherese Ildiko Wermescher, con quarta l’azzurra Chiara Bertino.
CCC, si riparte dal terzo posto di Cavallo
Il via venerdì mattina da Courmayeur, domani la OCC
Venerdì, alle 9,15, sarà l’ora della CCC, la Courmayeur-Champex-Chamonix (101 km e 6.100 m D+), l’ultima delle prove UTMB prima della gara regina. Nell’anno dell’UTMB stellare, con il più alto livello di atleti mai registrato, le gare ‘minori’ non sono da meno. Ne è la prova, oltre alla TDS in corso proprio in queste ore, la CCC.
UOMINI - Al via il vincitore dell’ultima UTMB, il francese Ludovic Pommeret, ma anche l’australiano Ryan Sandes, vittorioso alla Western States 2017 e con un curriculum notevole (tranne all’UTMB…), il francese Erik Clavery, già campione del mondo IAU di Trail, il britannico Tom Owens (forse la CCC è un po’ troppo lunga per lui?). Occhi puntati anche sullo statunitense Hayden Hawks, del quale oltreoceano si dice un gran bene. Nella pattuglia americana ci sono anche Ryan Bak e Jorge Maravilla. Rachid El Morabity, cinque volte vincitore della Marathon des Sables, è già arrivato secondo l’anno scorso nella OCC, poi una menzione la meritano il francese Aurelien Collet, terzo qui nel 2013 e, naturalmente, Giuliano Cavallo, terzo l’anno scorso e ormai uno specialista della CCC dopo il settimo posto del 2015. Prestazioni sempre migliori… Tra le possibili sorprese anche l’islandese Thorbergur Jonsson e il neozelandese Vajin Armstrong. Ma questi sono solo alcuni dei nomi ‘papabili’, perché attorno al Monte Bianco ci sono sempre tante sorprese.
DONNE - Il nome d’obbligo è quello di Nathalie Mauclair, già vincitrice dell’UTMB 2015 e della TDS nel 2013 e due volte campionessa del mondo. Che dire di Maite Maiora? La spagnola va forte su distanze più brevi e nel 2017 ha vinto a Zegama ma… Tra le spagnole da tenere d’occhio anche Azara Garcia. La pattuglia americana presenta Clare Gallagher, vincitrice della Leadville nel 2016, e Cassie Scallon. Tra le spagnole da segnalare inoltre Anna Comet ed Eva Moreda.
ITALIANI - Nutrita la pattuglia azzurra al via. Oltre a Cavallo, tra gli uomini risultano iscritti l’italo-argentino Pablo Barnes, Ernesto Ciravegna, Giulio Piana, Christian Pizzatti, Francesco Rigodanza. Tra le donne: Daniela Bonnet, Virginia Oliveri (nona l’anno scorso) e Francesca Pretto (nel 2017 prima alla Trans d’Havet e all’Ultrabericus, seconda al Cortina Trail).
DOMANI LA OCC - Domani alle 8.15 al via la OCC, la Orsières-Champex-Chamonix, nata nel 2014 e ‘gara veloce’ nel ventaglio UTMB, con 56 km e 3.500 m D+. Anche se ancora non ha il fascino delle altre prove UTMB, il livello diventa sempre più competitivo. Da guardare soprattutto la gara femminile con la statunitense che ha riscritto la storia dell’UTMB, Rory Bosio, la connazionale Emily Petersen, Emelie Forsberg e Yngvild Kaspersen tra le altre. Al maschile, occhi puntati sullo svizzero Marc Launstein, il giapponese Ruy Ueda e il francese Thibaut Baronian. Tra gli spagnoli Dabid Coma e Dani Garcia. Pattuglia francese come sempre nutrita con Thibaut Gavrier, Nico Perrier e Manu Gault tra gli altri. Da segnalare che correrà anche il nepalese Dawa Sherpa, primo vincitore dell’UTMB nel 2003. Tra gli italiani, Davide Ansaldo, Riccardo Borgialli, Davide Cheraz, Christian Modena.