Grinius nel Trailrunning Team Vibram

Il lituano e’ arrivato secondo nell’UTWT

New entry importante nel Trailrunning Team Vibram. L’azienda di Albizzate ha infatti annunciato l’arrivo del lituano Gediminas Grinius, da un paio di stagioni uno dei trail runner più forti. Classe 1979, si è fatto conoscere alla Lavaredo Ultra Trail del 2014, con un bel terzo posto nella stagione che lo ha visto quinto all’UTMB e quarto alla Diagonale des Fous. Nel 2015 il successo alla 125 km della Transgrancanaria, in quarto posto alla Western States e il primo al Mt. Fuji, per uno straordinario secondo posto nella classifica finale dell’Ultra Trail World Tour.


Ultra-Trail du Mont-Blanc diventa solo UTMB

E cambia anche il logo

A pochi giorni dal via delle iscrizioni per l'edizione 2016 che si apriranno il 16 dicembre, l'Ultra-Trail du Mont-Blanc cambia immagine: la gara ufficialmente si chiamerà solo UTMB, nome già utilizzato dalla comunità dei trailers, adottando anche un nuovo logo. Questo nuovo nome è ora il nome ufficiale dell'evento: tutti parteciperanno all'UTMB, qualunque sia la gara.
«Vogliamo continuare ad essere un riferimento nel mondo del trail running - spiega Catherine Poletti, organizzatrice e direttrice dell'UTMB -, raggruppando nella stessa avventura umana una grande diversità di attori: i corridori di tutti i livelli ed i loro accompagnatori, gli abitanti, i volontari, l’organizzazione e tutti i nostri partner. Questo nuovo nome e questo nuovo logo esprimono l'energia condivisa e la visione di un avvenire senza frontiere».
E Columbia intensifica la sua partnership con l'UTMB: con l'espressione ‘Presented by’, Columbia è strettamente associato al nuovo volto dell'UTMB. 


Niente UTMB per Thevenard?

Il francese sara’ alla Hard Rock

Lo scorso 6 dicembre è stata effettuata l’estrazione della Hard Rock Endurance Run, che prenderà il via il prossimo 15 luglio. Come sempre sorprese e disappunto da parte dei top runner. Sono infatti stati sorteggiati, tra i big, Kilian Jornet, Anna Frost, Emma Roca, Tim Olson, Jason Schlarb, Nick Clark. Nell’elenco è spuntato anche il nome di Xavier Thevenard. Il francese, un ‘cecchino’ che prepara pochissimi obiettivi molto meticolosamente, sembrerebbe dunque rinunciare all’UTMB, poco in programma più di un mese dopo, ma il condizionale è d’obbligo. Escluso dal sorteggio Iker Karrera, al quale non resta che sperare nella lista d’attesa.


Nuove gare per il 2016

Ledro Sky Race e Val Bregaglia Trail

Nuove skyrace si affacciano nel panorama italiano per la stagione 2016.

LEDRO SKYRACE - Dopo tre edizioni la SSD Tremalzo cambia volto al Trofeo Valle di Ledro: nuovo percorso, nuovo nome e nuova data. Lo slogan scelto dalla società la dice lunga sul nuovo tracciato, ideato dai fratelli Gnuffi: ‘Senter dele greste. Correre a fil di cielo con i piedi nella storia’. La gara prenderà il via dall’abitato di Mezzolago di Ledro in Trentino il prossimo 12 giugno 2016.
Il nuovo percorso regalerà agli atleti panorami unici e scorci indimenticabili: si passerà velocemente dalle sponde del lago di Ledro sino alle vette che lo avvolgono disegnando un anfiteatro naturale di rara bellezza. Trincee, scale scavate nella roccia e gallerie risalenti alla Grande guerra accompagneranno i concorrenti per tutto il ‘senter dele greste’, sentiero appositamente ripulito e messo a nuovo per l’occasione.
A novembre test sul tracciato del Ledro Skyrace: l’edizione zero ha portato alla partenza di Mezzolago un centinaio di skyrunner provenienti da tutto il nord Italia. Tra gli altri anche Christian Modena: «Un percorso spettacolare e tecnico, che accontenta il semplice appassionato alla ricerca del panorama, quanto il motore degli skyrunner. Un’esperienza stupenda vissuta con molti amici, che l’anno prossimo diventerà gara vera alla ricerca del tempo, tentando di abbattere il muro quasi invalicabile delle due ore». La macchina organizzatrice sta lavorando a pieno ritmo per far diventare la Ledro Skyrace un punto di riferimento per gli atleti della specialità. Entro fine anno sarà attivo il nuovo sito internet: www.ledroskyrace.it e già dall’inizio del 2016 sarà possibile iscriversi alla competizione. Per il prossimo 12 giugno la SSD Tremalzo punta forte verso il sold-out, fissato a 300 atleti.

VAL BREGAGLIA TRAIL - Una nuova gara, un viaggio ai confini tra Italia e Svizzera, su antichi sentieri frequentati un tempo dai contrabbandieri ecco il Val Bregaglia Trail che debutta domenica 24 aprile 2016. Dietro le quinte, capofila di una lunga schiera di associazioni, l'ASD Amici Madonna della Neve Lagünc, la stessa società che organizza il Kilometro verticale di Chiavenna, il chilometro dei record. Al suo fianco, con il preciso intento far conoscere, valorizzare e promuovere un sentiero di mezza costa con degli scorci da cartolina, ai più sconosciuti, anche GP Valchiavenna, Consorzio di Uschione, Pratella, Saranga, Villa e Crana. Non solo, hanno dato la loro massima disponibilità anche Cai, Turismo Bregaglia e Cas Bregaglia.
Partenza e arrivo a Chiavenna, i trailer affronteranno un percorso che li porterà a toccare gli abitati di Piuro, Villa e Bregaglia prima di involarsi verso il traguardo nel cuore della capitale della Valle del Mera per diventare finisher della prima edizione. Una gara con triplice formula: trail, staffetta e mini trail. La prima avrà uno sviluppo complessivo di 41km con 2770m di dislivello positivo: una prova tosta, intensa, emozionante ma che di sicuro regalerà grandi, indimenticabili ricordi. La staffetta vedrà il primo frazionista percorrere 19.3km prima di dare il touch al proprio partner che lanciandosi sui successivi 22.6km punterà dritto il traguardo di Chiavenna. Sempre per chi non se la sentisse di affrontare la formula integrale e non avesse un socio con il quale condividere questo viaggio transfrontaliero, ecco la formula mini trail da 22.6 che in pratica ripercorre la seconda frazione della staffetta. Info sul sito: www.trailvalbregaglia.it.


Skyrunner World Series, il calendario 2016

Debutta un nuovo circuito, lo sky extreme

Tante novità in casa ISF per la stagione 2016. Sarà l’anno del via della collaborazione con l’IUAA (International Climbing and Mountaineering Federation), con grandi novità a livello di calendario e un montepremi sempre più ricco. Debutta un nuovo circuito, quello Sky Extreme, con Tromsø SkyRace, Trofeo Kima e la new entry della Glen Coe Skylin in Scozia. Italia sempre ben rappresentata: nelle sky, oltre alle ‘classiche’ Dolomites SkyRace e Limone Extreme SkyRace entra la Livigno Outdoor Race Experience, nei vertical, oltre a Canazei e Limone sul Garda si corre anche in Valtellina con il Santa Caterina Vertical Kilometer.

2016 Skyrunner World Series
Sky

30 aprile - Yading Skyrun - 29 km, Sichuan - Cina
22 maggio - Maratón Alpina Zegama-Aizkorri - 42 km, Zegama - Spagna
26 giugno - Livigno Outdoor Race Experience - 30 km, Livigno - Italia
17 luglio - Dolomites SkyRace - 22 km, Canazei - Italia
31 luglio - SkyRace Coma Pedrosa - 22 km, Andorra
20 agosto - Matterhorn Ultraks 46K - Zermatt - Svizzera
4 settembre - The Rut 25K - Big Sky Montana - USA
22 ottobre - Limone Extreme SkyRace - 23 km, Limone sul Garda - Italia

Sky Extreme
7 agosto - Tromsø SkyRace - 50km, Tromsø - Norvegia
28 agosto - Kima Trophy - 50 km, Valmasino - Italia
18 settembre - Glen Coe Skyline - 53 km, Glen Coe - Scozia

Ultra
7 maggio - Transvulcania Ultramarathon - 75 km, La Palma - Spagna
4 giugno - Ultra SkyMarathon Madeira - 55 km, Madeira - Portogallo
10 luglio - High Trail Vanoise - 68 km, Val d'Isère - Francia
4 settembre - The Rut 50K - Big Sky,  Montana - USA
24 settembre - Ultra Pirineu - 110 km, Bagà - Spagna

VK
5 maggio - KM Vertical - La Palma - Spagna
24 giugno - Santa Caterina Vertical Kilometer - Sondrio - Italia
10 luglio - Kilomètre Vertical Face De Bellevarde - Val d’Isère - Francia
15 luglio - Dolomites Vertical Kilometer - Canazei - Italia
5 agosto - Blaman Vertical - Tromsø - Norvegia
2 settembre - Lone Peak Vertical Kilometer - Big Sky, Montana - USA
21 ottobre - Limone Extreme Vertical Kilometer - Limone sul Garda - Italia


Il Kilian diverso

E’ gia’ possibile ordinare il nuovo film della serie Summits of My Life

Niente corsa, niente fast & light. L’ultimo film della serie Summits of My Life di Kilian Jornet non riguarderà il record di salita all’Aconcagua o al McKinley ma il viaggio in Nepal proprio dopo il terribile terremoto che nella scorsa primavera ha devastato il Nepal. Kilian avrebbe dovuto partire per tentare l’impresa all’Everest e invece all’ultimo momento decise di andare comunque nel Paese asiatico per portare aiuto ai terremotati. ‘Langtang’, questo il titolo del terzo film della serie Summits of My Life, per la regia di Seb Montaz-Rosset, documenta proprio quei giorni trascorsi nella valle di Langntang, molto cara a Kilian e l’obiettivo è di finanziare la ricostruzione di 116 case con i proventi della vendita. «È stato difficile per tutti noi, il villaggio era completamente distrutto, Jordi Tosas e io lo conosciamo molto bene e vederlo raso al suolo fa riflettere». ha detto Kilian. «Non ho mai filmato qualcosa di così emozionale, è una storia triste ma anche molto ottimistica, solo i nepalesi possono vincere questa sfida» ha detto Montaz-Rosset. Langtang verrà presentato in anteprima il 12 dicembre a Barcellona ma è già disponibile pre il pre-ordine sul sito di Summits of My Life a 10,95 euro con t-shirt.


IAU e ITRA insieme per i Mondiali 2016

La rassegna iridata sarà in Portogallo

A Braga, in Portogallo, la IAU ha annunciato la sede del Trail Running World Championships 2016 che si terranno il 29 ottobre 2016 a Geres, nel Parco Nazionale di Peneda: la gara sarà di 85km e 4.500m D+, con Carlos Sa come direttore tecnico dell’evento.
I campionati saranno organizzati sotto l’egida della IAU e ITRA. «Dopo la rassegna iridata di Annecy nel 2015, è fondamentale che ITRA e IAU collaborassero nell’organizzazione delle future edizioni e così nel 2016 entrambe le entità uniranno i loro sforzi», ha confermato Jose Carlos Santos, vice-presidente dell’ITRA. 


Assegnati i titoli liguri vertical

Al Vertikal Punta Martin

Domenica appuntamento con la quarta edizione del del Vertikal Punta Martin. Vittoria di Claudio Del Grande che si aggiudica così il titolo di campione regionale ligure FISKY: 43’15” il suo crono, nuovo record del percorso. Piazza d’onore per Francesco Strizoli in 47’17”, terzo Matteo Giottonini in 48’24”, ai piedi del podio Nicola Poggi e Matteo Repetto.
Nella gara rosa successo di Sonia Balbis in 57’29”, seconda e campionessa ligure Anna De Biase in 1h02’27” con terza Susanna Scaramucci in 1h03’09”, quindi Laura Ursillo e Irene Galli.


Trofeo Agisko-Appennino Trail Cup, tempo di premiazioni

Ancora primi Gianluca Cola e Lara Mustat. Che volano alle Canarie

Gianluca Cola e Lara Mustat, compagni di squadra e nella vita, si sono aggiudicati per il secondo anno consecutivo il Trofeo Agisko-Appennino Trail Cup ed il suo prestigioso premio in palio: due biglietti aereo ed una settimana in hotel a Las Palmas nelle Canarie, compreso l’iscrizione alla Transgrancanaria.
Il circuito si è aperto aperto il 1° marzo con l'Eridano Adventure a Casalmaggiore, è proseguito con il Winter Trail dei Castelli a Langhirano, l'Ultra Trail del Mugello in Toscana, la Quadrifoglio Ultra Trail a Borgotaro, l'Ecomaratona delle Aquile a Corniglio, Cima Tauffi Trail a Fanano, il Vertical K e la Skyrace del Gran Sasso in Abruzzo, il Vertical K ed il Gigante Skyrace a Febbio, il Trail della Castagna a Vezzolacca, il Summer Trail del Prosciutto a Sala Baganza e si è concluso l' 11 ottobre con la Tartufo Trail Ultra Skymarathon a Calestano.
Quasi duemila atleti, provenienti da tutta Italia, si sono confrontati sulle tredici gare, con un numero crescente di atleti stranieri.
Ad aggiudicarsi il ricco montepremi, ed a salire sul secondo gradino del podio, dopo Cola e la Mustat, sono stati Tomaso Mazzoli e Francesca Bertolini che hanno vinto un weekend per due persone in hotel e l'iscrizione alla Tuscany Crossing in Val d'Orcia. Terzo posto ed un weekend per due persone con iscrizione al Trail degli Eroi di Semonzo sul Grappa per Massimiliano Donati e Giulia Bertoletti, neo-campionessa italiana Ultra Skymarathon Under 23.
Oltre ad una classifica di merito, il Trofeo Agisko-Appennino Trail Cup prevedeva anche una classifica per gli atleti che maggiormente si sono impegnati nell'intero circuito, con una premiazione riservata ai primi quindici e con un primo premio di assoluto interesse: iscrizione alla Lavaredo Ultra Trail e weekend per due persone in hotel a Cortina. Ad aggiudicarsi questa speciale classifica Donatello Malatacca che si è imposto per pochi punti su Pietro Ferrarini e Marco Barbarini.
Alle premiazioni alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza, due ospiti d'eccezione: Franco Collè e l'ultra maratoneta Stefano Gregoretti.
 

 


Domenica il Vertikal di Punta Martìn

Gara valida come campionato regionale ligure

Domenica 22 novembre appuntamento con la quarta edizione del Vertikal di Punta Martìn, prova unica per l'assegnazione del titolo di campione regionale ligure FISKY. Si gareggia sul percorso che parte da Acquasanta (a quota 165 metri), frazione del comune di Mele, provincia di Genova e arriva a Punta Martìn (a 1.001 metri), con 897 metri  di dislivello positivo sulla distanza di 4,73 km e alcuni passaggi tecnici di I e II grado in arrampicata. Poco più di quattro chilometri per 897 metri di dislivello. 


Francesca Canepa racconta il suo 2015

Tante le gare della valdostana

Francesca Canepa è una delle protagoniste del mondo ultra. Una stagione ‘particolare’, quella del ‘dopo-Tor’, tra il ritiro all’UTMB e tanti piazzamenti importanti in giro per il mondo, oltre alla convocazione in azzurro per la rassegna iridata di corsa su strada della ultradistanza di 100 km che si è tenuta in Olanda a settembre. Ecco le impressioni della valdostana.

La stagione si sta concludendo: proviamo a fare un bilancio…
«Faccio sempre fatica perché sono del tutto sprovvista dell'obiettività necessaria. Diciamo però che indubbiamente ho avuto una stagione in salita, tanti ritiri e mai una reale buona condizione mentale. Solo all'UTMB sono veramente entrata in forma ma il ritiro anche lì è stato ‘pesante’ per il cervello. D'altra parte in quel caso specifico la situazione era delicatissima per via del mio impegno con la Nazionale dieci giorni dopo, così un'ipoglicemia, forse al limite anche gestibile, ha causato l'ultimo ritiro 2015. Poi il Mondiale è stato fantastico (dove ha chiuso al 18° posto), a prescindere dal piazzamento in sé, la mia soddisfazione più grande è stata onorare la fiducia ricevuta dalla FIDAL e da Maurizio Riccitelli. E da lì ho finalmente dato il giro, un po'  tardi chiaramente…».

Hai avuto risultati importanti sia su strada sia sulle montagne: come vedi questo binomio? Sinergie oppure no?
«Sono facile alla perdita d'interesse e quindi sicuramente misurarmi con nuove sfide e nuovi progetti è importante. Inoltre mi ha fatto piacere vedermi riconosciuta come una delle poche al mondo a poter essere competitiva ad alto livello sia su strada che sulle montagne. Sui trail di vera montagna, intendo, quelli con dislivelli importanti.
In effetti la cosa a volte stupisce anche me, specialmente quando mi sono scoperta sulle race preview del Mondiale come atleta da tenere d'occhio. In un primo momento mi ha fatto…ridere, ma poi ho preso fiducia, in effetti con più lavoro mirato l'asfalto potrebbe essermi amico. Credo inoltre che le due discipline possano essere funzionali quindi penso proprio che il binomio per me sia produttivo. Poi non so se lo possa essere per tutti, chi odia l'asfalto e peggio ancora i circuiti credo debba restare nel bosco. A me la strada non dispiace visto che almeno lì non prendo storte, non mi perdo e soprattutto non mi perde chi dovrebbe registrare i miei passaggi».

Se non sbaglio hai una laurea in psicologia: questo ti aiuta come atleta, come preparatore, come mamma?
«Avere dottoressa davanti al nome probabilmente mi aiuta nella ricerca continua di informazioni utili per gestire il mio corpo e la mia mente nello sport. Fortunatamente imparo in fretta e riesco ad adattare e personalizzare quanto apprendo, odio prendere per buono tutto senza farlo mio. Come mamma...beh i concetti base della psicologia forse aiutano a evitare errori proprio grossolani, ma il resto lo fanno il buon senso e la capacità di essere flessibili. I bambini sono persone e come tali vanno rispettati nelle loro inclinazioni e nei loro desideri, anche quando non è affatto facile e anche quando i nostri caratteri rispettivi conducono allo scontro. Ma mi piace questa avventura, noi tre siamo un team e in generale posso dire che funzioniamo alla grande, aiutati dai due bracchi italiani Ariella e Brina. Io ovviamente sono la team manager…».

Hai fatto gare molto dure e significative, ma un po’ fuori dal circuito dei grandi eventi, con ottimi risultati, una in Cappadocia, una in Istria (la 100 miles of Istria che nel 2016 entra nelle ‘Future’ dell’UTWT, dove ha vinto con il terzo posto assoluto) e in Marocco. Perché di questa scelta? Quale di queste ti ha lasciato i ricordi più belli?
«Diciamo che come per molte altre sfere della mia vita, spesso mi piace che siano le cose a scegliere me. In questi tre casi specifici sono appunto stata scelta. Quella dell’Istria è una bellissima 100 miglia, e quando sto bene in genere è una distanza che mi è indubbiamente favorevole. Il Marocco è un discorso a parte in quanto ho accettato l'invito senza informarmi specificamente sui dettagli base, cose tipo tecnicità del terreno, altitudine, logistica (camerata, pasti in tenda, freddo cane, zaino da 5 kg). Così ho preferito per una volta non entrare nemmeno in gara adottando un approccio conservativo che mi ha permesso di vivere un'esperienza unica (ristori seduta al tavolo a chiacchierare con chi conoscevo, ritmi da trekking). Un allenamento unico che diversamente non avrei mai potuto fare e una prova di adattamento che mai avrei creduto non solo di superare ma addirittura di rimpiangere. La Cappadocia ha chiuso la serie e pure questa è stata meravigliosa, luoghi incredibili, persone accoglienti, cibo favoloso: insomma, correre non è solo un'equazione spazio/tempo. Per me è molto altro». 
Raccontaci della Cappadocia (la North Face Cappadocia Ultra Trail del 24 ottobre entrata nel 2016 nelle ‘Future’ dell’UTWT, dove ha chiuso al quarto posto assoluto, prima nella graduatoria rosa).
«Nel dettaglio, si corre su un terreno globalmente morbidissimo e assolutamente vario. Vai dalle gole in non si sa quale pietra ai sentierini tortuosissimi, dagli altipiani pietrosi alle salite su zolle di erba secca e dura. Il paesaggio è semplicemente incredibile, fatato direi. E poi si mangia roba favolosa, io adoro anche questo aspetto, mi piace andare in una nazione straniera e immergermi nei loro usi, anche alimentari. Qui c'era verdura in ogni forma e poi delle piadine fritte da sballo». 

E del Marocco (alla Utat, la Ultra Trail Atlas Toubkal di 195 km e 6.500 m D+ vinta dalla svizzera Andrea Huser, con terzo posto della Canepa).
«Il Marocco che ho visto io è solo montagna.  Alta montagna senza neve, aria sottile che inizialmente non ti aiuta. Una povertà assoluta ma apparentemente non percepita come tale, forse semplicemente un modo di fare con quello che si ha. In gara attraversi villaggi in cui è difficile capire come qualcuno possa vivere, e figuriamoci in inverno, però ci vivono e quelli che corrono, corrono decisamente più forte di noi. Meditiamo. Forse meno tecnologia, meno scuse e più coraggio». 
Hai tempi di recupero eccezionali: dopo una settimana dalla UTAT (100 km abbondanti con molte pietre in Marocco) hai fatto il tuo personal best su una 100 su strada: qual è il tuo segreto?
«Non so, come ultimamente piace dire a Renato, forse il punto non è tanto la velocità di recupero quanto il fatto che non mi tiro mai il collo. In verità non posso negare una certa radicata tendenza all'auto conservazione che mi permette di non arrivare mai al limite, restandone anzi spesso ben lontana. Il personale sulla 100 secondo me è venuto anche grazie al soggiorno in quota, i 5 giorni in Marocco hanno fatto il loro dovere, ma le avvisaglie di poter scendere nel crono le avevamo già avute al Mondiale. Però è chiaro, a questo dovrei proprio lavorarci, gestire il ritmo non è scontato. Per il resto sono convinta che la chiave vincente per un buon recupero sia un attento ascolto del corpo, rispettandone i tempi e decifrandone i segnali, senza farsi inghiottire dalla furia di macinare subito altri km».

Non hai mai pensato che puntando a meno gare potresti ottenere risultati ancora migliori?
«Assolutamente sì, è esattamente la direzione a cui stiamo puntando con Renato. Fino ad ora ho fatto la scelta di privilegiare le gare perché non avevo ancora addomesticato l'idea dell'allenamento strutturato e quindi i km li accumulavo in gara. Ora ne farò meno, di gare, anche perché comunque mettersi in gioco spesso e dappertutto ha costi psicologici non indifferenti».

Quest’anno pur migliorando il tuo tempo di 20 minuti all’Eiger 101, sei passata dal gradino più alto a quello più basso del podio: come vedi l’evoluzione del trail femminile?
«Il terzo posto è stato il risultato di una gara conservativa dove ho scelto di non rischiare mai in discesa visti i tre ritiri precedenti. Arrivare era prioritario. Comunque penso che le donne siano assolutamente di grande livello e soprattutto estremamente determinate. Le vere atlete, quelle che si mettono in gioco e non cercano scuse, si battono come tigri in gara e si uccidono in allenamento. Io devo ancora fare mia la seconda parte, in effetti…».

Vivi a Courmayeur, hai un passato importante di agonismo su snowboard, non hai mai pensato di darti allo sci alpinismo competitivo? Molti atleti corrono in entrambe le specialità.
«Ecco no, lo sci alpinismo competitivo mi è precluso per la mia comprovata inettitudine a gestire il materiale. Come aneddoto posso dirti che ho fatto almeno tre uscite al mio ‘debutto’ con le pelli attaccate al contrario, senza mai il minimo sospetto nonostante la fatica insensata che facevo per salire ugualmente.  Capisci bene che la cosa non si può fare. E poi ho sempre odiato per principio tutte quelle discipline estremamente materiale-dipendenti. Preferisco farmi i miei monotoni giretti tranquilli senza preoccuparmi se aggroviglio le pellicce o mi si stacca un piede in un momento dato».

Sei un’atleta con una notevole esperienza e con un grande palmares: come pensi di essere cambiata negli anni? Quali insegnamenti hai tratto?
«In generale credo di non essere cambiata molto. La coerenza del mio pensiero, da quando ricordo di avere articolato il primo, a volte mi sorprende. Ragiono come quando avevo 12 anni e mi battevo per arrivare alla finale nazionale dei giochi della gioventù di pattinaggio artistico. Lavoro nello stesso modo, cercando soluzioni mie ai problemi che mi si presentano. Esattamente come allora, mi è impossibile superare o almeno accettare ingiustizie, come quando hanno disatteso il regolamento FISI, lasciandomi a casa alle Olimpiadi di Nagano e Salt Lake, e non voglio né riuscirci né accettarle. Infatti non accetto e non perdono quello che mi hanno fatto a Tor. E tuttavia sono ancora qui. Non sono cambiata, ma forse ho capito meglio di quanto capissi in passato, che ogni cosa che faccio interessa solo a me, è per me che continuo e se continuo è solo perché mi piace quello che faccio. A prescindere dal risultato e dall'opinione altrui. L'insegnamento che mi hanno dato i tanti ostacoli è che alla fine la sola opinione che davvero conta è la mia. E che dato che non voglio essere rinchiusa da vincoli, regole arbitrarie e limiti imposti, sono consapevole che a volte può esserci un prezzo, ma va bene così. Forse posso sintetizzare gli anni vissuti finora con un unico imperativo: scegliere e non subire, costi quel che costi». 

Il trail sta diventando uno sport olimpico. Ci sono stati dibattiti soprattutto in Francia, prese di posizioni nette sui mondiali di Annecy. Tu che cosa ne pensi?
«Non mi piace disquisire su queste faccende pseudo politiche dove tutto si ingarbuglia e nel giro di un istante inizia la fiera dell'ipocrisia. Credo sicuramente che nel nostro sport servano delle regole pensate attentamente affinché non si ritorcano contro tutti in tempo zero, dato che nel trail a causa dell'elevato numero di variabili non controllabili le eccezioni rischiano di far crollare l'impalcatura che avrebbe dovuto regolamentare il caos, ma soprattutto credo che servano persone realmente capaci ed esperte di questa realtà per gestire a livello globale l'evoluzione di questo sport. Con questi presupposti si potrebbe forse anche arrivare ad una maggiore tutela degli atleti di ogni livello. 

Cosa ne pensi dell’ITRA?
«Credo che sia un work in progress, un'idea che ha il suo senso ma che necessita ancora di migliorie, sicuramente è appunto il primo reale tentativo di inserire una logica in un'attività che per sua stessa natura intrinseca sembrava essere nata proprio per non averne». 

Hai partecipato a molte gare: quali caratteristiche cerchi in un’organizzazione?
«Semplice: organizzazione. Che tradotto significa regolamenti chiari e non interpretabili, balisage affidabile, percorso sensato e non semplicemente un rincaro ai km e al D+».

Non hai mai pensato di metterti ad organizzare manifestazioni importanti?
«Mi piacerebbe creare un circuito per bambini, per insegnare loro a combattere divertendosi e soprattutto imparando il rispetto per l'avversario. Credo che bambini che potessero avere l'opportunità di misurarsi con i propri limiti fin da subito diventerebbero con ogni probabilità adulti migliori e consapevoli. Per il resto non mi piace l'idea di dare consigli, preferisco un augurio. Che è quello di poter sempre essere fiera e soddisfatta di ogni prova perché in ognuna avrà fatto di tutto per dare il suo meglio. E qui mi torna in mente la mia frase iconica ‘chi rende onore a se stesso rende onore a tutti’»:

Quest’anno hai avuto diversi problemi di idratazione e di alimentazione in gara (Passatore, UTMB per citarne due): come li hai superati? Cosa consiglieresti?
«In effetti non li ho superati, infatti mi hanno portata al ritiro. Più che superare quindi, bisogna prevenire, ma il discorso è complesso perché occorre riuscire a determinare l'errore principale commesso ogni singola volta. Al Passatore tutto è stato abbastanza semplice, ho mangiato forse un po' tardi e poi mi sono infilata nella griglia di partenza senza prevedere una bottiglia supplementare per aspettare lo start. Così ho intaccato quella che avrebbe dovuto portarmi al primo ristoro, e alle 3 del pomeriggio di un giorno caldo e umido è un errore che non perdona. Utmb è ancora diverso, lì per la prima volta, raccontando i fatti a mio papà a posteriori, mi sono resa conto di non bere mai in discesa. Non riesco a gestire la cosa, quindi tra ammazzarmi e non bere evidentemente ho sempre scelto ‘non bere’. Solo che anche questo col caldo, e soprattutto con i ritmi che bisogna tenere per andare sul podio, non passa. Quindi il consiglio ovvio è da un lato assicurarsi sempre un'assunzione costante di liquidi e cibo, dall'altro procedere a un'accurata analisi degli errori fatti, una volta che il disastro dovesse essersi presentato». 

Ti piace molto spingere forte in discesa e forse il tuo passato sulla tavola ti aiuta in questo: questo fatto è generalizzabile?Che consigli dai a chi è debole in discesa e quali a chi è relativamente forte in questa fase?
«No guarda, qui forse hai sbagliato la persona a cui volevi indirizzare la domanda... Questa va bene per Emelie!
No, io letteralmente odio spingere forte in discesa e a quanto pare il passato sulla tavola (come anche il piede pesante in macchina) non aiuta. Personalmente ho adottato la tecnica della falcata ridotta con appoggi rapidi per contenere i danni in caso di radici inattese o sassi mobili, e poi accessoriamente sono favorevole a un buon lavoro per migliorare la propriocezione sebbene sia noiosissimo. Credo che comunque ci sia un margine di miglioramento per tutti che val la pena provare a sfruttare, lavorando tanto su terreni più facili per acquisire sicurezza e soprattutto cercando di affrontare ogni discesa in maniera rilassata. Mi rendo conto che sono cose banali ma purtroppo difficilissime da mettere in pratica». 

Con le discese troppo forti, non si rischia di avere le gambe distrutte per affrontare le successive salite o falsopiani?
«Ecco no, secondo me quando uno è ben preparato, quando invece che limitarsi a macinare km si è provveduto a rinforzare il corpo nella sua globalità, questo problema non si verifica.  Certamente questo richiede un approccio alla corsa che non sia solo correre. Significa curare ogni distretto muscolare per poter contare su un corpo che funziona a livello globale d in cui ogni sforzo si ripartisce sul maggior numero di muscoli E distretti possibili. Insomma, un tipico esempio di responsabilità condivisa. Così le gambe non saranno costrette a fare da sole tutto il lavoro e conserveranno la freschezza necessaria per occuparsi di quanto segue.

Negli Stati Uniti si registrano prestazioni strepitose di ragazzi in mezza maratona e in maratona: come atleta e come mamma cosa ne pensi?
«Trovo che se l'idea di misurarsi in quelle gare sorge spontanea nei ragazzi allora è una fantastica cosa. Non vedo perché avversarla. I bambini sono in grado di avvertire le proprie inclinazioni, almeno nella mia esperienza con i miei è così, pertanto credo che vadano rispettate e incanalate un minimo, sta ai genitori proteggere il futuro atletico dei ragazzi. Proteggere, non imporre. Guidare, non stravolgere. Ma soprattutto supportare. In tutti i sensi del termine. Quanto appunto alle distanze, credo che siano assolutamente fattibili, ovviamente se i tempi realizzati vengono fuori spontaneamente e non successivamente ad allenamenti massacranti. I miei bambini non hanno nessun problema a fare 10 km senza allenamento quindi ritengo che chi invece è interessato nello specifico e si allena a quelli scopo, possa senza problemi gestire almeno una mezza. Ma col sorriso». 

I teorici delle corse su strada dicono che i grandi record si fanno con il cosiddetto negative split (seconda parte più veloce della prima). Tu hai fatto il tuo personal best sulla 100 mettendo fieno in cascina nei primi 42 km. Puoi commentare?
«Ecco...fossi in grado di mettere in campo un negative probabilmente potrei tirar fuori un 7.40!! Purtroppo al momento faccio precisamente il contrario, e volendo essere generosi nell'interpretazione come sei tu, lo chiamiamo fieno in cascina.
Il negative è sicuramente la teoria. In pratica ho visto che va già bene riuscire a fare le due parti uguali, io sono ancora nella fase di contenere i danni nella seconda. Quello che è certo è che mi orienterò almeno su partenze più prudenti finché non avrò addomesticato il ritmo e le faccende metaboliche. Una prestazione ultra non è mai il frutto di un solo fattore».

Parlaci dei tuoi programmi 2016.
«Qui la cosa si complica. Posso dirti che l'intenzione di base è tornare a gareggiare nell'Ultra Trail World Tour e riportarmi nella sfida per il podio finale. Dopo un anno come questo so che non ripeterò gli stessi errori. Poi farò qualche gara nuova che capiterà lungo il percorso, quelle scelte d'istinto che piacciono a me. Chiaramente sarà tutto più facile nel momento in cui troverò un'azienda che creda in me e nel progetto, e spero che succeda». 
 


Obiettivo Tor, il film

28 minuti di emozioni per rivivere la gara dei giganti da dentro

È stato rilasciato in questi giorni sul canale Youtube di Montura. Stiamo parlando dell’atteso film ‘Obiettivo Tor’ che racconta il Tor des Geants in presa diretta, direttamente dall’interno, seguendo la corsa di Daniele Dalla Vecchia. Un video introspettivo, non una semplice cronaca della gara ma una vera e propria storia delle emozioni e delle paure di un concorrente comune, dalla preparazione dello zaino fino all’annullamento a causa del maltempo. Realizzato da Nunatak Film, è stato diretto da Federico Modica, che ha collaborato anche alla realizzazione del servizio fotografico sul Montura Iceberg Challenge, pubblicato sull'ultimo numero di Skialper. Un film di 28 minuti assolutamente da vedere!