Mondiali, l'Italia sfiora il podio

Due quarti posti per gli azzurri nei Campionati Mondiali di trail in Portogallo. Il team italiano sfiora il podio a squadre e anche nella gara individuale sulla distanza di 44 chilometri, con una prova in rimonta di Francesco Puppi, arrivato a soli dieci secondi dalla medaglia di bronzo. Vittoria del britannico Jonathan Albon in 3h35’35 davanti al francese Julien Rancon (3h37’48), terzo lo svizzero Christian Mathys (3h40:35) dopo aver condotto per quasi 30 chilometri, mentre il comasco nel tratto conclusivo scavalca l’altro transalpino Nicolas Martin (3h42’28). Tra gli italiani Luca Cagnati riesce a lottare con i big e chiude quindicesimo, poi Marco De Gasperi dopo una crisi risale nell’ultima parte fino al diciottesimo posto. Più dietro Alessandro Rambaldini, vittima di una caduta e 24esimo, seguito da Andreas Reiterer, 36esimo, e Davide Cheraz, 51esimo. Dominio della Francia a squadre, davanti a Spagna e Gran Bretagna, con l’Italia in quarta posizione.
Al femminile Silvia Rampazzo si conferma una delle migliori al mondo, dopo il bronzo di due anni fa. La veneta è sesta, leader di una formazione azzurra che coglie il quinto posto. Per il successo, prende subito il largo la francese Blandine L’Hirondel scavando un solco sempre più profondo tra sé e le avversarie: oro in 4h06’18 con più di otto minuti di vantaggio nei confronti della neozelandese Ruth Croft (4h14’29), in recupero sulle spagnole Sheila Aviles (4h15’05) e Salmones Azara (4h15’31) che superano la romena Denisa Dragomir (4h17’04). Sul traguardo Barbara Bani è ventesima, poi Emma Quaglia (44esima), Sarah Palfrader (53esima) e Lidia Mongelli (125esima), invece Gloria Giudici si ferma dopo pochi chilometri per un problema al quadricipite. Ancora Francia e Spagna in vetta alle classifiche per team, bronzo alla Romania che precede Gran Bretagna e Italia.


Doppia W Ultra 60 a Riccardo Montani ed Emily Schmitz

Dopo i sopralluoghi della vigilia, il direttore gara Luca Tenni non ha avuto dubbi e ha tagliato le parti alte del tracciato originale dopo avere costato che la neve, non più portante, non avrebbe garantito le condizioni minime di sicurezza. In base a questa ultima modifica il percorso aveva uno sviluppo 54 km con 3800 metri di dislivello. Ne è scaturito un itinerario comunque tecnico e muscolare che non è andato a intaccare la spettacolarità dell’evento. Pronti, via e sul primo tratto di ascesa in terra svizzera i colombiani Jesus Gaviria Ospina e Adolfo Buitrago hanno innestato il turbo sgranando il gruppo di testa. Superato il tratto sulla neve a Passo Malghera, il portacolori del Team Salomon Riccardo Montani ha però cambiato passo guadagnando la testa della corsa. La sua è stata una cavalcata trionfale sino al traguardo. Per lui ingresso trionfale in piazza Cavour a Tirano con crono di 5h51’32”. Secondo ,alle sue spalle, Jesus Gaviria Ospina con un distacco di 20’58”, mentre sul gradino più basso del podio è salito lChristian Pizzatti che ha stoppato l’orologio sul tempo di 6h29’30”. Hanno completato la top ten di giornata Adolfo Buitrago, Daniele Nava, Riccardo Faverio, Stefano Rossatti, Mirko Pedroli, Maurizio Perlini e Luigi Zanaboni.
Nella gara in rosa serrato testa nelle fasi iniziali tra la colombiana Emily Schmitz e Cecilia Pedroni. Con il passare dei chilometri la vincitrice della prima edizione si è però arresa alla manifesta superiorità della propria avversaria. Per Schmitz successo strameritato in 7h27’41”. Secondo posto per l’ottima Pedroni in 7h38’05”, mentre terza si è piazzata Cristiana Follador in 7h53’56”.
Non solo individual race, il numeroso pubblico accalcato nella città aduana ha applaudito e sospinto al traguardo anche i numerosi staffettisti in gara. Nella classifica di coloro che hanno diviso le fatiche di questa Doppia W successo di giornata per le coppie Giuditta Turini-Laura Besseghini e Sergio Bongio-Mauro Manenti. Nella corsa a tre elementi, vittoria per il team composto da Valentino Speziali, Mirko Bertolini e Mattia Bonesi al maschile, mentre nel ranking in rosa si sono imposte Michela Della Maddalena, Francesca Mottalini e Enrica Mattaboni.


In arrivo Skialper 124 di giugno-luglio

«Una linea difficile ed effimera come lo sono quelle sugli ottomila, in balia dei forti venti e del meteo, che ora scarica neve, ora dissemina roccia che impedisce la discesa con gli sci, se mai si riesce ad arrivare in vetta. Una linea unica e irripetibile. Ma ognuno ha la sua linea». scrive così Claudio Primavesi nell’editoriale di Skialper di giugno-luglio per introdurre la foto di copertina e il tema del numero 124: fedeli alla linea. Si parte, appunto, dall’estetica Dream Line di Hilaree Nelson e Jim Morrison sul Lhotse, ma scriviamo anche di trail running, escursioni dolomitiche, discese norvegesi, vacanze in bici e sci, concatenamenti alpinisti in velocità, rifugi del massiccio francese degli Écrins. Dopotutto, sono tutte traiettorie in cui si sviluppa un movimento se vogliamo rimanere fedeli alla definizione di linea. E sono linee tracciate o sognate da uomini e donne, come scrive il direttore editoriale Davide Marta. «Una linea si può tracciare. Si può seguire, ci si può discostare. Si può senz’altro studiare, sognare, immaginare. Se ne può avere una sola, oppure più di una. Una linea può essere dritta, oppure curvilinea, può girare attorno a degli ostacoli. Può assecondare, ma può anche filare dritto per dritto. Noi abbiamo un’idea di fare riviste che poi è una linea. Parlare di persone, prima di tutto, usando il pretesto della montagna, dello sci, dell’arrampicata, della corsa. Che senso avrebbe, se no, tutto questo? Le linee sono cose che hanno a che fare con la vita delle persone, tutti i giorni». Skialper 124, 160 pagine, è in distribuzione nelle edicole a partire da martedì 11 giugno.

LA LINEA DI DISCESA PRIMA DI TUTTO - Quella di Hilaree Nelson e Jim Morrison sul Lhotse del settembre 2018 è stata, insieme alla discesa del K2 di Bargiel, l’impresa dell’anno. Per conoscere i retroscena della sciata sulla Dream Line abbiamo intervistato Hilaree. Una chiacchierata che non si è fermata al Lhotse, ma è arrivata al Papsura, al ruolo di mamma e sciatrice estrema-esploratrice e tanto altro. 

© The North Face/Nick Kalisz

ICE & PALMS - Dal Sud della Germania a Nizza. Una vacanza in bici per arrivare al mare. E in mezzo un po’ di cime con gli sci e le pelli. È la pazza avventura della scorsa primavera di due simpatici tedeschi (che è diventata anche un film, Ice & Palms, appunto). Con qualche imprevisto, come il passo del Furka ancora chiuso affrontato con 50 chili sulle spalle tra zaino e bici, fio da pagare per qualche sciata indimenticabile. E naturalmente non è mancato il bagno finale nelle acque del Mediterraneo.

© Ice & Palms
© Ice & Palms

THE GODMOTHER OF ALL COULOIRS - Una linea netta, tra le rocce a picco sul fiordo. Un nome invitante (la madrina di tutti i couloir). Non si poteva non andare alla scoperta di quella sottile fessura. Ed è quello che hanno fatto Alice, Alberto, Marco e Carolina. Ma non avevano calcolato che fiordo e tormentato territorio norvegese avrebbero richiesto molto più tempo del preventivato. Alla fine la soddisfazione di una discesa molto estetica ha ripagato la tanta fatica, ma non per tutti gli escursionisti. 

© Alice Russolo

TOUR DE LA MEIJE, 4 GIORNI AU REFUGE - Unire i rifugi attorno al quasi quattromila del Sud della Francia in un unico tour scialpinistico. È quello che hanno fatto Andrea Bormida e Federico Ravassard. Scoprendo, oltre a bellissime montagne e altrettanto invitanti discese, che rifugi e rifugisti di questo angolo di paradiso hanno ancora un’anima. E che la tarte au chou è più calorica delle barrette energetiche.

© Federico Ravassard
© Federico Ravassard

IO SONO MATTEO EYDALLIN - Cinque trofei Mezzalama in bacheca. Ma anche un vecchio Nokia come telefono, l’avversione per i selfie, i cd al posto degli mp3, l’allenamento di testa sua e la lingua senza peli. Siamo stati nel ritiro estivo di Matteo Eydallin per scoprire meglio il metodo steppen. E come si fa a rimanere competitivi per così tanti anni.

© Gabriele Facciotti

FAST IS THE NEW TRENDY - Salire per vie alpinistiche in velocità, partendo dal fondovalle. Un’escursione a metà  tra skyrunning e alpinismo ma in compagnia e con tutta l’attrezzatura da quota. «Dʼaltronde, esiste forse uno stile più logico ed elegante del partire dal fondovalle, scalare una o più montagne e tornare al punto di partenza con il minimo materiale indispensabile, in un solo, rapido, assalto?». Ed è quello che hanno fatto Denis Trento e Robert Antonioli l’anno scorso per allenarsi, con tre uscite tra Monte Bianco e Monte Rosa che abbiamo fatto in parte ripercorre ai protagonisti per realizzare le splendide fotografie a corredo dell’articolo. Non solo un reportage sulle escursioni, ma un articolo per scavare a fondo nella filosofia fast & light, nella storia e nelle diverse opzioni di materiale utilizzabile. 

© Stefano Jeantet

LA HAUTE ROUTE DEL TRAIL - Da Verbier a Zermatt: 225 chilometri e 14.000 metri di dislivello positivo ai piedi delle montagne più spettacolari d’Europa. È la Via Valais, il nuovo itinerario lungo di trail creato, dopo attente esplorazioni, dalla premiata ditta Kim Strom, Dan e Janine Patitucci, che i lettori di Skialper già conoscono. Uno spunto per le vacanze…

© Patitucci Photo

ALTA VIA - Da Tires alla Val Fiscalina, l’Alto Adige da Ovest a Est, attraversando le Dolomiti e incrociando le alte vie più frequentate. Un indimenticabile trekking di otto giorni in compagnia di Egon Resch, Guida alpina altoatesina, al cospetto di cime simboliche come Sciliar, Catinaccio, Tofane, Tre Cime. E alla scoperta di rifugi unici, alte cascate e ferrate molto panoramiche.

© Brey Photography

OLTRE LE ULTRA - Come si allena Michele Graglia, ex modello e soprattutto vincitore di due delle gare di corsa più estreme, la gelida Yukon Arctic Ultra e la torrida Badwater Ultramarthon? È un mix di training atletico, alimentazione, ma soprattutto testa. Un articolo sull’approccio alle lunghe distanze che diventano una vera e propria filosofia di vita perché «l’ultra è mentale al 90% e l'altro 10% è nella tua testa». 

© Dino Bonelli

SUL CAMPO - Le nuove New Balance Fresh Foam Hierro v4 provate da tre diversi concorrenti del  Chianti Ultra Trail, ma anche i nuovi zaini Trail Force di Camp testati da Franco Collé. Non mancano i test su Skialper 124 e anche le presentazioni delle novità, come le scarpe da hiking termoformabili Tecnica Plasma o la nuova collezione di calzature da trail RaidLight o ancora tutti gli highlight per l’estate 2020 di Dynafit.


Il 9 giugno c'è Fibrosi Walking

Una camminata per una buona causa. È questo lo spirito di Fibrosi Walking, l’evento organizzato domenica 9 giugno a Legnano (MI) da Roberto Bombassei, artista, illusionista e scrittore, in collaborazione con Lega Italiana Fibrosi Cistica Lombardia. Si tratta di una camminata nel parco del castello della cittadina lombarda con gli istruttori di Nordic Walking Alto Milanese. La partecipazione è gratuita ma sarà possibile sostenere l’associazione e conoscere le iniziative per la ricerca contro questa malattia. Il ritrovo è alle 10 e la camminata inizierà alle 10,30. Alle 12,30 la chiusura della manifestazione il concerto sotto gli alberi del tenore Lucia Tedeschi. Fibrosi Walking è l’ultima iniziativa ideata da Bombassei per la raccolta di fondi per la ricerca contro la fibrosi cistica, malattia genetica degenerativa. Da sette anni va in scena Magie per la ricerca, manifestazione alla quale partecipano illusionisti, artisti e personalità varie. 


Grignetta Vertical, sabato la sfida

Format vincente non si cambia. Sabato 8 giugno torna la Grignetta Vertical, con 905 metri di dislivello positivo sulla Grigna Meridionale, ‘parco giochi’ per gli amanti del free climbing e ambiente storico dove i vari Bonatti, Cassin e i Ragni di Lecco hanno costruito la preparazione per le loro imprese mondiali. Il GSA Cometa ripropone la sesta edizione di una gara storica (ex Trofeo Vidini) per la classica Via Cermenati con partenza dal Pian dei Resinelli ed arrivo al Bivacco Ferrario, in cima alla Grigna a quota 2.184 metri con passaggi su roccette e catene. Ritiro pettorali dalla mattinata e start a crono a partire dalle ore 14.00, con partenze ogni 20". All'arrivo in vetta verrà consegnato una maglia tecnica Montura (offerta dallo sponsor Alpstation Brianza) e uno zainetto CT offerto dagli altri sponsor.
Nel 2017 sono crollati i record storici con il portacolori La Sportiva Michele Boscacci che ha fermato il suo crono a 32'33" e Silvia Cuminetti con 41'12”; entrambi nel 2018 sono ritornati per cercare di migliorarsi ma non ci sono riusciti: ce la faranno quest'anno?
Iscrizioni ancora aperte su www.mysdam.net con super prezzo promo di 15 € con un mega pacco gara e un terzo tempo stellare che è diventato un must!


Sabato è il giorno della Doppia W Ultra 60

Doppia W Ultra 60, il countdown è cominciato. In vista della seconda edizione in programma sabato mattina con start nell’abitato grigionese di Poschiavo e arrivo nella città valtellinese di Tirano, il comitato italo svizzero sta lavorando a ritmi serrati per regalare ai quasi 500 concorrenti una giornata indimenticabile. Vista la troppa neve in quota, dopo ripetute supervisioni e su consiglio del direttore gara – la guida alpina Luca Tenni – sono state apportate alcune modifiche che hanno tagliato i punti più esposti, senza per questo pregiudicare la spettacolarità dell’evento. I numeri cominciano a essere importanti con atleti provenienti da sei differenti nazioni: in 160 correranno la prova integrale. Sono inoltre accreditate 29 staffette a 2 elementi, 22 team da 3 e 200 iscritti alla camminata.

IL PERCORSO - Si correrà comunque su una distanza di 60 km con un dislivello prossimo ai 4300 metri. Rispetto al percorso originale sono stati tolti i punti a maggiore rischio valanghivo. Nonostante il rialzo termico degli ultimi giorni, in quota vi è ancora molta neve, si è quindi optato per un piano B.
Partenza confermata alle ore 5.30 di sabato mattina da Poschiavo. Da lì si punterà Passo Malghera. Raggiunto l’omonimo rifugio, non si andrà più al Passo di Pedruna, ma si tornerà in Svizzera sempre dal Passo di Malghera (tracciati di andata e ritorno per buona parte su percorsi differenti). Passaggio di San Romerio e la zona di cambio staffetta resteranno invariati. Altra modifica in zona Pian Cavallino, qui non si salirà più verso la cresta ed il Passo Portone (condizioni davvero proibitive) ma si percorrerà un sentiero altrettanto bello e caratteristico che porterà gli atleti a Prà Campo, Prà Baruzzo, Ghiaccia, Sovo e Rifugio Schiazzera (anche per il secondo cambio staffetta nessuna variazione). Il resto del percorso rimarrà invariato.
Anche programma e eventi collaterali non hanno subito variazioni con festa grande in zona arrivo, premiazioni alle 17:30 e un terzo tempo da non perdere. Dalle 21 sono infatti previsti concerto e festa con Jovanotti Tribute Band Jovanotte

I PROTAGONISTI - Se il campionissimo valdostano Franco Collé sarà presente nel ruolo di guest star per alcuni acciacchi che all’ultimo gli hanno impedito di indossare il pettorale, la starting list di questa seconda edizione si preannuncia comunque di livello. Sfogliando la lista partenti spiccano i nomi di Michele Tavernaro (vincitore 2018), Marco Zanchi, Christian Pizzatti e Luca Manfredi Negri.
Gara vera anche al femminile con la vincitrice 2018 Cecilia Pedroni chiamata a guardarsi le spalle da Cristiana Follador. Ruolo di outsider per l’esperta Patrizia Pensa e la ‘local’ Lucia Moraschinelli.


Scott Sports inaugura la nuova sede

Sette piani, 440 scale, fino a 600 postazioni di lavoro, 50 sale riunioni, 800 motori per la gestione delle finestre, oltre 4.000 metri quadrati di showroom. Sono questi alcuni dei numeri del nuovo headquarter di Scott Sports, realizzato da IttenBrechbühl Architects e General Planners a Givisez, in Svizzera, con molta attenzione alla sostenibilità e alla vivibilità degli ambienti di lavoro. L’edificio è il primo in Europa ad avere un sistema per controllare il riscaldamento, la ventilazione e l'acustica tutto allo stesso tempo. Grazie alla geotermia viene fornita energia sostenibile e riscaldamento a basso consumo, tecnologia solare e teleriscaldamento ne sottolineano ulteriormente il carattere sostenibile. Incorniciata da un'architettura chiara e una combinazione di materiali senza tempo come il legno, cemento, vetro e metallo, la nuova sede offre il palcoscenico ideale per il portafoglio dei prodotti del gruppo che ha fatto di innovazione e design i suoi valori chiave.  

L’atrio centrale si sviluppa su tutta l'altezza dell'edificio e una scala che conduce l'ospite all'ingresso dell'auditorium Le stanze pubbliche si sviluppano ai lati dell'auditorium. La caffetteria e il ristorante sono collegati a questo spazio aperto offrendo uno sguardo completo nell'area esterna grazie a una superficie in vetro continua. Lo spazio dedicato agli uffici si trova sui quattro piani superiori. L'ampiezza degli spazi promuove lo scambio vivace e lo sviluppo di idee, mentre le aree chiuse favoriscono un'atmosfera di lavoro più concentrata. La facciata in alluminio microforato e controllata dal sole consente alla luce del giorno di fluire piacevolmente all'interno. La protezione dinamica, studiata per contrastare i raggi del sole, e la facciata high-tech del seminterrato rendono visibile l'attività svolta all'interno e suscitando curiosità. L'ampio atrio  illuminato valorizza le doghe in legno posizionate verticalmente e il pavimento in cemento grezzo, mentre le tonalità dei colori naturali sottolineano e donano tranquillità agli spazi e agli uffici.

Nell’headquarter trovano spazio anche i marchi controllati: Syncros, Bergamont, Bold Cycles, Avanti, Malvern Star, Dolomite, Powderhorn, Bach, Lizard e Outdoor Research. «La cultura del lavoro e il luogo in cui si svolge sono molto importanti per noi - ha detto il ceo Beat Zaugg - Viviamo una forte filosofia di gruppo e i progetti sono seguiti da diversi dipartimenti contemporaneamente. Avere tutti i dipendenti nello stesso edificio consente una comunicazione e una collaborazione veloce e senza interruzioni, una vera alternativa all'home office». 


Cazzanelli e Ratti ripetono la Cresta Cassin al Denali: poco meno di 19 ore dalla terminale alla vetta

Due volte in vetta al Denali (6.190 m), con tempi da fast & light. Queste le notizie che arrivano dall’Alaska dove François Cazzanelli, ben conosciuto dai lettori di Skialper, e Francesco Ratti (testatore della nostra Outdoor Guide) sono saliti il 23 maggio sulla West Rib (a un esatto dalla vetta del Lhotse di Cazzanelli in compagnia di Marco Camandona) e poi il 30 maggio sulla Cresta Cassin. La Cassin, salita da Cassin e dai Ragni di Lecco nel 1961 e solitamente percorsa in alcuni giorni, è una via lunga e impegnativa con circa 2.500 metri di dislivello. 

© Francesco Ratti/Facebook

«Parliamo di tempi, con partenza e arrivo dal campo 4, abbiamo impiegato 26 ore e 45 minuti - scrive Cazzanelli in un post su Instagram -. Dalla terminale alla punta abbiamo impiegato 18 ore e 58 minuti. L’avvicinamento lo abbiamo fatto in 4 ore e 20 minuti risalendo prima verso la West Rib fino al colletto a 4.900 m (600 m di dislivello dal campo 4 situato a 4.300 m), dopo il colle siamo scesi per 1.200 m per la seraccata chiamata Seattle Ramp. Per la discesa ci sono volute 3 ore e altri 27 minuti circa, gli abbiamo spesi alla base per prepararci e sulla punta. Abbiamo sempre arrampicato tranne quando ci siamo riparati nella tenda mono telo, per 3 ore (dalle 23.00 alle 2.00) per riposare e rifocillarci; alla ripartenza la temperatura segnava -36° e il vento era di 45 km/h. I metri totali saliti sono stati 3.100. Nei primi 1000 m di via abbiamo trovato la traccia, nei restanti 1.500 la traccia l’abbiamo fatta noi, con la neve che arrivava tra le caviglie e le ginocchia. Tenuto conto anche di questo siamo molto soddisfatti del risultato!». In un altro post Cazzanelli esprime la soddisfazione per essere riusciti ad affrontare la Cassin in stile alpino e parla della meticolosa preparazione, durata tutto l’inverno. 

© Francois Zaccanelli/Facebook

Nella scorsa stagione estiva François aveva realizzato la traversata integrale delle Grandes Murailles con Kilian Jornet in meno di 11 ore da Cervinia e le quattro creste del Cervino in poco più di 16 ore, in compagnia di Andreas Steindl. In spedizione con Cazzanelli e Ratti ci sono anche Stefano Stradelli e Roger Bovard. 


Il meteo ostacola Mosetti, Grant, Briggs e Petersson in Alaska. Lo svedese trascinato per 800 metri da una valanga

L’obiettivo erano due linee nella catena del Denali, in Alaska. Ma il meteo non è stato favorevole ed Enrico Mosetti, Tom Grant, Ben Briggs e Jesper Petersson tornano a casa con «molte partite a scacchi, alcune delle notti più fredde mai vissute in montagna e un tentativo di salita sul Denali stoppato a 5.700 metri in quello che doveva essere ‘il giorno’ ma con gli dei della montagna che hanno deciso di spingerci giù con venti a 80 chilometri orari e – 25°» scrive Mosetti in un post sul suo account Instagram. Tom e Jesper sono poi riusciti a salire sul Denali un altro giorno e a sciare il couloir Messner. L’avventura in Alaska ha vissuto anche attimi di paura quando, sul Kahiltna Queen (3.773 m), Petersson ha fatto partire una lastra che ha generato una piccola valanga in un canale a 50 gradi. «Abbiamo raggiunto la vetta intono alle 12 e iniziato a sciare – scrive Petersson in un post Instagram – era una discesa tecnica ma siamo riusciti a farla senza doppie. Quando eravamo nella parte finale ho fatto partire una piccola valanga e non sono riuscito a restarne fuori, così sono stato trascinato per 700-800 metri in un canale di 50 gradi con neve, ghiaccio, rocce e un salto alla fine». Mosetti e Grant sono riusciti a raggiungere subito Petersson e a chiamare i soccorsi che hanno evacuato lo svedese in elicottero non appena i venti hanno permesso il soccorso. L’infortunio ha comportato fratture alle vertebre cervicali e alle costole. «Sono stato fortunato e sono felice di essere vivo, la sensazione è quella di avere avuto un’altra opportunità di vivere» conclude Petersson.


KOM e Hierro, per arrivare in fondo

Dici New Balance e dici soprattutto no problem. Le scarpe per correre nella natura della casa americana sono da sempre sinonimo di buona ammortizzazione e comodità, soprattutto per le lunghe distanze. Chi non ricorda la Leadville, compagna fidata di generazioni di ultra-trailer? Passano gli anni e l’offerta diventa più ampia e si segmenta e oggi la gamma da trail, votata prevalentemente alle distanze ultra, di New Balance si articola su due prodotti: Fresh Foam Hierro v4 e Summit KOM. Due scarpe per certi versi simili, per altri diverse. Le abbiamo messe alla prova nei piedi di Giulio Piana, atleta che corre con le scarpe NB e conosce molto bene le Hierro, mentre sta iniziando a usare le KOM. Giulio è un testatore perfetto per queste scarpe perché, oltre a essere atleta top (i risultati che riportiamo nel box di queste pagine parlano chiaro) è anche un utilizzatore alto e più pesante della media dei top. Non corre certo come un trail runner pesante della pancia del gruppo, però può fornire qualche indicazione in più per utilizzatori comuni mortali.

FRESH FOAM HIERRO v4 - La Fresh Foam Hierro v4 è una scarpa pensata per trail su distanze lunghe, in gara e allenamento, con l’obiettivo del cushioning. Per certi versi un’alternativa alle massimaliste. Questa versione 4, in vendita da qualche settimana, è un’evoluzione della 3, uscita l’anno scorso, che non viene snaturata, ma solo migliorata in due dettagli. Per intenderci: non è un salto come dalla 2 alla 3, che sono scarpe abbastanza diverse nell’aspetto. Gli interventi riguardano tomaia e tallone. La prima è realizzata ora in Stretch Film, un materiale termosaldato simile a quello utilizzato l’anno scorso, ma con aperture di dimensioni differenti. In pratica sulla 3 c’erano delle piccole squame, ora fori di dimensioni diverse per assicurare traspirazione dove serve e più fasciatura del piede e resistenza in altri. Il tallone invece adotta una nuova struttura di sostegno per avvolgerlo meglio. Per il resto è la scarpa del 2018, con tanta ammortizzazione (profilo 28-20 mm) e 8 mm di drop. Per fare tanti chilometri su terreni poco o mediamente tecnici. «Confermo, l’anno scorso ho corso sempre con Hierro, in allenamento e in gara, perché voglio arrivare sempre in fondo e in buone condizioni, per me questa è la priorità: avere una scarpa con la quale poter correre ai ritmi richiesti da un trail e da un ultra trail, ma che sia comunque protettiva e mi supporti bene» dice Giulio. Una macina chilometri per arrivare fino in fondo. «Il grip è sempre valido e anche a fine gara hai quel comfort che può fare la differenza, il disegno della suola non è pensato per terreni eccessivamente fangosi, ma la superficie ampia e il disegno danno comunque un aiuto» aggiunge Giulio. Le indicazioni di utilizzo vedono Hierro più sbilanciata sulle lunghe distanze (anche cento miglia) e valida proposta per utilizzatori di medio livello e runner anche pesanti, volendo pure in chiave speed hiking, ma Giulio Piana dimostra la versatilità del prodotto, valido anche per atleti di livello su gare da ritmo medio o per distanze più corte.

©Alice Russolo

SUMMIT KOM - Con un nome così (KOM è l’acronimo di King Of The Mountain) corri incontrastato ovunque. Ed è proprio la versatilità quello che piace di questa scarpa, pensata per distanze medie ma che può trovare pane per i suoi denti anche su qualche trail più corto. Versatilità che, grazie a suola con mescola Vibram Megagrip e struttura della tomaia avvolgente, permette di spingersi più sul tecnico rispetto a Hierro. Il rockstop inoltre protegge sempre bene dalle asperità del terreno. «Sto iniziando a usarla in allenamento, è un po’ meno soft come impostazione, la vedrei per allenamenti e distanze lunghe ma più corte della Hierro, però il cushioning rimane un aspetto importante» dice Giulio. L’anno scorso era stata una delle sorprese della nostra Outdoor Guide e conferma quanto di buono emerso. Per chi e cosa? Distanze maratona-ultra, diciamo fino 70-80 chilometri, allenamenti intensivi, utilizzatori di medio livello o alto su ritmi medi. E anche in questo caso chi pesa un po’ di più è accontentato. L’impostazione è sicuramente meno voltata al comfort e apparentemente più rigida di Hierro, con un rebound energico e probabilmente durevole nel tempo dato dalla tecnologia RevLite usata per l’intersuola, ma l’ammortizzazione non manca. Come per le auto, c’è chi preferisce una molleggiata francese e chi una rigida tedesca e New Balance accontenta tutti, facendoli arrivare sani al traguardo.

GIULIO PIANA - Classe 1981, modenese, Giulio Piana ha 822 punti ITRA. Nel 2018 un secondo posto al Tartufo Trail e al Cima Tauffi Trail. In Palmarès le vittorie al Quadrifoglio, Amorotto, Cima Tauffi, un secondo posto alla Maremonta e alla UTLO e un diciottesimo alla CCC.

New Balance Fresh Foam Hierro v4

Peso: 324 gr
Drop: 8 mm
Suola: Vibram Megagrip
Prezzo: 140 euro

New Balance Summit KOM

Peso: 310 gr
Drop: 8 mm
Suola: Vibram Megagrip
Prezzo: 125 euro

©Alice Russolo

Volete provare il tracciato del MEHT?

Poco meno di due mesi alla seconda edizione dell’Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail, la MEHT per intenderci, in programma sabato 27 luglio. Il trail organizzato da Sport Pro-Motion piace sempre di più e sta riscuotendo un gran successo tra gli amanti della corsa in natura. Alle 6 di sabato 27 luglio, godendo del sole che all’alba illumina il Monte Rosa, saranno centinaia al via. Ad oggi gli iscritti sono già 230 con dieci nazionalità rappresentate.
Prima, però, la giornata da non perdere è sabato 8 giugno: un appuntamenti dove tutti i trail runner sono invitati per ‘assaggiare’ il MEHT 2019. Alle 14.30 verrà organizzato un allenamento collettivo denominato ‘Sulle tracce del MEHT’ lungo il percorso della nuova gara da 15 km. Saranno presenti Stefano Ruzza e Giulio Ornati. Ritrovo fissato alle ore 14 presso la Kongresshaus di Macugnaga (in località Staffa), con la possibilità di usufruire di uno spogliatoio con doccia dopo l’allenamento presso le piscine comunali a soli 100 metri dalla Kongresshaus.
Ma a luglio ci saranno, oltre alle 15 km, ci saranno altre distanze in programma: la 23K (con 1600 m D+), la 38K (con 2900m D+) e la 60K, con dislivello positivo di 4.500 metri, con il passaggio sulla diga di Mattmark/Saas Almagell e scollinamento al Passo del Monte Moro. Un percorso che si potrà affrontare anche a staffetta.


Valle Intrasca a Giulio Ornati e Riccardo Borgialli

251 coppie al via della Valle Intrasca, 89 alla Mezza Valle Intrasca: il caldo era tanto, e la crisi era dietro l’angolo ma gli atleti sono stati letteralmente trascinanti all’arrivo da un pubblico straripante, soprattutto nei punti più panoramici del percorso.
Se la sono goduta fino in fondo: Giulio Ornati e Riccardo Borgialli hanno dominato la quarantacinquesima edizione della Valle Intrasca percorrendo i 33,750 km per 1.625 metri di dislivello in 2h50’50”; una volta arrivati, sono tornati sui loro passi per dare il cinque a tutto il pubblico assiepato lungo l’arrivo, un bel modo per ringraziare l’accoglienza che piazza Ranzoni, sede di arrivo, ha riservato loro.
Seconda posizione per Stefano Trisconi e Saverio Ottolini (3h18’08”) molto soddisfatti al traguardo, mentre la terza piazza è andata alla coppia che forse è stata la vera sorpresa della giornata: Fabrizio Zeffiretti e Andrea Marchetto (3h21’04”).
Sara Rapezzi si è ripetuta: lo scorso anno prima con la gemella Fabiana, nel 2019 prima nelle coppie miste con Stefano Masciadri: 3h47’18” il tempo della coppia lombarda, che staccato Alice Pedroni e Filippo Cambiaggio di 6’02”, mentre terzi sono arrivati Lino e Ylenia Polti.
La gara femminile ha visto Monica Moia e Simona Lo Cane letteralmente scatenate; la coppia seconda nel 2018 ha vinto in 4h04’46”, precedendo Francesca Ferrari e Romina Caretti (4h18’56”) e Giulia Torresi e Elisabetta Bendotti (4h15’43”).
Erano tra i favoriti della Mezza e non hanno deluso le attese: Alessandro Turroni e Marco Giudici si sono aggiudicati la vittoria in 1h14’08”. Al femminile vittoria, con grandi festeggiamenti, per Chiara Cerlini e Marilena Fall, prime in 1h38’18”, mentre nelle coppie miste ha primeggiato il duo formatosi nelle ultime ore prima della gara e composto da Chiara Iulita e Mauro Bernardini.


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