Lenzi e Herrmann su e giù sul trampolino di Bischofshofen

A Bischofshofen parte la stagione di Coppa del Mondo. Appuntamento con la Hochkönig Erztrophy dal 18 al 20 gennaio: e per promuovere la gara gli organizzatori hanno pensato di far salire sulla pista di atterraggio del trampolino del salto due atleti proprio in occasione dell’ultima tappa della Vierschanzentournee, il Torneo dei Quattro Trampolini. In pista il campione di casa Jakob Herrmann e Damiano Lenzi. «Una bella tirata - ci ha raccontato Lence - non l’avevamo provata prima, ma ce l’abbiamo fatta e poi giù a tutta. Siamo partiti tra una manche e l’altra: una esibizione particolare in un ambiente unico con 15.000 persone in tribuna che sono rimaste un po’ a bocca aperta per quello che abbiamo fatto».

© David Geieregger

DYNAFIT - Lenzi è l’uomo di punta del team Dynafit. E il marchio del leopardo delle nevi sarà sponsor proprio della gara austriaca di Coppa del Mondo. Un legame quello di Dynafit con l’agonismo che proseguirà come partner del Mondiali a Villars sur Ollon, in Svizzera dal 9 al 16 marzo, alla Sellaronda Skimarathon il 22 marzo, per concludersi con il Trofeo Mezzalama il 27 aprile.

© David Geieregger

Venerdì si presenta il masterplan olimpico per il 2026: per ora lo ski-alp non c'è

Nuova settimana ‘olimpica’: venerdì 11 gennaio le due candidate rimaste dovranno presentare al CIO a Losanna (basta per posta certificata, per risparmiare…) il masterplan dei Giochi 2026. Non ci saranno (forse) sorprese: Stoccolma, è vero, qualche problema ce l’ha visto che in Svezia non c’è ancora un governo dopo le elezioni di quattro mesi fa e gennaio sarà decisivo per capire se si troverà una soluzione o se si andrà a nuove elezioni. Ma il presidente del CIO, Bach sembra pronto a dare una proroga alla capitale svedese.
In Italia, Milano-Cortina ormai si è allargata: sono entrati anche Trentino (con la Val di Fiemme per fondo e salto) e Alto Adige (con il biathlon ad Anterselva). Cortina dovrebbe essere la sede per le gare femminili di sci alpino, Bormio per quelle maschili. Per la cerimonia di inaugurazione è pronto lo stadio San Siro, per quella di chiusura c’è l’ipotesi dell’Arena di Verona. Ma per l’11 gennaio bisogna anche presentare una serie di garanzie, quelle riguardanti i costi, la sicurezza, il rispetto dei diritti umani… Nel masterplan non figura lo sci-alpinismo. In questa occasione, infatti, bisogna presentare lo stesso format degli ultimi giochi olimpici (e in Cina lo ski-alp non c’è), poi ad assegnazione avvenuta si potrà provare a chiedere al comitato organizzatore di inserire lo sci-alpinismo. Con maggiore speranza di farcela se vincesse l’Italia piuttosto che la Svezia. Da giugno l’ISMF (che tra l’altro quest’anno andrà ad elezioni) dovrà fare i passi decisivi. Giugno perché la decisione definitiva del CIO sui Giochi del 2026 sarà il 23 nella IOC Session di Losanna.


26 gennaio ecco Peak to Creek: scialpinisti e discesisti in un grande evento sulla neve

Tutti abbiamo ammirato la pista Stelvio durante la Coppa del Mondo e abbiamo sognato grazie all’incredibile impresa di Dominik Paris; ma è possibile godersi quella discesa anche se non si sa condurre su sci lanciati a circa 140km/h? Ebbene, la risposta è sì.
Questo è lo spirito della Peak to Creek, un evento che dal ben lontano 2006 – allora si chiamava White Challenge – permette a centinaia di sciatori e snowboarder di cimentarsi lungo gli otto chilometri della pista Stelvio. La partenza, a coppie, avviene da Cima Bianca, a 3012 metri, e costringe le gambe a spingere sulle lamine senza potersi riposare se non solo 1787 metri più in basso, una volta raggiunta Bormio, con unicamente un breve tratto neutralizzato per questioni di sicurezza presso il Canalino Nuovo.
Dall’anno scorso poi non si vedono atleti unicamente impegnati in discesa: alla classica Peak to Creek si è aggiunta un vertical di scialpinismo. Ecco così la seconda edizione della Creek to Peak, con un tracciato che da Bormio avrà il suo arrivo 1000 metri più in alto, preso il Pian dei Larici, alla luce delle frontali.
A Bormio si crea dunque il primo evento in cui i questi due mondi diversi possono toccarsi, osservarsi e conoscersi. E festeggiare insieme, in un’unica intensa e fantastica giornata il 26 gennaio 2019. Al termine delle due gare, si svolgerà infatti un après-ski per tutti a Bormio 2000, condito da musica, una ricca estrazione di premi e molto molto altro ancora.
Volete partecipare? Affrettatevi: avete tempo fino solo fino al 9 gennaio per iscrivervi a prezzo scontato. Per iscrizioni e ulteriori informazioni, vi rimandiamo al sito peaktocreek.it o alle pagine social di Bormio Ski.


Assegnati gli scudetti giovanili nell'individuale

Campionati italiani giovanili fra conferme e sorprese, quelli andati in scena al Passo del Tonale grazie alla collaudata organizzazione dello sci club Brenta Team. Sei in titoli in palio, assegnati su percorsi di varia lunghezza, con medaglie d’oro conquistate dall’atleta di casa Davide Magnini e dalla piemontese Ilaria Veronese tra gli Espoir, quindi dai valtellinesi Giovanni Rossi e Samantha Bertolini fra gli junior, e dal bergamasco Luca Tomasoni e dalla sondrina Silvia Berra fra i cadetti.

LE GARE - Preventivato il successo di Magnini al termine del percorso che vedeva partenza sotto Malga Valbiolo e arrivo nei pressi dell’omonimo rifugio dopo aver affrontato 1384 metri di dislivello, con 4 salite e 9 cambi assetto. Non tanto il distacco importante che ha inflitto al secondo classificato, visto che il vermigliano del centro sportivo Esercito è arrivato al traguardo 3 minuti e 24 secondi prima del valtellinese Nicolò Canclini. Una gara tutta all’attacco per Davide Magnini, che ha subito imposto un ritmo risultato insostenibile per gli avversari, testimoniando un ottimo stato di forma, e cambiando con tranquillità sin in vetta alla prima salita dopo il tratto con gli sci nello zaino. Da lì in poi ha gestito la gara, transitando per primo sotto lo striscione d’arrivo, con Nicolò Canclini secondo, e il trentino che difende i colori dello sci club Valdobbiadene Enrico Loss, bronzo con 7 minuti di ritardo dal vincitore.

Ilaria Veronese ©Pegasomedia/Raffaele Merler e Mauro Mariotti

Giornata da incorniciare anche per Ilaria Veronese, che si è aggiudicata la medaglia d’oro under 23 dopo i 1098 metri di dislivello con 3 salite e 7 cambi di assetto: si tratta del primo titolo italiano in assoluto, grazie ad una prova affrontata con grande determinazione, al termine della quale ha preceduto di 36 secondi la friulana Mara Martini, quindi terza la valtellinese dell’Esercito Giulia Murada, quarta la fassana Giorgia Felicetti.

Giovanni Rossi ©Pegasomedia Raffaele Merler e Mauro Mariotti

Pronostici rispettati nelle gare junior, con Giovanni Rossi del Lanzada che si è riconfermato campione italiano, così come la valtellinese Samantha Bertolina capace di centrare l’ennesimo titolo. Rossi è riuscito a precedere sul traguardo i due gemelli aostani Sebastien Guichardaz di 28 secondi e Fabien, giunto esattamente un minuto dopo il vincitore.
Samantha Bertolina invece ha costruito la vittoria nella seconda parte di gara, quando è riuscita a superare Lisa Moreschini, un po’ in difficoltà nei cambi pelli essendo alla sua prima stagione agonistica. Nell’ultima salita e in discesa ha poi gestito il vantaggio, transitando sul traguardo con un vantaggio di 1’45” sulla promettente portacolori del Monte Giner, mentre sul terzo gradino del podio è giunta un’altra trentina, Valeria Pasquazzo a poco più di 5 minuti.

Il podio Junior femminile ©Pegasomedia Raffaele Merler e Mauro Mariotti

Fra i cadetti gara combattuta per la vittoria finale. Al termine dei 714 metri di dislivello con 2 salite 4 cambi assetto ha primeggiato Luca Tomasoni dello sci club Presolana, capace di precedere di 13 secondi Luca Vanotti dell’Albosaggia, mentre più staccato è arrivato il suo compagno di squadra Simone Murada.

Luca Tomasoni ©Pegasomedia Raffaele Merler e Mauro Mariotti

Oltre due minuti invece il distacco che la vincitrice della categoria cadette Silvia Berra ha inflitto alla piemontese Elisa Tron, con Nicole Valli della Polisportiva Albosaggia nettamente staccata. Per loro un percorso di 520 metri di dislivello con 2 salite e 4 cambi assetto.

Il podio Cadette ©Pegasomedia Raffaele Merler e Mauro Mariotti

Ortovox Safety Academy, cinque date a gennaio

La sicurezza è da sempre il cuore dell’attività di Ortovox. Da qui la nascita, quasi dieci anni fa, del concetto ‘Safety Academy’. Alla base di questo, i Corsi Safety Academy (basic,intermediate e advanced) per imparare la sicurezza su neve e prevenire quanto più possibile il pericolo di valanghe. Perché è importante avere artva, sonda e pala ma è fondamentale saperli usare. In Italia, in collaborazione con Guide Alpine del Pro Team Ortovox per l’inverno 2018/19 sono previsti 5 corsi Training Basic, 7 Tour & Training Basic (livello intermedio) e 7 Tour & Training Advanced (livello avanzato).

Ecco le date di gennaio:

11-13 gennaio – Mmove / Guida Alpine Arco-Lago di Garda. Livello: Tour & Training Advanced (freeride). Info:https://www.mmove.net/it-it/typology/detail/26?categoryId=2

12 gennaio – Guide Alpine Adriano Alimonta e Piergiorgio Vidi, Madonna di Campiglio. Livello Training basic.  Info: 338 654 6221.

12/13 gennaio – Mountain Evolution, Roccaraso (Parco della Maiella). Livello: Tour & Training Basic. Info: http://www.mountainevolution.com/it/corsi.html#cbp=corso_ortovox_tour_training_basic.html

18-20 gennaio - Mmove / Guida Alpine Arco-Lago di Garda. Livello: Tour & Training Advanced (skialp). Info:https://www.mmove.net/it-it/typology/detail/26?categoryId=2

20 gennaio - Mmove / Guida Alpine Arco-Lago di Garda. Livello: Training  basic. Info: https://www.mmove.net/it-it/typology/detail/26?categoryId=2

Per info generali, visitate il sito: https://www.ortovox.com/it/safety-academy/corsi-di-formazione/programma-invernale/corsi-antivalanga/


Ski-alp, nuovo progetto per i giovani in Alto Adige

Nuovo progetto a livello giovanile in Alto Adige: una serie di camp per avvicinare ragazzi e ragazze allo ski-alp. Stefanie De Simone è la nuova responsabile del Comitato di Bolzano. «Da noi è necessario partire dalla base, prima di pensare a una squadra di Comitato. Aumentare i numeri questo è il primo obiettivo. Adesso abbiamo cinque club che lavorano nello ski-alp: la prima uscita ha visto 32 partecipanti con ben 18 principianti. Qualcuno aveva un po’ d’esperienza con le pelli, altri arrivano da mondi sportivi differenti: come prima volta direi che è andata molto bene».

Debutto in Val di Fleres, con l’organizzazione della sezione ski-alp del Gossensass: prima parte dedicata alla tecnica dello sci alpinismo fuori pista, poi spazio alla sicurezza con la lezione della guida Matthias Hofer. Nel calendario altri due camp, il primo il 19 gennaio in Val Badia, il secondo il 16 febbraio in Val Sarentino.


Snowboard alpinisti a raduno a Bergamo

Tutti insieme con la tavola, rigorosamente off-piste. Dal 4 al 6 gennaio Bergamo si prepara per ospitare l’undicesima edizione dell'ISBA Raduno, il raduno degli appassionati di snowalpinismo giunto alla sua undicesima edizione. Tre giorni dedicati allo snowboard backcountry, alla powder e al freeride.

UN EVENTO STORICO - L’ISBA Raduno è un evento nato nel 2007 come incontro nazionale tra istruttori CAI (nazionali, regionali e sezionali) di snowboard alpinismo. Negli anni è stato aperto a tutti gli appassionati di questa disciplina, dai principianti ai rider più esperti. Ogni anno il raduno si sposta e viene ospitato da una diversa città. La base dell’edizione bergamasca sarà il Palamonti, la sede CAI della città orobica. L’evento è aperto a chiunque voglia conoscere il mondo dello snowboard fuoripista, a chi pratica questa disciplina da diversi anni (con ai piedi splitboard, ciaspole o scietti), e anche a scialpinisti e sciatori telemark. Insomma per partecipare basta essere amanti della montagna e aver voglia di condividere questa passione con altre persona. Non una gara, non un corso, ma un ritrovo tra appassionati di un certo modo di vivere la montagna in inverno, per scambiarsi consigli, racconti, idee, esperienze, spunti attorno al mondo della tavola, intesa anche in senso engastronomico. Due serate a base di cibo, buon vino, prodotti tipici, chiacchiere e tre giornate di gite scelte in base alle migliori condizioni meteo e di innevamento.

OSPITI E MUSICA -La sera di venerdì 4 sarà ospite l’alpinista Marino Chemello, che racconterà la sua esperienza sui 4000 delle Alpi. Seguirà un concerto del cantautore Tia Airoldi, un sound che richiama la tradizione della musica delle praterie americane. È possibile iscriversi per un singolo giorno o per tutto l’evento. Il raduno è aperto anche ad accompagnatori o accompagnatrici che non partecipano alle gite. Per iscrizioni e info: www.mavieni.com/isbaraduno - isbaraduno@mavieni.com


Nasce Mountain Sports Academy

Eros Grazioli, preparatore atletico di successo del mondo del trail running e dello scialpinismo, ne ha inventata un'altra. Si tratta di Mountain Sports Academy, una specie di master con otto serate nelle quali si parlerà di allenamento, alimentazione, ma anche di cosa si prova ad arrivare in vetta al K2 o a vincere un Mondiale o ancora a portare a termine un Mezzalama. Gli ospiti sono di massimo livello, da Tamara Lunger a Mario Poletti, da Silvia Rampazzo a Pietro Lanfranchi, Roberto Ghidoni, Simone Wegher, lo stesso Eros Grazioli e Paolo Cattaneo. Le serate partiranno il 10 gennaio, proprio con Tamara Lunger, per concludersi il 18 aprile. La sede degli incontri è ad Alzano Lombardo (BG) in Viale Piave 86 e i posti sono 60. Per informazioni e iscrizioni: https://www.facebook.com/MountainSportAcademy/


Domenica i tricolori giovanili al Tonale

Tornano ancora al Passo del Tonale i campionati italiani giovanili di sci alpinismo. Domenica 6 gennaio lo sci club Brenta Team ripropone come dodici mesi fa la massima rassegna tricolore individual per le categorie cadetti, junior e under 23, maschile e femminile. Gli organizzatori, coordinati dal direttore tecnico Rino Pedergnana e da Lodovico Magnini, hanno predisposto i quattro percorsi di gara con sviluppo sul versante di Malga Valbiolo.
Le cadette che partiranno alle 9.30 affronteranno un tracciato con un dislivello di 520 metri, con due salite previste, quindi i cadetti e junior femminile (sempre start ore 9.30) si cimenteranno su un dislivello di 714 metri con 3 cambi assetto, quindi la categoria junior maschile e under 23 femminile (start ore 9.45) 1098 metri di dislivello con 6 cambi assetto, per finire con la under 23 maschile (start ore 10) dovranno affrontare un percorso di 1384 metri di dislivello con 4 salite e altrettante discese. Come prologo, una gara promozionale dagli 11 ai 15 anni, che si svilupperà su un percorso ridotto ed avrà inizio alle ore 9.


Le più belle storie del 2018

Un anno è volato, come sempre. Speriamo almeno che sia stato un 2018 ricco di sciate nella polvere. Per noi è stato un 2018 pieno di soddisfazioni e sempre più numerosi avete letto gli articoli di Skialper. Ecco una playslit dei nostri favoriti. Buon 2019!

La redazione

Lo sci come scusa - «Faccio click nei miei attacchi sulla parte più alta del Ghiacciaio Margherita. Si tratta di un caos frammentato di ghiaccio soffocato dai detriti che precipita dalla terza cima più alta dell'Africa prima di fondersi in una lussureggiante giungla equatoriale e di fluire a valle per formare il Nilo. Nonostante si sia stia sciogliendo molto velocemente, il Ghiacciaio Margherita è il più grande rimasto in Africa. Il climate change ha ridotto quelli sul Kilimangiaro e sul Monte Kenya a minuscole schegge, semplici ricordi della loro originaria grandezza. Ed è per questo che siamo qui, dopo sei giorni di avvicinamento, a mettere gli sci ai piedi per la prima volta». Lo sci per Mary McIntyre, al suo primo fotoservizio su Skialper, è una scusa. Una scusa per entrare in contatto con persone lontane anni luce dal nostro modo di vivere, culture ancestrali e montagne che sorgono da foreste pluviali. Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2018, qui trovi tutte le informazioni.

Andrzej Bargiel ©Marek Ogien/Redbullcontenpool

K2 Ski Challenge - «Sono esausto. Mi sento vuoto, devo assolutamente riposare. Avevo già avuto un momento simile di stanchezza e di capogiro quando ero più in alto, raggiungendo Janusz al campo due, per avere bevuto e mangiato troppo poco: non so perché non avessi fame, probabilmente per la tensione. Ho tentato di bere un drink con un isotonico, ma non sono riuscito per i conati di vomito. (…) Il mio corpo tollera solo la neve, in questo momento. Scendo, sono quasi alla fine. Alla base della parete c’è un piccolo cocuzzolo e ci monto sopra con gli sci. A quel punto sento che tutto è finito, alzo le mani al cielo e urlo. Poi, dopo qualche minuto, riprendo a scendere e faccio le ultime curve prima di togliere gli sci. Marek Ogień, che mi parla alla radio, mi sta osservando dai piedi della parete. Lo vedo e lo raggiungo». La discesa del K2 con gli sci di Andrzej Bargiel è stata l’impresa dell’anno. Ne abbiamo parlato sul numero di ottobre, con uno speciale di più di 30 pagine: le informazioni qui.

©Roberto De Pellegrin

Dolomites Wildest Path - Luca ha 38 anni, per lui gestire il rifugio Pramperet non è stata una scelta ma una necessità: «Ero senza lavoro e ho preso un’occasione al volo. Ora però mi trovo bene e vorrei continuare, vorrei che non diventasse come i rifugi che ci sono a Nord, dove ormai è stato addomesticato tutto. Elena e Gavino sono sedici anni che gestiscono il rifugio Pian de Fontana. Lei vicentina e lui di Alghero, cercavano un posto dove lavorare in montagna e l’anno trovato qui, su un antico pascolo in vista della Schiàra. «Quando devo dire non ce l’ho a chi mi chiede l’acqua calda, la camera doppia, il tiramisù o i gelati, vedo che rimangono un po’ perplessi - dice Elena -. Abbiamo tutti molte cose e questo è un posto che ne offre meno, ma ti dà un’esperienza in più. Poi la maggior parte delle persone al mattino mi dice: Sono stato bene, grazie dell’atmosfera. Allora sono io che mi stupisco perché non ho fatto niente di speciale». Questa e altre interessanti storie nel bellissimo reportage sulla nuova Altavia delle Dolomiti Bellunesi. Se volete saperne di più, cliccate qui.

©Achille Mauri

La Promenade - Fra i legni lunghi due metri e dieci e i palettoni da 106 millimetri sotto il piede scivolano via cinquant’anni. Come niente fosse. Decenni di vite, senza che la montagna se ne sia neppure accorta. Corse, salite, discese, gare, neve, pioggia e sole. E lei sempre uguale a se stessa. Sempre lì, a due passi da casa. È il 1970, nello sconfinato bianco della Val d’Aosta, in condizioni di neve perfette e abbondanti, tre ragazzi. Guido, Ruggero, Carlo. Ad aprile, primi di sempre, tracciano il loro sogno: attraversare la regione sugli sci, da Champorcher a Gressoney. Tredici tappe, due giorni di sosta per maltempo, 37.000 metri di dislivello. Anno 2017, mese di maggio. La storia si ripete. Sulle stesse linee che ogni anno decine di persone ripercorrono, sugli stessi passi che gli atleti del Tor des Géants inanellano frenetici, il sogno di Guido, Ruggero e Carlo rinasce. È lo spirito a dettare le regole: nessuna sfida contro il tempo, nessun bisogno di leggerezza per correre più veloci. Lì, a due passi da casa, Shanty Cipolli e Simon Croux decidono semplicemente di ripercorrere quel che qualcuno ha già fatto. Tutte le informazioni su questa stupenda avventura qui.

©Federico Ravassard

C’era una volta il West  - «A fine febbraio ho deciso di curarmi. La meta del mio rehab era una valle nell’Ovest, dove il freeride esiste da più di vent’anni e non è stato inventato ieri da un marketing manager di una multinazionale, dove lo sci libero non lo si pratica, lo si vive in tutti i suoi eccessi e i sacrifici che ti richiede. Dove tra l’essere e l’apparire si sceglie lo sciare, e se la neve è bella magari al lavoro ci si va un’altra volta, pazienza se il conto in banca a fine mese piange. Così sono andato a disintossicarmi a Gressoney da Zeo e i suoi amici, alla Baitella». Inizia così l’articolo di Federico Ravassard su Gressoney pubblicato sul numero di aprile-maggio di Skialper: se volete saperne di più

La Caroline Face

Caroline Face - La Caroline Face è stata l’ultimo problema alpinistico neozelandese negli anni ’70 e, con l’avvento dello sci su grandi pareti, nell’ultimo decennio una delle più grandi linee al mondo rimasta da sciare. Era stata addirittura inserita in una top ten di discese ancora da realizzare, insieme alla sud del Denali (poi scesa da Andreas Fransson), al K2 e altre ancora. L’ultimo tentativo, quello di Andreas Fransson e Magnus Kastengren nel 2013, terminò al Porter con la fatale caduta di Magnus, senza la quale probabilmente i due avrebbero sciato l’intera parete. Il problema è stato risolto nell’autunno 2017 da Enrico Mosetti, Tom Grant e Ben Briggs e su Skialper 116 di febbraio-marzo lo stesso Mosetti ha scritto un interessante articolo sulla sua discesa. Info qui.

Sci con vista tra le meringhe ghiacciate delle Alpi Giulie ©Federico Ravassard

Alla Fiera dell’Est - Saranno montagne basse, almeno per uno che arriva dall’Ovest, però in mezzo a queste montagne è cresciuto uno degli scialpinisti italiani più cool del momento, Enrico Mosetti, detto il Mose. «Classe 1989, sponsorizzato da quel marchio molto hipster di Chamonix che ne riflette in pieno l’immagine, quattro spedizioni all’attivo e discese pazzesche su giganti di cinque o seimila metri in Perù, Georgia e Nuova Zelanda, più un tentativo al Laila Peak in Pakistan, ovvero una delle più belle montagne del mondo. Tutto questo per dire che, insomma, se uno così impara a sciare da queste parti, allora le Alpi Giulie devono avere un qualcosa dentro di selvaggio». E per questo, dopo l’esperienza di Benvenuti al Sud, Federico Ravassard ha passato qualche settimana a sciare con il Mose e altri local su queste montagne così selvagge e ricche di fascino. Per saperne di più.

Heitz sullo Zinalrothorn ©Tero Repo

Quello che volevamo chiedere a Jérémie Heitz - A quasi due anni dall’uscita di La Liste, abbiamo chiesto a Jérémie quello che era rimasto nella gola da tanto tempo. Non c’è dubbio che La Liste sia uno skimovie fuori dai canoni, dove tutto quello che è rimasto impresso nella nostra mente dopo la prima visione è una saetta che squarcia un muro bianco. Lo fa a pezzi, letteralmente. Un film che ha segnato profondamente il movimento dello sci ripido, che ha creato discussioni e anche qualche critica. In meno di cinquanta minuti tutte le certezze su come si sciavano le classiche big face alpine sono state prese a calci. Qualche anticipazione sulle domande che Andrea Bormida ha fatto a Jérémie e sulle riposte… qui.


La nuova vita di Damiano Lenzi

Rilassato e determinato. Anno nuovo, vita nuova si potrebbe dire. Perché nella vita di Damiano Lenzi sono cambiate tante cose in questo ultimo anno: il matrimonio con Sara, una casa e, nel lavoro, il passaggio a Dynafit. Oltre all’arrivo di Bud, un cagnolino che li segue sempre. Tanti tasselli che si sono sistemati e che hanno regalato grande serenità. Su Skialper 121 di dicembre-gennaio parliamo della nuova vita di Damiano Lenzi che, per l’occasione, ha fatto entrare il nostro Luca Giaccone a casa sua.

NUOVA CASA - «Io ho detto che potevamo anche chiedere aiuto a qualche ditta, invece niente - sorride Sara - Lo sai, è un testone». Falegname, muratore, scialpinista. Con una cura del dettaglio e un recupero dei materiali sempre da professionista. Dalla finestra di casa si vedono le montagne, ma non bastava: le piastrelle della cucina non sono come tutte le altre, sono in marmo nero con il profilo delle stesse montagne che si vedono della finestra, dal Mindino al Mondolè fino al Monviso.

NUOVI MATERIALI - Il passaggio a Dynafit segna un cambiamento importante, adesso è lui l’uomo di punta del marchio del leopardo delle nevi. «Sono stato quasi sorpreso della loro richiesta di ingaggio, una grande occasione per me per le prossime stagioni, perché non sarò solo atleta, ma potrò portare anche la mia esperienza nello sviluppo dei materiali: cosa che ho sempre fatto e chi mi piace moltissimo. Il materiale che ho iniziato a usare è di altissimo livello, cercherò comunque di portare i giusti feedback per renderlo ancora più performante». Un rapporto a 360 gradi che Lenceha sposato appieno.

OBIETTIVI - «Delle gare che avrei potuto vincere mi mancano una medaglia mondiale nel vertical e l’Altitoy… Quest’anno il mio obiettivo è fissato: i Mondiali e poi La Grande Course, Adamello e Mezzalama. Una bella sfida, ma ci proverò. Mondiali e aggiungo Coppa del Mondo che credo che saranno una questione tutta in casa azzurra. Gli svizzeri probabilmente vorranno fare bene nei Mondiali in casa, magari Palzer esploderà, come ha fatto Herrmann lo scorso anno, ma non c’è più Kilian; i francesi li vedo un po’ in calo, e di solito non ci sono tante sorprese: si sa quali sono i favoriti e alla fine vincono sempre quelli. E allora i rivali più agguerriti saranno i miei compagni di Nazionale ed Esercito. Discorso un po’ diverso per La Grande Course, ma lì possiamo mettere in campo la nostra esperienza in gare del genere».

Il SET-UP DI LENCE - Che materiali usa Damiano Lenzi in gara? Scarponi DNA by Pierre Gignoux, ma anche DNA Pintech, soprattutto per vertical e gare veloci non troppo lunghe in abbinamento con l’attacco P49 (insieme sono il set up più leggero al mondo). Come sci sceglie il DNA da 162 cm, con tuning 0.5 e lamine 88°. Attacco, bastoni e casco della linea DNA. Zaino Race Pro. E per gli allenamenti? Scarpone Carbonio by Pierre Gignoux per un maggiore comfort, 80 grammi in più non si sentono. Tutina RC Racing. E per la corsa due le scarpe utilizzate: Alpine Pro e Feline Up.


Zabardast, disponibile gratuitamente su YouTube il film della spedizione freeride in Pakistan

Se vi siete persi Zabardast, uno degli ‘snow-movie’ più attesi dell’anno, da ieri sera lo potete vedere integralmente su Youtube. Prodotta da Picture Organic Clothing e Almo Film, la pellicola di 54 minuti è diretta da Jêrome Tanon. Un giorno Thomas Delfino, sfogliando distrattamente libri in una libreria, s’imbatte in Le più belle montagne del mondo e rimane ipnotizzato da una cima pakistana. Un pendio troppo bello per essere vero. Da quel momento diventa la sua ossessione. La vetta in questione è la torre nord Biacherani in una delle zone più remote del Paese. E l’obiettivo diventa organizzare una spedizione di freerider e cercare di sciarla.

Girato in 4k, il film vede la partecipazione degli skier Léo Taillefer e Thomas Delfino e dello snowboarder Zak Mills. È a tutti gli effetti il diario di un’incredibile avventura freeride in una delle zone più remote del pianeta, che ha comportato un loop di 150 chilometri in autosufficienza, con slitte cariche di cibo liofilizzato, pannelli solari e tende. «Ho pensato il film come un diario collettivo e per questo ho chiesto ai protagonisti di scrivere ogni giorno una pagina di testo e il risultato finale è la trasposizione di questo viaggio, anche intimo, di ognuno di loro» ha detto il regista. Il viaggio è durato cinque settimane e ha comportato la partenza dal villaggio di Askole e la traversata del selvaggio ghiacciaio Nobande Sobande. Fino a qui la crew ha potuto contare sull’aiuto dei portatori Balti, poi tre settimane in totale autosufficienza. Superato lo Skam La Pass, a quota 5.660 metri, la spedizione ha raggiunto il ghiacciaio Sim Gang e lo Snow Lake Basin, uno dei luoghi più belli del mondo. Il rientro è avvenuto lungo il ghiacciaio Biafo. Zabardast non è solo sci, ma è anche un viaggio verso Islamabad con treni, improbabili motociclette, cavalli, un viaggio fatto di tanti incontri. Nel team, oltre agli sciatori, anche Helias Millerioux, Guida alpina di Chamonix con all’attivo oltre 15 spedizioni, e l’alpinista Yannick Graziani, con diversi 8.000 in curriculum. QUI SOTTO PUOI VEDERE LA VERSIONE COMPLETA DEL FILM

https://youtu.be/AkigzUFr3ys