Parole dall'UTMR
UTMB e UTMR differiscono per una sola lettera, e hanno varie cose in comune, ma non potrebbero essere più diverse.
Ad unirle c’è prima di tutto una persona, Lizzy Hawker, un’estrosa atleta britannica, trasferitasi da qualche anno in Svizzera, che la prima gara l’ha vinta cinque volte, mentre la seconda se l’è inventata. Di uguale c’è la sostanza: si tratta in entrambi i casi del giro completo attorno ad uno dei principali massicci delle Alpi Occidentali, il Monte Bianco in un caso, il Monte Rosa nell’altro. Di simile hanno la lunghezza, entrambe sui 170 km, mentre già nel dislivello le differenze iniziano a diventare significative: circa 10.000 per il giro intorno al Bianco, 11.600 abbondanti per quello intorno al Rosa.
Tutto il resto, beh, è completamente diverso, e la rappresentazione più efficace di questa differenza è la partenza delle due gare: migliaia di partenti assiepati alle sei del pomeriggio nella piazza centrale di una delle più rinomate località turistiche delle Alpi francesi inondata di musica a tutto volume da una parte, qualche centinaio riuniti nella piazzetta di uno sconosciuto paesino delle Alpi Svizzere nel silenzio delle quattro del mattino, dall’altra.
L’Ultra Tour del Monte Rosa parte da Grächen, nel Canton Vallese, e prima di tornarci si prende il lusso di percorrere il ponte pedonale più lungo d’Europa, di farti correre per ore con il Cervino davanti al naso, di percorrere la via più chic del centro di Zermatt, di arrampicarsi lungo il ghiacciaio del Teodulo fino all’omonimo passo a 3.231 metri, di passare in Italia sulle distese di ghiaia fra il Lago Cime Bianche e il lago de Goillet, di scendere l’incontaminato vallone di Cime Bianche, di riposare un attimo a Gressoney prima di mettere in fila le tre salite, da più di 1.300 metri di dislivello ciascuna, di Passo Salati - Colle del Turlo - Monte Moro, di tornare in Svizzera a costeggiare il maestoso lago artificiale di Mattmark e le sue cento cascate affluenti scendendo a Sass Fee, e di chiudere il giro attorno alla propaggine più a nord del massiccio del Monte Rosa, con più di 10 km di single track affacciato a strapiombo sulla Saastal, che i più percorrono durante la notte.
Impossibile dire se sia più bella o più impegnativa, perché gli scenari che tolgono il fiato per la loro bellezza sono davvero moltissimi, ma almeno altrettanti sono i tratti che lo tolgono per la loro durezza. A parte i pochi metri attrezzati sulla cima del Monte Moro e alcuni cordini di sicurezza nella parte finale, non si tratta di un percorso particolarmente tecnico, ma i chilometri su tranquille strade forestali dove lasciare andare le gambe sono molti meno di quelli su sentieri pietrosi dove correre è un affare per pochi. E in più, ci sono cinque salite da più di 1.000 metri d+, e una discesa da quasi 1.900 metri d-. L’UTMB si vince in meno di 20 ore, l’UTMR in poco meno di 30: pur tenendo conto delle differenze significative nel livello dei partecipanti, vuol dire parecchio.
Nonostante si tratti di un evento pubblico che coinvolge qualche centinaio di partecipanti e un numero nutrito di volontari, l’Ultra Tour del Monte Rosa è essenzialmente una esperienza intima. Un po’ perché il tracciato percorre un trekking poco frequentato e capita di viaggiare per ore senza incontrare nessuno. Un po’ perché per la sua durezza ti costringe più volte a scavare a fondo dentro di te, per trovare la voglia di andare avanti e le energie per riuscire a farlo. Un po’ perché quell’aria speciale che si respira lassù quando l’estate sta lasciando il posto all’autunno e l’erba gialla e la limpidezza dell’aria te lo ricordano ad ogni passo, ti spinge inevitabilmente a pensare alle stagioni della tua vita, con le loro giornate azzurre e le loro notti buie.
Per chi ama il trail running, per chi sogna il Tor dopo averlo fatto molte volte o sperando di riuscire a correrlo un giorno, per chi si commuove davanti al Cervino o al candore abbagliante di un ghiacciaio, l’UTMR è una gara da fare, assolutamente. Ed è assolutamente da preparare bene. Se vi piacerebbe, ma pensate di non averne le forze, potete provarlo nella versione a tappe: stesso percorso, ma diviso su quattro giornate, con pasti e notti normali nel mezzo.
Il sapore, naturalmente, sarà completamente diverso
Rossignol inaugura la stagione invernale con un video sull'attesa della neve
Otto storie, sette paesi, diversi stili, livelli ed età ma in comune l’amore per la montagna e per lo sci. Un video di un minuto per raccontare l’attesa dell’inverno, la diversità delle community di sciatori in tutto il mondo e l’unicità delle emozioni della prima discesa della stagione. Una seggiovia comincia a salire in Grecia, mentre in Giappone compaiono i primi fiocchi di neve e in Canada una famiglia indossa le tute da sci. Ai quattro angoli del pianeta, gli sciatori condividono la stessa impazienza: occhi puntati sulle cime e sogni di neve farinosa in testa. Tra attesa e speranza, grandi e piccini sono concentrati su un unico obiettivo: l’apertura della stagione. Il video di lancio della stagione invernale 23/24 di Rossignol si chiama 'Every Mountain', every face” ed è realizzato dall’agenzia El Flamingo al ritmo di un cuore che batte, accelerando all’avvicinarsi della prima discesa dell’inverno.
È Un messaggio di inclusione. Anche se ogni regione ha un’identità unica e un proprio carattere, tutti gli appassionati di sport della neve parlano la stessa lingua. Un linguaggio universale, come i sorrisi che illuminano i volti e le risate che scoppiano all’unisono quando si rimettono gli sci. Su ogni montagna, su ogni volto, l’inverno è espressione di pura gioia, qualunque sia la community, la disciplina preferita o il livello di pratica.

Salomon rende pubblici gli studi sulla LCA
Nel tentativo di creare un sistema di riferimento per l'industria degli sport sulla neve il brand
leader degli sport invernali rende pubbliche le sue ricerche in materia di innovazione e di
misurazione dell'impatto ambientale
Salomon, leader mondiale nelle attrezzature per gli sport invernali, presenta oggi i dati delle ricerche sul ciclo di vita (LCA) dei prodotti per gli sport sulla neve, condotta sulla linea di articoli sci e snowboard dell'azienda. Lo studio, iniziato nel 2019, è stato intrapreso con l'obiettivo di comprendere con un approccio scientifico l'impatto ambientale dell'intera offerta di prodotti Salomon. Ora, il team di sport invernali rende pubblici i risultati per aiutare l'industria degli sport sulla neve a generare interesse affinché il settore propenda verso una progettazione più sostenibile dei prodotti.
La valutazione del ciclo di vita (LCA) dei suoi prodotti consente ai diversi team sci e outdoor dell'azienda francese, che vanta 76 anni di esperienza, di individuare l'impatto ambientale di ogni fase del processo di produzione del prodotto: dall'approvvigionamento dei materiali fino alla gestione della conclusione del ciclo di vita di ogni articolo. In questo modo, il processo LCA fornisce informazioni scientifiche direttamente alla strategia climatica aziendale di Salomon. Per
vedere i grafici delle LCA su specifici prodotti per gli sport invernali cliccare il seguente LINK.
«Misurando l'impatto dei nostri prodotti e condividendo i nostri risultati, desideriamo contribuire alla trasformazione del nostro settore», afferma Xavier Le Guen, VP di Salomon Winter Sports Equipment. «Un anno dopo l'approvazione del nostro Science Based Target, stiamo convalidando i nostri sforzi con questo studio sulla gestione del ciclo di vita ed effettuando un’evoluzione dei nostri sistemi interni per consentire ai nostri team di prodotto di quantificare e divulgare l'impatto di CO2 dei nostri prodotti. L'obiettivo è sviluppare una metodologia per calcolare l'impatto ambientale di tutte le attrezzature per gli sport invernali. Questo potrebbe essere il presupposto di un futuro sistema di certificazione delle prestazioni ambientali dei prodotti».
Il lavoro di LCA svolto dal team di sostenibilità dei prodotti Salomon è un passo fondamentale della strategia Change our Tomorrow 2030 dell’azienda e dell'obiettivo di ridurre le proprie emissioni assolute di anidride carbonica del 30% entro il 2030 (rispetto a un valore di riferimento del 2019). Questo impegno fa parte della storica adesione di Salomon nel 2018 alla Carta dell'Industria della Moda delle Nazioni Unite per l'Azione per il Clima (UNFICCA) al Patto per il Clima SIA firmato nel 2021. Salomon ha inoltre fissato l'obiettivo di una trasparenza del 100% sugli impatti ambientali dei prodotti, ovvero la visualizzazione dei criteri ecologici di tutti i prodotti entro il 2025.

Torna l'Ultra Trail del Lago Maggiore
From lake to sky across Wilderness, manca poco al III Craft UTLM
Al via tra poche settimane la terza edizione del CRAFT Ultra Trail del Lago Maggiore, nel weekend di Sabato 30 Settembre e Domenica 1 Ottobre con partenza e arrivo dal capoluogo piemontese di Verbania. Un evento unico che unisce il trail running alla storia, alle tradizioni culturali, all'enogastronomia e ai panorami mozzafiato di un percorso che custodisce ancora numerosi segreti, grazie alla sua vasta area"wild" del Parco Nazionale della Val Grande, la più estesa in tutto il territorio italiano. L’evento di richiamo ormai internazionale è organizzato dall’Associazione Sportiva SPORT PRO-MOTION A.S.D.
Un evento che offre distanze e percorsi per tutti i gusti: WILD da 81K/5.200 D+ dedicata a chi ama le lunghe distanze, BRAVE 52K/3.100 D+, SCENIC da 37K/2.100 D+ e SUNSETda 18K/700D+, aperta anche ai camminatori in versione non competitiva, per la quale non è quindi necessario essere in possesso di tesseramento FIDAL e certificato medico agonistico.
Tutte le gare tranne la SUNSET avranno partenza e arrivo dal nuovo Lungolago pedonale di Verbania Pallanza, sulle sponde del Lago Maggiore e andranno a toccare le più belle cime del Parco Nazionale dellaVal Grande con un panorama mozzafiato non solo sul Lago Maggiore, ma anche il Lago di Mergozzo e il Lago D’Orta, piccole perle della zona della provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
https://www.youtube.com/watch?v=OxYXG0bsPpI
New entry nella famiglia Sport PRO-MOTION ASD e nuovo title sponsor il brand di calzature da running e trail running CRAFT. Consolidata la partnership con il megastore SPORTWAY di Gravellona Toce, lo sport nutrition ENERVIT e l'azienda torinese di attrezzature e abbigliamento per la montagna FERRINO, che da oltre 150 anni accompagna gli appassionati di outdoor nelle loro avventure.
Le iscrizioni sono aperte sul sito ufficiale dell'evento.
L'UTMB parla americano
La prima volta di uno statunitense sul gradino più alto del podio della gara più famosa del mondo e una storica doppietta al maschile e al femminile, oltre a quella maschile per il primo e secondo posto. La ventesima edizione dell’UTMB si è colorata di stelle e strisce. Per merito di Jim Walmsley, Courtney Dauwalter e Zach Miller. Walmsley, che da due anni risiede nella zona del Beaufortain per allenarsi sui sentieri dell’UTMB, è arrivato a Chamonix sabato in 19h37'43’’. Appena scalato il Col de la Croix du Bonhomme, erano in testa in tre: Evans, Miller e Walmsley. Una volta superata Courmayeur, intorno alle 2 del mattino, l'americano è passato in testa, seguito solo dal suo connazionale. I due non si sono staccati fino al Col de la Forclaz, poco prima delle 10, quando l'accelerazione finale di Jim ha fatto capitolare Miller, che ha chiuso comunque sotto le 20 ore (19h58’58’’). Terzo il francesce Germain Grangier in 20h10'52’’. La top ten, nell’ordine: Mathieu Blanchard (FRA), Lodovic Pommeret (FRA), Thibaut Garrivier (FRA), Tyler Green (USA), Hannes Namberger (DE), Arthur Joyeux Bouillon (FRA) e Baptiste Chassagne (FRA).
La terza vittoria di Courtnery Dauwalter, che fa segnare uno strepitoso tris stagionale con Hardrock 100 e Wester States con tempi record, non è avvenuta senza difficoltà. «Non appena ho superato Champex-Lac e per tutta la seconda parte del percorso, è stata davvero dura per me: il mio stomaco non ha retto» ha detto al traguardo. L’americana ha tagliato il traguardo di Chamonix in 23h29'14’’, davanti alla tedesca Katharina Hartmuth (24h10’52’’) e alla francese Blondine L’Hirondel (24h22’50’’).

Petzl Legend Tour Italia sbarca in Sardegna
La storia dell'arrampicata sportiva sarda raccontata in quattro episodi, online a partire da lunedì 4 settembre
Un viaggio tra le scogliere e il calcare dell'isola che negli anni si è guadagnata un posto di diritto tra le top climbing destinations europee, grazie alla qualità della roccia e alla bellezza e unicità dei paesaggi che offre. Petzl racconta in quattro episodi, disponibili online sul canale youtub del brand ogni lunedì per quattro settimane a partire dal 4 settembre, la storia dell'arrampicata in Sardegna, ripercorrendone le tappe attraverso i luoghi e i protagonisti che, a partire dalla metà degli anni ottanta, furono e sono tutt'ora in grado di valorizzare un territorio unico nel suo genere.
I nomi che sentirete nominare più volte sono quelli storici di Heinz Mariacher, Manolo, Bruno Pederiva, Enzo Lecis, Gianluca Piras, passando per Maurizio Oviglia, Rolando Larcher, fino ad arrivare a Federica Mingolla (e molti altri ancora). Tutti nomi che hanno partecipato attivamente allo sviluppo della verticalità sarda, coniugando quel giusto mix di creatività, innovazione e follia che ci permette oggi di scalare in alcuni dei luoghi più iconici, che saranno protagonisti delle puntate del tour.
Si parla delle pareti di Cala Gonone e di Cala Goloritze, con la sua splendida guglia, dove è possibile scalare a picco sul mare in un ambiente selvaggio; di Masua e Domusnovas, dove di fatto è nata l'arrampicata in Sardegna. Si passa poi nel terzo episodio a Jerzu e ai suoi strapiombi, per terminare questo viaggio a Gorropu, iconico canyon che ospita la via Hotel Supramonte, di recente ripetuta da Federica.
«Alla fine di questo viaggio abbiamo scoperto non solo un pezzetto di storia dell’arrampicata sportiva ma soprattutto la bellezza di questa terra, delle sue distanze da viaggiare che restituiscono un senso di libertà senza eguali. Il nostro augurio è che il passaggio di ogni climber sia in punta di piedi e che quest’isola resti così, selvaggia e autentica com’è sempre stata».
Troverete gli episodi disponibili a questo link: https://www.youtube.com/@PetzlSportVideos

È arrivata la nuova Ribelle Run Kalibra con Boa
Scarpa presenta le novità skyrunning per la stagione F/W, due modelli sviluppati in collaborazione con l'atleta Philipp Ausserhofer e BOA
La famiglia Ribelle si amplia con due nuovi modelli dedicati al mondo dello skyrunning. Sviluppate in collaborazione con il talentuoso trail runner altoatesino Philipp Ausserhofer e con Boa, azienda leader nel settore delle allacciature per calzature, Ribelle Run Kalibra HT e Ribelle Run Kalibra ST sono la punta di diamante di SCARPA per la stagione autunno inverno 2023.
Dotate del sistema di chiusura brevettato Wrap360, che avvolge il piede a 360° per garantire massimo controllo e stabilità, utilizzano il nuovo quadrante Li2 che permette una regolazione micrometrica precisa in entrambe le direzioni.
La scelta di sviluppare due scarpe molto simili eppure molto diverse tra loro nasce dalla necessità degli atleti di utilizzare prodotti specifici per le diverse tipologie di terreno. Ribelle Run Kalibra HT è pensata per i terreni rocciosi, dove l'assorbimento dell'impatto, la resistenza dei materiali e una suola che eviti la penetrazione di pietre appuntite sono fondamentali. la versione LT invece è indicata per i terreni fangosi e bagnati, tipici della stagione autunnale, dove il grip viene garantito da un'adeguata tassellatura e dall'utilizzo di gomme in grado di aderire adeguatamente ai fondi umidi.

«La Scarpa Kalibra HT – commenta Ausserhofer - è una scarpa versatile, particolarmente confortevole sui terreni tecnici. Il sistema BOA migliora notevolmente la tenuta della scarpa e aumenta la precisione nella corsa. Si ha la sensazione che la scarpa racchiuda il piede e si adatti come una seconda pelle. Soprattutto nella zona del tallone. Una scarpa davvero divertente da indossare e correre».
Le scarpe sono state presentate al Chamonix nei giorni scorsi in occasione dell'UTMB Mont Blanc, evento perfetto per metterne in risalto le qualità. Le troverete disponibili nei rivenditori autorizzati e online, su www.scarpa.com, al prezzo consigliato di 189,00€.
INTENSE, l'avanguardia della tecnologia Millet
La prima calzatura da trail running Made in France di Millet che combina performance e
innovazione tecnologica per una visione dell’outdoor sempre più moderna e...responsabile!
Millet, marchio francese di abbigliamento outdoor che da oltre 100 anni scrive la storia dell’alpinismo accompagnando con i propri equipaggiamenti i grandi nomi della montagna, presenta la sua prima calzatura da trail running made in France, sviluppata presso lo stabilimento Advanced Shoe Factory 4.0 (A.S.F. 4.0) del gruppo Chamatex, nell’Ardèche. Frutto del desiderio di evolversi insieme alla montagna e di essere al fianco delle nuove generazioni che oggi si approcciano ad essa in modo diverso. A.S.F. 4.0 è il primo stabilimento automatizzato di calzature sportive in Francia, un progetto di ampio respiro nato nel 2020 e parzialmente finanziato da Millet che consentirà di localizzare la produzione nei territori limitrofi e di limitare notevolmente i costi di trasporto. Unità di produzione all’avanguardia dell’innovazione, lo
stabilimento oggi occupa una ventina di persone e nutre l’ambizione di raggiungere una capacità di prototipazione e produzione che permetterà prossimamente di assemblare 500.000 paia di calzature all’anno. Sostenendo questo progetto incentrato sull’innovazione sostenibile, Millet continua ad imprimere la sua visione moderna nel campo dell’outdoor e apre la strada alla rilocalizzazione durevole di un settore essenziale del mercato. Il marchio, sin dalle sue origini impegnato a rispettare l’ambiente e che punta a diventare un’impresa rigenerativa entro il 2030, ritiene infatti che l’industria tessile e outdoor debba mettersi costantemente in discussione per affrontare l’urgenza climatica, rispettando le necessità delle generazioni future e delle risorse a disposizione.
La calzatura INTENSE è realizzata interamente in tessuto Matryx® -tessitura tecnica di fili di nylon e kevlar brevettata da Chamatex - che le conferisce
tenuta, traspirabilità e elevata resistenza all’abrasione. La guaina PU idrofoba del filo permette di migliorare l’evacuazione dell’umidità e accelera l’asciugatura. La calzatura è perfettamente adatta alla pratica del trail grazie alla suola esterna Michelin® Reattiva che offre un’aderenza perfetta per un peso di soli 500 gr e un drop di 6 mm. La suola intermedia è realizzata in EVA riciclato al 25%, mentre due inserti in EVA ad alta densità sono riportati a livello del tallone e delle dita del piede per una maggiore protezione dagli urti e dagli elementi esterni.
TEGU, l'infradito degli sportivi
TEGU è l’infradito attenta alla sostenibilità. Ammortizzata, comoda e versatile, con dettagli ispirati all'arrampicata.
Scarpa pensa all'estate e sorprende con l'uscita di TEGU, l'infradito da approach alla spiaggia. Il prodotto è stato concepito in ottica green, con suola PRESA (riciclata al 35%) con tasselli poco pronunciati per un'ottima presa ed una buona sensibilità. L’intersuola in EVA (BASE BIO 30% - riciclata al 20%) con inserti in microfibra. La tomaia è realizzata con cinturini in pelle PU vegana con morbida fodera in microfibra per il massimo comfort (riciclato al 55%), puntali in tessuto di poliestere (riciclato al 54%) e laccio in poliestere (riciclato al 54%).
Il prodotto perfetto per le vostre avventure in riva al mare. Disponibile online su scarpa.com e presso i rivenditori specializzati.
https://www.youtube.com/watch?v=W6EQBE0umJU&feature=youtu.be
MEHT, il successo della V edizione
Più di 1000 atleti provenienti da tutto il mondo per l'evento sponsorizzato da Ferrino con partenza e arrivo a Macugnaga, al cospetto del maestoso Monte Rosa.
Si è conclusa la V edizione del MEHT, un evento di livello internazionale che si riconferma una delle più amate gare di trail running nel panorama italiano. Un’edizione cominciata sabato 29 Luglio con una bella giornata di sole a illuminare la parete Est del Monte Rosa in tutta la sua maestosità. Le cose si sono complicate in serata per il maltempo, ma tutto è stato gestito nella massima sicurezza grazie alla sinergica collaborazione tra il team di Sport Pro-Motion e il gruppo del Soccorso Alpino di Macugnaga.
Correre sotto la Est del Rosa regala sempre grandi emozioni e conquista chi ha la fortuna di ritrovarsi in questi luoghi meravigliosi per la prima volta. Primi tra tutti per la BRUTAL 103K la coppia di americani provenienti dall’Oregon che ha conquistato i gradini più alti del podio: Zach Viollet ( 14h 53m) e la compagna Kaitlin Allen ( 17h 33m) arrivata al traguardo sotto la pioggia.
“La gara è fantastica, una perfetta combinazione di divertimento,
posti meravigliosi e sana competizione.
Mi piacerebbe ritornare!”
KAITHLIN ALLEN, Oregon, USA
“Un MEHT indimenticabile, una gara difficile con salite e discese
molto ripide e panorami mozzafiato.
Il Monte Rosa è incredibile, tutto è stato perfetto!”
ZACH VIOLET, Oregon, USA
Le classifiche complete sono disponibili sul sito www.endu.net .
CMUR - 173 km con vista Cervino
La Cervino Matterhorn Ultra Race ripercorre gran parte del trekking “Il Tour del Cervino” che ogni escursionista di alto livello sogna di fare almeno una volta nella vita. I panorami sono ineguagliabili e la sensazione di trovarsi sperduti nelle montagne mentre si superano passi e vallate è davvero forte.
Quando al termine di una gara ti viene il dubbio che quella che hai corso sia paragonabile al Tor de Geants, vuol dire che è stato qualcosa di veramente eccezionale, perché in Italia, e forse nel mondo, di gare come quella che parte ed arriva a Courmayeur, ce ne sono poche. Ebbene, la Cervino Matterhorn Ultra Race questo dubbio te lo fa venire eccome, sia per la sua durezza, sia per la sua bellezza.
Sulla carta è poco meno di una cento miglia con 12.000 metri di dislivello, ma le cifre non sono sufficienti a spiegare la preparazione necessaria a tornare a Cervinia dopo aver fatto tutto il giro al “più nobile scoglio d’Europa”, e chi pensasse di potercela fare solo perché è arrivato in fondo ad un UTMB o anche ad un Adamello Ultra Trail, si sbaglia di grosso. Le salite mediamente non sono lunghissime, ma sono quasi tutte molto ripide, e quella con il dislivello maggiore è posta al chilometro 150: 1.650 metri D+ che partono dai 1.600 metri di Zermatt, per arrivare agli oltre 3.300 metri del Rifugio Teodulo, con gli ultimi 400 metri su ghiacciaio. Il terreno è molto vario, ma, tolti un paio di chilometri di forestale della interminabile discesa verso Les Haudères, una decina di chilometri di asfalto, e gli 11 km di discesa su sterrato che portano all’arrivo (da percorrere però con 160 km già nelle gambe), è sempre impegnativo. Impegnativo-divertente in alcuni casi, come nelle due prime salite e discese che portano la gara in Svizzera attraversando il ghiacciaio di Arolla, nel lungo tratto in quota dove si corre, in senso contrario, la mitica “Sierre-Zinal”, o nella lunga ascesa al Teodulo; impegnativo-impegnativo in altri, come nella discesa sul e dopo il ghiacciaio di cui sopra, o nel lungo traverso dopo l’Europahütte; impegnativo-massacrante nei 5 km di pietraia sconnessa poco dopo il centesimo chilometro. E sarebbe riduttivo definire “tecnico” il tracciato, perché quello della CMUR è semplicemente un terreno “di montagna”, nel senso più pieno: niente di estremo, pochi metri con un cordino di sicurezza a fianco, ma montagna in tutte le sue sfaccettature, e moltissimi tratti in cui non è necessario “fare attenzione”, ma avercela connaturata al proprio passo, per l’esperienza maturata negli anni, quell’attenzione.















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Dopo il 50% risicato di finisher della prima edizione, quest’anno la Cervino Matterhorn Ultra Race è riuscita a portare al traguardo tre quarti dei partenti, ma la sensazione è che più che aver funzionato alcuni correttivi (come il raddoppio delle basi vita e l’anticipo della partenza di 4 ore), c’è stata una maggiore consapevolezza al momento dell’iscrizione. È una gara che chiede tantissimo, troppo, se non sei davvero preparato, ma quello che dà in cambio è straordinario. Non è solo questione di bellezza del paesaggio (su cui comunque ci sarebbe da scrivere delle pagine, tanto che un filmato girato in praticamente qualsiasi punto del tracciato, farebbe più gola dei teaser della maggior parte delle gare in circolazione) quanto piuttosto della forza con cui in questo paesaggio la CMUR ti ci conficca.
La partenza a 2.000 metri, con il Cervino davanti al naso fin da prima del via, ti fa già capire con gli occhi cosa ti aspetta, ma poi ci sono due salite durissime che lo spiegano anche alle gambe, e poi un tratto su ghiacciaio che prosegue con chilometri di morene, dove il ghiacciaio non c’è più ma è evidente che c’era,
e tu sei lì sospeso a correre fra il presente e il passato remoto e, dove sei, inizi a capirlo anche con qualcos’altro, che neanche capisci cosa sia. Fra il cinquantesimo e il centesimo chilometro, il terreno diventa meno impegnativo, le rocce e i ghiacciai ti lasciano un po’ di respiro, intorno a te rimane tutto bellissimo, ma più “morbido”.
E tu allora devi spingere un po’ di più, perché sei in gara, perché se non lo fai qui ci metterai una vita ad arrivare in fondo, perché quelle salite e quelle discese e quei laghi e quei boschi semplicemente ti chiedono di farlo. Salvo poi ricordarti che però non sarai mai tu a comandare, in quei 5 km di pietraia dove ad ogni passo devi
chiedere alla montagna il permesso di restare in piedi. Poi arrivi alla valle di Zermatt, ed al posto del tappeto rosso, che ti aspetteresti prima del galà degli ultimi 20 chilometri, ti ritrovi a lottare con altimetria tutta strappi e cambi di terreno, che prima di depositarti nella cittadina ai piedi del Cervino sembra chiederti di dimostrare che tu te lo meriti davvero, quel finale incredibile, prima di concedertelo. Se ci riesci, per te si aprono le porte del paradiso, un luogo dove ogni cellula del tuo corpo sa di aver lottato per 150 chilometri e 10.000 metri di dislivello per essere lì; dove nella tua testa non è rimasto un solo pensiero di forma compiuta e sembra piena sono di quell'aria sottile che i 3.000 metri di quota ti regalano; dove salendo lungo l’ultimo ghiacciaio, scortato dal Cervino su un lato e dal Monte Rosa sull’altro, li senti, semplicemente, tuoi fratelli.
OlmO, io corro per vendetta
l’Epica dell’Acqua celebra con uno spettacolo la leggenda dell’ultra trail Marco Olmo
Un nome o, per meglio dire, una leggenda dell’ultra trail running, in grado di evocare vittorie e imprese al di fuori di ogni schema, ma per cui la corsa ha rappresentato soprattutto un riscatto personale. Un campione che non vuole esserlo Marco Olmo, che smaschera ogni vanità offrendo a tutti, chilometro dopo chilometro, se stesso, la sua storia di profonda tenacia e la propria vulnerabile umanità. Proprio all’ultramaratoneta cuneese l’Epica dell’Acqua, la 100km in 3 tappe del Delta del Po veneto in
programma dal 13 al 15 ottobre, ha voluto dedicare il primo spettacolo di narrazione realizzato in Italia sulle sue gesta in giro per il mondo. Nasce così “OlmO, Io corro per vendetta” di Lady Godiva Teatro, scritto e diretto da Eugenio Sideri e con Enrico Caravita. Al monologo avranno la possibilità di assistere in anteprima nazionale i runner iscritti all’Epica dell’Acqua sabato 14 ottobre presso Villa Ca' Tiepolo sull’Isola di Albarella, serata che precede l’ultima tappa di questa avventura a cui parteciperà lo stesso protagonista, Marco Olmo.
Epica dell’Acqua nasce da un’idea del ravennate Alberto Marchesani, con l’organizzazione dell’ASD Gli Epici, ed è realizzata con il contributo di Confartigianato Imprese Veneto e Confartigianato Polesine, in partnership con Isola di Albarella, con il supporto del Parco Naturale Regionale Veneto del Delta del Po e con i patrocini dell’Assessorato Territorio, Parchi e Sport della Regione Veneto e dei Comuni di Adria, Porto Viro, Porto Tolle, Taglio di Po e Rosolina.
Ancora aperte le iscrizioni su epicadellacqua.it, un’esperienza di condivisione priva di competizione e all’insegna della sostenibilità, tra sport, turismo e musica.












