Trofeo Stedile solo per giovani

Domenica parte la Coppa delle Dolomiti

Con un certo anticipo sulle altre gare prende il via la Coppa delle Dolomiti con una gara riservata alle categorie giovanili: cadetti e juniores, vale a dire dai 15 ai 20 anni.
Un appuntamento molto importante, oltre che per gli atleti stessi, anche per lo staff tecnico della nazionale, Angeloni e Invernizzi che potrà così vedere all'opera le nuove leve del nostro ski-alp.
Proprio per avere un confronto diretto con la base scenderà in campo anche la nazionale giovani con i 5 atleti Ferrari, Nicolini, Stradelli, Alessandra Cazzanelli e Silvia Piccagnoni.
Saranno molti i giovanissimi in gara che ce la metteranno tutta per ben figurare in un ambito di così alto livello.
Teatro di gara la pista Rossa di Passo Rolle e la Cavallazza dove il responsabile per il Trentino Carlo Zanon ha predisposto un tracciato di 850 metri di dislivello da ripetersi due volte.


Valanghe: cominciamo male!

E potrebbe continuare peggio...

Nei giorni di metà novembre scorso ero ad Oulx, impegnato a tenere un corso di nivologia agli aspiranti maestri di sci del Piemonte e, durante l’esposizione degli argomenti, sono stato ancora una volta facile profeta: “alle prime nevi ci sarà molta gente che uscirà subito a fare attività in montagna e prima di Natale ci scapperà qualche morto”. Tre giorni dopo si sono verificati i primi incidenti in Val Bondione ed al Passo del Tonale (fortunatamente senza vittime) ed una settimana dopo ci sono scappati i primi morti: tre al Passo del Mortirolo e due sul Monte Cusna, nell’Appennino Emiliano. E domenica 28 novembre un quotidiano (preferisco tacerne il nome) informava i lettori titolando l’articolo con la solita, abusatissima frase: Valanga killer ....
Nella mia mente il sentimento di sgomento provo di fronte all’annuncio di un incidente mortale si mischia sovente ad un sentimento di perplessità quando ne apprendo le cause o le modalità. Siccome sono convinto che la valanga non sia un killer che uccide, a capriccio, chiunque capiti a tiro, quando ascolto queste notizie mi scappa di pensare ad un “tentativo di suicidio”. Mi rendo conto che anche questo concetto è altrettanto sbagliato, ma non riesco a togliermi dalla testa che, un tempo, le attività “fuori pista” iniziavano a stagione avanzata e lo sci alpinismo si svolgeva nei mesi da febbraio a maggio. Persino in ambiente militare che, secondo una certa mentalità (diffusa soprattutto tra chi non ha “fatto la naja”), fa sempre le cose a rovescio della logica, le cosiddette “escursioni invernali” avevano inizio verso la fine di gennaio. Ora lo sci alpinismo e le attività affini non hanno più stagione: già da ottobre le gambe formicolano e non importa se la prima neve non ha ancora fatto in tempo a trasformarsi ed a stabilizzarsi: “è nevicato e finalmente si può andare, perciò prendo gli sci e vado, non importa dove, ma non vedo l’ora di soddisfare la mia passione”.
Dalle poche frasi iniziali che ne davano notizia, l’incidente al Passo del Mortirolo ha coinvolto una comitiva di quattro persone che si muovevano con le racchette da neve.
Il primo pensiero che mi ha attraversato la mente è stato: tra gli sciatori-alpinisti ci sono degli incosciente, tra i racchettatori degli sprovveduti. Poi la notizia si è fatta più completa ed ho dovuto mentalmente chiedere scusa ai tre escursionisti: erano accompagnati da una Guida. Ed allora ho avuto un momento di sconforto: “anche i professionisti fanno questo, anche quelli che, per impegno professionale, dovrebbero badare alla sicurezza del cliente, perché proprio a questo scopo sono stati ingaggiati. Eppure dovrebbero essere loro, gli “esperti”, a consigliare al cliente di attendere momenti migliori; forse badano solo all’incasso di una gita?”
Non aggiungo altro: chi scampa ad una valanga sarà indiziato di reato e dovrà affrontare tutte le grane della Giustizia, cioé dovrà difendersi da un’accusa che potrebbe suonare in questi termini: “conduceva in ambiente a rischio le persone che a lui si erano affidate, sì da provocare il distacco di una valanga, ossia di un evento naturale assolutamente prevedibile in ragione delle condizioni dei luoghi e della stagione, tale, in ragione della massa di neve distaccatasi e precipitata, da assumere le caratteristiche oggettive del disastro, e tale, in concreto, da seppellire le persone che a lui si erano affidate, provocandone la morte”.
È il linguaggio pesante e complicato della Giustizia, che ho già letto più volte nei diversi casi di consulenza che mi sono stati affidati, e so che chi scampa ad una valanga di neve dovrà affrontare una valanga di accuse da parte del Pubblico Ministero, per non tacere degli avvocati di parte civile che proveranno ad aggiunge qualche aggravante, come l’imprudenza, la negligenza, l’imperizia ...
Pensate un po’ come a come sia difficile tentare una difesa da tali accuse.
Ed allora mi rivolgo a tutti coloro che fremono e si arrabbiano perché la neve è ancora scarsa: se non vi importa di rischiare la pelle, pensate a quanto può costarvi, in termini economici, la difesa da un’accusa del genere: avvocati, periti, spese processuali, ... e con la sola speranza di attenuare la pena (da 1 a 6 anni).
Ricordiamoci bene che non è necessario che ci scappi il morto per dare avvio ad una denuncia: il solo fatto di aver provocato una valanga costituisce un “reato di pericolo”, lo stesso reato che può commettere il cacciatore che transita in un luogo abitato con il fucile carico: non intende uccidere nessuno, ma potrebbe accidentalmente accadere.
Ed altrettanto vale a proposito della valanga: la valanga è un evento che potenzialmente minaccia la sicurezza delle persone, quindi si devono adottare le precauzioni opportune per evitare che ciò accada.
E non illudiamoci con la solita frase “perché dovrebbe capitare proprio a me?”
È sempre in vigore la legge di Murphy, una legge ancor più severa del Codice Penale; è quella legge che, al suo primo articolo dice: “Se esiste anche una sola possibilità che le cose possano andare male, una volta o l’altra andranno male; forse già la prossima volta.”


Video intervista a Glen Plake

Che cos'è il freeski?

Un personaggio simbolo dello sci alternativo, quello fuori dalle piste, nei canali ripidi, nelle acrobazie. La sua collaborazione con molte ditte del settore per lo sviluppo di nuove attrezzature lo pone al centro dell'attenzione e perfettamente in sintonia con la nuova moda del momento: il freeski. Fate partire il video per sentire lui cosa ne pensa.
Sul numero 76 di Ski-alper l'intervista completa e la biografia di Glen.


Ecco Ski-alper 75!

144 pagine, un nuovo formato, tutto da leggere

Qual è il miglior sci grantour fra quelli che il mercato offre? Il più leggero? Il miglior compromesso fra prestazioni e prezzo?
A queste domande abbastanza ricorrenti abbiamo provato a rispondere con un test ancora più approfondito. 32 modelli fra race e grantour sottoposti a un durissimo test sulla neve e in laboratorio.
In novembre e dicembre meglio non muoversi sugli itinerari classici e allora ecco 5 itinerari easy adatti per imparare e per proteggersi dai pericoli delle valanghe.
Lo sci ripido tratta invece le discese estreme dell'Aiguille Blanche de Peuterey e della Nord del Lyskamm. Tardivel insegna come effettuare le soste e mettere e togliere gli sci a 50°.
Fra i personaggi spicca la figura di Paolo De Chiesa ex slalomista della valanga azzurra che ormai predilige le pelli. Paolo e Sonja sono gli sciesloratori.
Un'intervista a Toni Valeruz uno dei personaggi più rappresentativi del ripido degli anni '80.
Le prove materiali iniziano con una bella infornata di scarponi provati venti giorni fa sulle nevi di Tignes, e poi attacchi e attacchini.
La parte scientifica che in questo numero comporta valanghe e psicologia: Dennis Brunod al microscopio e l'incredibile storia del cane Zacho e del ritrovamento della turista dopo 44 ore sotto la neve.
In conclusione un'ampia trattazione delle più belle gare di skyrunning dell'estate.
Ci siamo forse Ski-alper è già nella vostra edicola, forse ci arriverà certamente domani. Se non riuscite a trovarlo segnalatelo alla redazione con questa mail: skialper@mulatero.it


Francesco Civra ci racconta la sua avventura

Everest Hornbein Couloir, alla prossima

Quarantun giorni di spedizione: sul volto di Francesco Civra Dano si legge ancora oggi la fatica e lo stress di questa grande avventura. L'Hornbein Couloir non è arrivato in compenso sono state effettuate due bellissime discese su pendii incontaminati di cime mai salite dall'uomo. La prima è stata chiamata La Vallèe in onore della petite patrie, la seconda non è stata violata dal momento che Civra non è arrivato in vetta ma si è fermato sotto la meringa della vetta per poter sfruttare il pendio a 50° per un dislivello di 600 metri.
Il momento più difficile è stato il malore che ha colpito l'amico Marra: «Fortunatamente siamo riusciti a scendere piano piano a spazzaneve, se avessimo dovuto caricarlo a spalle sarebbe stato un dramma…» Per fortuna tutto sta andando per il meglio e le analisi scongiurano un danno permanente alla forte guida valdostana.
Attesa snervante di Civra e Joyeusaz per una finestra di bel tempo che non vuole arrivare. Poi la rinuncia definitiva.
Abbiamo incontrato Francesco a Morgex per un'intervista alla quale si presta molto volentieri: «Mangerei in continuazione: è l'effetto della spedizione e della quota. In ogni caso dopo una permanenza in quota così lunga sto continuando una cura preventiva a base di Cardioaspirina.»
Non ci sembra affatto scoraggiato il nostro sciatore che già pensa ad una prossima spedizione anche se ci confessa che sul Bianco qualche discesa c'è ancora, non è stato tutto fatto…»
Ne siamo certi, ma proprio perché molto è già stato fatto crediamo che quanto rimane sia davvero di estrema difficoltà.
Ecco l'intervista e alcuni filmati live girati a se stesso da Francesco durante la discesa nel gruppo dello Chantze.


Meraldi torna a Ski-alper

Da quest'anno riprende la collaborazione con l'ex atleta

Dopo qualche anno di pausa Fabio Meraldi ritorna a collaborare con la rivista Ski-alper. Grazie alla sua collaborazione e ai suoi consigli tecnici, decisamente all'avanguardia per l'epoca, Fondo e telemark da rivista per fondisti, telemarkers e scialpinisti a raspa è diventata Fondo ski-alp. Per un paio di stagioni Meraldi è stato prodigo di consigli e di chicche che a sua volta aveva imparato sul campo di gara delle più importanti competizioni internazionali. Questo, unito alla professione di guida, ha prodotto un manuale di grande successo - Ski-alp con Fabio Meraldi - che ancora oggi in Italia e Francia è considerato al top.
Gli argomenti trattati nella rubrica a lui riservata saranno di carattere tecnico, tutti di prima mano, e rivolti agli ski-alper della domenica. Ancora una volta Fabio metterà a disposizione la sua grande esperienza per facilitare l'apprendimento della tecnica migliore.
Il primo degli articoli tecnici verrà allestito per il secondo numero della stagione: dicembre 2010.
Arrivederci in edicola.


Everest Hornbein Couloir

Civra e Joyeusaz prossimi al rientro

Da fonti che riteniamo attendibili abbiamo saputo che già da domani le due guide di Courmayeur dovrebbero rientrare a Katmandu. Da ciò riteniamo che il progetto Hornbein sia per ora accantonato a causa delle condizioni meteo avverse. Saggia decisione dal momento che attaccare una nord di tremila metri di dislivello sotto l'insidia delle valanghe non sarebbe stato saggio.
Dal sito che ha accompagnato l'impresa leggiamo oggi che un'altra prima è stata effettuata a margine dell'obiettivo principale: qualche giorno fa era stata salita una cima inviolata nella zona dell'Everest alla quale è stato messo il nome di Vallée e ieri Civra Dano da solo - Joyeusaz era fermo per mal di schiena - ha risalito e disceso con gli sci (50°) una cima inviolata di 6900 metri del gruppo degli Changtse. Questa impresa è stata definita una delle più lunghe e difficili discese con gli sci per queste zone.


L'incredibile tentativo di uno ski-alper canadese

1700 metri al giorno per 365 giorni

Tra le nevi del Sud America abbiamo trovato Greg Hill, una guida alpina canadese di trentacinque anni con un sogno alquanto particolare: compiere 2 milioni di piedi (oltre 600 chilometri) di dislivello in un anno con gli sci da scialpinismo. Un ragazzo semplice con due occhi che brillano come due stelle quando inizia a parlare del suo progetto. Un vero vagabondo delle montagne che si divide tra le nevi canadesi e quelle dei vulcani cileni. Greg ora ha un unico lavoro a tempo determinato, salire ogni giorno circa 1700 metri di dislivello per 365 giorni. Proprio così, per realizzare il suo sogno deve tenere una media di 1700 metri al giorno, questo dislivello, per la gente normale, vuol dire una gita domenicale piuttosto lunga e impegnativa. La cosa che lascia senza parole è che Greg contando i giorni di viaggio o i giorni di brutto tempo alcune volte deve salire e scendere le montagne almeno un paio di volte. In questi giorni sul suo sito www.greghill.ca, i “piedi” percorsi sono 1.480.826, e secondo la sua tabella ascensionale è in ritardo di un giorno. Il suo progetto si concluderà l’ultimo giorno dell’anno a Revelstoke sulle nevi canadesi di casa sua in compagnia di tutti i suoi amici, della moglie, delle due figlie e della sorella che molte volte lo ha accompagnato in questa lunga avventura. Que te vaya bien Greg!


Kilian: record al Kilimanjaro

L'atleta catalano non finisce di stupire

Ha coperto i 4242 metri di dislivello positivo che separano Umbwe Gate (1651 m) dalla vetta della montagna (5893 m) in 5 ore 23 minuti e 50 secondi. Partito alle 7.15 è infatti arrivato in vetta alle 12.38.50.
Ma non si è accontentato di questa grande performance, infatti è subito ripartito per affrontare la discesa giungendo a Mweka Gate alle ore 14.29 per un totale di 7 ore e 14 minuti sommando salita e discesa.
Kilian ha così messo tutti d'accordo frantumando i precedenti record ufficializzati e non: 5.38 di Bruno Brunod nel 2001, 5 ore e 28 dello statunitense Sean Burch, 5 ore e 36 dell'austriaco Stangl.
L'altro tempo di riferimento per la salita e discesa era quello di un certo Mtuy con 8 ore e 27 minuti.
Per arrivare in vetta Kilian ha seguito la via più diretta e pericolosa chiamata via Umbwe di 37 km di sviluppo. Gli altri record erano stati segnati attraverso la via Marangu meno ripida e tecnica.
Bravo Kilian! Ma ce la farai a riposarti prima delle gare di ski-alp?


Erwin Striker, morte di un grande dello sci

Faceva parte della Valanga Azzurra di Thoeni e Gros

«Un grande estro, coraggio, sregolatezza. Un guascone dello sci. Se non eri troppo coraggioso e avevi lui al fianco ti infondeva una grande sicurezza. Sciava sempre al di sopra dei propri limiti. A volte si è mangiato delle medaglie per dei colpi di testa come ai Mondiali di Saint Moritz del 1974 quando aveva già l'oro della combinata in tasca e per un diverbio con Piero Gros ah voluto dimostrargli di andare più forte di lui in slalom e dopo dieci porte è saltato… Sapeva fare spettacolo: memorabili i suoi numeri in auto e in moto. A volte si faceva male per le cadute rovinose che poi riusciva ad enfatizzare nei suoi racconti. Era un buono, quando lo incontravo ancora ultimamente c'era una grande dimostrazione di amicizia e di affetto vero nel suo abbraccio. Simpatico, infondeva sicurezza e determinazione al gruppo: pur non possedendo i requisiti tecnici e fisici di atleti come Thoeni o Gros riusciva comunque ad ottenere grandi risultati grazie alla sua grande volontà e grinta…»
Questo il commento di Paolo De Chiesa mentre è in auto sta viaggiando verso Merano con Piero Gros ad incontrare la moglie di Erwin.

Geniale e intelligente anche negli ultimi anni in veste di imprenditore dello sci e della neve. Ha avuto intuizioni che hanno rivoluzionato il mercato come quella legata ai noleggi che in questi anni sono fioriti a dismisura. Determinante la sua presenza nella nascita della stazione di sci di Val Senales.
Proprio durante un nostro soggiorno a Maso Corto abbiamo avuto modo di passare qualche ora con lui ed è proprio in quell'occasione che assistetti ad una vicenda che non potrò più dimenticare: giunto a monte della funivia vestito con una tuta completa da turista tedesco che non nascondeva la pancia e i chili di troppo, ha avvicinato il gruppo della nazionale di sci alpino che si accingeva a scendere in campo per l'allenamento di gigante. Le sue considerazioni hanno suscitato l'ilarità generale ma quando ha spiegato che le gare si vincono con la testa soprattutto e che tutto il resto non conta ha colto le perplessità di un altro grande combinatista come lui: Gianfranco Martin. Ebbene l'incontro si è concluso con una sfida sul campo: «Io sono sicuro che tu non mi dai più di 8 decimi sul gigante che stanno tracciando per l'allenamento…»
Tutti, intorno, hanno creduto che Striker stesse presupponendo troppo e che la differenza di peso e di allenamento facessero pendere nettamente la bilancia in favore del Martin. Ma fra lo stupore generale, con una prova strepitosa Erwin Striker è riuscito a fermare i cronometri a soli 7 decimi dall'allora nazionale e medagliato olimpico. Grandi pacche sulla schiena e cena vinta da Erwin Striker.

Personalmente poi l'ho sempre sentito molto vicino come scelte di vita: a 19 anni ha fatto il cameriere allo Stelvio per potersi allenare. A 20 ho lavorato anch'io da Pirovano allo Stelvio per potermi preparare per gli esami da maestro e in quell'estate ho sentito parlare spesso di questo ragazzo altoatesino che lavorava duro per potersi allenare. Beh, sostanzialmente non sono state fatiche sprecate: lui è entrato in squadra e io sono diventato maestro di sci. Qualcosa in comune l'abbiamo avuto: il cameriere…


Everest Couloir Hornbein

Gianluca Marra rinuncia: edema cerebrale

I tre stanno portando avanti la fase di acclimatazione con spostamenti dal Campo Base al Base avanzato e qualche salita più in alto: purtroppo ieri il Marra ha accusato evidenti sintomi di edema cerebrale e dopo le prime cure al rientro al Campo Base ha dovuto passare la notte con l'ossigeno. Oggi è ripartito per Rongbuk da dove proseguirà per Katmandù.
Rimangono così in due: Joyeusaz e Civra Dano, ad attendere che le condizioni del tempo concedano una finestra per iniziare a pensare all'attacco vero e proprio che prevede la salita in vetta lungo l'Hornbein e la successiva discesa con gli sci lungo la stessa via..


Kilian tenta il Kilimanjaro

Obiettivo il record del tanzaniano Simon M’Tuy

Otto ore e 27 minuti questo il tempo da battere per Kilian Jornet che ormai ci ha abituato a queste grandi performance anche sulle lunghissime distanze. Dopo le 32 ore nel GR20 in Corsica, dopo la traversata dei Pirenei, dopo la splendida vittoria al Kima, eccolo ora impegnato in un nuovo tentativo. Da Machame Gate alla vetta (5895 metri) e ritorno via Mueka Camp - probabilmente - è un itinerario che di solito i buoni escursionisti/alpinisti portano a termine in 6 giorni. Stiamo a vedere che cosa combina il nostro Kilian che sta ultimando la fase di acclimatazione.