Bollettino Neve, ecco le situazioni tipiche valanghive
Su Skialper 109 tutte le informazioni sulle cinque nuove icone
Con l’arrivo della stagione invernale il Bollettino Valanghe si presenta con qualche interessante novità. Sono infatti state introdotte in via sperimentale cinque nuove icone per definire le ‘situazioni tipiche valanghive’ come spiega bene sul numero di Skialper in edicola Igor Chiambretti, responsabile tecnico dell’AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe). In realtà le ‘situazioni tipiche valanghive’ erano già state usate, a titolo sperimentale in diverse versioni (svizzere, austriache, italiane, nord americane) da alcuni servizi di previsione valanghe. Un apposito gruppo di lavoro dei servizi valanghe europei (EAWS) ha elaborato, in questi ultimi due anni, un modello unificato che sarà poi adottato in tutta Europa dalla prossima estate.
I NUOVI SIMBOLI - A ciascuna situazione è associata un’icona che favorirà la memorizzazione, l’individuazione e il riconoscimento sul terreno del problema principale. Le cinque situazioni tipiche valanghive sono: neve fresca; neve ventata; strati deboli persistenti; neve bagnata; valanghe di slittamento. Le definizioni per ciascuna situazione tipo comprendono la tipologia di valanghe attese, una descrizione della loro tipica distribuzione nello spazio e dell’ubicazione del livello debole dentro il manto nevoso, del meccanismo di distacco delle valanghe, della durata del problema e del periodo e, infine, su come identificare il problema sul terreno, oltre alle norme di comportamento.
DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di dicembre-gennaio è disponibile nelle migliori edicole e già scaricabile su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!
King Ptor
Su Skialper di dicembre-gennaio una rara intervista a Spricenieks
Immaginate uno sciatore controcorrente, che evita assolutamente la neve dura e la crosta, tanto «se la neve non è buona ci sono altre cose da fare oltre lo sci». Uno sciatore che lascia uno sponsor sicuro per potere sviluppare il proprio sci e appare raramente nei film perché non fa gare e «nessuna stupida autopromozione». Aggiungete che lo sciatore in questione non ha un account Facebook o Instagram pubblico. Ecco, questo è Ptor Spricenieks, che Davide Terraneo (da sempre suo fan) ha incontrato a Milano in autunno. Il risultato di questo incontro è la bella intervista pubblicata su Skialper di dicembre-gennaio.
DAL MT. ROBSON AL PAKISTAN - La scarsità di informazioni, unita all’assurda quantità di montagne sciate spesso in autonomia e stile alpino, ha creato un alone leggendario intorno alla figura di Ptor. Probabilmente è il più famoso e allo stesso tempo sconosciuto sciatore d’esplorazione mai esistito fino a oggi. Nel 1995, a 28 anni, dopo aver trascorso un mese in Pakistan per tentare di sciare il Nanga Parbat insieme al suo compagno Troy Jungen, riesce a venire a capo di una delle più grosse pareti non ancora sciate del nord America: la nord del Mount Robson (3.954 m) in British Coulombia. Mille metri di parete con pendenze fino a 57 gradi e una cattiva reputazione. Molti dei più forti sciatori avevano tentato la discesa, tra cui Trevor Petersen, Scott Schmidt, Steve Smaridge e il local Peter Chrzanowski, ma nessuno era stato così fortunato nel trovare le condizioni ideali del manto nevoso. Però Ptor non si è fermato dopo il Mount Robson. Vivendo da vero ski bum, con pochi beni materiali ma con una gran voglia di sciare e basta, ha lasciato la sua firma in Bolivia, Pakistan, Perù, India, Turchia. A fine anni ‘90 si è trasferito a La Grave, in Francia, dove ha conosciuto ed è diventato grande amico di Doug Coombs. Da quel momento la sua attività extra-europea è stata intervallata da discese severe sui colossi delle Alpi come Lyskamm (prima discesa del versante sud-ovest), Ortles, Monviso, Barre des Écrins, Bernina e molti altri ancora. Tra le altre imprese 20 giorni in autosufficienza sulle St. Elias Mountains dello Yukon, con la prima discesa del versante nord-ovest del Mount Vancouver (4.813 m) e della cresta nord del Mc Arthur Peak (4.300 m). Nel 2015 è uscito finalmente il suo film autobiografico, intitolato Dream Line e prodotto dal regista Bjarn Salén che, oltre a mostrare la vita passata a vagabondare per il globo con e senza sci ai piedi, racconta la sua ultima grande avventura in solitaria sull’inviolata Shina Face sul versante settentrionale del Gashot Peak (6.800 m, Pakistan). Come curriculum potrebbe andare bene?
«Per riuscire in certe realizzazioni bisogna seguire i nostri desideri, ma anche i sogni che si fanno durante la notte mentre si dorme. La gente li confonde e pensa che siano separati, invece non è così. È tutto collegato; i sogni diurni, i desideri e i sogni notturni. È questo il significato del Film».
Ptor Spricenieks
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Le migliori birre da apres-ski
Su Skialper di dicembre il nostro divertente test
L’idea ci frullava nella testa già da tempo. E poi… potevamo noi di Skialper che testiamo centinaia di prodotti all’anno esimerci dal fare una prova delle migliori birre da après-ski? Evidentemente no ed ecco, per una volta, un test diverso. Però si fa presto a dire ‘proviamo le migliori birre’, ma come si organizza questo particolare test? Quali bottiglie inserire nella selezione, dove recuperarle e soprattutto, chi le assaggia?
PREMIATA DITTA LUCA & LUCA - Il nostro particolare test team per questa volta era composto da uno dei massimi esperti in materia, Luca Giaccone, dal nostro redattore Luca Giaccone (sì, non c’è nessun refuso, si chiamano così entrambi e si assomigliano pure, ma non sono parenti…) e da qualche faccia nota negli ambienti dello skialp. Giustamente, se si vuole parlare delle migliori bottiglie per il dopo gara (o gita), bisogna prevedere anche i consumer: un atleta, Pippo Barazzuol, che abbiamo scoperto che la birra se la fa in casa, una Guida alpina, Alessio Cerrina e un allenatore di sci, freerider e gestore di rifugio (il Valasco nelle Alpi Marittime), Andrea Cismondi. E la location? Il Caffè Bertaina di Mondovì, dove lo chef Claudio ha fatto capire cosa vuol dire abbinare bicchieri e piatti…
TOP 16 - Tra le tante bottiglie, abbiamo selezionato 16 etichette, alcune artigianali, altre reperibili anche al bancone del supermercato (vabbè, per quella di Pippo dovete chiedere a lui…). Si tratta di birre di montagna perché prodotte tra i monti o nelle immediate vicinanze e soprattutto consumate tra i monti. E gli award? Ci siamo inventati anche quelli: dopogara, da meditazione, mangia&bevi, la sorpresa, relax… Ma, la domanda più importante è: si può bere birra e fare sport? Tranquilli, l’abbiamo chiesto al dottor Alessandro Da Ponte che lavora con la nazionale italiana di sci di fondo. Diciamo che se non siete proprio Michele Boscacci, qualche birretta potete concedervela! Ora che abbiamo imparato come si fa, stiamo già pensando al test per l’anno prossimo: le migliori birre di Natale!
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Scarpa piange il suo fondatore Luigi Parisotto
I funerali venerdi’ alle ore 15 ad Asolo
Se ne è andato martedì mattina Luigi Parisotto, classe 1930, socio fondatore insieme ai fratelli Francesco e Antonio, della Scarpa di Asolo, marchio leader nella produzione di scarpe da montagna e scarponi da scialpinismo. Luigi decise di intraprendere un’attività artigiana nel settore calzaturiero, a seguito di un periodo di apprendistato svolto presso alcune delle aziende della zona di quel tempo: nasce, così, il primo marchio della famiglia Parisotto, il Calzaturificio San Giorgio. Nel 1956 acquista la fabbrica e il marchio Scarpa (Società Calzaturifici Asolani Riuniti Pedemontana Anonima). Da allora sono stati anni di crescita con prodotti venduti in tutto il mondo e saliti su tutte le montagne. Luigi era una presenza costante in azienda, anche negli ultimi anni. Così viene ricordato dalla famiglia. «Uomo schietto, sincero, onesto e leale. Un innovatore, un imprenditore, un visionario che ha saputo realizzare i propri progetti e i propri sogni. È riuscito a fare tutto ciò, senza clamore, quasi silenziosamente. Lo ricorderemo come un imprenditore sempre in armonia con la famiglia, con i fratelli, con i nipoti e con tutti i dipendenti con i quali ha sempre saputo dialogare».
I funerali avranno luogo venerdì alle ore 15 in cattedrale ad Asolo.
La redazione di Skialper è vicina alla famiglia Parisotto e ai dipendenti Scarpa.
Traynard, scienziato, scialpinista e ambientalista
Su Skialper di dicembre un grande ritratto di Giorgio Daidola
Conoscevate Philippe Traynard? Probabilmente se siete scialpinisti di lunga data sì, anche perché, con la moglie Claude, ha realizzato alcune insuperate guide di itinerari sulle Alpi Occidentali. Comunque, sia che il cognome Traynard vi dica qualcosa, sia che vi risulti nuovo, è sicuramente un personaggio da conoscere meglio. E chi poteva approfondire l’argomento per i lettori di Skialper sul numero in edicola, se non Giorgio Daidola? I suoi reportage sui grandi skialper del passato sono articoli da leggere con calma, da conservare e da riprendere di tanto in tanto. Tre pagine su un padre dello scialpinismo come Philippe Traynard sono il frutto di mesi di lavoro assiduo alla ricerca di vecchi ritagli di giornale e fotografie d’epoca, di contatti con gli eredi e rilettura delle vecchie guide.
LE GUIDE - ‘101 sommets à ski’, del 1966, ‘102 sommets à ski’, del 1971 e ‘103 sommets à ski’, del 1985, insieme a quelle del tedesco Pause per la parte orientale delle Alpi, sono state delle vere bibbie che hanno permesso di rendere popolare lo scialpinismo, fino a quel momento praticato da una ristretta élite. Essenziali, senza inutili ostentazioni esibizionistiche nei testi e nelle foto, senza tanti simboli complicati per esprimere informazioni semplici, non solo offrivano su una sola doppia pagina tutte le informazioni necessarie per capire in modo chiaro le caratteristiche di una gita, ma riuscivano a comunicare davvero il desiderio di conoscere itinerari sempre nuovi, dando allo scialpinismo quella dimensione itinerante che ne fa molto di più di uno sport.
SCIENZIATO SCIALPINISTA - Philippe Traynard nasce nel 1916 e cresce in riva al mare, a Marsiglia. Laureato in matematica, è stato professore all'Università di Grenoble e rettore del Politecnico. Dal 1981 va in pensione, per occuparsi soprattutto di parchi alpini e di ecologia e, beninteso, di grande scialpinismo.
È stato, per più di dieci anni, presidente del Parc National de la Vanoise.
SCIALPINISMO DE ECOLOGIA - Traynard amava dormire in tenda (o anche sotto le stelle) con la moglie, in ogni caso il suo scialpinismo ero uno scialpinismo di raid e credeva fermamente che questo sarebbe stato il futuro dello sport con le pelli. Traynard è stato però anche un ambientalista illuminato e innovativo per certi aspetti. Era contrario a regole troppo strette ma al tempo stesso con il suo impegno riuscì ad evitare la realizzazione di una nuova grande stazione di sport invernali nel selvaggio vallone della Chavière. Qualche mese prima della sua scomparsa, nel corso di una intervista a Isabelle Mauz e Madeleine Boucard per l'AHPNE (Association Histoire de la Protection de la Nature et de L'Environnement), Philippe aveva però manifestato il suo pessimismo circa la possibilità di evitare, attraverso iniziative di tipo ecologico, il degrado ambientale. Aveva infatti capito una cosa fondamentale, che purtroppo anche gli ecologisti non riescono o non vogliono a capire. E cioè che la causa prima del degrado ambientale va ricercata nella spaventosa crescita demografica degli ultimi cento anni, crescita che sarà la causa prima dell'erosione degli ultimi spazi naturali e del loro deterioramento. Philippe aveva anche aggiunto che, soprattutto il mare e le coste, hanno ormai subito danni irreversibili, mentre in montagna uno spazio considerevole è ancora salvo, grazie agli interventi di salvaguardia.
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Nadir Maguet, il Mago è diventato grande
Su Skialper di dicembre un'ampia intervista allo skialper valdostano
Quando in riunione di redazione ci siamo interrogati sul personaggio da intervistare nella sezione Up & Down, siamo rimasti un po’ sul vago. Li abbiamo fatti quasi tutti… Neanche il tempo di riagiornarci che… Nadir Maguet è andato a vincere il vertical di Fully con un tempone, battendo Urban Zemmer e Kilian Jornet. Scialpinista, runner, giovane: chi se non lui? Ecco come è nata l’intervista allo scialpinista della nazionale e del Centro Sportivo Esercito pubblicata su Skialper di dicembre, disponibile in edicola e su app iOS e Android.
POCHI MA BUONI - Il fatto è che il ‘Mago’ lo conosciamo bene noi di Skialper e ha fatto parte anche dei nostri testatori di attrezzatura. Dunque, compito non facile perché quando conosci una persona spesso ti sembra di sapere e avere già detto/scritto tutto. Poi magari non è così ma… Per questo abbiamo trattato tutti gli argomenti possibili, spaziando dagli allenamenti al running, dallo skialp agli hobby. E abbiamo scoperto che Nadir, dietro a risultati top, cela tanta normalità. «Sembra impossibile, ma non ho così tanti dati degli allenamenti… Vedo altri atleti con carichi impressionanti che io onestamente in questo momento non riuscirei a sostenere. Vado per gradi anche qui, più qualità e meno quantità».
ANIMA SKIALP - «Essere arrivato primo a Fully davanti a Zemmer, Moletto e Kilian, ma soprattutto il tempo, 30’17”, mi hanno dato una convinzione maggiore. Una vittoria con le gambe e con la testa: adesso ci credo ancora di più. Devo migliorare certo, ma ho capito che posso alzare il mio limite, che ho le potenzialità per fare qualcosa di buono per il futuro. Le gare d’estate mi danno stimoli, motivazioni, la possibilità di mettermi in gioco, mi piace l’ambiente, ma resto sempre uno scialpinista, questo è certo».
ALIMENTAZIONE - «Se ti dico cosa ho mangiato prima di Fully non ci credi che il giorno dopo sia riuscito a vincere… In questo momento non ho regole precise: faccio attenzione ,questo sì, i prodotti sono spesso e km 0 e naturali, visto che arrivano dal mio orto».
Per saperne di più… c’è l’intervista completa nella sezione Up & Down del numero in edicola!
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Itinerari d'inizio stagione: al Colle e a Cima Croce
Su Skialper di dicembre con Denis Trento per una sciata molto panoramica
La data di stampa della rivista si avvicina. Il timone, la ‘mappa’ con tutti gli articoli da inserire nella rivista, è definito, tranne qualche piccolo dettaglio. Però… però mancherebbe un itinerario scialpinistico d’inizio stagione. Di solito si lavora con mesi di anticipo e spesso gli articoli pubblicati a dicembre 2016 sono stati messi in cantiere a dicembre 2015. Se non fosse che la scorsa stagione è stata decisamente avara di neve, soprattutto all’inizio e non abbiamo nulla in archivio. Cosa si fa?
METEO - Finalmente a novembre una perturbazione scarica un bel po’ di polvere bianca sulla Valle d’Aosta. Con frenesia cerchiamo di organizzare un’uscita, prima che qualche rialzo termico renda inutili i nostri sforzi. A inizio stagione succede, purtroppo. Inizia il giro delle chiamate. La prima cosa è trovare un fotografo che sappia mettere le pelli e scendere in sicurezza (e purtroppo non sono molti), ma in Valle non ci sono problemi, c’è Stefano Jeantet. Lavora con i campioni del Centro Sportivo Esercito, da questo punto di vista è una garanzia. Sul livello fotografico non si discute.
DENIS - In seconda battuta parte la ricerca della Guida per decidere itinerario e uscita. Perché non Denis Trento, che chiunque frequenta la montagna con pelli e sci conosce? Denis unisce quel pizzico di brio che dà l’andare veloci a una solida conoscenza della zona del Monte Bianco.
PANORAMA - Così ne viene fuori un itinerario insolito, perché poco conosciuto, almeno dagli italiani. Siamo stati nella zona sopra il Colle San carlo, tra Morgex e La Thuile, una delle più panoramiche, con lo sguardo che corre sulla catena del Monte Bianco nella sua totalità. La meta sono Col o Cima Croce. Itinerari ideali a inizio stagione, per ‘fare gamba’, ma mai banali. Oltre agli itinerari che consigliamo nelle schede dell’articolo, la conca sopra il lago è una bella palestra sciistica, con diverse esposizioni e anche due discese impegnative come la nord del Mont Colmet, intorno ai 40 gradi, oppure la Becca Pognenta, esposta e a 50°. Itinerari che richiedono ottima valutazione delle condizioni e accesso alpinistico.
COME È ANDATA - Purtroppo le temperature hanno iniziato a salire e il meteo, previsto abbastanza bello e in miglioramento, non è stato tale da fare aprire il cielo a sufficienza per garantirci quei panorami sul Monte Bianco che avrebbero reso ancora più spettacolare l’itinerario. Ma Denis e Stefano si sono divertiti lo stesso, come chiunque sceglierà questi itinerari. È il bello di proporre sempre esperienze in presa diretta, senza troppi filtri tra la realtà e la carta patinata. Almeno noi la pensiamo così…
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Mi faccio lo sci
Su Skialper di dicembre 7 storie dietro a 7 sci costruiti in garage
Quando in redazione abbiamo pensato di realizzare un servizio sugli sci costruiti artigianalmente, ci è venuto subito un dubbio: come mettere insieme piccoli marchi che producono piccoli numeri e semplici appassionati che hanno iniziato a produrre attrezzi per passione? Così abbiamo coniato il termine ‘garagisti’ e deciso che è cosa ben diversa costruirsi il proprio sci in cantina e produrne, seppur pochi, per venderli. Anche se, a giudicare dalle sensazioni quando li abbiamo messi sulla neve, gli sci ‘home made’ hanno poco da invidiare ad alcuni modelli prodotti da piccole e grandi aziende. Almeno come feeling sulla neve. Insomma… fatto in casa non significa grossolano, ma ricercato, particolare. Come è andata a finire? Che su Skialper 109 di dicembre-gennaio pubblichiamo 16 pagine frutto del reportage realizzato dal direttore Claudio Primavesi e dai fotografi Federico Ravassard e Ralf Brunel andando a visitare sette ‘garagisti’, da Portogruaro a Prali. Un servizio on the road (quasi 2.000 km…) che ci ha fatto venire voglia di provare anche noi a costruirci questi benedetti sci in garage.
Topsheet in palissandro o ulivo? Se ti costruisci lo sci lo decidi tu... #buildyourski #Skialper109 Una foto pubblicata da Skialper (@skialper) in data:
BACKSTAGE - «Lavoravo qui, proprio dove ora c’è il Berimbau, un locale per aperitivi… solo che qualche anno fa c’era un negozio di articoli sportivi» ha detto Fabrizio Bellotto, il primo ‘garagista’ che abbiamo visitato, a Portogruaro, dove l’aria sa di mare e di laguna. E infatti i suoi sci sfruttano un po’ di know-how marino, se è vero che le vernici sono quelle utilizzate per le barche e che il fratello si è costruito, pezzo su pezzo, proprio un’imbarcazione. Appuntamento dopo il lavoro, un giovedì di metà novembre, alle 18 e… la prima sera è finita a pane, salame e sci, da veri appassionati. Poi rotta su Lorenzago di Cadore dove Massimo de Michiel, con la moglie Debora, produce autentici siluri all mountain. L’atelier è un romantico fienile d’epoca, tanto old style fuori quanto ordinato all’interno. Il tempo di caricare altre due paia di sci sull’auto e, sotto una nevicata di buon auspicio, eccoci passare per Misurina imbiancata in direzione di Riscone, dove Andreas Recla ci ha mostrato la pressa sotto vuoto con vista su un poster di Playboy: qui nascono i 15 sci a marchio Traam. «Potremmo produrne anche 30, lo abbiamo fatto in passato, ma sarebbero troppi» ha detto questo maestro di sci che si diverte a farsi gli sci con altri due amici. Siamo arrivati a venerdì sera e dove abbiamo pensato di passare il fine settimana? A imparare come si fanno gli sci.
TUTTI A SCUOLA - Sabato mattina, ore 8. In un vicolo a pochi passi dal centro di Innsbruck c’è una vecchia macelleria. Una decina degli oltre 200 ‘alunni’ che passano di qui ogni anno inizia ad ascoltare la lezione dei ‘prof’ Michael e Peter. Lamina, taglia, resina, metti in forno (con una pausa pranzo a base di wurstel) ed è subito ora di cena. Una birretta con Peter e l’appuntamento è per domenica mattina. Eccoci pronti per vedere l’estrazione degli sci dalla pressa e gli ‘alunni’ con maschera e tuta intenti a togliere le parti in eccesso e a rifinire gli sci. Si parte, prossima tappa Piemonte.
PIEMONTE - Giusto il tempo di cambiare valigia e lunedì mattina eccoci in una frazione di Ala di Stura, dove Guido Rosa produce i suoi Rabot Ski. Il Piemonte si è ritagliato un posto sul gradino più alto del podio nella speciale classifica degli sci ‘home made’, con ben tre produttori: martedì infatti appuntamento nella grigia periferia torinese con Massimiliano Celano. Prima di salire venerdì a Prali con Andrea Domard ed Edoardo Neirotti, Ralf Brunel è andato a trovare Francesco Chiocchetti nella sua segheria di Moena, dove nascono gli sci Pelin: suo padre era scettico sulle possibilità di Francesco di farcela ed ecco che da una sfida sono nati due attrezzi in un unico massello di legno e carbonio ‘race oriented’. L’ultima battuta? La lasciamo a Massimliano Celano: «Non è difficile fare un buono sci, ma uno sci bello». Sarà vero?
SULLA NEVE - Sì, visto che gli sci li abbiamo anche provati, possiamo dire che di attrezzi brutti non ne abbiamo trovati. Dopo avere passato sotto i piedi centinaia di modelli della Buyer’s Guide, Niccolò Zarattini, in una nevosa (quanto umida) giornata di fine novembre ha messo alla frusta i bolidi home made sulle nevi di Cervinia. E ha scoperto che Massimliano Celano aveva ragione… Leggete l’articolo pubblicato su Skialper 109 per capire perché.
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Nella nebbia, stiamo provando qualche sci 'home made'... #buildyourski #Skialper109 Una foto pubblicata da Skialper (@skialper) in data:
Gia' disponibile su app Skialper 109 di dicembre
Un numero all’insegna della neve, dagli sci artigianali agli itinerari
È già scaricabile in versione app iOS e Android il numero 109 di Skialper (6 euro, 176 pagine) di dicembre-gennaio e sarà in vendita nelle migliori edicole a partire dai prossimi giorni. Un numero con in copertina - e non poteva essere altrimenti - la neve, la polvere che ha già imbiancato tante cime. Uno scatto del fotografo svedese Mattias Fredriksson, con uno sciatore che disegna curve nel bosco tra gli sbuffi. Un numero tutto da leggere, con tante proposte di inizio stagione.
MI FACCIO LO SCI - Facile a dirsi, ma non sempre semplice nella pratica. Eppure sono in tanti a costruirsi gli sci in garage. E vengono pure bene… Siamo stati ’on the road’ tra Veneto, Trentino, Alto-Adige, Austria e Piemonte per raccontarvi le storie di sette appassionati che ce l’hanno fatta. E poi abbiamo varcato la soglia di una vecchia macelleria di Innsbruck dove ogni anno 200 persone imparano a costruire con le proprie mani lo sci dei loro sogni. E… non contenti, gli sci home made li abbiamo anche messi sulla neve. Un dossier da leggere tutto d’un fiato e da conservare.
SORPRESE D’INIZIO STAGIONE - Prime pellate, ma dove? Per esempio nel settore sopra il Col San Carlo, con vista Monte Bianco, in Valle d’Aosta, dove ci conduce Denis Trento. Un ‘parco giochi’ molto panoramico con discese e salite per tutti i gusti, perfetto alle prime nevicate. E non è neanche troppo conosciuto…
FANTASTICO CARESER - 13 cime da concatenare, accanto al ghiacciaio del Careser, nelle in Alta Val di Peio, con un tour scialpinistico di estrema eleganza e di grande respiro consigliato da Omar Oprandi. Magari è meglio farlo in primavera, con la neve trasformata e senza dovere battere traccia nella powder, altrimenti diventa lunga… però è meglio programmarlo già da ora, in versione turistica o fast & light. E anche per le due opzioni vi proponiamo i consigli di Omar sull’attrezzatura da portare.
INTO THE WOOD - I bollettini per sono chiari: non sarà una spruzzata, si parla di punte di più di 50 ghelli. Quota neve sui 900-1.000 metri. Vento sul finire dell'episodio. Antenne dritte di rigore, non si può scherzare cercando pendii aperti e troppo esposti all'azione di eolo. La risposta è semplice: domani si va per boschi! E noi vi consigliamo sei itinerari sulle Alpi Occidentali.
BIRRA E SAI COSA BEVI - Era lo slogan di una famosa pubblicità di qualche tempo fa. Ma anche skialper e runner sanno cosa bevono, perché la birretta è una delle bevande più amate per il dopo gita (o dopo gara). Allora noi che testiamo tutto, abbiamo pensato di provare anche le migliore etichette alpine. Facendo coordinare i nostri testatori da Luca Giaccone (no, non è il ‘nostro’ Luca, ma un omonimo), uno dei massimi esperti italiani in materia. E abbiamo provato anche la birra fatta in casa da Pippo Barazzuol…
115 E NON SENTIRLI - Sì, 115 millimetri di larghezza al centro dello sci. Uno scialpinismo che strizza l’occhio al freeride. Bello, ma da praticare con qualche accorgimento. A partire dall’utilizzo delle pelli. Per novelli Bruno Compagnet, ecco i consigli della redazione tecnica di Skialper e di Danilo Noro di XL Mountain. Un pratico abc per salire e scendere in sicurezza con due bestie sotto i piedi.
KING PTOR - Ptor Spricenieks rappresenta tutto ciò che si può definire avventura estrema. In 30 anni ha girato il globo con i suoi sci, collezionando un sacco di discese nuove in posti remoti e sperduti. Quasi sempre da solo, quasi sempre in autosufficienza. Vive a La Grave, utilizza degli strani sci che sembrano una via mezzo tra lo snowboard e il surf da onda e ha sciato per primo la nord del Mount Robson (3.954 m) in British Columbia: mille metri con pendenze fino a 57 gradi e una cattiva reputazione. Abbiamo intervistato il protagonista del film Dream Line. Decisamente un anticonformista delle nevi.
PICCOLE GRANDI MONTAGNE - Una neve imprevedibile, che può presentarsi in tutte le sue consistenze anche durante un'unica giornata. Un vento che può superare i 200 chilometri all’ora e modellare creste e pendii con forza ed eleganza. Un panorama sconfinato che, nelle giornate più limpide, abbraccia a sud la superficie luccicante del Mar Ligure da dove emergono le sagome della Corsica e delle isole dell’Arcipelago Toscano e a nord, oltre la Pianura Padana, la quasi totalità del lontano arco alpino dal Monte Rosa alle Prealpi Venete. Le piccole cime del crinale che divide Emilia e Toscana formano un confine e un diaframma geografico, culturale e climatico tra Europa e Mediterraneo. E propongono salite e discese corte ma ripide, da provare con piccozza e sci.
TAVIELA: RIPIDO PER TUTTI I GUSTI - Si parte da quota 3.600, ma si può arrivare a 3.000 con la funivia. Stiamo parlando di Punta Taviela, sopra Peio, in Trentino. Una piramide che apre le porte su diversi canali che si tuffano ripidi verso valle. È la nostra proposta splitboard del mese, ma naturalmente anche gli sci sono benvenuti…
PHILIPPE TRAYNARD - Le sue guide agli itinerari scialpinistici e ai grandi raid sono un must tra gli appassionati. Ma anche la vita di questo ingegnere francese, morto a 93 anni quasi con gli sci ai piedi, è un racconto entusiasmante. Giorgio Daidola ci guida alla scoperta di uno dei padri dello skialp.
MAI PIÙ SENZA AIRBAG - Sono l’accessorio del momento e le novità non sono poche, con l’introduzione sul mercato del secondo sistema a ventola dopo quello di Black Diamond, firmato Arc’teryx. Vi proponiamo una panoramica sui principali highlight nel mondo degli airbag.
SOTTO - Spesso si dà più importanza a quello che appare, ma l’underwear tecnico è fondamentale per la riuscita di un’escursione. Vi presentiamo le principali novità in un servizio fotografico per il quale si sono prestate anche due modelle d’eccezione, le campioncine dello sci club Bogn da Nia Giorgia Felicetti e Melanie Ploner.
NEW BALANCE FRESH FOAM HIERRO - La versione 2 della famosa scarpa da trail è profondamente diversa dalla prima. Siamo tra le prime riviste al mondo ad avere avuto tra le mani un esemplare del modello che sarà in vendita a gennaio e ve la presentiamo accuratamente, in attesa di testarla.
LOG IN - Tante storie, gli appuntamenti da non perdere, il rifugio del mese, i libri da mettere sulla mensola, il viaggio, le gite di stagione, la vetrina con le idee per i regali di Natale. La sezione iniziale della rivista è stata completamente rivisitata!
BIZZARO E ‘ROUGE’ - Ritorna l’opinione ‘Pensieri Bizzarri’, curata da Leonardo Bizzaro ed entra un nuovo opinionista, Roberto ‘rouge’ Rossi.
TLT7 CARBONIO & MYTHIC VERTICAL 87 - Due degli attrezzi più attesi, lo scarpone TLT7 Carbonio di Dynafit e lo sci Mythic Vertical 87 di Dynastar al banco e in prova sulla neve.
UP & DOWN - Un’ampia intervista a Nadir Maguet, tutti gli atleti più promettenti delle categorie giovanili, visti in azione all’Adamello Ski Raid Junior, le novità dalle gare FISI e dai circuiti locali, ma anche le ultime dal mondo dello skyrunning e del trail: interviste, notizie, anticipazioni nella sezione dedicata al mondo delle gare.
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Le prime sequenze di Solitary
Il 9 dicembre verra' proiettato a Courmayeur
È uno dei film di sci più attesi. In Solitude Piers Solomon si lascia alle spalle le piste tracciate e si dedica al backcountry in Giappone, nella British Columbia e infine in Svizzera, il suo Paese natale. Un film di DPS Cinematic. Il video è composto da una serie di filmati provenienti da luoghi diversi, che mostrano la passione di Piers verso lo scialpinismo e la neve fresca. In questi giorni è stata rilasciata una piccola anteprima che vi invitiamo a guardare sognando metri e metri di neve fresca.
SOLITARY IN TOUR - Il video è solo un assaggio del film, che verrà proiettato in tutta Europa e anche in Italia (Courmayeur, 9 dicembre), a dicembre. Nell’occasione sarà possibile incontrare anche Piers Solomon.
PIERS SOLOMON - Ha iniziato a partecipare alle gare di sci molto giovane, dedicandosi al freeski per divertimento. Ha sempre amato lo sci e non ha mai voluto trovare un lavoro “normale”: voleva trasformare la propria passione in un lavoro a tempo pieno. All’età di 18 anni ha incontrato il fotografo Oskar Enander e ha iniziato a scattare fotografie con lui nella sua città natale di Engelberg, in Svizzera. Scia con DPS ed è ambassador di Patagonia.
Come allenarsi al meglio in palestra
Ecco come ottimizzare gli allenamenti se si abita in citta
HIIT - Se il tempo è tiranno e le montagne lontane, bisogna cercare di puntare almeno sull'intensità dell'allenamento. Una delle tendenze del momento nei club di fitness sono i programmi di HIIT (high intensity interval training). Le sedute di allenamento si basano su sequenze di esercizi che possono durare da pochi secondi (per i lavori di forza) fino a vari minuti (per i lavori aerobici) ed essere eseguiti, nel caso degli esercizi aerobici, con percentuali comprese tra l'80% e il 95% della frequenza cardiaca massima mentre per gli esercizi di forza invece il carico può essere può essere quello che consente di fare al massimo 12-15 ripetizioni.
HIT - L'allenamento, quindi, consiste nell'alternare periodi di lavoro a periodi di recupero, per una durata totale compresa tra i 20 e i 60 minuti. Un'altra modalità di eseguire un allenamento ad alta intensità è quella di sostituire la fase di recupero con un altro esercizio, creando quindi una sessione di allenamento estremamente intenso, con una durata molto inferiore agli allenamenti tradizionali. In questo caso l'acronimo HIIT perderebbe una I, quella relativa all'intervallo, e diventerebbe quindi un High Intensity Training (HIT). Due o tre allenamenti alla settimana possono essere sufficienti a patto di dedicare almeno un giorno del fine settimana ad una uscita in montagna con 1000 m.
DOPO LA BICI - Abbiamo passato estate e autunno in bici? Alleniamoci al cambiamento. I mesi estivi sono per eccellenza quelli in cui la bici può essere goduta al massimo, è quindi frequente vedere skialper incalliti accumulare km su km in sella alla specialissima. E bene fanno! La bici mantiene un'ottima efficienza cardiovascolare, aiuta a rimanere in peso (o addirittura a dimagrire) e comporta un basso rischio di incorrere in patologie muscolo-tendinee. Bisogna comunque tenere conto che il ritorno sugli sci non è così automatico. Se la resistenza di base è buona, bisogna comunque pensare che l'azione dei muscoli delle gambe è diversa e che braccia e spalle non vengono allenati quando si pedala. La transizione deve quindi prevedere di effettuare delle uscite in montagna percorrendo delle salite sostenute con l'aiuto dei bastoncini. Con questi allenamenti si ritroverà la spinta degli arti superiori e si utilizzeranno i glutei ed i femorali con un movimento che si avvicina a quello dello scialpinismo. Attenzione ad affrontare le discese! La bicicletta non allena i muscoli alla contrazione eccentrica, quella che si genera scendendo, quando i quadricipiti devono frenare ad ogni passo. Attenzione! Nei 3-4 giorni dopo la prima uscita in montagna sarà naturale accusare dolori muscolari anche intensi che però scompariranno dopo 3-4 uscite di questo tipo.
DOPO IL TRAIL - Se invece l'estate e l'autunno ci hanno visto macinare migliaia di metri di dislivello e km di trail, gran parte del lavoro è già fatto. Considerando che la corsa in montagna presenta stimoli neuromuscolari molto vicini e quelli dello scialpinismo, l'unico consiglio è di curare la forza muscolare con esercizi con i pesi: semplici movimenti come trazioni e piegamenti con le braccia, affondi e mezzi squat con le gambe oltre che ai soliti esercizi di core stability saranno la rifinitura indispensabile per presentarsi in gran forma alle prime uscite con sci e pelli.
Jimmy Pellegrini da record sul Mezzocorona
Nuovo record mondiale di dislivello positivo in 24 ore
Una domenica ‘bestiale’ quella di Jimmy Pellegrini: per 32 volte è salito sulla montagna di Mezzocorona, il tutto in 23 ore e 52 minuti e oltre 20.000 metri di dislivello: un record, il nuovo record mondiale di dislivello positivo in 24 ore. «Non ho ancora capito se sono 20.416 o 20.380, ma è un dettaglio - spiega il runner di Laghetti di Egna, portacolori del team Mammut -. Abito in zona e a forza di vedere la montagna davanti mi son detto chissà quante volte riesco a salirla in un giorno? Il record era un fatto secondario. Poi un amico ha iniziato a coinvolgere i responsabili della Funivia Monte di Mezzocorona, il sindaco, l’assessore allo sport: l’idea è piaciuta e domenica mattina sono partito con uno stimolo maggiore. Nelle prime dieci salite e discese sono andato forte con una media di 35 minuti, poi ho avuto un calo, ma ho sperimentato i microsonni da 10 minuti. Due volte e sono stati rigeneranti: così nel finale salivo e e scendevo in 40 minuti. Una bella soddisfazione, anche perché non cercata all’inizio».