Marco De Gasperi diventa brand manager Scarpa per il trail running
«La fiamma è ancora troppo accesa, non mi accontenterò di fare la mezz’oretta da pensionato, voglio ancora provare a togliermi delle soddisfazioni nel trail, soprattutto sulle distanze ultra». Partiamo dalla fine, rewind. Poco fa abbiamo terminato di parlare con Marco De Gasperi proprio mentre rientrava in auto da Asolo verso la sua Bormio. La notizia del Dega brand manager per il trail running in Scarpa era troppo ghiotta per relegarla a un semplice comunicato stampa. Perché Marco De Gasperi rappresenta per il movimento della corsa in natura quello che Kilian Jornet rappresenta per il fast and light in montagna. Il palmarès di Marco parla da solo: sei titoli di Campione del Mondo di Corsa in Montagna, una medaglia da Campione europeo, undici Coppe del Mondo, due titoli Europei di Skyrunning, senza dimenticare le imprese che l’hanno portato a realizzare dei record che non venivano infranti da oltre vent’anni. E una carriera - non ancora finita, a giudicare dal virgolettato che riportiamo sopra - che spazia dalle prime, eroiche, gare di skyrunning degli anni ‘90 alla corsa in montagna e all’ultra-trail. Non puoi liquidare con una velina l’arrivo di uno così dietro alla scrivania (si fa per dire) dove si decidono le strategie di uno dei marchi che hanno fatto la storia calzaturiera dell’Italia alpina.
I rumours erano già nell’aria da settimane, da quando De Gasperi aveva annunciato il suo addio ai Carabinieri, ma mancava l’ufficialità sul marchio e il ruolo. Si pensava soprattutto allo sviluppo dei prodotti. Invece non è così, o almeno non è solo così. «Mi occupo di prodotto, naturalmente, ma il mio ruolo va oltre, sono il referente per tutta l’area del trail running, dagli eventi, agli atleti, fino alle gare perché c’è l’idea forte di portare la tradizione e l’immagine di Scarpa, leader nell’hiking, nell’alpinismo, nell’arrampicata e nello scialpinismo, anche nel mondo della corsa in natura, partendo da prodotti già affermati per fare un ulteriore salto in avanti e consolidare la reputazione tra chi corre». Forse non è il momento più felice per iniziare una nuova avventura, ma tu sei abituato a stringere i denti… «Ti confesso che quando è iniziata l’emergenza ho pensato che un’azienda in questo momento così difficile per tutti avrebbe potuto dire ‘fermiamoci un attimo, aspettiamo’, invece in Scarpa non si sono fermati perché c’è una grande voglia di affermarsi come leader anche nel trail, perché è un passo che non si può più rinviare. E questo mi dà ancora più energie». È un lavoro che passa più per lo sviluppo dei prodotti o per l’immagine? «Passa da tutte le parti, lo dice il mio ruolo stesso. Partiamo da scarpe valide e dal grande know-how del marchio, poi dobbiamo creare un vero team partendo dagli ottimi atleti che già abbiamo, dobbiamo creare lo spirito di gruppo, perché gli atleti vanno aiutati; dobbiamo stringere accordi con gare importanti e vicine alla nostra idea di montagna e di trail». Quando parli di atleti hai già qualche idea per il futuro? «Credo che non ci sia un team che, al femminile, ha i punti ITRA del nostro: penso a Elisa (Desco, ndr), a Francesca Canepa, ma anche a Ilaria Veronese e a Silvia Rampazzo che ha fatto la storia del marchio nel trail e che in qualche modo vogliamo che rimanga legata a noi. Però vorrei anche fare crescere dei giovani, abbiamo già inserito Luca Del Pero e Lorenzo Beltrami, nei quali credo. Ci sono Daniel Jung e Gil Pintarelli, che sono forti, e a livello internazionale continueremo con Joe Grant e Hillary Gerardi, ma non ti nascondo che mi piacerebbe anche fare entrare qualche nome top a livello internazionale. Questa stagione, vista anche la situazione, servirà per creare lo spirito di gruppo e rodarci». La tua lunga esperienza cosa ti dice: dove sta andando il trail running? «C’è una fetta sempre più grande di principianti, che arrivano al trail dalla città o dalla corsa, non dalla montagna, e che cercano scarpe comode e sicure e ci sono aziende di altri mondi che credono sempre di più nel trail, questo è il trend più forte che vedo, però non va dimenticato l’appassionato che arriva dal nostro mondo, che è sempre più appassionato ed esigente».
Che ambiente hai trovato ad Asolo? «Un bel gruppo, giovane, con tanta voglia di emergere. Io ho portato la mia esperienza, che è soprattutto tecnica e sportiva, poi sono loro che hanno dato forma alle scarpe e credo che, un po’ perché il trail lo consente, un po’ perché è un campo dove c’è più libertà rispetto al grande heritage del marchio, abbiano dato ancora più sfogo alle loro doti creative». Dunque, quando vedremo le prime scarpe dove c’è anche il tuo zampino? «Già nella collezione primavera-estate 2021». Troverai il tempo di allenarti, visto che hai confessato che le scarpe al chiodo non hai intenzione di appenderle? «Spero di riuscire a togliermi delle soddisfazioni, perché non ho raggiunto ancora tutti i miei obiettivi, e poi stare all’interno del team mi può aiutare a essere un brand manager migliore». Allenatore in campo, per vincere. In bocca al lupo Marco.
Quattro posti nel Rookie Team Hoka One One
Rookie Team, l’avventura continua. Il progetto giovani di Hoka One One è pronto a ripartire con il passaggio di testimone da Marco De Gasperi a Franco Collé.
La selezione è riservata ai ragazzi tra i 18 e 22 anni. Per partecipare bisogna compilare il format online fino al 15 maggio.
Entro la fine di maggio saranno sciolte le riserve e resi noti i nomi dei 4 fortunati (ragazzi o ragazze) che entreranno a far parte del team 2020 affiancando i ragazzi già presenti nella passata stagione. Partecipazione a eventi mitici, team building, raduni, materiale tecnico di altissimo livello e non solo tra i plus. Un vero progetto per correre e crescere insieme. «I giovani sono il futuro - ha detto Franco Collé, ma spesso si approcciano al mondo dell’outdoor running in solitaria, da autodidatti. Ho quindi cercato di mettermi al loro posto e capire di cosa avessero bisogno perché questa esperienza possa essere proficua da ogni punto di vista. Oltre alla fornitura di materiale tecnico, faremo conoscere loro alcuni campioni del Team Hoka One One, con i quali potranno allenarsi e confrontarsi. Se il perdurare della pandemia non ci permetterà di portarli a delle gare clou, punteremo a dei meeting nei quali fare accrescere lo spirito di Team. Insomma, mi piacerebbe farli migliorare come atleti e come persone».
Bob Crowley nuovo presidente ITRA
Cambio al vertice dell’ITRA (International Trail Running Association) che ha annunciato lo scorso 14 aprile l'elezione dello statunitense Bob Crowley come presidente e la nomina di José Carlos Santos come direttore operativo. Bob, residente in California, è stato eletto all'unanimità presidente di ITRA dallo Steering Commettee dell'organizzazione. Sostituisce Michel Poletti, che ha rassegnato le dimissioni da presidente dopo aver co-fondato e guidato l'organizzazione per sei anni e mezzo. Bob è stato eletto nel comitato direttivo di ITRA nel 2019 e successivamente eletto nel comitato esecutivo. Ha iniziato a correre nel 1990. Nei due decenni successivi è stato finisher di oltre 100 gare di ultra distanza, tra cui Western States 100 Mile Endurance Run, Hardrock 100 negli Stati Uniti e Tor des Géants.
Bob è stato uno dei primi membri del Trail Animals Running Club (TARC) nel New England, USA, nel 1996 e da allora fa parte del comitato direttivo. Il numero dei membri iscritti è attualmente di circa 6.000 atleti e il Club organizza 12 eventi di trail running che coinvolgono migliaia di corridori ogni anno. Ha iniziato la sua carriera come imprenditore nel settore della televisione via cavo e successivamente nelle software house.
Il portoghese José Carlos Santos è stato nominato direttore operativo di ITRA e ne guiderà il team, oltre che seguire il lavoro quotidiano. José è uno dei membri fondatore di ITRA, oltre che membro del comitato esecutivo e del comitato direttivo sin dalla sua istituzione, nel 2013. José ha iniziato a correre nel 1995, partecipando presto a gare di ultra distanza come l'Ultra Trail du Mont Blanc. Santos è anche uno dei fondatori dell'Associazione portoghese di trail running (ATRP), nata nel 2012. Ha inoltre guidato la nazionale portoghese di trail ai primi Campionati del mondo di trail ed è stato nominato allenatore della nazionale dalla ATRP e dalla Federazione portoghese di atletica leggera, posizione che occupa ancora. José ha conseguito la laurea specialistica in Training Planning in High Performance and Sports Training Medicine presso la facoltà di scienze motorie.
Ripresa agonistica? Troppo alto il rischio giuridico
L'elenco delle gare annullate, o rinviate, si allunga di giorno in giorno. Ma quando si potrà realisticamente tornare a correre in un trail o una sky marathon? Difficile a dirsi, di sicuro fino alla fine dello stato di emergenza, cioè il 31 luglio, appare improbabile che possa svolgersi una gara, alla luce anche dei rischi giuridici ai quali andrebbero incontro gli organizzatori. A questo proposito la FISKY, una delle federazioni coinvolte nell'organizzazione di eventi, ha preso una posizione chiara comunicando che «fino al 31 luglio 2020 non sono autorizzate manifestazioni che fanno riferimento alla nostra Federazione, salvo eventuali nuove disposizioni delle competenti autorità». Sull'argomento abbiamo chiesto un parere all'avvocato Flavio Saltarelli.
La ripresa agonistica per l’oudoor running non è dietro l’angolo. Sino a che il Covid 19 rappresenterà un probabile pericolo, anche giuridicamente sarà assai sconsigliabile gareggiare, se non a condizione di enormi rischi ed improponibili sforzi, anche economici, delle organizzazioni. Questo è ciò che ho in estrema sintesi risposto in questi giorni ai numerosi organizzatori di competizioni di trail e skyrunning i quali mi hanno interpellato domandandomi: Quando potremo riprendere a correre in gara? Che cosa eventualmente si rischia?.
La responsabilità degli organizzatori (come costruita dalla giurisprudenza) a tutela degli atleti si configura allorquando in gara gli atleti medesimi incorrano in pregiudizi non imprevedibili e riconducibili, secondo la miglior scienza ed esperienza, al comportamento colposo degli organizzatori. Ad oggi l’unica certezza per garantire la salute dal Covid 19 pare essere il mantenimento di un’adeguata distanza di sicurezza; distanza di sicurezza che non sarebbe ipotizzabile tenere ed assicurare in tutti i momenti delle competizioni di trail e skyrunning. Infatti, anche eventuali partenze a cronometro, non impedirebbero frazioni di gara caratterizzate da estrema vicinanza tra gli atleti (pensiamo ad esempio ai sorpassi); senza poi voler considerare le difficoltà di poter fruire della necessaria e tempestiva assistenza medica in loco.
Solo, dunque, attraverso un quasi impossibile monitoraggio temporalmente aggiornato con relativa certificazione della salute degli ammessi alla partenza gli organizzatori potrebbero tutelarsi, dimostrando di non essere in colpa in ipotesi di successivi sintomi da virus accusati dagli atleti partecipanti, sintomi la cui eziologia potesse essere riconducibile all’ambito della gara.
In via preliminare va ricordato che la colpa (intesa come imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, ordini, regolamenti e discipline) è l’elemento costitutivo della responsabilità civile e penale; colpa che viene meno - di fatto - solo quando gli organizzatori sono in grado di dimostrare di aver assunto ogni precauzione a garanzia della salute degli atleti.
Sotto il profilo normativo, ai fini della responsabilità civile rileva l’art. 2043 del Codice civ. laddove obbliga il risarcimento di ogni danno conseguente a fatti lesivi ingiusti patiti; per quanto attiene la responsabilità penale le fattispecie di reato ipotizzabili sono, invece, quelle di lesioni ed omicidio colposo.
Più difficile - ma non impossibile - , inoltre, configurare a carico degli organizzatori, in ipotesi di scoppio di focolaio in seguito alla gara organizzata, il gravissimo reato di epidemia di cui all’art. 438 Codice Penale, il quale prevede: Chiunque cagiona un'epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l'ergastolo. Trattasi di delitto che ha come elemento costitutivo il dolo (la volontarietà e la consapevolezza di cagionare l’epidemia) ma non impossibile da configurarsi anche nel caso di evento non voluto, ma frutto di comportamento gravemente imprudente, in quanto nel nostro ordinamento esiste anche il cosiddetto dolo eventuale che ricorre ove un soggetto - pur non volendo cagionare specificatamente un evento - essendo consapevole del pericolo, o dovendo esserlo, corre il rischio di cagionarlo e l’evento si verifica.
Da ultimo, non è remota la possibilità di finire alla sbarra per delitto colposo contro la salute pubblica, fattispecie prevista e punita dall’art. 452 del Codice penale che punisce con la reclusione da uno a cinque anni chiunque commette, per colpa, appunto, uno dei fatti preveduti dall’articolo 438 Cp., cioè contribuisce anche per imperizia o imprudenza al diffondersi di un’epidemia.
Cresce il team RaidLight, in Italia e all'estero
Sono sempre di più gli atleti che hanno scelto le scarpe da trail running RaidLight, a conferma della validità della collezione lanciata solo un anno fa dal marchio francese. Una collezione che è stata progettata in Italia, nei laboratori del Gruppo Rossignol di Montebelluna, nel cuore del distretto della calzatura sportiva. Dopo Nathalie Mauclair, Christophe Le Saux e Maite Maiora tra i top internazionali si è aggiunto anche lo spagnolo Jordi Gamito, che in palmarès ha risultati prestigiosi come la vittoria al Grand Raid Réunion o il terzo posto all’UTMB-Ultra Trail du Mont Blanc e al MIUT-Madeira Island Ultra Trail. A livello italiano ritorna il Team Raidlight Italia con due nuovi ingressi – il bergamasco Donatello Rota e il sardo Sandro Solinas – che vanno ad aggiungersi a Nicola Bassi, Stefano Trisconi, Daniel Degasperi, Mauri Basso, Roberto Fregona, Tommaso De Mottoni, Roberto Scandiuzzo e Laura Palluello. Sono proprio gli atleti i principali collaudatori delle scarpe RaidLight che per la nuova stagione si presentano con nuovi colori molto cool e sempre fedeli all’hashtag no time for compromise. Quattro modelli di calzature che accontentano tutti i runner off road, dalla strada bianca al single track, dall’appassionato all’atleta elite. Revolutiv, Responsiv XP, Ultra e Dynamic sono inoltre le prime scarpe del mondo trail a utilizzare la tecnologia NFC: avvicinando lo smartphone alle calzature si possono visualizzare maggiori informazioni sui singoli modelli e su RaidLight.
MEDIE E LUNGHE DISTANZE: RESPONSIV ULTRA
La parola chiave per capire la Responsiv Ultra, nell’aspetto simile ad altre calzature massimaliste, è cushioning dinamico e durevole. Infatti l’idea RaidLight di cushioning non è legata solo alla morbidezza. Perché sulla distanza il piede deve essere sostenuto, perché quando si è stanchi c’è bisogno di un aiuto. Così l'intersuola è in EVA iniettata a bassa compressione per rilasciare con gradualità e nel tempo la giusta ammortizzazione ed evitare che l’intersuola ‘si sfondi’ dopo tanti chilometri. La forma RL Relax Last è ampia con un profilo della punta arrotondato per garantire comfort fino a distanze molto lunghe, quando i piedi si gonfiano e tendono ad allungarsi.
Drop: 6 mm
Peso: 270 g
Colori: Black/Lime Green - Lime Green/Blue (uomo) Pink/Light Blue (donna)
Prezzo: 140 €
Tecnologie
RL Relax Last: una forma studiata appositamente per garantire alla scarpa maggiore comfort, grazie alla punta arrotondata e al “relax fit” che evita anche nelle lunghe distanze il senso di costrizione del piede
Intersuola ad alto cushioning: in EVA iniettato di alta qualità capace di donare alla scarpa un’ammortizzazione duratura nel tempo
M-Lock Band: tecnologia che evita la costrizione del piede e aiuta l’equilibrio con la naturale dilatazione che si verifica dopo molte ore di corsa grazie a una fascia di compressione elastica (band) posizionata sopra la parte superiore, che dà sostegno senza limitare il flusso sanguigno
Sottopiede con tecnologia Sensor3: da un’idea sviluppata dal centro ricerche del Gruppo Rossignol, nasce la tecnologia Sensor3: un sottopiede di densità variabile dotato di tre zone destinate ad assorbire gli urti derivanti dall’impatto della corsa. Questo assicura un maggior ritorno di energia e si traduce in una migliore ammortizzazione e quindi in un maggior comfort durante la corsa, anche su lunghe distanze
Puntale rinforzato: per proteggere la parte anteriore del piede
Supporto anatomico del tallone: grazie a un supporto interno del piede la scarpa ha una maggiore stabilità
Sistema di attacco della ghetta sulla parte anteriore del piede
CORTE E MEDIE DISTANZE, TERRENI CORRIBILI: RESPONSIV XP
È una scarpa veloce per i sentieri e le strade bianche tipiche del trail running, dove si può aprire il gas la Responsiv XP. Nel suo DNA ci sono velocità, leggerezza e precisione. La struttura interna collegata direttamente con il sistema di allacciatura (tecnologia RL XP) avvolge completamente il piede, garantendo un fit su misura. Il piede è tenuto in una posizione stabile anche durante i movimenti laterali, senza applicare pressione o limitare il movimento all’altezza del metatarso e delle articolazioni delle dita dei piedi. L'intersuola e il plantare Sensor3 con diverse densità di ammortizzazione aiutano ad assorbire gli impatti tra il piede e il terreno, contribuendo a migliorare la dinamica di corsa.
Drop: 4 mm
Peso: 280 g
Colori: Lime Green / Blue - Light Blue/ Blue (donna)
Prezzo: 150 €
Tecnologie
RL Slim Last (Slim Fit / Technical, profilo arrotondato)
Tecnologia RL XP: sistema di supporto del piede: avvolge e fornisce supporto senza comprimere
Intersuola e plantare Sensor3: intersuola in EVA termoformata a doppia densità per un cushioning superiore
Puntale rinforzato: protegge la parte anteriore del piede
Supporto anatomico del tallone per una maggiore stabilità
Suola Sensor XP (battistrada 4 mm)
Linguetta anatomica per un maggiore comfort
Tecnologia NFC: avvicinando il cellulare alla scarpa si possono visualizzare maggiori informazioni sulla calzatura e sul mondo RaidLight
CORTE E MEDIE DISTANZE, TERRENI TECNICI: RESPONSIV DYNAMIC
In poche parole, per chi cerca grip, leggerezza, reattività per gare corte e veloci. E poi tanta traspirabilità grazie alla tomaia in mesh. La suola Dynamic Sensor con battistrada aggressivo con tacchetti da 6 mm rende questo modello ultra versatile e reattivo in tutti i tipi di terreno. È inoltre dotato di intersuola a doppia densità e plantare Sensor3. Diverse densità di ammortizzazione aiutano ad assorbire gli impatti tra il piede e il terreno, contribuendo a migliorare il dinamismo della corsa.
Drop: 6 mm
Peso: 290 g
Colori: burnt orange - lime (uomo), turquoise (donna)
Prezzo: 135 €
Tecnologie
RL Regular Last (Vestibilità regolare / Versatilità, Profilo punta asimmetrica)
Intersuola e plantare Sensor3: intersuola in EVA a doppia densità termoformata che supporta e ammortizza aree separate del piede per dinamismo e comfort
Barra di torsione nell'intersuola per una maggiore stabilità
Suola Dynamic Sensor3 (battistrada 6 mm)
Puntale asimmetrico: a forma di piede, protegge le dita dei piedi
Supporto anatomico del tallone: supporto interno del piede per la stabilità
Lingua anatomica per un maggiore comfort
Sistema di attacco ghetta sulla parte anteriore del piede
Tecnologia NFC per ottenere ulteriori informazioni sulla scarpa semplicemente avvicinando lo smartphone
CORTE E MEDIE DISTANZE, ANCHE PER I TERRENI PIÙ DURI: REVOLUTIV
È parente della Responsiv Dynamic, con cui condivide intersuola e battistrada, ma la tomaia in materiale ‘chiuso’ la rende una scarpa diversa, che punta tutto su grip, protezione e precisione, perfetta per i terreni più impegnativi. La tecnologia TWS (Tendon Wrapping System) offre supporto ai piedi che diventano una cosa sola con la scarpa, mentre al grip ci pensa la suola Dynamic Sensor con tassellatura pronunciata (6 mm). La Revolutiv è inoltre dotata di intersuola a doppia densità e plantare Sensor3. Diverse densità di ammortizzazione aiutano ad assorbire gli impatti tra il piede e il terreno, contribuendo a migliorare la dinamica di corsa.
Drop: 6 mm
Peso: 290 g
Colori: Black - Black/Blue (uomo) - Light Blue/ Blue (donna)
Prezzo: 150 €
Tecnologie
RL Regular Last (Regular fit / Versatilità, profilo asimmetrico della punta)
Intersuola e soletta Sensor3: intersuola in EVA a doppia densità termoformata che sostiene e ammortizza
Suola Dynamic Sensor
TWS (Tendon Wrapping System): migliora il comfort e l’avvolgimento del piede all’interno della scarpa
Puntale asimmetrico: riprende la forma del piede e protegge le dita dei piedi
Supporto anatomico del tallone: supporto interno del piede per una maggiore stabilità
Allacciatura SpeedLace (nella confezione sono presenti anche i lacci tradizionali)
Stampe riflettenti (stelle RaidLight)
Sistema di aggancio per ghette sulla parte anteriore del piede
Tecnologia NFC (avvicinando il cellulare alla scarpa potrete avere maggiori informazioni sulla calzatura e sul mondo RaidLight)
Al via la stagione 2020 del Salomon Running Team Italia
Il nuovo Salomon Running Team Italia allaccia ufficialmente le scarpe in vista dell’attesa stagione 2020. La scorsa settimana, in un apposito incontro, si sono ritrovati i componenti della squadra ed è stato definito il calendario delle gare a cui parteciperanno, ma anche la ricca agenda degli appuntamenti promozionali rivolti al pubblico ai quali alcuni di loro saranno presenti. Già perché la mission di Salomon nel 2020 non cambia rispetto alle passate stagioni: attraverso l’immagine garantita dai risultati dei suoi atleti e diversi appuntamenti promozionali per il pubblico, come i Test S/LAB, la grande S punta a coinvolgere quante più persone possibili, portandole a correre su strada, nei boschi o lungo sentieri, ovviamente mettendole nelle condizioni migliori grazie all’utilizzo di materiali ad alte performance.
IL TEAM - Alcuni degli atleti che fanno parte del Salomon Team Italia 2020, guidati dal Team Manager Andrea Callera, sono figure di riferimento del mondo della corsa nazionale e internazionale, sia su strada sia off-road, altri invece rappresentano la nuova generazione del running. Questa ideale miscellanea conferma come Salomon sia un Brand che intende parlare a un ampio pubblico, donne e uomini come ragazze e ragazzi, dentro il quale ognuno può trovare la propria ispirazione. Un esempio è quello di Davide Magnini, cresciuto negli anni scorsi nel Team Salomon e che ora è a tutti gli effetti un atleta (sempre Salomon naturalmente) di livello internazionale. Tra le donne troviamo Simona Morbelli, poi Sonia Locatelli, Virginia Olivieri, Stefi Jimenez, Camilla Magliano e Giulia Compagnoni. Per quanto riguarda il campo maschile i nomi sono quelli di Davide Cheraz, Giuliano Cavallo, Giulio Ornati, Riccardo Borgialli, Riccardo Montani, Pablo Barnes, Andrea Rota, Marco Filosi, Luca Carrara, Federico Presa, Mattia Bertoncini, Alberto Vender e Riccardo Scalet. Gli atleti del Salomon Team Italia 2020 saranno in gara nelle principali gare nazionali, come quelle proposte dal Golden Trail National Series e in altre di caratura internazionale.
Trofeo Bper Banca Agisko Appennino Trail Cup a quota cinque
II Trofeo Bper Banca Agisko Appennino Trail Cup guarda avanti. Si sente ancora l’eco delle premiazioni che è già pronto il calendario 2020 del circuito di trail. Si parte con il Chianti Ultra Trail del 21 marzo per proseguire con Ferriere Festival Trail del 2 maggio, Amalfi/Positano il 31 maggio, Cima Tauffi Trail il 18 luglio e Tartufo Trail Running il 4 ottobre. Le prime due gare sono novità per l’Appennino Trail Cup che l’anno scorso, con sole tre gare, ha chiuso con 1.200 partecipanti e 250 società. La vittoria è andata a Giulio Piana e Giulia Magnesa, premiati a fine novembre a Sala Baganza. «Due anni fa la vittoria mi era sfuggita di poco, quest’anno ci tenevo proprio. Non sono partito bene ma poi è stato un crescendo e sono contento di come si è conclusa l’annata» ha detto Giulio Piana. Alla premiazione erano presenti anche Katia Fori, Daniele Cappelletti e Fabio Meraldi. Nella classifica per società si è imposta l’Atletica Barilla davanti al Team Mud & Snow e a 3’.30’ Running Team, negli under 25 Roberto Gheduzzi e Lea Lasagna, negli over 50 Alfonso Siracusa e Alfia Vilardo.
Svelato il calendario delle Golden Trail National Series
Quando si dice buona la prima. È il caso della Golden Trail National Series (declinazione nazionale di Golden Trail World Series), evento locale che nel 2019 ha subito attratto l'attenzione di alcuni tra i più forti atleti a livello nazionale. GTNS ha come obiettivo quello di convogliare in un unico super circuito nazionale tutti i runner della corsa off-road. Attraverso la sua originale formula, infatti, la Golden Trail National Series dà la possibilità ai partecipanti di confrontarsi a livello locale con molti degli interpreti nazionali e internazionali del trail-running e dello skyrunnning e ai più forti di ottenere il pass per la finale GTNS Italia per inseguire, successivamente, il sogno di partecipare al Gran Finale (Isole Azzorre) delle GTNS Europee. I Paesi che fanno parte di GTNS in vista della stagione 2020 sono Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia e naturalmente Italia, come sappiamo una delle realtà più effervescenti del panorama europeo per quanto riguarda il trail running.
Gli appuntamenti in Italia nel 2020 saranno quattro: TCE Traversata Colli Euganei - 03 maggio (222 km, 1.200 m D+) -Finestre di Pietra - 16 maggio (44 km, 2.200 m D+) - BUT Bettelmatt Sky Race - 11 luglio (35 km, 1.940 m D+) - Transpelmo - 6 settembre (19 km, 1.300 m D+). La Finale GTNS Italia sarà il 13 settembre 2020, La Veia Sky Race (31 km, 2.600 m D+). Gli atleti che ambiscono alla finale, ovvero i primi 3 M&F potranno entrare in classifica gareggiando in almeno due dei quattro appuntamenti. Il campione o la campionessa della Golden Trail National Series Italia 2020 sarà colui/colei che avrà raggiunto il punteggio più alto con i suoi migliori due risultati, più la finale. La novità del 2020 riguarda il fatto che i primi tre uomini e donne della classifica generale delle GTNS Italia riceveranno il biglietto per il Gran Finale delle GTNS: Azores Trail Run, il sentiero dei vulcani, il primo novembre 2020. www.goldentrailseries.com
Determinazione Magnini
Proprio ieri sera Davide Magnini si è concesso un bagno di folla nel cuore di Milano, presso Runaway, per raccontare la sua stagione trionfante nelle Golden Trail Series, con le vittorie a Chamonix e Canazei e il secondo posto nel ranking dietro a Kilian Jornet. Una serata nella quale il campione trentino si è messo a nudo, bersagliato dalle domande dei fan sull'allenamento, gli obiettivi, l'alimentazione e tanto altro. Noi lo avevamo incontrato un paio di anni fa e curiosamente ci aveva dato risposte molto simili, perché la dote numero uno di Davide, che in primavera dovrebbe prendere il primo diploma di laurea («per quella magistrale c'è ancora tempo per pensarci, al limite mi prenderò qualche anno in più visto che gli impegni negli ultimi anni sono aumentati») è... determinazione. L'articolo che segue è stato pubblicato sul numero 117 di Skialper.
Incontrando la scorsa estate una mia compagna di scuola da anni trasferitasi in Trentino, dove insegna matematica, siamo arrivati a parlare di Davide Magnini.
«Cosa fai di bello?».
«Sempre in giro a vedere le gare, adesso anche quelle di scialpinismo».
«Davvero? Io avevo uno studente che faceva le gare».
«Ma dai, e chi?».
«Davide. Davide Magnini: bravissimo, preciso e determinato».
Già, le stesse impressioni che ho avuto quando ho incontrato Davide a casa sua. Anzi, il primo aggettivo che mi ha detto quando gli ho chiesto di parlarmi del suo futuro è stato determinazione. Determinazione a fare tutto nel miglior modo possibile. Perché stiamo parlando di un classe 1997 che fa lo skialper di professione, veste la maglia azzurra di corsa in montagna, è conteso dalle aziende, studia all’Università di Trento, guarda caso in ingegneria dei materiali… E come se non bastasse dà una mano anche nel negozio di articoli sportivi di famiglia, Lodosport, nella sua Vermiglio.
«Adesso sono nell’Esercito e faccio il professionista, ma voglio lasciarmi aperte tutte le strade possibili per il futuro». Un’idea precisa ce l’ha, in realtà. Si illuminano gli occhi quando ti fa vedere le tante medaglie conquistate, ordinate una di fianco all’altra su un vecchio tronco, pronte a fare bella mostra nella malga tra i boschi. «Sono quelle conquistate a livello giovanile, adesso proviamo a realizzare un altro tronco da Senior. Voglio arrivare ai massimi livelli in Italia, che vuol dire essere tra i più forti al mondo e se poi lo skialp arrivasse alle Olimpiadi…». Poteva arrivarci nel fondo, nel salto o nella combinata, magari nello sci alpino, poi si è stufato e ha iniziato con lo scialpinismo. Colpa di papà, si potrebbe dire. Quando ci salutiamo sotto casa è la mezza, io devo rientrare, lui ha già un amico che lo aspetta per un’uscita con le pelli in pausa pranzo. «Mio padre è appassionato della neve. Della montagna, ma della neve in particolare. Tutti gli sport sulla. A nove anni mi portava in giro con le pelli, era solo divertimento: una goduria. Quando c’è stata l’occasione di poter partecipare a una gara di scialpinismo sono stato io a chiedergli di poterla fare. Un amore a prima vista e adesso eccomi qui». «Me la ricordo ancora quella gara - racconta il tecnico azzurro Stefano Bendetti, che lo ha seguito dall’inizio nel Brenta Team -; non poteva ancora gareggiare con i Cadetti, ma ha fatto di tutto pur di essere al via, anche se lo avessero messo fuori classifica. Già allora un agonista nato».
A Piancavallo, al via della sprint dei Mondiali, Davide era preoccupato per il vertical del giorno dopo. Di fianco a lui un certo Kilian che gli rispondeva di star sereno che con il suo motore non avrebbe avuto problemi. E infatti ha vinto tra gli Junior con un tempo che lo avrebbe fatto salire sul podio Espoir, a meno di due minuti dallo stesso Kilian, campione del mondo. «Sono sempre un po’ insicuro prima di una gara, penso che avrei potuto fare qualcosa in più in allenamento per dare ancora il massimo in gara. Che ogni volta ci sono delle incognite». Quasi alla ricerca della perfezione, della perfetta performance. Come Kilian. Non è un segreto che il catalano lo abbia cercato per fare insieme la Pierra Menta. Davide dice di no, che non è vero, ma sa che Kilian lo stima come uomo e come atleta. «Non facciamo paragoni, però: anche io sono nato in montagna, ma a tre anni non vivevo a 3.000 metri. E non credo di avere neppure le sue doti. Finora sono riuscito a gestire due stagioni agonistiche, in estate e in inverno, solo perché da Junior finisci prima la stagione, c’è meno dislivello, puoi organizzarti al meglio, sei più libero di testa. Per me questo è il primo anno ‘assoluto’, ad aprile ci sono anche le gare di skialp: alla fine capirò cosa posso e voglio fare in estate. Ci sono tanti skialper che hanno le potenzialità per tutto, come per esempio Michele Boscacci». Ma lui, Davide, finora ha fatto il pieno di risultati nello skialp e nella corsa in montagna. «Però sono più uno skialper. Quando è arrivata la chiamata in azzurro nella corsa in montagna era impossibile dire di no, ma la prima convocazione in Nazionale mi è arrivata nello scialpinismo, anche se forse un po’ per caso. E poi nell’Esercito sono stato arruolato come scialpinista». Eppure le aziende se lo coccolano proprio perché sa andare forte dappertutto. Lo hanno mandato negli States, a gareggiare in Scozia. Per lui questo è un po’ il momento delle scelte. Chissà, magari tra qualche anno lo vedremo alla Pierra Menta e poi all’UTMB. Come Kilian. «Perché alle gare lunghe «non ci ho ancora pensato, ma se le prepari…».
«Quest’estate in ghiacciaio, dopo l’allenamento al mattino, Davide il pomeriggio lo passava sempre sui libri. Una macchina». Chi parla è ‘Lillo’ Invernizzi suo coach dell’Esercito. «Ma non sono così secchione - scherza Davide - solo che le materie che ho scelto mi interessano e la cosa non mi pesa. Fin da piccolo smanettavo a destra e manca: smontavo e rimontavo di tutto. Adesso lo faccio ancora un po’ con il materiale da gara. Anche per questioni pratiche: per esempio ho un piede piccolo (porta il 41), magro e sottile, così sto sperimentando soluzioni personali per avere il massimo comfort del mio scarpone». Sarà, ma anche in quel campo resta la parola chiave: determinazione. Perché potrebbe essere un’altra, futura, anzi futurissima, strada a fine carriera: entrare in qualche azienda del settore per lo sviluppo dei materiali con le conoscenze sui libri e un background da atleta top. Intanto però resta con i piedi per terra, con grande semplicità. «A Vermiglio certo mi conoscono, ci conosciamo un po’ tutti, ma non c’è poi chissà quale grande tradizione per lo scialpinismo. Il pezzo forteresta lo sci alpino. Fa piacere quando qualcuno passa in negozio perché sanno che ci sono e posso dargli un consiglio sullo scialpinismo; in paese mi chiedono come stanno andando le gare, ma non sono certo una star. C’è un fans club che mi segue, ma non sono il re di Arêches come Bon Mardion. In fondo va bene così. Anche perché sono piuttosto riservato. Dovrei cambiare un po’, lo so. Ormai bisogna essere social, bisogna raccontare al mondo tutto. Io sono molto attivo nel mio quotidiano, ma tante volte mi sembra di essere ripetitivo, che dire a tutti, sempre, ogni cosa non possa interessare granché». Adesso fa tutto da solo, ma anche qui, chissà se tra qualche anno non lo vedremo come star del web?
Davide mi fa vedere il ginocchio. Ha preso una botta nell’ultima uscita sulle nevi di casa. È gonfio, succede. Non si risparmia mai. «Perché la salita mi piace, la fatica mi piace. Certe volte quando ho una tabella dura, penso a chi me lo fa fare, ma se sto fermo come oggi non mi passa più. Sento la necessità di uscire ad allenarmi. Lavoro molto su me stesso: è un consiglio che mi ha dato la mia coach nella corsa, Sara Berti. Il miglior modo per prepararsi è quello di conoscersi a fondo. Finora è stato perfetto: vedo che riesco a dare il massimo facendo più intensità e meno ore e continuo su questa strada. Alberi a parte, come l’ultimo che ho ‘preso’ con il ginocchio». Il suoi punti di riferimento sono due: il papà e Michele Boscacci. «Beh, è fondamentale avere una famiglia che ti aiuta, che ti supporta nei momenti delicati. Mio padre è quasi sempre presente alle gare: i suoi incitamenti sono sempre importanti. Con Miky si è creato un ottimo rapporto: oltre all’Esercito e alla Nazionale ci alleniamo spesso insieme. I suoi consigli sono preziosissimi, proprio in questo anno che è quello del salto di categoria tra i grandi. Sembra una frase fatta, ma è la verità: non si finisce mai di imparare. Puoi sempre migliorare in tutto: la tecnica di discesa, l’efficienza in salita. E poi devo incrementare la potenza». Una spugna lo chiama Miky Boscacci. «Ascolta sempre con grande attenzione tutto quello che gli dico, anzi continua chiedere in continuazione cosa faccio, come mi alleno, i miei programmi. Ma è molto intelligente: non prende a scatola chiusa, adatta i consigli al suo fisico. Quando mi chiede quante ore mi alleno per una gara La Grande Course, non è che dopo fa tutte le ore che faccio io, piuttosto studia un piano per le sue esigenze». Ma ce l’avrà mai un difetto questo Davide Magnini? «Non farmi passare come un perfettino! Ne ho tanti anche io. Se devo dirtene uno? Sono un golosone. Mi piacciono i dolci e mangio tantissimo».
Ci salutiamo. L’Adamello è carico di neve, vorrebbe andarci su a mille, ma deve rimanere a casa. Studierà qualche ora. Magari anche di domenica, visto che deve saltare i Campionati italiani. Voleva farli: sarebbe stata la prima individuale tricolore assoluta. E avrebbe voluto dimostrare di poter subito andare al massimo. La sensazione è quella di aver incontrato uno di quelli forti, di quelli che non vorrebbero fermarsi mai, che puntano dritti all’obiettivo che hanno in testa. A vent’anni la strada è ancora lunga, ma Davide sembra davvero aver preso quella giusta.
Ventiquattro podi per il Team RaidLight Italia
Un anno fa RaidLight ha annunciato la creazione del team RaidLight Italia, nato all’insegna degli hashtag #sharethetrailrunningexperience e #notimeforcompromise e composto da ragazzi, uomini e donne con la passione per la corsa e con specializzazioni che vanno dallo skyrunning fino ai grandi raid multi-tappa in giro per il mondo. Da atleti già affermati, come Nicola Bassi, alle giovani speranze e agli amatori. Accomunati dalla voglia di fare bene e di correre divertendosi e nel rispetto della montagna. Che si sono allenati duramente e, in molti casi, hanno collezionato ottimi risultati. Senza compromessi, esattamente come la nuova linea di scarpe trail lanciata dal brand. I ragazzi hanno partecipato nel 2019 a 53 gare, inanellando 24 podi e ben sei vittorie.
Nicola Bassi, ultratrailer e amante delle grandi avventure estreme e in ambienti ostili, non ha tradito le aspettative dimostrandosi la punta di diamante della squadra: all’inizio di stagione entusiasmante che lo ha visto sul primo gradino del podio del Winter Trail Monte Prealba, hanno fatto poi seguito i primi posti della Magusus Sky Marathon e del Cro Trail, gara sponsorizzata RaidLight in cui Nicola si imposto davanti a tutti, chiudendo in volata. Secondo gradino del podio, poi, al Trail dei Cervi e a quello dei 3 Castelli, oltre che alla 95 km del Dolomiti Extreme Trail. Tra i risultati più importanti della stagione, certamente, anche l’argento alla 5° edizione dell’Ultratrack Supramonte Seaside in Sardegna, 90 km in un territorio aspro e selvaggio, con salite impegnative e discese tecniche che lo ha visto arrivare alle spalle di uno degli atleti simbolo del trail running, Franco Collè.
Anche in occasione dell’Eremitica e della Ronda Ghibellina Bassi ha saputo dire la sua, posizionandosi al terzo posto. Ma RaidLight non è solo gare e competizione! Durante l’estate, con l’abbigliamento e l’attrezzatura del brand, ha anche percorso il mitico GR20 in Corsica insieme alla compagna di vita e di avventure. Una impresa non per tutti, a contatto con la natura e in pieno stile RaidLight. Nicola Bassi è stato inoltre fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo prodotto: ha collaborato con il brand dando feedback che si sono dimostrati fondamentali per migliorare le calzature in vista della prossima stagione.
Ottimi risultati anche per Roberto Fregona, che ha collezionato diversi podi tra cui anche due primi posti, alla Transcavallo Equinox Run e all’Euganeus trail.
Tra le promesse ha saputo farsi notare il giovane Daniel Degasperi, 2° italiano assoluto alla Rosengarten Marathon, a soli 15 minuti dal primo e vincitore del Trittico dei Laghi. Daniel si è dichiarato entusiasta di correre per il marchio e soddisfatto di questi primi risultati, che rappresentano il suo esordio nelle competizioni trail. Fortemente motivato e intenzionato a “darci dentro” in vista della prossima stagione, si è dimostrato un avversario da non sottovalutare. «Le mie scarpe preferite sono sicuramente le Ultra e le Revolutiv, che ho utilizzato sempre, sia in allenamento sia in gara».
Un piccolo infortunio ha purtroppo limitato per questa stagione l’attività di Maurizio Basso, comunque secondo classificato al Lucetto Classic e al Campionato regionale Uisp, nonché primo al MNT Salomon trail sulla distanza dei 38k. Poche gare buone, come si suol dire. Stesso discorso anche per la seguitissima (a livello social) Laura Palluello, che si è trovata a dover affrontare una stagione difficile a causa di qualche problema a un ginocchio, che però non l’ha fermata del tutto e non le ha impedito di partecipare ad alcune gare di livello come la Monterosa Est Himalayan Trail e la Limone Extreme. L’altra donna del team, Anais Bstieler, si è classificata seconda (donna) al Trail degli Dei a Positano e seconda anche nella staffetta femminile alla Valmalenco Ultra Trail.
Tommaso De Mottoni, atleta e a sua volta organizzatore di gare, ha partecipato quest’anno alla Ultra Dolomites, all’Andorra Ultra Trail, al K24 Ultra e all’Ultra Trail Baunei Seaside e ha in serbo grosse novità per il prossimo futuro. Ad esempio la UTMB Oman, la Gran Canaria 360 (con navigazione GPS), la nuova Ultra Dolomites, la UTMB Pireniei e l'Échappée Belledonne. Specialista delle grandi corse estreme in Italia e non solo, ha anche preso parte al nuovissimo Tor De Glaciers. Oltre alle calzature De Mottoni ha utilizzato e recensito anche lo zaino Revolutiv 12. “Credo che il Revolutiv 12 abbia tutte le potenzialità in termini di innovazione e comodità per diventare un punto di riferimento come lo fu il vecchio zaino Olmo. Sono utilizzatore RaidLight da anni, da prima di fare parte del team e quindi conosco anche i vecchi modelli. La chiusura magnetica, come l’idea del girarlo davanti sono vincenti e davvero utili”.
Kilian vince le Golden Trail World Series, secondo Magnini
È stata scritta la parola fine sulla lunga stagione delle Golden Trail World Series. La finale all'Annapurna Trail Marathon, in Nepal, ha incoronato campione overall Kilian Jornet davanti a Davide Magnini e Stian Angermund-Vik (identiche le posizioni anche nella finale nepalese), mentre tra le donne la vittoria è andata a Judith Wyder su Silvia Rampazzo e Ruth Croft (nella classifica di gara al terzo posto c'è invece Meg MacKenzie). La gara himalayana misurava 42 km e 3.560 metri di dislivello.
Berg Trail, c'è ancora tempo per iscriversi alla gara del 3 novembre
Tutto pronto per il Berg Trail del prossimo 3 novembre. La gara, inizialmente prevista il 20 ottobre, è stata rinviata a causa della concomitanza del campionato di e-bike su buona parte dei sentieri, concomitanza purtroppo comunicata agli organizzatori solo poche settimane fa a fronte di una manifestazione in calendario già da sette mesi. Per chi non si era iscritto alla gara di Bergeggi, sulla spettacolare costa della provincia di Savona, rimane dunque ancora qualche giorno, mentre per gli iscritti del 20 ottobre che non potranno partecipare è previsto il rimborso. Due le gare in calendario, la 31k/1.480 m D+ e la 17k/1.780 m D+.
Iscrizioni:
Link per iscriversi alla 31k:
http://www.bergteam.it/iscrizioni/bergtrail/
Link per iscriversi alla 17k:
http://www.bergteam.it/iscrizioni/bergtrail-17k/