La Bufarola propone il Periplo del Mucrone

In occasione della Rock Out Biella Mountain Fest

In occasione della Rock Out Biella Mountain Fest che si svolgerà a Villa Mossa a Occhieppo Superiore (BI) dal 19 al 22 maggio, la Büfarôla in collaborazione con le guide alpine di Mountain Kingdom propone per domenica 22 maggio il Periplo del Mucrone, escursione tra Valle Elvo e Valle Oropa, dagli storici alpeggi sul versante sud del Monte Mucrone allo spettacolare panorama dalla vetta. Ritrovo alle ore 8.30 presso il parcheggio delle Funivie Oropa e trasferimento lungo il Tracciolino al luogo di partenza. Informazioni e prenotazioni info@bufarola.it


Alta Valtellina Experience, cresce l'attesa

Venerdi' 24 giugno il vertical di Santa Caterina Valfurva

Prime importanti conferme presso la segreteria di Alta Valtellina Experience per la tre giorni di grande skyrunning, griffata Scott, che a fine giugno vedrà il circuito di World Series fare tappa sulle montagne e nelle valli che hanno dato i natali a grandissimi campioni della disciplina come Fabio Meraldi e Adriano Greco. Un progetto, quello portato avanti dal sei volte iridato della corsa in montagna Marco De Gasperi e il suo staff, che ha trovato pieno appoggio da parte della Comunità Montana Alta Valtellina e delle amministrazioni locali al fine di promuovere il patrimonio sentieristico e il potenziale di un territorio che ottimamente si presta per la pratica degli sport outdoor estivi e invernali.
Ad alzare il sipario su un fine settimana di corse a fil di cielo sarà la prova la prova vertical disegnata sulle famose piste della stazione sciistica di Santa Caterina Valfurva. Mille metri di dislivello, condensati in soli tre chilometri di sviluppo con partenza in linea e arrivo ai 2760 metri della Cresta Sobretta. Il percorso, già testato lo scorso anno con testimonial d’eccezione, segue parallelamente, ma in senso inverso,  quello della discesa libera di Coppa del Mondo FIS. Pendenze importanti, passaggi altamente tecnici e spettacolari che sapranno esaltare gli specialisti delle gare only up. Si partirà sabato 24 giugno alle ore 15 a Santa Caterina dal Centro La Fonte. I tempi da battere sono 35’23” fatto segnare dall’altoatesino del Team La Sportiva Urban Zemmer (sua anche la migliore prestazione cronometrica mondiale sul KM Verticale: 29’42” sul tracciato svizzero di Fully) e il 43’32” della campionessa di casa Elisa Desco Team Scott/Compressport.


Marco Leoni e Elisa Sortini vincono la K-Race

330 runner al via della quarta edizione

Marco Leoni da record, Elisa Sortini nuovamente sul gradino più alto della gara rosa e nuovo primato in termini di presenze: questo in sintesi la quarta edizione della K-Race. Domenica mattina, sul percorso disegnato tra i parchi della Val di Mello e quello Ersaf di Bagni Masino, 330 runner hanno risposto presente all’invito del team Valtellina. Atleti di buon livello e tanti appassionati si sono misurati su un anello 16km che prevedeva un dislivello positivo di 550m. Gara spettacolare, corribile, ma anche molto selettiva. Gara che ha esaltatoil portacolori del Team Valtellina Marco Leoni. Per lui un vero testa a testa con il giovane runner del Team Crazy Idea Mattia Gianola per almeno 10km. Quando le pendenze hanno cominciato a farsi importanti, Leoni ha preso quel margine che gli ha permesso di involarsi in solitaria verso il traguardo del Kunda Luna. Per lui crono di 1h07’42” che ha letteralmente polverizzato il precedente best time della competizione (1h11’20”). Sul podio con lui l’ottimo Mattia Gianola 1h07’54” e suo fratello Erik 1h11’43” giunto ex equo con l’altro lecchese Davide Invernizzi. A seguire troviamo Stefano Sansi 1h11’44”, Giovanni Tacchini, Stefano Rossatti, Alessandro Bonesi, Alessandro Gusmeroli e Tommaso Caneva. Nessun record nella gara in rosa. Elisa Sortini si è subito portata al comando e gestito le dirette avversarie su un tracciato che ormai conosce molto bene. Per lei tempo finale di 1h24’20”, lontano dal 1h18’45” griffato Alice Gaggi, ma che comunque le regala l’ennesimo positivo responso in un avvio di stagione per lei ricco di soddisfazioni. Secondo posto per Raffaella Rossi 1h28’27” e terza piazza per Isabella Labonia 1h34’27”. Nelle cinque anche Cinzia D’Ascenza e Francesca Galli. Alle premiazioni, tenutesi nella piazza di San Martino, presenti anche i familiari di Stephanie Frigerie e Pietro Piasini che hanno premiato i vincitori di giornata con i memorial dedicati a questi due giovani sportivi prematuramente scomparsi.


Chevrier e Bottarelli super campioni lunghe distanze

Al Nasego il valdostano batte Mamo, la bresciana rifila 4 minuti a Collinge

Dopo le emozioni del Kilometro Verticale protagonista la Corsa in Montagna Lunghe Distanze questa mattina a Casto, Il piccolo centro valsabbino che ha ospitato per due giorni il meglio che il mountain running può offrire oggi a livello nazionale e non solo. In Palio c’era il Trofeo Nasego, 21,5 km e 1.300 m D+, gara internazionale di montagna lunghe distanze giunta alla quindicesima edizione che assegnava a livello Italiano i titoli assoluti, promesse, master e società di specialità per il 2016.

SUPER CHEVRIER E MAESTRI - È stata gara vera e molto combattuta fin dai primi km con gli atleti più attesi a cercare di imporre un ritmo indiavolato e stanare gli avversari più pericolosi. Dopo poco più di 5 km a lanciare la prima azione importante della giornata era il Valdostano Xavier Chevrier (Atl . Valli Bergamasche Leffe), con lui andavano via in tre: l’eritreo super favorito Petro Mamu, Cesare Maestri (Atl. Valli Bergamasche Leffe) e Martin Dematteis (Corrintime), il gruppetto procedeva appaiato ed al km 7 vantava 10” di vantaggio su Alex Baldaccini (GS Orobie), 15” su Bernard Dematteis (Corrintime) e 25” su Francesco Puppi (Atl. Valle Brembana). Posizioni che si mantenevano invariate anche nei passaggi in località Pannelli (km 11) e successivamente a Piazze (km 13,5). La gara entrava nel vivo con lo spettacolare passaggio in cresta nei pressi del Rifugio Nasego (km 16): Petro Mamu rompeva gli indugi e passava al comando, non mollava alle sue spalle Chevrier che con tenacia si poneva all’inseguimento del battistrada e sapeva rintuzzare l’attacco poco prima del GPM: il momento era decisivo perché permetteva al valdostano di non perdere contatto con la testa della gara e nel contempo di mettere alcuni secondi tra se stesso e il compagno di squadra Maestri. I due transitavano al Nasego rispettivamente staccati dall’Eritreo di 12” e 29”, quarto si presentava in vetta Baldaccini con un ritardo di 1’35” grazie al sorpasso nel frattempo effettuato ai danni di un Martin Dematteis entrato in crisi e riagganciato dal gemello Bernard. Quando gli equilibri di gara sembravano comunque delineati ecco tutta la bellezza e l’imprevedibilità di uno sport come il Mountain Running a sovvertire i pronostici: nella cresta dopo il rifugio Nasego e successivamente nel tratto in discesa si consumava l’esaltante finale di Xavier Chevrier e di Cesare Maestri che riprendevano e superavano Mamu involandosi per il duello finale. Il rilevamento a 2 km dall’arrivo emetteva il verdetto senza appello: Chevrier al comando, 17” il ritardo di Maestri, 42” quello di Mamu. Dunque Xavier Chevrier campione d’Italia 2016 di corsa in montagna lunghe distanze e trionfatore del Trofeo Nasego forse più combattuto e spettacolare di sempre, argento tricolore e assoluto per Cesare Maestri, promosso con lode in quello che era considerato dagli addetti ai lavori come un esame di maturità, terzo Petro Mamu, protagonista per tre quarti di gara e vittima prima della grandissima impresa dei due azzurri e poi di qualche malanno che lo ha afflitto in settimana e non gli ha permesso forse di gestire la gara come è solito fare. Il podio tricolore si concludeva invece con la grande rimonta di Bernard Dematteis, che nel finale metteva alle proprie spalle Alex Baldaccini. La superlativa top ten della gara maschile registrava inoltre il quinto posto del grande veterano Emanuele Manzi (Forestale), il sesto di un ottimo Luca Cagnati (Atl.Valli Bergamasche Leffe) che esce rinfrancato dalla due giorni valsabbina dopo una primavera difficile, ottavo Martin Dematteis , protagonista in avvio di gara ma poi alle prese con la classica giornata no. Nona posizione per Francesco Puppi (Atl. Valle Brembana), più a suo agio oggi dopo la difficile giornata patita nel vertikal, nei primi 10 anche Nicola Pedergnana (Atl. Clarina Trentino), protagonista ieri.

BOTTARELLI DA URLO - Nella gara donne l’atteso attacco di Sara Bottarelli (Freezone) non si faceva attendere: per l’atleta della Valtrompia un vantaggio di circa 40” già al km 7, al suo inseguimento Alice Gaggi (La Recastello) ed Emmie Collinge (Gran Bretagna - Atl. Alta Valtellina). Il forcing della Bottarelli però non si placava e i successivi passaggi decretavano la giornata di grazia della portacolori del Freezone che in località Pannelli era saldamente in testa con oltre 1’ sulle inseguitrici più vicine, minuto che si dilatava fino raggiungere l’1’40” sulla Collinge ed oltre 3’ sulla Gaggi all’attacco della salita Nasego. Ma anche nella parte di ascesa più dura l’azione della giovane di Sarezzo non accennava a diminuire la propria intensità: in cima al Nasego il distacco era oltre i 3’ e la festa poteva davvero iniziare presso il traguardo di Famea che Sara tagliava tra due ali di folla dopo 1h54’42” infliggendo addirittura 4’24” ad Emmie Collinge e 5’13 alla terza classificata, e seconda italiana, Alice Gaggi. Il podio del campionato italiano si concludeva con Antonella Confortola (Forestale), eterna campionessa e icona del movimento azzurro degli sport legati alla montagna. Nella top ten anche i nomi di Ivana Iozzia (Calcestruzzi Corradini) quinta, Francesca Iachmet (Atl. Trento) ottima sesta in una gara dove sempre sa fare bene.

COMBINATA - Nelle speciali graduatorie di Combinata, che sommavano i crono di Vertikal e Trofeo Nasego, vittoria per Emmie Collinge al femminile e Bernard Dematteis al maschile. 


Rabensteiner e Virginia Oliveri primi alla 100 Porte

Nella Porte di Pietra successo di Stefano Ruzza e Sonia Locatelli

Giornata piena a Cantalupo con le Porte di Pietra.
Nella 100 Porte successo di Alexander Rabensteiner in 11h32’25” davanti a Emanuele Ludovisi in 11h42’05”, con terzo Peter Kienzl in 12h19’57”, ai piedi del podio Erik Pinet e Guido Caldara, Virginia Oliveri undicesima assoluta in 14h44’57” si aggiudica la gara femminile sulla svizzera Denise Zimmermann in 15h31’58”.
Nella Porte di Pietra di 71 km affermazione di Stefano Ruzza in 7h37’24” su Jimmy Pellegrini in 7h41’27” e Daniele Gaido in 8h07’30” , quindi Paolo Piano, Mirco Ferrazza, Pablo Barnes, con settima Sonia Locatelli prima nella classifica rosa in 8h55’09”; seconda la svizzera Helene Ogi in 9h13’42”, terza Teresa Mustica in 9h52’49”. Nella Val Borrbera Marathon a segno Claudio Del Grande in 3h32’40” e Pamela Maccherini in 5h41’55”.


Sorpresa Belotti e Pedergnana a Nasego

La lombarda e il trentino sono campioni italiani Vertikal

In mattinata a Casto, nella bresciana Valle Sabbia, sono andati in scena i campionati italiani assoluti, promesse, master e società di Kilometro Verticale. Sul tracciato da 4,2 km di sviluppo per 1.000 metri di dislivello si sono dati battaglia tutti i migliori della specialità a livello Italiano, cui si aggiungevano campioni assoluti che hanno fatto la storia del Mountain Running e che cercavano punti per la combinata con il Trofeo Nasego Lunghe distanze che sarà invece protagonista domani.  

SUPER BELOTTI -
La gara femminile è stata disputata per prima, con partenza alle ore 10.00 dal municipio di Casto per raggiungere la croce della Corna di Savallo posta a 1.430 metri sul livello del mare. La quasi totalità degli spettatori si attendeva di assistere all’ennesima prova di strapotere della britannica Emmie Collinge (Atl. Alta Valtellina), ma in uno dei giorni più belli della sua carriera la vittoria è andata invece alla bresciana di Temù Valentina Belotti, anche lei a difesa dei colori dell’Atletica Alta Valtellina. Per la scalatrice camuna vittoria e titolo italiano con un incredibile 39’40” finale. Enorme il distacco inflitto alle avversarie: Emmie Collinge (Gran Bretagna - Atl. Alta Valtellina) è seconda a 3’23” mentre al terzo posto, e argento tricolore, vicinissima all’inglese Antonella Confortola (Forestale) staccata di 3’28”. Al quarto posto altra sorpresa: vi si arrampica una grandiosa Katarzyna Kuzminska (Polonia - Atletica Canavesana). Il podio del campionato Italiano si completa con Alice Gaggi (La Recastello), quinta al traguardo.  

SORPRESA PEDERGNANA -
Se al femminile il pronostico della vigilia è stato sovvertito dall’impresa di un’atleta comunque attesa a un ruolo da grande protagonista, nella gara maschile possiamo serenamente parlare di grandissima sorpresa: che Nicola Pedergnana (Atl. Valle Clarina Trentino) fosse un hombre vertikal si sapeva, ma che fosse capace di mettere in fila un parterre che prevedeva campioni Italiani, del mondo e d’Europa pochi potevano prevederlo. Nella prima parte del tracciato in testa l’altoatesino Hannes Perkmann (Sportler Team), con 10” su Bernard Dematteis (Corrintime) e Nicola Pedergnana, più attardati, i Emanuele Manzi (Forestale) e Patrick Facchini (S.A. Valchiese). Dopo il Capanno Bonusi, in prossimità dei 3 km percorsi, la situazione mutava completamente: con bella azione il giovane atleta trentino andava a comandare e vincere in 34’45”mentre da dietro rinveniva altrettanto inatteso l’ex ciclista Patrick Facchini (Valchiese), bravissimo a imporsi in 35’06” nel duello per l’argento contro Bernard Dematteis (Corrintime) la cui azione di rimonta finale naufragava intorno ai 900 metri di dislivello coperti. Per Berny finale sofferto al termine di gara molto coriacea. Il capitano della nazionale coglie un bronzo comunque inatteso vista la precaria condizione fisica, il distacco dal vincitore alla fine è di soli 28”, quarta piazza per Hannes Perkmann (Sportler) e quinta per Marco Moletto (Applerun). Con un meteo che ha offerto clemenza, dopo le difficoltà dei giorni scorsi, a gioire è tutta l’Atletica Valli Bergamasche Leffe, società organizzatrice insieme ad ABCF Comero della due giorni che tra oggi e domani assegna a Casto i tricolori di Km Verticale e Lunghe Distanze non solo per gli assoluti ma anche per Promesse , Master e società Maschili e Femminili.      


Trofeo Nasego, si assegnano gli scudetti

Sabato km verticale, domenica lunghe distanze

Il weekend del 14 e 15 maggio, vedrà il paesino bresciano di Casto nella Valle Sabbia indossare il vestito della festa per accogliere i campionati italiani di km verticale e lunghe distanze; verranno infatti assegnati i titoli italiani assoluti, promesse, master e di società.
Aprirà le danze il Nasego Vertical sabato mattina (ore 10 partenza in linea al femminile, 10.45 al maschile), gara di specialità per i campioni di corsa in montagna, con i suoi 4,2 km di sviluppo per gli omologati 1.000 metri di dislivello, percorso veloce e molto corribile dove i vari atleti del team azzurro potranno far valere le proprie doti di verticalisti.
Domenica mattina alle 9.30 ci sarà lo start del Trofeo Nasego: 1.300 metri di dislivello spalmati sui 20 km di un percorso con molti saliscendi, anch'esso agevolmente corribile e veloce. Il passaggio più spettacolare sarà il GPM al Rifugio Nasego.
Parterre mostruoso per i due eventi: per la vertical al femminile i favori del pronostico vanno alla britannica, trasferitasi in Valtellina, Emmie Collinge​, a maggior ragione dopo lo scorso week-end dove, fresca di vittoria al Transvulcania VK si è presentata insaziabile al Trentapassi Vertical dove, oltre al primato, ha stabilito il nuovo record del percorso. A dar battaglia all'atleta del Team Alta Valtellina non ci sarà Samantha Galassi, fermatasi già lo scorso week-end per un fastidio muscolare; ecco allora che le compagne di Team Re-Castello Alige Gaggi ed Ilaria Bianchi (fresca trionfatrice al Cornizzolo Vertical) sono sicuramente tra le favorite per un posto sul podio, senza dimenticare il Team Valtellina che oltre alla Collinge (in gara anche nelle lunghe distanze) schiererà Valentina Belotti, già nazionale, Giulia Compagnoni ed Elisa Desco, al rientro da un brutto infortunio che l'ha tenuta ferma gran parte dell'inverno e in primavera. Senza dimenticare l'atleta forestale Antonella Confortola, sempre presente sui percorsi Fidal e mai doma di successi.
Al maschile, dopo il successo sui 2.700 gradini del Valtellina Vertical Tube, Francesco Puppi, già laureatosi campione nel 2015, è il favorito; il Team La Sportiva schiera però due campioni: Marco Moletto (vincitore, tra le altre, del primo RedBull K3, quarto domenica a Marone) e Nicola Pedergnana, che al Vertical della Trentapassi si è arreso solo sul finale al Re Urban Zemmer. L'azzurro Tommaso Vaccina, Hannes Perkmann e gli esperti Marco De Gasperi, Jonathan Wyatt e Bernard De Matteis sono pronti a sfruttare ogni centimetro.
E se sarà un sabato da campioni, non di meno c'è da aspettarsi per domenica: l’eritreo Petro Mamu (detentore del record al Giir di Mont 2015, strappato ad un mostro sacro come Kilian) partirà con i favori del pronostico ma gli azzurri Emanuele Manzi, Francesco Puppi, Alex Baldaccini, Xavier Chevrier, Martin De Matteis avranno il coltello tra i denti.
Anche al femminile ci sarà battaglia vera: al via del Trofeo Nasego si ripresenteranno dopo la battaglia del giorno prima sia Emmie Collinge che Alice Gaggi; in linea Sara Bottarelli, Antonella Confortola e Ivana Iozzia saranno pronte a sfidarsi.


Ritorna il circuito La Sportiva Vertical Sunsets

Si passa da quattro a sei gare

Tutto pronto per la seconda edizione del circuito La Sportiva Vertical Sunsets nel Torinese. Grazie alla collaborazione di due nuove società che sono entrate a far parte del coordinamento (S.D. Baudenasca e GSP80 Pomaretto che si sono aggiunte all'Athletics Piossasco e all'Atletica Valpellice), si passa da quattro a sei gare, con due nuove sfide sempre in salita, a Bagnolo Piemonte con la prima edizione della Cour al Pian del Loup, e a Pomaretto con la Li Viol di Ramie. Obiettivo superare i 706 atleti dello scorso anno scorso.
Si parte il 18 maggio con la Cronoscalata Monte San Giorgio a Piossasco (1,8 km e 420 m D+), quindi il 25 maggio con la Fontana degli Alpini a Porte (1,8 km e 300 m D+), l’8 giugno con al Li Viol di Ramie a Pomaretto (2,5 km e 600 m D+), il 15 giugno la  Salita a Pertuzel a Villar Pellice (2,7 km e 500 m D+), il 22 giugno la  Cour al Pian del Loup a Bagnolo Piemonte (2,1 km e 380 m D+) e il 29 giugno con la Amount per la Voouta a Pramollo (2,5 km e 370 m D+).

ISCRIZIONI - Basta inviare una mail a verticalsunsets2016@gmail.com entro le ore 15 del giorno antecedente la gara al costo di 8 euro. Saranno accettate iscrizioni fino a 30' prima della partenza al costo di 10 euro presentando certificato medico e tessera. Il ritrovo per ogni singola gara è fissato alle 18, la partenza del primo atleta avverrà alle ore 19,30, a seguire un atleta ogni 20".


Come sta il trail in Italia?

Ne parliamo con Fulvio Massa, organizzatore de Le Porte di Pietra

Venerdì 13 maggio è tempo de Le Porte di Pietra: la prova di Cantalupo Ligure (AL)  è all’undicesima edizione. Tante distanze: la 100 porte di 102 km e 5.500 metri di dislivello, Le Porte di 71 km, la Val Borbera Marathon di 42, i Castello di 17 e la Diagonale di 6. Ad organizzare l’ASD Gli Orsi, che ha come presidente Fulvio Massa, trail runner, fisioterapista, allenatore, autore di manuali sul trail running, la persona ideale per fare un bilancio dell’evoluzione di questo sport.
«Mi occupo di trail running dal 2001 e devo ammettere di aver visto in questo arco di tempo un grande sviluppo di questo sport avendo avuto la fortuna di viverlo sotto i profili di libero professionista, giornalista, organizzatore e, soprattutto, di atleta».

Trail running, da sport autoregolamentato (tu sei uno dei promotori del codice di comportamento degli organizzatori) a sport olimpico e quindi regolamentato dalle federazioni. Ci sono state prese di posizioni anche forti sull’argomento. Che cosa ne pensi nei tuoi diversi ruoli?
«Il trail è nato come disciplina outdoor e non è mai stato incluso in nessuna federazione ufficiale e questa situazione da un lato lo ha reso libero e privo di ingabbiamenti, dall'altro lo rende poco tutelato, soprattutto dal punto di vista organizzativo. Ricordo ancora la prima riunione nazionale degli organizzatori italiani tenutasi a Molfasso nel 2008 e voluta proprio dalla ricerca da parte nostra di una identificazione sportiva e giuridica. Con tutti i suoi pregi e difetti il trail italiano è cresciuto e ha avuto una enorme espansione, soprattutto nell'ultimo decennio e di conseguenza non passa più inosservato agli occhi degli enti preposti a dirigere e coordinare le discipline sportive. Naturalmente ogni volta che si cambiano gli equilibri, si modificano status e di conseguenza ci saranno sempre gli insoddisfatti. Ho seguito in modo approfondito la sequela delle discussioni degli ultimi mesi e non mi riferisco alle chiacchiere da ‘Bar dello Sport’. Specialmente in Francia si sono tenuti veri e propri dibattiti aventi come protagonisti atleti di fama mondiale, giornalisti, organizzatori di eventi mondiali, leader di aziende famose, e in riferimento a quanto si sta verificando ti posso dare un giudizio che credo di poter definire oggettivo e imparziale. In un primo un lato abbiamo il trail attuale che a livello di potere decisionale è sorretto dalle ideologie di alcune aziende leader mondiali e da una ristrettissima cerchia di organizzatori di manifestazioni, che probabilmente teme i cambiamenti.
In un secondo lato abbiamo la new entry ovvero il CIO con tutto il suo carrozzone di dotti medici e sapienti che, probabilmente, si presenterà con idee, innovazioni e modifiche agli standard attuali. 
In un terzo lato troviamo l'esercito dei trailer e dei piccoli organizzatori di gare. In realtà sono proprio loro, anzi noi perché in questo gruppo mi ci metto anch'io, a creare le masse che partecipano alle competizioni, pagano le quote di iscrizione e comprano i prodotti, insomma, muovono il mercato. Come ogni esercito che si rispetti ha una grande forza di impatto e ha il dovere di commentare e criticare quello che viene deciso dai capi, anche se non sempre possiede gli elementi oggettivi su cui basare il proprio giudizio».

Cosa ti aspetti dalla federazione?
«Che mantenga inalterati i valori etici e sportivi della disciplina: è auspicabile che porti una regolamentazione riconosciuta e condivisa a livello mondiale sia in merito agli standard organizzativi che in relazione ai parametri sportivi. Mi spiego meglio, il trail è una disciplina che ha come fondamento valori etici che sono universalmente riconosciuti, forse più ancora rispetto ad altri sport più blasonati e di questo aspetto il CIO deve prenderne atto. Altro elemento, ancora più interessante è l'aspetto mediatico nei confronti della strutturazione delle gare. Il tracciato di una gara di trail spesso è talmente outdoor e selvaggio da impedire al pubblico di assistere allo svolgimento della gara, ma questo aspetto non è modificabile, il trail non è addomesticabile perché proprio le difficoltà legate all'ambiente naturale sono imprescindibili. Se dovessi assistere ad una gara di trail alle olimpiadi ne sarei felice ma mi auguro di cuore che non si tratti del solito ‘giro del criceto’, tipo l'anello di 2km con ostacoli artificiali da ripetere per 30 volte sotto gli occhi delle telecamere, perché questo non sarebbe più trail. Se si creasse questa situazione, l'organizzazione olimpica deve riuscire a prevedere un vero percorso trail con le difficoltà che la disciplina comporta, la parte mediatica è risolvibile attraverso telecamere dislocate sul percorso o montate su droni; capisco che non si possa riprodurre una Diagonale de Fous ma capisco anche che se per una volta ogni 4 anni venisse disputata la ‘versione olimpica’ del trail, la popolarità dell'evento creerebbe una gratificazione assoluta per gli atleti e un esponenziale interessamento da parte delle aziende nei confronti del mercato. Personalmente non ho nulla contro l'inserimento del trail nelle federazioni legate al CONI e al CIO, a patto che non perdano di vista i principi etici e sportivi. Poi è chiaro che qualcosa cambierà, ma il mondo cambia di continuo, non c'è da stupirsi. Per fare le cose in modo corretto, la nuova classe dirigente dovrebbe confrontarsi con le realtà esistenti e da li partire per una regolamentazione adeguata…non sarà facile!».

Ha fatto molto rumore la partenza differenziata tra gli amatori e i partecipanti al mondiale ad Annecy. Cosa ne pensi?
«Ero presente ad Annecy e ho assistito a tutto lo svolgimento della manifestazione, a partire dalla cerimonia di presentazione delle squadre nazionali fino alla premiazione e posso dire che l'organizzazione e la strutturazione dei regolamenti di gara sono state all'altezza della situazione. La partenza separata è una cosa tanto ovvia da non dover neppure essere oggetto di discussione. I campionati del Mondo di Trail Running sono gestiti dalla IAU (International Association of Ultrarunners) sotto l'egida della IAAF (International Association of Athletics Federations) e fanno capo alla IAU, 78 federazioni di altrettante nazioni.
Stiamo parlando dello svolgimento della prova unica del campionato del mondo è ovvio che al nastro di partenza ci siano solo gli atleti selezionati dalle singole federazioni nazionali. Probabilmente il mondo del trail deve cominciare a guardare oltre, per poter vedere nuove realtà. Possiamo parlare di realtà consolidate da decenni di esperienza federale, esistono i mondiali a cui partecipano i giocatori selezionati dalla Federazione e stop. Quella è la selezione che si confronterà con altre selezioni di altre nazioni. Attenzione, non è detto che la Nazionale di Spagna sia più forte del Barcellona, così come non è detto che nella Nazionale Italiana di trail ci fossero tutti i più forti atleti italiani. Non ho vissuto dall'interno l'operato e non sono in grado di giudicare le scelte effettuate ma vi garantisco che è molto difficile da fuori giudicare l'operato dei selezionatori, anche perché a volte si creano dei retroscena che condizionano pesantemente le scelte finali. Resta il fatto che quella gara fosse dedicata agli atleti delle nazionali. Ritengo che se anche dovesse disputarsi nel mondo una gara all'anno non open, il mondo del trail non dovrebbe scandalizzarsi».

Come vedi il trail italiano rispetto a quello di altre nazioni?  Io ho una visione un po pessimistica, magari mi sbaglio, ma ti evidenzio alcuni fatti. Alla CCC nei primi 50 ci sono due soli italiani (Giuliano Cavallo 7, Luca Thomain 49) e 4 donne (la migliore Sonia Glarey 8), UTMB solo Virginia Oliveri (31 in oltre 37 ore) nelle prime 50 e 5 uomini nei primi 50 (il migliore Andrea Macchi 23 in quasi 26 ore), alla TDS ci siamo difesi in campo femminile (Marina Plavan 7 e Francesca Costa 18): il confronto con altre nazioni è impietoso: Francia 4 uomini nei primi 10 (Thevenard  vincitore in 21 ore) e 4 donne nelle prime cinquanta (Mauclair 1 e Rousset 9): quali potrebbero essere le ragioni?
«I numeri che hai elencato sono impietosi, ma sono numeri e quindi indiscutibili, è giusto invece ragionare sui motivi che possono essere diversi. Il primo è l'approccio dell'italiano medio nei confronti degli sport di fatica dell'atletica in generale. Se guardiamo i risultati della maratona ad esempio, non possiamo certo rallegrarci. Anche l'aspetto culturale dello sportivo generalmente tende a chiudersi su sport abituali e scontati, forse succube di una manipolazione mediatica che tende a spingere determinate discipline sportive piuttosto che altre, probabilmente ci sono altre nazioni che sono meno vincolate mentalmente e quindi più libere di fare delle scelte. Un altro aspetto secondo me da considerare è la mancanza di un approccio professionale alla disciplina del trail. Prendiamo ad esempio la Spagna e la Francia, non a caso sono due nazioni che hanno investito molto nel campo degli istituti universitari dedicati alle Scienze Motorie e non a caso nell'ultimo decennio stanno raccogliendo molto in tante discipline sportive. Parliamoci chiaro, la procreazione in Italia mette al mondo bambini dotati di enormi potenziali, spetta poi agli adulti tirarne fuori qualcosa di buono, intendo dire che non manca la materia prima ma manca la lavorazione del prodotto per riuscire a portarlo al risultato che merita. Vivo da molti anni la realtà francese, mi sono laureato in Francia e possiedo decine di pubblicazioni tecnico scientifiche che sono state scritte da firme autorevoli ed è facilmente percepibile il livello medio di maturità tecnica che ha raggiunto il trail. La realtà italiana sembra più improvvisata, conosco tanti atleti, di tutti i livelli e mi rendo conto di come la maggioranza di essi si alleni senza un programma definito, correndo a istinto sulla base di intuizioni e di improvvisazioni, magari affidandosi ad abili tecnici di corsa su strada che hanno ben poco a che fare col trail...a volte va bene…».

Perché molti atleti italiani hanno infortuni più gravi dei colleghi di altre nazioni e comunque risultati non costanti?
«Alcuni motivi sono esposti nella risposta precedente. Non sono al corrente della frequenza di infortuni dei nostri atleti ma posso assicurarti che il primo obiettivo di un allenatore è quello di far sì che il proprio atleta salvaguardi la propria salute. Un atleta sano si allena, un atleta infortunato si cura! Ti faccio un esempio. Mi capita spesso di guardare l'elenco partenti delle gare, naturalmente in riferimento agli atleti di punta perché purtroppo non conosco tutti i nomi dei trailer. Capita di vedere atleti che gareggiano su ultramaratone in continuazione, esprimendo chilometraggi che non possono essere sorretti neppure da un camion. I maratoneti d'elite hanno 3 appuntamenti obiettivo all'anno, siamo sicuri che pestare miliardi di passi sui sassi faccia così bene al nostro corpo? O che faccia andare più veloci?».

Perché l’Italia non ha brillato ai mondiali di Annecy?
«In parte mi ricollego alle due risposte precedenti, faccio però una premessa con una osservazione squisitamente tecnica. Nel nostro immaginario tendiamo ad identificare le gare di trail con i tracciati alpini, teatro di gare emblematiche, ma in realtà abbiamo trail con molto dislivello, trail con fondo tecnico, trail di tipo collinare molto veloci, trail lunghi e brevi. A volte mi si rivolge la fatidica domanda “chi è l'atleta di trail più forte?”. A questa domanda posta male non c'è risposta perché sono pochissimi gli atleti universali, spesso il trailer è predisposto nei confronti di certi tipi di gara. Riallacciandoci ai mondiali la prima cosa da fare è scegliere i cavalli da far correre e la scelta, essendo molto complessa, deve essere più oggettiva possibile e libera da interessi e simpatie e l'unico modo serio per farlo è stabilire dei criteri di selezione. Nel gennaio 2014 la IAU ha ufficializzato la sede dei mondiali 2015 eleggendo la sede di Annecy. A quel punto devo selezionare degli atleti che possano essere performanti per le caratteristiche di gara in termini di distanza, dislivello e tecnicità e l'unico modo che ho di farlo è nominare tre gare italiane di qualificazione ‘open’ in circa 15 mesi di tempo, con caratteristiche simili a quelle del mondiale e valutare le prestazioni degli atleti in funzione dei risultati raggiunti. E' chiaro che ci sono delle variabili soprattutto legate allo stato di forma dell'atleta e agli infortuni che potrebbero subentrare, ma ci sono tante soluzioni e tanti provvedimenti da prendere e non credo sia questa la sede adatta per parlarne. Dopo questa lunga premessa sintetizzo la risposta. Ogni federazione o associazione deve fare il possibile per portare gli atleti che in quel momento esprimono le migliori prestazioni in funzione di quella gara e supportarli tecnicamente nel modo migliore, dopo di che quello che si potranno commentare i risultati con la massima oggettività».

I runner statunitensi, in buona parte provenienti dalle maratone e dalle ultra su strada stanno venendo a vincere in importanti gare europee: perché?
«Le gare USA in genere sono su tracciati poco tecnici con fondo corribile quindi generalmente i forti atleti statunitensi sono veloci, sia sulle lunghe distanze che sulle ultra. Per questo motivo molte volte, venendo a gareggiare dalle nostre parti hanno dovuto fare i conti con una tecnicità del tracciato a loro non congeniale, con risultati che conosciamo. E' chiaro però che quando un atleta ha un motore di quella potenza, se si allena in funzione di un certo tipo di percorso, può ottenere risultati importanti».

Quali sono i fattori di crescita del trail in Italia? E all’estero?
Quale ruolo giocano e potrebbero giocare i grandi team? E le società significative ma locali?

«E’ noto a tutti l'enorme aumento del numero di gare sul territorio nazionale, forse in questo periodo ci sono più gare che concorrenti. Da un lato questo mi fa piacere perché se penso che nel 2005, quando io ed alcuni amici de Gli Orsi, abbiamo pensato di organizzare un trail da 70 km sembrava una follia. La nascita di tante gare permette a chi corre di provare percorsi nuovi scoprendo tratti di una Italia che offre angoli naturali bellissimi, nello stesso tempo crea una dispersione delle iscrizioni alle gare. Ultimamente si corrono trail con 100 iscritti e anche manifestazioni che hanno sempre fatto la parte da protagonista faticano a reggere. Probabilmente si andrà a delineare  una distinzione in tre categorie di gare. In prima fascia inserisco le assolute, cioè quelle che per capacità, scenografia ambientale, supporto del territorio, presenza di sponsor importanti, riescono a reggere un confronto internazionale. In seconda fascia ci sono quelle gare consolidate, che non offrono Il Monte Bianco o l'ospitalità di una sede turistica prestigiosa, che non hanno a disposizione denaro proveniente da sponsor o enti regionali, ma che sono forti della loro esperienza della loro capacità organizzativa e che in qualche modo conservano inalterato il loro spirito trail. In terza fascia ci sono i piccoli trail che si sono inseriti nel calendario nazionale, con un numero contenuto di iscrizioni ma con tanto entusiasmo e voglia di fare bene.
I grandi team sono in grado di agire positivamente sulla crescita di una manifestazione, perché con la loro presenza consentono una crescita in diverse direzioni: premi, visibilità, immagine, comunicazione, presenza di atleti di élite… Il ruolo delle società organizzatrici è fondamentale. L'organizzazione di una gara deve essere composta da persone capaci, preparate, che sappiano cosa vuol dire correre in montagna e quando uno staff è composto da membri di una associazione sportiva, è anche garanzia di continuità negli anni».

Criteri di ammissione alle iscrizioni: se ne è discusso molto per il Tor. In molte nazioni sono abbastanza diffusi (Francia, Usa, Andorra) almeno oltre i 100 KM, in Italia molto meno. Tu come organizzatore non li hai utilizzati nella 100KM delle Porte di Pietra. Che ne pensi?
«Distinguo il criterio di ammissione creato per fare una scrematura del numero di iscritti, da quello predisposto per una tutela del concorrente. In questo secondo caso, credo che la presentazione di un curriculum sia consigliato per l'iscrizione a gare di lunga durata, tecniche, che si svolgono in condizioni ambientali potenzialmente pericolose per l'incolumità del concorrente. Nello stesso tempo potrebbero richiedere un curriculum gare anche molto più brevi ma che si svolgono in ambiente di alta montagna con passaggi tecnici ed esposti. Io parto dal presupposto che tutte le ultra possono portare ad esaurimento fisico un concorrente, specie se alle prime esperienze con quelle distanze, ma in questo caso, se ci fosse una difficoltà legata alla distanza emergerebbe...alla distanza, e non nella prima metà di gara. Io e i miei amici Orsi abbiamo studiato a fondo il problema partendo dalla consapevolezza che la seconda parte della gara è su quote più basse, accessibile ai soccorsi, con diverse vie di fuga su percorsi alternativi ed inoltre abbiamo dato la possibilità al concorrente giunto al 65° km di scegliere se chiudere la 100 o deviare sulla 70km.
Per questi motivi non ho messo dei filtri alla 100 Porte per dare così la possibilità ad un concorrente di cimentarsi con una gara di importante chilometraggio.
Gare di 100km come la Tuscany o come Le Porte di Pietra, si svolgono su terreni poco ostili a quote relativamente basse, sono in periodi dell'anno climaticamente favorevoli, hanno diversi check point che offrono assistenza, vie di fuga e di abbandono.
Tengo a precisare una cosa, il ragionamento che sto facendo è in relazione al binomio sicurezza/distanza, se dovessimo fare un ragionamento assoluto sulla sicurezza ci sarebbe da aprire un capitolo in quanto nessuna gara di trail può essere considerata sicura proprio perché lo sport del trail non garantisce sicurezze e in questa ottica ogni organizzatore deve ragionare sulla base della propria capacità ed esperienza, della conoscenza del proprio percorso di gara e della consapevolezza delle forze umane di cui dispone».

Negli USA per partecipare ad alcune ultra devi aver fatto un servizio di volontariato alle gare di trail, in Europa e Italia nessuno lo richiede. Secondo te sarebbe un’idea valida? Vedere le cose ‘dall’altra parte’  per me ti aiuta in entrambe le situazioni. Personalmente ho fatto il volontario per la CCC e UTMB dopo aver corso la TDS ed è stata un’esperienza molto positiva.
«L’esperienza di chi vede le cose dall'altra parte la vivo dal 2006, proprio per il fatto che da quell'anno vesto il ruolo di organizzatore e di atleta, quindi ad ogni gara a cui partecipo guardo con un occhio critico tutti gli aspetti organizzativi e i dettagli che a volte passano inosservati. Sicuramente fare il volontario o fare la scopa o comunque proporsi come collaboratore in qualche evento è una esperienza che può arricchire la visione globale del mondo trail consentendo di capire cosa accade “dietro le quinte”, non so se qualche gara italiana arriverà ad imporlo, sicuramente molte lo chiedono e predispongono nei mesi precedenti l'evento una campagna di arruolamento dei volontari. Per la mia esperienza personale delle Porte di Pietra, il personale è costituito al 90% da gente che corre i trail e questo garantisce una garanzia di affidabilità».

Capisco che sia difficile dare una risposta sintetica, visto che hai scritto un libro di centinaia di pagine, ma se dovessi dare un singolo consiglio ad un trailer cosa diresti? E per un organizzatore?
«Ad un neofita direi: “prenditi i tempi giusti per progredire con gradualità sia in termini di intensità e di volume, ascolta te stesso e rispetta te stesso e la natura” Ad un atleta ‘anziano’ direi: “ascolta le modificazioni imposte dal tuo corpo e adatta ad esso gli allenamenti che farai. Diminuisci i carichi  massimali e le intensità troppo elevate a favore della regolarità, della resistenza e della giusta tattica”. Ad un atleta top direi: “sei già forte ma sei vuoi andare ancora più forte devi cercare di trovare delle direzioni di lavoro che ancora non hai percorso o lo hai fatto solo parzialmente. Potenzia i tuoi punti deboli e non esitare a farti aiutare e consigliare da qualche esperto”. Ad un organizzatore direi: “Facciamo in modo di favorire i processi di identificazione e riconoscimento del Trail. E' lo sport che amiamo e che cerchiamo di divulgare e far amare al pubblico attraverso le nostre gare, ma la nostra incolumità giuridica dal punto di vista civile e penale è così precaria che dobbiamo sempre riflettere se vale la pena di poterci permettere di essere sempre legati ad un sottile filo che si potrebbe spezzare nel caso in cui nella nostra gara dovesse verificarsi un incidente serio”».
 


Tor-4K, si potranno organizzare entrambe

Dopo la sentenza del Tribunale di Torino

Si sono dati ‘battaglia’, prima mediatica e dopo anche legale. Alla fine finisce in ‘pareggio’ tra Tor des Géants e 4K Alpine Endurance Trail Valle d’Aosta. Al Tribunale di Torino aveva fatto ricorso la Vda Trailers (organizzatrice del Tor des Geants) per chiedere la sospensione del 4K Alpine Endurance Trail per 'concorrenza sleale'. Successivamente la Regione Valle d'Aosta (organizzatrice del 4K assieme all'associazione Forte di Bard) aveva fatto ricorso al giudice per l'utilizzo del marchio Tor des Géants.
Il giudice Umberto Scotti, presidente della sezione Imprese ha deciso che potranno svolgersi entrambe. Da una parte le prese di posizione, soprattutto sulla sicurezza, hanno penalizzato VdA Trailers, ma al tempo stesso il blocco delle pre-iscrizioni ha danneggiato gli organizzatori della 4K. E il marchio Tor des Géants? La decisione è quella che appartenga sia a VdA Trailers che alla Regione, visto che è sempre stato organizzato in 'maniera sinergica tra le parti'.


11 giugno, e' tempo di Belladormiente Sky Race

28 km e 2100 m di dislivello positivo molto panoramici

Manca ancora qualche settimana per l’edizione numero due della Belladormiente Sky Race. Edizione due che in realtà è la prima, perché la gara in programma l’11 giugno a Castelnuovo Nigra, a pochi chilometri dalla redazione di Skialper, l’anno scorso è stata annullata ben due volte per pioggia e neve. Ecco perché gli organizzatori hanno deciso di anticipare a giugno un evento inizialmente previsto a fine stagione. 

SKYRACE CATTIVA E PANORAMICA - Gara nuova ma che suscita molta curiosità e attesa la Belladormiente. Per diversi motivi. La montagna dove si corre, la Quinzeina, soprannominata Belladormiente perché dalla pianura piemontese assume le sembianze di una donna dormiente, è particolarmente suggestiva per i panorami che sa regalare, dal Gran Paradiso alla vasta pianura. È praticamente il primo rilievo che si incontra ma ha caratteristiche alpine più che prealpine, con tanta roccia e quote ragguardevoli che toccano, nel punto più alto della corsa, i 2.406 metri. Ecco perché il percorso è a tutti gli effetti quello di una sky race, con difficoltà tecniche, tratti esposti e attrezzati, e non di un trail.

IL PERCORSO - 28 km, 2.100 metri di dislivello positivo, partenza da 828 metri, a Castelnuovo Nigra, in provincia di Torino, nella Valle Sacra, toccando quattro cime oltre i 2.000 metri. Contrariamente a quanto si sarebbe dovuto fare l’anno scorso, sono state fatte alcune, poche modifiche, che hanno trasformato la gara in un anello, con partenza e arrivo dallo stesso posto. Il numero limite di iscritti è di 200 e la quota di iscrizione di 25 euro. La gara, affiliata FSA, è in programma il sabato e, in caso di maltempo, sarà possibile riprogrammarla sulla domenica ma è stato studiato anche un percorso alternativo. 

ISCRIZIONI - Mandando una mail a belladormienteskyrace@gmail.com o in loco. Al link https://belladormienteskyrace.com/iscrizioni/ è possibile scaricare la documentazione necessaria. 


Remi Bonnet da record alla Trentapassi

Emanuela Brizio prima nella gara rosa

Tradizionale doppio appuntamento domenica alla Trentapassi, con vertical e skyrace, prove d’apertura delle Italy Series, e opening del circuito La Sportiva Mountain Running Cup.

VERTICAL - Si gareggia sul classico percorso di 3.5 km con partenza da piazza Vittorio Emanuele e ripida rampa finale. Vittoria di Urban Zemmer in 39’47”; ci ha provato Nicola Pedergnana, ma alla fine si è dovuto arrendere al compagno di squadre del Team La Sportiva: 40’ netti il suo crono. Terza piazza per Michele Boscacci in 40’46”; ai piedi del podio Patrik Facchini e Marco Moletto.
Vittoria con record per la britannica Emmie Collinge in 50’18”, con soli 16” su Francesca Rossi, mentre sul terzo gradino del podio è salita Beatrice Deflorian in 54’17”.

SKY - Uno dei gli ultimi iscritti e uno dei favoriti: Remì Bonnet è partito subito all’attacco ed è arrivato in solitaria sul traguardo dopo 17.7 km con 1400 metri di dislivello: 1h34’47” il tempo dello svizzero del Team Salomon, nuovo record della Trentapassi. Piazza d’onore per il vincitore 2015 della gara di Marone, Ionut Zinca in 1h37’17”, terzo Tadei Pivk in 1h37’46”. A seguire Paolo Bert e Dennis Brunod.
Vittoria rosa per Emanuela Brizio in 2h08’43, davanti ad Elisa Sortini in 2h09’20” e Raffaella Rossi in 2h12’31”.