Intervista ad Andrea Peron
Ora la parola passa alla difesa
E’ un argomento delicato, prima di emettere giudizi o condanne sarebbe opportuno dar modo all’atleta di dimostrare la sua eventuale estraneità ai fatti. Mi sono sentito con Andrea qualche ora dopo la notizia choc, proprio per ascoltare direttamente da lui cosa avesse da dire a tal proposito. La sensazione è di una persona scossa ed incredula, in balia di uno tsunami. Non ha comunque perso il suo aplomb ed è stato estremamente lucido nelle sue considerazioni.
Andrea, bel casino eh? “Non me la sarei mai aspettata una cosa del genere. Potrei esser caduto nella tentazione del doping all’epoca di quando ero un ciclista professionista. Sarebbe stato "giustificato" dal facile guadagno di centinaia di migliaia di € ed invece non l’ho mai fatto. Ho vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi, una d’oro ai mondiali, che senso avrebbe avuto doparmi per un 15^ posto al Mezzalama?”
Il comunicato parla di efedrina “Ecco per l’appunto, uno dovesse doparsi usa tutt’altro tipo di sostanze. E’ da qualche ora che mi sto scervellando per ricordare cosa posso aver mangiato o bevuto nei giorni precedenti che potesse contenere questa sostanza, che sinceramente si trova in tanti alimenti”.
Eri solo al controllo doping? “No sono stato sorteggiato io, Guido Giacomelli, Blanc e la Francesca Martinelli. Se poi c’era qualcun altro non lo so”
Ciclismo=doping l’equazione immediata a cui tutti abbiamo pensato subito. “Tutto ciò non centra nulla con il ciclismo. Se avessero trovato positivo un concorrente qualunque non lo avrebbe scritto nessuno, ma siccome sono stato un ciclista allora chiaro che tutto si complica e viene amplificato. Io pratico lo scialpinismo per pura passione ed amore per la montagna, il ciclismo ripeto in questa mia attività non centra nulla”
E adesso? “Ora attendo di vedere il referto, da lì si potranno capire tante cose. Deciderò quale strategia adottare per la mia memoria difensiva”
Cosa ti preoccupa di più? “Amo la mia persona e la mia immagine. Non ho mai barato nella mia vita, chi mi conosce sa la mia etica ed i miei principi. A questo tengo di più, per questo mi batterò per dimostrare che non ho assunto nulla in modo intenzionale per far ricorso al doping. Sarei un folle infangare la mia immagine e la mia credibilità per il Mezzalama a 40 anni."
Andrea adesso ti attende la salita più impegnativa della tua carriera e ti auguro di venirne fuori a testa alta. Parlo a nome dello scialpinismo, ma siamo tutti abbastanza sconvolti. I dubbi su tante performance ci sono e rimangono tali. Ma quando si passa dalle illazioni ai risultati dei test, le cose iniziano a cambiare, di certo la cosa migliore sarebbe quella di non dover affrontare certi argomenti. E’ ora invece di iniziare a pensare a test ematici e non delle urine, prevenire è meglio che curare.
Un caso di doping al Mezzalama?
Le analisi hanno riscontrato la positività all'efedrina di Andrea Peron
Secondo quanto riportato dal sito del CONI, ci sarebbe un caso di positività nei controlli antidoping effettuati al termine del Trofeo Mezzalama. Si tratta di Andrea Peron. Ci auguriamo che l'atleta sappia dimostrare la propria estraneità a tale imputazione. Di seguito ecco il comunicato ufficiale del CONI.
«Il CONI comunica che, a seguito degli esami eseguiti dal Laboratorio di Roma, è stato accertato un caso di positività. Nel primo campione analizzato, è stata rilevata la presenza di Efedrina per Andrea Peron, tesserato della Federazione Italiana Sport Invernali, al controllo in competizione disposto dalla FISI, il 1° maggio 2011 a Gressoney La Trinitè (Valle d'Aosta), in occasione del 18° Trofeo Mezzalama di Alpinismo.
Il Tribunale Nazionale Antidoping ha provveduto a sospendere l'atleta, accogliendo la richiesta avanzata dall'Ufficio di Procura Antidoping».
Modello 61
Vogliamo parlarne?
Nel mio viaggio tra gli sci club ho ascoltato da più presidenti la speranza che si possa cambiare la gestione del famigerato modello 61 che, ricordiamo, è il modello istituito dalla Fisi per gestire il problema delle visite mediche. In sostanza ad ogni gara il presidente deve sottoscrivere, ed inviare, il modello 61 per attestare che tutti i suoi atleti compresi nell'elenco sono in regola con il certificato medico per la pratica di attività agonistica. L'avvento del modello 61 è stato un ottimo deterrente contro la contraffazione dei certificati, che ahimè si è dovuta registrare. Fotocopiare certificati cambiando la data di validità sembrava il sistema ricorrente, di fatto ora la Fisi ha spostato il problema a monte, incaricando i presidenti delle società di verificare e certificare che l'atleta sia in regola. Tutto bene e corretto, solo che un presidente non può certificare per 20 domeniche di fila che quell'atleta è a posto. Con tutti i problemi annessi e connessi. Quante volte infatti è capitato che i fax o le mail non siano arrivate alle organizzazioni, o siano andate perse, e che l'atleta di conseguenza non poteva ritirare il pettorale anche se in regola con l'iscrizione. Presidenti tirati giù dal letto, presidenti rintracciati il sabato sera a cena e obbligati a rientrare in fretta per rinviare il modello 61, presidenti esasperati che nelle settimane clou, in cui ci sono più gare, passano le serate a compilare modelli 61 e rintracciare gli atleti per capire dove gareggeranno. Siamo nell'era del telematico, noi pensiamo che si possa ovviare a tutto questo semplicemente con un clic ad inizio stagione. In sintesi: la fisi rilascia un pin code od una password collegata al codice dello sci club. Il presidente entro il 30 novembre dovrà entrare nel database della fisi ed abbinare ad ogni suo atleta le date con la validità del certificato, poi durante la stagione tenerlo aggiornato man mano che scadono certificati e vengono rinnovati. Spetterà poi agli organizzatori di ogni singola manifestazione consultare il database per rilevare quali atleti iscritti siano in regola o meno con il certificato medico. Visto poi che negli sci club non tutti i tesserati svolgono attività agonistica, sarebbe utile prevedere il rilascio delle tessere Fisi in due colorazioni diverse per differenziare chi opta per le gare e chi semplicemente sottoscrive la tessera per avere una copertura assicurativa.
Nessuna polemica la nostra, l'intento è quello di aprire un sereno confronto tra le parti per poter migliorare la gestione del modello 61. I tempi tecnici per mettere in piedi e testare questo nuovo sistema ci sono, perché non provarci? Apriamo un dibattito, magari nascono nuove idee, magari per una volta riusciamo a metterci tutti d'accordo.
Un vero Bogn da Nia
….non sent la fadia
Inizia il nostro viaggio alla scoperta degli sci club, che rappresentano il cuore e l'anima dello scialpinismo. Qui nascono e crescono campioni, si coltivano amicizie ma soprattutto si condivide una passione. Tante storie, tanti personaggi, innumerevoli iniziative. Ognuno con la sua organizzazione, con il suo spirito e le proprie tradizioni. Il viaggio prende il via dalla Val di Fassa con i Bogn da Nia, uno sci club storico che tra le sue fila annovera anche dei campioni. Abbiamo contattato il loro presidente, Ennio Dantone, persona infaticabile, grande appassionato, un uomo al servizio dei suoi ragazzi che non disdegna di gettarsi nella mischia. Il telefono squilla e risponde una voce confusa tra il rumore di martelli pneumatici e scavatori. Si trova in un cantiere dal momento che nella vita fa anche l'impresario edile. Lo richiamo dopo 10' il tempo che si defili e ci si possa parlare.
Ennio sei Presidente dei Bogn da Nia dal? «Da sempre...»
E allora chi meglio di te può parlaci del team? «E' una storia lunga nata nel 1997. Una sera un gruppo di amici decise di andare a cena al Ciampac, solo che lo fece con gli sci d'alpinismo. La serata si rivelò meravigliosa, la cosa fu ripetuta e da allora è rimasta una nostra tradizione che si ripete. Il gruppo si allargò e così una sera si decise di darsi un nome. Vuoi la quota e le birre le idee non mancarono. Ad un gruppo di buoni a nulla che nome volete dare, nacquero così i Bogn da Nia. Il passo ad affiliarsi alla fisi, dotarci di abbigliamento e fare gare fu brevissimo. Adesso siamo in 150 persone, tra di noi ci sono dei campioni del calibro di Ritz, Trettel, Zemmer, Zulian, Pinamonti, Stainacher, Goetsch, De Zulian, e mi sa che qualcuno l'ho dimenticato. Nel direttivo siamo in 6 ed il tempo non basta mai. Siamo un gruppo molto affiatato e ci diamo un gran d'affare. Ci teniamo a tener viva la vita associativa, organizziamo mensilmente delle gite, collaboriamo con altri gruppi per lo svolgimento delle gare, effettuiamo trasferte di gruppo in occasione di eventi. Siamo molto attivi anche come organizzatori dal momento che gestiamo il Trofeo Cianci, un trittico di notturne quest'anno giunto al decennale. Siccome non ci bastano le fatiche invernali d'estate organizziamo alcune gare di corsa come Pian Trevisan - Pian dei Fiacconi o la Saliscendi Marmolada».
A proposito di Marmolada si può considerare la vostra montagna?
«Sì senza dubbio. Pensa che la capanna di Punta Penia era di proprietà del Cianci, fu costruita da suo papà il Gigianti. La Marmolada fa parte di noi da sempre, si inizia e si termina una stagione lungo i suoi pendii».
Grazie Ennio, ti lascio al tuo lavoro. Buone ferie, visto che tra qualche giorno ti concederai un meritato relax, e complimenti.
Prom'tour, seconda edizione
Bici + ski-alp da Nizza al Gelas
Dopo il successo della prima edizione del 2010 il Prom'Gelas ha avuto luogo sabato 16 maggio. Tenuto conto del numero degli iscritti, quasi 100, è stato richiesto un grande impegno per le difficoltà di logistica che ha visto coinvolto anche il CAF Mercantour Nice, l'ALTICOOP e la Roue Libre.
Pur mantenendo lo spirito di convivialità tipico di questo evento, quest'anno sono stati cronometrati i tempi. Partenza in gruppo alle 4 e 37 davanti alla casa della montagna sulla Promenade des Anglais a Nizza, salita fino a Lantosque con i passaggi fondamentali ben segnalati e controllati da parte della Roue Libre. A partire da Lantosque, abbandonato il cronometro, ciascuno è salito al suo ritmo fino al rifugio Madone de Fenestre. Giunti al rifugio ogni concorrente ha abbandonato la bicicletta per vestire le attrezzature da ski-alp e per rifoocillarsi al posto ristoro a cura degli abitanti di Saint Martin de Vesubie.
Pierrot dell'Alticoop nel frattempo conferma le cattive condizioni meteo sulla vetta del Gelas e così si opta per il Balcon.
Il primo sul traguardo è Christophe Castiglioni in 5 ore e 23, in campo femminile Valérie Raibaut in 6 e 07.
In tutto sono 47 i concorrenti che arrivano al traguardo. Molti abbandoni e qualcuno fermato ai cancelli orari.
Quindi per tutti il ritorno alla Madone con un super pranzo in rifugio con la benedizione de curato del posto.
Olimpiadi sì, olimpiadi no
In autunno si pronuncerà il Cio
Dopo tanto parlare il count down è iniziato. Il Cio ha fatto sapere che in autunno si pronuncerà se lo scialpinismo diventerà disciplina olimpica o meno. In occasione dei mondiali a Claut il Cio aveva inviato un suo rappresentante che potesse visionare e un fornire una dettagliata relazione su questo tipo di eventi. La giornata scelta si rivelò fetida, meteorologicamente parlando; la speranza è che questo non abbia influito più di tanto sul giudizio complessivo. L'emissario ha un nome conosciuto nel mondo dello sci, si tratta della pluri medagliata olimpica Manuela Di Centa. La speranza è che la sua unione con Fabio Meraldi le abbia fatto conoscere ed apprezzare la disciplina nella sua completezza, non limitando il giudizio alla valutazione di un singolo evento. La spettacolarità dello scialpinismo non si discute, che meriti il palcoscenico delle olimpiadi neppure. Se ci sta il curling ci possiamo stare anche noi. Il format della gare che eventualmente saranno ammesse sarà limitato alle sprint, vertical e staffette. Uno snaturamento dello scialpinismo per come lo intendiamo noi, ma la mediatica in primis impone delle precedenze. Impensabile quindi vedere alle olimpiadi gare sul generis del Mezzalama, piuttosto saranno allestite delle vere e proprie arene in cui i nostri gladiatori si contenderanno le medaglie a suon di cambi assetto e ritmi vertiginosi. Va bene tutto, accettiamo anche questo. In caso di decisione positiva è chiaro che lo scialpinismo potrebbe vedere il suo debutto come disciplina dimostrativa alle olimpiadi del 2018 per entrare di diritto nel medagliere a partire dal 2022. Dieci anni sembrano un'eternità, ma in realtà potrebbe essere il tempo necessario per costruire una disciplina a livello mondiale esportandola laddove non ne hanno ancora sentito parlare. Una rivoluzione in tutti i sensi. E come lo sci di fondo ci saranno più specialità, verrà istituita la squadra sprint, quella delle lunghe distanze ….meglio fermarsi qui, restare con i piedi per terra in attesa di buone news. Potrebbero infatti rivelarsi parole al vento, ma intanto sognare non ci costa nulla.
Novità materiali dal pool meeting Ismf
Nessuna variazione dalla prossima stagione
Si è rivelato davvero interessante il meeting svoltosi ad Arvier (Ao) la scorsa settimana. Se non altro per capire come vengono prese le decisioni in seno all'Ismf inerenti i regolamenti sulle attrezzature. C'è un pool di aziende, che di fatto costituisce un gruppo di lavoro, che in collaborazione con i rappresentanti Ismf, propone e valuta le possibili migliorie da apportare al materiale da scialpinismo prendendo in considerazioni la stagione appena conclusa. E' stata presentata una statistica con le rotture dei materiali avvenuti nelle gare Ismf della stagione 2010/11. Il dato molto curioso è che i maggiori problemi sembra averli il comparto degli scarponi, poi gli sci e per ultimi gli attacchi. Personalmente ritengo che il dato non rispecchi la realtà, in quanto la rilevazione avveniva nel parterre da parte dei giudici di gara. Ora se si rompe uno scarpone è più facile giungere all'arrivo, se a rompersi è uno sci od un attacco il ritiro è quasi inevitabile e di certo non si transita per il traguardo. Comunque sia è un inizio, un dato sul quale le aziende si sono confrontate, in modo costruttivo e volto a trovare delle soluzioni. Una volta approvata o bocciata la proposta, questa verrà valutata dalla commissione tecnica Ismf che si pronuncerà. Nello specifico queste le novità.
Sci: considerate le rotture non si è ritenuto di abbassare i pesi minimi e le lunghezze minime degli sci. Il gruppo di lavoro ha approvato di introdurre un test di rottura con parametri isonorm, anche se tutti gli sci oggi superano brillantemente i test in laboratorio. Ci vorrebbero test dinamici piuttosto che test statici, ma risulta impossibile trovare dei parametri univoci.
Attacchi: dalla stagione 2012/13 tutti gli attacchi dovranno essere dotati del sistema di sicurezza per il bloccaggio e sbloccaggio dell'attacco. Di fatto viene resa obbligatoria la possibilità di abbassare la leva anteriore per la sicurezza in fase di discesa. Dalla stagione 2014/15 sarà obbligatorio l'uso dello ski-stopper. Si ricorda che in Italia è già vigente una legge che prevede il divieto di sciare in pista senza lo ski-stopper questo per evidenti motivi di sicurezza. Confermato infine il peso minimo sci+attacco a 750 gr per gli uomini e 700 gr per le donne
Scarponi: sempre per motivi di sicurezza è stata bocciata la proposta di abbassare l'attuale limite di peso, quindi confermati i 500 gr per gli uomini e i 450 gr per le donne. Dalla stagione 2013/14 la suola dovrà essere ricoperta al 100% da plastica o altro composito per assicurare un ottimale aggancio dei ramponi allo scarpone e la suola dovrà presentare una serie di tasselli per permettere un ottimo grip durante la fase di cammino.
Pelli di foca: simpatica la precisazione che non potranno essere usate le pelli naturali. Ci è stato raccontato infatti che in una gara si sono presentati atleti con pelli di foca di animale. Hanno subito precisato che le foche erano morte, non si sa se prima o dopo aver asportato la pelle, di fatto non saranno ammesse già dalla prossima stagione.
Queste in sintesi le novità discusse ed approvate al pool meeting Ismf per le prossime stagioni. Non si tratta di stravolgimenti, e comunque per i reali cambiamenti c'è tempo ancora qualche stagione.
Ecco il calendario Ismf 2011/12
Sarà una stagione concentrata in due mesi senza soste
Venerdì ad Arvier (Ao) si è tenuto un importante convegno Ismf ed il pool delle aziende aderenti. In questa occasione abbiamo visto un'anticipazione del prossimo calendario che, a meno di clamorosi sviluppi, dovrebbe essere quello definitivo. Uso il condizionale in quanto il nuovo direttivo Ismf si insedierà solo verso fine giugno, teoricamente troppo tardi per apportare delle correzioni. Vediamo il calendario nei dettagli. Si inizierà direttamente a febbraio con gli Europei di Pelvoux in Francia dal 4 all'11. Poi tutti in Sicilia, il 17 toccherà all'Etna ospitare una tappa di coppa. Il week end successivo, quello del 26, si volerà ad Andorra in Spagna per tornare quello dopo in Italia, e precisamente a Cima d'Asta il 3 marzo. "Pausa" per il Pierra Menta e poi il 23 marzo sarà la volta della Val Martello. Giusto il tempo di far disputare le altre due tappe della grande course, Tour du Rutor e Patrouille des Glaciers e poi finali di coppa a Tromso in Norvegia il 14 aprile.
Un calendario così concentrato obbligherà gli atleti a fare delle scelte. Impensabile infatti che possano partecipare a tutte le tappe di coppa e grande course senza sosta. Saranno due mesi di fuoco, ne vedremo delle belle. Da notare che Austria, Svizzera e Germania non si sono candidate per ospitare tappe di coppa del mondo. Sembra quindi un affare riservato alle solite Italia, Francia e Spagna con la sola novità della Norvegia a fine stagione. Cina e Corea hanno ritirato le loro candidature, mentre abbiamo appreso che i mondiali del 2013 sono stati assegnati al Pierra Menta.
Testimonianze dal Felik
Intervista con chi ha chiuso il cancello
Federica era il giudice preposto al Felik, colei che ha avuto l’ingrato compito di chiudere il cancello e dover gestire una situazione imprevista dal momento che solitamente è il primo cancello, quello del Breithorn, a fare la selezione. Va ricordato il tempo limite posto a ore 5.30 per gli uomini e ore 5.45 per le donne, dopo 3 ore quindi dal passaggio al Breithorn.
I tuoi colleghi maschi si sono dimostrati poco galanti assegnandoti la postazione più “calda” del Mezzalama, come mai proprio ad una donna?
Mettermi alla piazzola del Felik è stata una decisione presa all’ultimo momento. Il sabato ci è stato comunicato che un giudice per motivi di salute aveva dato forfait per cui sono state riviste le piazzole. Il Felik è toccato a me, ma nulla di premeditato
Visto quanto stava accadendo non ti sono stati comunicati contrordini?
In base al regolamento fisi questo tipo di decisioni spettano solo al direttore di gara o di percorso e a me non è stato comunicato nulla in merito. Quindi mi sono attenuta a quanto previsto e passato l’orario ho chiuso il cancello.
Si racconta di scene da far west con squadre che scappavano, preposti che li inseguivano, un addetto che strappava i pettorali, confermi?
Beh di far west c’era ben poco a partire dalle temperature…però la situazione era decisamente animata! Diciamo che non c’è stata grande collaborazione da parte degli atleti. A tutte le squadre rimaste fuori veniva chiesto di togliere il pettorale sia dalla coscia che dallo zaino, come previsto da regolamento. Qualcuno l’ha tolto da solo, altri cercavano di continuare ugualmente, qualcuno lo voleva tenere come ricordo,altri proprio non ne volevano sapere. Nel marasma generale, sicuramente qualcuno ci è sfuggito, ma ti garantisco che abbiamo fatto il possibile.
Ma invece di togliere il pettorale non bastava togliere il chip ?
Quando un atleta si ritira o transita fuori tempo massimo va tolto il pettorale. Non spettava a noi togliere eventualmente il chip
Immagino non sia stato semplice gestire 150 persone imbufalite, come hai operato?
Ho semplicemente tentato di mantenere la calma, di rispondere a tutti e dare loro spiegazione di quello che stava accadendo; potevo capire la loro rabbia, ma stavamo solo facendo il nostro lavoro. Per fortuna che c’era Bruno, la guida responsabile della piazzola, che assieme ai suoi collaboratori si sono dimostrati bravi e competenti.
Yves Veya è morto
Ci lascia il vicepresidente dell'ISMF
Ecco il comunicato stampa che ci è pervenuto questa mattina e dal quale non si evincono le cause del decesso:
«With deep sorrow, we announce the death yesterday of our friend Yves Veya, Vice-President and Treasurer of the ISMF.
His absence leaves an empty place in all of us. Yves has always been a person characterized by big human values, and who has dedicated a big part of his life to the development of our sport and of our federation during the past 12 years.
These words are meant to be our deep and sincere tribute to a person who we are am proud to have met.
ISMF»
Anche Luca Mercalli nel mirino dei contestatori
Alcuni concorrenti hanno mal interpretato le previsioni fatte al briefing
Alla nostra richiesta di chiarimenti risponde con un'ampia relazione in cui fra l'altro si legge quanto segue:
«Le temperature registrate alle varie altitudini durante la gara, oltre ad essere in linea con la previsione, non mostravano anomalie rispetto alle condizioni mediamente attese per il periodo dell’anno, dunque non si è ritenuto opportuno comunicare avvisi particolari in merito all’abbigliamento da adottare in alta quota.
La velocità massima del vento prevista in quota era di 30 km/h; la raffica rilevata a Plateau Rosa è stata di 32 km/h e di 42 km/h alla Capanna Margherita, a una altitudine però superiore al punto più elevato raggiunto dal Trofeo (vetta del Castore, 4221 m).
Si sottolinea che con temperature comprese tra -10 e -15 °C e vento a 30 km/h la temperatura percepita dal corpo umano (wind chill) è di -20 ÷ -25 °C, e ciò ha probabilmente indotto alcuni atleti a ritenere che la previsione delle temperature non fosse corretta. In realtà tale situazione atmosferica – già sperimentata molte altre volte in occasione del “Mezzalama” - è da ritenersi del tutto normale per la stagione e il tipo di ambiente, e non costituisce dunque un elemento di particolare severità rispetto alle ordinarie condizioni tipiche di inizio maggio per le cime del Monte Rosa.»
13 domande di fila ad Adriano Favre
Il tema è quello del giorno: il cancello del Felik e gli abbandoni
Certamente è Adriano il parafulmine di tutti i temporali che hanno squassato questo Mezzalama, e lui non si nasconde dietro nessuno. Abbiamo così pensato di intervistarlo telefonicamente ponendogli delle domande ben precise che rispecchiano i dubbi e le contestazioni che gli sono già piovute addosso a partire dal pomeriggio del giorno della gara.
Non eravamo al Felik ma dalle testimonianze dei nostri collaboratori, sia in gara che fuori, è stato dipinto un quadro contrastante: da una parte coloro che si rammaricano per non aver passato il secondo cancello per essere stati troppo tempo in coda ad attendere che la colonna si muovesse, dall'altro una palese impreparazione di alcuni concorrenti che si è poi trasformata in un tappo per tutta la colonna durante la salita del Castore…
Parliamo delle responsabilità che potremmo attribuire ai concorrenti.
«Da quello che ho visto solo la metà dei concorrenti aveva nozioni di montagna e di alpinismo per affrontare tranquillamente l'alta montagna e le condizioni di quel giorno. Qualcuno ha sottovalutato la montagna, la quota e tutte le difficoltà che esse comportano. Qualcuno non era vestito in modo adeguato e qualcuno non conosceva l'uso delle attrezzature alpinistiche. In questo quadro ne ha fatto le spese anche chi era preparato: ci sono delle guide che sono rimaste imbottigliate e non hanno più passato il cancello ma c'è anche stato chi è uscito a carponi in cresta per la paura di mettersi diritto in piedi…»
E le responsabilità dell'organizzazione?
«Diciamo pure le mie dal momento che sono io l'unico responsabile della gara. In effetti non mi sono sentito di cambiare le regole in corsa: vedendo che gli iscritti aumentavano ho preferito lasciare le cose come stavano. Questa volta il Mezzalama è stato più forte.»
Pensi che alcuni concorrenti si concentrino troppo sul passaggio del cancello e non sufficientemente sugli aspetti alpinistici che l'ambiente presenta?
«Rispetto alle precedenti edizioni c'erano almeno 30/40 squadre che sono passate al pelo al primo cancello. Sicuramente per via del meteo. Troppi hanno sottovalutato questa montagna presentandosi alla partenza con un abbigliamento troppo leggero.»
Credi che si debba fare un passo indietro e far partire un numero limitato di concorrenti?
«Va riconsiderato il fatto che un minimo cambiamento climatico moltiplica i problemi e il disagio.»
A quali soluzioni stai pensando?
«Abbigliamento obbligatorio molto superiore a quello attuale.»
Se consideriamo che il cancello a 2.30 è già di per sé piuttosto duro come si potrebbe sfoltire e selezionare il numero dei partenti?
«Ho letto 1200 curricula richiedendo anche integrazioni e precisazioni: si tratta comunque pur sempre di autocertificazioni che lasciano il tempo che trovano. D'altronde sono contrario a numeri chiusi.»
La polemica monterebbe comunque.
«La doppia partenza è condizionata dalla meteo: questa volta sarebbe stata impossibile da praticare. Anche partendo in due giorni si sfalserebbe completamente la gara magari con condizioni meteo completamente differenti.»
Potrebbe andar bene, come dicevi prima, di richiedere una dotazione maggiore in fatto di abbigliamento.
«Ci stiamo già studiando: valuteremo con l'aiuto delle ditte l'allestimento di completi ad hoc in grado di poter affrontare le emergenze meteo.»
Stai già pensando alla prossima nonostante ti abbiano avvelenato il dopo gara?
«Non sono turbato più di tanto: fa parte del gioco. Il giudice più severo è pur sempre la mia coscenza e se riesco ad essere ancora sereno questo vuol dire che credo di aver agito per il meglio.»
Come giudichi questo Mezzalama rispetto alle precedenti edizioni?
«La ritengo certamente una di quelle più importanti per me: la variante del Naso ha apportato più tecnicità al percorso. Un mix di difficoltà di tecnicità e meteo.»
Sotto l'aspetto agonistico come lo hai vissuto?
«Questo aspetto è quello che mi interessa meno, lo vivo poi il giorno dopo: sul momento mi interessa portare giù tutti gli altri sani e salvi.»
Ti è passato per la testa di allungare il cancello del Felik a gara partita?
«No, assolutamente, dal momento che non volevo estendere al Naso tutte le problematiche che si sono avute sul Castore. Poi ho lasciato che fossero i giudici a decidere senza influenzare le loro decisioni.»
Che effetto ti ha fatto questo grande pubblico lungo il percorso?
«Il mio orgoglio è solleticato proprio da questo successo di gente che è poi il grande scopo di questa grande manifestazione.»