Esoscheletri: il futuro del trail running?
Avete presente quando arrivarono le e-bike e in molti pensarono: «Mai userò una bici elettrica!»? Poi le abbiamo visti spuntare nei rifugi, tra gli amatori, i professionisti del settore e… ci siamo abituati. Oppure i più recenti sci elettrici per lo scialpinismo che hanno fatto molto parlare di loro.
Ecco, ora immaginate un dispositivo che fa lo stesso, ma con le gambe. Si chiama Hypershell, ed è un esoscheletro pensato per l’escursionismo, il trekking e il trail running. Sì, avete capito bene: trail running assistito.
Un esoscheletro per la montagna
Hypershell è piccolo, leggero (meno di 2 kg), si indossa come un'imbragatura e ha un motore elettrico da 800 W in grado di aiutarti in salita, aumentare la tua efficienza in piano e persino proteggere le articolazioni in discesa. Può arrivare ad alleggerire lo sforzo come se ti togliessero uno zaino da 30 kg dalle spalle. Non è solo una spinta: l’intelligenza artificiale integrata riconosce il tipo di movimento che stai facendo (camminata, corsa, salita, discesa) e adatta l’assistenza in tempo reale. Un po’ come avere un motore elettrico sotto i piedi, ma con il controllo di un algoritmo.
Il trail running è una disciplina meravigliosa, ma dura. Dislivelli, salite spezza fiato e discese che possono provare le ginocchia e i muscoli. Hypershell promette di rendere tutto questo più accessibile, senza togliere il gusto della fatica. Immagina di poter correre più a lungo, risparmiando energie. Oppure di affrontare un weekend in montagna con le gambe ancora fresche per goderti il paesaggio. L’esoscheletro non sostituisce le tue gambe, le potenzia. Certo, all'inizio l’idea di correre con un esoscheletro può sembrare esagerata, o addirittura contro natura. Ma ricordate com’era vedere le prime e-bike sui sentieri?
Anche Hypershell potrebbe la stessa traiettoria: prima curiosità, poi interesse, poi normalità. Magari tra qualche anno li vedremo nei noleggi dei rifugi, nei punti vendita outdoor o nelle fiere di settore.
Attualmente Hypershell è disponibile in tre versioni con prezzi da 999 a 1.799 euro. Non è economico, ma nemmeno proibitivo se paragonato a bici o sci di alto livello. E in futuro? Potremmo vederlo nei trail camp, nei team di corsa in montagna, o usato per il recupero muscolare post-infortunio. Alcuni parchi americani lo stanno già testando per aiutare i ranger nei lavori di manutenzione dei sentieri.
In sintesi: serve davvero?
Forse no. Ma può servire a tanti: chi ha problemi articolari, chi si sta rimettendo in forma, chi vuole spingersi più in là, senza per forza essere un super atleta. È un mezzo, non un trucco. È come usare i bastoncini in salita: non ti fanno vincere, ma ti fanno resistere. E nel trail running, si sa, è la resistenza che fa la differenza.
Se lo vedete sulle montagne, non stupitevi troppo: il futuro del movimento outdoor potrebbe davvero passare da qui. E voi, lo provereste?
foto © Hypershell
Arriva Altra Experience Wild 2
L’arrivo della prima versione, abbinata al corrispondente modello da strada Wild, aveva segnato l’ingresso del marchio statunitense drop zero nel mondo delle scarpe con differenziale tra tallone e punta, seppur basso. Ora, con il lancio lo scorso 17 giugno della v2 della Experience Wild, arriva una scarpa aggiornata, con qualche novità e il ben noto FootShape Fit di Altra, che lascia spazio alle dita nel toe box, copiando fedelmente la forma del piede. Experience Wild ha un drop di 4 mm e stack height 32/28 mm nelle numerazioni maschili. Tra le novità, tomaia in mesh aggiornata per migliorare la traspirabilità, GaiterTrap integrato per facilitare il fissaggio della ghetta, nuovo occhiello per i lacci, progettato per una calzata più precisa, e rinforzo in TPU rivisto per garantire una maggiore protezione della punta e durata nel tempo.
- Peso: DONNE 249,5 g, UOMINI 293,4 g
- Intersuola: schiuma EVA leggera e modellata a compressione
- Suola: MaxTrac™
- Altezza stack: DONNE 26mm/30mm , UOMINI 28mm/32mm
- Drop: 4mm
- Tomaia: mesh tecnico
- Prezzo: 150 €
© foto Altra Running
La Trilogia Iberica di Edu Marín
Con Donec Perficiam si è chiuso un percorso decennale. Una Trilogia Iberica ideata dal climber catalano Edu Marín e ispirata a quella alpina di Stefan Glowacz. Tre salite emblematiche della Penisola Iberica liberate nel pieno rispetto della visione originale.
«Il 28 maggio ho completato la libera di Donec Perficiam, una via multipitch di 350 metri e grado 8b+/8c sulla parete dell’Aragón a Montrebei, otto anni dopo che è stata aperta per la prima volta da Isaac Cortés e Carles Brasco, tra il 2012 e il 2017 -ha detto Marín - Questa via è stata tracciata dal basso, con un approccio etico e senza compromessi. Hanno affrontato potenziali cadute mentre mettevano gli spit, tutto per creare la linea di arrampicata più difficile possibile nella gola. Il loro stile e la loro visione mi hanno profondamente colpito. Dal primo momento in cui ho provato Donec Perficiam, ho capito che era qualcosa di speciale, ma la vita e altri sogni si sono messi in mezzo: una spedizione in Pakistan, l’apertura della mia palestra, e altro ancora». Poi, in primavera, il ritorno a Montrebei. «Per evitare il sole cocente, ho arrampicato soprattutto nel pomeriggio. Il 28 maggio ho realizzato la libera completa — cinque ore di sforzo intenso sotto il caldo, con ogni tiro che richiedeva totale presenza mentale e fisica. È stato duro. È stato bellissimo. Ne è valsa la pena. Con questa salita, completo quella che chiamo La Trilogia Iberica — una visione personale iniziata quasi dieci anni fa con la mia ripetizione di Orbayu nel 2015. La trilogia riecheggia lo spirito della leggendaria Trilogia Alpina — Silbergeier, End of Silence e Des Kaisers neue Kleider — che è stata per me una fonte di ispirazione profonda». Nella Trilogia di Edu c’è anche Arco iris, a Montserrat.
Marín, ambassador Montura, è salito rapidamente ai vertici dell’arrampicata sportiva, diventando Campione del Mondo Giovanile e medagliato in Coppa del Mondo, prima di allontanarsi dalle competizioni per dedicarsi alla libera di alcune delle big wall più difficili al mondo. Tra le sue imprese più significative spicca la prima libera di Eternal Flame nelle Trango Towers del Pakistan.
La Trilogia Iberica
Orbayu
• Pico Urriellu / El Naranjo de Bulnes, Spagna
• Grado della via: 8c
• Lunghezza: 500 m
• Libera di Marín: 5 luglio 2015 (Compagno di cordata: Novato Marín)
• Aperta e prima salita: Iker Pou, Eneko Pou
Arco Iris
• Montserrat, Spagna
• Grado della via: 8c+
• Lunghezza: 220 m
• Libera e prima salita di Marín: 8 ottobre 2020 (Compagno di cordata: Novato Marín)
• Aperta da: Armand Ballard
Donec Perficiam
• Montrebei, Spagna
• Grado della via: 8b+/8c
• Lunghezza: 310 m
• Libera e prima salita di Marín: 28 maggio 2025 (Compagno di cordata: Juan Pablo Caballero)
• Aperta da: Carles Brasco, Isaac Cortés
© foto dal profilo Facebook di Edu Marín
Milano-Cortina occasione persa? I dubbi emersi dalle wolkscape di Protect Our Winters
Nell’ambito del monitoraggio civico e ambientale delle opere collegate alle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026, l’associazione Protect Our Winters Italy (POW Italy) ha promosso due iniziative di osservazione partecipata, denominate Walkscape. Gli appuntamenti si sono svolti a Rasun-Anterselva (BZ) nel dicembre 2024 e a Cortina d’Ampezzo (BL) nell’aprile 2025, coinvolgendo cittadini, amministrazioni locali, associazioni ambientaliste e gruppi civici per discutere e riflettere sulle trasformazioni in atto nei territori interessati dai cantieri olimpici.
Le Walkscape si sono rivelate momenti cruciali di confronto e ascolto, pensati per osservare direttamente l’impatto delle opere infrastrutturali, raccogliere testimonianze locali e analizzare le conseguenze ambientali, sociali ed economiche dei Giochi su territori montani già fragili e sotto pressione. Attraverso queste camminate collettive, POW Italy ha promosso un modo diverso di abitare e comprendere il paesaggio, stimolando una riflessione partecipata sul futuro delle Alpi.
Rasun-Anterselva: viabilità e governance sotto la lente
Nel cuore della Valle di Anterselva, il walkscape ha acceso i riflettori su tre principali interventi infrastrutturali: l’ampliamento del centro di biathlon, la costruzione di un bacino per l’innevamento artificiale e le modifiche alla viabilità locale. Al confronto pubblico del 13 dicembre 2024 hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Thomas Schuster, rappresentanti di amministrazioni passate e presenti, del CAI Alto Adige, della Federazione degli Ambientalisti dell’Alto Adige, di Heimatpflegeverband, di Climate Action Sudtirol, dell’associazione ProPustertal, nonché esponenti dell’Associazione Turistica Valle Anterselva e del Legacy Group, incaricato di definire il riuso post-evento delle strutture.
Dal dibattito sono emerse tre criticità principali:
- Partecipazione civica debole: è stata più volte denunciata la scarsa inclusione della cittadinanza nei processi decisionali, soprattutto rispetto a opere di grande impatto gestite in tempi stretti e con fondi ingenti, spesso senza adeguata trasparenza.
- Sostenibilità della mobilità: in contrasto con le linee guida del Piano Clima Alto Adige 2040, sono emerse forti perplessità sull’effettiva utilità delle nuove rotonde previste a Rasun-Anterselva e Valdaora, nonostante alcune modifiche progettuali.
- Vincoli ambientali e opportunità locali: si è auspicata una maggiore concertazione tra istituzioni e comunità per armonizzare lo sviluppo infrastrutturale con i limiti ecologici del contesto alpino.
Cortina d’Ampezzo: trasformazioni urbanistiche e dubbi sulla legacy
Il secondo walkscape, svoltosi a Cortina, ha posto l’attenzione su alcune delle opere più simboliche e controverse dei Giochi: la Variante di Cortina (una galleria per deviare il traffico), la nuova pista da bob e la riqualificazione dell’ex stazione ferroviaria. Hanno partecipato numerose realtà civiche e ambientaliste, tra cui Voci di Cortina, Cortina Bene Comune, Libera Cadore, Italia Nostra, Plattform Pro Pustertal, e rappresentanti di Patagonia Cortina, insieme a Michele Di Gallo della Fondazione Cortina, presente in forma informale.
Il confronto ha fatto emergere tre tematiche chiave:
- Limitato coinvolgimento della cittadinanza: le associazioni locali hanno segnalato l’assenza di reali occasioni di partecipazione e di accesso alle informazioni, lamentando la mancata approvazione di un referendum consultivo sui Giochi e la debole rappresentanza delle istanze territoriali da parte della Fondazione Cortina.
- Vantaggi disomogenei per la comunità locale: mentre Cortina attrae investimenti legati al turismo di fascia alta, mancano interventi a favore dei residenti, sia in termini di servizi che di infrastrutture necessarie. La gestione della nuova pista da bob e la mancata soluzione di problemi strutturali – come l’instabilità idrogeologica – sono stati indicati come esempi emblematici di scarsa attenzione alla realtà quotidiana degli abitanti.
- Una legacy incerta e poco condivisa: le grandi opere rischiano di rimanere sovradimensionate e scollegate dai bisogni reali del territorio. In particolare, la Variante di Cortina è al centro di un acceso dibattito tra chi la considera un’opera strategica e chi ne teme l’impatto ambientale e l’inadeguatezza rispetto alle necessità locali e alle strategie di adattamento climatico.
Un’opportunità mancata?
Le evidenze raccolte durante le Walkscape confermano quanto già denunciato da POW Italy nel documento di posizionamento “Milano-Cortina 2026: un’opportunità mancata”, disponibile online. Il documento mette in luce:
- Governance debole e trasparenza insufficiente: i processi decisionali sono risultati poco partecipati, con limitate valutazioni ambientali e scarsa integrazione delle politiche climatiche nazionali e internazionali.
- Mobilità insostenibile e impatti ambientali elevati: molte opere risultano invasive e non coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione della mobilità alpina e nazionale.
- Legacy poco chiara e carico sui territori: esiste il concreto rischio che le infrastrutture costruite per i Giochi restino inutilizzate, mentre i costi – economici, ambientali e sociali – ricadranno sulle comunità montane, già fortemente colpite dagli effetti della crisi climatica.
Verso un nuovo paradigma per le Alpi
Le Walkscape promosse da POW Italy rappresentano un importante tentativo di riappropriazione civica del territorio e di promozione di un dibattito consapevole e plurale sul futuro delle Alpi. In un contesto di cambiamento climatico accelerato e di crescente pressione su territori fragili, la pianificazione di grandi eventi non può prescindere da una governance partecipata, trasparente e orientata alla giustizia ambientale.
Solo partendo dall’ascolto delle comunità locali e dalla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale sarà possibile trasformare eventi come le Olimpiadi in occasioni autentiche di rigenerazione territoriale e resilienza.
© foto di POW/Beatrice Citterio
Le nuove frontiere della ricerca dei dispersi in montagna
Il sistema SAR di Recco, utilizzabile appeso all’elicottero, sembra essere la nuova frontiera della ricerca delle persone disperse in montagna
Pensare di trovare una piastrina di pochi centimetri in un campo da calcio è come cercare un ago nel pagliaio. Eppure ci si riesce in pochi secondi, andando a cento l’ora e volando a cento metri di altezza. Basta utilizzare un sistema SAR di Recco appeso all’elicottero, che sembra essere la prossima frontiera della ricerca dei dispersi. Ecco perché sono sempre di più le scarpe, ma anche gli zaini e altri articoli che usiamo nelle nostre escursioni estive, a essere dotati di riflettore Recco. Recentemente, per esempio, è stato introdotto sul gilet da trail Apex Pro Run Vest di Camelbak. Il funzionamento è all’apparenza semplice: uno strumento di ricerca funziona come il radar armonico, emettendo onde che vengono riflesse dal circuito presente nella piastrina.
Il sistema Recco è nato per la ricerca in valanga. Nel 1973 Magnus Grandhed stava sciando nel backcountry di Åre, in Svezia, quando si ritrovò a cercare un gruppo di sciatori travolti da una valanga sondando a caso con i bastoncini. Sotto la neve rimasero due persone, tra le quali un amico. Da quel giorno il suo assillo è stato quello di realizzare uno strumento per la ricerca in valanga ed è nato così il primo detettore, che pesava 20 chili, mentre oggi il sistema portatile r9 utilizzato dalle squadre di soccorso pesa 900 grammi. Il detettore incorpora anche un artva, in modo da utilizzare entrambi i sistemi nel caso il travolto indossi un apparecchio oltre alla piastrina Recco, che non si sostituisce all’artva ed è utile soprattutto nel caso di sciatori che disegnano curve fuoripista nei pressi delle piste di un comprensorio. Ecco perché l’apparecchio Recco viene dato in comodato gratuito alle squadre del soccorso alpino e ai soccorritori delle principali località sciistiche.
Nel 2016 arriva la svolta, con l’introduzione del sistema SAR, che apre nuove prospettive, non solo per l’utilizzo invernale. «Le possibilità sono enormi e si sta iniziando a utilizzare il sistema anche per la ricerca nei laghi e in mare, in mancanza del SAR, dall’elicottero può essere utilizzato il detettore portatile r9, naturalmente con un’area di ricerca più piccola» dice Sergio Albanello, uno degli istruttori Recco italiani. In realtà l’acqua inibisce il circuito della piastrina, ma se non è completamente sommersa, viene rilevata. «Le richieste di aiuto per persone disperse sono in aumento in tutto il mondo, ecco perché la domanda di sistemi SAR è in crescita, fino a zone remote come quelle del Pakistan e dell’India» aggiunge Albanello. In Italia di SAR ce ne sono quattro: in Valle d’Aosta, a Trento, alla base dell’Aiut Alpin Dolomites della Val Gardena e nel Centro Italia. «Vengono assemblati in Svezia ma la componentistica elettronica non è stata immune dal problema della mancanza di materie prime, l’obiettivo è di coprire a breve Piemonte, Lombardia e Veneto/Friuli» aggiunge Albanello. Anche i SAR vengono dati in comodato gratuito, c’è però l’eccezione dell’Austria che ha deciso di acquistarli per dotare ogni territorio della tecnologia. Su quale capo di abbigliamento è più efficace la piastrina? «Abbiamo un database globale relativo agli interventi che ci aiuta nella ricerca e sviluppo del prodotto e a dare indicazione ai marchi partner sul posizionamento ideale, in generale funziona ovunque e per questo è presente in alcune scarpe, giacche, zaini, caschi, sempre più spesso anche sugli imbraghi; abbiamo rilevato che sul cappuccio della giacca la piastrina è molto efficace, anche averne due in diverse parti potrebbe essere una buona idea». Va segnalato che esistono anche delle piastrine adesive, per esempio per il casco o lo zaino, acquistabili a partire da 24,95 euro sul sito recco.com. C’è una casistica di interventi efficaci con i SAR utilizzati in Italia? Ci sono stati dei ritrovamenti in un crepaccio e, caso curioso, incidentalmente è stato recuperata la chiave di un’auto. Il circuito del telecomando era simile a quello della piastrina ed è stato rilevato dal sistema. Ma questa è un’altra storia.
Boffelli ritocca il fastest known time del Monte Bianco dopo Védrines
Giusto una settimana. È quanto ha resistito il nuovo fastest known time di salita e discesa da Chamonix al Monte Bianco con gli sci.
Il 24 maggio lo aveva ritoccato Benjamin Védrines e lo scorso 31 maggio ci ha pensato William Boffelli a mettere una nuova firma sull’impresa, abbassando di oltre dieci minuti il tempo. William, ingegnere alla fondazione Montagna Sicura di Courmayeur e tra gli atleti di punta del
movimento scialpinistico, oltre che testatore della nostra Buyer’s Guide nella sezione agonismo, è originario della Val Brembana.
Il cronometro si è fermato a 4 ore 43 minuti e 24 secondi contro le 4 ore 54 minuti e 41 secondi di Védrines. La partenza dalla chiesa di Chamonix alle 5,45 e la salita con scarpe da trail e sci nello zaino fino a quota 2.200. L’arrivo in vetta intorno alle 9,30 e la discesa in circa un’ora. Boffelli ha usato scarpe Kailas, scarponi La Sportiva Stratos VI e sci Dynastar M-Pierra Menta.
Il monte Bianco è stato al centro dell’attenzione nel mese di maggio visto che anche il FKT femminile con gli sci è stato ritoccato il 16 maggio da Élise Poncet con il tempo di 6 ore 54 minuti e 47 secondi. Il record maschile con gli sci era del 2024, dell’americano Jack Kuenzle, in 4 ore e 59 minuti. Nel 2013 Kilian Jornet è salito e sceso in assetto skyrunning, senza gli sci, in 4 ore 57 minuti e 40 secondi.
Avanti il prossimo.
Foto © Instagram William Boffelli
Élise Poncet da record sul Monte Bianco
Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando, venerdì scorso, Élise Poncet è arrivata sulla scalinata della chiesa di Chamonix, tradizionale punto di partenza e di arrivo per i fastest known time di salita e discesa sul Monte Bianco. Era partita alle cinque e, con 6 ore 54 minuti e 47 secondi, ha polverizzato i tempi di riferimento femminili. Nella hall of fame il suo nome si aggiunge a quello di Hillary Gerardi, che nel 2023 ha fermato il cronometro a 7 ore e 25 minuti, senza usare gli sci, e a quello di Anna DeMonte che nel 2024 era salita e scesa con gli sci in 7 ore e 29 minuti.
Élise, trail runner (l’anno scorsa seconda al Trofeo Kima) e scialpinista di origine parigina, ha scelto la via storica, passando dal rifugio dei Grands Mulets, ghiaccio Jonction, Petit e Grand Plateaux, capanna Vallot e Bosses, mentre in discesa si è ricongiunta alla traccia di salita al Grand Plateau. L’intero itinerario misura 35 km e 3.800 m D+ e il tempo di discesa dalla vetta alla chiesa è stato di circa un’ora e venti minuti. Élise ha portato tutto il materiale dall’inizio alla fine, rispettando le regole di sicurezza: corda nei tratti crepacciati, attrezzatura da ghiacciaio, ramponi sulla cresta finale.
Foto © Philipp Reiter
The players: Bruchez, Heitz, Sierro, Arnold & co protagonisti della stagione del ripido sul Monte Bianco
Cinque sciatori, tre discese. La stagione dello sci ripido nel massiccio del Monte Bianco entra nel vivo. Tra fine aprile e inizio maggio, con il minimo comune denominatore della presenza in entrambe le cordate di Vivian Bruchez, sono state aperte tre nuove linee. Una in particolare spicca per la creatività, tanto che lo stesso Bruchez l'ha definita «un itinerario alpinistico sci ai piedi». Si tratta della prima discesa (450 m) del versante Ovest dell'Aiguille de Leschaux, sciata il 29 aprile in compagnia di... Jérémie Heitz e gradata 5.3 E4. Un vero e proprio dream team che ha risalito la storica via aperta nel 1927 da R. Ogier Ward e Joseph Georges. Poi la discesa più diretta possibile, con l'aiuto di di tre doppie da 60 metri, una nella parte alta e una per superare la parete rocciosa nella parte bassa. Guardando la foto della linea tracciata sulla parete rocciosa non si può che essere d'accordo con l'affermazione di Vivian.

Il 2 maggio Bruchez con Gilles Sierro, Mike Arnold e Pierre-Idris Mehdi ha aperto due nuove linee di 450 metri, gradate 5.2 E3 sul versante Ovest del Mont Maudit. Si tratta di due couloir rinominati Dérobés, sciati in giornata dall'Aiguille du Midi, con discese fino al Tunnel del Monte Bianco sul versante francese. Nessuna doppia su canali «non troppo ripidi ed esposti» come ha scritto Vivian su Instagram. «Non hai bisogno di un biglietto aereo o di un lungo viaggio, solo di un po' di curiosità e la predisposizione a guardare paesaggi famigliari con occhi diversi» ha aggiunto Mike Arnold.
Il trail running internazionale torna al Golfo dell'Isola e non è l'unica novità
Il trail running mondiale fa tappa in Italia. Sono diversi gli appuntamenti in programma nei due principali circuiti, Golden Trail World Series by Salomon e UTMB World Series. Manca poco meno di un mese per il Golfo dell’Isola Trail Race di Noli, in Liguria, parte della Golden Trail World Series 2025 by Salomon. Sul tracciato dove si sono corse le finali del 2023, sabato 18 maggio si sfideranno i 30 migliori atleti e le 30 migliori atlete del ranking GTWS 2024, insieme a corridori élite invitati tramite wild-card. Il percorso si snoda tra i sentieri di montagna della riviera ligure, con viste sul mare e passaggi nei territori di Bergeggi, Spotorno e Vezzi Portio.
Tra i favoriti: il marocchino Elhousine Elazzaoui (Nnormal), lo svizzero Roberto Delorenzi (Brooks) e gli italiani Maestri, Vender, Tanara e Filosi. Tra le donne spiccano la keniota Joyce Njeru, vincitrice GTWS 2024, e la romena Madalina Florea, regina dell’edizione 2023. In gara anche Gaggi, Bonzi, Stenta e Minetti.
Il percorso a ‘fiore’ è lungo 26 km con 1.400 m D+. Dopo la partenza da Corso Italia, gli atleti toccheranno Capo Noli, l’Isola di Bergeggi e il Castello di Monte Ursino, con cinque passaggi nella Fan Zone di Piazzetta Chiappella.
Le partenze: donne ore 11.40, uomini ore 11.50, amatori a seguire. La gara sarà trasmessa in diretta su Eurosport (12:00–14:00) e online. Il giorno prima, mini trail per bambini e ragazzi.
Il circuito Golden Trail World Series 2025 prevede otto tappe. Prima in Giappone con il Kobe Trail (19 aprile), poi in Cina con il Jinshanling Great Wall Trail (26 aprile) sulla Grande Muraglia. Dopo Noli, sarà la volta della storica Zegama-Aizkorri in Spagna (25 maggio), per continuare con l’iconica Broken Arrow Skyrace negli Stati Uniti (22 giugno) e il Tepec Trail in Messico (29 giugno). Ultimi appuntamenti in Austria, con il Salomon Pitz Alpine Glacier Trail (2 agosto), e in Svizzera, con la Sierre-Zinal (9 agosto). I tre migliori risultati di ogni atleta saranno conteggiati per la classifica generale, con punti raddoppiati nella finale, la cui location sarà annunciata successivamente (9-12 ottobre).
Le UTMB World Series hanno già celebrato la prima gara italiana, Chianti Ultra Trail, in programma dal 20 al 23 marzo e il prossimo step sarà quello della tradizionale Lavaredo Ultra Trail, (25-29 giugno). La novità è la Monte Rosa Walserwaeg del 18-20 luglio che prevede anche una gara di 120 km con 8.300 m di dislivello, da Aosta alla Valle di Gressoney.
Con le finali di Tromsø si conclude la stagione agonistica dello scialpinismo. Aspettando il Mezzalama
Con il vertical di ieri si sono aperte le finali di Coppa del Mondo di scialpinismo a Tromsø, ultimo atto della stagione agonistica ISMF, mentre nel calendario La Grande Course si è celebrato sabato scorso l’Adamello Ski Raid e si guarda già al Mezzalama. Sabato è in programma la sprint e domenica l’Individual, ma la Coppa ha già scritto alcuni verdetti. Nella staffetta mista, che ha visto l’ultima gara lo scorso fine settimana a Villars-sur-Ollon, successo nel ranking per la Spagna davanti a Svizzera e Francia. Quinta l’Italia. Anche nell’ultimo appuntamento la vittoria è andata agli spagnoli Ana Alonso Rodriguez e Oriol Cardona Coll, davanti alla Svizzera e agli azzurri Alba De Silvestro e Michele Boscacci.

Nella overall generale tra gli uomini comanda il francese Thibaut Anselmet con 924 punti davanti al begla Maximilien Drion du Chapois (764) e allo svizzero Remi Bonnet (700). Trentaquattresimo il primo azzurro, Michele Boscacci. L’individual vede al primo posto Bonnet (300) su Thibault Anselmet (219) e il connazionale Samuel Equy (174), unidcesimo Davide Magnini. Nel Vertical Bonnet (400) è davanti a Drion (318) e Gay Aurelien (265) con Matteo Sostizzo primo italiano al dodicesimo posto. Infine nella sprint dominio di Cardona Coll (502) su Anselmet (452) e lo svizzero Jon Kistler (437) con primo italiano Rocco Baldini, ventiquattresimo.
Giochi fatti tra le donne con la francese Emily Harrop a quota 1.221 nella overall, davanti alla connazionale Celia Perillat-Pessey a 711 e alla spagnola Ana Alonso Rodriguez a 676. La prima azzurra è Alba De Silvestro, sesta. Nell’individual comada la francese Axelle Gachet-Mollaret con 300 punti sulla Harrop (270) e la connazionale Lorna Bonnel (174), De Silvestro quinta. Nel vertical posizioni invertite con Harrop (351) su Gachet-Mollaret (300) e Alba De Silvestro (235). Infine nella sprint Harrop a quota 600 davanti alla svizzera Marianne Fatton (481) e ad Alonso Rodriguez (380) con Giulia Murada in settimana posizione.
© Maurizio Torri / Giacomo Meneghello
All’Adamello Ski Raid di sabato 5 aprile successo della coppia francese Xavier Gachet-William Bon Mardion in 4h07’57’’ su William Boffelli e Alex Oberbacher (4h12’30’’) e i francesi Samuel Equy-Anselme Damevin (4h20’37’’). Quarti Matteo Eydallin e Robert Antonioli. Tra le donne vittoria di Giulia Compagnoni e Lisa Moreschini in 4h04’07’’ sulle francesi Lorna Bonnel e Perrine Gindre (4h30’37’’) e sulla ceca Marcela Visinova in team con l’austriaca Bianca Somavilla (4h44’08’’). I due francesi guidano anche la classifica generale LGC maschile con 600 punti, mentre quella femminile vede al comando Lorna Bonnel con 585 punti.
Il compagno di gita lo si trova con l'app
Che le app per appuntamenti siano sempre più utilizzate non è una novità. Che un’app potesse fungere da punto d’incontro – matching – per trovare nuovi compagni e compagne di gita era meno scontato.
Sarà capitato a tutti: giornata bella, neve top, ma non c’è nessuno che può accompagnarci per una pellata. Oppure: località nuova, tanti pendii da esplorare, ma non si conosce nessun local. E allora come fare? Dall’unione di due progetti startup, fjello e Climby, è da poco nata Niva, un’app sviluppata nell’ambiente dell’arrampicata e ora anche in versione skialp. Un’app pensata da due appassionati frequentatori della montagna, che sia con la magnesite o con gli sci ai piedi, Maria Vittoria Ceschi e Nicola Maffeis. Il gioco è semplice: ci si registra e si cercano compagni per andare ad arrampicare o sciare. La geolocalizzazione permette di trovare quelli più vicini e di sceglierli in base al livello di esperienza su roccia o con gli sci.
Poi ci sono gli eventi e i festival, filtrati per attività sportiva, ai quali ci si può registrare e, last but not least, si può anche creare il proprio evento, che sia una gita in giornata o un fine settimana. Gli eventi posso essere cercati all’apposita voce oppure sulla mappa. «A oggi contiamo una community di più di 10.000 appassionati in app, di cui circa 1.700 dichiarano di praticare lo skialp – dice Maria Vittoria Ceschi – L’utenza è distribuita prevalentemente nel nord Italia, ma l’ambizione per il 2026-27 è quella di diventare l’app di riferimento a livello internazionale per organizzarsi in compagnia su tutto il territorio delle Alpi». Niva è scaricabile e utilizzabile gratuitamente dagli store iOS e Google.
Route 67, la traversata del Gran Sasso di Hervé Barmasse
Sessantasette chilometri con ramponi e sci. Lontano dal ‘suo’ Cervino. Ecco l’ultima avventura di Hervé Barmasse sul Gran Sasso. L’alpinista valdostano, primo a riuscirci, ha realizzato – in solitaria e in inverno – il concatenamento e la traversata integrale di tutte le vette principali, affrontando un dislivello complessivo di 7.200 metri tra pareti e creste.
Partito dal passo delle Capannelle il 6 marzo, ha salito e sceso Monte Franco, Monte Jenca, Pizzo Camarda, Malecoste, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Giovanni Paolo II, Pizzo Cefalone, Portella e Corno Grande. Quest’ultimo, che rappresenta la cima più alta, è stato salito e sceso con gli sci in notturna. «Concludere in questo modo la prima giornata è stato stupendo, lassù, il vento sbatteva la mia giacca, guardavo a 360 gradi le luci delle case sino al mare Adriatico, ed ero felice» ha detto Barmasse.
Il secondo giorno l’avventura è proseguita verso est. Tra le cime salite, il Monte Aquila, Brancastello, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena, Monte Camicia e Tremoggia.
«Me lo aspettavo meno faticoso, ma con la neve abbondante, tra torri di roccia e canali, spesso sprofondavo sino alla vita. Però è così che mi ero immaginato questo viaggio. La dimensione avventura nasce dall’intuito e dalla creatività dell’alpinista e anche dalla sua onestà. L’anno passato, ad esempio, non c’era neve e se avessi provato, le cose sarebbero state più facili, ma avrei potuto parlare di ascensione invernale? Il calendario oggi non fa più la differenza. La nostra etica e i nostri ideali si».