Dennis Brunod prossimo al congedo

La decisione maturata per stare con la famiglia

Una moglie e una bellissima bimba e Dennis, il nostro «benellino», ha preso la decisione della vita: fuori dall'Esercito per stare più vicino ai suoi cari.
Questo non vuol dire che rinunci alle gare, anzi: proprio in questi giorni ha confermato la sua disponibilità ad Oscar Angeloni di continuare a far parte della squadra nazionale. Meno allenamenti e forse meno gare ma l'impegno nella corsa e nello ski-alp continua.
«Avrò meno tempo per allenarmi - ci dice Brunod - d'altronde a partire dall'inverno la mia vita cambia: dovrò fare il maestro di fondo e lavorare come geometra. Per quanto riguarda il compagno per le gare a squadre non mi sono posto il problema: dipende dallo stato di forma del momento, in ogni caso le gare individuali sono sempre più numerose…»
Ma che cosa ne pensa Manny?
«Reichegger lo sapeva: era da tempo che manifestavo l'intenzione di congedarmi e ho voluto farlo adesso prima che incominci la stagione invernale. In Esercito c'è sicuramente chi mi sostituirà in pattuglia.»
E intanto la bellissima bimba di Dennis mette i primi dentini e lo tiene allegro. Lo vedremo certamente in gara alla Becca di Nona dove ha sempre ottenuto risultati di grande prestigio e anche quest'anno vorrà onorare il suo grande palmarès.


Royal Ultra Marathon a Giachetto

Durissimo il Trail del Gran Paradiso

 giornata stupenda ha accompagnato lo svolgimento di questa durissima gara tracciata sulle pendici piemontesi del Gran Paradiso. Più di 50 chilometri e un dislivello positivo di 4000 metri per collegare Piantonetto con Ceresole.
«Durissima, mai fatto nulla di più massacrante…» Questo il commento di molti partecipanti che sono arrivati al traguardo soddisfatti ma visibilmente provati.
L'inserimento di un ulteriore colle nella parte finale per evitare il tratto di asfalto che dai Chiapili portava a Ceresole ha reso ancor più selettiva questa corsa. Lo si è visto nei distacchi: abissali fra un concorrente e l'altro. Fin verso il Colle della Porta al comando un gruppetto di atleti del quale faceva parte anche la guardaparco volante Raffaella Miravalle, poi Roberto Giachetto ha preso il largo e ha fatto corsa da solo. Ad inseguirlo Enrico Camarga che purtroppo per un errore di percorso si è visto superato anche dallo Zucconi, dal Milano e dalla Miravalle.
Al passaggio del Rifugio Jervis le posizioni erano ben delineate: Giachetto primo con ampio margine su Zucconi. Transitava poi Simone Milano con un vantaggio non così netto da scongiurare l'attacco della Miravalle nell'erta finale che porta al Colle del Nel.
Ed è in questo ultimo tratto che la guardaparco ha fatto il forcing decisivo che le ha permesso di acciuffare il podio.
Gli arrivi si sono susseguiti ad intervalli piuttosto lunghi gli uni dagli altri a testimonianza della lunghezza e delle difficoltà incontrate in gara.
Il patron della manifestazione Stefano Roletti si auspica che questa durissima prova possa essere uno stimolo per qualche forte specialista nel misurarsi con i propri limiti o quantomeno allenarsi per qualche altro appuntamento altrettanto tosto.
Quest'anno sono stati un'ottantina i corridori che hanno preso il via: il doppio dello scorso anno, di questo passo la Royal Ultra Marathon potrebbe arrivare a fare dei numeri importanti...

classifica
1. Roberto Giachetto 7.40.30
2. Francesco Zucconi 7.57.17
3. Raffaella Miravalle 8.04.24
4. Simone Milano 8.08.12
5. Enrico Camarga 8.14.29


Skyrace del Piz Boé

Il giorno di Larger

Potremmo chiamarlo il ritorno di Larger che questa gara l'aveva vinta già nel 2001 con almeno otto partecipazioni.
Una mattina che sembrava partita sotto il peggior auspicio con pioggia battente e vento: nuvoloni e nebbie attorno alle crode ma verso ovest qualche scorcio di sereno che ha indotto gli organizzatori a posticipare alle 9.15 la partenza riducendo il tracciato con l'esclusione della salita al Piz Boé.
Nonostante la giornata pessima, che fortunatamente è migliorata nel corso della mattinata, i tifosi alla Forcella del Pordoi erano numerosi. Quando i primi sono apparsi laggiù, appena sopra il Passo del Pordoi, qualcuno ha iniziato a gridare «Dai, Paolino!» e infatti appena si è riusciti a riconoscere gli atleti sul ghiaione era proprio lui, Paolo Larger, a far la gara di testa con un bel vantaggio sui due più accaniti inseguitori, Tavernaro e Chauvet.
Appena dietro Dapit, Tacchini e Beccari.
Strabiliante performance della francese Roux che allo scollino era intorno alla quindicesima posizione assoluta.
Mudge sempre in buona condizione ma nettamente inferiore rispetto alla ski-alper francese.
Dalla Forcella Pordoi subito giù in picchiata: tutto il canalone su nevaio e poi via fra tracce di sentiero e pietrisco dolomitico fino a Pian Schiavaneis.
Discesa tecnica che tuttavia non sconvolge il vertice della classifica: Paolo Larger riesce a mantenere il primo posto davanti a Tavernaro mentre Chauvet si fa passare da Dapit che sale così sul podio.
Soddisfazione da parte degli organizzatori per l'elevato numero di partenti e soprattutto per essere riusciti in qualche modo a disputare questa importante gara a dispetto delle avverse condizioni meteo.

Classifica
1. Larger Paolo 1.35.34
2. Tavernaro Michele 1.36.14
3. Dapit Fulvio 1.38.36
4. Chauvet Pierre 1.40.32
5. Beccari Filippo 1.41.27
6. Gianola Erik 1.42.55
7. Kuhar Nejc 1.43.36
8. Miklosa Matjaz 1.44.12
9. Giovanelli Nicola 1.45.14
10. Theodorakakos Dimitrio 1.45.28

femminile
1. Roux Laetitia 1.48.17
2. Mudge Angela 1.5434
3. Jemenez Stephanie 1.58.19
4. Vokueva Zhanna 1.58.46
5. Maxwell Fiona 2.01.45


Domani il Piz Boé

Ricognizione in Val Lasties

Questa mattina abbiamo risalito la Val Lasties da Pian Schiavaneis fin sotto il canale che scende dalla Forcella Pordoi per confluire in quello che scende da Piz Boé. Quest'ultimo sarà infatti percorso in discesa dagli atleti che parteciperanno alla famosa Skyrace. Pressoché asciutto salvo qualche piccolo nevaio in alto il tracciato della discesa si presenta perfetto stato, già segnalato da questa mattina, costituisce a detta di molti il tratto fondamentale della gara: quello che farà la differenza e caratterizzerà la classifica finale. Il sentiero così come lo abbiamo visto noi è persin troppo facile: con ogni probabilità i migliori non lo sfioreranno nemmeno scendendo in linea di massima pendenza fra ghiaia, terriccio e le insidie dei detriti dolomitici.
Ci sarà battaglia in questo tratto e sicuramente un grande spettacolo.
Sono quasi 700 gli iscritti e scorrendo la lista troviamo Tacchini, Larger, Fazio, Dapit, Tavernaro più una nutrita schiera di stranieri fra i quali potrebbe nascondersi qualche out sider di giornata.
Non ci sono gli spagnoli che sono rientrati in massa poiché oggi a casa loro si disputa una gara importante. Nelle donne attenzione ad Angela Mudge, autentica volpona di queste skyrace, anche se domani dovrà vedersela con la fortissima Laetitia Roux che all'ultimo ha deciso di gareggiare anche nella skyrace dopo aver vinto il Vert di ieri. In gara anche la Gross Annemarie che conosciamo per le sue prestazioni nello ski-alp.
Se il tempo sarà ancora clemente la nostra postazione domattina dovrebbe essere in vetta al Piz Boé...


Sulla Creipa Negra ancora Zemmer

Nel Vert di Canazei al via tutti i migliori

Un vero chilometro verticale: mille metri di dislivello per uno sviluppo di duemila, un vero grattacielo fra rocce e boschi. Una gara tremenda caratterizzata da una traccetta in linea di massima pendenza con pascoli verticali in cui sono state fatte delle tacche per i piedi: questo è il vertical della Creipa Negra, il sentiero del fulmine, come lo chiama qualcuno. E al fascino di questa salita non hanno saputo resistere gli specialisti dello skyrunning anche se qui da correre non c'era proprio niente. Ci ha provato per un po' Wyatt ma poi ha dovuto rimettersi al passo con gli altri per guadagnare la vetta della montagna gradino dopo gradino.
La cronaca è piuttosto semplice: Urban Zemmer che prende il largo e più nessuno riesce a tenere il suo ritmo. Ci provano Roc Agustì, ci prova Dennis Brunod e poi Golinelli ma non ce n'è per nessuno. A duecento metri dall'arrivo nei pressi della forcella dov'era posizionato l'arco gonfiabile le posizioni erano ancora da definire, non tanto quella del battistrada ormai fuori portata, ma quelle degli altri gradini del podio e dal momento che la gara assegnava anche il titolo mondiale ecco che si è scatenata la bagarre negli ultimi metri. Protagonista Manny Reichegger che è riuscito a portare un duro attacco proprio nel finale e risalire fino alla terza posizione dietro a Golinelli, a farne le spese Jonathan Wyatt per niente a suo agio senza i bastoncini e senza poter sviluppare la sua eccezionale corsa.
Tempo di Zemmer poco sopra i 33 minuti. In campo femminile Laetitia Roux imprendibile come nelle migliori prestazioni sulla neve. Inutile il tentativo di riportarsi sotto da parte della Confortola che deve accontentarsi della medaglia d'argento davanti alla Mudge.
Quasi duecento i partenti: anche questo un record per gli organizzatori, ma il pienone di iscritti si avrà per la gara di domenica, quella che da Canazei porta alla vetta del Piz Boé da cui parte l'incredibile calata verso Canazei attraverso la Val Lasties.


Royal Ultra Grand Paradis

Ci vuole un piede da montanaro, ma non solo…

Continuano ad arrivare le iscrizioni a questa eccezionale Ultra Trail che dalla Valle di Piantonetto porta a Ceresole Reale lungo i mitici sentieri di caccia del re Vittorio Emanuele.
Quali sono le qualità indispensabili per portare a termine questa grande cavalcata? Oltre ovviamente ad un motore ben allenato alla corsa in montagna, alla quota e al superamento di dislivelli importanti, è fondamentale un piede montanaro che permetta di affrontare tratti di discesa fra i massi del Colle dei Becchi o i ghiaioni del Colle della Terra, di correre su sentieri a gradoni di pietra alla volta dei Chiapili o da Ceresole…
Da più parti è stata definita una Ultra Trail molto severa, non alla portata di tutti, ma forse è per questo che il suo fascino aumenta fra gli appassionati che vogliono mettersi alla prova su questo tipo di difficoltà.


Sci ripido con Tardivel

Ecco la tecnica di un grande dello sci estremo

Abbiamo trascorso una mattinata sulle pendici della Nord della Tour Ronde nel Monte Bianco in compagnia del nostro collaboratore Pierre Tardivel che è reduce della prestigiosa discesa della parete nord del Liskamm. 52/53° di pendenza secondo la sua relazione, alcune guide di alpinismo attribuiscono a questo pendio di 1000 metri anche 55°.
Abbiamo comunque voluto registrare parecchi minuti di filmato e scattare numerosissime sequenze fotografiche per scoprire tutta la tecnica della guida francese. Una grande esperienza la sua che possiamo osservare anche dalle piccole cose: dal piccolo cacciavite per puliregli inserti dell'attacchino quando deve calzare gli sci prima delle discese estreme, dalle sue due piccozze sempre a portata di mano, dalla lettura del pendio e della neve che riesce a riconoscere anche da lontano, le curve sul ripido, il superamento in salto delle crepacce terminali e molte altre situazioni importanti che proporremo a partire da novembre sulla rivista Ski-alper.
Particolarmente interessanti le sue considerazioni sugli sci larghi e non sciancati che predilige per le sue imprese. Perché larghi? Perché i fianchi diritti? Cercheremo di spiegare le sue motivazioni tecniche.
In certi posti «non si ha il diritto di cadere…» dice lui.


Royal Ultra Sky Grand Paradis

Quest'anno ancora più dura

Il 25 luglio si disputerà l'ormai classica ultra trial di skyrunning lungo le strade di caccia del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Se già le passate edizioni hanno toccato livelli di prestazione estremi, quest'anno la gara si arricchisce di un finale importante: la salita al Colle del Nel e discesa a Ceresole lungo il sentiero del Drès. Questa decisione è stata presa dopo che alcuni concorrenti avevano lamentato il disagio, nel tratto finale, di dover correre in piano e su tratti di asfalto. Eccoli accontentati: dal ponte del Carro si risale alla volta del Jervis (2250 m) per poi proseguire al Colle del Nel (2550 m) e scendere al traguardo dopo aver attraversato il muraglione della diga di Ceresole.
Con le attuali modifiche i metri di dislivello in salita sono diventati 4000 e i chilometri 54.
La partenza è fissata per le ore 7 dalla diga del Teleccio e l'arrivo è previsto per le 14.30 a Ceresole. I passaggi chiave della gara sono il Colle dei Becchi, la Bocchetta del Ges, il Colle della Porta, il Colle della Terra, Il Colle del Nel. Si tratta di passaggi in quota: sfiorano infatti tutti i 3000 metri e quest'anno è probabile che si incontri ancora neve lungo il tracciato.
Per chi ama questo tipo di performance la Royal Ultra possiede veramente tutti i requisiti. Per info: www.royalmarathon.com


Skyrunning spettacolo a Valbondione

Coca, Curò, Barbellino per un titolo italiano

La 3 Laghi 3 Rifugi ha ormai una sua collocazione ben precisa nel panorama delle skyrunning: la sua formula a coppie è risultata infatti, anche quest'anno, altamente spettacolare.
Una bella giornata ha accompagnato la manifestazione che ha preso il via dal paese di Valbondione stamattina alle otto e trenta. Una settantina le coppie che si sono suddivise il duro percorso. Primo frazionista lungo le ripide pendici che portano al Rifugio Coca, quindi al Passo del Corno. Poi discesa e risalita al Curò e cambio. Secondo frazionista verso il Barbellino quindi ancora Curò e giù per il ripido canale verso Maslana e poi al traguardo di Valbondione.
La gara, come era nelle previsioni, è stata una strenua lotta di tre squadre soprattutto: la più accreditata, senz'altro quella di Wyatt e Manzi - due fortissimi della corsa in montagna - anche se il primo dei due non si è trovato troppo a suo agio sui tratti più impervi e sui nevai dove lo abbiamo visto transitare a quattro zampe, ha comunque tenuto il comando fino al Passo del Corno con Brunod poco dietro tallonato a sua volta da Cassi. Nella discesa verso il Curò il Neozelandese si è visto superare dai due inseguitori che hanno cambiato rispettivamente con Vuillermoz e Mamlev. Il sovietico è stato più ripreso ed è andato a vincere nonostante il grande ritorno di Manzi che dopo aver superato il valdostano sotto al Curò ha dovuto accontentarsi del secondo posto per una manciata di secondi.
In campo femminile primato indiscusso per la coppia Mora - Brizio che ha inflitto 10 minuti a quella composta da Romanin - Senik. Mentre la Buzzoni che correva in coppia con Gotti ha ottenuto la ventiduesima piazza assoluta e ha potuto arrivare al traguardo come prima donna: una bella soddisfazione anche questa…
I vincitori assoluti sono anche risultati nuovi campioni italiani della gara a coppie.

Classifica maschile
1. Cassi - Mamlev 2.35.39
2. Wyatt - Manzi 2.35.58
3. Brunod - Vuillermoz 2.38.57
4. Semperboni - Bonfanti 2.40.18
5. Terzi - Pasini F. 2.41.28
6. Scanu - Morassi 2.46.45
7. Barzasi - Benzoni 2.50.11
8. Baldaccini - Della Torre 2.50.16
9. Pasini R. - Morstabilini 2.51.52
10. De Albertis - Tarantola 2.54.31

femminile
1. Mora - Brizio 3.12.27
2. Romanin - Senik 3.22.31
3. Tiraboschi - Moré 3.28.55


Assemblea Ismf di Salisburgo

Ecco in sintesi i contenuti e i risultati

Ieri su questo sito è apparso un articolo sull'andamento dell'assemblea appena conclusasi nel week end scorso. Abbiamo però ritenuto che fosse fondamentale approfondire alcune posizioni emerse proprio in quell'ambito supportate dall'ufficialità di quanto messo a verbale. Abbiamo intervistato il responsabile delle relazioni esterne e comunicazione dell'Ismf Alberto Stedile sottoponendolo ad un fuoco incrociato di domande alle quali ha risposto con cura e precisione.

Vorremmo sapere come si sono svolti i lavori di Salisburgo.
«C’è stato il Management Committee al venerdì pomeriggio ed erano presenti:  Lopez Presidente, Dollo vice Presidente, Veya Tesoriere, Mata (Andorra), Conci (Italia) e Dugit Direttore Tecnico ISMF.»

E al sabato?
«Assemblea Plenaria della ISMF alla quale erano presenti: Austria, paese ospitante, Spagna, Francia, Svizzera, Polonia, Italia, Giappone, Turchia, Korea, Germania, Belgio, Slovacchia, Rep. Ceca, Andorra, Norvegia, Russia, Bulgaria e Grecia. All'ordine del giorno alcuni punti importanti sui regolamenti delle gare che hanno portato via parecchio tempo. Poi è venuto il momento della presentazione del The Big Race. La presentazione è stata fatta da Dugit e da Lopez che ha impostato il tutto parlando delle grandi opportunità che il progetto offriva.»

Quali erano le opportunità illustrate?
«Soprattutto quelle che la presenza in calendario di grandi avvenimenti avrebbero portato maggior visibilità e spettacolarità alla disciplina.»

Com'è poi proseguita l'assemblea?
«Alcune nazioni come Germania, Austria e Belgio hanno richiesto chiarimenti. Argomento di base è stato soprattutto quello della gestione degli sponsor e della suddivisione dei proventi. Su questo argomento possiamo dire che il board debba ancora e ulteriormente confrontarsi per poter dare risposte ancora più esaustive.»

Ma la ricerca degli sponsor non era compito tuo?
«Certamente: in 5 minuti di intervento ho cercato di rispondere agli interrogativi dell'assemblea, soprattutto quelli di alcune nazioni come il Belgio.»

Come si è arrivati alla famosa votazione?
«Alle 13.30 il regolamento del The Big Race è stato messo ai voti. Sono risultati favorevoli: Spagna, Francia, Svizzera e Polonia, contrari: Germania, Belgio, Austria, Slovacchia, Rep. Ceca, Andorra, Norvegia e Grecia, astenuti: Italia, Giappone, Turchia e Korea. Analizzando a fondo questo voto si può vedere come gli stati contrari siano stati tutto sommato quelli con rappresentative più deboli.»

E adesso cosa succede?
«La cosa positiva è che il calendario di coppa sia stato comunque approvato. Per quanto riguarda il The Big Race non userei il termine "bocciato" ma quello di "rimandato": stiamo lavorando intensamente per chiarire tutti i punti che hanno portato ai risultati della votazione e credo che il tutto possa andare avanti. Per gradi ma certamente andare avanti.»

Le parole di Stedile hanno chiarito lo svolgimento dei fatti - d'altronde il tutto è stato verbalizzato - e ci hanno anche dato modo di essere più chiari e precisi rispetto alla news di ieri sera.
Per ora vorremmo non dover fare commenti su quanto accaduto a Salisburgo dal momento che non siamo tuttora in grado di stabilire cosa sia meglio per il miglior sviluppo di questa disciplina. Va da sé comunque che alcune idee le ha espresse Lorenzo Conci, referente della Fisi per lo scialpinismo, secondo il quale si potrebbe ridurre a due anni il programma The Big Race lavorando sostanzialmente per fare in modo che le gare di ski-alp rispecchino anche i requisiti fondamentali per un'eventuale partecipazione olimpica.
Non possiamo comunque dimenticare che alcune grandi manifestazioni spingono lo ski-alp a livelli di spettacolarità e di promozione del territorio come nessun altro evento potrebbe fare...


Ski-alp: intervista a Lorenzo Conci

Ecco la posizione della Fisi

Lorenzo Conci è stato riconfermato a livello federale nel suo ruolo di referente per quanto riguarda lo scialpinismo, lo era già la scorsa stagione e proprio per questo abbiamo voluto intervistarlo telefonicamente per sentire il suo parere su alcuni punti fondamentali relativi a questa nascente disciplina.
Fabio, qual è il tuo ruolo esattamente?
«Sono ancora referente per lo scialpinismo, devo coordinare la commissione tecnica e tenere i contatti fra consiglio federale e allenatori. Da questa stagione lo ski-alp ha ottenuto la direzione agonistica al pari delle altre discipline degli sport della neve.»
Chi saranno i tecnici della squadra?
«Per ora non possiamo dirlo ma possiamo sostenere di essere molto soddisfatti del lavoro svolto dallo staff tecnico.»
Cos'è successo a Fabio Meraldi?
«Non so proprio, credo abbia avuto problemi fisici o di carattere familiare: ora che sono stato riconfermato mi metterò in contatto con lui.»
Quale sarà il tuo atteggiamento all'interno dell'Ismf?
«Faccio parte del Management Commitee fino all'anno prossimo e in quella sede esprimerò le mie perplessità sulla proposta The Big Race: secondo me il fatto di far ruotare lo scialpinismo attorno a tre o quatte grandi avvenimenti di per sé già molto affermati rischia di allontanare i piccoli dallo scialpinismo e dalla partecipazione. Le federazioni più piccole rischiano di disaffezionarsi alla disciplina anche per motivi economici.»
Credi che sia la strada giusta per arrivare alla partecipazione olimpica?
«Secondo il mio punto di vista The Big Race potrebbe diventare una grande vetrina per gli atleti di un numero ristretto di nazioni di cui fanno parte Francia, Spagna, Italia e Svizzera. Non è certo questa la via per arrivare alle Olimpiadi dove devono essere coinvolti i 5 continenti.»
E per coinvolgerli cosa bisognerebbe fare?
«Innanzitutto il programma The Big Race dovrebbe essere limitato a due anni, poi si dovrebbero abbattere i costi - per certe nazioni questa organizzazione è un incubo, un costo tremendo - e anche la classifica dovrebbe essere unica per la Coppa del Mondo, senza divisioni fra The Big Race e le gare invernali.»
Allora la grande gara non è un tramite per aprire la porta olimpica.
«Per diventare disciplina olimpica è indispensabile che le gare di ski-alp si effettuino in un'area ben circoscritta come un comprensorio sciistico, con un dislivello contenuto da ripetere più volte: solo in questo modo si può dare modo alle nazioni ancora lontane dalla disciplina di iniziarne la pratica. Anche tutti i sistemi di sicurezza di un'Olimpiade sconsiglierebbero uno sport che si svolga su un territorio troppo ampio e incontrollabile. Teniamo in considerazione che con piste da sci e 300/400 metri di dislivello lo scialpinismo può essere praticato ovunque.»
E le grandi manifestazioni?
«Non avranno certamente problemi: il loro richiamo internazionale è talmente forte che non hanno nemmeno bisogno della partecipazione delle nazionali: i forti atleti si possono iscrivere anche individualmente muovendosi per conto proprio.»
Sostanzialmente Fabio Conci, pur ritenendo fondamentali le grandi classiche per la promozione dello ski-alp, vuole tutelare soprattutto le federazioni più piccole e quelle nascenti proprio in vista di un traguardo olimpico.
Proprio in questi giorni si discuterà di questi argomenti a Salisburgo e presto ne conosceremo i risultati.


Gran finale di stagione per gli ski-alper

In Alta Valle dell'Orco condizioni perfette

A patto di partire al mattino prestissimo - ore sei e trenta dall'auto - si possono percorrere i grandi itinerari classici di stagione: quelli che la chiudono dopo di che si possono appendere gli sci al chiodo...
Fino a dieci giorni fa si calzavano gli sci alla sbarra del Carro e si poteva percorrere tutto l'itinerario dai 1850 metri della base ai 3300 della vetta. A tutt'oggi la strada è stata aperta fino alla diga dell'Agnel: è quindi consigliabile partire dal muro della diga del Serrù e raggiungere il ghiacciaio del Carro/Oin costeggiando la diga e risalire il classico pendio del Palo che dalla conca del Serrù permette di passare a quella del Carro/Oin.
Millecento metri di dislivello sci ai piedi: dalla casa dei guardiani della diga fino alla Cima del Carro. Il tratto fra le morene sotto la Cima d'Oin, Colle della Capra e Passo del Palo richiedono un po' di prudenza: la neve dura, trasformata del mattino e l'esposizione a nord consigliano l'uso di ramponi per scollinare l'ultimissimo tratto. Con un po' di dimestichezza e di tecnica si passa anche sci ai piedi, anche senza l'intervento dei rampant. Meglio comunque la prudenza: quindi ramponi a portata di mano.
Al duro del pendio nord si accede subito al versante est della seconda parte della salita che prende il sole dal mattino presto: per questo motivo si raccomanda di essere in quota di buon'ora.
Altro itinerario classico che facilita l'accesso alla Basei quando la strada è ancora bloccata alle dighe è quello del Colle di Rocce Bianche. Dai prati sopra i Serrù si risale il pendio - da oggi è necessario fare qualche decina di metri senza neve - per accedere alla Conca delle Gavite: straordinario anfiteatro naturale sovrastato dalla parete sud di Basei e Bousson. Una volta raggiunto il piano si prosegue per facili pendii verso est fino alla base del ripido scivolo del Colle di Rocce Bianche - a sinistra del quale c'è una evidente cornice di neve - che in presenza di neve molto dura consiglia l'uso dei ramponi per i cinquanta metri finali.
Superato il colle, in condizioni di neve stabile e consolidata dal freddo della notte, si può attraversare in direzione nord fino a ricollegarsi ai ripidi canali che costituiscono il percorso scialpinistico per Cima Basei. Se non si vuole procedere verso la cima si può ridiscendere gli ampi pendii verso Pian delle Gavite: l'esposizione ad ovest potrebbe garantire un manto nevoso accettabile anche a mattinata inoltrata.
Ma le frese della Provincia stanno lavorando incessantemente e molto probabilmente fra una settimana/dieci giorni si potrà raggiungere il Nivolet con l'auto e partire di qui per la Basei, quella che sancisce veramente la chiusura della stagione dello ski-alp.