Problemi agli occhi per Chaigneau

Il francese ritiratosi dalla UTMB dovrebbe guarire in dieci giorni

Correre... Da non vederci più. È quello che è successo al trail runner francese del Team The North Face Seb Chaigneau all'Ultra Trail du Mont Blanc. Seb è stato protagonista di una caduta nei primi metri ed è arrivato all'Argentière in pessime condizioni. Dopo un lungo periodo in barella, assistito dall'equipe medica, è stato portato al pronto soccorso di Annecy. Cosa è successo? «A un certo punto ho iniziato a vedere una patina bianca e quando sono arrivato all'Argentière facevo fatica a scorgere i miei piedi» ci ha detto. Per questo Seb è stato portato in ospedale, per ulteriori accertamenti. Sembra che, a causa del freddo e della pioggia, si sia ostruito il canale che permette la lacrimazione, infiammando l'occhio e creando un parziale distacco tra retina e cornea. Seb ha ancora qualche piccolo problema, soprattutto con la luce diurna, quando deve utilizzare occhiali da sole, ma in dieci giorni dovrebbe andare tutto a posto. Tra i suoi programmi futuri la 50 miglia di San Francisco e il raduno degli atleti The North Face a Rio.
 


Anna Frost: 'non sono ancora al 100 per cento'

I muscoli delle gambe non sono in ottime condizioni

Dopo la vittoria alla SpeedGoat, negli Stati Uniti, ad agosto, Anna Frost, già ferma per qualche mese in seguito alla vittoria della Transvulcania, non ha ancora risolto del tutto i suoi problemi. La neozelandese, infatti, si era fermata perché non aveva calcolato bene i tempi di recupero dopo l'ultra canaria. Il prossimo obiettivo ora è Cavalls del Vent, ma i muscoli non sono ancora a posto. «Sono contenta per la vittoria alla SpeedGoat, anche se ho corso con dolori alle gambe, ora ho tre settimane per capire se partecipare a Cavalls dels Vent, però le gambe non sono ancora a posto» ci ha detto Anna. Good luck!
 


Dawa Sherpa, dal cantiere all'Atlante

Il vincitore della TDS sta preparando una gara in Marocco

Dawa Sherpa, ovvero come vincere una Ultra-trail du Mont Blanc, una Traces des Ducs de Savoie (a 42 anni suonati) e fare una vita da persona comune. Nessun allenamento personalizzato, nessuna tabella, poco tempo. «Mi alleno solo nel fine settimana, un giorno, non contano i chilometri e le ore, faccio quanto riesco, magari tre ore, quattro, anche cinque». Se bastasse, saremmo tutti campioni. «Certo - mi dice con quella naturalezza e tranquillità che hanno solo i forti di spirito - lavorando in un cantiere edile mi alleno tutti i giorni, magari, invece di camminare tra un piano e l'altro, cerco di correre e poi faccio comunque un lavoro che impegna il fisico». Nepalese, Dawa vive ormai a Ginevra e nei fine settimana corre da una cima all'altra. Cinque giorni prima della TDS ha corso 80 chilometri sui Pirenei, vincendo, ora si sta allenando per l'Eco Trail Sommans del 16 settembre e per l'UTAT, Ultra Trail Atlas Toubkal, a ottobre in Marocco, infine anche i Templiers, per chiudere in gloria. Gli chiedo quali sono state le sensazioni in gara. «Le condizioni erano buone, non ho avuto troppa pioggia, in discesa si scivolava un po' ma andava bene così». TI abbiamo visto fermarti a lungo ai rifornimenti, anche 20 minuti… «Ho preso il mio tempo, cinque volte mi sono cambiato la maglietta». Che cosa mangi nella vita di tutti i giorni? «Mangio normalmente, di tutto, evito solo la carne rossa il giorno prima della gara, non si può avere una dieta rigida e allenarsi molto, io faccio gare da 16 anni e non ho mai avuto un infortunio e credo che l'equilibrio tra alimentazione e allenamento sia importante» dice Sherpa che è anche stato nove anni in un monastero buddista.


Verso una federazione internazionale del trail

Nel convegno di ieri a Courmayeur poste le basi per regole comuni

Organizzatori di gare, produttori di scarpe, giornalisti, rappresentanti della federazione. C'erano tutti ieri a Courmayeur alle prime 'Assise internazionali del trail'. Un evento organizzato tra UTMB e Tor des Geants per creare una 'carta etica' del trail, uno sport relativamente giovane e alla ricerca di regole. Sessioni di 10 minuti nelle quali gli organizzatori (l'organizzazione della UTMB e del Tor des Geants) hanno presentato le idee e proposte aperte poi a una discussione con la platea dei professionisti, tra i quali tanti atleti (Sherpa, Frost, Canepa, Chaigneau tra gli altri). La prima, fondamentale, questione riguarda la definizione del trail, in un mondo dove si passa con disinvoltura dalla corsa in montagna, allo skyrunning e all'ultra-trail. Il termine Ultra-Trail, inoltre, è stato registrato nel 2004 dagli organizzatori dell'Ultra-Trail du Mont Blanc e può essere utilizzato commercialmente in Euorpa e in Francia solo per la gara ai piedi del Monte Bianco. Diverso il discorso per quanto riguarda l'utilizzo sportivo, vale a dire la definizione delle gare. «Non abbiamo registrato la definizione per guadagnare soldi, ma per evitare che gare che non sono corse nella natura, per un minimo di 80 km, in una sola tappa e in semiautonomia possano definirsi ultra-trail» ha detto Michel Poletti, 'gran sacerdote' della gara di Chamonix. Ecco, ultra-trail si delinea dunque come uno dei tre tipi di gare proposte, sulla base della classificazione della federazione di atletica francese. Si parte dal trail corto, da 20 a 42 km, per passare per il trail vero e proprio, da 42 a 80 km, per arrivare al famigerato ultra-trail, oltre gli 80. Una definizione che contrasta con quella di origine statunitense che vede nell'ultra tutto quello che è oltre i 42 km. Interessante la definizione proposta per il termine trail  che si configura come una gara podistica prevalentemente nella natura, con classifica ma aperta a tutti, che non richiede una tecnica particolare e attrezzatura alpinistica su un tracciato minimo di 20 km. Curioso il fatto che non si faccia alcun riferimento al dislivello, che ha suscitato qualche perplessità nella platea. La discussione è aperta, non è detto che quando proposto dai competenti organizzatori di Courmayeur sia il Verbo, ma sicuramente una base di discussione per una minima 'codificazione' di uno sport che è per sua natura libero e senza regole. Gli 'Stati Generali' del trail sono iniziati e l'obiettivo è quello di costituire dei gruppi di lavoro e arrivare alla costituzione di una federazione internazionale del trail.
 


Francesca Canepa: 'Vi racconto la mia UTMB'

Abbiamo incontrato l'italiana che è arrivata seconda a Chamonix

«Prima dell'Ultra-Trail du Mont Blanc avrei firmato per un secondo posto, però ora che l'ho fatta mi rendo conto che questa è l'unica gara dove non ho reso al massimo, ho commesso troppi errori». Francesca Canepa 48 ore dopo la UTMB e qualche ora di sonno in più riflette sulla sua fantastica prestazione nella gara delle gare. «Lizzy Hawker è arrivata davanti, il cronometro parla da solo, ma riflettendo sulla mia gara mi rendo conto che non è inavvicinabile, con una condotta di gara più ragionata avrei potuto essere con lei». il tracciato alternativo ha cambiato non poco le carte in tavola.

LE INCOGNITE DEL TRACCIATO - L'Ultra-Trail è diventata più corta, con un dislivello decisamente inferiore, e più veloce. Un cambiamento importante se si considera che i vincitori sono atleti con risultati importanti nella gare su strada e di velocità. Jonas Buud, secondo tra gli uomini, ha un ottimo tempo nelle maratone, lo stesso D'Haene è uno specialista degli 80-100 chilometri, Lizzy Hawker è stata campionessa del mondo sulla distanza 100 chilometri. Se si guarda ai risultati di Chamonix Francesca Canepa è l'unica 'non velocista' che si è avvicinata alla Kawker. I parziali dicono che tra Contamines e La Balme la trail runner del Team Vibram è stata l'unica a tenere il ritmo di Lizzy e che da Balme a Contamines ha recuperato xx minuti e cinque nell'ultimo tratto, da Argentière a Chamonix.

LE DIFFICOLTA' - «Ho trovato le prime difficoltà sulla salita per Bellevue ma il segmento decisivo è stato quello tra Les Houches e Argentière, pensavo fosse più corto e meno faticoso, invece ho incontrato diverse salite, un ponte scivoloso dove sono caduta facendomi un grande livido, insomma, non ne avevo più». Francesca in questo tratto ha pagato il cambio di percorso. «Non conoscevamo bene questo pezzo di corsa e abbiamo sottostimato il rifornimento» ammette anche il coach Renato Jorioz. Fino a dove la gara correva sul tracciato originale è andato tutto secondo programma. «Avevamo previsto di lasciare andare Lizzy perché lei parte forte e avevamo calcolato quei distacchi, anzi, è andata anche un po' meglio, perché la Hawker è partita veramente veloce» aggiunge Jorioz.

ULTIMA FRAZIONE A TUTTA - Poi è arrivato l'ultimo checkpoint e la frazione capolavoro che ha garantito il secondo posto, quel frangente nel quale viene fuori il vero campione. «All'Argentiere avrei voluto fare il rifornimento con calma perché non ne avevo più, però ho sentito che la mia inseguitrice si avvicinava, non sapevo che fosse Emma Roca; Renato mi ha detto di bere qualcosa velocemente e scappare a tutta, io a un cero punto ho pensato che avrei potuto accontentarmi di un terzo posto ma poi sono scappata». La Roca è arrivata a un minuto e mezzo ma Francesca ha fatto un'ultima frazione alla morte.. «Quella corsa folle l'ho pagata, sono arrivata veramente stremata e ho avuto la nausea per tutto il sabato, cosa che non mi succedeva da tempo». E ora? « Ora è tempo di Tor des Geants».
 


Mondiali, quattro medaglie per gli azzurri

Belotti, senior maschile, femminile e junior maschile in evidenza

Il sole, dopo la pioggia della vigilia, ha salutato I Mondiali di corsa in montagna di Temù-Pontedilegno-Tonale di ieri. La rassegna camuna segna la supremazia di africani (ugandesi ed etiopi) e turchi ma lascia anche diverse soddisfazioni agli azzurri che portano a casa quattro medaglie. Nella gara della gare, la Senior maschile, oro per l'etiope Petro Mamo, del 1984, che sul percorso di 14,1 km ferma il cronometro a 1h 01' 34''. Dietro di lui un altro eritreo, Azeria Teklay, seguito dal russo Andrey Safronov. Tre azzurri al quinto, sesto e settimo posto, nell'ordine: Gabriele Abate, Alex Baldaccini e Marco De Gasperi, mentre si è classificato al diciannovesimo posto Bernard Dematteis. Nella gara Senior femminile, su percorso di 8,8 km, dietro all'austriaca Andrea Mayr (46' 35''), fantastica prestazione dell'azzurra Valentina Belotti, a 29''. Terza la statunitense Morgan Aritola. Tredicesima Renate Rungger, quattordicesima Alice Gaggi, diciassettesima Antonella Confortola. Nella gara Junior femminile successo turco con Sevilay Eytemis davanti a Julia Lettl (Ger) e Lea Einfalt (Slo), mentre nella versione maschile si è imposto l'ugandese Michael Cherop davanti ai turchi Adem Karagoz e Sinmez Dag. Per l'Italia, oltre all'argento della Belotti, l'argento a squadre delle due prove senior e il bronzo del team junior maschile. 
 


Ryan Sandes e il record del Fish River Canyon

Il sudafricano ha corso in 6h 57' nella splendida natura namibiana

Fine luglio. Fish River Canyon, Namibia. 84 chilometri di sassi, acqua, sabbia e caldo rovente. Il secondo canyon più lungo al mondo dopo il Grand Canyon. In questo incredibile set il trail runner sudafricano Ryan Sandes ha tentato, per la seconda volta, di battere il record di corsa dell'intero canyon. Il primo tentativo nel 2011, non riuscito a causa delle abbondanti piogge. Questa volta, invece, Ryan ce l'ha fatta. Il tempo? 6h 57'. Il precedente record era del 2003, quando tre maratoneti namibiani percorsero il canyon in 10h 54'. Non resta che guardare le magnifiche immagini del trailer che documenta l'impresa…


Giir: dichiarazioni e classifiche

Serafini: 'Ieri non avrei mai immaginato di arrivare seconda'

KASEY ENMAN -«Ho fatto il vuoto sulla prima salita, mi sono guardata più volte le spalle e non vedevo nessuna... non sapevo però di avere tanto vantaggio».
Guarda la video intervista cliccando sull'immagine.  

TOFOL CASTANYER - «All'inizio Zinca ha imposto un ritmo troppo alto, abbiamo cercato di stargli dietro poi l'abbiamo lasciato andare, sarebbe stato impossibile gestire la gara e infatti la mia tattica mi ha dato ragione».  

TOM OWENS - «Sull'ultima discesa ho tentato di forzare ma avevo dolori alle gambe e non ero ancora al cento per cento dopo la caduta alla Dolomites, sono contentissimo per il secondo posto».  

SILVIA SERAFINI - «Sto vivendo un sogno, venerdì quando sono arrivata non avrei pensato di arrivare seconda... ho superato buona parte delle avversarie sulla seconda salita, in discesa la Forsberg e la Kortazar e questo è motivo di sodisfazione doppia per me che corro da poco in montagna».  
 
Giir di Mont – classifica maschile
1 Castanyer Bernat Tofol ESP Salomon Santiveri 3:19:19; 2 Owens Tom GBR Salomon 3:21:24; 3 Hernando Alzaga Luis Alberto ESP Selección Aragonesa Fam-Grifone 3:22:52; 4 Golinelli Nicola ITA Arc'teryx 3:24:19; 5 Zinca Ionut Alin ROU Valetudo Skyrunning Italia 3:27:00; 6 Cappelletti Daniele ITA A.T.L. Trento 3:27:59; 7 Caballero Ortega Miguel ESP Team La Sportiva 3:29:19; 8 Lizeaga Jokin ESP Euskal Mendizale Federazios- Euskal Sele 3:29:59; 9 Pinsach Rubirola Marc ESP Catalunya 3:30:12; 10 Brunod Dennis ITA Polisportiva Mont Avic 3:31:07

Giir di Mont – classifica femminile
1 Enman Kasie USA Salomon 3:45:50; 2 Serafini Silvia ITA Salomon Carnifast 4:04:26; 3 Kortazar Aranzeta Oihana ESP Salomon Santiveri 4:08:49; 4 Serrano Blanca Maria ESP Hockey Alcala 4:10:33; 5 Forsberg Emelie SWE Salomon 4:12:58; 6 Vokueva Zhanna RUS Russia 4:13:21; 7 Dominguez Azepleta Nuria ESP Team La Sportiva 4:18:18; 8 Maiora Maite ESP Euskal Mendizale Federazios- Euskal Sele 4:18:35; 9 Brizio Emanuela ITA Valetudo Skyrunning Italia 4:20:14; 10 Lafaye Celine FRA   4:21:38

Mini SkyRace – classifica maschile
1 Szabolcs Istvan Gyorgy ROU Valetudo Skyrunning Italia 1:45:17; 2 Gusmeroli Alessandro ITA Team Valtellina 1:49:54; 3 Nappo Davide ITA Team Valtellina 1:51:49; 4 Goretti Stefano ITA Libero 1:53:49; 5 Martocchi Dario ITA Merathletic 1:54:07

Mini SkyRace – classifica femminile
1 Cardone Debora ITA Valetudo Skyrunning Italia 2:02:15; 2 Jimenez Stephanie AND Salomon 2:04:50; 3 Combi Lorenza ITA Runners Colico 2:13:00; 4 Theocharis Dimitra ITA U.S. Aldo Moro Paluzza 2:13:46; 5 Gilardi Daniela ITA S.E.V. Valmadrera 2:15:01


Spettacolo Castanyer-Enman al Giir

Fantastico secondo posto di Silvia Serafini

Grande giornata di sport oggi a Premana. File di auto già all'alba per assistere al Giir di Mont, unica 'main race' italiana delle World Series e penultima tappa del challenge La Sportiva Gore-Tex Mountain Running Cup'. A farla da padrone il gran caldo che, nonostante un temporale notturno, ha influito sui tempi di gara, almeno quelli maschili.

GARA APERTA FINO ALL'ULTIMO - La gara lunga maschile (32 km) ha regalato spettacolo dal primo all'ultimo minuto con tutti i più forti atleti mondiali tranne Kilian Jornet e Anna Frost, vincenti ieri alla SpeedGoat. Nella prima parte show di Ionut Zinca, partito subito a mille. Primo all'Alpe Vegessa e alla Forcella Larecc, dove aveva poco più di un minuto su Hernando, il rumeno accusa lo sforzo e transita al passaggio di Rasca con quasi due minuti su Hernando ma già decisamente 'sulle gambe'. La successiva lunga salita al Alpe Deleguaggio, spesso decisiva, decreta infatti il sorpasso di Hernando (a Premaniga). Ma la salita riserva altri colpi di scena perché in vetta transita primo Tofol Castanyer davanti a Hernando e Tom Owens. La lunga discesa, terreno prediletto da Owens, non cambia però le carte per la prima posizione (Castanyer vince in 3h 19' 19''), mentre Hernando (3h 22' 52''), arrivato senza più energie, deve lasciare il passo a Owens (3h 21' 24''). Castanyer e Owens hanno costruito un piccolo capolavoro sulla lunga discesa a Rasca, quando hanno tallonato Hernando che li precedeva. Alla fine Zinca arriverà quinto, preceduto da Golinelli. Sesto Cappelletti, settimo Caballero, ottavo Lizeaga, nono Pinsach, decimo Brunod, undicesimo Dapit con una buona prestazione degli azzurri.

SUPER ENMAN, GRANDE SERAFINI -
Gara aperta fino all'ultimo tra gli uomini, gara decisa da subito tra le donne. Super Kasie Enman (3h 45' 50'') passa subito in testa e corre per 30 chilometri in solitaria. Prestazione impressionante quella della statunitense che, su un percorso nuovo e un po' più lento, rimane a pochissimi minuti dal record di gara della Roux quando gli uomini hanno una ventina di minuti dal tempo di Kilian Jornet… Dietro di lei è bagarre con una prestazione maiuscola di Silvia Serafini che recupera diverse posizioni sulla seconda salita e regola anche Forsberg e Kortazar, arrivando seconda al traguardo (4h 04' 26''). La trevigiana, dopo il secondo posto a Chamonix si candida a diventare l'erede della Brizio, oggi nona.

DOMINIO VALETUDO NELLA MINI - La gara corta di 20 km vede al primo posto due atleti Valetudo: il rumeno Istavan Gyorgy Szabolcs e Debora Cardone.   Guarda la nostra fotogallery


Urban Zemmer, il riposo del guerriero

L'altoatesino segue un allenamento dolce (ma non troppo) dopo l'ictus

Urban Zemmer, il fuoriclasse del Vertical, è a riposo 'forzato' da qualche giorno prima degli SkyGames, dove avrebbe dovuto difendere i colori azzurri, a causa di due ictus. L'altoatesino, ricoverato in ospedale, è stato poi dimesso dopo tre giorni di esami serrati e per il momento rimane lontano dalle gare. Almeno da quelle corse in prima persona, perché domenica era a Canazei a vedere la Dolomites SkyRace. «Siamo stati alla gara di domenica, perché venerdì, quando c'era il Vertical, Urban doveva lavorare» dice Astrid, compagna e 'angelo custode' di Zemmer. Qual è lo stato di salute di Urban? «Si sente bene - continua Astrid con tono sereno - deve fare ancora qualche accertamento, per le gare vedremo, ma lui non riesce a stare fermo». Quindi si allena? «Sì, fa un allenamento più soft, ma non troppo soft». Com'è lo stato d'animo? «Pensavo che la prendesse peggio, invece è più la soddisfazione per essersela cavata dopo avere vissuto la sensazione di una parte del corpo paralizzata». In bocca al lupo Urban!


Bernard Dematteis, la vittoria della rabbia

Le prime dichiarazioni dell'atleta piemontese dopo il record di Chiavenna

«Ḕ stata la rabbia per il risultato degli Europei di Pamukkale che mi ha dato la carica». E' il solito Bernard Dematteis, un 'fiume in piena', quello che abbiamo sentito ieri sera, pochi minuti prima di uscire per allenarsi. Il cuneese domenica a Chiavenna ha preso tre piccioni con una fava: vittoria nella km verticale Chiavenna-Lagünc, primo titolo italiano FIDAL della specialità e record mondiale. «Sono contentissimo proprio perché volevo dimostrare che il ventitreesimo posto degli Europei non fa per me: mi sentivo benissimo, sono andato a tutta, le sensazioni erano decisamente buone, ero convinto di potercela fare per il titolo italiano, però il record…». Qual è stato il momento cruciale della gara? «Quando ho raggiunto e superato il turco Ahmet Arslan, il favorito, che è partito un minuto e mezzo prima di me: alla partenza speravo di rosicchiargli qualche secondo, ora torno a casa con questo titolo e negli annali rimarrà sempre il mio nome come primo campione italiano di Vertical». Chi ti ha impressionato di più? «Il colombiano Padua, arrivato poi secondo: lo conoscevo già, è ancora giovane e già fortissimo, sentiremo ancora parare di lui». Tempo di bilanci e obiettivi, parlaci della tua sfortunata spedizione agli Europei. «Che dire, ho avuto un'intossicazione alimentare la notte precedente la gara, praticamente ho corso solo con la testa perché ero completamente disidratato, ma per me la maglia azzurra è troppo importante e cerco sempre di onorarla». E le prossime gare? «Sono contento per il titolo vinto a Chiavenna, ma non nascondo che il mio obiettivo stagionale è il Campionato Italiano di Corsa in Montagna, mancano ancora due gare, sono in testa… e poi, dopo averlo vinto nel 2008, l'ha vinto per tre anni mio fratello, vorrei che rimanesse un affare di famiglia». Senza dimenticare i Mondiali di settembre a Ponte di Legno…«Per ora sono un sogno, non voglio pensarci troppo altrimenti mi generano stress, un passo per volta».
 


Prima edizione del Cima Tauffi Trail il 21 luglio

60 km e 4.500 metri D+, gara qualificante per l'UTMB

Il Trail della Cima Tauffi Fanano, in calendario il 21 luglio, si svolge in uno dei contesti più belli dell’Appennino Tosco Emiliano in gran parte nel Parco del Frignano dell’Alto Appennino Modenese dominato dal Monte Cimone.  Lo scenario che si può incontrare partecipando a questa manifestazione è di una montagna inaspettata: sentieri che si snodano tra le valli di castagneti, faggeti, pinete e vaste distese di mirtilli (siamo zona di raccolta del Mirtillo Nero dell'Appennino) e lamponi. Una volta raggiunto il crinale potrete scorgere, se il tempo lo consentirà, a ovest verso la Toscana il mar Tirreno ed ad est l’Adriatico. Anche la fauna che vive il Parco è particolarmente variegata: potrete sorprendere caprioli, daini, cinghiali, marmotte, aquile, falchi e lupi. La particolarità del percorso è proprio la sua ‘corribilità’: pur sviluppandosi su 60 km di lunghezza totale, l’anello che da Fanano rientra a Fanano con 4500D+ è interamente percorribile correndo. Il percorso è così suddiviso 7% di asfalto, 25% di carreggiata sterrata e 68% single track.
  Due valli, due fiumi, tre laghi, due regioni, quattro Comuni e cinque rifugi sono solo alcuni dei numeri che incontrerete
La manifestazione fa parte del Tour Salomon Italia ed è gara qualificante per The Nort Face Ultra Trail de Mont Blanc. Le iscrizioni sono aperte fino alla mattina della gara.