Vittoria e record un una corsa da sogno

Per l’ennesima volta ci siamo cascati. Dopo un finale di coppa del mondo di sci alpinismo non dei migliori e dopo il secondo posto al Trofeo Mezzalama,  veloci a classificarlo come una clamorosa sconfitta, ci siamo fatti balenare in testa la malsana idea che Kilian fosse battibile. Le premesse d’altronde c’erano tutte. Una lista di big schierati alla partenza come capita di rado,  atleti americani agguerritissimi con ore e ore di preparazione nelle gambe e nella testa. Per spezzare la monotonia, avevamo anche trovato in Sage Canaday la nuova star modiale dell’ultra running in grado di competere con il talento spagnolo già alla sua prima esperienza in un ultra in montagna. Come ulteriore scusante, poi, avevamo dalla nostra anche un’unica settimana di allenamento nella corsa. Non verificata, mai dichiarata dallo stesso Kilian ma utilissima per autoconvincerci. Infine, avevamo dalla nostra anche un fantastico record di 6h58’44” ottenuto lo scorso anno dall’americano Dakota Jones. Difficile ripetere quanto avvenuto in quella che fu definita la corsa del secolo.

LO STRATEGA – Apparentemente ci hanno provato in molti, dallo stesso Sage Canaday, a Timothy Olson e Luis Alberto Hernando. In realtà, come al solito, è stato lo stesso Kilian che ha consentito agli altri di provarci. Sempre con lo stesso stile, sempre con la stessa genialità tattica. Pochi minuti di distacco in tutte le situazioni, giusto per creare  suspance e allo stesso tempo per controllare perfettamente la situazione. Lui ha una dote innata di illudere gli avversari trasformandoli inconsapevolmente in utili lepri. Caso unico nello sport, però qui abbiamo un atleta che è più veloce di qualsiasi lepre. Ma loro, come noi, ogni volta ci cascano e come è giusto e bello che sia, ci provano.
 
UN PALCOSCENICO PERFETTO – Le Skyrunning World Series in questo momento sono la massima espressione del movimento. La ISF ha saputo dare vita a una strategia nata sulla base di 20 anni di attività. I più forti atleti del momento, un percorso da favola, una totale condivisione con gli organizzatori, un parterre di media di altissimo livello e, come cornice, un coinvolgimento di pubblico come mai si è visto in nessun’altra gara in questa disciplina. Una vetrina internazionale per questo sport, un vero e proprio luna park per gli atleti.

UN TEMPO DA RECORD – 6h54’09”, questo è il tempo finale che Kilian Jornet ha impiegato per percorrere gli 83 km della Transvulcania. Secondo classificato, Luis Alberto Hernando in 6h58’31” anche lui sotto il precedente record. Gradino più basso del podio per Sage Canaday che chiude in 7h09’57”. Dietro, tutti atleti il cui nome mette i brividi, in grado di vincere più gare nel corso di una stagione.

E ADESSO COSA GLI CHIEDIAMO? – Kilian ci ha deliziato nello sci alpinismo, nella corsa outdoor in qualsiasi sua distanza, dai vertical alle 100 miglia, nei grandi record e ultimamente anche nell’alpinismo. Ha semplicemente vinto tutto quello che c’era da vincere. Ha stravolto la comunicazione di questo sport, anzi è la stessa che è incomiciata proprio con lui. A questo punto, non si può che chiedergli di diventare definitivamente leggenda. Come Fausto Coppi nel 1949, con quei 192 mitici km di fuga, anche in questa disciplina agli appassionati manca solo più di sognare di poter vivere qualcosa di simile. si, proprio un sogno, quello vederlo correre senza calcoli,  dove si lascia andare completamente al suo istinto. Qaulcosa di simile all’UTMB del 2008 dove dopo 30 km, da esordiente nella distanza, si stufò di correre con l’esperto Dawa Sherpa e si involò da solo nell’uscurità del Col du Bonhome con la prospettiva di dover correre ancora per 130 km. A distanza di 5 anni, però, il ragazzo di strada ne ha fatta molta ne verrebbe fuori qualcosa di devastante per chiunque pensasse anche solo per un momento di competere con lui nei primi km. Forse non sarà mai realizzabile perchè potrebbe non rientrare nella sua personalità, estremamente rispettosa di tutto e di tutti. Tentare non nuoce e questa sarà la prima cosa che gli chiederemo a Zegama. Giusto per proclamarlo leggenda ancora in attività e non solo, banalmente come spesso accade, a fine carriera.

TOP 10 UOMINI
1. Kilian Jornet (Salomon) – 6h54’09”
2. Luis Alberto Hernando (Adidas) – 6h58’31”
3. Sage Canaday (Scott Sports) – 7h09’57”
4. Timothy Olson (The North Face) – 7h11’53”
5. Patrick Bringer (Sigvaris) – 7h17’19”
6. Francois D’Haene (Salomon) – 7h17’43”
7. Cameron Clayton (Salomon) – 7h17’47”
8. Miguel Caballero Ortega (La Sportiva) – 7h30’49”
9. Cristofer Clemente – 7h37’40”
10. Marcin Wierc (Poland Skyrunning)– 7h52’21”

TOP 5 DONNE
1. Emelie Forsberg (Salomon) – 8h13’22”
2. Nuria Picas (FEEC) – 8h19’30”
3. Uxue Fraile (Adidas) – 8h44’48”
4. Nathalie Mauclair (LaFuma) – 8h46’14”
5. Emilie Lecomte (Quechua) – 10h14’05”