Freetouring è... destino

Freetouring è piacere: Enrico Mosetti

Enrico è una nostra conoscenza, non passa anno che non metta a segno qualche bella discesa in giro per il mondo. Uno sciatore all round. Lo pinzo al telefono al ritorno dalla sua prima gita stagionale: zona Sella Nevea, 210 cm a 2.000 m. È felice. Anche a lui la stessa domanda, per capire cosa lo ha portato a seguire uno sci libero. Come per altri, un viaggio a Chamonix, una semplice discesa della Vallée Blanche con il suo mentore, la Guida alpina goriziana Carlo Gasparini, poi morto prematuramente in un incidente in falesia nel 2011. Nasce allora la nuova consapevolezza che con capacità e materiali giusti la discesa poteva iniziare a essere il vero scopo di tanta fatica. «Questo bisogna fare» si è detto Enrico quella volta «ma senza impianti e dalle mie parti, in Friuli!». A distanza di qualche anno dalla nostra prima chiacchierata, tiene fede a quanto ci aveva promesso «Provo piacere a sciare. Il piacere della ricerca, che sia in un boschetto o su un pendio esposto. Può sembrare difficile da credere: magari ho paura, ma mi sto divertendo e il giorno che smetterò di divertirmi, smetterò di farlo. Cosa che difficilmente accadrà...».

 

Freetouring è destino: Alfio Scigliano

Alfio è una forza dirompente: la sua simpatia contagiosa ti fa sentire come se lo conoscessi da anni. Ti verrebbe da chiamarlo per organizzare il weekend. Ad Alfio piace la fresca, mi dice orgoglioso. Sì, anche a noi piace la fresca. Alfio ci ha confessato che è lo sport più bello che c’è, che è gravity, che con neve profonda è 3D, che riesce a sentire i suoi pensieri quando scende… e non capita spesso. Alfio ci crede, brucia di passione. Ci ha confessato che, non essendo morto a sedici anni facendo sciescursionismo su pendii a 35°, ha capito che inevitabilmente la sua strada poteva essere quella che lo avrebbe portato a solcare bianche distese con assi belli pesanti nei piedi. Corretto. Insieme a suo fratello, incredibile compagno di questo viaggio, e al loro amico Gian Paolo Nicoletti, tecnicamente molto bravo, ha di fatto portato il freeride sulla propria montagna. Non hanno mai cercato la competizione, ma la spensieratezza che deriva dallo scivolare sulla neve. «Sciare ti riporta a quando avevi dieci anni e facevi le bighellonate!» Per tanti anni sono stati gli unici. Da quella montagna il mare pare di toccarlo e Alfio è un Caprone dell’Etna e vive a Mr White, Misterbianco, provincia di Catania: destino. Punto.

Alfio Scigliano

Freetouring è equilibrio: Mauro Soregaroli

Bergamasco, dal 1959 Guida alpina a tempo pieno. Nelle Alpi Orobie è iniziata la sua passione per la montagna. Durante i mesi estivi di stanza a Chamonix, in Francia, mentre durante l'inverno fa base a Verbier, in Svizzera, dove pratica assiduamente lo scialpinismo, il fuoripista, l'heliski e l'arrampicata su ghiaccio. Ha al suo attivo numerose spedizioni internazionali - tra cui Everest, Denali, Muztagh-Ata, Cho Oyu e Aconcagua - e l’attività con i clienti è di alto livello, anche con gli sci. Mi confessa che è uno che cerca di far avvicinare i propri clienti ad alcune discese ripide: «Ovvio che cerco di valutare che siano in possesso di un ottimo livello, non basta solo lo sci. Ci sono dei rischi ed è facile esagerare, proprio come con le dimensioni degli sci». A Mauro piace sciare in polvere e utilizza sci generosi quando lo fa utilizzando gli impianti, ma riflette che lo sci che preferisce e che usa di più anche per lo scialpinismo e le discese primaverili è un compromesso intorno ai 100 mm al centro, perché come nella vita anche nel freetouring è spesso questione di equilibrio.

Mauro Soregaroli

Freetouring è naturale: Francesco Tremolada

Francesco Tremolada, padovano, classe 1970, risiede per gran parte dell'anno nelle Dolomiti, dove lavora come Guida alpina. Se si parla di sci, Francesco è un riferimento da anni. Tutto iniziò con un K2 Explorer, 75 mm al centro. Una larghezza ormai quasi impiegata per gli sci da gara, ma che una ventina di anni fa rappresentava già un’avanguardia in termini di attrezzatura. La sua sete di curiosità, come capitato a molti, lo aveva spinto oltre il punto di non ritorno. Per sciare e godersi la discesa come piaceva a lui era meglio che lo sci si allargasse un pochino. Oggi tutte le case fanno ottimi materiali, ci si sta assestando su misure, geometrie e pesi che consentono una sciata freeride in terreno scialpinistico, gambe e capacità permettendo. Ma non è sempre stato così. Ci si sta arrivando gradualmente. Anche quando ci descrive il suo modo di scivolare sugli assi, lo fa nella maniera più naturale possibile. Non ha un terreno prediletto, ma cambia in funzione della stagione: d’inverno i boschi ricchi di bella neve, in primavera qualcosa più spiccatamente alpinistico. «Mi piace la varietà delle situazioni con gli sci e la bella neve!». È naturale.

Francesco Tremolada

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Freetouring è costruire, cambiare, pelle d'oca...

Freetouring è costruire: Pietro Marzorati

Canturino, 29 anni, ingegnere. Sciatore bipede fino al 2000, poi il colpo di fulmine per lo snowboard nel piccolo paese di Valdisotto, in provincia di Sondrio. Lo conosco personalmente e mi concedo la confidenza di un amico. Dichiara, sottovalutandosi, di essere approdato al freeride in seguito a cocenti delusioni con il freestyle. Il tono, quando lo racconta, è quello di un innamorato deluso. Conservo dei dubbi in merito.

Un passato da podista e di sport di fatica e l’acquisto di una delle prime split in Italia, ben presto lo avvicinano al freetouring. Mi folgora con la massima non c’è discesa senza salita e non c’è salita senza il fine ultimo della discesa, tuttavia è niente rispetto a quando lo vedo scendere certe pareti.

Per vivere a fondo questa passione, nel 2014 intraprende con Davide Bernasconi e Marco Moretti l’avventura di provare a costruire materiale da snowboard, per alimentare in maniera ancor più viscerale quella fiamma, per rendere concreto e tangibile un impulso producendo una tavola per surfare sulla neve. Nasce Comera, che fonde tecnica e passione, roba da ingegneri… o da innamorati, non mi sbagliavo.

 

Freetouring è cambiare: Marco Maffeis

Ingegnere, come molti scialpinisti!, ci tiene a sottolineare. Trentacinque anni sulle pelli, di cui molti passati tra Valsesia, Ossola e Vallese. Grande esperto delle valli del Rosa. Storce un po’ il naso quando gli parliamo di freetouring, allergico alle definizioni, in particolar modo nel mondo dello sci.

«Spesso non sono chiare nemmeno a chi (inconsapevolmente) le pratica! È stato così anche tempo fa, quando a un certo punto dalle mie parti (Alagna) abbiamo scoperto che quello che avevamo sempre fatto fino ad allora non si chiamava più fuoripista, ma era diventato improvvisamente freeride. Analogamente, nel caso del freetouring, mi piace pensare che si tratti semplicemente di una naturale evoluzione di ciò che è sempre stato lo scialpinismo classico: lo sviluppo di attrezzatura molto più performante ha consentito di spostare l'attenzione sull'aspetto più ludico e il piacere della discesa è diventato per molti l'obiettivo primario».

Circa una ventina di anni fa, stanco di faticare nelle discese su neve difficile, ha provato a fare qualche calcolo per determinare, in base al peso corporeo dello sciatore, quale fosse la superficie degli sci necessaria a ridurre la pressione esercitata sulla neve al di sotto di una certa soglia. Si dice che gli ingeneri risolvano tutto con un file di Excel e in effetti così è stato! Il risultato fu sconcertante, perché in quel momento in Italia semplicemente non esistevano attrezzi di dimensioni simili. Ben presto, tra lo scetticismo dei conoscenti, si procurò un paio di Rossignol Bandit XXX che, nonostante fossero solo 85 al centro, per l'epoca erano delle vere portaerei! Dovette quasi litigare con il suo negoziante per costringerlo a montarli con un paio di attacchini Dynafit, ma quel set up rappresentò il punto di svolta: un vero game changer!

Marco Maffeis

Freetouring è pelle d’oca: Elisa Sisa Vottero

Sisa è felice come una bambina, quando si parla di neve. Elisa, ma tutti la conoscono come Sisa, è appena tornata da un viaggio in sci e bicicletta in Cile: partenza in bici, poi un po’ di scialpinismo sui vulcani nella regione tra Termas de Chillan e Puerto Montt. Scivolate sul cono perfetto dell’Osorno e giù dal Lonquimay, poi, lasciati gli sci, ancora bicicletta fino a Puerto Tranquillo.

«Uno dei primi viaggi di fatica che faccio in compagnia». Di solito, preferisce vivere da sola questo tipo di esperienze. «Mi innervosisco se non raggiungo gli obiettivi che mi sono fissata e da sola è meglio». Quest’anno è stata in Marocco con gli sci, ha salito e sceso i classici 4.000 dell’Atlante. E pensare che sulle Alpi a quella quota non c’era mai stata… «Non ho fatto nessun exploit. Cose normali, tanto più che con gli sci ci lavoro e non utilizzo materiale particolarmente orientato alla salita, ma da sola mi sono ritrovata! Mi viene la pelle d’oca solo a ricordare quelle sensazioni e le emozioni che provo nello scendere. Penso sia qualcosa di viscerale!» A Sisa piace stare bene con se stessa, quando gli sci diventano i suoi compagni, ma dopo il Cile ci ha confessato che forse è meglio in due.

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Elisa Vottero

Annullate la Sellaronda Skimarathon e la Lagorai Cima d'Asta

Continuano ad arrivare le notizie di annullamenti di gare a causa dell’emergenza sanitaria. L’ultima riguarda la Sellaronda Skimarathon del 27 marzo, alla quale si unisce la Lagorai Cima d’Asta del 15 marzo, che avrebbe festeggiato proprio quest’anno il trentennale, rinviato al 2021. «Vedere il lavoro di un anno vanificato in poche ore – ha evidenziato il presidente Nicola Muller - non è per nulla facile ma la sicurezza di tutti è sempre stata la nostra priorità, a maggior ragione quella sanitaria e la salute pubblica di atleti, volontari, pubblico e tutto il personale coinvolto in questa manifestazione. Non abbiamo alternative, dobbiamo rimandare la festa al prossimo anno. Volevamo in particolar modo ringraziare tutti coloro che hanno preso a cuore la nostra iniziativa, a tutti gli sponsor ed aziende che hanno aderito al nostro progetto e a tutti gli atleti per la fiducia e comprensione». Lo Ski Team Lagorai Tesino rimborserà la quota d’iscrizione.

«Nonostante la grande passione - ha detto invece Oswlad Santin - di tutti i ‘sellarondisti’, delle centinaia di volontari, dei membri del Comitato Organizzatore, e degli sponsor che supportano questo evento, ci troviamo nostro malgrado costretti ad annullare la venticinquesima Sellaronda Skimarathon. Una scelta difficile ma obbligata a causa della situazione sanitaria italiana e dei relativi decreti governativi che vietano ogni manifestazione sportiva di questa portata».
«A partire da aprile - ha aggiunto Santin - si potrà richiedere un rimborso parziale (2/3) della quota d’iscrizione. La modalità sarà pubblicata sul nostro sito www.sellaronda.it sulla pagina delle iscrizioni solo dopo il 20 marzo».

Non è stata ancora presa una decisione invece per la Patrouille des Glaciers. Sulla pagina Facebook in un post di pochi minuti fa la posizione ufficiale: «Il Consiglio federale ha il compito di decidere in merito alle manifestazioni di oltre 1000 persone.
Attendiamo la sua decisione per il "dopo il 15 marzo" per completare la nostra valutazione della situazione in collaborazione con il Dipartimento della Difesa, della Protezione della Popolazione e dello Sport, il Comando dell'esercito e il Cantone del Vallese.
Una decisione dovrebbe essere presa all'inizio della prossima settimana. Vi terremo informati».


Freetouring è scoperta, serenità, local...

Freetouring è scoperta: Silvia Moser

Cortinese, 29 anni. Arriva allo sci con l’agonismo e le gare di sci alpino, ma a 16 anni sente la cosa un po’ limitante e così, dopo essere diventata maestra, inizia a entrare nel circuito del Freeride Word Qualifier del FWT, per avere occasione di viaggiare con gli sci. Questa passione per i viaggi e i posti nuovi crede di averla ereditata dalla mamma cilena, con la quale ha vissuto in Venezuela: «quando le ho telefonato era a surfare e non ho potuto avere migliore conferma circa la sua voglia di scoperta». Lo sci è diventato così uno strumento che le consente di arricchirsi attraverso esperienze e viaggi. Predilige le pelli montate su legni più orientati alla discesa e adora le zone delle Dolomiti, dove gli impianti lasciano ancora spazio all’avventura e ai paesaggi incontaminati. Il prossimo viaggio pare già deciso: Iran!

© Alice Russolo

Freetouring è qui: Fabio Beozzi

Appena diventato Maestro, ha spostato gradualmente il suo interesse dalla pista ai versanti liberi, maturando un amore sempre più sincero per lo sci su terreno ripido, ma anche per i terreni alpinistici variegati che certe discese impongono… Si può dire che, al contrario di molti amici che sono approdati allo sci da esperienze su roccia e ghiaccio, Fabio grazie allo sci si è avvicinato all’alpinismo, fino a risalire per scendere, nel 2011, il versante Messner del Cho Oyu. Quattro anni fa, grazie alle ampie vedute dello Sci Club Sestriere, ha potuto creare il gruppo Freemountain, rivolto a ragazzi dai 13 anni in su, con l’obbiettivo di offrire un’esperienza formativa nell’ambito del freeride e dello scialpinismo o freetouring, attraverso il divertimento e l’apprendimento delle dinamiche della neve. Fare ciò che piace per valorizzare e far conoscere il territorio attraverso lo sci e il proprio lavoro è ciò che lo ha portato - insieme a Marco Eydallin (guida, maestro, allenatore e ottimo freeskier), Jonathan Graviotto e Gigi Lozzi (maestro e istruttore di snowboard) - a creare il portale whiteride.it Perché cercare lontano? Il freetouring per Fabio è qui, in Via Lattea, nel più puro spirito local!

© Federico Ravassard

Freetouring è serenità: Simone Barberi

«Guarda, perché vuoi sentire proprio me? Non penso di fare al caso tuo: non sono un pro, la mia è una passione. Non sono nemmeno giovane. Scio da anni sì, ma…» «Simone non fare così, parli come quelli che vivono di ricordi!» «Col cavolo che vivo di ricordi! Non mollo un cazzo io!
Ecco abbiamo il nostro uomo! Trentino di Rovereto, vive nelle vicinanze in una valle dalla quale non ha la minima intenzione di spostarsi e dove le cime raggiungono al massimo i 1.800 metri. Un grande sciatore, ma non lo dice. Vive vicino alle Dolomiti, però preferisce le confinali. Come la Val Senales e il Similaun, dove trova poca gente, spesso nessuno. Si muove con impianti e pelli o solo pelli: non è integralista su questo aspetto. Non gli piace correre e gareggiare: ama uno sci sereno, senza ansia da prestazioni. Se non ci sono le condizioni, si va al bar, non c’è foto che valga la pelle. Siamo tutti di passaggio, non si vergogna a definirsi zen in questo. Ci fa sapere che ha tanti amici in giro. Condivide con loro lo sci e il freetouring è sentirsi parte di loro!

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Emergenza coronavirus, salta il Tour du Rutor

Il coronavirus ha costretto all'annullamento della Millet Tour du Rutor, a seguire riportiamo il comunicato dell'organizzazione.

A seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di mercoledì 4 marzo con le misure di contenimento della diffusione del COVID 19 (Coronavirus), lo Sci Club Corrado Gex comunica l’annullamento della 20° edizione del Millet Tour du Rutor Extrême, competizione sportiva di scialpinismo, in programma dal 26 al 29 marzo 2020 tra i comuni di Arvier, Valgrisenche e La Thuile (AO).

Una decisione difficile, presa a malincuore dal comitato organizzatore che potrebbe risultare affrettata ma è l’unica soluzione per poter restituire il 100% della quota di iscrizione e non gravare sugli atleti anche se a circa 3 settimane dall’evento la maggior parte delle spese sono state già sostenute. Gli uomini e le donne dello sci club Corrado Gex sono al lavoro ormai da mesi e veder tutto vanificato non è facile; ma la sicurezza sanitaria e la salute pubblica vengono viene prima di tutto e le limitazioni indicate nel decreto sono inattuabili per un evento di sci alpinismo di 4 giorni, con numerosi eventi collaterali, atleti e accompagnatori provenienti da 18 nazioni.

Lo Sci Club Corrado Gex rivolge un sentito ringraziamento a tutti coloro che si sono spesi nell’organizzazione di questa meravigliosa gara: dagli atleti iscritti, agli sponsor, alle aziende che hanno aderito al Mountain Village, all’amministrazione regionale e alle amministrazioni comunali di Arvier, Valgrisenche e La Thuile oltre ai 300 volontari che hanno contribuito con tanta determinazione e dedizione al raggiungimento della ventesima edizioni che è solo rinviata.


Hoka One One presenta TenNine, la scarpa per la discesa

A dieci anni di distanza dalla creazione delle prime scarpe over-size, Hoka One One torna a realizzare una scarpa ‘esagerata’ con il lancio del modello da trail TenNine, progettato per creare un’esperienza di corsa in discesa tutta nuova. Dotata di un’estensione della zona tallonare la cui geometria è specificamente concepita per gestire l’impatto sul tallone – spesso esasperato in discesa – la TenNine è disegnata per consentire una transizione più fluida verso il meso-piede, l’avampiede e lo stacco. La stabilità della suola – una combinazione tra la sua speciale geometria e la tecnologia Meta-Rocker – resta costante indipendentemente dall’inclinazione.

Con un nome che allude all’unità di misura usata in fisica (il Giga), la TenNine è destinata ai runner che puntano a gare come le ultra più estreme. Presenta caratteristiche studiate per facilitare i chilometraggi più lunghi, tra le quali una speciale tomaia in lycra che modifica la sua vestibilità per adattarsi al gonfiore del piede nelle lunghe distanze ed è disponibile in un numero limitato di negozi specializzati selezionati al prezzo di € 250.

Specifiche Tecniche (misura 9US uomo)

  • Altezza tallone: 33 mm
  • Altezza avampiede: 29 mm
  • Differenziale: 4 mm
  • Peso: 360 gr
  • misure unisex
  • mesh ultraleggero e anti-abrasione per la massima protezione
  • linguetta in Ariaprene che offre comfort, traspirazione e gestione dell’umidità
  • alette interne per l’ancoraggio del piede
  • tomaia in lycra che si adatta al gonfiore del piede nelle lunghe distanze
  • linguetta al tallone che offre supporto aggiuntivo e comfort
  • design della suola con geometria ingrandita per una corsa stabile e morbida
  • piattaforma ampliata per massimizzare il punto di contatto col suolo dando stabilità alla corsa


Freetouring è orgoglio: Roberto Parisse

Il modo di vivere lo sci libero non ha confini. Non bisogna essere per forza nati a Chamonix o nelle Dolomiti. È una cosa che senti dentro e non è detto che tutti ci arrivino alla stessa maniera. O che la interpretino nello stesso modo. Anzi, certi a quella sensazione di libertà ci arrivano quasi muovendosi in direzione ostinata e contraria, passando da esperienze che alcuni di noi potrebbero giudicare agli esatti antipodi. Ma il fascino di un movimento libero sta proprio in questa imprevedibilità e Roberto ne va orgoglioso.

«Sono del ’79, ma ci tengo a specificare che non sono ancora entrato negli anta perché son venuto alla luce a fine dicembre. Da cinque anni sono Maestro di sci. Abruzzese dell’Aquila, sono arrivato alla montagna dall’arrampicata sportiva praticata a livelli agonistici. Non nascondo che ad animarmi è sempre stato uno spirito competitivo. Un agonista vero, mi posso definire. Le gare, i cronometri, la difficoltà offerta da uno stesso terreno di gioco, sono a mio parere l’unica maniera per confrontarsi. Per determinare chi è più bravo. Anche nello sci. Così allo skialp classico ci sono arrivato attraverso le gare; mi ci portava mio padre che è sempre stato un grande appassionato di montagna. Avevo poi iniziato con le gare di Derby tipo la Meije o quelle che si tenevano a Colere, per poi passare, dal 2007 al 2011, al Freeride World Tour, dove ho sempre trovato un ambiente fantastico per confrontarmi con chi viveva sulle Alpi. Le Alpi le ho scoperte nel periodo in cui vivevo a Brescia. E da abruzzese è stata una bella soddisfazione quell’anno in cui sono stato primo nel ranking italiano. Mi sentivo un po’ giudicato in quell’ambiente, per via della mia provenienza. Vado molto orgoglioso delle mie origini e porto questo sentimento anche nel mio modo di sciare: la mia terra è il top per chi cerca l’esplorazione, i posti selvaggi e magari il disagio che comportano.

Alla tecnica ci sono arrivato dopo: ho iniziato a praticare prima lo sci fuoripista e lo skialp, contrariamente a molti. Però sono profondamente convinto che lo sci praticato su terreno libero sviluppi in modo incredibile l’adattamento alla neve, cosa che mi ha aiutato anche tra i pali e che cerco di trasmettere ai miei ragazzi quando insegno. Ribadisco quindi il mio orgoglio di avere questa passione qui nella mia terra, perché amare lo sci e in seguito avvicinarmi alla fotografia insieme a mio fratello, ha dato a entrambi l’opportunità di raccontare ciò che amiamo e di poterne vivere. Bello no?».

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Freetouring è feeling, Ettore Personnettaz

Classe 1975, Ettore Personnettaz vive ad Allein. Valdostano doc, è attratto dalla neve in maniera naturale, fino a diventare, nel 2003, maestro di snowboard. Dal 2007 istruttore nazionale, nel 2012 diventa anche insegnante di telemark, mentre dal 2018 mette la sua passione per lo snowboard a disposizione dei ragazzi disabili. Organizza ogni inverno camp di freeride per gli amanti della splitboard. Nel 2019 ha cercato di condensare la sua passione e le esperienze nel territorio in un libro dal titolo Freeride e snowboard in Valle d’Aosta, dove unisce racconti di esperienze vissute in montagna, itinerari e una parte dedicata alla formazione per muoversi liberamente sulla neve. Ha una fissa: guarda le montagne e immagina di tracciare una linea dalla cima!

«Mi sono avvicinato allo snowboard nel 1992 per curiosità e con un approccio più orientato al freestyle. Ma la vera rivelazione per me è stato l’avvento della split dieci anni fa! In montagna adoro andare in compagnia: si è più sicuri e ci si diverte di più a condividere situazioni… faticose! Tre secondo me è il numero perfetto per un team che si muove su sci e splitboard, anzi non mi vergogno a dire che per la buona riuscita di certe giornate è importante avere nel gruppo un amico sciatore. Non bisogna trascurare le dinamiche che s’instaurano tra i componenti, anche in piccoli gruppi.

Sono fortunato a vivere in Valle d’Aosta e ho potuto vedere tutta l’evoluzione dello sci e dello snowboard, dai materiali alla mentalità: negli ultimi anni ritengo ci sia stato un vero boom nello skialp. Non è più un’attività strettamente stagionale… anche per itinerari impegnativi. Tutto e subito, un po’ come avviene nella società. Eppure, per l’approccio che ho verso la pratica di questa disciplina, mi son reso conto, specie cercando di comporre i racconti del libro, che per assaporare veramente ciò che mi restituisce devo impormi del tempo per metabolizzare.

Andare in montagna aperta a sciare ti consente di esplorare i tuoi stati d’animo, il feeling con i tuoi compagni: questa è la parte che mi affascina di più e che mi spinge a continuare nell’attività».

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© Pierre Lucianaz

Freetouring è divertimento: Andrea Cis Cismondi

Per godere della neve e delle sensazioni che regala in discesa, il materiale è importante. È un percorso che alcuni hanno intrapreso da anni, guidati dalle aziende sempre più attente alla fase di downhill. Andrea Cismondi, 36 anni, maestro di sci e allenatore federale, si accorge che ogni qualvolta si trova davanti a della neve fresca e vede montagne di fronte a lui, gli sale una scimmia pazzesca. Da lì diventa rifugista/sciatore a tempo pieno. E il gioco è fatto. Gli sci inizia a usarli come mezzo di locomozione per raggiungere il posto di lavoro e tutto per lui diventa più free!

«Avevo 16/17 anni… sciare voleva dire fare pali. Per pagarmi un po’ di sci club, dopo scuola davo una mano in un negozio di sport. Lì passavano degli scialpinisti. Mi venne il pallino di provare e così comprai uno sci leggero con attacchini pin e scarponi, tutto rigorosamente iper-usato. Mi aggregai ad alcuni amici per una gita in Valle Stura: mi sentivo pronto! La salita andò bene. La discesa in mezzo a un ginocchio di farina fu infernale: abituato a sciare con altra attrezzatura, trovai la situazione a dir poco mistica, fino a quando in un avvallamento caddi e ruppi in due uno sci. Tornai a casa con le orecchie basse: volevo riprovare, ma non a quelle condizioni. In negozio trovai uno sci di un pisteur francese: un Dynastar 4x4 190 circa. Aveva una lamina scollata. Mi misi a dargli una sistemata e dopo una settimana ero nuovamente lì. Partii per la gita insieme a un sacco di gente. Tanti guardavano questi sci da pista, larghi e lunghi con un attacchino pin, con la diffidenza tipica degli skialper cuneesi, ultraconservatori. La discesa però questa volta fu uno sballo.

Per un po’, nell’ambiente ultraconformista dello skialp cuneese, fui quello con gli sci larghi. Poi man mano che la cultura del freeride si diffuse dalle zone limitrofe e dalla Francia, iniziai presto a essere in buona compagnia. L’idea del freeride abbinata allo scialpinismo non mi ha più abbandonato: divertimento sulla neve a 360°. Altri giorni godo per la salita. Non sono un atleta, anzi… mi prendo tutto il tempo e la calma del caso per girovagare sui monti, ma non rinuncio a portarmi dietro attrezzatura un po’ più abbondante, sia di dimensioni che di peso, per garantirmi comunque una bella sciata. Alcuni giorni cerco solo quelle sensazioni che esclusivamente alcune curve su certi pendii innevati sanno darti. Insomma, mi sento free perché il mio modo di andar per monti con gli sci ai piedi non è poi così codificato».

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© Alice Russolo

Antonioli ed Eydallin beffano la coppia Magnini-Boscacci alla Monterosa Skialp

Saltano i record alla Monterosa Skialp, la scialpinistica in notturna disegnata tra le valli d’Ayas e Gressoney, sulle piste del comprensorio Monterosa Ski.  A incidere il loro nome nell’albo d’oro sono state le due squadre del CS Esercito Robert Antonioli - Matteo Eydallin e Alba De Silvestro - Giulia Murada. I nuovi record della gara sono 2h28’41” al maschile (precedente record 2h30’03”) e 3h11’33” al femminile (precedente record (3h30’00”).

© Maurizio Torri

Campioni di caratura internazionale e tanti appassionati al via della decima edizione che è partita nella stazione sciistica di Champoluc. Come da programma, alle ore 18 le 120 squadre composte da due elementi sono partite sotto una fitta nevicata, affrontando le severe pendenze del Pistone per raggiungere il primo scollinamento posto ai 2.290 metri del Belvedere. Da lì, frontali accese nella notte per raggiungere il giro di boa a Gressoney e poi i meritati applausi che il pubblico di Champoluc ha riservato a ogni singola coppia. I concorrenti hanno affrontato circa 28 km con 2.800 metri di dislivello positivo, 14 cambi d’assetto e ben due tratti a piedi.

Bagarre doveva essere e bagarre è stata con i big di giornata che hanno subito sgranato il gruppo di testa. Michele Boscacci e Davide Magnini hanno imposto un ritmo insostenibile ai più. Gli unici a resistere sono stati Matteo Eydallin e Robert Antonioli. Questi ultimi, mai domi, perdevano qualcosa in salita, ma ricucivano puntualmente in discesa. Sull’ultimo strappo i due inseguitori hanno messo nel mirino la coppia Boscacci – Magnini. Li hanno passati in zona cambio tagliando il traguardo di Champoluc con lo stratosferico crono di 2h28’41”. Seconda piazza per i loro compagni di team nelle fila del CS Esercito in 2h29’07”. Hanno completato il podio 2020 il valdostano Nadir Maguet in coppia con l’austriaco Jakob Herrmann. Nella top five di giornata anche William Boffelli - Alex Oberbacher, quarti, e Patrik Facchini - Federico Nicolini, quinti.

Le due azzurre dell’Esercito Alba De Silvestro - Giulia Murada hanno rispettato i pronostici della vigilia polverizzando il precedente primato della gara. Per loro un eccellente finish time di 3h11’33” e un successo mai in discussione. Dopo un serrato testa a testa seconda piazza strameritata per le bresciane dell’Adamello Ski Team Bianca Balzarini - Corinna Ghirardi (3h13’41”), mentre sul gradino più basso del podio sono salite le piemontesi Katia Tomatis - Ilaria Veronese (3h14’10”).

© Maurizio Torri

Dal 12 al 16 marzo La Sentinelle al Monviso

Dal 12 al 16 marzo il Monviso sarà il teatro della quinta edizione de La Sentinelle, l’evento ideato da Bruno Compagnet e Layla Kerley per celebrare il vero spirito dell'avventura dello sci di montagna e condividerlo con la comunità degli sciatori. Skialper è media partner de La Sentinelle e abbiamo chiesto a Bruno Compagnet e Layla Kerley di spiegarci qual è il vero spirito dell’iniziativa.

Che cos'è La Sentinelle? Come è iniziata e cosa rappresenta?

Layla: «In inglese Sentinelle vuol dire ‘custode di determinati valori’. Per noi questo rappresenta essere i guardiani dello spirito dello scialpinismo: viaggi, avventura e fare delle belle sciate».

Bruno: «Ho immaginato La Sentinelle per la prima volta molto tempo fa. Ho sempre voluto prendere parte a un evento di scialpinismo ma non ho mai trovato un format che mi convincesse. È così che ha avuto inizio La Sentinelle. Ispirato dagli eventi ciclistici che non hanno classifiche, ho pensato, perché non abbiamo niente del genere per lo sci? Nessuna classifica, nessuna competizione, non una gara di scialpinismo con la tutina e l'attrezzatura leggera, solo un evento per i veri appassionati di neve: qualcosa che faresti con gli amici. È davvero speciale andare alla scoperta di una nuova area, condividere conoscenze, creare relazioni solide, trovare neve fantastica e celebrare lo scialpinismo in modo autentico».

Layla: «Ogni anno coinvolgiamo circa 35 persone in un’impegnativa traversata di sci che attraversa un confine e alloggiamo tutti insieme in un rifugio. Trovo che questo sia fantastico perché è molto più intimo, tutti possono parlare con tutti e creare dei veri legami. Un anno hanno partecipato persone di ben 12 nazionalità diverse. È così bello vedere che tutti rimangono in contatto dopo il raduno, informandosi a vicenda sulle condizioni nelle loro aree. La Sentinelle consiste davvero nel riunire la comunità dello sci in montagna».

In che modo La Sentinelle è diversa dagli altri eventi di scialpinismo?

Bruno: «La Sentinelle ha un percorso con i punti più interessanti, per esempio i canaloni, segnati sulla mappa, ma a differenza di altri eventi di scialpinismo non c’è un percorso balisato. Andiamo nel luogo uno o due giorni prima dell'evento, valutiamo le condizioni e controlliamo il percorso con una Guida, quindi lo proponiamo ai partecipanti al loro arrivo. Il giorno della traversata abbiamo una Guida alpina nel gruppo e tre o quattro Guide lungo il percorso, inclusa una in coda per motivi di sicurezza».

Layla: «È vietato presentarsi in tuta da sci in lycra e gli sci devono essere larghi almeno 100 mm secondo lo spirito dell'evento. Non è una gara e l'obiettivo non è arrivare per primi! Per spiegare l'idea, nel programma abbiamo scherzato sul fatto che si possono indossare camicie di flanella e vecchi occhiali da ghiacciaio».

Bruno: «Sì, vogliamo che le persone vengano con lo stesso spirito di quando escono con gli amici. Vogliamo porre l'accento sullo sci, non sulla lotta con l’Alpe. Avere attrezzatura leggera per vincere non è l'obiettivo, e avere degli sci larghi almeno 100 mm significa che le persone possono divertirsi. Abbiamo creato La Sentinelle perché prima non esisteva qualcosa di simile: l'obiettivo è quello di celebrare lo scialpinismo e la sua essenza di divertimento. Non è una gara, vogliamo trascorrere una giornata spensierata in montagna insieme e festeggiare dopo con una birra».

© Layla Kerley

 Descriveteci il format di La Sentinelle.

Layla: «Il percorso ci porterà nella zona del Monviso con circa 2.400 m di dislivello e, si spera, ottimi momenti di sci. Se le condizioni ce lo permetteranno, il primo giorno vorremmo fare il giro completo. Abbiamo sempre una finestra meteorologica di quattro giorni, quindi si spera che dopo il circuito gruppi più piccoli possano sciare altri canali e bei pendii. L'ultima volta alcuni italiani sono saliti al buio e hanno fatto delle belle curve davanti al rifugio. Quindi potremmo fare un'altra discesa notturna anche questa volta…».

Bruno: «Facciamo delle lunghe chiacchierate e ci sono persone che condividono i segreti dei loro mestieri o le loro passioni. Una volta c’era un fotografo che ha parlato del suo lavoro, persone che lavorano per marchi importanti che hanno parlato dei prodotti, Guide che hanno condiviso le loro conoscenze. Due anni fa è venuto Vivian Bruchez ed è stato fantastico: ha pranzato e cenato con tutti e ha condiviso alcune delle sue esperienze nel backcountry. Però è tutto spontaneo, abbiamo solo un po' di tempo a disposizione e quando le persone iniziano a parlare di qualcosa che conoscono bene, gli altri vogliono sempre unirsi alla conversazione».

Perché avete scelto il Monviso come location? 

Layla: «Abbiamo scoperto il Monviso qualche anno fa quando un amico ci ha invitato per una traversata di sci nelle valli occitane. Volevamo condividere la bellezza di queste valli remote, dimenticate e relativamente sconosciute delle Alpi meridionali con La Sentinelle. Nel 2014 è diventata una riserva della biosfera dell'UNESCO ai confini con la Francia e abbiamo pensato che si allineasse così bene con i nostri valori di proteggere i luoghi selvaggi e riunire la comunità internazionale».

Bruno: «La cosa interessante del Monviso è che la gente del posto ci ha detto che lì negli anni '70 si teneva un evento di scialpinismo. Penso che alla fine ripercorreremo gli stessi itinerari di coloro che ci hanno preceduto ed è una bella sensazione reinventare una vecchia tradizione.  È davvero importante sapere cosa succedeva in passato in modo da poter rimanere in contatto con le nostre radici nelle montagne».

Perché quest'anno avete scelto di collaborare con Patagonia?

Bruno: «Onestamente è uno dei pochi marchi con cui voglio continuare a lavorare perché sta lottando concretamente per il clima. Sono davvero impressionato dai cambiamenti a cui stiamo assistendo, non solo in inverno, ma anche durante l'estate. È così triste vedere i bambini fuori da scuola a Chamonix quando piove in inverno e pensare che potrebbero non conoscere mai l'inverno così com'era quando io ero bambino. Penso che Patagonia sia perfetta perché condivide lo stesso spirito di connessione umana di La Sentinelle. Conoscere questi luoghi meravigliosi ci sprona a proteggerli. È nostro dovere. Nei prossimi anni tutti le località sciistiche nelle valli chiuderanno a causa dei cambiamenti climatici. Il turismo invernale era in funzione di hotel e seggiovie, ma penso che ora abbiamo bisogno di qualcosa di diverso. È come alle Grands Montets a Chamonix: tutti protestano perché la funivia non è ancora stata riaperta dopo l'incendio, ma non capisco perché. Amiamo l'inverno, amiamo la neve e abbiamo bisogno di cambiare le nostre abitudini per preservarli entrambi. Il denaro spesso determina il modo in cui le cose funzionano, ma per continuare a sciare e praticare sport di montagna, dobbiamo cambiare il modo in cui lo facciamo. Lo scialpinismo ha un impatto molto minore sull'ambiente e penso che le avventure in cui l'uomo è da solo con la natura offrano la migliore alternativa allo sci tradizionale».

Layla: «Ho sempre voluto collaborare con Patagonia. Credo davvero nella loro missione e penso che abbiamo molti valori in comune. Quando ci hanno contattato per collaborare all'evento, eravamo sorpresi ma tanto felici. Ci hanno raccontato di aver seguito La Sentinelle sin dall'inizio e che segue la stessa filosofia di Patagonia».

© Layla Kerley

Per partecipare a La Sentinelle gli interessati devono scrivere una lettera e spedirla alla sede centrale di Chamonix. Come mai questa scelta?

Layla: «Oggi tutto avviene online, basta spuntare le caselle o accettare i termini e le condizioni ed è tutto così meccanico. Penso che scrivere a mano sia importante perché puoi connetterti con il lettore in modo intimo. Nell'era delle e-mail è davvero uno sforzo sedersi, scrivere e recarsi poi all'ufficio postale. Chi fa questo sforzo dimostra di voler davvero partecipare a La Sentinelle. Però non abbiamo mai fatto una vera selezione, accettiamo le persone nell'ordine di arrivo delle lettere. In ogni lettera gli aspiranti partecipanti spiegano la loro motivazione, passione ed esperienza, ma non impediamo mai a nessuno di venire solo perché non ha abbastanza esperienza. Le persone a volte scrivono davvero con il cuore«.

Bruno: «È come tornare alle origini, prendersi del tempo per pensare a cosa vuoi fare e dire. Per questo motivo credo che anche noi siamo sentinelle del passato, che usano le montagne per ispirare e influenzare. Anche se sono vecchio, ritengo che sia molto importante prendersi del tempo per fare le cose e farle bene. La storia raccontata nella lettera è importantissima perché crea il primo legame personale tra noi. La Sentinelle non è un evento vecchio stile, ma a volte, per vedere di cosa abbiamo bisogno in futuro, dobbiamo guardare al passato e prenderci del tempo per fare le cose nel modo giusto, non di corsa come sempre».

Qualche aneddoto delle vecchie edizioni de La Sentinelle?

Bruno: «La prima edizione è stato complicata dal tempo. Eravamo sui Pirenei e nel villaggio c'erano 20 cm di neve quando dovevamo fare il giro. Abbiamo aspettato un bel po' e alla fine abbiamo deciso di rischiare. Quando siamo saliti sulla montagna, il cielo si è aperto e abbiamo fatto un lungo giro su pendii tecnici, al sole e con una neve fresca fantastica. Quando abbiamo finito ho baciato Layla e mi sono guardato intorno: l’entusiasmo era alle stelle. Poi abbiamo preparato un barbecue e fatto festa: ricordo ancora l'euforia che ho provato nel vedere tutta quella gente che poteva prendersi del tempo per essere felice e godersi la reciproca compagnia invece di correre al lavoro o a prendere i bambini. Quando siamo stati in Scandinavia, la prima persona ad arrivare in albergo è stata una ragazzina di nome Elisabetta che aveva fatto l'autostop da Tromsø con gli sci sullo zaino. Ovviamente i paesaggi sono sempre meravigliosi ed è uno spasso quando la neve è buona, ma in realtà i ricordi sono le persone e le relazioni costruite. Il valore dell'evento sono gli sciatori, la loro positività e l'amore per la condivisione delle montagne e della propria passione».

Layla: «Alcuni dei miei ricordi più belli sono con i miei genitori che si sono uniti a noi per due edizioni. È stato davvero speciale condividere questa esperienza con loro. Mia mamma mi aiuta a organizzare l'evento. L'anno scorso hanno partecipato anche un ragazzo di 17 anni con suo padre, quindi è un qualcosa di intergenerazionale che io trovo davvero speciale».

© Layla Kerley


Fischer richiama lo scarpone Travers CC

Fischer comunica una compagna di richiamo degli scarponi Travers CC per possibili rotture del gambetto in carbonio, a seguire pubblichiamo il comunicato inviato dalla casa austriaca.

Dopo una serie di controlli, Fischer Sports GmbH ha rilevato che sullo scarpone da scialpinismo TRAVERS CC (consegna da ottobre 2018), dopo un uso frequente e dopo carichi costanti si possono formare crepe e rotture del gambetto in carbonio. La rottura è causata dai carichi elevati nella modalità sci, in quanto le forti sollecitazioni sul meccanismo Ski/Walk possono provocare la formazione di crepe nell’area del gambetto. Con ulteriori sollecitazioni vi è il rischio di una rottura completa dello stesso. La rottura improvvisa del gambetto potrebbe comportare la caduta dell’utilizzatore con conseguente rischio di infortunio. Per escludere questa eventualitá, Fischer sta richiamando dal mercato tutti i TRAVERS CC consegnati fino ad oggi. I nostri elevati standard di qualità e responsabilità ci spingono ad eseguire in modo proattivo questo richiamo per garantire la qualità dei nostri prodotti, escludere possibili rischi e tutelare la sicurezza dell’utente.

Quali articoli sono interessati? Tutte le misure del modello Travers CC (carbon cuff) , articolo n. U18519. (25,5 -30,5) Il numero dell’articolo è stampato sul lato interiore del gambetto.

Quali misure precauzionali devono essere prese? Cosa fare? Tutti gli utilizzatori finali del modello Travers CC (carbon cuff) possono contattare immediatamente il rispettivo rivenditore per la restituzione dello scarpone. Il reso prevede il rimborso del prezzo di acquisto o, in alternativa, la sostituzione con un altro modello di scarpone da alpinismo Fischer che sarà disponibile per la consegna a partire dall'inizio di marzo 2020. Tutti i Travers CC (carbon cuff) dovranno essere restituiti al distributore del rispettivo paese, che provederá ad inviarli a Fischer Sports GmbH. Il distributore per l’Italia è Oberalp Spa.