Quando nel 1994 Teddy Soppelsa ideò il percorso della Transparco, che attraversava tutto il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, non immaginava probabilmente che quel percorso sarebbe diventato un’alta via alla stregua dei più famosi percorsi in quota dei Monti Pallidi. Sono passati 28 anni, in mezzo c’è stata anche l’interessante esperienza del trekking guidato organizzato nel 1996 da Mountain Wilderness («C’è gente che si è conosciuta in quella occasione e si frequenta ancora oggi» dicono gli uomini del Parco Nazionale), ma oggi quel sogno è diventato realtà: da Forno di Zoldo a Feltre, 108 km e 6.000 metri di dislivello. Ma soprattutto una settimana di cammino in luoghi così vicini alla città eppure così lontani e selvaggi. L’occasione per un piccolo assaggio di questa interessante realtà presentata in anteprima da Skialper con un ampio servizio sul numero 119 di agosto 2018, è stata la conferenza stampa di lancio del percorso, organizzata ieri al Rifugio Bruno Boz, a quota 1.700 metri, ai piedi delle suggestive Torri di Neva.

Il Sass de Mura

È SOLO L’INIZIO – Il progetto dell’Alta Via delle Dolomiti Bellunesi è appena partito e, oltre alla segnaletica (che unisce sentieri già esistenti e non ha previsto nuovi cartelli ma targhette da inserire su quelli già esistenti), ha visto la realizzazione di un dettagliato sito Internet e in futuro anche la realizzazione di una serie di servizi (pass/voucher per i rifugi per evitare di doversi portare dietro troppi soldi, servizio navette nelle valli). Per lanciare il progetto e promuoverlo è stata prodotta una mole enorme di materiale percorrendo due volte l’itinerario: 3.400 immagini, 10 interviste, video-clip, tracce gps. Interviset perché camminare qui vuol dire anche incontrare la gente che queste terre alte le vive, dal pastore diciassettenne ai rifugisti. I canali social (Facebook e Instagram: @altaviadolomitibellunesi) cominciano a funzionare e il breve video promozionale pubblicato sul sito ha fatto in pichi giorni oltre 40.000 contatti.

un cippo del pacifico confine tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo

LO SPIRITO – Le Dolomiti Bellunesi non sono certo luoghi da rifugio cinque stelle e turismo alpino di massa, si cammina in paesaggi molto selvaggi, con le aquile sulla testa e i mufloni a fare compagnia, si dorme in vecchie casere trasformate in piccoli rifugi dove al rifugista si dà del tu e non ci si trasforma in un numero. Lo spirito dell’iniziativa, che nasce dall’incontro tra un gruppo di giovani, il Parco e le locali sezioni del CAI, capitanate da quella di Feltre, è proprio quello di promuovere l’itinerario in Italia e all’estero ma anche di educare e di veicolarlo al giusto pubblico. Sul sito verrà attivato anche un libro di vetta dove si potranno inserire i propri commenti e il progetto avrà una durata minima di tre anni.

il rifugio Bruno Boz

PARTNER – Fondamentale è stato il supporto di tre marchi outdoor: AKU, Ferrino e Karpos, che hanno sostenuto l’iniziativa e la promuoveranno attraverso i loro canali social. Considerando le piccole dimensioni dei rifugi, Ferrino ha portato la sua esperienza nella consulenza ai posti tappa che propongono anche la possibilità di dormire in tenda usufruendo degli altri servizi.

www.altaviadolomitibellunesi.it