l risultato dell’equazione della bellezza è, su per giù, 21. Ci rifletto la sera, stanco e abbronzato, dopo avere provato in fila il percorso dell’Alpe di Siusi Half Marathon e della Dolomites Saslong Half Marathon. Perché dopo che hai messo i tuoi piedi uno davanti all’altro per due giorni, immerso nella natura incredibilmente bella e unica delle Dolomiti nel cuore di un’estate particolarmente assolata, dimentichi tutto, anche la distanza coperta. E, probabilmente, il cronometro. Oppure è proprio questa bellezza che ti fa volare ancora più veloce. Non lo so, me ne frego come Achille Lauro, perché le emozioni superano tutto e quasi non mi ero accorto che due gare che si dipanano a pochi chilometri di distanza misurano entrambe la fatidica distanza della mezza maratona. E forse è anche questo il segreto del successo dell’Alpe di Siusi e della Dolomites Saslong, che sono riservate, rispettivamente, a 600 e 700 runner, perché anche la grande bellezza, per rimanere tale, deve essere per molti, ma non per tutti.

E poi tutti le hanno a disposizione sempre, come noi in questa breve ma intensa vacanza di corsa. Perché l’equazione della bellezza è 21, se vogliamo metterla in numeri, se vogliamo considerare una distanza umana.
Ma sta soprattutto nei percorsi e nell’ambiente nel quale si snodano come dei serpenti. E nel quale rimangono sempre, ben segnati, da provare e coprire al proprio ritmo, in un solo colpo o in sezioni, fermandosi nei mille rifugi gourmet piuttosto che al rifornimento. Perché l’Alpe di Siusi e la Val Gardena sono un immenso parco giochi per il runner, con tanti altri percorsi oltre a quelli delle gare, per cambiare itinerario ogni giorno e ubriacarsi di bellezza.

© Giuseppe Ghedina

E perché quest’anno, a causa dell’emergenza Covid-19, le due gare non si sono disputae. Ma i sentieri saranno comunque lì, anche solo per allenarsi nel 2020 in vista dell’edizione 2021. «È bello correre qui perché, diciamolo, all’Alpe di Siusi Half Marathon vieni per fare il tempo e guardare la classifica dà sempre soddisfazione, ma vieni soprattutto per farti del bene, per correre nella natura e nei panorami incredibili dell’altopiano» mi dice Egon Zuggal, allenatore FIDAL di atletica, istruttore di functional fitness e di mountain bike mentre proviamo lo strappo nei pressi dell’hotel Icaro, dove c’è un tratto di sentiero abbastanza breve ma in costante e decisa pendenza fino all’arrivo della telecabina che sale da Ortisei, al Mont Seuc. Egon, insieme a Rudi Brunner, specializzato in sport di resistenza e diagnostica della performance, tecnico ortopedico e anche lui allenatore FIDAL, organizza l’Alpe di Siusi Training Camp, una settimana prima della gara, per allenarsi e migliorare la propria tecnica di corsa. Il Training Camp prevede la prova del percorso in due diverse sessioni, ma anche analisi ortopedica del piede, clinic di corsa, functional fitness, corsetta al chiaro di luna con cena in baita, seminari sulla nutrizione sportiva. La mezza dell’Alpe di Siusi, misurata dalla FIDAL per corrispondere alla fatidica distanza di 21,0975 km, ha un percorso abbastanza dolce, quasi sempre corribile e senza difficoltà tecniche. Il dislivello è di 600 metri e i primi tre chilometri sono su strada asfaltata, ma si lascia presto il nastro di bitume per sentieri e strade forestali. Proprio all’inizio c’è forse il tratto più tosto, quello che ti può subito tagliare le gambe, questa salita dell’Icaro, breve ma intensa. Poi si fila via leggeri con lo sguardo che corre verso il Sassolungo e il Sassopiatto, lo Sciliar, il Sella. L’Alpe di Siusi è un grande altopiano al centro delle Dolomiti, con pascoli e baite dalle pendenze dolci. Si parte da quota 1.842 metri e si superano di poco i 2.100 metri. «Dopo il Mont Seuc si scende ad anello verso il punto di partenza della salita e ci si dirige verso Wiednereck, al chilometro 10, per salire alla Baita Rosa Alpina, a 2.015 metri e all’hotel Punta d’Oro, a 2.049 metri». Egon non fa in tempo a descrivere questa parte del percorso, che corre sul versante opposto dell’Alpe e chiude un anello che disegna una farfalla insieme a quello del Monte Seuc, che saliamo a pestare con i nostri piedi le mulattiere e i pascoli. Dalla Punta d’Oro si prosegue verso il Panorama, il Laurin e si scende al punto di partenza a Compatsch. La vista, se possibile, è ancora più bella, più sconfinata. Lo sguardo corre anche a Nord, verso l’Austria. Il terreno è un docile sali-scendi, con una riga bianca disegnata tra i pascoli e le baite. Di tanto in tanto delle passerelle di legno galleggiano sui campi in fiore. E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Saliamo di prima mattina al Monte Pana. Il cielo è terso e l’aria frizzante. Non ero mai stato quassù, a 1.616 metri di quota. I prati lasciano subito il posto ai boschi e gli scogli del Sassolungo e Sassopiatto ti sovrastano. Abbiamo appuntamento con Manuela Perathoner all’hotel Cendevaves. Manuela è la presidentessa dei Gherdëina Runners, 70 tesserati con nomi illustri come quelli di Alex Oberbacher, Christian Insam e Georg Piazza, ma anche tanti runner che hanno fatto della corsa una ragione di vita, con obiettivi di cronometro diversi. Manuela presiede anche il comitato organizzatore della Dolomites Saslong Half Marathon powered by Scarpa, in pratica un’emanazione dei Gherdëina Runners. «Prima della Dolomites organizzavamo la Mountain Run, con partenza da Ortisei e salita fino al Monte Seceda, 15,5 chilometri e 1.200 metri di dislivello, è stata anche Campionato italiano di corsa in montagna, ma non è mai davvero decollata» mi dice mentre corricchia per riscaldarsi attorno al laghetto nel bosco. Così a un membro del consiglio direttivo dei Gherdëina è venuta l’idea di disegnare una corsa attorno al Sassolungo e al Sassopiatto. «Alla prima edizione abbiamo chiuso le iscrizioni due settimane prima, alla quota massima di 400 persone, l’anno scorso i 600 pettorali sono andati sold out» dice con il sorriso sulle labbra Manuela. Già, la Dolomites Saslong è solo al terzo anno di vita ma è diventata una grande classica in grado di attrarre tre volte più runner della precedente gara. Il perché lo scopriremo poco dopo, ma forse volgendo lo sguardo alle cime sopra la nostra testa potrebbe già arrivare una prima risposta. Però i nostri occhi vengono attratti da altro. Un gruppo di persone con maglietta, pantaloncini e scarpe da running sta facendo ripetute sugli scalini del trampolino del salto con gli sci. Sono Birgit e Christian Stuffer, i proprietari dell’hotel Cendevaves, alla partenza e arrivo della gara, anche loro tesserati con i Gherdëina Runners. Si tirano dietro una decina di ospiti dell’albergo. Christian ha un personal best di 2h35’42’ nella maratona di Amsterdam, Birgit di 3h01’44’’ in quella di Francoforte. Hanno messo la corsa al centro del loro stile di vita e organizzano vacanze e stage a ritmo di running, con allenatori e atleti, anche keniani, oltre al pacchetto speciale per la Dolomites Saslong, con pasti e colazioni ad hoc, massaggio, late check-in il giorno della gara (cendevaves.it).

© Giuseppe Ghedina

Non c’è tempo di fermarsi troppo a chiacchierare della nostra passione, ci aspettano i 21 chilometri di percorso. Da qui si sale al Rifugio Comici, a 2.153 metri, per poi correre in leggera discesa verso la Città dei Sassi, un dedalo di massi davvero suggestivo, e il Passo Sella. Dal Sella si risale per il rifugio Salei e per svalicare in direzione del Rifugio Friedrik August e correre sul versante più selvaggio, con lo sguardo che vola verso il Latemar e la Val di Fassa. Restano il Rifugio Pertini e il Sassopiatto prima della discesa nel bosco della Val Scura, che riporta al Monte Pana. In tutto sono 21 chilometri e 900 metri di dislivello positivo, con il punto più alto a quota 2.363 metri. Non c’è un metro di asfalto, per metà si corre su sentiero, per l’altra metà su trail ghiaiosi. Ma soprattutto si corre facendo il giro del Sassolungo e Sassopiatto, rispettivamente 3.181 e 2.969 metri di dolomia pura, nel cuore di uno dei Patrimoni Mondiali dell’UNESCO. In fin dei conti è una piccola Sella Ronda, ma più selvaggia e lontana dalle strade. «Da Monte Pana si sale costantemente e in modo abbastanza regolare fino al Comici, poi l’altro strappo, più breve ma secco, è dopo il Passo Sella» dice Manuela. Al Comici, dove ci fermiamo per una pausa, abbiamo appuntamento con Alex Oberbacher, skialper (ha vinto l’ultima Mountain Attack versione Tour), un titolo di campione del mondo under 23 di vertical e vice-campione nella skyrace oltre che vincitore della prima edizione della Dolomites Saslong. «È più corribile della Mountain Run, c’è subito una salita dura, proprio fino qui al Comici, che fa la prima selezione, poi si corre in quota, su saliscendi dove si può andare veloci e alla fine una discesa a capofitto, ma ormai i giochi sono fatti» dice Alex. Dopo uno spuntino rigenerante riprendiamo il percorso verso il Passo Sella. Attraversiamo la Città dei Sassi, saliamo e svalichiamo per il Friedrich August. Il passo è leggero, gli occhi rivolti verso l’alto. La mulattiera diventa un sentiero, poi single track. La piramide del Sassolungo che vedevamo dal Monte Pana è prima diventata una torre piatta, poi una lunga cresta, poi una cresta interrotta da una forcella. Ogni metro che percorri il panorama cambia. Il bosco e la discesa della Val Scura portano un po’ di refrigerio. E non ti accorgi che sono passate ore, 21 chilometri e 900 metri. Quando si riparte?

© Giuseppe Ghedina

RACE TIME

Saltata l’edizione 2020, la prossima Alpe di Siusi Half Marathon è in programma il 4 luglio 2021. L’edizione 2019 è stata vinta da Massimo Farcoz in 1h09’17’’ (su Markus Ploner e Khalid Jbari) e da Tinka Uphoff in 1h23’14’’ (davanti a Petra Pircher e Marion Huber). Info: running.seiseralm.it

La Dolomites Saslong Half Marathon powered by Scarpa è in calendario anche nel 2021 a inizio giugno, il 12. Tutti le iscrizioni del 2020 verranno tenute valide per il 2021. L’edizione 2019 è stata vinta da Stefano Gardener in 1h41’32’’ (davanti a Georg Piazza e Daniele Felicetti) e da Petra Pircher in 2h05’44’’ (su Nicol Guidolin e Manuela Marcolini). Info: saslong.run

NON SOLO GARE

Il Running Park Alpe di Siusi è costituito da 27 tracciati circolari con una lunghezza totale
di 240 chilometri. Otto corrono tra i 1.800 e i 2.300 metri, mentre altri tra i 900 e i 1.100 metri, attorno ai paesi di Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires al Catinaccio. La quota dell’Alpe di Siusi offre le condizioni ideali per mettere alla prova muscoli e abilità e migliorare la resistenza, forse anche per questo qui si allenano maratoneti e squadre nazionali di sci di fondo.

CORSE GOURMET

Sono davvero tanti i rifugi dove la buona cucina è di casa tra le Dolomiti. Ne segnaliamo tre tra i tantissimi degni di citazione. Se vi trovate in vacanza all’Alpe di Siusi, non proprio sul percorso della Half Marathon, ma non lontano, merita una visita la caratteristica Tschötsch Alm (tschoetscherhof.com), in zona Bullaccia. Si mangiano piatti della tradizione a chilometri zero e si beve il vino di produzione interna del maso zu Tschötsch. Vicino al percorso della gara, in zona Icaro, c’è un classico, la Baita Sanon (sanon.it), che offre taglieri e piatti tirolesi nella rustica stube e sulla grande terrazza tra i prati. Alla fine della prima salita della Dolomites Saslong si incontra invece il Rifugio Emilio Comici (rifugiocomici.com), uno dei grandi classici della ristorazione dolomitica. In inverno è il regno del pesce fresco, in estate menù completamente rivoluzionato, con carni, paste, funghi e affettati e grande attenzione a servizio e impiattamento.

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