Tre Cime, concatenamento invernale delle tre Nord
Ueli Steck e Michi Wohlleben in 15 ore e 42 minuti
Il 17 marzo lo svizzero Ueli Steck e il tedesco Michi Wohlleben hanno concatenato le tre pareti Nord delle Tre Cime di Lavaredo salendo in successione le vie Cassin, Comici e Innerkofler.
Si tratta del primo concatenamento invernale delle tre Nord lungo tre vie super-classiche: i due hanno dato inizio ai giochi attaccando la Cassin alla Cima Ovest che presenta difficoltà di VI/VI+ e A1 per 450 m di dislivello, sono poi passati alla ancora più classica Comici-Dimai alla Cima Grande, leggermente meno impegnativa della Cassin con difficoltà di V+ e A1 per 500 m di dislivello, infine hanno chiuso il cerchio con la via Innerkofler alla Cima Piccola, V per 350 m.
Il tempo impiegato dai due per collegare queste tre fantastiche salite è di 15 ore e 42 minuti, molti tratti sono stati superati arrampicando in conserva, inoltre le ottime condizioni climatiche hanno aiutato non poco.
Michi e Ueli dopo essere saliti all’invernale del rifugio Auronzo, hanno attaccato lunedì 17 marzo alle 8 e 30 di mattina la via Cassin, arrivando in vetta alla cima Ovest dopo solo 3 ore e 37 minuti arrampicando quasi sempre in conserva, la discesa ha richiesto un’ora circa.
Alla forcella tra Cima Ovest e Grande l’amico Lukas Binder li ha riforniti di liquidi e dopo una breve pausa si sono portati alla base della Comici. Anche qui la salita è avvenuta velocemente, quasi sempre in conserva, ma la molta neve presenta sulla cengia circolare ha rallentato la corsa dei due che sono giunti in vetta alla Grande di Lavaredo dopo 4 ore e 47 minuti.
La discesa verso la Cima Piccola è avvenuta al buio ed alle 21 circa i due erano all’attacco della Innerkofler, raggiungendo poi la vetta alle 00 e 20 minuti.
Alle 2 del mattino Ueli e Michi erano già di ritorno al rifugio Auronzo.
Dani Arnold speed record su Crack Baby
Il 18 marzo l'alpinista svizzero Dani Arnold ha salito free solo nell'incredibile tempo di 27 minuti la celebre cascata di ghiaccio 'Crack Baby' a Kandersteg, una delle salite di ghiaccio più famose ed impegnative della zona che presenta difficoltà di IV e WI6.
Dani non è nuovo a salite del genere in velocità, tra le sue imprese ricordiamo il record sulla parete Nord dell'Eiger in 2 ore e 28 minuti e la salita lampo della cresta Ovest del Salbitschen in 1 ora e 35 minuti, naturalmente sempre in solitaria.
Oltre a queste salite in velocità Arnold ha all'attivo anche diverse ascensioni di altissimo livello come la via 'Bird of Prey' aperta con David Lama sull'inviolata parete Est del Moose’s Tooth in Alaska o la prima salita invernale della Torre Egger in Patagonia con Stephan Siegrist e Thomas Senf.
Dejame Vivir, il secondo film di Kilian
Da ieri sera e' scaricabile dal sito di Summits of my life
Déjame Vivir, lasciami vivere. Si chiama così il film di 62 minuti, il secondo della serie dopo 'A fine line', che documenta le imprese di Kilian Jornet nel secondo anno di Summits of my life, il progetto che lo porterà a raggiungere le vette più alte della terra nel modo più veloce possibile e con l'attrezzatura più leggera. Diretto da Seb Montaz, il film è scaricabile da ieri sera alle 19 direttamente dal sito www.summitsofmylife.com oppure ordinabile su DVD. Il costo del download (anche in versione italiana) è di 9,95 euro.
IL TITOLO - «Kilian spesso cantava una canzone, 'Dejame Vivir', durante le riprese. Non sapevo cosa volesse dire ma poi, quando mi ha spiegato il significato, lasciami vivere, ho pensato che poteva diventare proprio il titolo del film perché c'è una persona, Kilian, che vuole essere lasciata libera di vivere i suoi sogni»ha detto Seb Montaz.
LA FILOSOFIA - Déjame Vivir, riflette il modo di vedere le montagne mio e di un gruppo di amici che amano esplorare le vette in modo leggero e dinamico con gli sci, correndo e camminando, tutto insieme. Il film spiega cosa facciamo ma soprattutto perché e da dove viene la nostra motivazione, partendo dai pionieri di questo sport».
Poker di creste sul Cervino per Herve Barmasse
Sul finire di quest'inverno il valdostano Herve Barmasse ha compiuto il primo concatenamento invernale delle quattro creste del Cervino, forse la montagna più fotografata e simbolica delle Alpi.
In sole 17 ore Herve è riuscito a collegare la cresta del Leone, la cresta dell'Hornli, la cresta di Zmutt e quella del Furggen, la più impegnativa delle quattro che presenta passaggi fino al V+ su roccia non proprio ottimale.
Prima di lui già suo padre, Marco Barmasse, nel 1985 effettuò il primo concatenamento delle quattro creste in solitaria in sole 15 ore nella stagione estiva. Successivamente nel 1992 Hans Kammerlander e la guida svizzera Diego Wellig salirono anch'essi le quattro creste in 24 ore.
Herve è stato il primo a compiere questa splendida galoppata in inverno e in solitaria con un tempo accezionale, le immagini di questo breve filmato rendono molto meglio l'idea di tante parole inutili.
Marco Camandona e Millet sul Kanchenjunga
In partenza per la spedizione sulla terza vetta più alta al mondo
Pochi giorni ancora e prende il via il Millet Tour du Rutor Extreme (27-30 marzo). Subito dopo il TDR si riparte: dalla Valle d’Aosta alla volta del Kanchenjunga. Un vero e proprio ‘tour de force’ per Marco Camandona, l’inarrestabile guida alpina testimonial Millet.
Sino al 1849 il Kanchenjunga è stata ritenuta la vetta più elevata del pianeta finché i rilevamenti britannici hanno appurato che Everest e K2 erano superiori. È il primo ottomila ad est dell’Himalaya ed è situato al confine tra Nepal e lo stato indiano del Sikkin: è il più orientale degli ottomila. È costituito da 5 vette, quattro delle quali superano gli ottomila metri. In tibetano il significato del nome è ‘i cinque forzieri della grande neve’, dovuto molto probabilmente ai 5 picchi che compongono il massiccio.
IL PROGETTO - La spedizione verrà tentata lungo la difficile ed impegnativa via della parete Sud-Ovest, senza l’ausilio dell’ossigeno.
Presumibilmente verranno piazzati tre campi d’alta quota, di cui l’ultimo a 7700 mt. necessario per l’attacco finale alla vetta. Si partirà quindi a inizio aprile; dopo 10 giorni di trekking si raggiungerà il campo base e saranno necessari circa altri 40 giorni, tra acclimatamento e salita.
I componenti della spedizione sono: Abele Blanc, Marco Camandona, François Cazzanelli, Emrik Favreri.
La composizione della spedizione rappresenta un esempio di unione tra uomini con grande esperienza d’alta quota e ragazzi con grandi capacità tecniche e con forte volontà. L’unione di tali elementi ha fatto sbocciare un progetto alpinistico ambizioso che è anche il frutto di un’ormai collaudata sinergia tra Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur e le Guide Alpine Valdostane.
Marco Anghileri cade sul Pilone centrale
Gravissima perdita per il mondo dell’alpinismo
Marco ‘Butch’ Anghileri è morto a poche centinaia di metri dalla vetta del Monte Bianco dopo aver completato la prima salita solitaria invernale della Jöri Bardill, sul Pilone Centrale del Freney.
‘Il Butch’, come tutti lo conoscono specialmente in Lombardia e nel vasto ambiente dei frequentatori del gruppo delle Grigne, stava preparando da tempo questa salita pur mantenendo riserbo come sempre. Di recente aveva anche partecipato a dibattiti nei forum di montagna intervenendo sul grado di pericolo presente a causa della neve nelle sue Grigne, che stava frequentando quotidianamente proprio in vista di questa salita.
La notizia è stata diffusa nella serata di ieri. Il Soccorso Alpino Valdostano non aveva diramato la notizia perchè non era ancora riuscito a raggiungerlo a causa del forte vento, ma questa mattina Butch è stato recuperato ai piedi del Pilone centrale del Freney. La salma è ora a Courmayeur.
Per ora si rincorrono solo supposizioni sull’accaduto. Forse l’incidente è successo nel tratto in cresta che dall’uscita della via Bardill porta alla vetta del Bianco, da dove il Butch sarebbe poi sceso a Chamonix per tornare a Lecco sabato. A far supporre che la caduta si sia innescata in cresta è il punto in cui il corpo è stato localizzato, molto distante rispetto alla linea della via Bardill.
L’ultimo contatto di Marco Anghileri con la famiglia risale a giovedì scorso, con un sms sintetico ma nella logica delle cose: ‘Notte fredda e ventosa, ma tutto bene’. Venerdì ha quindi attaccato la ‘Chandelle’, la colata verticale con gli ultimi tre tiri chiave della via. Amici valdostani lo seguivano con i binocoli, l’hanno visto uscire dalla Bardill e iniziare il tratto finale in cresta. Poi il silenzio, ma con la possibilità dell’esaurimento della batteria del cellulare.
Ma il troppo tempo trascorso dall’uscita della via faceva sospettare che potesse essere successo qualcosa. La guida alpina valdostana Arnaud Clavel, che da martedì stava seguendo col binocolo la scalata dell’amico, ha quindi deciso di richiedere un intervento dell’elicottero per sorvolare la zona, dove è stato presto individuato ai piedi del Pilone centrale. Intanto il padre Aldo aveva raggiunto Chamonix, dove era previsto l’incontro con Marco.
Marco Anghileri lascia la moglie Barbara, i figli Carlo e Giulio e i fratelli Sara e Luca. Per il padre ‘Aldino’ Anghileri (a sua volta fortissimo alpinista) e la madre si tratta di un duro colpo, dopo la scomparsa nel 1997 del figlio maggiore Giorgio, anch’egli alpinista, travolto in bicicletta da un Tir a soli 27 anni.
Quella del Butch è una perdita gravissima per i tantissimi che l'hanno conosciuto, di persona o di fama. Marco era sicuramente una presenza fondamentale nelle Grigne, che sono molto di più che un gruppo montuoso affacciato sul Lago di Como e sulla pianura lombarda a poche decine di chilometri da Milano. Le sue salite e le belle serate alpinistiche con cene e convivialità tra alpinisti presso il locale di famiglia ai Piani dei Resinelli richiamavano l'attenzione di tutto il mondo alpinistico. Il Butch suscitava l'affetto di tutti con la sua simpatia, il suo entusiasmo e la sua disponibilità.
Fitz Roy, Supercanaleta non stop
Andata e ritorno dal Fitz Roy in 31 ore e 30 per Gietl e Fiegl
Il 23 gennaio 2014 Simon Gietl e Gerry Fiegl hanno effettuato non stop la salita della Supercanaleta impiegando 31 ore e 30 minuti per andare e tornare da El Chalten passando per la vetta del Fitz Roy.
Per sfruttare una piccola finestra di bel tempo la loro strategia è stata quella di effettuare l’avvicinamento al buio e col brutto tempo per poi attaccare la prima parte della Supercanaleta, considerata la più semplice, con il brutto ed uscire sulla parte alta, più impegnativa, all’arrivo del bel tempo.
La partenza è avvenuta il 22 alle 18.00, dopo aver attraversato con le ultime luci del giorno Passo Quadrado, si sono diretti all’attacco e hanno salito la sezione iniziale di notte sotto una nevicata, raggiungendo la sezione superiore dove iniziano le difficoltà maggiori alle 4.00, qui si sono fermati ad attendere l’arrivo dell’alba e del miglioramento della meteo.
All’arrivo del giorno il tempo non ha dato cenni di miglioramento ma i due hanno deciso comunque di provare ad attaccare e dopo aver scalato tutta la mattina con piccozze e ramponi sotto la neve, vengono raggiunti dal sole e dal cielo blu soltanto sulla cresta sommitale.
Esattamente 21 ore e 30 minuti dopo la partenza hanno raggiunto la vetta del Fitz Roy alle 15 e 30.
Prima di questa salita in velocità Gietl e Fiegl hanno salito la via Exocet al Cerro Standhart e la Amy-Vidailhet all’Aiguille Guillaumet.
Roenbaeck e Repo, impossibile scegliere un vincitore
Grande successo per l'edizione 2014 di Killer Loop Click on the Mountain
L’edizione 2014 del Killer Loop Click on the Mountain by Courmayeur Mont Blanc non poteva andar meglio. Abbondante neve fresca, elicotteri e snowboarders e freeskiers ripresi da fotografi di fama internazionale sull’incredibile terreno che offre Courmayeur. I quattro fotografi hanno avuto 72 ore di tempo per scattare 20 foto con i rispettivi team nelle migliori condizioni possibili nell’area del Monte Bianco. Sette giudici da tutta Europa hanno trascorso ore analizzando i quattro incredibili book in concorso.
«La qualità di riding e le fotografie presentate sono di un livello altissimo e mai visto prima al Click on the Mountain - afferma il capo giuria Sebastian Huber -, tutti i fotografi e gli atleti hanno fatto un ottimo lavoro, è stato veramente difficile trovare un vincitore, soprattutto nella categoria assoluta». Dopo aver proiettato il video riassuntivo dell’evento, filmato e montato in tempo record da Sean Balmer, sabato sono stati mostrati al pubblico tutti i book presentati prima della premiazione. I giudici non sono stati in grado di dichiarare un vincitore assoluto della classifica generale, in quanto i punteggi finali si equiparavano, è stato quindi deciso che dividere il montepremi di 4000 euro era la soluzione migliore per tutti.
Ecco i vincitori:
Classifica assoluta - BEST BOOK: Daniel Rönnbäck (con Jacob Wester, Tof Henry, Filippo Mairate e Alberto Boschiazzo).
Tero Repo (con Sam Cohen, Roland Morley-Brown, Giacomo Rey e Jimmy Sesana).
Best Snowboard Photo Tim Lloyd (con Loic Deschamp, Mathieu Imbert, Francesco Brutto e Andrea Plat). Best Ski Photo Marius Schwager (con Tobias Huber, Sebastian Friesl, Jean Chiementin e Rudy Buccella). Tim e Marius hanno entrambi vinto un set Pocket Wizard, offerto da Apromastore, per gli incredibili scatti di sci e snowboard.
Una menzione speciale dei giudici va a Daniel Rönnbäck, per la creatività del suo scatto in doppia esposizione, premiato con uno zaino in serie limitata di Killer Loop. «Wow! Sono contentissimo - ha commentato daniel - abbiamo lavorato duro per far si che tutto funzionasse, però alla fine ci siamo divertiti, come un normalissimo gruppo di amici che va a sciare assieme!». Tero Repo non è da meno: «Sono veramente contento per il risultato, abbiamo trascorso una settimana bellissima a Courmayeur!». Il Killer Loop Click on the Mountain 2014 by Courmayeur Mont Blanc è stato dunque un successo, tutti i fotografi sono tornati a casa con un premio e soprattutto con il sorriso, il tutto arricchito con scatti incredibili e con qualche nuovo amico, cosa bellissima per questo evento unico nel suo genere. È scontato dire che tutti non vedono l’ora che arrivi il prossimo anno con la nuova edizione.
Nanga Parbat, fallisce il tentativo
Gottler e Mackiewicz rinunciano alla vetta
Questa mattina, per quanto potesse apparire difficile, gli aggiornamenti dal campo 4 a 6.900 metri lasciavano aperta ancora una possibilità. Già ieri, però, in un'intervista dal campo base del Nanga Parbat, al suo rientro Simone Moro aveva costatato quanto fosse improvabile che David Göttler e Tomasz Mackiewicz riuscissero a salire in cima nella giornata di oggi. Troppo dislivello separava i due alpinisti dalla loro meta finale. Così dicendo, considerando il meteo che preannunciava un peggioramento già per la giornata di domani, Simone Moro aveva anche fatto intuire che le possibilità di successo sarebbero state molto basse.
UNA FLEBILE POSSIBILITA’ - Alle ore 8:45 di questa mattina, Emilio Previtali aveva comunicato che David e Tomasz satavano valutando la situazione per poi decidere sul da farsi. Era però chioarto che i due non potessero tentare la cima direttamente e tornare a C4 partendo da 7000 metri dove si trovano. Le opzioni possibili erano sostanzialmente due: muoversi verso l'alto e installare un C5 a circa 7500 m, dormire e tentare la cima domani mattina, domenica, oppure scendere e rinunciare. L’unica soluzione al dilemma, la descrive perfettamente lo stesso Emilio Previtali in un suo post su Facebook: “A fare decidere David e Tomasz saranno le sensazioni e lo stato d'animo di queste ore, dovranno usare tutta la loro esperienza e analizzare tutte le informazioni di cui dispongono, confrontarsi con le proprie sensazioni e guardarsi a vicenda negli occhi, stabilire se c'è una ragionevole possibilità di tentare e riuscire a salire fino in cima o se i rischi da assumersi, i rischi di congelamento, di andare incontro alla fatica fino allo sfinimento e del cattivo tempo non sono accettabili. Fare alpinismo e farlo con la testa, con il buon senso, significa sempre analizzare e considerare i rischi, ponderarli, metterli in discussione, rielaborarli continuamente ed eventualmente accoglierli, decidere se questo rischi sono accettabili, governabili, oppure no. In quel caso, quando i rischi diventano totalmente ingovernabili bisogna saper rinunciare, perché continuare non sarebbe più capacità di tenere duro o di perseverare, non sarebbe più una qualità questa, ma un difetto. Il difetto dell'incoscienza”.
LA RINUNCIA - Due ore più tardi, si riaprivano le speranze con la comunicazione che David and Tomasz avevano optato per una sorta di perlustrazione fino a quota 7.200 metri. Ben presto, però i due alpinismi hanno realizzato quanto fosse improponibile e rischioso il loro tentativo, psecie per il forte vento, e hanno deciso di abbandonare il loro tentativo. Questa l’ultima comunicazione di Emilio Previtali: “David e Tomasz hanno decisio di fermarsi e tornare indietro, sono a circa 7200m ma non sappiamo se hanno raggiunto la Mazeno Ridge, la comunicazione radio è molto disturbata. Troppo freddo, troppo vento, troppo pericoloso. In più il cielo si sta coprendo. Ora stanno scendendo insieme per raggiungere C3 dove li aspetta Pawel, poi continueranno verso il basso fino al CB smontando I campi e recuperando il materiale”.
Nanga Parbat, raggiunto il C4, domani il tentativo
Simone Moro rinuncia e scende al campo base
La notizia è giunta questa mattina. L’alpinista italiano Simone Moro, dal Campo 2 del Nanga Parbat, ha riferito al campo base di avvertire il compagno David Göttler di non aspettarlo al Campo 3. Giunto al metà tra il C2 e il C3 l’alpinista bergamasco ha quindi preferito tornare indietro e rinunciare al tentativo finale.
UNA CIMA PER DUE - A questo punto, stando alle ultime informazioni, i due alpinisti che domani mattina potrebbero partire dal Campo 4 per tentare la vetta sono David Göttler e il polacco Tomasz Mackiewicz. Simone Moro e l’altro polacco Pawel Dunaj, dalle prime informazioni avrebbero dovuto fare da supporto ai rispettivi compagni durante la discesa ma in un ultimo post, Emilio Previtali dal campo base ha riferito che per Moro l’avventura sembrerebbe finita: “Simone in C2, he feel good. He will come back to BC”.
IL TEMPO STRINGE - La finestra di bel tempo annunciata nei giorni scorsi sembra essere più breve del previsto. Anche Simone Moro, dal Campo 2, ha chiesto al Campo Base di incitare i due alpinisti in parete “a salire veloci sfruttando la giornata di bel tempo di oggi, spingendo al massimo e piazzando il C4 il più in alto possibile in modo da poter essere in condizioni domani di tentare la cima prima dell'arrivo del vento forte e delle nuvole”. E sempre da voce di Emilio Previtali, sembra che David Göttler e Tomasz Mackiewicz stiano procedendo secondo i programmi stabiliti: “David keep pushing up, feeling good, he's near the place where he want to set up C4. Tomasz is following him”. David Göttler, da quanto ha riferito al Campo Base, sta bene e si sente in forma. E’ partito questa mattina alle 7:20 dal C2, un0ora prima di Simone Moro, e ha concluso la giornata posizionando la sua tenda a una quota di 7.000 metri.
Domani mattina, se tutto procederà per il meglio, potremmo assistere all’attacco della cima del Nanga Parbat e a quella che potrebbe essere la sua prima salita invernale.
Nanga Parbat, anche Daniele Nardi in parete
Disavventura a lieto fine dopo il crollo di un seracco
Mentre la spedizione composta da Simone Moro e David Göttler e quella composta dai polacchi Tomasz Mackiewicz e Pawel Dunaj si trovano sulla parete Rupal, sul versante sud-sudest della montagna, per cercare di dare l’assalto finale alla vetta del Nanga Parbat, sull’altro versante, quello di nord-ovest, l’italiano Daniele Nardi continua a perlustrare la parete Diamir cercando di capire se il suo tentativo in solitaria lungo lo sperone Mummery è fattibile. Per l’italiano, il tentativo sembra essere qualcosa al limite dell’impossibile, non solo la salita invernale del colosso pakistano ma addirittura in solitaria. Nei giorni scorsi, Nardi era già salito Punta Piccola a 5.900 m di quota.
Il tutto, con tmperature a 8.000 metri di quota che nei giorni scorsi hanno fatto registrare, come ha puntualmente riportato Emilio Previtali in un suo recente post, i -60/70°C.
IL CROLLO DEL SERACCO - Venerdì scorso, Daniele Nardi è tornato ai campi avanzati per costatare da vicino le condizioni della Via Kinshofer. Il 20 febbraio è arrivato al C1, a 4.900 metri di quota ed è poi ripartito alle 5:00 della mattina seguente puntando ai 6.200 metri del C2. Nel corso della salita, però, a una quota di 5.540 metri, è stato sfiorato dal crollo di un enorme seracco. Ecco la sua testimonianza dell’accaduto dal suo blog: “Una porzione gigantesca del seracco si stacca, si libra nell’aria e si schianta in quel canale protetto da alcune rocce che ha di sotto….. Dopo un paio di secondi, vedo ricomparire l’intera massa mentre come un onda gigantesca supera le rocce che mi avrebbero dovuto dividere dal seracco ed invece di dirigersi nette verso valle una porzione non trascurabile dell’onda ha la mia direzione. Capisco che devo correre ed anche veloce. In una frazione di secondo metto lo zaino in spalla e su un pendio di neve e ghiaccio senza pensare e con la marcia automatica corro in diagonale allontanandomi dalla boato e dall’onda. Una nube gigantesca si alza in cielo e copre tutto. Mi butto sul pendio con le mani a coprirmi la testa e cercando di serrare il piu possibile i ramponi sul pendio ripido. Ho ancora la sensazione della neve nella bocca, il vento che mi spinge e l’urto della neve sulla tuta in piuma. La neve si infila ovunque e a stento riesco a chiudere le palpebre semi-congelate…. ancorato al pendio cerco di resistere all’onda d’urto, ogni tanto sopra di me sento dei sibili, fischi roteanti di pezzi di ghiaccio che mi passano sopra a testa, il resto, il grosso, giu verso il pendio. Quando riesco a tirarmi su nella nube bianca sono completamente impiastrato di neve e gelo. Guardo dove ero mi e mi sorprendo di quanti metri di corsa ho fatto.”.
GHIACCIO IN PARETE - Daniele Nard interrompe la sua perlustrazione non appena passa dalla neve trasformata a dieci centimetri di neve soffiata su una “lastra gigantesca di ghiaccio blu”. Al campo base, Nardi riflette sulle condizioni trovate in parete e sul crollo del seracco: “Ghiaccio, dovunque e comunque la metti è ghiaccio difficile da maneggiare, duro e continuo e tanta neve in basso tanta neve su cui battere la traccia ed un stile, lo stile alpino che spesso non si sposa in alta montagna con delle condizioni difficili, se non ché in casi particolari. Sicuramente questo test sulla via Kinshofer mi ha dato maggiori informazioni per valutare e capire come fare, adesso qualche giorno di riposo e di riflessione saranno importanti. Giu vicino alla tenda trovo blocchi di ghiaccio del crollo, mi continuo a chiedere cosa sarebbe accaduto se fossi stato in anticipo o in ritardo rispetto ai tempi che ho avuto, forse è meglio non chiederselo troppo, questa è la natura, ha i suoi tempi ed io i miei, speriamo che coincidano sempre, in senso positivo è chiaro!”.
QUI il blog completo di Daniele Nardi
Nanga Parbat, forse sabato il giorno decisivo
Moro e Gottler sono partiti oggi dal campo base
Ad annunciare quella di sabato, quale possibile giornata decisiva per il tentativo della prima invernale al Nanga Parbat, è stato Emilio Previtali dal campo base del del colosso pakistano. Le previsioni meteo di Karl Gabl hanno confermato un miglioramento generale della situazione e Simone Moro e David Göttler hanno attaccato l’immensa parete Rupal questa mattina. In questo momento, in parete ci sono anche i polacchi Tomasz Mackiewicz e Pawel Dunaj e i quattro alpinisti dovrebbero incontrarsi domani sera al C3, a 7.700 metri di quota.Davanti a loro, molte difficoltà ma anche la possibilità di scrivere una nuova pagina dell'alpinismo himalayano.
ORE DECISIVE - Nella giornata di ieri, infatti, Previtali ha aggiornato i suoi molti lettori scrivendo sulla sua pagina Facebook che Simone e David si stavano preparando per la grande impresa:“Abbiamo fatto colazione e poi Simone e David hanno cominciato a preparare le loro cose e ognuno il proprio zaino con l'idea che sabato potrebbe essere il giorno. Non ne abbiamo neanche parlato della partenza di domani, aspettiamo stasera la conferma definitiva da Gabl, ma sabato dovrebbe essere il giorno stabilito, quello possibile per la cima che aspettiamo da due mesi oramai. Per essere sabato a tentare la cima Simone e Davide dovranno partire domani, intanto oggi preparano le loro cose. Anzi, in verità sono già pronti, è tutto su. Ora stanno cercando di rilassarsi un po' leggendo e ascoltando la musica, David non so che musica ascolti, ha le sue cuffie i testa. Simone ascolta la musica con il computer, la sua playlist è un mix dei generi più disparati. Si va dall'inno nazionale Russo (ogni volta che parte la musica scattiamo in piedi sull'attenti e poi iniziamo a parlare del nostro amico Denis Urubko) ai grandi classici. L'ultima musica che abbiamo sentito stamattina prima di pranzo - sempre dalla playlist di Simome - è stata la Primavera di Vivaldi. Poi ci siamo messi a tavola. Oggi polenta”.
PARTITI - La conferma che i due alpinisti partiranno effettivamente oggi dal campo base, è giunta questa mattina sempre dallo stesso emilio Previtali: "Oggi è il giorno. Simone e David sono partiti per il loro terzo tentativo alla cima. Non è una bellissima giornata ma lo sapevamo e anche domani sarà più o meno lo stesso, con il cielo velato, poi dovrebbe migliorare. Non fa freddo, qui a campo base a 3600 metri siamo intorno allo 0°C. Niente vento. Simone e David hanno speso la mattinata a prepararsi per salire e a mezzogiorno in punto abbiamo pranzato. Ora stanno salendo a C1, lentamente questa volta, per non stancarsi troppo in previsione della lunga giornata di domani. Tomasz ora è al campo 2.5 cioè a metà strada tra il C2 e il C3, i polacchi hanno una tenda lì, incassata in un crepaccio per essere al riparo dal vento. Stanotte ha dormito lì Tomasz, è in quota da cinque giorni ormai. Pawel e Jacek che sono saliti ieri dal CB e hanno dormito a C1. Questa mattina erano partiti entrambi verso C2, ora Jacek sta tornando indietro a C1 per via di un problema a un piede a cui sente molto freddo, è un piede che ha già congelato e privo di alcune dita. Se tutto va come da programma domani sera Simone e David (che hanno intenzione di saltare il C2 e salire direttamente a C3) e Pawel e Tomasz dovrebbero essere tutti a 6700 metri, a C3. Poi da lì inizierà la parte più impegnativa della salita, dove bisognerà attraversare verso la Mazeno Ridge e andare a scollinare nell’altro versante. E' indispensabile che non tiri troppo vento e che la visibilità sia perfetta. Ma quello è un problema di cui ci occuperemo fra tre giorni, per ora bisogna cominciare a portarsi a C3 senza sprecare troppe energie e sperando che le previsioni siano esatte. Poi da lì, si vedrà". (testo ©thenorthface/emilioprevitali)