Dopo tre tappe di States of Elevation, raggiunti 11 dei 67 quattromila statunitensi dei lower 48

Una tappa del Tour de France e una maratona al giorno, con migliaia di metri di dislivello. Kilian Jornet ci ha abituati allo straordinario e anche il suo ultimo progetto States of Elevation non è da meno: raggiungere i 67 14.000 piedi dei lower 48 degli Stati Uniti (le montagne oltre 4.267 metri di Colorado, California e Stato di Washington) by fair means, usando solo gambe e due ruote della bici per i trasferimenti. Dopo tre tappe ha totalizzato 11 vette, 238 km a piedi, 383 di corsa, 61 ore, 30 minuti e 16 secondi di attività con un dislivello di 62.008 metri.

La prima tappa in Colorado, lungo la LA Freeway, una traversata tecnica che non scende mai sotto i 3.500 metri, tra Longs Peak e South Arapaho Peak. Kilian ha coperto i 58 km e 5.700 m D+ in 16 ore 19 minuti e 56 secondi. Il runner Kyle Ricardson (che nel 2018 ha fatto registrare un FKT di 16 ore 28 minuti e 53 secondi sul percorso) l'ha accompagnato sulla vetta di Longs Peak (4.346 m), mentre la ciclista Lael Wilcox lo ha aiutato nei 79 km e 1.861 m D+ coperti in cinque ore per raggiungere Echo Lake Campground. Nel 2024 Anton Krupicka ha fermato il cronometro della LA Freeway a 13 ore 20 minuti e 48 secondi.

Per la seconda tappa Kilian si è spostato sulle Montagne Rocciose per Blue Sky to Gray(s) Clouds. In totale 65 km a piedi, 56 km in bici, 5 vette oltre i 14.000 piedi e 16.398 metri di dislivello per 16 ore 46 minuti e 42 secondi di attività a piedi. Sempre in Colorado la terza tappa: Mosquito Range e Holy Cross, per un totale di 52 km a piedi 13.970 metri di dislivello. Nel Mosquito Range ha raggiunto le vette del Democrat, Cameron, Lincoln e Sherman e si è spostato poi in bici fino a Leadville (viaggio notturno di 72 km in circa tre ore) da dove è salito sceso sull'Holy Cross in 3 ore e 49 minuti. Una curiosità: nel Mosquito Range non è stato possibile salire sul Monte Bross perché di proprietà privata.

© Andy Cochrane

 

 


TORX, ISTRUZIONI PER L'USO

© foto in copertina di TORX

 

È tutto pronto per il TorX, in ogni sua declinazione. L'appuntamento è da oggi, venerdì 12 settembre, fino al 21. Ecco un piccolo vademecum per essere sempre sul pezzo e seguire le gare lungo le alte vie della Valle d'Aosta.

Live

Il portale di riferimento per essere sempre aggiornati è https://live.torxtrail.com/
Sui canali social le pagine di riferimento sono Facebook TorDesGeants e Instagram tordesgeants

Programma

Oggi e domani distribuzione dei pettorali, poi domenica 14 settembre dalle 7 alle 9 e dalle 10 alle 12, a Courmayeur, il via alle due ondate del TOR 330. Martedì 16 settembre alle 21 c'è la partenza del TOR 130 - Tot Dret da Gressoney. Mercoledì 17 alle prime luci dell'alba sono previsti i primi arrivi del Tor 330, mentre quelli del TOR130 arriveranno nel tardo pomeriggio e in nottata quelli del TOR450. Intanto, da Breuil-Cervinia alle 21 partirà il TOR100 - Cervino-Monte Bianco (primi arrivi il pomeriggio successivo). Sabato 20 settembre alle 10 la partenza del TOR30 – Passage au Malatrà a Saint-Rhémy-en-Bosses, poi nel pomeriggio e fino alle 18 gli arrivi di tutti i concorrenti. Si chiude domenica al parco Bollino di Courmayeur con la cerimonia di premiazione alle 11.

Percorsi

Per il TOR330, TOR130, TOR100 e TOR30 non sarà più possibile dormire al Rifugio Frassati: verrà quindi potenziata la zona riposo del ristoro di Bosses. Infine, tornano tra i ristori del TORX with Kailas sia il Rifugio Bonatti che il rifugio Bertone. Per il TOR450 – Tor des Glaciers, seguendo il percorso, in zona Valgrisenche, al posto del Rifugio degli Angeli si farà tappa a Planaval. Il tracciato prosegue sul percorso solito fino al Lago San Grato, con una deviazione prima del Rifugio degli Angeli. Per ragioni di sicurezza nella Valnontey è stato tolto il Col de l’Ouille, inserito l’anno scorso. I corridori proseguiranno fino al Rifugio Sella dove troveranno la solita splendida accoglienza. Dovranno poi tornare indietro sullo stesso sentiero per circa 2 km per prendere la deviazione verso il Col de la Rousse. Dall’altra parte del percorso, si salterà il Rifugio Prarayer, che verrà sostituito da un punto di ristoro potenziato alla diga di Place Moulin. Ultimo punto del TOR450 sarà il Rifugio Bertone.

© Photo ZZAM! Agency - Lorenzo-Cotellucci

Favoriti

TOR330

Il grande favorito è Franco Collé, già quattro volte vincitore del TOR330 (nel 2014, 20 18, 2021, 2023). Saranno della partita anche Giulio Ornati, reduce dal secondo posto al TOR130 - Tot Dret nel 2024, ma anche con Andrea Macchi, terzo al TOR330 nel 2017 e quarto nel 2024, nonché con Gianluca Galeati, secondo nel 2015 e determinato a rifarsi dopo il ritiro dello scorso anno. Tra gli atleti stranieri spicca la coppia che ha infiammato la corsa nel 2024 insieme al vincitore François D’Haene, formata da Martin Perrier (terzo) e Louis Calais (sesto).
Insieme a loro ci saranno l’austriaco Florian Grasel (abbonato alla vittoria del Grossglockner Ultra-Trail), lo spagnolo Fidel Fernández Varela (terzo quest’anno al Ehunmilak Ultra-Trail) e il giapponese Ryota Nakatani (già quinto al TOR130 nel 2024). Da segnalare inoltre la presenza di Richard Victor, già secondo al TOR450 Tor des Glaciers 2019, e di Peter Kienzl, terzo al TOR330 nel 2018 e al TOR450 nel 2023. Completano la lista i cinesi Jiaju Zhao e Weiqiang Zhang, il giapponese Keisuke Minami, il nepalese Sangé Sherpa (alla ricerca di un tris quasi ‘folle’, dopo UTMB e SwissPeaks 700), gli italiani Daniele Nava, Danilo Lantermino, Roberto Camperi, Oliviero Bosatelli, gli statunitensi John Kelly (tre volte finisher della Barkley Marathons) e William Peterson (detentore di diversi FKT), i britannici Lawrence Eccles e Kim Collison, il romeno Corneliu Buliga (squalificato nel 2024 quando era in testa), il finlandese Max Moberg, lo svizzero Jonathan Schindler e lo spagnolo Jesus Bailo. 
Tra le donne, Claire Bannwarth, terza al TOR330 nel 2024, che con tutta probabilità si giocherà la vittoria con Lisa Borzani, due volte regina del TOR330 (2016 e 2017), e Denise Zimmermann, che vanta un successo al TOR330 nel 2015 (con gara accorciata a Ollomont). Sarà della partita anche Melissa Paganelli (seconda nel 2021 e quarta nel 2023). Tra le avversarie più temibili da segnalare ci sono anche due statunitensi: Kaytlyn Gerbin, terza all’UTMB del 2022, e Annie Hughes, quarta alla Swiss Peaks 360 lo scorso anno. Chiudono la lista Sophie Grant (quinta nel 2023), Kaitlin Allen (settima lo scorso anno), Valentina Michielli (quest’anno vincitrice delle 100 Miglia del Monviso), Giulia Zanovello (arrivata quinta alla Monte Rosa Walserwaeg 120), Corina Sommer (fresca vincitrice del Supertrail du Barlatay) e la giapponese Junko Tokumoto (seconda alla Swiss Peaks lo scorso anno).

TOR 450

Dopo un anno di pausa Sébastien Raichon ha già dichiarato di voler abbassare ulteriormente il suo precedente record fatto registrare nel 2023. A dare battaglia sarà un manipolo di atleti francesi, capitanato dai fratelli Jules-Henri (già vincitore nel 2021) e Candide Gabioud, Luca Papi (due volte sul trono, nel 2019 e nel 2021 con Gabioud), oltre a Julien Christin-Benoit. Tra le donne, tutte contro la vincitrice dello scorso anno, Sarah Hansel, comprese le due atlete salite con lei sul podio, Marina Plavan e Katja Fink. A contenderle il trono dei ghiacciai ci saranno anche la vincitrice del 2023, Florence Golay-Geymond, oltre alla giapponese Kaori Niwa (terza alla Swiss Peaks del 2023) e la cinese Junyue Zheng, e le francesi Sandrine Beranger (dnf lo scorso anno) e Céline Rouquié (ventesima al TOR330 lo scorso anno).

TOR 330

Gionata Cogliati cercherà di difendere il trono nel TOR130 – Tot Dret® dopo la splendida vittoria dello scorso anno. A tentare nell’impresa di spodestarlo saranno il belga Florian Descamps (vincitore a luglio del Trail del Monte Soglio 70km), Carlo Alberto Cirla (vincitore, un po’ a sorpresa, quest’anno, del GTC100) e Hualing Chen (fortissimo atleta cinese alla prima esperienza fuori confine).
Ci provano anche Alessio Zambon del Team La Sportiva (capace di finire nella top 20 della LUT 2025), Davide Rivero (vincitore a maggio del Grand Raid du Guillestrois), Mirko Marchi (sesto al GTC55 a luglio), Marijn Sinkeldam (quarto quest’anno al GTC100), tutti con ITRA superiore a 800. Tra gli iscritti dell’ultima ora anche il polacco Roman Ficek, grande protagonista per la prima metà di gara del TOR330 nel 2022.

Tra le donne, Sabrina Verjee (già seconda al TOR330 nel 2024 e vincitrice nel 2022) che era originariamente iscritta al TOR330 ma non è riuscita a prepararsi a dovere quindi ha “scalato” sulla distanza più corta, se la vedrà con le specialiste Marta Vigano (quest’anno sesta alla CMUR 70km), la britannica Hannah Rickman (già due volte sul podio della leggendaria Spine Race), Antea Pellegrino (vincitrice del Morenic Trail 100 nel 2024 e terza al GTC100, sempre dello scorso anno), la svizzera Francesca Piccoli (quarta alla VUT90 nel 2025), la romena Oana Alina Popa (vincitrice del Monte Catria Extreme Trail e dell’Alpe della Luna Trail a inizio stagione), la portoghese Marta Abrantes (vincitrice quest’anno della Oh Meu Deus, gara del circuito TORX® eXperience), le italiane Simona Marchetto, Paola Bottanelli (tredicesima quest’anno al GTC100) ed Elisa Boetto (seconda quest’anno al Cervino Matterhorn Ultra Race - 50k), tutte con ITRA superiore a 600.

TOR 130

Gionata Cogliati cercherà di difendere il trono nel TOR130 – Tot Dret dopo la splendida vittoria dello scorso anno. A tentare nell’impresa di spodestarlo saranno il belga Florian Descamps (vincitore a luglio del Trail del Monte Soglio 70km), Carlo Alberto Cirla (vincitore, un po’ a sorpresa, quest’anno, del GTC100) e Hualing Chen (fortissimo atleta cinese alla prima esperienza fuori confine).
Ci provano anche Alessio Zambon del Team La Sportiva (capace di finire nella top 20 della LUT 2025), Davide Rivero (vincitore a maggio del Grand Raid du Guillestrois), Mirko Marchi (sesto al GTC55 a luglio), Marijn Sinkeldam (quarto quest’anno al GTC100), tutti con ITRA superiore a 800. Tra gli iscritti dell’ultima ora anche il polacco Roman Ficek, grande protagonista per la prima metà di gara del TOR330 nel 2022.
Tra le donne, Sabrina Verjee (già seconda al TOR330 nel 2024 e vincitrice nel 2022) che era originariamente iscritta al TOR330 ma non è riuscita a prepararsi a dovere quindi ha scalato sulla distanza più corta, se la vedrà con le specialiste Marta Vigano (quest’anno sesta alla CMUR 70km), la britannica Hannah Rickman (già due volte sul podio della leggendaria Spine Race), Antea Pellegrino (vincitrice del Morenic Trail 100 nel 2024 e terza al GTC100, sempre dello scorso anno), la svizzera Francesca Piccoli (quarta alla VUT90 nel 2025), la romena Oana Alina Popa (vincitrice del Monte Catria Extreme Trail e dell’Alpe della Luna Trail a inizio stagione), la portoghese Marta Abrantes (vincitrice quest’anno della Oh Meu Deus, gara del circuito TORX® eXperience), le italiane Simona Marchetto, Paola Bottanelli (tredicesima quest’anno al GTC100) ed Elisa Boetto (seconda quest’anno al Cervino Matterhorn Ultra Race - 50k), tutte con ITRA superiore a 600.

TOR 100

Nel 2025 Luca Arrigoni ha corso sei gare, vincendone tre e piazzandosi secondo in altrettante. Dovrà vedersela con un atleta salito sul podio nel 2024, Mattia Reggidori, ma anche con l’enfant du pays Henri Grosjaques, già vincitore due volte del TOR130 – Tot dret, nel 2021 e nel 2022.
Completano la rosa dei top runner del TOR100 Alessandro Macellaro (terzo al GTC55 a luglio e DNF lo scorso anno proprio sulla 100km ai piedi della Gran Becca), Hugues Girard, Michael Dola (freschissimo vincitore del VII Monterosa EST Himalayan Trail - EPIC 58K), Joel Janin (attualmente in testa al Tour Trail VDA), e il “solito” Silvio Pesce.
Fabiola Conti è la grande favorita al femminile: dopo la vittoria con record al TOR130 dello scorso anno e il recente trionfo nella Monte Rosa Walserwaeg 120, la valdostana sembra avere tutta l’intenzione di far sua anche questa gara. Proveranno a darle filo da torcere la forte atleta cinese Wenli Jiang (nel 2025 ha già corso 23 gare, in Cina, vincendone ben 17), la statunitense Sarah Keyes (quest’anno ottava alla LUT 80km).
Tra le possibili sorprese da tenere d’occhio ci sono Sonia Locatelli e Dorian Gricourt.

TOR 30

Tra i favoriti del TOR30 – Passage au Malatrà ci sono senz’altro William Boffelli (Team Kailas Fuga, secondo alla Monte Rosa Walserwaeg 43km) e il forte atleta lituano Gediminas Grinius. Sorvegliati speciali, tra le fila azzurre, sono Gianfranco Cucco (reduce da due vittorie al Trail Del Monte Soglio 25km e all’Ultra Trail dei Castelli Bruciati 27km), Mattia Barlocco (quinto al La Thuile Trail 25km un mese fa), Federico Magagna (quest’anno già sul podio del GTC30) e Jacopo Gregori (quinto quest’anno al GTC30). Tra gli outsider c’è anche il giovane spagnolo Francisco José Anguita Bayo (Team Kailas Fuga).
Al femminile, occhi puntati su una delle stelle di casa, Elisabetta Negra (terza al TOR330 del 2023), oltre che sulla svizzera Federica Meier (seconda lo scorso anno). In casa Italia, da seguire ci sono anche Sara Lagomarsino (settimo alla Monte Rosa Walserwaeg 43km), e Sara Bracco (vincitrice al Trail del Marchesato 37km e al Val Maremola Trail), mentre sul fronte estero, attenzione alla polacca Kinga Kwiatkowska (vincitrice quest’anno dell’Ultra-Trail Snowdonia 25km).

 

 

 


UTMB 2025: emozioni e grandi protagonisti nella settimana più attesa del trail running

Per una settimana Chamonix è stata il cuore pulsante del trail running mondiale. L’edizione 2025 dell’HOKA UTMB® Mont-Blanc ha radunato oltre 10.000 runner, professionisti e amatori, trasformando Chamonix e i sentieri che attraversano Francia, Italia e Svizzera in un teatro di emozioni. Le otto gare in programma – dalla PTL alla più famosa UTMB – hanno offerto spettacolo, sfide al limite delle possibilità umane e finali mozzafiato.
Tra le storie più belle di questa edizione, brillano quelle di due italiani: l’argento di Minoggio nella OCC e l’oro di Puppi nella CCC rendono questa edizione dell’UTMB particolarmente significativa per i colori azzurri. Due risultati che fanno sventolare alti i colori della bandiera italiana, ottenendo risultati ai massimi livelli su distanze diverse.
Se l’UTMB 2025 è stato un festival di emozioni per tutti, per l’Italia è stato soprattutto un’edizione da ricordare: Chamonix, ancora una volta, ha scritto una pagina di storia.

Christian Minoggio, argento che vale oro

Il piemontese Christian Minoggio ha firmato una delle gare più solide della sua carriera. La OCC (55 km e 3.425 m D+) è sempre stata una prova rapidissima e tecnica, dove la concorrenza internazionale è agguerrita. Minoggio ha saputo gestire alla perfezione la sua corsa, restando nel gruppo di testa fin dai primi chilometri e difendendosi dagli attacchi nella parte più dura del percorso, capace anche di un sorpasso su Jim Walmsley all'interno di uno dei punti vita, che lo ha portato per alcuni chilometri al primo posto.
Sul traguardo di Chamonix ha chiuso al secondo posto in 5 ore e 55 secondi, alle spalle dello statunitense Jim Walmsley, e davanti a un parterre di atleti élite che rende il suo risultato ancora più significativo. La sua prestazione conferma la sua crescita e la sua capacità di competere con i migliori specialisti al mondo.

 

Francesco Puppi, vittoria storica nella CCC

Ma il colpo grosso lo ha messo a segno Francesco Puppi. Il comasco, già protagonista sulle distanze più brevi, ha scelto la CCC (100 km e 6.156 m D+) come grande obiettivo stagionale e ha centrato il risultato più prestigioso della sua carriera.
Puppi ha impostato una gara tattica e intelligente: dopo una prima metà corsa in controllo, ha aumentato il ritmo nella lunga salita verso Champex-Lac, riuscendo a staccare i rivali nella seconda parte del percorso. L’arrivo a Chamonix in 10 ore 6 minuti e 2 minuti, accolto da un pubblico in delirio, ha sancito la sua prima vittoria in una gara delle UTMB World Series Finals.
Un successo che lo proietta definitivamente nell’élite del trail running internazionale e che rappresenta una pietra miliare per il movimento italiano, storicamente meno presente ai vertici delle gare sopra i 100 km.

“È stato il giorno perfetto – ha dichiarato Puppi all’arrivo – Ho corso come volevo, ho avuto ottime sensazioni e ho sentito l’energia del pubblico in ogni momento. Vincere qui è un sogno che si realizza”.

 

Per farvi scoprire meglio chi è Francesco Puppi riportiamo di seguito la sua intervista pubblicata sul libro TRAIL RUNNING & ULTRA TRAIL di Nicola Giovanelli, edito da Mulatero Editore.

FRANCESCO PUPPI, LA VITA DEL PRO
Francesco Puppi, classe 1992, è atleta del team Hoka e da diversi anni è tra i migliori trail runner al mondo. Oltre ad aver trionfato in alcune delle gare più importanti, he nel palmarès di- verse medaglie in rassegne sia mondiali che europee. Riesce a essere competitivo su ogni distanza e tipologia di gara (dalla strada agli ultra trail, dalla pista ai vertical km). Pubblica il podcast di successo Any surface available e, per darvi un metro di paragone, i suoi personali sono di 14’34’’ (5.000 m), 29’47’’ (10.000 m), 1h04’41 (mezza maratona), 2h16’18’’ (maratona).

Come hai iniziato a fare trail?
«Sono arrivato al trail come conseguenza del mio approccio alla corsa, stimolato dalla curiosità di provare nuove gare ed esperienze: era il 2014, non avevo un allenatore, mi gestivo da solo. Fino ad allora avevo sempre corso su strada o in pista, senza ottenere grandi risultati e soprattutto non avrei mai pensato di riuscire a diventare un pro. Non ho mai pensato di essere un atleta di grande talento, quello che sono riuscito a costruire è stato grazie alla continuità di allenamento e alla capacità di fare fatica che ho sempre avuto negli anni».

Il trail running sta cambiando. Che differenze ci sono rispetto a 10-15 anni fa?
«Negli ultimi anni il trail sta cambiando molto, anche perché la presenza di molti più atleti professionisti rispetto a qualche anno fa richiede degli adattamenti a tutto il movimento. Molti sport outdoor, e con essi il trail, hanno raggiunto grande popolarità dopo la pandemia; spero solo che questa non sia una bolla ma un’evoluzione sana del movimento. Il trail è uno sport in gran parte influenzato dalle dinamiche di mercato e dei brand, la loro presenza e il loro interesse si percepiscono in maniera molto più forte rispetto ad alcuni anni fa».

Da dove si parte per essere un atleta pro nel trail running?
«Nel 2021 ho avuto un’opportunità grazie al mio attuale main sponsor, Nike, con un progetto che mi ha coinvolto insieme a Cesare Maestri. Sono passato professionista abbastanza tardi perché gli sponsor non sono mai stati troppi o troppo generosi, fino a pochi anni fa non c’erano grandi opportunità, sebbene i miei risultati probabilmente potessero giustificare il fatto che io fossi un pro. Personalmente non ho mai avuto come obiettivo primario quello di diventarlo, ho sempre corso per cercare di migliorarmi, il fatto di fare della corsa il mio lavoro è stata una conseguenza del processo di crescita. Oggi sembra quasi che per tanti giovani ottenere un contratto sia un obiettivo ancor prima di correre forte, e un po’ mi dispiace, perché penso che l’aspetto tecnico e competitivo di questo sport siano il focus principale, almeno ad alto livello».

Ti alleni seguendo un programma strutturato?
«Sì, sono seguito da Tito Tiberti dal 2014, cioè da quando ho iniziato a correre in montagna. Con lui decidiamo a quali gare partecipare e cerchiamo sempre di partire da un ragionamento tecnico per arrivare a definire i nostri obiettivi, in particolare considerando il processo di crescita generale. Ogni anno scegliamo un obiettivo, non necessariamente agonistico. Per esempio quest’anno vorrei tornare a essere più competitivo sulla corsa in montagna classica, in particolare in salita, mantenendo la capacità di correre a lungo e di performare su gare ultra. Alcune competizioni vengono decise anche in base agli interessi e agli obiettivi degli sponsor, come è logico che sia. In ogni caso, cerco di non gareggiare troppo spesso, ma voglio essere sempre al via di gare di livello. Questo mi dà la motivazione e lo stimolo per cercare di migliorarmi sempre di più».

Hai mai fatto un vertical?
«Sì, a Chiavenna ho fermato il cronometro a 33’01’’; ho vinto un paio di volte il Piz Tri Vertical di Malonno (dopo questa intervista Francesco ha vinto il Vertical Fenis e si è qualificato per gli Europei anche su questa distanza)».

Usi i bastoni?
«No, mai usati».

FC, ritmo, running power, RPE… Che parametri usi in allenamento? E in gara?
«Uso sempre il GPS e insieme al mio allenatore abbiamo cercato di sviluppare tanta sensibilità ai ritmi correndo a sensazione e usando i dati per cercare conferma di quello che sento quando corro. Sono consapevole di come procedo e dei ritmi, anche senza un feedback oggettivo. Penso che sia un’abilità molto utile da sviluppare per un atleta. Si può dire che il parametro principale che utilizzo per gestire le intensità di allenamento sia l’RPE. A livello di strumenti, spesso in allenamento uso il cardio per valutare meglio il carico organico, ma in gara sempre e solo sensazioni».

Una domanda che ti avranno fatto in tanti: hai mai fatto un test per il VO2max?
«Da giovanissimo no, ma a 29 anni (nel 2021) ho fatto un test su treadmill (in pianura) che ha dato un risultato di 71 ml/kg/min. Il mio punto di forza non è mai stato il VO2max ma probabilmente l’economia di corsa e la capacità di correre a lungo vicino alla soglia aerobica. Come atleta mi sono evoluto, negli ultimi anni mi sembra di essere più completo, sono migliorato molto in discesa e nella gestione di gare lunghe».

Da qualche anno esiste un’associazione di professionisti del trail running (PTRA – Pro Trail Runners Association). Cosa è la PTRA e che scopi ha?
«PTRA è nata nel 2022 da un’idea mia, di Kilian Jornet e Pascal Egli. Era un progetto nell’aria e c’erano già stati dei tentativi di fondare un’associazione di atleti pro nel trail, ma non erano mai andati a buon fine. Grazie all’adesione iniziale di tanti atleti importanti, siamo riusciti a crearla e oggi siamo circa 240 iscritti. Abbiamo quattro gruppi di lavoro focalizzati sui temi principali di cui si occupa la PTRA: gare, antidoping, inclusione e partecipazione (donne, diritti degli atleti), ambiente. Visto che il tema contratti è delicato, uno degli obiettivi è arrivare a una condizione in cui gli atleti possano conoscere il loro valore contrattuale sulla base dei risultati e avere quindi una serie di clausole e diritti che possano richiedere quando firmano con un’azienda. Un altro aspetto riguarda la formazione e la deontologia, sia in termini di ciò che possono o non possono negoziare con i loro sponsor, che rispetto alla gestione della propria immagine pubblica, della carriera, delle scelte agonistiche. Vorremmo anche riequilibrare il rapporto con le aziende che spesso hanno troppo potere nella gestione degli eventi, circuiti e opportunità mediatiche».

Sei attivo e sensibile anche al tema ecologia, come può un trail runner professionista avere uno stile di vita coerente?
«Come associazione vorremmo lavorare alla creazione di un calendario gare organico, che permetta al maggior numero di atleti di essere presente al maggior numero possibile di gare. Questo potrebbe avere degli effetti su come ci si sposta per partecipare alle gare internazionali. L’unico circuito che si occupa veramente di questo aspetto è Golden Trail Series, che sta cercando di strutturare un calendario che eviti spostamenti e viaggi intercontinentali non sempre necessari. Purtroppo, senza il coordinamento di una federazione, almeno per quanto riguarda gli eventi principali, sarà difficile arrivare a un calendario come può essere quello della Coppa del Mondo di Sci. L’impatto ambientale del nostro sport deriva principalmente dagli spostamenti degli atleti e riuscire a limitarli il più possibile sarebbe già un grande risultato, per noi e per l’ambiente».

Ti alleni con musica o podcast?
«Musica quasi mai, ascolto podcast quando faccio palestra, o mentre faccio rulli o altre attività statiche e noiose. Quando ti alleni 20-25 ore la settimana, ogni tanto hai bisogno di un po’ di distrazioni per non annoiarti».

 

© foto di UTMB


Garmin GPSMAP® H1i Plus: nuovo GPS portatile per chi va oltre i sentieri battuti

Garmin amplia la sua gamma di dispositivi per l’outdoor con il nuovo GPSMAP® H1i Plus, un GPS portatile progettato per chi pratica escursionismo, alpinismo e attività in ambienti remoti. Il nuovo modello integra la tecnologia inReach® Plus, che consente di restare in contatto con amici, familiari e centri di soccorso anche in assenza di copertura cellulare.

Grazie a un piano di abbonamento dedicato, gli utenti possono inviare messaggi, aggiornamenti di posizione e richieste SOS geolocalizzate al centro internazionale Garmin ResponseSM, attivo 24/7, che coordina le operazioni di soccorso e fornisce aggiornamenti sia alla persona coinvolta sia ai suoi contatti.

Il dispositivo combina un’ampia dotazione di funzioni di navigazione, dalle mappe TopoActive preinstallate alle immagini satellitari scaricabili via Wi-Fi®, con un’interfaccia moderna: display touchscreen a colori da 3,5” leggibile anche in pieno sole, pulsanti fisici per l’uso con i guanti e scocca certificata IP67 per resistere a polvere, pioggia e urti.

La batteria garantisce fino a 145 ore di autonomia in modalità multibanda con gestione energetica SatIQ™ attiva. Per chi desidera un’esperienza di navigazione ancora più completa, è disponibile l’abbonamento Outdoor Maps+, che offre cartografie premium e dati locali su sentieri e viabilità.

Tra le novità spiccano le funzioni meteo integrate, attivabili anche via satellite e il comando vocale, che consente di interagire con il dispositivo senza togliere le mani da bastoncini o attrezzatura.

Il GPSMAP® H1i Plus è già disponibile a un prezzo consigliato di € 999,99. La versione senza tecnologia inReach, denominata GPSMAP® H1, è in vendita a € 649,99.

© foto di Garmin


Rossignol presenta la nuova scarpa per ultra-distanze Vercors

Circa un anno fa, in occasione dell'UTMB 2024, Rossignol ha presentato a Chamonix Vezor, la sua prima scarpa da trail running. Settimana scorsa, all'UTMB 2025, ecco svelata la Vercors, scarpa per le lunghe distanze che verrà commercializzata nella primavera/estate 2026. Vercors è in realtà il terzo modello da trail del marchio del galletto, che da questa primavera ha in catalogo anche Venosk, calzatura door to trail che si posiziona sotto la top di gamma 'race ready' Vezor. 

Vercors va a chiudere il cerchio e a completare la gamma per la corsa in natura. Se Vezor è indicata per distanze fino a un po' oltre la maratona, infatti, la nuova arrivata ha nelle ultra-distanze la sua anima. La geometria e la tomaia Dragonfly Light favoriscono una falcata fluida ed efficace, senza affaticare il piede. La schiuma E+FOAM morbida ma reattiva assicura un comfort duraturo, anche dopo diverse ore di attività. La suola in mescola proprietaria DuraGrip Ultra offre un'aderenza sicura su tutti i tipi di terreno ed è pensata per la durata. Infine, l'integrazione della nuova piastra comfort Diapazon Shield X-LT protegge il piede a ogni falcata e riduce la fatica, chilometro dopo chilometro. Fedele al suo DNA alpino, Rossignol conferma la sua ambizione di diventare uno dei protagonisti nel segmento del trail running, grazie alla sua storia centenaria e al know-how, collaborando con atleti di alto livello per sviluppare i propri prodotti e puntare alla vittoria. Come Marine Quintard alla MCC nella settimana delle finali UTMB a Chamonix.

ROSSIGNOL VERCORS

Peso: 290 g per scarpa (misura 42) / 250 g per scarpa (misura 38) 

Drop: 6 mm 

Stack: 32 mm 

Tassello: 4 mm 

Ammortizzazione: morbida, reattiva e durevole. 

Terreno: misto


Suunto presenta Race 2 e Wing 2: la nuova generazione di strumenti per lo sport e l’avventura

Suunto ha annunciato il debutto del nuovo Suunto Race 2, l’orologio GPS di punta rinnovato in ogni dettaglio, e delle cuffie a conduzione ossea Suunto Wing 2. Race 2 nasce con l’obiettivo di offrire una migliore vestibilità, funzionalità più avanzate e possibilità di aggiornamento future, senza rinunciare agli strumenti quotidiani che gli atleti conoscono e apprezzano.

Le nuove Wing 2, cuffie open-ear di seconda generazione, permettono invece di ascoltare musica e ricevere notifiche vocali mantenendo sempre la percezione dell’ambiente circostante. Integrate con Race 2, consentono di ricevere feedback in tempo reale direttamente dall’orologio. L’unione di questi due dispositivi crea un ecosistema che rende l’allenamento più efficace, motivante e sicuro.

Suunto Race 2 rappresenta la naturale evoluzione del primo modello, con un design più raffinato, un peso ridotto e un display AMOLED più grande e brillante. L’orologio introduce un nuovo sensore ottico di frequenza cardiaca, molto più preciso, e un’interfaccia utente semplificata che si adatta a ogni fase: allenamento, gara, recupero e vita di tutti i giorni.

La cassa, combinazione di metallo e materiale composito, garantisce leggerezza e resistenza: 65 g per i modelli in plastica composita e 76 g per le versioni in acciaio. Le dimensioni restano contenute (49 mm di diametro, spessore 12,5 mm), mentre il nuovo processore assicura fluidità e margine per aggiornamenti futuri.

Sul fronte autonomia, Race 2 raggiunge fino a 12 giorni in modalità smartwatch e oltre 50 ore in modalità GPS di alta precisione grazie al supporto della doppia banda satellitare. Le modalità sportive disponibili sono più di 115, di cui 22 nuove, che coprono praticamente ogni disciplina: trail running, ciclismo, nuoto, sci e molte altre.

L’orologio integra inoltre strumenti outdoor avanzati come ClimbGuidance, mappe di calore specifiche per sport, avvisi meteo e notifiche su alba e tramonto. A supporto degli atleti, Suunto Coach offre una guida personalizzata e dinamica, mentre ZoneSense, le funzioni di pacing, alimentazione e recupero aiutano a mantenere equilibrio ed evitare sovraccarichi.

Infine, Race 2 propone cinturini intercambiabili da 22 mm, quadranti personalizzabili e tre varianti di cassa: acciaio nero, acciaio grigio chiaro e titanio.

Le nuove Suunto Wing 2 portano la musica nell’allenamento senza compromettere la sicurezza. Grazie alla tecnologia open-ear a conduzione ossea, permettono di rimanere connessi all’ambiente esterno sia in città che sui sentieri.

Il telaio in titanio e silicone garantisce stabilità anche durante le sessioni più intense, mentre la connessione con Race 2 (e con gli altri orologi Suunto, escluso Run) consente di ricevere notifiche vocali con dati su passo, frequenza cardiaca e altre metriche senza distogliere lo sguardo dal percorso.

Le Wing 2 offrono controlli tramite gesti della testa, doppi microfoni con riduzione del rumore e luci LED posteriori personalizzabili, ideali per allenarsi in condizioni di scarsa visibilità. Sono completamente impermeabili e resistenti alla polvere, con un’autonomia fino a 12 ore, ricarica rapida USB-C e power bank opzionale per le avventure più lunghe. Disponibili in nero e corallo arancione, sono pensate per chi cerca un compagno di allenamento versatile e sicuro.

La scienza conferma il ruolo della musica nella performance: migliora la resistenza, abbassa la percezione della fatica e sostiene l’umore. Una meta-analisi del 2024 pubblicata su Frontiers in Psychology ha mostrato come sincronizzare i movimenti con la musica possa aumentare il tempo di resistenza fino al 20% negli atleti d’élite. Anche tra i corridori amatori, scegliere brani con il giusto ritmo può migliorare la frequenza delle falcate e l’efficienza di corsa, riducendo il rischio di infortuni.

Combinando queste evidenze con la precisione dei dati Suunto, il duo Race 2 + Wing 2 diventa un alleato completo per allenarsi meglio, spingersi oltre e rimanere motivati.

Come tutti i dispositivi Suunto, anche Race 2 e Wing 2 si integrano con la Suunto App e con una rete in costante espansione di oltre 300 partner digitali. Questo ecosistema garantisce aggiornamenti, nuove funzioni e una connettività sempre più ampia, offrendo agli atleti — dai professionisti agli appassionati quotidiani — strumenti concreti per allenarsi con intelligenza e sicurezza.


LUTTO IN SCARPA, ADDIO A FRANCESCO PARISOTTO

SCARPA comunica con profonda tristezza la scomparsa di Francesco Parisotto, figura storica dell’azienda e capostipite della famiglia Parisotto, avvenuta nella serata di domenica 3 agosto.

Nel 1956, insieme ai fratelli Luigi e Antonio, Francesco assunse la guida di SCARPA, contribuendo alla sua evoluzione da piccola realtà artigiana a punto di riferimento internazionale nel settore delle calzature outdoor.

Per lui SCARPA ha rappresentato molto più di un lavoro: un progetto imprenditoriale che ha accompagnato per tutta la vita, con passione, visione e impegno.
Sotto la sua guida, l’azienda ha saputo coniugare radicamento nel territorio e apertura verso l’esterno, mantenendo al centro valori come qualità, innovazione e autenticità.

Oggi la sua eredità prosegue grazie ai figli Sandro e Cristina, che ne portano avanti il percorso con continuità, insieme a tutta la comunità SCARPA – dipendenti, collaboratori e partner.

Nato nel 1927 a Coste di Maser (TV), Francesco ha iniziato a lavorare nel settore calzaturiero già alla fine degli anni quaranta, avviando con i fratelli la prima attività produttiva che li condurrà, pochi anni dopo, all’acquisizione di SCARPA.

Il Consiglio di amministrazione e tutta la famiglia SCARPA si uniscono con affetto alla famiglia Parisotto in questo momento di lutto, rendendo omaggio alla figura di un imprenditore che ha segnato profondamente la storia dell’azienda.

I funerali si terranno mercoledì 6 agosto alle ore 10, presso la cattedrale di Asolo.

 


Topo Athletic: Martina Chialvo regina di Long Trail, Andrea Elia campione di Uphill

Gli atleti conquistano così la maglia della Nazionale per i Mondiali di settembre in Spagna. Nello stesso weekend il bronzo di Valentina Michielli alla Valmalenco Ultradistance Trail.
Ai loro piedi il boost di Terraventure 4, MTN Racer 3 e Traverse, modelli di punta della collezione.
Un weekend a dir poco indimenticabile per il team Topo Athletic che, inanellando tre eccezionali podi, conferma la propria autorevolezza nel panorama trail, affrontando le sue diverse specialità con il sostegno dei modelli di punta del marchio americano.
Nella vicentina Valdagno, alla Trans D’Havet 80 km (5.500m D+), Martina Chialvo con ai piedi le Terraventure 4 ha bissato il titolo vinto nel 2024: dopo aver tagliato il traguardo con lo straordinario tempo di 10h32'13", a un minuto dal record della manifestazione, è ancora lei la campionessa nazionale di Long Trail.

“La gara è andata oltre ogni mia aspettativa - ha commentato la cuneese - Ho corso la prima parte con Irene Saggin, poi verso il 40° km ho cercato di prendere vantaggio in salita e sono riuscita a staccarla. Ho affrontato bene tutta la parte veloce finale, perché non sapevo quanto margine potessi avere e temevo di essere ripresa. Una delle mie preoccupazioni era il gran caldo, ma non abbiamo avuto problemi, anzi in alcuni momenti ho avuto anche freddo, tra pioggia e vento! E rispetto al tempo impiegato sinceramente sono molto soddisfatta! Ora un pò; di riposo e poi testa ai Mondiali, sperando di arrivare in forma e godermi al massimo la maglia azzurra, che è sempre un onore vestire”.

A Premana, in provincia di Lecco, invece, è andato in scena il Giir di Mont, tappa della WMRA World Cup valida anche come Campionato Italiano Uphill. A strappare l’oro con le sue fidate MTN Racer 3 Andrea Elia che, in seguito alla tripletta tricolore 2023-2025 nel Vertical, si è portato a casa l’ennesimo trionfo diventando anche re dell’Uphill sul tracciato di 7 km e 1.000 m D+ in 41'16".

“Sono contentissimo, era l’obiettivo di questa stagione, anche per acquisire il pass per i Mondiali - dichiara il lecchese - Non era affatto scontato perché reduce da un periodo in cui non mi sentivo al 100% fisicamente. Ci sono stati momenti di difficoltà ma ho gestito molto bene: partito un po’ indietro, intorno al terzo posto, sono passato a condurre la gara negli ultimi 2 km, scalando la vetta in tutti i sensi con il  sostegno delle MTN Racer 3 e continuando a ripetermi che dovevo vincere! Ho affrontato la sfida con la testa e il cuore, spingendo quando serviva. Ora la mente è più tranquilla per preparare i Mondiali, dove voglio provare a essere protagonista, sapendo che il livello sarà altissimo”.

Entrambi i trail runner hanno, infatti, conquistato la maglia azzurra per i World Mountain and Trail Running Championships 2025, in programma dal 24 al 28 settembre a Canfranc in Spagna: Chialvo gareggerà nella prova Long Trail, mentre Elia scenderà in campo nella sfida Vertical.
Nello stesso weekend la specialista veneta delle ultradistanze Valentina Michielli ha conquistato, accompagnata dal modello Traverse del brand, un bellissimo bronzo alla VUT - Valmalenco Ultradistance Trail, superando la finish line in 17h13'31" dopo 90 km e 6.000 m D+.


Dare nuova vita a uno sci o piantare un albero per ogni attrezzo prodotto?

Il riutilizzo è il modo più nobile di non far finire prodotti usati in discarica o nell'inceneritore. Più del riciclo dei materiali. Se poi questo teorema viene applicato agli sci che - nonostante i progressi in materia - sono difficilmente riciclabili perché non semplici da disassemblare, il gioco è ancora più divertente. Ed è quello che da anni fa il marchio polacco Majesty con il progetto Skis Re // Defined. In pratica i clienti vengono invitati a non buttare via gli sci che non usano più e a inviarli ad artisti i cui progetti sono stati preventivamente selezionati. I prodotti realizzati con gli sci usati vengono poi premiati da una giuria. Il vincitore della terza edizione, Adam Kabanski, ha realizzato una fotocamera stenopeica con i vecchi sci, mentre, tra i progetti con menzione, c'è anche una lampada abat-jour di Mikołaj Kontraktowicz. Tra le altre proposte, attaccapanni, una lampada con ventola (che ha vinto l'Audience Award), tavolini, sedie. 

Skis Re // Defined (le candidature per la prossima edizione sono state da poco chiuse) non è l'unica iniziativa di Majesty a favore dell'ambiente. Skis 4 Trees prevede che, per ogni sci acquistato, Majesty pianti un albero a nome dello sciatore. Nella sola primavera del 2024 ne sono stati piantati 11.000. L'azienda calcola che per la produzione di uno sci servano circa 0.09 metri cubi di legno, tutto proveniente da foreste di pioppo e di frassino certificate FSC.

https://majestyskis.com/en/


Esoscheletri: il futuro del trail running?

Avete presente quando arrivarono le e-bike e in molti pensarono: «Mai userò una bici elettrica!»? Poi le abbiamo visti spuntare nei rifugi, tra gli amatori, i professionisti del settore e… ci siamo abituati. Oppure i più recenti sci elettrici per lo scialpinismo che hanno fatto molto parlare di loro.
Ecco, ora immaginate un dispositivo che fa lo stesso, ma con le gambe. Si chiama Hypershell, ed è un esoscheletro pensato per l’escursionismo, il trekking e il trail running. Sì, avete capito bene: trail running assistito.

Un esoscheletro per la montagna
Hypershell è piccolo, leggero (meno di 2 kg), si indossa come un'imbragatura e ha un motore elettrico da 800 W in grado di aiutarti in salita, aumentare la tua efficienza in piano e persino proteggere le articolazioni in discesa. Può arrivare ad alleggerire lo sforzo come se ti togliessero uno zaino da 30 kg dalle spalle. Non è solo una spinta: l’intelligenza artificiale integrata riconosce il tipo di movimento che stai facendo (camminata, corsa, salita, discesa) e adatta l’assistenza in tempo reale. Un po’ come avere un motore elettrico sotto i piedi, ma con il controllo di un algoritmo.

Il trail running è una disciplina meravigliosa, ma dura. Dislivelli, salite spezza fiato e discese che possono provare le ginocchia e i muscoli. Hypershell promette di rendere tutto questo più accessibile, senza togliere il gusto della fatica. Immagina di poter correre più a lungo, risparmiando energie. Oppure di affrontare un weekend in montagna con le gambe ancora fresche per goderti il paesaggio. L’esoscheletro non sostituisce le tue gambe, le potenzia. Certo, all'inizio l’idea di correre con un esoscheletro può sembrare esagerata, o addirittura contro natura. Ma ricordate com’era vedere le prime e-bike sui sentieri?
Anche Hypershell potrebbe la stessa traiettoria: prima curiosità, poi interesse, poi normalità. Magari tra qualche anno li vedremo nei noleggi dei rifugi, nei punti vendita outdoor o nelle fiere di settore.

Attualmente Hypershell è disponibile in tre versioni con prezzi da 999 a 1.799 euro. Non è economico, ma nemmeno proibitivo se paragonato a bici o sci di alto livello. E in futuro? Potremmo vederlo nei trail camp, nei team di corsa in montagna, o usato per il recupero muscolare post-infortunio. Alcuni parchi americani lo stanno già testando per aiutare i ranger nei lavori di manutenzione dei sentieri.

In sintesi: serve davvero?
Forse no. Ma può servire a tanti: chi ha problemi articolari, chi si sta rimettendo in forma, chi vuole spingersi più in là, senza per forza essere un super atleta. È un mezzo, non un trucco. È come usare i bastoncini in salita: non ti fanno vincere, ma ti fanno resistere. E nel trail running, si sa, è la resistenza che fa la differenza.

Se lo vedete sulle montagne, non stupitevi troppo: il futuro del movimento outdoor potrebbe davvero passare da qui. E voi, lo provereste?

 

foto © Hypershell


Mille scarpe per l'Africa

Una scarpa da trail, o da corsa, ce l'hanno tutti. Correre, rispetto ad altri sport, per esempio la bici, è nettamente più economico oltre che semplice. Eppure ci sono Paesi dove anche un paio di scarpe per correre non è scontato. Per esempio Iten, in Kenya, patria di grandi campioni come Eliud Kipchoge, Wilson Kipsang e David Rudisha, meta ogni anno di centinaia di ragazzi e ragazze determinati a trasformare la propria passione per la corsa in una carriera professionistica. La fame non manca, ma spesso sono i mezzi che non ci sono. Ecco perché nel 2017 il documentarista Francisco Grimaldi e il medico-runner Giordano Bravetti hanno creato InYourShoes, per recuperare scarpe da corsa e da trail usate e donarle ai giovani atleti di Iten.

 

 

Ogni anno InYourShoes organizza una spedizione per consegnare direttamente le scarpe raccolte, lavorando a stretto contatto con due importanti realtà locali, la St. Patrick High School e la Sing’ore Girls School, che selezionano giovani meritevoli, sia nello sport sia nello studio. Nel 2024 si è raggiunto il numero record di mille scarpe spedite. Dall'anno scorso a sostenere l'iniziativa c'è Salomon, attraverso la Salomon Foundation. Ma come contribuire? Ognuno può donare le proprie scarpe da trail o da corsa usate ma ancora in buone condizioni e di qualsiasi marca. È sufficiente lavarle in lavatrice, inserire un biglietto con il proprio nome e cognome, il profilo Instagram (facoltativo) e un messaggio per l’atleta che le riceverà (preferibilmente in inglese). Le scarpe possono essere consegnate l’11-12-13 luglio alla Dolomyths Run 2025 presso l’area expo di Salomon in piazza Marconi a Canazei; fino a fine settembre 2025 a Milano presso il nuovo Salomon Store in Porta Nuova – Piazza Gae Aulenti, 4 – o presso il negozio WHY_RUN – Corso Sempione, 6; in uno dei punti raccolta ufficiali riportati nel sito della ONLUS: https://www.inyourshoes.eu/it/progetti/kenya.html#kenya_punti_raccolta

InYourShoes organizzerà un viaggio per la consegna ufficiale delle scarpe e dà la possibilità a chi fosse interessato di partecipare. Le date sono quelle dal 26 ottobre al 5 novembre e ci si può candidare compilando il modulo online.

 


Suunto Run, la prova

È la new entry tra gli orologi sportivi Suunto e si propone, già dal nome, come strumento pensato per chi fa della corsa, in tutte le sue declinazioni, anche il trail running, il proprio mantra. In realtà, oltre il nome e il look fresco e sportivo (belle le versioni lime e coral orange, ma ci sono anche le più discrete all black e frost gray), è un prodotto già abbastanza completo per sportivi e amanti dell’outdoor, che punta sul rapporto qualità/prezzo (249 euro).

Unbox

In confezione ci sono due cinturini in nylon di diversa lunghezza da montare, le istruzioni “get started” per iniziare (il manuale completo è online) e il cavetto USB-C, senza presa. Ci sono anche le istruzioni per montare il cinturino, operazione non così immediata per via della barretta in acciaio sottile che può sfuggire di mano. Il cinturino a strap è comodo e non dà fastidio durante le attività sportive intense. La cassa è in poliammide rinforzata con fibra di vetro, la ghiera in acciaio inossidabile e il cristallo è Gorilla Glass.

User experience

Il diametro è di 46 mm, non troppo piccolo da affaticare la vista, né grande da dare fastidio. Sta bene anche su polsi minuti e pesa solo 36 grammi. Spicca il bel display AMOLED, regolabile su tre diversi livelli di luminosità: si vede bene sempre, anche sotto il sole. L'impostazione di fabbrica prevede l'accensione del display al sollevamento del polso. Lo schermo è touch, l’esperienza è positiva, ma c’è anche la pratica ghiera che spesso risulta più comoda da usare: dipende dalle abitudini. Premendo la ghiera si passa direttamente ai 34 profili sportivi previsti, il tasto inferiore è l’undo, per tornare indietro, quello superiore porta direttamente all’ultima attività sportiva scelta. Suunto Run va abbinato allo smartphone tramite l’apposita app, operazione veloce e semplice. Anche gli aggiornamenti avvengono via app.

Rilevamenti

Suunto Run dispone di cardiofrequenzimetro ottico, pulsiossimetro, altimetro barometrico, bussola digitale. Il cardiofrequenzimetro è molto preciso se utilizzato correttamente. Il cinturino va stretto bene, senza che la cassa possa muoversi, un paio di dita sopra il polso. Durante il test ha avuto qualche incertezza correndo con le braccia basse e senza troppa oscillazione. Lo abbiamo riprovato con il classico movimento delle braccia durante la fase di corsa, ad altezza media e ben mobili, e nel confronto con la fascia cardio i valori sono stati identici, con scarti di massimo un battito al minuto. L’altimetro si è rivelato generalmente affidabile, la quota può essere regolata manualmente (in una situazione tendeva a ritornare quella precedente all’impostazione) o incrociando i dati con quelli del GPS, operazione che può richiedere qualche minuto e spazi aperti.

Sport

Tra i profili sportivi ci sono diverse varianti della corsa (corsa, corsa su pista, trail running, maratona, tapis roulant), non mancano il triathlon, l’escursionismo, il trekking, il ciclismo e la mountain bike. Le attività invernali prevedono sci alpino, sci di fondo e snowboard, ma per il momento non lo scialpinismo. L’orologio fornisce metriche personalizzate in base allo sport scelto. I profili corsa e trail running sono completi e dopo la sessione, aprendo l’app sullo smartphone, si ottengono analisi ancora più dettagliate. Nella sezione allenamento si ritrovano le diverse attività svolte, con itinerario tracciato sulla mappa, possibilità di aggiungere foto o di vedere il video del percorso in 3D. Vengono mostrati 51 parametri. Non mancano FC minima, massima e media, la potenza, le calorie, i carboidrati e i grassi consumati, la cadenza, l’oscillazione verticale, la lunghezza del passo, il tempo di contatto con il terreno, l’andatura media, quella di picco in diversi intervalli temporali, la velocità di ascesa e discesa, il VO2 max stimato. C’è poi la ripartizione della sessione in zone FC, immediatamente visualizzabile anche durante l’attività sul quadrante dell’orologio, grazie a una corona che si colora in base alla zona di andatura. La sezione Suunto Coach dell’app è ben studiata e piena di informazioni e, tramite l’app, si possono impostare allenamenti a intervalli da sincronizzare con l’orologio. Tra le informazioni che Suunto Run e l’app forniscono ci sono anche quelle relative allo stato di recupero, che incrocia i dati della HRV (heart rate variability) e della rilevazione del sonno. Nei dati sul sonno vengono indicati il sonno profondo, il sonno leggero, la fase REM, la concentrazione di ossigeno nel sangue, la HRV media e la frequenza cardiaca minima e media. Nella versione in lingua italiana le due fasi di sonno pesante e leggero (in inglese deep e core) vengono erroneamente tradotte entrambe come “pesante” (immaginiamo che verrà corretta la voce al prossimo aggiornamento del software), mentre sulla app l’indicazione è corretta e c’è anche un testo che analizza la qualità del sonno e una percentuale (più alta è, migliore è stato il sonno). C’è anche un grafico che posiziona le varie fasi nelle fasce orarie della notte. Nella sezione “progresso”, invece, vengono utilizzati il CTL (chronic training load) e il volume dell’allenamento TSS (Training Stress Score), che incrociano diversi parametri trasformandoli in numeri. Nella sezione dedicata al CTL sull’orologio è anche possibile calcolare la propria andatura e i tempi su diverse distanze, fino alla maratona, e la stima dell’andatura e della frequenza cardiaca di soglia anaerobica, oltre all’età sportiva.

Altre feature e navigazione

Tra le altre informazioni disponibili, gli orari di alba e tramonto e le fasi lunari, le condizioni meteo, il lettore multimediale abbinabile alle cuffie, la torcia, la sveglia, il timer. C’è, naturalmente, anche la navigazione, pur in assenza di mappe. In pratica si possono caricare itinerari creati sull’app (operazione semplice grazie al tracciamento automatico e sincronizzazione altrettanto) e poi farsi guidare. La navigazione, grazie anche all’opzione turn by turn, è abbastanza pratica. Nella pianificazione dell’itinerario si possono sfruttare le mappe di calore che rilevano gli itinerari più popolari della zona. Suunto Run riceve i messaggi dello smartphone e ne permette la lettura.

Batteria

I dati dichiarati sono di 12 giorni in modalità smartwatch e di 20 ore con tutti i sistemi attivati e multibanda. I test sul campo sono abbastanza in linea, come sempre con valori un po’ più bassi. Alcune attività, come per esempio l’autoregolazione della quota incrociando i dati con quelli del GPS, tendono a essere energivore in spazi poco aperti che rendono più lunga la ricerca del segnale GPS.

In conclusione

Prodotto dal look piacevole e dalla valida qualità costruttiva, si dimostra completo per chi cerca un orologio affidabile per allenamenti e attività outdoor, pur non avendo le mappe, e ideale da usare nella vita di tutti i giorni. A un prezzo concorrenziale, dettaglio non di poco conto.

suunto.com