Cardio GPS, guida alla scelta

Sulla Buyer's Guide Summer la nostra prova dei prodotti top sul mercato

A due anni di distanza, torniamo ad analizzare sulla Buyer's Guide Summer, disponibile in edicola e su app, i cardio GPS, in particolare quello che a nostro avviso rappresenta il meglio della strumentazione da polso per atleti e appassionati di outdoor. Un test scrupoloso sul campo curato dal dottor Massimo Massarini di Vitalia Salute.

DEVICE E WEB - La scelta si è focalizzata sui modelli di punta delle due aziende che ad oggi offrono i prodotti più completi e performanti: Garmin e Suunto. Entrambe i marchi hanno migliorato ed allargato la propria gamma e pur restando fedeli alla loro impostazioni di base e al loro website e app. La valutazione delle due aziende non si limita quindi ai soli prodotti ma si estende ad internet dove la lotta è aperta per la costruzione di community sempre più numerose ed attive. Lo scontro, o meglio, la gara, si gioca quindi nel mondo virtuale dove Garmin e Suunto cercano di attrarre e fidelizzare i propri utilizzatori sulle piattaforme Movescount di Suunto, usata anche da Kilian, e Garmin Connect.

A CONFRONTO - Abbiamo ‘messo alla frusta' Garmin Fenix 3 HR, Garmin Epix, Garmin Forerunner 920 XT, Suunto Traverse e Suunto Ambit 3 Vertical scoprendo che… beh non possiamo dirvi proprio tutto, per questo c'è la Buyer's Guide in edicola!

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Stelvio free-ski area

Su Skialper di aprile-maggio tutti gli itinerari da fare a giugno

Si avvicina l’apertura della stagione dello sci estivo al Passo dello Stelvio, sempre più un bacino anche per lo skialp fuori stagione, prima dell’apertura degli impianti ma anche dopo che sono entrati in funzione. Su Skialper di aprile-maggio, in edicola e su app iOS e Android, tutte le ‘dritte’ di un grande dello skialp come Chicco Pedrini, vincitore del il primo Mezzalama moderno nel 1997 con Fabio Meraldi e Omar Oprandi, per una gita sulle nevi perenni. 

VALLE DEI VITELLI -
Appena viene aperto l’accesso al passo, di solito prima sul versante valtellinese, si sfruttano le partenze basse. A soli 2.150 metri, alla seconda casa cantoniera, da un tornante a sud si imbocca la Valle dei Vitelli. Anche quando la prima breve parte visibile resta senza neve, spesso è possibile calzare definitivamente gli sci per tutto giugno dopo soli 20 minuti di cammino e il ponticello in legno. Un itinerario classico fino al Passo di Sasso Rotondo (3.330 m) a picco sulla Val Zebrù. In anni climaticamente normali si possono calzare gli sci da 2.300 metri circa per tutto il mese di giugno.  

CIMA TUCKETT - La Cima Tuckett prende il nome dell’alpinista inglese F. F. Tuckett, uno dei primi esploratori delle montagne della zona, e la sua prima discesa con gli sci venne onorata il 7 luglio 1971 nientemeno che da Heini Holzer, il celebre sciatore estremo, spazzacamino e guida alpina di Tubre in Val Venosta. Si parte a monte della funivia del Passo dello Stelvio, in direzione sud-est e si può scendere per l’itinerario di salita. Oppure con le pelli si può andare in direzione della Punta degli Spiriti oppure ancora al Cristallo dove c’è anche una discesa con esposizione nord-est al sole fin dall’alba: attenzione alla cottura della neve, dato il periodo. Pendenza massima 40° nella parte bassa, non esposto a salti ma con crepaccia molto aperta in estate (e sempre molto profonda). Scendendo a sinistra, dopo la vetta, la pendenza è invece maggiore da subito e può superare i 45° a centro parete. Sono tutte vette sopra i 3.400 metri e se c’è neve fino al passo si arriva a quota 2.700.

DISPONIBILE ANCHE SU APP -
 Skialper di aprile-maggio è disponibile nelle migliori edicole e su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!    

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Diari cinesi

Su Skialper 105 il racconto dei Diari del Brac, valanga inclusa

Quarto appuntamento de I Diari del Brac. Cina, 2016. E secondo appuntamento su Skialper, dopo l’Iran, pubblicato in ottobre, ecco il Paese delle lanterne sci ai piedi, con le meravigliose foto di Damiano Levati, sul numero di aprile-maggio, disponibile su app iOS e Android e in edicola. 

FREDDO - «È il sette gennaio scorso. L’aria profuma di ghiaccio. Stempera e fa spazio al sole, quello delle dieci del mattino. Il primo sole che fa sorridere. Siamo all’aeroporto di Pechino e il termometro segna meno dieci gradi. Il cielo è terso. Ha quel colore azzurro da non crederci. Fa freddo. Uno di quei freddi che, appena li percepisci, non se ne vanno più, rimanendo stabili nelle ossa. E siamo solo in città. Ci chiediamo dove potranno arrivare le temperature una volta in vetta. Ma non sembra una grande preoccupazione per nessuno dei componenti del team, per ora. La voglia di scoprire le sue montagne e ciò che riserva questa terra supera di gran lunga qualunque altra preoccupazione. Qualcuno va anche oltre il concetto del freddo e arriva dritto al punto: la neve».

SEI RACCONTI - Sei storie, sei brevi diari di un’avventura che più che sciistica è anche e soprattutto umana, alla scoperta di genti e costumi. Con il Monte Paektu, al confine con la Corea del Nord, come meta.
Una montagna di origine vulcanica che vanta una vista magnifica grazie al ghiacciato lago Paradiso, sito al suo interno a 2.190 metri di altitudine. Ed è qui che si concentrano più di tutti i racconti dei nostri ragazzi, terreno fertile e da impressioni visive mozzafiato per gli amanti del freeride.

VALANGA - Durante le riprese del film dei Diari del Brac, proprio il Brac, al secolo Massimo Braconi, rimane sotto una valanga. Un’esperienza raccontata dallo stesso Brac con queste parole: «L’esperienza della valanga vissuta mi ha segnato come uomo e come professionista. Mi sono reso conto che viaggiare con umiltà e preparazione sono le due regole fondamentali per apprezzare l’esperienza di questi viaggi. Io vorrei raccontare le mie emozioni, ma mi rendo conto della difficoltà nel farlo. Le sensazioni che ho provato e i pensieri che mi hanno attraversato sono così intimi e profondi, che mi dilungherei senza trovare un fine e una chiara spiegazione concisa. Ma oggi, con raziocinio e determinazione posso affermare che la cosa più importante sia stata per me avere avuto accanto compagni importanti. Non solo per il valore umano che attribuisco al mio team, ma anche e soprattutto alla loro egregia preparazione. L’elogio va a loro, loro tutti.  Allenatevi ad usare la vostra attrezzatura da autosoccorso sia per voi ma sopratutto per poter salvare i vostri compagni e spingete i vostri compagni a fare altrettanto, perché oggi, a 53 anni posso affermare e testimoniare che tutto può cambiare in un secondo». 

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In arrivo la Buyer's Guide Summer 2016

Provate quasi 200 scarpe da trail, trekking, alpinismo, zaini e bastoni

Centonovantadue pagine per 188 articoli sportivi provati tra scarpe da trail, skyrunning, hiking, trekking, approach e alpinismo, zaini, bastoni e GPS. Sono questi i numeri della prima edizione della Buyer’s Guide Summer, disponibile nelle prossime ore in versione app per dispositivi mobile Android e iOS al costo di 6,99 euro e in edicola a partire dai prossimi giorni al prezzo di 7,50 euro. Un vadamecum indispensabile per gli entusiasti dell’outdoor in versione estiva. Un numero speciale di Skialper che non nasce dal nulla ma da due esperienze ben precise, quella di Outdoor Running, che riuniva test delle scarpe da running e annuario delle gare di corsa in natura, e quello della Buyer’s Guide Winter, con i test di sci e scarponi da skialp. Una scelta coraggiosa, come ha scritto il direttore editoriale di Skialper Davide Marta nell’edito, quella di abbandonare una formula che funzionava, ma ancora più ambiziosa, per proporre al lettore uno strumento utile alla scelta della scarpa estiva, ma anche dello zaino e del bastoncino. Uno strumento che non esisteva. 

COVER - Per un giorno è tornato a mettere le scarpe da skyrunner. Stiamo parlando del mitico Fabio Meraldi che è stato fotografato da Federico Ravassard tra le rocce delle Grignetta mentre corre (per la verità ancora in ottima forma) in salita.

METODOLOGIA - Scarpe, zaini e bastoni sono stati provati da 16 tra runner top e Guide Alpine in tre diverse location. Siamo partiti dalle Cinque Terre per le scarpe della categoria running, che comprende trail, ultra trail, sky running e vertical per poi spostarci in Val dei Forni, Alta Valtellina, per provare i modelli da alpinismo e infine ai Piani Resinelli, sopra Lecco, per i test hiking, trekking e approach. Per ogni modello di scarpe vengono forniti i tre dati più significativi (prezzo, peso e drop per il running, la fodera utilizzata invece del drop per le altre scarpe) e il testo principale indica a chi è consigliato, quali sono state le prime sensazioni a secco e i pro e contro rilevati sul campo. Tre indicatori grafici sono utili per capire le predisposizioni di utilizzo, il rendimento sui diversi terreni e le caratteristiche della scarpa ai raggi x, dal comfort all’ammortizzamento (o cushioning), dal sostegno alla trazione. Inoltre le approfondite introduzioni di categoria sono un aiuto ulteriore alla scelta del modello migliore in funzione delle proprie esigenze. 

RUNNING - 44 modelli dalla scarpa leggera e destrutturata ideale per il vertical, passando per quelle ‘cattive’ da sky race a quelle per il trail medio e le ultra, senza dimenticare articoli più indicati per allenamento o door to trail. Il meglio per chi ama correre nella natura passato ai raggi X. Ci sono le attesissime new entries come la La Sportiva Akasha per le ultra, la New Balance Vazee Summit o la Dynafit Vertical Pro per vertical e sky race, la Salomon Wings Pro 2, S-Lab Wings SG, S-Lab Speed e Speedcross Pro o la nuova Scott Kinabalu Rc ed Enduro, le Scarpa Atom, Neutron e Proton. Tante sorprese anche per chi ama il cushioning con le Hoka One One Speedgoat ma anche le Mammut MTR 201-II Max Low e le New Balance Fresh Foam Hierro. Senza dimenticare, naturalmente, i grandi classici, seppur rinnovati, come S-Lab Sense 5 Ultra, Leadville, Wave Mujin e Kazan, Cascadia, Speedcross… 

WALKING - La seconda sezione della Buyer’s Guide Summer 2016 si chiama proprio così e coinvolge i mondi hiking (e speed hiking - vale a dire camminate, lente o veloci, in ambienti non necessariamente alpini e poco tecnici), trekking, backpacking (trekking alpino di più giorni) e approach (avvicinamento alla parete). Con qualche concessione a trekking evoluto con passaggi alpinistici o su ferrate (e scarpe ramponabili con semiautomatici). Quarantadue modelli ai raggi X. Anche in questo caso ci sono novità come le quattro scarpe Montura, dall’approach al trekking evoluto, al primo anno nel footwear, le TX 1, 2, 3 da approach di La Sportiva, i tanti modelli di Scarpa, dal Marmolada Trek allo Zodiac Tech, diverse proposte con il Gore-Tex più traspirante, nella costruzione Surround, compresa la Salewa Alp Flow. Di Salewa abbiamo provato anche le nuove Lite Train e Lite Ultra, scarpe per il ‘mountain training’ molto innovative.

MOUNTAIN - Nella sezione mountain, 9 modelli per salire un quattromila, dagli iper-tecnologici La Sportiva Batura 2.0, Arc’teryx Acrux AR e Scarpa Phantom Tech, al versatile Scarpa Mont Blanc Pro GTX e tecnico La Sportiva Nepal Cube GTX. C’è la scarpa per il grande classico su neve e ghiaccio come il Monte Bianco e quella più adatta alla roccia del Cervino…

ZAINI  E BASTONI - E non solo… zaini vest e cinture per il trail, ma anche i modelli più capienti per le gare nel deserto o avventure di fastpacking nella natura, quelli per l’escursione di un giorno e quelli per il trekking di più giorni. Ci sono anche delle proposte specifiche da donna… I pro, i contro, le indicazioni di utilizzo per partire sempre con tutto quello che serve e niente di più. In totale abbiamo messo sulle spalle 66 modelli, mentre i 23 bastoni sono utilizzabili sia per vertical o trail che per trekking. Naturalmente anche in questo caso vi consigliamo l’utilizzo più appropriato. 

AWARD - Abbiamo assegnato 20 riconoscimenti alla migliore scarpa per ogni segmento e tre ai prodotti che abbiamo ritenuto più innovativi.  

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Piu' selvaggio di cosi'…

Su Skialper 105 un ampio reportage sul Selvaggio Blu, in Sardegna

«Il ricordo più forte che conservo del Selvaggio Blu è quello della fine della terza, infinita, tappa da Cala Goloritzè a Cala Biriola. Gambe e testa erano svuotate da quelle che ormai erano già dodici ore di camminata perché, volendo completare il percorso in cinque giornate anziché le sette previste, avevamo accorpato le due tappe più impegnative in una sola, partendo alle 6 del mattino e sperando di essere più veloci del sole, per evitare di dover bivaccare a metà strada a causa del buio. L’aria era carica dell’odore metallico della pioggia appena cessata, mischiato agli aromi della macchia mediterranea nella quale ci si doveva letteralmente aprire la strada, poiché il sentiero, di fatto, non è un sentiero. Sarebbe più corretto dire che il Selvaggio Blu sono una serie di tracce, collegate fra loro da elusive indicazioni: bollini stinti su una roccia, sassi incastrati nelle frasche di un ginepro o, nei casi più estremi, dei fusti piantati nei buchi naturali del calcare». Se siete tra i tanti che hanno in programma, o hanno anche solo pensato, una volta nella vita, di fare il Selvaggio Blu, il trekking a tappe sulla costa orientale della Sardegna, dovete assolutamente leggere l’articolo di Federico Ravassard su Skialper 105 di aprile-maggio. 

BY FAIR  MEANS - Oramai ci sono diverse organizzazioni che permettono di fare il ‘selvaggio’ percorso con un minimo di comodità, con campi tendati e scorte alimentari consegnate ogni notte dai gommoni sulle diverse calette e quindi zaini poco pesanti sulle spalle. Invece Federico, accompagnato da altri tre compagni, ha deciso di seguire il percorso senza ricorrere a supporti esterni e nell’articolo di Skialper racconta il ‘suo’ Selvaggio Blu e come sia possibile, anche se faticoso, farlo by fair means…

IL SENSO DEL SELVAGGIO BLU - «Ad un certo punto ho alzato lo sguardo e l’ho visto, davanti a me. Un arcobaleno era comparso all’improvviso, incastrato tra il Mediterraneo e le nuvole plumbee, e ho capito il senso delle giornate trascorse a graffiarsi in mezzo ai cespugli e a cuocersi cervello e piedi, dopo aver preso un traghetto per andare a camminare dall’altra parte del mare. In quel momento, alle sei e mezza di sera, in piedi su dei tronchi di ginepro in mezzo a una parete, non avrei voluto essere in nessun altro posto. Ero esattamente dove dovevo essere, nel Selvaggio Blu».  

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Made in Comera

Su Skialper 105 la storia di una piccola azienda artigianale di splitboard

Tra i cocuzzoli del Resegone, sopra Lecco, si trova un canale che è una classica per gli alpinisti della zona e che è stato sceso, per la prima volta, con sci e snowboard, nel 2013. Il canale Còmera. Uno dei ragazzi che prese parte a quell’avventura è Davide Bernasconi che adesso, tre anni più tardi - proprio vicino alle sponde del lago - è in procinto di aprire un'azienda produttrice di snowboard che cerca di trasmettere una filosofia simile a quella con cui si approcciò al Resegone e alla discesa di quel canale. Una case history interessante della quale scrive Luca Albrisi su Skialper 105 di aprile-maggio. 

ITALIAN SPLIT - Comèra è un'azienda che ricerca il mix tra alpinismo, backcountry e freeride per «godere dell'inverno nella sua veste più avventurosa» come si legge, appunto, nella descrizione del progetto che arriva in un momento in cui il mercato pare essere pronto per questo tipo di lettura della disciplina. In questo caso particolare però a lanciarla non è un grande brand ma un ragazzo che, qualche anno fa, abbandonato il lavoro di informatico, decise di trascorrere l’estate in Canada viaggiando e lavorando. Una volta fatto ritorno, ispirato in quei mesi dal modello lavorativo di self-business all'americana, decise dunque che il destino lavorativo avrebbe dovuto permettergli di inseguire la sua passione, svincolandosi dal modello tradizionale in stile posto fisso, orari fissi, mutuo… Dopo un primo periodo di sperimentazione nel garage di casa, Davide Bernasconi si è da poco trasferito in uno spazio più funzionale per poter produrre la prima collezione effettiva di tavole pronta per poter essere lanciata ufficialmente il prossimo inverno. Tra le proposte c’è anche Camos, una splitboard nata da un lungo lavoro di progettazione. Una splitboard made in Comèra… 

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In tanti al Raduno Ortles-Cevedale

Siamo alla ventisettesima edizione

Ventisettesima edizione del Raduno sci alpinistico internazionale 2016 Ortles-Cevedale: quattro giorni, dal 28 aprile al 1 maggio, con 100 ski-alper e ciaspolatori. «Tutto il programma si è svolto nel migliore dei modi - spiega il presidente del CAI Valfurva, Luciano Bertolina - le ottime condizioni di innevamento per questo periodo ci hanno aiutato, oltre ad una situazione meteo  favorevoli. Le Guide Alpine Alta Valtellina e e i volontari della sezione CAI e del CNSAS di Valfurva, hanno accompagnato gli sci alpinisti sulle montagne del Gruppo Ortles-Cevedale salendo le cime Palon De La Mare, San Giacomo e Val Cedech, Rifugio Pizzini, dimostrando come sempre molta disponibilità e competenza»
«I tanti partecipanti, - prosegue Bertolina - in arrivo un po’ da mezz’Europa, inoltre hanno potuto partecipare ad alcuni interessanti serate: il gruppo Vaude, Arva, Colltex ha presentato i nuovi prodotti con filmati inediti ed in particolare lo zaino airbag, l’artva e le nuove pelli, Dynafit la proiettato un filmato con avventure di sci alpinismo, mentre Ski Trab ha illustrato le ultime novità con il supporto di Robert Antonioli. Ski Trab  e Dynafit hanno inoltre fatto testare ai partecipanti i nuovi modelli 2016/2017. Molto partecipata, infine, anche la serata con prove dimostrative nella nostra palestra di arrampicata di Sant’Antonio Valfurva».


Transalp 2016, diario di una traversata alpina

Su Skialper 105 da Passo Resia ad Oberstdorf, in Baviera, sci ai piedi

«Senza fretta raggiungo il punto di incontro con il gruppo a passo Resia. Poca neve, la luce ancora invernale del pomeriggio tinge di rosa il Reschensee. Per noi Italiani Lago di Resia, ma visto che il team è tutto tedesco tanto vale iniziare ad abituarsi. Sulle rive del lago spunta dalla superficie gelata un vecchio campanile che era stato inglobato dal bacino. L’aria di confine è quasi tangibile: è un posto davvero fuori dal mondo, una sorta di terra di mezzo sorvegliata in lontananza dalla bellissima parete nord dell’Ortles» Inizia così il raconto di Andrea Bormida, nostro inviato alla Fischer Transalp 2016, raid scialpinistico che ogni attraversa le Alpi con itinerari diversi. Ci eravamo già stati l’anno scorso ed eccoci anche nel 2016. Partenza da Resia e arrivo a Oberstdorf, in Germania, dopo avere attraversato Svizzera e Austria. Nove skialper e le Guide Alpine.
 
LE TAPPE - Partenza da Resia e in auto fino a Vnà (1.602 m) passando per Ramosch. Poi da Vnà alla cima del Piz Arina (2.828 m) e ritorno, infine da Vnà a Tschlin (CH) con i mezzi e pernottamento. Il secondo giorno partenza da Tschlin sci ai piedi (1.533 m) fino alla Fourcla Salet (2.826 m), discesa per tutta la Val Sampuoir fino alla statale e trasferimento con mezzi fino a Samnaun (CH). Il terzo giorno partenza da Samnaun (CH) e piccolo trasferimento alla frontiera con l’Austria sulla Talstrasse. Salita al Malfragkop (2.654 m) e discesa passando nella valle del Grubelesee fino a Kappl (AT). Il quarto giorno da Kappl (AT) impianti fino al Alblittkopfe e discesa a Petteneu am Alberg. Trasferimento bus fino a St. Anton e risalita con impianti direzione Valluga e discesa a Kaisers (AT). Infine il quinto giorno da Kaisers piccolo trasferimento in bus fino a Wart, salita al Geishorn (D) dopo una discesa di 500 m e ridiscesa a Mittelberg (AT) e il sesto breve salita al Fiderepass e discesa fino nei pressi di Oberstdorf (D).
 
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Nel giardino del dio Pen

Su Skialper 105 un inedito e selvaggio itinerario di skyrunning vista mare

Si avvicina l’estate e quella voglia di andare ‘fast & light’ per monti con scarpe da running. Noi le scarpe da sky le abbiamo messe ancora in provincia di Piacenza, sugli aspri e rocciosi crinali che dividono e uniscono al tempo stesso la Pianura Padana e il mare, il Piacentino e la Liguria. Siamo stati tra l’alta Val Nure e il Chiavarese, sopra S. Stefano d’Aveto, nota località di vacanza invernale ed estiva, per un anello di skyrunning di grande pregio ambientale che consente di correre tra laghetti alpini, faggete millenarie da cui la Repubblica marinara di Genova traeva il legname per le proprie navi e i pini mughi, relitti protetti del Quaternario. In Val d’Aveto Emilia e Liguria si toccano e trovano il loro contrappasso: le onde lasciano il posto alle terrazzate con cui i montanari hanno saputo rubare terra all’ingordigia dei monti, ma i borghi ricordano quelli abbarbicati alle scogliere genovesi, tanto sono chiusi nella loro intimità per farsi forza contro una natura che qui è più selvaggia che mai.   

ANELLO -
Il Monte Maggiorasca (il cui nome deriva dalla circostanza che era considerato il maggiore dell’Appennino settentrionale in quanto visibile dal mare e dalla Pianura) è una nave di roccia che punta direttamente ai litorali liguri, traghettando la Padania verso oriente, su quei sentieri che in antichità le carovaniere percorrevano portando al nord olio, spezie e sale e facendo ritorno ad sud con carne e formaggi. Ed è una delle vette toccate dall’anello percorso dai nostri Flavio Saltarelli, Nicola Alfieri e Katia Fori e dal fotografo Davide Ferrari. Il percorso che proponiamo misura 28 chilometri e mezzo e presenta un dislivello complessivo di circa 3.000 metri. Un percorso ad anello in territorio piacentino e genovese che non scende mai al di sotto di quota 1.350 e che per il 70% si snoda sopra i 1.400 metri di quota. La partenza avviene dal Rifugio Gaep nel comune di Ferriere (Pc)  

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Spragna soundtrack

Su Skialper 105 i canali a nord della selvaggia Val Saisiera

«Percorro gli ultimi faticosi metri verso la forcella, un lieve intaglio nella lunga cresta del gruppo del Montasio. Arrivato sul bordo prendo fiato e nel turbinio del vento mi affaccio dall’altra parte. Un lenzuolo bianco ed immacolato, incassato fra imponenti pareti rocciose scende ripido verso valle. Due minuti dopo siamo già dentro che scendiamo all’impazzata nella neve polverosa e leggera per una discesa di 1.300 metri di cui 700 nel fantastico canalone della Huda Paliza. Canalone che fra l’altro è stato sceso per la prima volta negli anni ‘30, probabilmente una fra le prime discese considerate ripide della storia». Inizia così l’articolo di Leonardo Comelli sulla selvaggia Val Saisera e i canali della Spragna, su Skialper 105 di aprile-maggio, già disponibile in edicola e su app iOs e Android.

SEI CANALONI DA NON PERDERE - Se piace anche a voi sciare nei canali ma soprattutto cercate la polvere dove magari altrove non c’è, allora questa valle, la Spragna con i suoi sei canaloni e i suoi pendii esposti a nord fa per voi. Qui si trovano salite, traversate e discese per tutti i gusti, dalla più facile e frequentata come  quella che porta al Lavinal dell’Orso, fino a discese più selvagge o epiche come il Canalone Comici alla forca Berdo che fino ad ora conta solo sei discese. Quasi tutti i canali si possono fare salendo e scendendo lungo lo stesso itinerario, bisogna arrivare in fondo alla Val Saisera, dopo il paese di Valbruna, in Friuli Venezia Giulia.

COVER - La stupenda copertina di Skialper n. 105 è ambientata proprio tra questi canali, con due skialper che disegnano un suggestivo cuore nella neve… viene proprio voglia di andarci! 

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Metti un weekend a Chalet Italia

Su Skialper 105 un foto-reportage

Che cosa c’è dietro a una squadra vincente come quella azzurra di scialpinismo? Soprattutto, come vivono i grandi eventi gli atleti, dai giovani ai ‘senatori’ del gruppo. Una domanda che ci siamo sempre posti tutti. Facile vederli allo start o con le medaglie al collo, sorridenti ma poi… Cosa mangiano? Si preparano loro gli sci? Hanno un massaggiatore al seguito? Dove dormono? Ha provato a dare una risposta il nostro fotografo Stefano Jeantet, che si è intruffolato tra le boiserie e le vetrate panoramiche di un romantico chalet di Les Marecottes, in Svizzera, durante gli Europei. Ne è nato un interessante reportage fotografico pubblicato sul numero 105 di Skialper di aprile-maggio, già disponibile in edicola e su app Android e iOs per dispositivi mobile.

POTERE DELLE IMMAGINI - Un vero e proprio foto-reportage, con grandi immagini e brevi didascalie, perché a volte uno scatto, soprattutto se di un bravo fotografo come Stefano, può più di mille parole. E allora scopriamo gli azzurri in una skiroom molto particolare, un Manfred Reichegger sempre molto sorridente, la camera da letto di Katia Tomatis e Martina Valmassoi, la sala messaggi, i briefing quotidiani, la cucina, ma anche i brindisi per le medaglie, la pausa caffè… Insomma, xx pagine da sfogliare con attenzione!

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L'altro giorno mi è arrivata una mail con su scritto fammi sapere cosa ne pensi... ecco, oggi è il mio compleanno e... Pubblicato da Stefano Jeantet su Mercoledì 6 aprile 2016


Bollettino Valanghe: un bel problema!

Ma la diffusa disinformazione è un problema ancora maggiore

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo un intervento del direttore tecnico di AINEVA, Igor Chiambretti. Si riferisce ad un articolo pubblicato altrove, non su Skialper, ma siamo stai coinvolti dato che il nostro articolo a firma di Renato Cresta di qualche tempo fa aveva suscitato reazioni e commenti da parte di professionisti della montagna che possono essere accomunati a quanto scritto nel suddetto articolo.
Ecco il testo integrale della lettera.

Coloro che credono senza ragione non possono venir convinti con il ragionamento” [J. Randi]  Abbiamo avuto recentemente occasione di leggere su un portale web dedicato alla montagna l’articolo del Sig. Gallo intitolato ‘Bollettino Valanghe: un bel problema!’ e, a favore di una doverosa corretta informazione nei confronti dei numerosi frequentatori della montagna, ci pregiamo esporre alcune considerazioni.
 
Spiace evidenziare che il sig. Gallo dimostri una scarsa conoscenza e comprensione della materia unita ad una superficialità tecnica che non si addice ad un professionista della montagna, a maggior ragione ad un professionista che si considera un comunicatore. In altre occasioni, su altri siti internet, quest’anno anche altri suoi colleghi professionisti della montagna hanno espresso concetti inerenti la sicurezza invernale e nella fattispecie la problematica valanghe in modo superficiale, scorretto e soprattutto senza alcun fondamento tecnico a supporto delle loro personali deduzioni, male interpretando concetti di base che dovrebbero far parte della loro preparazione tecnica e contribuendo ad inculcare negli Utenti dei pericolosi concetti di disinformazione.

Chi si reputa ‘Comunicatore’ deve essere molto preparato sull’argomento che tratta e divulgare in modo chiaro e sintetico pochi ma fondati concetti, deve essere pacato ed oggettivo e consapevole che ha importanti responsabilità: comunicare correttamente nel campo della sicurezza in montagna significa  contribuire a creare e/o approfondire una cultura della prevenzione che, non solo in Italia, purtroppo è ancora lacunosa.

A meno che si voglia cavalcare l’onda della notorietà e delle apparenze, magari in seguito a grossi incidenti che alzano l’attenzione nell’opinione pubblica, ed allora ci tiriamo rispettosamente indietro e non abbocchiamo a provocazioni che sostengono solamente quello stesso gioco, che sono fatte solo per poter poi stendere (volutamente) stizzite repliche con lo scopo di incrementare la succitata ricerca spasmodica della notorietà. Per emergere e per essere veramente apprezzati dalle persone intelligenti ci sono altri modi, anche se oggettivamente più faticosi.

A chi vuole cimentarsi a comunicare seriamente in merito alla prevenzione e sicurezza in montagna, ringraziandolo sin d’ora, nell’allegato stilato a cura dei Previsori AINEVA raccomandiamo alcuni sintetici concetti.

I Previsori Valanghe dell’AINEVA elaborano i loro prodotti:
- a seguito di specifica e seria formazione professionale, costantemente aggiornata;
- confrontandosi regolarmente sulle tecniche e sulle procedure più innovative in Gruppi di Lavoro sia nazionali sia internazionali;
- sulla base di oggettivi dati estrapolati dalle 323 stazioni e campi di Rilevamento tradizionali ma soprattutto dalle 373 Stazioni Nivometeorologiche automatiche sparse in alta quota ed in punti opportuni delle montagne italiane, estrapolati dagli oltre 50 Rilievi Itineranti svolti ogni settimana su percorsi scialpinistici (selezionati tra quasi 200 rilievi itineranti possibili e ritenuti rappresentativi) con rilevamento di parametri importanti e tramite l’utilizzo di tecniche e procedure ormai consolidate a livello internazionale (esecuzione di stratigrafie del manto nevoso, vari test di stabilità ed altre osservazioni) eseguiti dagli stessi tecnici degli Uffici Valanghe, da Guide Alpine opportunamente preparate a seguito di specifiche convenzioni con gli uffici AINEVA , personale SAGF-GdF, personale dei parchi o da collaboratori professionisti esterni. Complessivamente, la rete di rilevamento dati delle regioni e province afferenti ad AINEVA è la più fitta presente sul territorio montuoso italiano e non ha nulla da invidiare alle reti di rilevamento dati di Svizzera, Austria o Francia in quanto a densità dei punti di misura o significatività dei dati acquisiti;
- con l’utilizzo di sempre più approfonditi ed affidabili modelli matematici e sistemi informatici;
-… e, soprattutto, assumendosi le responsabilità penali che le norme prevedono per il personale degli Enti preposti al monitoraggio, previsione e prevenzione dei pericoli naturali.

I comunicatori della sicurezza e della prevenzione in montagna:
- hanno il dovere morale di attenersi a corrette norme deontologiche e comportamentali al fine di divulgare correttamente la materia, proprio per contribuire ad evitare “che i media ed i sapientoni si scatenino”;
- … soprattutto senza provocare più danni di quelli che già la cattiva informazione, nel tempo, ha prodotto e senza dar adito a inutili, sterili e anche pericolose polemiche (anzi… rischiose, parlando di valanghe).

Invitiamo il Sig. Gallo e gli altri suoi colleghi professionisti della montagna che recentemente hanno scritto in modo piuttosto superficiale su questi argomenti a continuare nella importante opera di comunicazione approfondendo sempre di più la reale conoscenza, da tutti i punti di vista, di questi argomenti e garantendogli che i tecnici dell’AINEVA rimangono a loro disposizione, e di tutti coloro che lo desiderano, per qualsiasi  delucidazione inerente la neve e le valanghe.
La montagna ha bisogno di tutti per essere compresa nel modo più giusto possibile, ed in particolare ha bisogno di una comunicazione oggettiva, seria e pacata e non urlata, a favore di tutti i suoi frequentatori.

IN ALLEGATO ALCUNE ULTERIORI PRECISAZIONI:

Il Bollettino Valanghe emesso dagli uffici afferenti ad AINEVA è un bollettino di previsione del “Pericolo” che ha valenza a scala sinottica regionale, e cioè su un ampio territorio. E’ rivolto sia alla Protezione Civile, per la conseguente valutazione locale del Rischio su aree antropizzate e vie di comunicazione, sia ai frequentatori della montagna innevata, per le opportune valutazioni personali relative al Rischio che vogliono correre, in funzione dell’attività che vogliono fare sui percorsi che vogliono seguire.

- Il Pericolo valanghe è una condizione oggettiva, relativa alle situazioni di stabilità del manto, espresso secondo la Scala Europea del Pericolo Valanghe, unificata e adottata da tutti i servizi valanghe europei (EAWS) e del resto del mondo; è descritto in termini di diffusione areale del pericolo (aree di distacco) sul territorio in base al grado di consolidamento del manto nevoso (situazione media rilevata), al numero di siti pericolosi sui pendii ripidi, definiti in base alla localizzazione, esposizione e quota. La variabilità spaziale del manto nevoso è un dato di fatto e sarebbe umanamente impossibile fare valutazioni sito-specifiche per ogni singolo tratto di pendio. … Quando si parla di “pericolo” non c’è di mezzo l’uomo.

- Il Rischio valanghe invece, in particolare per i frequentatori della montagna, è relativo all’esposizione  personale al Pericolo (da cui deriverà il grado di rischio) in relazione delle necessarie conoscenze delle attività che si vogliono svolgere, dei luoghi che si vogliono percorrere e dell’ambiente in cui si svolgono, in questo caso ambiente montano innevato. Lo sci alpinismo non è uno sport a rischio zero, alla stregua di tanti altri sport praticati in outdoor (vd. alpinismo, kayak, immersioni subacquee, paracadutismo, volo a vela, etc.) e presuppone una completa consapevolezza, volontarietà e accettazione nell’esposizione al rischio. La libertà di rischiare deve essere massima ma bisogna anche saper assumere la piena responsabilità delle proprie decisioni possibilmente cercando di migliorare, continuamente, il proprio livello di conoscenze e preparazione sull’argomento.

- Il punto è questo: quanto è approfondita nei frequentatori della montagna, anche e soprattutto professionisti, la conoscenza base dei concetti di evoluzione del manto nevoso, variabilità spaziale della stabilità, tipi di sovraccarico e ancor più quanto sono note le esatte definizioni che sottendono la Scala Europea del Pericolo Valanghe, che i previsori valanghe sono tenuti ad osservare nella definizione del grado di pericolo, che non è solo un colore e un numero, ma è soprattutto una distribuzione di fenomenologia descritta mediante avverbi di possibilità/probabilità, distribuzione, quantità?

- Come tecnici ci impegniamo quotidianamente a spazializzare i dati d’innevamento integrati dai rilievi itineranti settimanali (eseguiti anche da noi stessi) e a trasformarli, dopo attente valutazioni, in un grado di pericolo valanghe rappresentativo di un’area e descritto al meglio delle nostre capacità, testandolo poi personalmente mediante attività scialpinistica. Purtroppo, notiamo con amarezza e delusione che tanto sacrificio e impegno viene vanificato in nome di sterili polemiche, ricche di lacune e sintomatiche di una sempre più superficiale conoscenza, urlate anche e purtroppo da professionisti della montagna.

- Proprio gli specialisti della Montagna non dovrebbero dimostrare così scarsa conoscenza dei principi di nivologia, dei concetti di Pericolo e Rischio e loro differenza, dei concetti base della Scala Europea del Pericolo Valanghe, della valenza e peso dei Bollettini Valanghe regionali. Come tecnici che si avvalgono quotidianamente del validissimo supporto di Guide Alpine che si sono opportunamente preparate, personale SAGF, personale dei parchi, collaboratori professionisti esterni e interni, tutto personale preparato e aggiornato dalla stessa AINEVA, sappiamo anche che gli urlatori da social sono la minoranza e ringraziamo i moltissimi professionisti della montagna, che meno tesi a schiacciare tasti sul PC si impegnano quotidianamente a collaborare con AINEVA per un unico e condiviso fine: la prevenzione fatta di conoscenza, informazione e autocritica.

- Sottolineiamo che saremmo ben contenti di continuare a pubblicare sulla rivista Neve e Valanghe, rivista sì prettamente tecnica, contributi più divulgativi prodotti proprio da chi vive e pratica la montagna, per meglio bilanciare il peso scientifico e soddisfare così non solo gli specialisti ma anche gli amatori del mondo della neve. L’abbiamo sempre fatto, nonostante la scarsità di tali contributi, e saremo sempre disponibili a farlo in futuro.  

Il Responsabile Tecnico di AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe) Dott. Geol. Igor Chiambretti ed i Tecnici dell’AINEVA