Karl Meltzer da record

Lo statunitense ha battuto il record dell’Appalachian Trail

Al terzo tentativo quella che rischiava di trasformarsi in un’ossessione si è trasformata in una grande soddisfazione: Karl Meltzer, l’ultra runner statunitense, ha battuto il record di percorrenza dell’Appalachian Trail, 2.190 miglia tra il Maine e la Georgia, negli Stati Uniti. 

NUMERI ED EMOZIONI - 45 giorni 22 ore 38 minuti il tempo impiegato: partenza alle 5 del mattino del 3 agosto, arrivo in Georgia alle 3.38 di oggi, con una media di 47 miglia al giorno, 3.2 all’ora e… 20 scarpe consumate. 46 giorni consecutivi di corsa, più di quattro milioni di passi. Dislivello? 16 volte l’Everest… Meltzer succede a Scott Jurek (2015) nel libro dei record del sentiero, con un vantaggio di circa 10 ore.     


Meltzer sfida Jurek sugli Appalachi

Lo statunitense sta cercando di battere il record sul famoso sentiero

L’Appalachian Trail è uno degli itinerari a piedi più famosi degli Stati Uniti, 3.500 km sulle dolci montagne della costa est, dalla Georgia al Maine. Un itinerario percorso ogni anno da decine di migliaia di persone e teatro di diversi tentativi di record. Proprio nel luglio 2015 il primato è stato battuto da Scott Jurek, uno dei più famosi ultra-runner degli States, con diverse vittorie alla Wetsren States 100 in carriera. Jurek ha percorso l’itinerario di 2.189 miglia in 46 giorni, 8 ore e 7 minuti, partendo a fine maggio. Ora un altro ultra runner made in Usa potrebbe riscrivere la storia dell’Appalachian Trail. Si tratta di Karl Meltzer, mostro sacro della corsa off road che si trova a poche centinaia di miglia dalla fine. Questo itinerario è una vera ossessione per Meltzer che aveva già tentato di battere il primato nel 2008 (terminandolo) e nel 2014, senza arrivare al termine. Tra i due contendenti c’è stato anche uno scambio di favori, in puro spirito trail, visto che Meltzer aveva fatto fa pacer per Jurek l’anno scorso e Jurek ha ricambiato facendo anche lui da lepre.


Kilian rinuncia al record dell'Everest

Troppa neve e rischio valanghe

«Ciao a tutti! Continuiamo il nostro acclimamtamento. C’è molta neve ma tutto è ok!». Con questo breve messaggio sms Kilian Jornet, dal satellitare, mandato circa una settimana fa, aggiornava il team sulla sua permanenza alla base dell'Everest per tentare la salita e discesa in velocità dal versante nord. Proprio mentre questo articolo veniva pubblicato è arrivato il comunicato ufficiale che annuncia l'abbandono del tentativo. «Le condizioni erano buone nelle prime settimane ma non eravamo sufficientemente acclimatati, ora c'è troppa neve e rischio di valanghe, dobbiamo tornare» ha detto il catalano. Non è un addio ma un arrivedereci. «Certo siamo un po' frustrati e delusi, ma torneremo con molta più esperienza e ci sono delle scelte che non rifaremmo» ha aggiunto Kilian.

NEVE E PAZIENZA - La stagione che Kilian aveva scelto per salire l’Everest, sul versante nord, con l’avvicinamento passando dal monastero di Rongbuk, non è sulla carta la migliore e infatti ha incontrato tanta neve. Però ha incontrato poco affollamento ed è stato uno dei motivi della scelta, anche se l’autunno sembrava essere più favorevole. L’estate è infatti la stagione dei monsoni. Secondo quanto ha potuto constatare desnivel.com dal 2010 non ci sono state scalate dell’Everest in stagioni diverse dalla primavera, anche se prima, negli anni Novanta, in diversi hanno raggiunto il tetto del mondo in autunno. Eberhard Jurgalski su 8000ers.com ha rcensito cinque scalate nella stagione dei monsoni tra il 1977 e il 2002. Diverso il discorso di settembre e proprio le prossime sembravano essere le settimane decisive: sempre secondo desnivel.com le statistiche dicono che 46 persone sono arrivate in vetta all’Everest in questo periodo, la maggior parte tra il 24 e il 30 del mese. Kilian è sempre stato molto realistico sulle sue possibilità di successo: «Dovremo essere molto onesti sui nostri mezzi, pazienti ad aspettare il momento giusto ed essere capaci di prendere la decisione corretta: continuare e rientrare». ha aggiunto il catalano. Con Kilian  Jordi Tosas, Vivian Bruchez e Seb Montaz.

PRECEDENTI - Nel 2003 Fabio Meraldi ha tentato la salita veloce dal versante sud rimanendo due giorni senza cibo e tornando indietro. Nel 2005 è stata la volta di Bruno Brunod, giunto oltre quota 8.000 in 16 ore e rientrato.


Denis Trento in 9h27' su Rochefort e Jorasses

Anello di 21 km con partenza e arrivo al Rifugio Torino

21,2 chilometri x 3.487 m D+, spesso sopra i 4.000 metri e su cresta di difficoltà D. È quello che ha fatto a inizio settembre Denis Trento alle Grandes Jorasses. Un’impresa in stile Kilian o Steck con una filosofia e considerazioni ‘umane’: «Con questa credo che sia proprio ora di cambiare giro, andare più veloce vorrebbe solo dire prendere rischi che non posso accettare» ha scritto sui suoi account social l’atleta del Centro Sportivo Esercito e Guida alpina.

GIRO - L’itinerario seguito da Trento è quello Rifugio Torino - cresta Rochefort, Grandes Jorasses, Boccalatte, Planpincieux e poi ancora su fino al Torino. Tempo totale 9 ore e 27 minuti. I parziali: «1h15 per la Rochefort, 2h40 Canzio, 4h50 Walker, 6h10 Boccalatte, 6h55 Planpincieux e poi ho strisciato fino al Torino (9h27) con un caldo da Marathon des Sables».

PRECEDENTI -
Trento aveva provato un giro simile, con partenza e arrivo a Planpincieux a fine agosto, chiudendo in 11 ore. Ecco le sue considerazioni: «11 ore sono un tempo lunghissimo o cortissimo a seconda di quel che si sta facendo. Esaminando la mia salita, sono convinto che Kilian o Steck possano stare comodamente sotto le 9 ore: durante la giornata con le varie soste ai rifugi sono stato fermo per quasi un'ora. Togliendo qualche kg dallo zaino e dai piedi si può guadagnare qualcosa in salita, molto in discesa e essere più freschi durante tutta la traversata. Fare i due tirelli della Young slegato farebbe guadagnare altri 20 minuti minimo. Lo lasceremo fare a chi di dovere, oppure no?».


Steck,16 ore per Eiger, Monch e Jungfrau

Nuovo record in stile Swiss Machine

Dopo la salita ultra-veloce dell’Innominata, sul Monte Bianco, dopo avere preso parte alla gara di corsa OCC, nell’ambito dell’UTMB, ecco che a qualche giorno di distanza Ueli Steck si regala un’altra impresa: 16 ore da valle a valle per percorrere le creste di Eiger, Mönch e Jungfrau. Tutto nello scorso fine settimana, secondo quanto ha scritto sui suoi account social. Nel 2012 un’impresa simile, ma scendendo in parapendio dalle vette in 15 ore e percorrendo l’itinerario in senso inverso. Dove vuole arrivare Ueli Steck?


Giir di Mont, non la solita skyrace

Su Skialper di agosto-settembre un ampio servizio fotografico

«Ma quest'anno non c'è Kilian Burgada?». Al bar sport della Valsassina, lungo la strada per Premana, mentre mangi brioche e cappuccio le domande sono queste. Non si parla del Pipita o di Icardi. Poi quando arrivi in paese un fiume di auto viene convogliato nel fondovalle, tra le fabbriche di forbici e coltelli, da dove un altro fiume di navette ti porta in paese, nella piazza della chiesa gremita di gente. Il Giir di Mont è questo e solo chi l'ha vissuto sa che cosa vuol dire. Adrenalina a mille, atleti che scalpitano come i cavalli prima del palio, un paese intero che vive un anno per una gara. Alpeggi dove i malgari fanno a turno per offrire ristoro a big e pancia del gruppo e dove il pubblico si assiepa per dare un cinque al beniamino di casa Mattia Gianola o a madame Brizio ma anche all'ultimo concorrente.

IMMAGINI UNICHE - Su Skialper di agosto-settembre vi facciamo rivivere l’atmosfera di questa gara unica con un servizio fotografico di Federico Ravassard. per non perdere neanche una delle tante emozioni vissute lo scorso fine luglio, dalla presentazione in piazza al tifo sugli alpeggi, ma anche in tanti retroscena che permettono l’organizzazione del Giir.

DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di agosto-settembre è disponibile nelle migliori edicole da questa settimana e già scaricabile su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!

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Joe Grant polverizza il record dei 4000 del Colorado

In 31 giorni spostandosi solo in bici e a piedi

Si chiama ‘giro dei 14ers’. Si tratta delle montagne superiori ai 14.000 piedi (per la precisione poco più di 4.200 metri) del Colorado. Che sono ben 57… Negli States va di moda farlo by fai means, vale a dire spostandosi tra uno e l’altro in bici, per centinaia di miglia, e poi salendo e scendendo a piedi. Il record precedente era di 34 giorni e mezzo, realizzato da Justin Simoni due anni fa. Proprio in questi giorni si è saputo che Joe Grant lo ha polverizzato, chiudendo il tour in 31 giorni, 8 ore e 33 minuti. Nel 2007 Chris Davenport aveva sciato tutti i 14.000 piedi del Colorado, in un anno.


Il 2016 dello sci ripido

Su Skialper di agosto-settembre il diario della stagione

Sembrava non arrivare mai. Le immagini dei mesi di novembre, dicembre e gennaio parevano scattate nel deserto di Atacama invece che sulle Alpi. Poi a gennaio, un po’ per volta, le perturbazioni hanno cominciato a fare il loro dovere. Monte Bianco prima e più di tutti. Infine la neve ha iniziato a coprire l'estremo est, quindi le Alpi Occidentali, gli Écrins e le Graie. Il 2016 a prima vista non parrebbe un anno entusiasmante per lo sci ripido. Eppure se vogliamo è stata una stagione fantastica!

ALL’ANTICA - Un'annata vecchia maniera, dove le uscite che contano sono state in primavera, inizio estate. Chi ha saputo attendere è stato premiato con condizioni primaverili a tratti meravigliose. Alla fine la neve è arrivata e, grazie a un mix di fattori, specie a ovest, si è appiccicata per bene su pareti e pendii anche di difficile innevamento. Una stagione che per lo sci di pente raide non ha nulla a che invidiare al mitico 2013. Ecco quindi come consuetudine estiva che su Skialper di agosto-settembre Andrea Bormida ha riassunto quello che è successo sui pendii alpini. Qualcosa sarà sfuggito, come sempre non è una classifica o una vetrina, solo del gran bello skialp, dalla via Major sciatta da Rolli e Civra Dano 37 anni dopo De Benedetti al Linceul sulla nord delle Grandes Jorasses, ripetuto dopo 26 anni.

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Ueli piu' veloce di Kilian?

In un tratto della salita all’Innominata Steck sarebbe andato più forte

Le premesse sono d’obbligo, la salita di Ueli Steck dei giorni scorsi sul Monte Bianco dall’Innominata (leggi qui l’articolo) e quella del settembre 2012 di Kilian non sono perfettamente confrontabili, anche perché Kilian partì da Courmayeur e Steck dalla Val Veny. Però il sito spagnolo Desnivel ha provato a confrontare alcuni parziali. In particolare quello che sembra sovrapponibile, dall’Eccles alla cima, il tratto più tecnico. Secondo quando scritto da Steck sul suo account Facebook il tempo impiegato è stato di 2 ore e 25 minuti, mentre Kilian impiegò 2 ore e 47 minuti. Kilian impiegò 6 ore e 17 minuti da Coumayeur alla vetta e 2 e 19 per scendere a Chamonix, mentre Steck è salito in 5 ore e 30 (dalla Val Veny) e sceso al punto di partenza in 3 ore e 55 minuti. Steck, che ieri ha partecipato alla gara di trail OCC nell'ambito della settimana dell'UTMB, con arrivo a Chamonix, ha ammesso di essere stanco a causa dell'impresa sul Monte Bianco e perché «Non spingi mai così forte come in una gara perché c'è sempre qualcuno dietro o davanti a te».


E se incontrassimo un orso?

Ne parliamo su Skialper di agosto-settembre

Incontrare un orso sul sentiero, magari quando si cammina o si corre nel silenzio? In Italia è un’esperienza remota ma non impossibile. E l’orso che frequenta le Alpi non è certo un Grizzly… Però è sempre meglio conoscere le abitudini chi si potrebbe incontrare nel bosco. Ecco perché su Skialper 107 Ruggero Bontempi ha affrontato l’argomento.

QUASI ESTINTO - Fino al XVII secolo tutte le zone di montagna e di pianura caratterizzate da un’estesa copertura boschiva, nel Nord Italia e su tutto l’arco alpino, ospitavano una consistente popolazione di orsi bruni. L’habitat di questa specie (Ursus arctos) ha subito successivamente tra il XVIII e il XIX secolo una drastica riduzione. Le cause principali vanno ricondotte al disboscamento, finalizzato a ottenere una maggiore estensione delle aree a disposizione per le attività agricole e dei pascoli per il bestiame e alla sempre più diffusa presenza dell’uomo sulle montagne. A partire dalla metà del XIX secolo si è aggiunto un altro fattore decisivo: la persecuzione diretta, così alla fine del XX la specie era quasi scomparsa. Per scongiurare questo evento è stato avviato nel 1996 un ambizioso progetto da parte del Parco Naturale Adamello Brenta e oggi gli esemplari sull’arco alpino vanno da un minimo certo di 48 fino circa a 54.

GRANDE CAMMINATORE - L’animale ha un’indole solitaria: incontrarlo rappresenta un’esperienza statisticamente remota ma possibile anche per i runner. È un grande camminatore e frequenta ambienti forestali diversificati distribuiti tra i 300 e i 1.400 metri di quota, ma può spingersi anche all’interno di aree fortemente caratterizzate dalla presenza dell’uomo.

INCONTRI CON I RUNNER - Nel 2015 in provincia di Trento sono state registrate due aggressioni da parte di orsi a persone che stavano correndo in montagna. Ma l’orso non è pericoloso e basta seguire delle semplicissime regole per ridurre quasi del tutto la possibilità di incontrarlo. Quali regole? Basta comprare Skialper 107 per leggere i consigli degli esperti.

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Scarpa da strada o da trail?

Ne parliamo con Bernard e Martin Dematteis su Skialper di agosto

Sfogliando l’album dei ricordi dello skyrunning non sarà sfuggito agli occhi più attenti che atleti del calibro di Fabio Meraldi e Adriano Greco correvano con scarpe da… strada. Agli albori dell’era verticale era una scelta obbligata perché non esistevano scarpe da skyrunning o trail, ma oggi, come ben sa chi ha sfogliato la nostra Buyer’s Guide Summer, il segmento A5, quello delle scarpe da trail, che comprendono anche skyrunning e vertical, è particolarmente affollato e anche i marchi ‘generalisti’ propongono modelli adatti alla corsa off-road. Per molti, soprattutto chi arriva dalla strada, rimane però il bivio: perché comprare un modello da trail? Servirà veramente? Alzi la mano chi, ai primi approcci con sterrati e prati, non se l’è posta. La questione, dibattuta da anni, è ancora di attualità, a giudicare dai messaggi arrivati in redazione negli ultimi mesi. Per capire pro e contro di una o dell’altra scelta, siamo andati a correre con Martin e Bernard Dematteis, rispettivamente campione europeo e vice-campione di corsa in montagna. La risposta… su Skialper 107 di agosto.

FATTORI - Se sul mercato esistono centinaia di prodotti di svariati marchi un motivo ci sarà… però. Però, esistono delle eccezioni da valutare attentamente che in alcune situazioni potrebbero portare alcuni a preferire una stradista, magari una A2 o A3, non proprio una minimalista destrutturata al massimo. O quantomeno a rendere affrontabili certi terreni e condizioni anche con una stradista. Dipende da… ‘manico’ dell’atleta, terreno, distanza affrontata, protezione. Insomma, se volete saperne di più meglio leggere attentamente Skialper di agosto.

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Ueli Steck in 5 ore e 30 minuti in cima al Bianco

Partendo da Courmayeur sulla via dell’Innominata

Nuova prestazione da record per Ueli Steck: l’alpinista svizzero è salito in vetta al Monte Bianco partendo da Courmayeur in cinque ore e trenta minuti attraverso la via dell’Innominata. Partito dal camping La Sorgente alle 5.03 del 18 agosto è arrivato al rifugio Monzino (dove si è fermato una ventina minuti per colazione e un 'buon caffè'), da lì ci ha impegato un’ora e 45 minuti per arrivare a Pic Eccles e quindi in cima. Poi è sceso al rifugio Torino, per proseguire sino a Courmayeur per un totale di 9 ore e 25 minuti.