Valle dell'Orco Outdoor Destination

su Skialper 113 un ampio reportage sul versante piemontese del G. Paradiso

«Se state cercando una località fighetta dove andare a bere uno spritz a fine giornata, mi spiace, siete finiti sull’articolo sbagliato. Se vi piacciono le falesie plaisir con gradi farlocchi, di nuovo, mi spiace, ma andate da un’altra parte. Se vi piace il trail da passerella, dove si va a correre su sentieri balcone sfoggiando l’ultimo completo di Kilian… inutile dirlo, ma qui contano solo le gambe, quando si tratta di attraversare valloni deserti sul filo dei 3.000 metri. La Valle dell’Orco è
un posto per quelli a cui piace trovare lungo in parete con le gambe che tremano mentre le mani cercano il friend giusto da piazzare; per quelli che agli apericena sul lungolago vestiti da boulderisti preferiscono i rifugi in quota o le piole dove non bisogna temere l’aglio nelle acciughe al verde; per quelli che si scaldano a leggere i libri di storia dell’alpinismo, perché una parte di essa ha trovato su queste pareti il suo palcoscenico; per quelli per cui andare a correre significa
ravanare in una pietraia. Insomma, la Valle dell’Orco chiede ed elargisce sincerità». È racchiusa in questa frase di Federico Ravassard l’essenza di una vacanza nella outdoor destination piemontese che ha in Ceresole Reale il centro nevralgico e della quale parliamo sul numero di agosto-settembre di Skialper.

NUOVO MATTINO E ROYAL ULTRA - Assieme ad altre valli piemontesi quella dell’Orco è stata una dei teatri dove l’alpinismo italiano ha vissuto la rivoluzione del Nuovo Mattino negli anni ’70, l’equivalente piemontese degli arrampicatori hippie che in Yosemite sostenevano l’arrampicata libera, tanto nello stile in parete quanto in quello di vita: scala pulito, non piantare chiodi, non stressarti. Di qui sono passati tutti i grandi. E poi vogliamo dimenticare lo skyrunning? La Royal Ultra Skymarathon (55 km e 4.141 m D+), già gemellata con il Trofeo Kima, è entrata a far parte nel 2017 dell’Olimpo delle corse che contano: insieme alla Tromsø Skyrace, in Norvegia, e alla Glen Coe Skyline, in Scozia, è una delle tre tappe del circuito delle Skyrunner World Series nella categoria extreme, la più tosta. Più di 50 chilometri dal lago di Teleccio a Ceresole, conditi da cinque valichi (di cui due sopra i i 3.000 metri) su un percorso che, a differenza di altre sky, è tutt’altro che forzato, dal momento che si utilizza la rete delle strade reali di caccia dei Savoia. Il nostro Federico ne ha parlato con l’organizzatore Stefano Roletti e con la regina (cinque vittorie), la guardiaparco local Raffaella Miravalle. Oltre a percorrere qualche tratto con un altro local, Andrea Michelotti.

DUE RUOTE - Con Ivan Cesarin, titolare del negozio di sport Grimpeur di Ciriè, invece, Federico è salito in bici al Colle del Nivolet. A detta sua, assieme al Ventoux e all’Iseran, è sul podio delle più belle salite d’Europa. Perché? Non resta che leggere Skialper di luglio-agosto…


Il sogno dei gemelli Dematteis

Il record del Monviso: appuntamento l'8 settembrea

‘Abbiamo un sogno. E vorremmo realizzarlo insieme a tutti voi’: così un post apparso sulla pagina Facebook Gemelli Dematteis, ovvero il profilo ufficiale di Bernard e Martin. Il sogno è la sfida al Re di Pietra, il Monviso. E a un record che dura ormai da quasi 31 anni: quello di ascesa, dalle sorgenti del Po a Pian del Re fino alla vetta, stabilito nel 1986 da Dario Viale e rimasto finora imbattuto. ‘Oggi è venuto il tempo di una nuova sfida. Noi siamo pronti’, scrivono ancora i Gemelli, annunciando ufficialmente la data in cui tenteranno l'impresa: venerdì 8 settembre 2017. ‘Vorremmo che foste in tanti a sostenerci lungo i 1.821 metri di ascesa da Pian del Re fino alla cima del Viso. Vorremmo, quel giorno, fare anche una festa tutti insieme, per celebrare la Montagna e lo Sport, nel rispetto della Natura’, aggiungono.
La volontà, infatti, è di dare vita a un grande evento ai piedi del Viso, permettendo ai tanti appassionati di seguire da vicino e dal vivo le emozioni di Bernard e Martin. Per questo è stato costituito un apposito Comitato denominato "Record Ascesa Monviso" ed è partita una raccolta fondi su internet, appoggiandosi alla celebre piattaforma italiana di crowdfunding Produzioni dal Basso. Cliccando sul link https://www.produzionidalbasso.com/project/record-di-ascesa-al-monviso-dei-gemelli-dematteis/ è infatti possibile, per chiunque, dare il proprio contributo all'organizzazione e alla riuscita dell'appuntamento a Crissolo.
Si va da un supporto simbolico e morale (con 10 euro è infatti possibile ‘adottare’ uno dei 1.821 metri di dislivello che i Gemelli dovranno percorrere in meno di 1h48'54" se vorranno battere il record di Viale) fino a forme di sostegno che prevedono l'omaggio di una t-shirt tecnica Adidas autografata dai due campioni e di un poster celebrativo dell'evento in tiratura limitata.
‘Ci stiamo allenando duramente, in questo periodo, puntando ai Mondiali di fine mese, ma per noi, nati e cresciuti sulle pendici del Re di Pietra, il record di salita sul Monviso ha un richiamo ineguagliabile - commentano Bernard e Martin - Speriamo quindi di poter contare sul sostegno di tutti, in questi due mesi oltre al giorno dell'evento, per poter vivere davvero insieme questo sogno, diventando tutti protagonisti dell'impresa, con un cuore solo’.
 
 
 


Kurz, l'eta' d'oro dello scialpinismo

Su Skialper di giugno-luglio un interessante ritratto di Giorgio Daidola

LA VITA - Marcel Kurz nasce a Neuchâtel nel 1887. È suo padre Louis, insegnante di violino e noto alpinista nonché autore di carte e guide del Monte Bianco, a trasmettere al figlio la passione per la montagna. A undici anni compiono insieme la prima al Grand Darrey (3.515 m). La famiglia Kurz possiede uno chalet a Saleina, campo base ideale per esplorare le Alpi del Vallese. Marcel inizia lì a fare seriamente scialpinismo, nel 1907, effettuando la prima salita invernale con gli sci del Grand Combin, insieme al professor François Frédéric Roget di Ginevra (autore del famoso e raro volume Ski runs in the high Alps del 1913) e alla guida Maurice Crettez. Per la verità gli sci vengono lasciati ai piedi del Col du Meitin (3.426 m). Laureatosi ingegnere topografo, nel 1913 inizia a lavorare per l'Ufficio Federale di Topografia. Nel 1921 partecipa, con la moglie Lilette Morand, a una spedizione al Monte Olimpo in Grecia, dove scala l'inviolato Trono di Zeuss e redige una pregevole monografia e una cartina. Nel 1922 lascia l'impiego sicuro per dedicarsi anima e corpo alla montagna, alla redazione di carte e di guide come libero professionista.

SPEDIZIONI - Una scelta non facile che gli permette però di organizzare spedizioni in Nuova Zelanda con Ned Porter nel 1926/27, con salite al Tasman e al Cook, e in  Himalaya con Günter Dyhrenfurth nel 1930. In questa spedizione, che ha come obiettivo il Kangchenjunga, Kurz realizza la prima carta dettagliata della zona e raggiunge la massima altitudine di quegli anni: la vetta del Jongsong Peak (7.459 m). Gli sci non mancano mai nel suo bagaglio di grandi viaggi. Purtroppo però, a causa di una caduta da cavallo nella fase iniziale della successiva spedizione di Dyhrenfurth, in Karakorum, del 1934, non può dividere con l'amico Piero Ghiglione la vetta del Golden Throne (7.250 m).

DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di giugno-luglio è disponibile nelle migliori edicole e già scaricabile su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!
 
 
 


Come diventare campione del mondo di freeride

Su Skialper di giugno-luglio un ritratto-intervista di Leo Slemett

«Non era tanto alto, era magrolino e sembrava una via di mezzo tra tutte le categorie, non si capiva se fosse un climber o un runner, si percepiva che era uno sciatore più che altro per via delle felpe che indossava. L’unica cosa certa era che doveva ancora mettere su un po’ di massa e di muscoli e anche di ciccia, insomma peso. Aveva delle gambe sottili e lunghe, nodose: lo avevo visto andare in giro con dei bermuda corti e le sue gambette pelose me lo ricordo». Il personaggio in questione, nella prosa di Emilio Previtali, è Leo Slemett, vincitore del Freeride World Tour 2017. Su Skialper di giugno-luglio un simpatico ritratto con intervista.

EXPLOIT - «Da oggi in avanti - continua Emilio Previtali nell’articolo su Skialper - non potrò più neanche chiamare Leo sbarbato. L’altro ieri, a Verbier, ha vinto il Freeride World Tour, è diventato Campione del Mondo di Freeride. Sì esatto, lui, quel ragazzino silenzioso e modesto con le gambe magre e pelose. Quello che parla poco e fa i fatti. Chapeau, bòcia. Il mondo è tuo».

METODO SLEMETT - «Per cominciare ho cercato di capire come funzionava - ha risposto Leo a una domanda di Emilio -, semplicemente seguendo il tour e puntando a essere nei primi dodici della classifica per poter arrivare in finale a Verbier, ci sono riuscito quasi subito. Il freeride è uno sport di stile e di valutazione da parte dei giudici, come la ginnastica, si è trattato all’inizio di capirne la dinamica e il funzionamento e quindi i margini di progressione. In più serve imparare a essere a tuo agio e sicuro in montagna e qui sono stato aiutato e seguito, ho imparato pian piano. Poi mi sono posto l’obiettivo di vincere il circuito del FWT e diventare campione del mondo, anche se ero il più giovane del tour, è quello a cui ho sempre puntato, da subito». He did it…

DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di giugno-luglio è disponibile nelle migliori edicole e già scaricabile su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!


Egloff da record anche sull'Elbrus

4 ore e 20 minuti per la salita e discesa

Dopo l’Aconcagua, ecco un altro record di salita e discesa dell’ecuadoregno Karl Egloff che ieri, nell’ambito della Red Fox Elbrus Sky Marathon, è salito e sceso in 4 ore e 20 minuto, contro le 4 pre e 38 minuti del precedente record di Vitaly Shkel. sulla vetta russa dei Caucaso. La gara in realtà arriva sulla cima, a quota 5.642 metri, ma Egloff si era accordato con l’organizzazione per essere cronometrato anche in discesa, fino a quota 2.450. Egloff, che detiene, oltre a quello sull’Aconcagua, anche il record del Kilimanjaro, è riuscito dove Kilian ha dovuto arrendersi a causa delle condizioni meteo troppo estreme e anche ieri si sono toccati i meno 28 gradi.


Alta quota

Qualche utile indicazione per l'allenamento

Le squadre che sono impegnate nelle classiche di fine stagione sono nella fase finale della preparazione e quindi impegnate nella rifinitura dell'allenamento in vista della competizione. Una delle pratiche più diffuse in questo periodo è quella di andare ‘a fare quota’ sopra i 3000 metri. cercando di pernottare in rifugio passando 2-3 giorni dormendo ed allenandosi in altitudine. Ma siamo sicuri che questa strategia sia effettivamente utile al miglioramento della performance?
Per farlo, ragioniamo su quanto accade al fisico salendo ad altitudini elevate.

OSSIGENO DISPONIBILE - All'aumentare della quota, la pressione di O2 nell'aria cala di circa il 10% ogni 1000 metri, quindi a 3000-3500 metri. si potrà disporre del 25% di ossigeno in meno rispetto a quanto succede tra i 1500 ed i 2000 metri.
Questa differenza costituisce un limite alla prestazione che risulterà pertanto diminuita in termini di velocità ascensionale. Si può quindi ipotizzare che, a parità di tipologia di salita, uno scialpinista che salga a 1200 m/h si ritrovi a salire a circa 900-1000 m/h su percorsi al di sopra dei 3000 metri.
La frequenza cardiaca a parità di velocità sarà maggiore perché il cuore deve far fronte alla scarsità di ossigeno portando ai muscoli una quantità maggiore di sangue. Inoltre, eventuali fasi ad intensità sopra soglia richiederanno un tempo più lungo per essere recuperate. La ventilazione, sia in termini di frequenza che di profondità del respiro, sarà aumentata per fornire  il maggiore apporto possibile di ossigeno ai muscoli. Anche la diuresi sarà maggiore e ciò comporterà una significativa perdita di liquidi che dovrà essere compensata da un'adeguata idratazione con bevande ipotoniche che verranno velocemente assorbite dallo stomaco.

ADATTAMENTO ALLA QUOTA - Numerosi lavori scientifici hanno valutato gli effetti dell'adattamento all'altitudine. Tutti concordano sul fatto che per ottenere delle modificazione ematiche, aumento dei globuli rossi, sia necessario vivere per 2-3 settimane a quote superiori ai 2000 metri. Questo è infatti il lasso di tempo necessario all'organismo a mettere in atto gli adattamenti fisiologici. Detto ciò, è evidente l'inutilità di passare 1-2 notti dormendo in un rifugio al di sopra dei 3000 metri e allenandosi al di sopra di questa quota. Meglio scegliere di riposare più in basso, diciamo a 2000 metri, e di allenarsi fino a 3500 metro, freschi e riposati. Durante queste uscite si prenderà confidenza con le reazioni del fisico alla quota e ci si abituerà ai ritmi da tenere in gara. Inoltre la relativa ipossia stimolerà le cellule muscolari ad utilizzare al meglio l'ossigeno. Sarà importante mantenere il più possibile un ritmo aerobico evitando accuratamente intensità sopra soglia.
Teniamo infine presente che nei giorni seguenti l'allenamento in quota si dovrà scendere sotto i 1000 m. per svolgere sedute di lavoro aerobico di recupero a bassa intensità.
 


DISPONIBILE SU APP SKIALPER 111

Un numero ricco di proposte con gli sci e le scarpe da trail

La primavera è quel tempo sospeso tra i rigori dell’inverno e i primi tepori estivi, tra neve e prati in fiore. E anche il numero 111 di Skialper, di aprile-maggio (6 euro, 160 pagine), disponibile su app per dispositivi iOS e Android e a breve nelle migliori edicole, rimane in bilico tra le proposte con sci e pelli e quelle che strizzano già l’occhio al trail e alla montagna verde. A partire dalla copertina, dedicata ad Anton Krupicka, un personaggio che non passa certo inosservato, e ambientata a Chamonix in piena estate, con il Monte Bianco che si specchia in un lago alpino.

BENVENUTI AL SUD - È la storia portante del numero: 20 pagine dedicate ad Abruzzo e soprattutto Basilicata. Non un semplice reportage turistico ma un vero e proprio racconto on the road, alla (ri)scoperta del sud, della sua ospitalità e di quel senso ancora genuino dello sci di montagna. Emilio Previtali e Federico Ravassard hanno percorso duemila chilometri in van per andare alla scoperta di nevi e genti del Meridione, da Ovindoli e dalla Majella, fino al Pollino e al Sirino. Stefania, Angelo, Vito, Pasquale, Fabio, Fabrizio sono solo alcuni dei nomi delle persone incontrate. Un viaggio nato da un post sui nostri social media che ha prodotto centinaia di risposte e inviti e, paradossalmente, un viaggio reale e poco ’social’ perché spesso nei luoghi del reportage non c’era campo. Venti pagine di racconto con la prosa inconfondibile di Emilio Previtali e le meravigliose fotografie di Federico Ravassard. Da leggere, rileggere e conservare.

ANTON KRUPICKA  2.0 -
L’immagine è inconfondibile: runner statunitense con la folta chioma e a torso nudo. E anche per questo Anton Krupicka ha attirato l’attenzione ben oltre il mondo del trail running e ogni sua trasferta europea è ricca di selfie e fan. Ma chi è veramente Anton Krupicka? Damiano Levati, noto fotografo, film maker e story teller, ha passato diverse giornate con il runner americano in Colorado, a Chamonix e sulle Dolomiti e, oltre a deliziose fotografie, è riuscito a tracciare un ritratto ben oltre l’apparenza di un personaggio mai banale.

SKIER’S HAUTE ROUTE - Da Andermatt a Engelberg: la Urner Traverse è meno conosciuta di altre haute route svizzere ma è anche quella più interessante dal punto di vista sciistico. Dalla penna di Anthony Bonello, che ha realizzato anche un bel film sull’argomento per Salomon Freeski Tv, e dall’obiettivo di Mattias Fredriksson, un reportage da leggere per programmare un viaggio nel cantone di Uri.

BERNER OBERLAND RIPIDO - Sud ed est del Mönch, ovest del Gross Fiescherhorn. Tutte discese di ripido nel santuario d’alta quota della Jungfrau, tutte vicine, realizzabili in tre giorni. Una proposta di fine stagione con i fiocchi, con i consigli della Guida alpina Mauro Soregaroli e le foto del globetrotter tedesco Christian Penning.

XANAX - Tranquilli… non è il noto medicinale, ma un gruppo di simpatici personaggi che praticano diversi sport, tra i quali anche lo skialp. Non stiamo parlando di una società sportiva, ma di un manipolo di persone con finalità goliardiche. Con loro siamo stati a pellare e ne è uscito un reportage molto simpatico. C’è anche la foto della loro sede… che è molto particolare.

ROTTA PER CASA DI ZEUS - Chi l’avrebbe detto che a Creta si scia e anche bene? D’altra parte sulle montagne dell’isola greca è nato anche Zeus. Cinque donne, cinque collaboratrici di Dynafit, si sono impegnate in una traversata delle due principali catene dell’isola, su neve che sembra zucchero, con cime tondeggianti circondate da mare e nuvole. Le foto di Dan Patitucci mettono proprio voglia di andarci sull’isola di Zeus e il racconto di Emy Leitner, tra rifugi deserti, locande freddine, lauti pasti e personaggi local molto interessanti fa il resto.

UNA LETTURA DIVERSA DEI MONDIALI - Una manifestazione sportiva per unire le valli, non con le seggiovie ma con la volontà degli uomini. Abbiamo voluto affrontare così, oltre la cronaca, i Mondiali di scialpinismo di Alpago-Piancavallo, un successo organizzativo e di spettatori. Lo abbiamo fatto con una riflessione sui luoghi e sullo skialp agonistico di Simone Favero e con le splendide foto di Stefano Jeantet.

RITMO VELENOSO - Molti conosceranno la gara, La Velenosa, 14 chilometri e mille metri positivi a Bolzano Bellunese. Il percorso nervoso, perfetto da affrontare in primavera, tra tronchi trasformati in sculture, canyon ricoperti di muschio e bei boschi, è anche un itinerario sempre tracciato. E noi siamo andati a scoprirlo con le belle foto di Roberto De Pellegrin.

LA FABBRICA DEL LAVORO -
Tre milioni d’investimento, 22 tecnici specializzati che hanno ritrovato il gusto di fare - bene - quello che hanno sempre amato fare. È questa la bella favola di Montura Footwear, che dalla scorsa stagione produce e commercializza le scarpe del noto marchio di abbigliamento.

PREVIEW - Ad Andorra abbiamo provato in anteprima i nuovi scarponi Raceborg, Sytron e Synchro di La Sportiva, inoltre presentiamo tutte le novità firmate Movement, compreso lo scarpone Alp Tracks.

OUTDOOR RUNNING -
Per una volta la sezione Up & Down, dedicata al mondo delle gare, diventa un annuario del vecchio Outdoor Running con un calendario completo di tutte le manifestazioni di trail, skyrunning e corsa in montagna e oltre 30 gare presentate e approfondite.

DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di aprile-maggio sarà disponibile nelle migliori edicole nei prossimi giorni ed è già sull’apposita app per dispositivi mobili. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!


TransRosa Speed Tour, non solo ski-alp

Sul tracciato Champoluc-Gressoney-Alagna

TransRosa Speed Tour è il nome di un’iniziativa che vedrà tre scialpinisti (Riccardo Barlaam, Flavio Saltarelli e Stefano Forcella) affrontare nei prossimi giorni, senza l’uso di impianti, la traversata andata e ritorno Champoluc-Gressoney-Alagna utilizzando le piste da sci ed i percorsi permanenti da skialp che l’illuminato comprensorio Monterosa-Ski ha ideato.
Oltre diecimila metri di dislivello tra positivo e negativo per richiamare l’attenzione del settore sulla problematica della realizzazione di tracciati permanenti per lo scialpinismo all’interno delle aree sciabili; percorsi che si auspica in un prossimo futuro possano non solo consentire l’allenamento degli agonisti, ma anche il compimento di vere e proprie traversate, dando impulso ad una nuova forma di scialpinismo che sembra molto apprezzata da tanti appassionati che si avvicinano alle pelli di foca con finalità meno alpinistiche ma più connesse al fitness o al touring.
L’iniziativa - che vede come media partner Sole 24 Ore nonché la nostra rivista - ha come protagonisti il giornalista Riccardo Baarlam del quotidiano economico milanese, il 'nostro' Flavio Saltarelli (che nella veste di avvocato, ha fattivamente collaborato ad un’iniziativa di legge volta a modificare l’attuale normativa in materia di aree sciabili in favore della pratica scialpinistica) e lo scialpinista bergamasco Stefano Forcella.
I tre, partiranno da Champoluc, in Val d’Ayas, per salire al Colle del Bettaforca, da cui caleranno a Gressoney La Trinité, nella Valle del Lys, per affrontare poi la seconda salita al Passo dei Salati, ove si getteranno nell’ultima discesa fino ad Alagna. Il giorno dopo effettueranno a ritroso il medesimo percorso.
L’iniziativa ha il patrocinio della società Monterosa-Ski, la quale ha autorizzato espressamente la traversata. 


Da Bormio a Livigno con gli sci

Una edizione zero che potrebbe diventare anche una gara in futuro

Domenica la comunità scialpinistica dell'Alta Valtellina si è attivata facendo il primo passo verso la realizzazione di un progetto ambizioso come la traversata Bormio-Livigno in modalità skialp. Un evento voluto dall'azienda di Bormio Ski Trab, in collaborazione con il coach della Nazionale Italiana di skialp Davide Canclini e supportata dal Cai dell'Alta Valle.
Tre gruppi si sono ritrovati all'alba di domenica per seguire tre percorsi differenti: il percorso più lungo, con uno sviluppo di circa 35km e oltre 3.500 metri di dislivello si è snodato inizialmente lungo le piste di Oga fino alla Chiesetta del San Colombano, in discesa fino all'Alpe Boron, il Passo delle Pecore, Arnoga, il Passo della Vallaccia con discesa su Trepalle, un'ultima ripellata fino al Monte delle Antenne ed arrivo su Livigno dopo circa 9 ore di cavalcata.
L'ambizione è quella di organizzare un evento di portata internazionale​ coinvolgendo appassionati, guide alpine, rifugisti e atleti​ (​non solo una​ gara ma anche un percorso tracciato da poter percorrere in due ​o più ​giorni per i più umani con ​pernottamento in uno dei tanti rifugi​ collegati alla traccia​), come spiegato da​ Adriano Trabucchi​​: «L’Alta Valtellina è una terra ricca di valori dal punto di vista sportivo ed ambientale, basti pensare che a pochi minuti di auto da Bormio sono stati tracciati oltre 250 itinerari con le pelli e gran parte dei campioni dello scialpinismo, sia tra i pionieri che hanno vinto tutto quello che si poteva vincere - come Fabio Meraldi - che tra i nazionali in gara in questo periodo per la coppa del Mondo (Robert Antonioli, Michele Boscacci, Giulia Compagnoni, Andrea Prandi per citarne alcuni) sono valtellinesi doc. ​Le nostre montagne raggiungono altezze importanti e grazie anche all'apertura del Passo dello Stelvio in Alta Valtellina si può sciare per 9 mesi all'anno. â€‹È importante dare valore al nostro territorio e l'impegno che vogliamo prendere è quello di offrire un evento che possa portare pubblico, atleti, calore e passione verso uno sport e un territorio meraviglioso».
Dopo l’edizione zero del weekend scorso c'è da aspettarsi grandi sorprese per un prossimo futuro. Foto e le tracce GPS della traversata le potete trovare sulla pagina Facebook di Ski Trab.


Dal 17 al 19 marzo a Livigno il Soul 7 Day

Un vero e proprio raduno del famoso sci Rossignol, ci sara' anche Rancho

La ricetta del successo dei prodotti che diventano ‘must have’ sta anche nel senso di appartenenza che conferiscono ai loro possessori. Un senso che trova appagamento negli eventi che radunano la loro tribù. E ora anche Soul 7, il fortunato sci da freeride Rossignol, ha il suo raduno… il Soul 7 Day, una giornata che verrà celebrata in Italia, Germania, Francia e Austria e sarà un vero e proprio happening per chi già possiede un Soul 7 e magari vuole provare il nuovo modello 2017/2018 e un momento di divertimento per chi ancora non lo conosce e vuole vivere l’emozione di ‘cavalcarlo’. Un appuntamento liberamente ispirato ai raduni per bikers, con test di tutta la Serie 7 2017/2018 di Rossignol (che comprende anche i modelli Sky 7 HD, Super 7 HD e Seek 7 da skialp) musica live, panino e birra offerti a chi testerà i prodotti, avvicinamento al freeride con le Guide alpine di Livigno e tanto altro. Le date da segnare in agenda sono dal 17 al 19 marzo, dalle 9.30 alle 15.30, alla Ski Area Carosello 3000 di Livigno, presso la stazione a monte della cabinovia.

RANCHO - Special guest dell’evento uno dei massimi ‘sacerdoti’ di questo mondo, Rancho, alias Enak Gavaggio, protagonista di un fortunatissimo web show sulla neve. L’ex campione di ski cross francese, con i suoi inconfondibili baffi, sarà a Livigno venerdì 17 e sarà possibile sciare con lui. Anche le uscite di avvicinamento al freeride con le Guide alpine, sugli appositi percorsi creati dalla stazione valtellinese per un approccio sicuro e innovativo al fuoripista, sono riservate a chi prenoterà la propria esperienza.

Info: https://www.facebook.com/events/643692882498596/
 


Kilian 10 anni dopo

Su Skialper di febbraio-marzo un'ampia intervista a Jornet

Una cosa è certa, Kilian non dice mai cose banali. Dopo le polemiche nella tappa pirenaica della Coppa del Mondo, alcune risposte della nostra intervista, pubblicata su Skialper di febbraio-marzo, vanno rilette con ancora maggiore attenzione. A dieci anni (e centinaia di vittorie) di distanza dal suo esordio sulla grande scena dello skialp agonistico e del trail, l’atleta catalano non si è negato neppure alla domanda più scomoda che gli ha posto il nostro Fabio Meraldi. Tecnica, materiali, Olimpiadi, doping, atleti top, federazioni, un’intervista a 360 gradi assolutamente da non perdere. Ecco una piccola anteprima.

EVOLUZIONE SKIALP - «Penso che la più grande differenza sia il numero di iscritti alle gare. Prima il gap tra il primo e il decimo poteva essere di sei o sette minuti, oggi magari solo uno o due minuti. Non penso veramente che i tempi siano minori, ma ci sono più sciatori di buon livello».

COPPA DEL MONDO - «La Coppa del mondo è rimasta una nicchia. Se consideriamo le ultime quattro edizioni, tutte le prove sono state in sole quattro nazioni: Francia, Italia, Svizzera e Andorra, mentre prima il circuito aveva solo tre o quattro gare e siamo stati in Repubblica Ceca, Stati Uniti, Norvegia, Grecia… Non credo che ci sia stata una grande crescita. È importante andare in Turchia ma non capisco come possiamo continuare a non gareggiare in altri Paesi come gli Stati Uniti, la Scandinavia, la Germania, i mercati in crescita e che mandano atleti a tutte le gare. Penso che ci sia un grande potere di alcune federazioni che ‘mandano’ molti atleti alle gare e non vogliono spendere soldi nelle trasferte, ma quello che succederà è che le altre nazioni non avranno più atleti in Coppa del mondo e rimarrà un circuito dell’Europa sud-occidentale».

CAOS TRAIL - «Il problema è che la torta cresce e ognuno vuole la sua fetta, ma lo sport si divide in diversi circuiti, così le gare con tutti i più forti sono poche, a differenza dello scialpinismo. Ci sono tanti atleti di livello, ma poche opportunità di confrontarsi. Sarebbe utile che tutti si sedessero attorno a un tavolo a discutere per trovare un posto per ognuno. Gare piatte o con dislivello, lunghe o sorte, con quale livello di assistenza? Non si tratta di farsi la guerra sullo stesso tipo di competizione, ma di trovare il modo perché ognuno lavori sul suo campo, collaborando con gli altri. Oggi succede che è più importante vincere a Zegama, alla Sierre Zinal, alla Western o all’UTMB che diventare campione del mondo, perché sei sicuro che in queste gare c’è il livello top».

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QUI LA PRESENTAZIONE COMPLETA DI SKIALPER 110


Cha faccia hanno gli allenatori di skialp?

Su Skialper di febbraio-marzo 63 ritratti

Sessantatre. Sessantatre volti, per dare una faccia agli allenatori di scialpinismo che hanno partecipato all’ultimo corso organizzato dalla FISI, a fine novembre in Val Venosta. Quando in redazione ci è venuta l’idea di mandare il bravo fotografo Ralf Brunel e Luca Giaccone a fotografare gli allenatori dello skialp riuniti in Alto Adige… è stata una di quelle idee malsane che poi, ripensandoci, ti dici: ma siamo pazzi? Sì, perché non è uno scherzo fotografare 63 volti (per fortuna che qualcuno ha marcato visita…) e lo è ancor meno farceli stare in un numero ‘umano’ di pagine della rivista. Il risultato? Ai lettori la sentenza, l’articolo è sul numero in edicola di Skialper, il 110, a pagina 82.

ISTRUZIONI PER L’USO - Nel 2016 sono arrivate importanti novità dalla Scuola Tecnici Federali (STF) con un nuovo regolamento varato a settembre: un cambiamento con l’obiettivo di allargare ancora di più la base del movimento. Così accanto all’allenatore (che deve essere Maestro di sci o Guida alpina, o entrambi) ci sono i preparatori, che possono lavorare nello ski-alp pur senza avere una qualifica precedente. A Malles, il 19 e 20 novembre, si sono svolte le selezioni per partecipare ai corsi di primo e secondo livello e a seguire i corsi stessi, dal 21 al 28 novembre. Le selezioni prevedevano una prova su percorso di gara, di discesa in pista e fuoripista e di ricerca con artva, oltre a un questionario e un colloquio. Il corso allenatori e preparatori di scialpinismo prevedeva parti teoriche e pratiche. Sui banchi si è studiato il quadro normativo della montagna e degli sport invernali, i regolamenti federali, la tutela legale, la topografia di montagna, la meteorologia e la nivologia, la preparazione dei materiali, fisiologia, test di laboratorio, programmi di allenamento, biomeccanica, metodoglogia dell’allenamento, primo soccorso, alimentazione e integrazione, pedagogia e psicologia dello sport, preparazione atletica. Sulla neve (ma anche in aula): progressione scialpinismo classica e agonistica con tecnica di salita, discesa e cambi d’assetto, autosoccorso in valanga e tecnica di ricerca, tracciatura di un percorso di gara. Nel mezzo del corso di Malles, anche una giornata di aggiornamento rivolta a chi nell’albo c’era già. 

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