Tempo di presentazione per Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail

Tempo di presentazione per la seconda edizione della Monterosa EST Himalayan Trail, griffata Hoka One One. Al megastore Sportway di Gravellona Toce erano presenti i vincitori della passata edizione, Giulio Ornati e Giulia Saggin, oltre a Scilla Tonetti pronta a dare battaglia (sportiva) a Macugnaga. La manifestazione organizzata sa Sport Pro-Motion si correrà infatti in Valle Anzasca sui sentieri sotto la parete più alta d’Europa con ben tre distanze (60K, 38K, 23K) oltre alla prova a staffetta (38K+22K). Appuntamento allora sabato 27 luglio: le iscrizioni su meht.it, gli aggiornamenti sui canali social Instagram e Facebook.

 

 


Latemar Mountain Race pronta al debutto

Si chiama Latemar Mountain Race la nuova competizione fiemmese che va a sostituire, dopo tredici fortunate edizioni, la Stava Mountain Race. In cabina di regia c'è sempre l’Unione Sportiva Cornacci di Tesero, ma la proposta agonistica è stata radicalmente rinnovata, come hanno spiegato nella serata di presentazione presso la Sala Bavarese di Tesero, il presidente del sodalizio Alan Barbolini assieme al suo staff e a Giulia Delladio, responsabile marketing de La Sportiva.
A dare lustro all’incontro ci hanno pensato gli atleti di punta del Team La Sportiva, presenti in Val di Fiemme per il meeting di inizio stagione. A partire da Johnathan Wyatt, Nadir Maguet, Miguel Caballero Ortega, Cristian Modena, Daniele Rota, Paola Gelpi, quindi i campioni fiemmesi Paolo Larger (vincitore di due edizioni della Stava Mountain Race) e l’azzurro del fondo Stefano Gardener.
Anzitutto nuova è la data, non più posizionata a fine giugno, ma domenica 8 settembre. La gara sarà ancora valida come prova finale de La Sportiva Mountain Running Cup, il circuito che esordirà il 9 giugno con la Ledro Skyrace, per proseguire il 23 giugno con la Skylakes, il 14 luglio con la Pizzostella Skymarathon e il 28 luglio con il Giir di Mont, chiudendosi con la gara fiemmese.
La chicca è però rappresentata dal tracciato, che è stato completamente modificato, con uno sviluppo in quota immerso nei paesaggi dolomitici. «Abbiamo deciso di voltare pagina – ha esordito il presidente della Cornacci Alain Barbolini – cercando di rendere il percorso più attraente e panoramico per la massa di appassionati di corsa in montagna. La Latemar Mountain Race avrà una lunghezza di 25 km e un dislivello di 1.500 metri, dati simili alla prima versione della gara fiemmese».
Nuovi anche il luogo di partenza e di arrivo: non più Tesero, ma Pampeago, mentre rimane il passaggio sul Monte Cornon e sul Monte Agnello nella parte inziale, come ha spiegato Sergio Zeni (responsabile della sezione atletica dell’Us Cornacci): «Abbiamo cercato di ricavare un percorso godibile, che consenta di rilanciare la nostra competizione, con uno sconfinamento nella zona di Obereggen grazie alla preziosa collaborazione dei cugini altoatesini. Non mancherà il transito sulla montagna di casa, il Monte Cornon, dal quale prende nome proprio la storica società organizzatrice di Tesero e sul Monte Agnello, aggiungendo però il contesto dolomitico, andando ad esplorare la catena del Latemar. Una doppia occasione per vivere contesti paesaggistici stupendi».
Partenza dunque a 2.000 metri nei pressi dell’arrivo della seggiovia Latemar di Pampeago, quindi prima parte in leggera discesa per salire poi fino ai 2.250 metri del Doss dei Branchi, a seguire il transito sotto la croce del Monte Cornon (2.180 metri), Monte Agnello (2.350 metri), per scendere al rifugio Passo Feudo, porta d’ingresso al gruppo dolomitico del Latemar. Una seconda parte immersa fra le rocce, che porterà al punto più alto, il rifugio Torre di Pisa a 2.672 metri, quindi alla forcella dei Camosci (2.560 metri). Da lì inizia la tecnica discesa che porta verso la stazione di arrivo della seggiovia Oberholz di Obereggen, da dove parte il famoso sentiero 22, parte del percorso tematico Latemarium. In chiusura il tratto con un dislivello dolce verso il rifugio Mayrl e all’arrivo di Pampeago a quota 1.750 metri.
Per finire, ci sono già le prime conferme di partecipazione, quelle di Nadir Maguet e Paola Gelpi, i quali a fine serata hanno espresso la volontà di essere al via domenica 8 settembre.


L’Atletica Valli Bergamasche detta legge sui sentieri di casa

Niente da fare, in casa non li batti: gli Orange di Privato Pezzoli la spuntano anche quest'anno portandosi a casa per il nono anno consecutivo il Trofeo Valli Bergamasche. Secondo piazzamento per una Atletica Valle Bremabana che tenta di far saltare il banco, ma gli manca davvero poco. Completa il podio la sorpresa di giornata del Team Tornado. Nella gara femminile assolo di Elisa Sortini davanti a Colli e Belotti.
Scaldati i motori e lucidate le scarpette è definitivamente iniziata la stagione 2019 della Corsa in Montagna italiana e come da tradizione è il Monte Beio della storica Leffe, luogo di nascita della nazionale italiana ad ospitare il primo atto di quella che sarà una lunghissima ed avvincente stagione.
Fin dalle prime battute di gara è duello tra gli ‘orange’ di Luca Cagnati e l’Atletica Valle Brembana con Nadir Cavagna. Tutto segue il copione: Cavagna consegna le sorti della gara al compagno Matteo Bonzi chiudendo in 32’42” (miglior crono di giornata) con 30” di vantaggio su Cagnati (33’12”) che passa il testimone ad Alessandro Rambaldini. Molto bene fin dall’inizio anche il Team Tornado: Gabriele Bacchion chiude la sua frazione in 33’22”, terzo davanti a Bernard Dematteis (Corrintime).
La sfida continua con il sorpasso di Rambaldini che chiude la seconda frazione in 33’53” davanti al coraggioso Bonzi (34’56”) che cerca di ridurre al minimo il distacco dalle Valli sperando nella terza frazione del compagno Francesco Puppi.
Rientro fortunato e premiato quello del valdostano Xavier Chevrier che dopo un lungo periodo di infortunio si ripresenta a Leffe per aiutare la sua squadra a confermarsi ancora una volta sul più alto gradino del podio. E si conclude così la sfida del XVI Trofeo Valli Bergamasche, Chevrier (33’32”) porta gli orange alla nona vittoria consecutiva. Tempo complessivo dei 3 giri da poco più di 8km: 1h40’38”. Secondo posto per l’Atletica Valle Brembana in 1h41’14” e terzo grazie alle frazioni dei fratelli Italo e Roberto Cassol il Team Tornado con il crono di 1h43’25”.
Quarti classificati i nero-verdi della Recastello Radici Group (Piana-Ruga-Della Torre) che si aggiudicano anche la classifica per società, quinta la bresciana Corrintime (Bernard Dematteis-Cristini-Martin Dematteis). Ultima frazione velocissima per Martin Dematteis che chiude in 33’12” terzo miglior tempo di giornata tra tutte le frazioni.
Al femminile è vittoria di Elisa Sortini (Atletica Alta Valtellina) che distacca la sfidante Gaia Colli, che aveva provato nelle prime battute di gara a stare con la vincitrice che però ha la meglio e conclude la gara in 38’05”. Secondo posto quindi per Colli (39’59”) seguita da Valentina Belotti (40’34”) e vicinissima al podio Elisa Compagnoni (40’54”) che precede Galassi e Gelmi.


Clare Gallagher, dal corallo alla CCC

Se sei sulla strada giusta, le porte si aprono; se sei su quella sbagliata, puoi aspettare, ma non si apriranno. Parola di Clare Gallagher, Boulder, Colorado. Probabilmente non erano tutte sbagliate le strade che ha percorso per buona parte dei primi 26 anni della sua vita. E sono tante. A 18 anni si è trasferita a Est, all’università di Princeton, dove ha iniziato a occuparsi di difesa dei coralli e ha seguito un corso di etica ambientale con Peter Singer, australiano, uno dei filosofi più influenti del mondo. Poi ha vissuto un paio di anni in Thailandia, prima insegnando l’inglese nei villaggi più poveri, poi impiegata in un programma di sensibilizzazione sulla difesa della vita marina. Ed ecco la prima strada sbarrata: le mancano gli amici, il Colorado, le montagne. Non è necessario essere una martire ai tropici per fare qualcosa per l’ambiente. Le porte si chiudono, mentre si aprono quelle della corsa.

«Ho sempre corso a scuola, ma facevo atletica o strada e, mentre alla high school ero bravina, all’università non andavo» dice Clare. Poi corre per caso un trail di 50 chilometri nel nord della Thailandia ed è subito amore. «Eravamo nella foresta e c’erano serpenti ovunque, era così selvaggio, mi è piaciuto subito». Torna a casa, nel 2015 fa un paio di gare e l’anno dopo vince subito la Leadville Trail 100 Mile, da quasi sconosciuta. Roba che ci sono atlete che ci tentano una vita senza successo. Le porte si aprono. La ragazza corre, forte. Però vuole provare a fare il medico e continua gli studi. Bastano poche settimane per capire che non è la sua strada. Le porte si richiudono. Lascia tutto per vivere di corsa. I risultati non mancano, la CCC del 2017 vinta con il record della gara dice qualcosa? E la Endurance Challenge - California Trail 50 Miles al secondo posto nel 2017? Le porte si riaprono, compresequelle del team La Sportiva, dove Clare è arrivata proprio quest’anno. «Avevo già usato le Helios, erano le mieLaSpo preferite, valide anche per correre su terreni duri, poi quest’anno ho provato di tutto, soprattutto le Mutant e ora ho trovato le mie nuove LaSpo preferite, le Bushido II, simili alle uno, protettive, ma morbide». Le porte del professionismo si aprono. «Sì, vivo della corsa, più o meno, diciamo che la mia unica preoccupazione è mangiare» scherza.

C’è una cosa che accomuna Clare e La Sportiva, entrambe hanno costruito i loro successi a partire dagli insuccessi. La casa di Ziano di Fiemmesu questa dinamica ha impostato la sua festa per i 90anni. Una scelta coraggiosa, come quella di Clare di abbandonare gli studi: «Quel fallimento mi ha dato tanta benzina per correre forte.» Corre forte, eppure Clairenon si definisce proprio una runner, piuttosto un’attivistaambientale e una runner. «Metto davanti la parola attivista, penso che viviamo sulla terra e dobbiamo fare di tutto per lasciarla migliore di come l’abbiamo trovata, dobbiamo restituire quello che ci ha dato e ancora di più come americani». Basta seguire i suoi accountsocial per capire che Clare ha fatto delle scelte radicalie la difesa dell’ambiente è al primo posto nella sua vita. Non mangia carne «perché è la prima e più facile sceltase sei ambientalista convinta e vuoi minimizzare la tua impronta ambientale, però poi mi sono accorta chesto anche meglio e corro più veloce». A proposito d’impronta, Clare compensa anche le emissioni prodotte dai suoi spostamenti in aereo. È stata anche a San Francisco dove con POW (Protect our Winters, un’associazioneche cerca di sensibilizzare sul climate change e gli effetti sull’inverno e la neve) ha partecipato a una grande marcia per invitare gli americani a votare per candidati che s’impegnano a difendere l’ambiente alle elezioni del mid term. «Il principale problema delle nostre società è proprio questo, che la gente non vota più perché pensa che sia inutile, invece bisogna votare per le persone giuste». Votare per le persone giuste e parlare con chi ci sta vicino, sensibilizzarlo dopo avere spiegato i problemi.

Il sogno però è riuscire a creare un movimento ambientalista anche tra i runner. «Io, Luke top, top3Nelson, Anton Krupicka, Joe Grant, Stephanie Violett, Dakota Jones siamo tra i più attivi e stiamo cercando di avvicinare quanti più runner a POW, vediamo cosa succederà nei prossimi anni, se funzionerà, per ora non ha senso creare un’altra associazione e disperdere gli sforzi». Protect our winters… dunque in inverno scii? «È il primo sport che ho praticato, poi tre anni fa ho iniziato a fare gare di scialpinismo, giusto per allenarmi, ho partecipato anche alla Grand Traverse, ma fa freddo, molto freddo e io sono freddolosa, anche quando corro». Però è meglio proteggere i nostri inverni, vero Clare?

Questo articolo è uscito sul numero 120 di Skialper, se vuoi acquistarlo vai qui 

©Alice Russolo

Sarà ancora Limone a ospitare la finale delle Migu Run Skyrunner World Series

Per la settima volta consecutiva sarà Limone sul Garda ad ospitare la finale delle Migu Run Skyrunner World Series. Mancava un tassello nel calendario ISF, definito in queste settimane. Per la stagione che sta per cominciare il nuovo format di coppa prevede che la tappa conclusiva, quella chiamata a decretare re e regina dell’estate, debba andare in scena su un percorso inedito riservato all’élite mondiale; al via saranno quindi ammessi solo gli atleti che nel corso della estate avranno guadagnato sul campo il pass per la prova definita Skymaster. Questa sfida andrà in scena sul percorso classico della Limone Extreme con l’aggiunta di una parte altamente spettacolare proprio sotto la cima del Monte Carone. La prova Skymaster partirà alle ore 13.30 di sabato 19 ottobre, avrà uno sviluppo di 27km e un dislivello positivo di 2600 metri. Ma il gran gala dello skyrunning continuerà a essere un evento per tutti, una gran festa di fine stagione. Infatti, resta confermata, confermatissima la Limone Skyrunning Extreme. Anche qui, alcune sostanziali novità. Innanzitutto l’orario di partenza, anticipato alle ore 9 per dare la possibilità a ogni singolo atleta di godersi le fasi conclusive della sfida mondiale. L’altra modifica riguarda il tracciato che eviterà ai concorrenti la durissima risalita sul Vertical della Mughéra rendendo la gara sostanzialmente meno dura, ma sempre altamente spettacolare con i suoi 21km di sviluppo 2000 m di salita e la medesima ultima funambolica discesa che ha contribuito a creare il mito della Limone Extreme. Ci sarà anche il vertical del venerdì che andrà in scena nel tardo pomeriggio di venerdì così da regalare ai concorrenti una salita e un arrivo in cima vista lago, impreziosito dalle luci del tramonto. Confermatissima anche la partnership con Dynafit; promosso sul campo e riproposto anche quest’anno il progetto #donna4skyrace sulla 10k non agonistica. Il 31 maggio aprono le iscrizioni.


Si aprono le iscrizioni al Mozzafiato Trail

Si apriranno il 4 maggio le iscrizioni a Mozzafiato Trail, in programma a Cannobio, sul Lago Maggiore, il prossimo 4 agosto. Dopo la rivoluzione dello scorso anno, e forti dell’apprezzamento dei partecipanti all’edizione 2018, sono stati confermati i tre percorsi proposti, che permettono un magico tour all’interno della Valle Cannobina, un viaggio nello spazio e nel tempo, che toccherà borghi in cui la vita scorre seguendo ritmi antichi.La gara più lunga sarà quindi la 37 km con 2.175 m D+, che toccherà Traffiume Cavaglio, Gurrone, Spoccia, Orasso, Cursolo, Airetta, Gurro, Falmenta, Crealla, Ponte Falmenta, Lunecco, Cavaglio, Traffiume, per poi tornare a Cannobio.
Più corta, ma non per questo meno spettacolare, la 26 km (1.365 m D +) toccherà Traffiume, Cavaglio, Gurrone, Lunecco, Ponte Falmenta, Falmenta, Crealla, Ponte Falmenta, Lunecco, Cavaglio, Traffiume per tornare a Cannobio
Sarà possibile poi correre la 26 km anche in staffetta: la prima frazione sul percorso Cannobio–Falmenta (12, 350 km per 845 m D+), la seconda da Falmenta a Cannobio per 13,650 km e 520 m D+). Inoltre ci sarà anche un percorso in Nordic Wallking. Partenza e arrivo di tutti i percorsi sarà il Borgo Antico di Cannobio. Le quote di iscrizione iniziali saranno di € 25,00 per la 36 km, di € 20,00 per la 26 km e di € 20,00 a coppia per la staffetta.


Bonin e Dematteis da record nel K1,5 di Fénis

È stato un 1 maggio di grande successo a Fénis per il programma agonistico e per la festa che ha coinvolto sportivi non solo del mondo dei trail. Oltre 600 concorrenti hanno partecipato alle due gare e al MiniTrail non competitivo, correndo sotto un sole caldo e piacevole. Una bella giornata di primavera che ha trascinato lungo il percorso prima, e all’area verde di Tsanté de Bouva poi, centinaia di tifosi e appassionati rimasti poi anche ad ascoltare il ‘concertone’ organizzato nel pomeriggio e andato avanti fino in serata.
Il K1 femminile ha di nuovo preso la strada per l’Irlanda. A vincere ancora una volta è stata Sara McCormack, ormai affezionata a Fénis. È partita per dominare e ha chiuso con il tempo di 46’17”, battendo il suo precedente record di 46’58” fatto segnare lo scorso anno. Seconda e terza posizione per la piemontese di Saluzzo, Lorenza Beccaria (50’55”) e per la valdostana del Team Inrun, Chiara Pino (51’44”).
Gara più combattuta in campo maschile. Dopo 5,3 chilometri si è imposto il piemontese Andrea Rostan (Atletica Saluzzo) che si è aggiudicato il vertical in 41’01”. Impossibile battere il record, che rimane saldamente nelle mani di Martin Dematteis (39’55”). Seconda posizione per Massimiliano Barbero Piantino, vera sorpresa di giornata che ha concluso in 41’59”; terzo Simone Eydallin in 42’14”.
Grande spettacolo nel K1,5, prove in cui sono caduti tutti e due i record. I nuovi primati sulla distanza di 7,4 chilometri portano la firma dell’azzurro Martin Dematteis e della triatleta Charlotte Bonin, entrambi partiti per tentare la doppietta: vittoria e record.
Bonin, due partecipazioni ai Giochi Olimpici nella sua disciplina (il triathlon), non ha avuto rivali. Si è imposta in 1h 09’19”, abbassando il tempo di 1h 10’40” di Francesca Bellezza del 2017, ottenuto sulla stessa distanza. Seconda la torinese Chiara Giovando (1h 12’40”), vincitrice lo scorso anno in 1h 08’, ma con arrivo posto a Fontaine Froide. Terza la cuneese Laura Mazzucco in 1h18’00”.
Martin Dematteis si è dimostrato ancora una volta il più forte. Ora detiene il record nel K1 e quello del K1,5. Ha fermato il cronometro sul tempo di 55’10, cancellando il 57’19” del 2017 di Fabio Bazzana. Dematteis si è imposto davanti ad Andrew Douglas che ha comandato la corsa nei primi chilometri e che poi ha chiuso in 55’44”. Terzo posto per il giovane talento Francesco Puppi (56’25”).


Amorotto Trail, ci siamo

Manca poco ad Amorotto Trail, in programma nel week end dell’11 e 12 maggio a Carpineti. Diverse le novità per questa edizione, a partire dall’allungamento delle due gare regine: l’AUT, Amorotto Trail arriva a 80 km con 4000 m D+, mantenendo i 4 punti Itra (partenza alle 6.30), la MVT, Monte Valestra Trail sale a 57 km con 2700 m D+, sempre con i 3 punti Itra. Entrambe le gare sono state tracciate con alcuni passaggi verso le vallate del torrente Tresinaro e delfiume Secchia. I concorrenti AUT, potranno anche ammirare The Big Bench sul Monte Fosola e il palcoscenico dell’Appennino Reggiano con la Pietra di Bismantova. Le limitazioni in termini di numeri sono rese necessarie dalla volontà da parte dello staff di Amorotto di mantenere alto gli standard organizzativi pur con l’allungamento dei percorsi e dei tempi di gara.
Rimangono invariate le gare SVT, San Vitale Trail (20 km – 1000 mD+), PST, Poiago Short Trail (12 km, 450 mD+.
Nuovo Buff 2019 nel pacco gara: ‘Nelle sere prive di luna, lungo la vallata, là sul Castello è dato di vedere la sua figura a tutto punto armata, mentre una donna le sue chiome nere bacia piangendo, tenera e angosciata. E cavalcano un candido destriero erto nel cielo come pece nero’, sarà il motto del 2019. La gara sarà anche la prima Trofeo Agisko BPER Banca, circuito che si presneta con tante novità nel 2019: premiazioni sempre più importanti con premi in denaro e un rinnovato sistema di assegnazione punteggi.


Collontrek, al via le iscrizioni

Dall’Italia alla Svizzera, lungo il sentiero dei contrabbandieri e in mezzo alla natura incontaminata. Il 6 e 7 settembre 2019 ritorna il Collontrek, la gara di trail che si corre a coppie e che ha cadenza biennale.
Ventidue chilometri di storia e tradizione, ventidue chilometri che uniscono le comunità dell’Alta Valpelline e della Val d’Hérens. Una prova affascinante che presenta anche un tratto di ghiacciaio da affrontare con il proprio compagno di avventure.
Una gara magica, sempre molto apprezzata dagli atleti, anche se nelle ultime edizioni è stata sfortunata con il meteo. Da Bionaz ad Arolla, 1.250 metri di dislivello positivo, altrettanti in negativo, un lungo serpentone di sportivi che arrivano da mezza Europa per non perdere lo spettacolo.
A quattro mesi dall’evento gli organizzatori sono pronti a lanciare la campagna iscrizioni. Dal 1° maggio partirà la caccia a uno dei 1000 pettorali (500 coppie) messi a disposizione. Ci sarà un contingente riservato agli svizzeri, che per tradizione fanno registrare il tutto esaurito in poche settimane, e uno per gli italiani. Gli eventuali posti liberi verranno poi ridistribuiti in base alle richieste.
Meglio quindi iscriversi subito e assicurarsi un pettorale per l’edizione 2019 di fine estate. Il costo è di 60 euro a partecipante per gli italiani o per gli atleti rientranti nell’Unione Europea, 100 franchi invece per gli svizzeri.
L’organizzazione prevederà come sempre una notte in albergo in Italia per gli elvetici e il rientro in bus da Arolla a Valpelline per gli italiani. All’atto dell’iscrizione potranno essere effettuate anche le rispettive prenotazioni.


Courtney Dauwalter, la trail runner con il vizietto di battere gli uomini

She did it. Courtney Dauwalter, statunitense del Team Salomon, nel 2018 prima donna alla Western States, ha vinto lo scorso fine settimana la classifica femminile alla MIUT-Madeira Island Ultra Trail (115 km, 7.200 m D+) del circuito Ultra-Trail World Tour, piazzandosi al decimo posto assoluto. Per 17 minuti e 5 secondi (15h17’05’’ il suo tempo) non ha battuto il record di gara di Caroline Chaverot (anche se le due prestazioni non sono confrontabili in quanto il percorso 2019 era leggermente più lungo e con circa 300 metri di dislivello in più), ma si tratta di un’altra prestazione nella top ten assoluta per la trentaquattrenne che in ben undici gare della sua carriera è arrivata prima assoluta, davanti agli uomini. Veronica Balocco l’ha intervistata per noi. Un'intervista inedita, realizzata qualche mese fa, che pubblichiamo a seguire.

Quando la filosofia incontra gambe e muscoli, grandi cose possono succedere. In una donna, poi, ancora di più. Le scarpe che per cento miglia pestano veloci la terra, poi rallentano all’improvviso. Quando il traguardo è tagliato e la vittoria decisa. Le ore di gara che scorrono con un senso, ben oltre la banale e semplice voglia di arrivare prima. Courtney Dauwalter lo sa, che lei è così. Incapace di correre solo per competizione, assetata di profondità anche quando fa ciò che di più fisico esista al mondo. E poi brava. Dannatamente brava. Talmente oltre da stupire tutti: prima lo scorso giugno alla storica Western States 100 californiana, la gara mito dell’endurance, chiusa con le sue 100 miglia in 17 ore e 27 minuti, secondo tempo femminile di sempre, oltre un’ora prima della seconda classificata e solo venti secondi dietro all’undicesimo uomo. E poi, alla Run Rabbit Run 100 e alla Moab 240. Nella seconda delle due, una molotov lanciata oltre dieci ore prima del maschio più veloce.

Gare mitiche e massacranti, leggende del mondo della corsa di lunga distanza, andate ad arricchire l’infinito curriculum della figlia del Minnesota che, a 33 anni, è ormai considerata una delle top ultrarunner mondiali: oro in 28 classifiche femminili su 53 dal 2011, con il piacere di guardare dall’alto di un tempo migliore il vincitore maschile in ben 10 di queste gare.

Insomma, un fenomeno. Che oggi vince e stravince senza fare della fisicità e del fanatismo la sua religione. E affascinando il mondo intero con un approccio all’endurance tutto personale. Intimo. Estremamente femminile. Assetato di ricerca e risposte, ad esempio sui limiti del corpo umano. Sulle possibilità estreme dell’agonismo spinto ai più alti livelli. E soprattutto, sui riscontri mentali di uno sport capace di sollecitare le fibre oltre ogni capacità. Sui dubbi più umani e normali. Fino a che punto è consentito spingersi? Esiste un confine?

Courtney, è per dare risposta a queste domande che corri? Oppure per cosa?

Sono molto curiosa di capire ciò che il nostro corpo può fare. Ma ancora di più, cerco di comprendere ciò che possiamo mentalmente raggiungere. Quanto lontano possiamo correre? Quanto veloce possiamo andare? Quali barriere possiamo sconfiggere o attraversare? Non credo che abbiamo ancora scoperto tutto ciò di cui gli uomini sono capaci, e io ho intenzione di continuare ad investigatore sulla parte “corsa” di tutto questo. Continuerò a correre per trovare questi limiti del corpo e della mente umana.

Dove nasce il tuo amore per lo sport?

Sono stata competitiva tutta la vita. Quando ero piccola facevo un sacco di sport. Ho due fratelli e spesso mi ritrovavo a fare le loro stesse attività. Il calcio, ad esempio. Dopo il liceo mi sono trasferita in Colorado per frequentare l’Università di Denver, dove studiavo biologia e facevo parte della squadra di sci nordico. Ho iniziato a correre sin da giovane per tenermi in forma per il calcio, ma col tempo ho capito che gli allenamenti e le gare del cross-country e dello sci nordico avevano un fascino incredibile su di me.

E il salto all’ultratrail? Com’è successo?

Dopo il college è stato naturale cercare un modo per continuare ad allenarmi e gareggiare. Ho tentato un paio di maratone su strada e mi sono piaciute. Ma con mio stupore ho scoperto che c’erano gare ancora più lunghe: nel 2011 ho provato un trail da 50 chilometri e da allora il mondo ultrarunning mi ha rapita.

Ma da lì a capire che eri una vincente?

Nel 2016 ho corso la Run Rabbit Run 100 a Steamboat Spring, in Colorado. C’erano molte donne forti e nessuno si aspettava vincessi. Nemmeno io. Ma ho vinto. Quella gara mi ha aiutata a capire che potevo competere nell’ultratrail, se ci avessi lavorato su.

Un processo difficile?

È stato molto lungo arrivare a farmi un’idea precisa di questa disciplina. Ci ho messo del tempo per smettere di pensare ai chilometri e fare mie le gare più lunghe. È stato difficile catturare davvero questo sport. E non ho ancora finito di imparare.

 Come ti alleni?

Il cuore del mio allenamento sono la coerenza e l’autodisciplina. Esco ogni giorno a correre. Questo mi aiuta a rafforzarmi fisicamente ma anche mentalmente. Una volta fuori, non so quale allenamento seguirò: lascio che il mio corpo mi guidi. Quarantacinque minuti o 4 ore... dipende da come mi sento là fuori.

Che rapporto hai con il cibo?

Non seguo diete specifiche. Mangio quel che mi va e lascio che il mio corpo mi dica ciò di cui ha bisogno. Può andare da insalata e hamburger a valanghe di nachos e caramelle. Non faccio molta attenzione al concetto di ‘junky food’: a volte mi strafogherei di carne e uova, a volte non posso smettere di pensare al gelato. Qualunque cosa sia, penso che in quel momento il mio corpo ne abbia bisogno. E seguo i miei desideri.

In molte gare hai superato gli uomini più forti. È solo una leggenda che le donne siano il sesso debole?

Più le gare diventano lunghe, più uomini e donne si trovano a competere su un terreno paritario. Conosco donne molto forti che danno filo da torcere a tanti uomini nelle gare più lunghe. Io competo con chiunque allo stesso modo: credo che per le donne sia concretamente possibile reggere il confronto.

Eppure le differenze fra i due sessi sono innegabili. L’approccio alle gare è diverso, da un punto di vista mentale?

Penso di sì. Ci sono studi specifici su questo e trovo sia un campo molto affascinante. Dal mio punto di vista, il lato mentale dell’ultrarunning è un fattore determinante per essere vincenti.

Come ti confronti con la fatica?

Cerco di ignorarla. È fondamentale assumere questo atteggiamento.

 Dunque a cosa pensi mentre corri?

A tante cose. La mia famiglia, i miei amici. Le grandi domande della vita. Penso a quanto sia fortunata ad essere lì a correre un trail, in un posto bellissimo, facendo ciò che amo. Penso alla birra che berrò al traguardo. O a volte non penso affatto. E lascio che tutto sia silenzioso.

 Il momento cruciale in una gara?

Ognuna ha il suo. Alla Western State, ad esempio, il momento nevralgico è stato il miglio 25. Non mi sentivo così forte e il mio corpo non rispondeva al meglio. Il segreto è stato restare positiva: ho pensato che la gara era ancora lunga e potevano cambiare ancora molte cose. E in effetti così è stato.

 Resta il fatto che affrontare certe distanze è una sfida continua, dall’inizio alla fine.

Bisogna affrontare un momento per volta. Non guardo mai il quadro completo, ma lo suddivido sempre in pezzi più piccoli.

Il tuo futuro sportivo. Come lo vedi?

Spero di continuare a far parte di questo mondo ancora per lungo tempo. Continuerò a spingere oltre i miei limiti e a giocare duro finché posso. E quando tutto questo finirà, troverò un modo diverso per farmi coinvolgere. Amo la comunità dell’ultratrail e non voglio abbandonare questa grande famiglia. Per ora, comunque, continuo ad affrontare nuove sfide, sperando di migliorare sempre più le mie capacità. Poi si vedrà.


Duerocche a Ivan Geronazzo e Anna Conti

Fango e passione, panorami e fatica. E poi tanti campioni, un concentrato di stelle mai viste, tutte assieme, sui sentieri tra Cornuda e Asolo. Per la 48esima edizione la Duerocche indossa l’abito delle giornate migliori. Il podio della 48 chilometri, la gara più dura è stato monopolizzato dagli atleti trevigiani. Ivan Geronazzo, classe 1971, originario di Valdobbiadene, ma residente a Solighetto, ha chiuso in 4h22’19”, precedendo altri due atleti di Marca. L’argento è finito al collo della novità Alberto Garbujo (4h26’03”), di Caerano San Marco, portacolori della società organizzatrice, alla prima prova lunga della carriera. Terzo il valdobbiadenese Mirko Miotto (4h28’16”). Probabilmente decisivo per la definizione del podio, l’errore di percorso che ha coinvolto, poco prima del ventesimo chilometro di gara, due tra i favoriti, Matteo Pigoni, il re della Duerocche 2017, e Francesco Trenti, in quel momento leader della corsa davanti a Geronazzo. La loro prova è finita lì, e Ivan non ha più incontrato ostacoli sulla strada della vittoria.

L'arrivo di Ivan Geronazzo

La veronese Anna Conti si è imposta nella gara femminile in 5h09’30”: è arrivata sul traguardo tenendo per mano il figlio Rudy. Lontane le rivali: la seconda classificata, Alessandra Olivi, ha chiuso in 5h26’22”. Terza, in 5h30’52”, la regina del Monte Bianco, Francesca Canepa, ambasciatrice del Team Scarpa, azienda del territorio da anni partner della Duerocche, rappresentata a Cornuda dall’amministratore delegato Diego Bolzonello. L’unica italiana ad aver vinto, nel 2018, il mitico Ultra-Trail du Mont-Blanc, ha speso elogi per l’organizzazione: «Una bellissima gara, con panorami da lasciare a bocca aperta e boschi che non ho mai visto altrove. Non mi aspettavo di salire sul podio: tra pochi giorni parto per la Cina, dove mi attende una 100 chilometri. Sono contenta, la forma sta crescendo». La mattinata della Duerocche si era aperta con le vittorie di Gil Pintarelli (Val di Sole Running Team) e Silvia Rampazzo (Tornado) sul traguardo della 21 chilometri. Il trentino Pintarelli ha dominato la prova maschile, fermando il cronometro a 1h43’42”. La sua è stata una corsa in solitaria sin dai primi chilometri, con Cristian Sommariva (Scarpa Team) vanamente ad inseguire (1h45’39”). Terzo il trevigiano Roberto Fregona (1h46’44”), campioncino di casa (abita nella vicina Castelli di Monfumo), al primo podio nella gara vinta per dieci volte dal papà Lucio, questa volta finito alle spalle per una manciata di secondi (1h47’08”). «Chiamiamolo pure passaggio di consegne – ha commentato Lucio Fregona, classe 1964, gloria della corsa in montagna azzurra (iridato a Edimburgo 1995) - A 23 anni, Roberto è pronto per il salto di qualità. Il risultato della Duerocche lo dimostra. Abbiamo corso insieme per gran parte della gara, poi nel finale ho preferito rallentare perché non sono al meglio della forma. Speriamo che il podio di Roberto sia solo il primo di una lunga serie. Lo merita, per l’impegno che ci mette». La veneziana Silvia Rampazzo, iridata 2017 di corsa in montagna long distance, in preparazione per i Mondiali di trail che si terranno l’8 giugno a Miranda do Corvo in Portogallo, ha bissato il successo dell’anno scorso, chiudendo in 1h48’51”. Argento per Tiziana Di Sessa (2h15’46”), bronzo per Tiziana Casali (2h17’12”). I giovanissimi Aymen Elaamrani e Isabel Zandonà sono stati i più veloci nella prova sui 6 chilometri a carattere non competitivo. Eros Botter e Anna Ferrazza si sono invece messi tutti alle spalle nella 12 chilometri. Risparmiata dal maltempo, e anzi a lungo riscaldata da un bel sole, la Duerocche 2019 ha registrato oltre 5000 iscritti, che non si sono lasciati intimorire dal tanto fango presente sui sentieri, a causa della pioggia caduta negli ultimi giorni. Tra loro anche l’ex ginnasta Igor Cassina, oro olimpico nella sbarra ad Atene 2004, impegnato, senza badare al cronometro, sui 12 chilometri. «Corro da due anni, conoscevo la Duerocche solo di fama – ha spiegato Igor, accompagnato dalla fidanzata trevigiana, Valentina - Mi sono divertito molto. La ginnastica mi ha dato tantissimo, ed è ancora uno sport a cui penso ogni giorno, ma il senso di libertà che mi offre la corsa non ha eguali. Alla Duerocche è il massimo». Appuntamento al 25 aprile 2020. Con una garanzia: sulle colline trevigiane sarà ancora spettacolo.

Igor Cassina con il presidente Carlo Fabris

Valzurio Trail a Matteo Bossetti e Samantha Galassi

Seconda edizione della Valzurio Trail con il pienone di partecipanti e le iscrizioni (350 il tetto raggiunto) andate in sold-out con largo anticipo. Missione compiuta per il secondo anno consecutivo per Mario Poletti che, insieme al Gs Nasolino, ha valorizzato i luoghi della vallata laterale alla Valseriana con vista sulla Presolana innevata.
La cronaca di una mattinata di gara baciata dal sole ha visto, nelle prime fasi, portarsi in testa un terzetto composto dai favoriti della vigilia: Mattia Tanara, Paolo Poli e Matteo Bossetti. Avvicinandosi a Colle Palazzo (circa al 5 km) Matteo Bossetti ha provato a cambiare marcia, spingendo sull’acceleratore. Gli altri due non hanno risposto così Bossetti ha proseguito con un ritmo più sostenuto. L’atleta di Parre (Bg) in forza all’Atletica Valli Bergamasche ha conservato il vantaggio sino al traguardo.
Con il finish time di 2h00’14” Matteo Bossetti si è dunque aggiudicato la seconda edizione della Valzurio Trail. In seconda posizione è giunto Paolo Poli della Recastello Radici Group, completando i 22 chilometri con 1300 metri di dislivello positivo in 2h00’46”. Il terzo posto lo ha agguantato il giovane Mattia Tanara del team Scott (fresco vincitore della Villacidro Skyrace) – 2h00’55” il suo tempo. Nella top ten Fabio Bonfanti, Maurizio Merlini, Lorenzo Rota Martir, Marco Marchesi, Flavio Ghidini, Andrea Baroni e Giuseppe Ruggeri.
In ambito femminile Samantha Galassi ha messo, per il secondo anno consecutivo, il proprio timbro sulla competizione. Come nel 2018, per lei una lunga cavalcata in solitaria (a tratti seguita dal fidanzato Berny Dematteis che ha fatto il percorso come allenamento). La portacolori della Recastello Radici Group, ambassador Scott, ha fermato le lancette su 2h25’24”. Alle sue spalle ha tagliato il traguardo Maria Eugenia Rossi dell’Erock Team in 2h28’46”. Ha completato il podio un’altra Ercok Team girl, Lara Birolini, finisher in 2h34’26”. Nelle migliori dieci Federica Giudici, Samantha Imberti, Tecla Parma, Sara Bergamelli, Marta Delpiano, Emanuela Manzoni e Laura Tiraboschi.
Il capo di Fly-Up Mario Poletti: «Una seconda edizione da ricordare. In una settimana di diluvio, questa mattina una finestra di bel tempo ha permesso di disputare la gara senza intoppi e con il sole a scaldare l’aria frizzante. La Valzurio Trail è una gara che piace, del resto il percorso è affascinante e l’organizzazione al top: grazie e ancora grazie ai fantastici volontari di Valzurio, al Gs Nasolino e a Gigi, e al team Fly-Up».
Insieme allo stesso Poletti, recordman delle Orobie, a dare lo start della corsa dalla caratteristica piazzetta di Valzurio sono stati chiamati il sindaco di Oltressenda Alta Giulio Baronchelli e i campioni di ciclismo Gianbattista Baronchelli e Paolo Savoldelli.
La prossima data da sottolineare in agenda, per quando riguarda le proposte Fly-Up per la stagione 2019, è quella del 19 maggio. Il giorno della Val del Riso Trail, nuovissima gara da non perdere, al cospetto dei monti Alben e Grem. Per ulteriori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale www.fly-up.it.