Bargiel nella storia, è il primo a sciare il K2
Il polacco Andrzej Bargiel ha sciato ieri il K2 dalla vetta al campo base, a quota 5000 metri per un totale di 3.600 metri di dislivello. Un'impresa mai riuscita a nessuno. Bargiel è partito alle 8 di mattina per arrivare alle 16 circa, ora italiana, con uno stop forzato al campo 4 a causa della visibilità. La via seguita è quella dello Sperone degli Abruzzi, Collo di Bottiglia, via Cesen, via Messner e via Kukuczca-Piotrowski. La maggiore difficoltà, come dichiarato dallo stesso Bargiel prima dell'impresa, non è stata tanto la neve in quota, ma avere le giuste forze e la lucidità per sostenere lo sforzo di una discesa difficile a quelle quote. Bargiel ha utilizzato la salita come ricognizione per la discesa ed era già stato sul K2 l'anno scorso, senza riuscire a sciarlo. Nel suo palmarès ci sono le discese della cima centrale del Shisha Pangma, quella del Broad Peak e il Leopardo delle nevi più veloce della storia (la salita delle vette più alte dell'ex Unione Sovietica) in 30 giorni. Bargiel ha anche un passato da scialpinista con un nono posto alla Pietra Menta e un decimo alla Patrouille des Glaciers. Il K2 ha visto la morte nel 2010 dello svedese Fredrik Ericsson, che era riuscito a sciarlo da quota 7.800 metri, negli anni precedenti i tentativi, tra gli altri, di David Watson e Hans Kammerlander, nel 2011 quello di Luis Stitzinger, ma nessuno era mai riuscito a sciare il K2 dalla cima. Ecco il commento sull'impresa pubblicato dal nostro collaboratore Emilio Previtali su Facebook:
Ieri il polacco Andrezj Bargiel ha sciato dalla cima del K2 chiudendo con la sua discesa l'era pionieristica dello sci in altissima quota. Oggi ne leggeremo sui giornali e anche su qualche quotidiano, probabilmente per qualche ora o per qualche giorno lo sci sulle grandi montagne della terra farà parlare di sé, prima di tornare nuovamente nel dimenticatoio della cronaca alpinistica. Per molti appassionati di montagna (anche quelli che in montagna non ci vanno quasi nemmeno e sono invece appassionati dalla cronaca o dalla storia dell'alpinismo e delle imprese, soprattutto quelle del passato) è difficile comprendere il senso profondo di una attività del genere. Per molti l'idea di salire su una montagna di 8000 metri con l'intento di sciarla è priva di senso. Un vezzo stupido, una sfida da clown del circo degna al massimo del Guinnes dei Primati. Sono in pochi a comprendere la dedizione e il coraggio, l'impegno necessario per tentare di realizzare un progetto del genere. Sciare una montagna di 8000 metri è un progetto complicatissimo. Andrezji ha senz'altro il merito di avere approcciato il K2 con determinazione e di avere applicato una serie di soluzioni che rappresentano nella sostanza lo stato dell'arte dello sci ripido, dell'alpinismo in alta quota e della tecnologia oggi disponibile. Ha lavorato con metodo alla scelta della sua linea (che è la combinazione di tre itinerari), alla messa a punto dei materiali, alla strategia di scalata e alla composizione del suo team. In modo innovativo ha effettuato le ricognizioni della via con l'ausilio di un drone. Ma più di tutti probabilmente, più di tutti gli altri che ci hanno provato o che avrebbero voluto farlo, ha creduto nel suo sogno. Anche se alcuni 8000 restano ancora in attesa della prima discesa integrale o della prima senza l'uso dell'ossigeno, da domani lo sci sulle più grandi montagne della terra entra in una nuova era, che non sarà più quella della conquista ma quella della difficoltà, in fondo è la storia stessa dell'alpinismo che si ripete. La meta sarà la via e lo stile utilizzato e non più la cima e la discesa, Marco Siffredi all'Everest con il suo tentativo di discesa all'Hornbein Couloir ci aveva già proiettato in quest'epoca con quasi quindici anni di anticipo. Poi le cose sono andate come sono andate, lo sapete tutti come. Io, nel mio piccolo, sono contento di appartenere alla piccola schiera di pionieri e sognatori che hanno tentato di lasciare la loro effimera traccia su questi giganti. Molti dei miei amici sognatori se ne sono andati strada facendo e vorrei, prima che da dopodomani lo sci sulle montagne di 8000 metri ritorni nel dimenticatoio, ricordarli almeno con un pensiero. Mi mancano, i miei amici. Dentro di me la loro perdita ha creato un vuoto che mi porterò dietro per sempre. Sono certo che oggi, ovunque essi siano, grazie alla discesa di Andrezj, hanno sorriso anche loro. Poi vorrei ricordare gli altri (almeno 3) italiani che hanno tentato di sciare sul K2: Hans Kammerlander, Edmond Joyeusaz e Michele Fait che perse la vita nel 2009 sciando sulla via Cesen. Voglio anche aggiungere che mai come in questi anni ci sono in attività un grandissimo numero di sciatori-alpinisti italiani che hanno realizzato discese bellissime e di grande stile in tutto il mondo, le ultime della lista quelle di Enrico Mosetti alla Carolina Face in Nuova Zelanda e quella recentissima di Cala Cimenti e Matthias Koenig al Laila Peak, una delle montagne esteticamente più belle del pianeta. Io conservo sempre il sogno di aprire SportWeek o la Gazzetta un giorno e continuare a sognare leggendo delle loro avventure. Intanto per Andrezj, hip-hip-hurrà.
Vertical Km Col di Lana a tempo di record
Un vertical durissimo: 1000 metri in 2 km, questo in sintesi il Vertical Km Col di Lana. Che adesso ha due nuovi record. Nella sfida maschile vola lo sloveno Luka Kovačič che si impone con il super-tempo di 33'19’’; piazza d’onore per Nejc Kuhar in 33’35”, terzo Michele Boscacci in 33’52”, quindi Manuel Da Col, Manfred Reichegger, Andreas Steindl, Lorenzo Cagnati, Matteo Sostizzo, Klaus Gartner e Vakub Siarnik a completare la top ten. Nella gara rosa nuovo best crono della svizzera Victoria Kreuzer che chiude in 39’49”, davanti ad Alba De Silvestro in 43’24” e Cecilia De Filippo in 44’35”, quarta Astrid Renzler, quinta Raffaella Cian.
K2 Talamona, buona la prima
Buona la prima per il K2 Talamona: al via 150 concorrenti per il primo doppio chilometro verticale lombardo. L’evento prevedeva una ripida ascesa con start dalla chiesa parrocchiale di Talamona a quota 272 metri e arrivo alla panoramica Cima Pisello (a quota 2272). Il tutto dopo avere superato 9 km. La gara è stata fin da subito molto battagliata, almeno al maschile. Ad avere la meglio è stato lo scalatore di Gerola Alta, Mattia Curtoni con un tempo di 1h26’14”. Secondo posto per il morbegnese del Team Valtellina Guido Rovedatti in 1h29’16” e terzo posto di Filippo Curtoni in 1h29’51”. Completano la top ten di giornata Paolo Bonanomi, Matteo Corazza, Luca Albini, Dario Songini, Claudio Pedranzini, Dario Fracassi e Cristian Spini. Nella gara femminile vittoria di Corinna Ghirardi in 1h46’18”; seconda piazza per la verticalista dell’Alta Valtellina Alessandra Valgoi in 1h52’57”, mentre terza un’altra scialpinista doc Lucia Moraschinelli in 1h58’22”. Gara nella gara, Mattia Curtoni è riuscito inoltre a battere lo storico record di salita da località Ponte dei Frati alla cima dell’atleta locale Enrico Tirinzoni, guadagnandosi una forma di formaggio offerta dal detentore del record. Il primato era di 1h14’40”, mentre ora è di 1h13’51”.
Bernard Dematteis ed Elisa Desco campioni italiani di corsa in montagna
Edizione indimenticabile oggi per la Tavagnasco-Santa Maria Maddalena ai Piani, la numero 67 della sua lunga vita. La gara assegnava infatti i titoli italiani di corsa in montagna per il 2018, oltre a essere prova del Trofeo EcoPiemonte e dell’Eolo Mountain Classic Cup.
SENIOR UOMINI - Due pezzi di storia s’incontrano: Tavagnasco e Bernard Dematteis. Per il trentaduenne cuneese della Val Varaita, portacolori della bresciana Corrintime, la vittoria di Tavagnasco consegna per la sesta volta il titolo di Campione Italiano di corsa in montagna e questo è un record destinato a durare per chissà quanto tempo. Per Berny, fresco campione europeo per la terza volta, un crono finale di 56’10” in una gara condotta in testa fin dalla partenza. E sul podio con lui salgono Francesco Puppi in 56’49” e secondo nella classifica di campionato italiano, e la sorpresa di giornata, Nadir Cavagna in 57’01”. Completano la top ten l’altoatesino Hannes Perkmann, il keniano Dennis Kiyaka, Martin Dematteis, Alessandro Rambaldini, Cesare Maestri, il valdostano Henri Aymonod che così si aggiudica il titolo italiano Promesse e Massimo Farcoz. «Sono contento di aver corso a Tavagnasco e della mia vittoria - ha detto Bernard Dematteis -. È il mio sesto titolo italiano e ho superato il record di Fausto Bonzi. E dedico questa vittoria alla mia ragazza, Samantha Galassi anche lei in gara oggi».
SENIOR DONNE - La spunta il talento della britannica Emily Collinge dell’Atletica Alta Valtellina, già vicecampionessa del mondo nel 2015 e campionessa europea nel 2016, che mette in fila la avversarie in 1h05’20”. Alle sue spalle è lotta per le posizioni nobile del podio e soprattutto per il titolo italiano, che va alla cuneese trapiantata in Valtellina Elisa Desco compagna di squadra della Collinge, seconda in 1h09’15”, ma prima per la classifica del campionato italiano, cosa che le consente di superare Gloria Giudici, terza al traguardo di Tavagnasco in 1h09’59” e seconda nella classifica tricolore. La top ten di giornata è completata nell’ordine da Erica Ghelfi, l’astigiana rivelazione di questa stagione, Valentina Belotti l’icona della corsa in montagna al femminile, Emma Quaglia, Lorenza Beccaria, che si aggiudica il titolo italiano Promesse, Elisa Compagnoni, Katarzyna Kuzminska e Chiara Giovando «Oggi è stata una bella sorpresa - ha detto Elisa Desco -. Non mi aspettavo di vincere il titolo italiano a Tavagnasco. Sto riprendendo dopo la seconda maternità e questo è un risultato importante. La gara è dura e si addice alle mie caratteristiche, dove si alternano i tratti corribili a quelli duri».
JUNIOR DONNE - Reduce dalla vittoria nel Campionato Europeo in Macedonia e dal successo nella prima prova di Saluzzo, la trentina Angela Mattevi dell’Atletica Valle di Cembra fa filotto e in 44’19” conquista Tavagnasco e il titolo di Campionessa Italiana Junior di corsa in montagna. Sul podio le fanno compagnia in seconda posizione Alessia Scaini in 46’10”, che le vale l’argento tricolore, e Linda Palumbo 3a in 48’03”, 4a Gaia Colli che diventa così il bronzo del Campionato Italiano.
JUNIOR UOMINI - È Giovanni Rossi del Lanzada, già leader a Saluzzo, a conquistare la vittoria di Tavagnasco in 40’11” con la relativa maglia di Campione Italiano, alle sue spalle Alessandro Mello Rella, seconso in 41’19” con Isacco Costa sul terzo gradino del podio in 41’54”. Podio tricolore che dopo l’oro a Giovanni Rossi assegna l’argento e il bronzo rispettivamente a Dionigi Gianola e Alessandro Mello Rella.
Classifiche Campionato Italiano corsa in montagna 2018
Junior Femminile
1) Mattevi Angela – Atl. Valle di Cembra
2) Alessia Scaini – Atl. Saluzzo
3) Colli Gaia – Apd Pont Saint Martin
Junior Maschile
1) Rossi Giovanni – AS. Lanzada
2) Gianola Dionigi – Premana
3) Mello Rella Alessandro – Atl. Saluzzo
Promesse Femminile
1) Beccaria Lorenza – Atl. Saluzzo
2) Francesca Ghelfi – SS. Vittorio Alfieri
3) Cecilia Basso – GS. Orecchilla Garfagnana
Promesse Maschile
1) Aymonod Henri – Corrintime
2) Bonzi Matteo – Valle Brembana
3) Bottarelli Davide – Valtrompia
Senior Femminile
1) Elisa Desco – Atl. Alta Valtellina
2) Giudici Gloria – Free Zone
3) Quaglia Emma – Cambiasso Risso
Senior Maschile
1) Dematteis Bernard – Corrintime
2) Puppi Francesco – Valle Brembana
3) Dematteis Martin - Corrintime
Hardrock 100 a Browning, ma pesa la squalifica di Thévenard
È stata una Hardrock 100 piena di colpi di scena. La grande classica ultra statunitense infatti ha visto ieri la vittoria di Jeff Browning ma anche la squalifica del leader Xavier Thévenard al km 145 quando ai avviava verso la vittoria con quasi 90 minuti di vantaggio. Il francese infatti sarebbe stato sorpreso a ricevere acqua e ghiaccio due miglia dopo la stazione di rifornimento di Ouray al km 69.
Il comunicato ufficiale dell’organizzazione non lascia spazio a dubbi: «Dopo attenta considerazione, investigazione dei fatti e conversazione con le parti in causa è stato confermato che Xavier è stato incontrato a due miglia da Ouray e ha ricevuto acqua e ghiaccio (…) se la violazione è chiara e inequivocabile, non crediamo che sia stata fatta in cattiva fede e invitiamo Xavier a tentare la lotteria per le prossime edizioni della Hardrock».
La versione di Xavier, che aveva come pacer il vincitore della Diagonale des Fous 2017, Benoit Girondel, non si è fatta attendere. Dalla sua pagina Facebook Thévenard ammette i fatti, ma non nasconde la grande delusione e la sproporzione della sanzione. «Poco dopo Ouray – scrive Thévenard – abbiamo incontrato i nostri compagni che ci facevano assistenza in quanto il mio solito staff non c’era e scambiato due chiacchiere, mentre parlavamo, senza pensarci, abbiamo bevuto un sorso d’acqua e preso una manciata di cubetti di ghiaccio, il tutto alla luce del sole, senza nasconderci e davanti ad altre persone: non ne avevamo bisogno visto che due miglia prima ci eravamo fermati al rifornimento. 600 km di allenamento da gennaio, 15.000 km d’aereo, un investimento enorme… sono a pezzi, non ho mai voluto barare e non esiste una sanzione precisa per il rifornimento fuori dalle stazioni, trovo questa sanzione smisurata, una o due ore di penalità perché no, ma così è troppo ingiusto». L’edizione on-line del quotidiano sportivo francese L’Équipe scrive: «È indubbiamente una applicazione molto severa del regolamento (…) per esempio se anche all’UTMB i rifornimenti fuori stazione sono vietati, il summit mondiale del trail punisce l’infrazione con un’ora di penalità».
Squalificato il francese, la vittoria è andata al quartaseienne Browning in 26h20’22’’, alla sue trentaduesima cento miglia: «Non avrei voluto vincere per la squalifica di un altro concorrente, ma è così» ha scritto un un post su Twitter . Secondo Jeff Rome 26h34’34’’, terzo Troy Howard in 27h09’34’’. Tra le donne successo di Sabrina Stanley in 30h23’38’’ su Nikki Kimball in 32h18’20’’ e Darla Askew in 32h52’30’’.
Mastrotto e Pretto vincono la Trans d'Havet
Meteo protagonista alla Trans d’Havet. La pioggia torrenziale e qualche fulmine non hanno tuttavia fermato i quasi 700 iscritti che si sono dati battaglia sui due tracciati Ultra (80 km e 5.500 m D+) e Marathon (40 km e 2.500 m D+).
ULTRA TRAIL UOMINI - Partenza ritardata di qualche minuto a Piovene Rocchette per evitare la furia del temporale. Alla luce delle pile frontali Roberto Mastrotto (Team La Sportiva) ha messo da subito le cose in chiaro: ha impostato l'andatura e si è messo a fare la lepre per segugi del calibro di Yanez Borella, Alessio Zambon (Summano Cobras) e Filippo Dal Maso (Faizanè Runners Team). A Passo Xomo il distacco tra Mastrotto e Borella era già di 8', 18' da Zambon. Il runner di Fai della Paganella teneva il passo e a Campogrosso non perdeva terreno, cosa che invece era costretto a fare Zambon, vedendo il divario dal lanciato Mastrotto crescere fino a 27'. Sull'aspra salita a Cima Carega e al Rifugio Fraccaroli Mastrotto ingranava il turbo, lanciando poi una gran discesa sul Rifugio Fraccaroli e presentandosi al check point di Sella del Campetto con un abisso tra sé e Borella: 40'. Recuperava nel frattempo un bel po' di strada Zambon, dietro di solo un minuto a Campetto, rispetto al passaggio registrato da Borella. Se tra i due c'era ancora lo spazio per qualche flebile tentativo di attacco, per il portacolori di casa La Sportiva il successo era ormai scritto. Sul traguardo valdagnese Mastrotto fermava il cronometro a 9h37’32’’, sigillando anche l'obiettivo postosi alla vigilia della competizione. Solo giovedì scorso, infatti, aveva dichiarato di voler tentare di rimanere sotto le 10 ore, anche solo per pochi secondi. Per accogliere alla finish line Borella si dovevano a quel punto attendere ben 43'. Altri tre minuti dopo arrivava anche un esausto Zambon.
ULTRA TRAIL DONNE - Nella lunga al femminile Francesca Pretto aveva una e una sola avversaria da temere più di tutte: Alessandra Boifava (Ultrabericus Team Asd), la vicentina che con il quarto posto conquistato in casa Ultrabericus a marzo si era aggiudicata il biglietto per il mondiale di Spagna. Ma dalla sua la Pretto aveva un titolo, quello 2017, da difendere a denti stretti. E così ha fatto, facendo subito capire che non ci sarebbero stati sconti per nessuno. A Passo Xomo il distacco era di poco sotto i 10', destinato però a ridursi ad un solo minuto al transito a Campogrosso. La Pretto metteva allora il 4x4 sulle asperità di Bocchetta Fondi e del Vallone di Campobrun, riuscendo a scucire un ulteriore vantaggio che la allontanava dai possibili attacchi della Boifava. Ma si sa, in gara non si molla un metro finché non si è alla fine, e così deve aver pensato Alessandra Boifava che tenendo nel mirino la fuggitiva Pretto si rifaceva sotto riducendo a 3' il distacco nei chilometri finali, non sufficiente però a giocare il balzo decisivo. Alla finish line, così, la reginetta 2017 riconfermava il titolo lasciando in argento Alessandra Boifava. A giocarsi a quel punto il terzo posto se la vedevano in un batti e ribatti, l'atleta del G.S. Atl. Dil. Lib. Piombino Dese, Alessandra Olivi e l'austriaca Marina Trimmel (Union St. Polten Leichtathletik). Era però quest'ultima ad avere la meglio sulle pendenze verso Cima Carega e nel lungo saliscendi verso Sella del Campetto e poi nella picchiata su Valdagno andava a sigillare il suo nome sul terzo gradino del podio.
MARATHON UOMINI - Poteva essere una gara scontata per un atleta del calibro del campione italiano in carica della specialità trail lungo, Stefano Fantuz (SSR La Colfranculana), super favorito alla vigilia della competizione. Non aveva però fatto i conti con un giovane come Alberto Ferretto (ASD Skylakes) che fino all'ultimo lo ha messo sotto pressione. Alla partenza da Pian delle Fugazze e in salita a Campogrosso, il primo che ha provato ad impensierire l'azzurro è stato l'uomo del SBR Team, Ruggero Pianegonda, messosi sulla sua scia. Ma la scalata a Cima Carega sa fare una selezione spietata. È così che Ferretto metteva la freccia per il sorpasso, lanciandosi all'inseguimento di Fantuz. A Sella di Campetto i due erano staccati di appena 2 minuti, ma in discesa Fantuz mollava il freno e si involava verso Valdagno macinando quei metri preziosi a cui un ormai provato Ferretto non poteva più tenere testa. 4h15’04’’ il tempo finale per Fantuz, 6'23” davanti a Ferretto e oltre 16' davanti a Pianegonda.
MARATHON DONNE - Buona la prima anche per la portacolori del team United Trail&Running, Lucia Forte che si è aggiudicata il gradino più alto del podio nella gara di 40 km a tinte rosa. La sua è stata una prova condotta sempre davanti a tutte le avversarie, che tuttavia non si sono date per vinte fino in fondo, con Silvia Dalla Costa, Cristina Guasina, Claudia Thoma e Mary Boschetto che si sono gettate all'inseguimento. Sulla salita al Rifugio Fraccaroli e nella successiva discesa verso Sella di Campetto la coppia Thoma-Boschetto sembravano averne un po' più delle altre e impostavano la giusta tecnica per arrivare al traguardo. Lucia Forte aveva però scavato un fossato fin troppo profondo da valicare con un balzo e così le due inseguitrici erano costrette a spartirsi gli ultimi due posti rimasti liberi. Ad avere la meglio era la Boschetto che infilava così il gradino d'argento, lasciando alla Thoma il terzo posto, rispettivamente con i tempi di 5h37’16’’ e 5h46’17’’.
VUT a sorpresa
Sicurezza prima di tutto e lavori straordinari per gli uomini della VUT. Alla vigilia il comitato organizzatore, causa maltempo, ha deciso di fare passare la sfida dalla variante Primolo-San Giuseppe-Chiareggio (e a poche ore dal via è stata necessaria un'ulteriore modifica a causa di un piccolo smottamento… Ulteriore dimostrazione delle difficili condizioni meteorologiche) e dal sentiero Musella-Campo Moro, rinunciando ai 90 chilometri del tracciato originario. Una modifica che non ha intaccato la bellezza della gara, che oltre trecento concorrenti (130 nell’individuale, 63 staffette a 3 elementi) hanno corso sotto la pioggia tra ripide bocchette, veloci single track e passaggi al limite dei ghiacciai nel gruppo del Bernina.
RISULTATO A SORPRESA NELLA PROVA MASCHILE - Successo a sorpresa di Saverio Monti del Team Valtellina. L'atleta morbegnese di 33 anni ha tagliato il traguardo di Caspoggio in 9h35’45” dopo aver percorso il tracciato di 73 chilometri, con 4900 metri di dislivello positivo. Monti ha tenuto testa nei primi chilometri al favorito della vigilia, il portacolri del Team Salomon Giulio Ornati. Quando la gara è entrata nel vivo, superato il Rifugio Longoni, il piemontese di Omegna, ha staccato il valtellinese conquistando alcuni minuti di vantaggio. Finale già scritto? Neanche per sogno… dopo il rifugio Lago Palù Ornati ha imboccato un sentiero sbagliato e ha perso alcune decine di minuti. Alla Zoia, Monti ha compreso di essere al comando e dal quel momento ha corso per difendere la vittoria. Ha preceduto all'arrivo di oltre 24' il principale rivale, che ha chiuso in 10h00’19”. Terzo posto per Filippo Canetta, milanese del Team Scarpa, che ha tagliato il traguardo in 10h27’08”. Quarta posizione per l'argentino Mariano Ontanon in 11h06’43” e quinta per Luciano Compagnoni dell'Atletica Alta Valtellina in 11h06’49”.
«Io e Giulio Ornati - spiega la termine il vincitore - siamo partiti con una buona andatura. Dopo il Rifugio Longoni ho perso alcuni minuti e lui ha allungato. Poi lui ha sbagliato strada. Ho scoperto di essere primo solo alla Zoia e da quel momento ho continuato a spingere per difendere la mia posizione. Stavamo battagliando in maniera sportiva, se non ci fosse stato questo incidente di percorso al mio principale rivale, di cui sono dispiaciuto, sarebbe stato tutto più bello. La soddisfazione per la vittoria è enorme, anche perché per me questa è quasi una gara di casa».
«Sono disguidi che capitano, ribatte Giulio Ornati - purtroppo questa volta mi è successo in modo negativo. Avevo una decina di minuti di vantaggio su Saverio Monti, dopo il rifugio Palù ho sbagliato strada risalendo di ben 300 metri di dislivello insieme a uno staffettista. Poi siamo ridiscesi da un ripido sentiero. Abbiamo perso almeno 25'. Sono ripartito, ma Monti aveva circa 20' di vantaggio e non c'è stato più niente da fare. È stato comunque un buon test in vista dei prossimi impegni».
GARA FEMMINILE DA PRONOSTICO - Tutto come da copione nella gara in rosa con al super favorita dei pronostici Graziana Pe' prima al traguardo di Caspoggio. La bresciana della scuderia The North Face ha concluso la propria prova in 13h40’16”. «Non avevo mai sofferto così tanto il freddo: nonostante la riduzione della lunghezza è stata davvero dura. Questa è una delle poche gare di lunga distanza dove ho trovato tanta gente sul percorso, anche di notte e con la pioggia. Ho apprezzato molto questa vicinanza». Sul podio con lei Alessia Revello e la nostra collaboratrice Tatiana Bertera appaiate in seconda posizione in 16h32'05".
LE STAFFETTE - Il percorso della VUT era affrontabile anche a staffette da tre elementi con frazioni da 35, 23 e 16 km. In quella maschile il primo posto è andato al Team Valtellina A (Marco Leoni, Giovanni Tacchini, Stefano Sansi) che ha tagliato il traguardo in 7h56’03”. Seconda posizione per Ghiaccia team (Alessandro Bonesi, Valentino Speziali, Mattia Bonesi) in 7h58’42” e terza per il Team Centro sport (Simone Bertini, Mirko Pedroli, Gianluca Eydallin) in 8h13’56”. Nella sfida femminile successo de Le tosec (Valentina Bettini, Roberta Fomiatti, Simona Lino) in 11h53’37”.
DoloMyths Run, domenica la gara più attesa. Con diretta streaming
Domenica chiusura della dieci giorni della Val di Fassa targata DoloMyths Run, con la gara più attesa: alle 8.30 scatterà da piazza Marconi la ventunesima edizione della skyrace, una delle più spettacolari nel calendario internazionale. Sono in 950 gli atleti iscritti, in rappresentanza di 22 nazioni per la gara che è anche tappa World Series: percorso classico sulla distanza di 22 km e 1.950 metri di dislivello, con partenza e arrivo ai 1.450 metri di Canazei e passaggi a Passo Pordoi (2.239 metri), Forcella Pordoi (2.829 metri), sino al punto più alto del Piz Boè a 3.152 metri, per tuffarsi poi verso il traguardo, transitando per Val Lasties e Pian de Schiavaneis.
DAVIDE MAGNINI CON IL PETTORALE NUMERO 1 - I favoriti? Manca per infortunio il vincitore dello scorso anno Jan Margarit Solè, ma sono presenti gli altri due runner che hanno centrato il podio motivati a lasciare il segno anche quest’anno. A partire da Davide Magnini (col pettorale numero 1), quindi l’esperto Marco De Gasperi con il numero 2. È poi dato in grande forma lo svizzero Martin Anthamatten (pettorale numero 3) e sono da tenere d’occhio pure l’altro elvetico Pascal Egli con il 4, il valdostano Nadir Maguet con l’8, i norvegesi Stian Angermund Vik con il 10 e Stian Aarvik con il 17, che detiene il record in discesa dalla Val Lasties con il tempo di 17’09”. Ed ancora lo spagnolo Pere Rullan Estarelles con il 39, il romeno Gyorgy Szabolcs Istvan con il 42 e lo svizzero Roberto Delorenzi con il 43. Fra gli italiani da osservare pure Davide Invernizzi del Team La Sportiva. Non sarà al via invece Gil Pintarelli, nonostante l’iscrizione.
LAURA ORGUÉ VILA CON IL PETTORALE 101 - In campo femminile con il 101 partirà la vincitrice di tre edizioni, Laura Orguè, intenzionata a centrare il tris consecutivo dopo i successi del 2016 e 2017 (al quale va aggiunto quello del 2014). Tenterà di contrastarla la statunitense Hillary Gerardi con il 102 (seconda dodici mesi fa). Ed ancora la ceca Zuzana Krchova con il 103, la spagnola Maite Maiora con il 105, l’inglese Holly Page con il 107, le sorelle svedesi Sanna e Lina El Kott Helander con il 109 e 110, la rumena Ingrid Mutter, la svizzera Maya Chollet e le altre iberiche Paula Cabrerizo Cuevas (119), e Nuria Dominguez (125).
I RECORD - Le prestazioni da superare sono quelle di Kilian Jornet Burdaga, record stabilito nel 2013 con il tempo di 2h00’11”, mentre in campo femminile resiste dal 2015 quello di Megan Kimmel con 2h25’57”. Gli altri numeri da tenere d’occhio sono il miglior tempo in salita fino al Piz Boè stabilito nel 2008 da Augustì Roc Amador con 1h16’47” e di Laura Orguè I Vila nel 2015 con 1h29’30”. Le prestazioni più veloci in discesa dal Piz Boè fino a Canazei sono quelle di Fabio Bonfanti (43’35” nel 2007) e di Angela Mudge (58’47” nel 2007).
DIRETTA STREAMING SU FACEBOOK - Una delle novità di quest’anno è la diretta streaming: a partire dalle 8.15 sulla pagina Facebook DoloMyths Run si potrà seguire la gara dall'inizio alla fine grazie al lavoro dell’Agenzia Busacca Video, che riprenderà i passaggi in quota a Forcella Pordoi, Piz Boè ed immagini dall’elicottero.
IL METEO - Le previsioni metereologiche per le ore di gara sembrano positive soprattutto per la sfida dei big. Dalle 8 fino a mezzogiorno è prevista una finestra di sole, in seguito le condizioni peggioreranno.
Sempre da brividi il vertical della Dolomyths Run: riviviamo per immagini le emozioni della gara
Davide Magnini, Nadir Maguet, Nejc Kuhar quasi una gara di ski-alp. E all’inizio della partita anche Michele Boscacci che poi ha chiuso quindicesimo. «Una sfida avvincente fra compagni di squadra del Centro Sportivo Esercito - racconta il ‘Mago’ -. Sembravamo un team del Mezzalama. All’inizio è stato Boscacci a fare l’andatura, poi Davide e io all’inseguimento. Nella parte centrale siamo rimasti io e Davide. Speravo che piegasse la gamba nel finale ed invece ha allungato. Non potevo fare di più. Sempre un bel Vertical questo di Canazei, senza pause. Prima o poi spero di vincerlo».
E allora la parola al vincitore Davide Magnini: «Sono molto felice del risultato. Nel finale è stata una bella sfida con Nadir Maguet, con il quale sono rimasti appaiato fino all’uscita del bosco, dove ho provato ad allungare guadagnando qualche metro importante. Di rilievo anche la prestazione assoluta, anche se ad un minuto dallo straordinario record di Götsch. All’inizio c’era anche Boscacci a darci filo da torcere, poi si è staccato. Vincere una gara con una storia importante ed un paesaggio superlativo come questa è straordinario».
Davide Magnini re del Crepa Neigra
Davide Magnini e Victoria Kreuzer a segno nel vertical del Dolomyths Run. Sul traguardo di Crepa Neigra, il portacolori del Team Salomon ha chiuso in 32’35”, davanti alla coppia del Team La Sportiva, Nadir Maguet (33’07”) e lo sloveno Nejc Kuhar (34’08”), quarto Hannes Perkmann, quinto l’altro sloveno Luka Kovačič, quindi Manuel Da Col, il francese Camille Caparros, lo svedese Petter Engdahl, Simone Eydallin e lo svizzero Martin Anthamatten a completare la top ten.
Doppietta Salomon con il successo rosa di Victoria Kreuzer: la svizzera ha concluso in 38’46”, sulla svedese Lina El Kott Helander (39’59”) e la spagnola Laura Orgué (40’23”); nelle prime dieci la svedese Susanna Saapunki, la statunitense Hillary Gerardi, la svizzera Elise Chabbey, l’altra svedese Sanna El Kott Helander, la francese Mallaurie Mattana, Stephanie Jimenez e Paola Gelpi.
Domenica si assegnano gli scudetti della corsa in montagna
Domenica atto finale del campionato italiano di corsa in montagna alla Tavagnasco-Santa Maria Maddalena ai Piani, giunta alla 67esima edizione, la più longeva della specialità in Italia e in Europa.
Come nel 2006 (altra edizione tricolore) saranno i migliori atleti italiani della corsa in montagna a misurarsi sui sentieri di Tavagnasco, per una gara di 10,4 km con 1050 metri di dislivello positivi.
Le motivazioni non mancheranno di certo. Dopo la prova di Saluzzo, nella versione salita/discesa, sarà questa gara nel format sola salita a stabilire chi sarà il campione italiano di corsa in montagna 2018. Inoltre questa gara sarà indicativa per la selezione della squadra Nazionale che parteciperà in settembre al Mondiale nel Principato di Andorra, gara che propone un tracciato di sola salita.
Ed è proprio dal campionato europeo che arrivano i favoriti per il podio finale maschile di Tavagnasco. Bernard Dematteis, Cesare Maestri e Martin Dematteis, oro, argento e bronzo a Skopje in Macedonia e protagonisti della gara tricolore di Saluzzo nello stesso ordine. In entrambi i casi si trattava di gare salita/discesa, nella gara di domenica di sola salita i valori potrebbero cambiare, magari anche a favore di chi si è piazzato dietro di loro a Saluzzo, come Francesco Puppi il campione del mondo lunghe distanze di Premana 2017, o Alessandro Rambaldini, che di Mondiali lunghe distanze ne ha vinti ben due, il secondo poche settimane fa in Polonia a Karpacz.
Passando alla gara femminile, la vincitrice di Saluzzo, l’ex campionessa del mondo Alice Gaggi, sarà braccata da Emma Quaglia, la ligure già azzurra di maratona che ha proprio nelle gare di sola salita il suo punto di forza, da Gloria Giudici e da un trio di fuoriclasse della corsa in montagna come Elisa Desco, Samantha Galassi e Valentina Belotti.
Appuntamento per tutti domenica 22 luglio a partire dalle 8,50 nella piazza del Municipio di Tavagnasco.
New Balance Summit KOM, arriva la regina della montagna
Con una nomination nella categoria trail della nostra Outdoor Guide, New Balance Summit KOM (acronimo che sta per King of the Mountain) si è guadagnata il podio di categoria. E per questo abbiamo voluto metterla ai piedi di Christian Modena per un test di lunga durata. Christian, uno degli atleti più forti del panorama trail italiano, ha messo ai piedi sia la versione normale che quella in Gore-Tex per diversi allenamenti durante l’ultimo mese, soprattutto sui sentieri trentini di casa, quelli della Stivo On The Rock, la gara che contribuisce a organizzare. Una montagna, il Monte Stivo, di cui conosce ogni angolo e, naturalmente, sa come le scarpe reagiscono nei diversi passaggi, quindi un test severo. Non contento, ha fatto provare le Summit KOM anche agli amici con i quali solitamente si allena, tutti runner forti ma, naturalmente, non al suo livello in gara.
GRIP ON THE TOP - La prima risposta, che era già stata data dai test della Outdoor Guide, è che il grip della mescola Megagrip è di altissimo livello, in tutte le condizioni, dall’asciutto al bagnato, sia su roccia che fango. «Anzi, nel fango, grazie a disegno della suola e tassellatura, il comportamento è migliore anche della Hierro v2 che l’anno scorso era il modello di riferimento per distanze medio-lunghe» esordisce Christian. Summit KOM si è dimostrata sempre sicura e controllabile, sia per atleti top come Christian che per la pancia del gruppo. La suola è grippante e precisa e i test sul bagnato sono stati fatti su una discesa a ciottoli molto insidiosa e viscida.
RETROTRENO CORAZZATO - Si è ipotizzato che Summit KOM andasse a sostituire un modello storico come la Leadville, scarpa con vocazione da cento miglia che ha portato al traguardo migliaia di trail runner. In realtà l’impostazione è leggermente diversa rispetto al modello ora fuori produzione, con un telaio più sostenitivo, soprattutto alla conchiglia. Per questo Summit KOM potrebbe anche essere una scarpa per un utilizzo più ampio, volendo per qualche camminata a ritmo più lento, questo senza nulla togliere alle doti da corsa: è un di più, non un ripiego! La sensazione di comfort è subito valida. Bisogna però segnalare che l’intersuola in RevLite, la tecnologia New Balance per un rebound più energico e durevole nel tempo, trasmette sensazioni ancora migliori dopo qualche corta uscita, come un pneumatico che richiede un velocissimo rodaggio. Un pegno da pagare (e che dura molto poco) per avere poi una calzatura morbida il giusto, molto confortevole e sostenitiva allo stesso tempo. Il mix perfetto per un utilizzatore di medio livello e, a nostro parere, distanze fino agli 80 chilometri. «È una scarpa molto valida per l’utilizzatore medio, ma da leggere anche come complementare per atleti top e distanze oltre la maratona» dice Christian.
LINGUETTA MAXI - Un aspetto che conferma Summit KOM come ottima scelta per atleti di medio livello è la linguetta molto spessa che, nei nostri test precedenti, alcuni atleti top avevano reputato un po’ troppo oversize nello spessore e a rischio di trattenere l’umidità. Invece a unanime parere degli altri runner la linguetta è stata giudicata comodissima per potere stringere i lacci senza alcuna pressione fastidiosa sul collo del piede.
ROBUSTA E RESISTENTE - In generale a risaltare è la sensazione di robustezza e resistenza, garanzia di protezione in gara o allenamento ma anche di lunga durata. «Abbiamo messo le due paia a disposizione alla frusta, con allenamenti intensivi su terreni anche abrasivi, ma tomaia e suola sono ancora in ottimo stato» dice Christian.
IN CORSA - In azione la Summit KOM si dimostra una valida macina chilometri con un drop da 8 millimetri che aiuta sulle lunghe distanze senza essere mai invasivo e una rullata piacevole. La larghezza all’avampiede non è eccessiva ed è questo che ce la fa preferire per distanze lunghe ma non lunghissime dove il toe box largo aiuta. Ma questo non vuol dire che non possa andare oltre e poi, diciamocelo, su una cento miglia la maggior parte degli atleti usa due scarpe.
GORE-TEX - Tutte le considerazioni fatte valgono anche per la versione in Gore-Tex, che naturalmente pesa un po’ di più, peso che però non si percepisce tanto. La principale differenza è invece una maggiore rigidità di tutta la struttura. Potrebbe essere una scelta indicata soprattutto per la stagione invernale più che per qualche acquazzone. Per essere sempre… King of the mountain.
Drop: 8 mm
Peso: 310 gr
Suola: Vibram Megagrip,
chiodi da 4 mm
Prezzo: 120 euro
(140 euro Gore-Tex)