Snowboard alpinisti a raduno a Bergamo

Tutti insieme con la tavola, rigorosamente off-piste. Dal 4 al 6 gennaio Bergamo si prepara per ospitare l’undicesima edizione dell'ISBA Raduno, il raduno degli appassionati di snowalpinismo giunto alla sua undicesima edizione. Tre giorni dedicati allo snowboard backcountry, alla powder e al freeride.

UN EVENTO STORICO - L’ISBA Raduno è un evento nato nel 2007 come incontro nazionale tra istruttori CAI (nazionali, regionali e sezionali) di snowboard alpinismo. Negli anni è stato aperto a tutti gli appassionati di questa disciplina, dai principianti ai rider più esperti. Ogni anno il raduno si sposta e viene ospitato da una diversa città. La base dell’edizione bergamasca sarà il Palamonti, la sede CAI della città orobica. L’evento è aperto a chiunque voglia conoscere il mondo dello snowboard fuoripista, a chi pratica questa disciplina da diversi anni (con ai piedi splitboard, ciaspole o scietti), e anche a scialpinisti e sciatori telemark. Insomma per partecipare basta essere amanti della montagna e aver voglia di condividere questa passione con altre persona. Non una gara, non un corso, ma un ritrovo tra appassionati di un certo modo di vivere la montagna in inverno, per scambiarsi consigli, racconti, idee, esperienze, spunti attorno al mondo della tavola, intesa anche in senso engastronomico. Due serate a base di cibo, buon vino, prodotti tipici, chiacchiere e tre giornate di gite scelte in base alle migliori condizioni meteo e di innevamento.

OSPITI E MUSICA -La sera di venerdì 4 sarà ospite l’alpinista Marino Chemello, che racconterà la sua esperienza sui 4000 delle Alpi. Seguirà un concerto del cantautore Tia Airoldi, un sound che richiama la tradizione della musica delle praterie americane. È possibile iscriversi per un singolo giorno o per tutto l’evento. Il raduno è aperto anche ad accompagnatori o accompagnatrici che non partecipano alle gite. Per iscrizioni e info: www.mavieni.com/isbaraduno - isbaraduno@mavieni.com


Nasce Mountain Sports Academy

Eros Grazioli, preparatore atletico di successo del mondo del trail running e dello scialpinismo, ne ha inventata un'altra. Si tratta di Mountain Sports Academy, una specie di master con otto serate nelle quali si parlerà di allenamento, alimentazione, ma anche di cosa si prova ad arrivare in vetta al K2 o a vincere un Mondiale o ancora a portare a termine un Mezzalama. Gli ospiti sono di massimo livello, da Tamara Lunger a Mario Poletti, da Silvia Rampazzo a Pietro Lanfranchi, Roberto Ghidoni, Simone Wegher, lo stesso Eros Grazioli e Paolo Cattaneo. Le serate partiranno il 10 gennaio, proprio con Tamara Lunger, per concludersi il 18 aprile. La sede degli incontri è ad Alzano Lombardo (BG) in Viale Piave 86 e i posti sono 60. Per informazioni e iscrizioni: https://www.facebook.com/MountainSportAcademy/


Domenica i tricolori giovanili al Tonale

Tornano ancora al Passo del Tonale i campionati italiani giovanili di sci alpinismo. Domenica 6 gennaio lo sci club Brenta Team ripropone come dodici mesi fa la massima rassegna tricolore individual per le categorie cadetti, junior e under 23, maschile e femminile. Gli organizzatori, coordinati dal direttore tecnico Rino Pedergnana e da Lodovico Magnini, hanno predisposto i quattro percorsi di gara con sviluppo sul versante di Malga Valbiolo.
Le cadette che partiranno alle 9.30 affronteranno un tracciato con un dislivello di 520 metri, con due salite previste, quindi i cadetti e junior femminile (sempre start ore 9.30) si cimenteranno su un dislivello di 714 metri con 3 cambi assetto, quindi la categoria junior maschile e under 23 femminile (start ore 9.45) 1098 metri di dislivello con 6 cambi assetto, per finire con la under 23 maschile (start ore 10) dovranno affrontare un percorso di 1384 metri di dislivello con 4 salite e altrettante discese. Come prologo, una gara promozionale dagli 11 ai 15 anni, che si svilupperà su un percorso ridotto ed avrà inizio alle ore 9.


Le più belle storie del 2018

Un anno è volato, come sempre. Speriamo almeno che sia stato un 2018 ricco di sciate nella polvere. Per noi è stato un 2018 pieno di soddisfazioni e sempre più numerosi avete letto gli articoli di Skialper. Ecco una playslit dei nostri favoriti. Buon 2019!

La redazione

Lo sci come scusa - «Faccio click nei miei attacchi sulla parte più alta del Ghiacciaio Margherita. Si tratta di un caos frammentato di ghiaccio soffocato dai detriti che precipita dalla terza cima più alta dell'Africa prima di fondersi in una lussureggiante giungla equatoriale e di fluire a valle per formare il Nilo. Nonostante si sia stia sciogliendo molto velocemente, il Ghiacciaio Margherita è il più grande rimasto in Africa. Il climate change ha ridotto quelli sul Kilimangiaro e sul Monte Kenya a minuscole schegge, semplici ricordi della loro originaria grandezza. Ed è per questo che siamo qui, dopo sei giorni di avvicinamento, a mettere gli sci ai piedi per la prima volta». Lo sci per Mary McIntyre, al suo primo fotoservizio su Skialper, è una scusa. Una scusa per entrare in contatto con persone lontane anni luce dal nostro modo di vivere, culture ancestrali e montagne che sorgono da foreste pluviali. Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2018, qui trovi tutte le informazioni.

Andrzej Bargiel ©Marek Ogien/Redbullcontenpool

K2 Ski Challenge - «Sono esausto. Mi sento vuoto, devo assolutamente riposare. Avevo già avuto un momento simile di stanchezza e di capogiro quando ero più in alto, raggiungendo Janusz al campo due, per avere bevuto e mangiato troppo poco: non so perché non avessi fame, probabilmente per la tensione. Ho tentato di bere un drink con un isotonico, ma non sono riuscito per i conati di vomito. (…) Il mio corpo tollera solo la neve, in questo momento. Scendo, sono quasi alla fine. Alla base della parete c’è un piccolo cocuzzolo e ci monto sopra con gli sci. A quel punto sento che tutto è finito, alzo le mani al cielo e urlo. Poi, dopo qualche minuto, riprendo a scendere e faccio le ultime curve prima di togliere gli sci. Marek Ogień, che mi parla alla radio, mi sta osservando dai piedi della parete. Lo vedo e lo raggiungo». La discesa del K2 con gli sci di Andrzej Bargiel è stata l’impresa dell’anno. Ne abbiamo parlato sul numero di ottobre, con uno speciale di più di 30 pagine: le informazioni qui.

©Roberto De Pellegrin

Dolomites Wildest Path - Luca ha 38 anni, per lui gestire il rifugio Pramperet non è stata una scelta ma una necessità: «Ero senza lavoro e ho preso un’occasione al volo. Ora però mi trovo bene e vorrei continuare, vorrei che non diventasse come i rifugi che ci sono a Nord, dove ormai è stato addomesticato tutto. Elena e Gavino sono sedici anni che gestiscono il rifugio Pian de Fontana. Lei vicentina e lui di Alghero, cercavano un posto dove lavorare in montagna e l’anno trovato qui, su un antico pascolo in vista della Schiàra. «Quando devo dire non ce l’ho a chi mi chiede l’acqua calda, la camera doppia, il tiramisù o i gelati, vedo che rimangono un po’ perplessi - dice Elena -. Abbiamo tutti molte cose e questo è un posto che ne offre meno, ma ti dà un’esperienza in più. Poi la maggior parte delle persone al mattino mi dice: Sono stato bene, grazie dell’atmosfera. Allora sono io che mi stupisco perché non ho fatto niente di speciale». Questa e altre interessanti storie nel bellissimo reportage sulla nuova Altavia delle Dolomiti Bellunesi. Se volete saperne di più, cliccate qui.

©Achille Mauri

La Promenade - Fra i legni lunghi due metri e dieci e i palettoni da 106 millimetri sotto il piede scivolano via cinquant’anni. Come niente fosse. Decenni di vite, senza che la montagna se ne sia neppure accorta. Corse, salite, discese, gare, neve, pioggia e sole. E lei sempre uguale a se stessa. Sempre lì, a due passi da casa. È il 1970, nello sconfinato bianco della Val d’Aosta, in condizioni di neve perfette e abbondanti, tre ragazzi. Guido, Ruggero, Carlo. Ad aprile, primi di sempre, tracciano il loro sogno: attraversare la regione sugli sci, da Champorcher a Gressoney. Tredici tappe, due giorni di sosta per maltempo, 37.000 metri di dislivello. Anno 2017, mese di maggio. La storia si ripete. Sulle stesse linee che ogni anno decine di persone ripercorrono, sugli stessi passi che gli atleti del Tor des Géants inanellano frenetici, il sogno di Guido, Ruggero e Carlo rinasce. È lo spirito a dettare le regole: nessuna sfida contro il tempo, nessun bisogno di leggerezza per correre più veloci. Lì, a due passi da casa, Shanty Cipolli e Simon Croux decidono semplicemente di ripercorrere quel che qualcuno ha già fatto. Tutte le informazioni su questa stupenda avventura qui.

©Federico Ravassard

C’era una volta il West  - «A fine febbraio ho deciso di curarmi. La meta del mio rehab era una valle nell’Ovest, dove il freeride esiste da più di vent’anni e non è stato inventato ieri da un marketing manager di una multinazionale, dove lo sci libero non lo si pratica, lo si vive in tutti i suoi eccessi e i sacrifici che ti richiede. Dove tra l’essere e l’apparire si sceglie lo sciare, e se la neve è bella magari al lavoro ci si va un’altra volta, pazienza se il conto in banca a fine mese piange. Così sono andato a disintossicarmi a Gressoney da Zeo e i suoi amici, alla Baitella». Inizia così l’articolo di Federico Ravassard su Gressoney pubblicato sul numero di aprile-maggio di Skialper: se volete saperne di più

La Caroline Face

Caroline Face - La Caroline Face è stata l’ultimo problema alpinistico neozelandese negli anni ’70 e, con l’avvento dello sci su grandi pareti, nell’ultimo decennio una delle più grandi linee al mondo rimasta da sciare. Era stata addirittura inserita in una top ten di discese ancora da realizzare, insieme alla sud del Denali (poi scesa da Andreas Fransson), al K2 e altre ancora. L’ultimo tentativo, quello di Andreas Fransson e Magnus Kastengren nel 2013, terminò al Porter con la fatale caduta di Magnus, senza la quale probabilmente i due avrebbero sciato l’intera parete. Il problema è stato risolto nell’autunno 2017 da Enrico Mosetti, Tom Grant e Ben Briggs e su Skialper 116 di febbraio-marzo lo stesso Mosetti ha scritto un interessante articolo sulla sua discesa. Info qui.

Sci con vista tra le meringhe ghiacciate delle Alpi Giulie ©Federico Ravassard

Alla Fiera dell’Est - Saranno montagne basse, almeno per uno che arriva dall’Ovest, però in mezzo a queste montagne è cresciuto uno degli scialpinisti italiani più cool del momento, Enrico Mosetti, detto il Mose. «Classe 1989, sponsorizzato da quel marchio molto hipster di Chamonix che ne riflette in pieno l’immagine, quattro spedizioni all’attivo e discese pazzesche su giganti di cinque o seimila metri in Perù, Georgia e Nuova Zelanda, più un tentativo al Laila Peak in Pakistan, ovvero una delle più belle montagne del mondo. Tutto questo per dire che, insomma, se uno così impara a sciare da queste parti, allora le Alpi Giulie devono avere un qualcosa dentro di selvaggio». E per questo, dopo l’esperienza di Benvenuti al Sud, Federico Ravassard ha passato qualche settimana a sciare con il Mose e altri local su queste montagne così selvagge e ricche di fascino. Per saperne di più.

Heitz sullo Zinalrothorn ©Tero Repo

Quello che volevamo chiedere a Jérémie Heitz - A quasi due anni dall’uscita di La Liste, abbiamo chiesto a Jérémie quello che era rimasto nella gola da tanto tempo. Non c’è dubbio che La Liste sia uno skimovie fuori dai canoni, dove tutto quello che è rimasto impresso nella nostra mente dopo la prima visione è una saetta che squarcia un muro bianco. Lo fa a pezzi, letteralmente. Un film che ha segnato profondamente il movimento dello sci ripido, che ha creato discussioni e anche qualche critica. In meno di cinquanta minuti tutte le certezze su come si sciavano le classiche big face alpine sono state prese a calci. Qualche anticipazione sulle domande che Andrea Bormida ha fatto a Jérémie e sulle riposte… qui.


La donna in montagna secondo Vaude

Larice Jacket III

Il segreto del successo di questo softshell con cappuccio è la realizzazione con tre diversi materiali per offrire sempre il migliore micro-comfort. Sul petto è stato utilizzato tessuto Windproof 100, nelle altre zone esposte Windproof 80 e sotto le ascelle e sulla schiena un materiale molto traspirante. Non mancano cerniere di ventilazione sulle maniche e strisce riflettenti. La finitura water repellent è ecofriendly, senza l’utilizzo di PFC.

PREZZO: 185 euro
PESO: 513 gr

Larice 2,5 L Jacket

Uno strato antivento e Waterproof (membrana PTFE free Ceplex) leggero, perfettamente packable, stretch e altamente traspirante, grazie anche alle cerniere di ventilazione sotto alle braccia. Il cappuccio protegge dalle peggiori intemperie, le strisce riflettenti sono garanzia di visibilità e la tasca mesh interna è perfetta per tenere al caldo le pelli.

PREZZO: 215 euro
PESO: 245 gr

Larice Pants III

Come la Jacket sono pensati per garantire il migliore microclima, sempre. Infatti utilizzano tre diversi materiali, dal Windproof 100 all’80, fino ad arrivare a un tessuto molto traspirante sul retro delle ginocchia. Sono comodamente preformati e hanno l’orlo rinforzato in Stretch Cordura, a prova di ramponi. La finitura water repellent è PFC free e anche in questo caso non mancano le strisce riflettenti.

PREZZO: 175 euro
PESO: 474 gr

Nendaz 18

Uno zaino molto compatto per escursioni scialpinistiche in giornata. La funzionalità fa rima con ecologia, visto che è realizzato con materiali amici dell’ambiente e certificati Bluesign. Studiato sulla conformazione della zona, ha un fit molto avvolgente e la cinghia in vita sottile permette di indossare un’imbragatura. Portasci diagonale o frontale, spazio per pala, sonda, smartphone…

PREZZO: 115 euro
PESO: 990 gr


La nuova vita di Damiano Lenzi

Rilassato e determinato. Anno nuovo, vita nuova si potrebbe dire. Perché nella vita di Damiano Lenzi sono cambiate tante cose in questo ultimo anno: il matrimonio con Sara, una casa e, nel lavoro, il passaggio a Dynafit. Oltre all’arrivo di Bud, un cagnolino che li segue sempre. Tanti tasselli che si sono sistemati e che hanno regalato grande serenità. Su Skialper 121 di dicembre-gennaio parliamo della nuova vita di Damiano Lenzi che, per l’occasione, ha fatto entrare il nostro Luca Giaccone a casa sua.

NUOVA CASA - «Io ho detto che potevamo anche chiedere aiuto a qualche ditta, invece niente - sorride Sara - Lo sai, è un testone». Falegname, muratore, scialpinista. Con una cura del dettaglio e un recupero dei materiali sempre da professionista. Dalla finestra di casa si vedono le montagne, ma non bastava: le piastrelle della cucina non sono come tutte le altre, sono in marmo nero con il profilo delle stesse montagne che si vedono della finestra, dal Mindino al Mondolè fino al Monviso.

NUOVI MATERIALI - Il passaggio a Dynafit segna un cambiamento importante, adesso è lui l’uomo di punta del marchio del leopardo delle nevi. «Sono stato quasi sorpreso della loro richiesta di ingaggio, una grande occasione per me per le prossime stagioni, perché non sarò solo atleta, ma potrò portare anche la mia esperienza nello sviluppo dei materiali: cosa che ho sempre fatto e chi mi piace moltissimo. Il materiale che ho iniziato a usare è di altissimo livello, cercherò comunque di portare i giusti feedback per renderlo ancora più performante». Un rapporto a 360 gradi che Lenceha sposato appieno.

OBIETTIVI - «Delle gare che avrei potuto vincere mi mancano una medaglia mondiale nel vertical e l’Altitoy… Quest’anno il mio obiettivo è fissato: i Mondiali e poi La Grande Course, Adamello e Mezzalama. Una bella sfida, ma ci proverò. Mondiali e aggiungo Coppa del Mondo che credo che saranno una questione tutta in casa azzurra. Gli svizzeri probabilmente vorranno fare bene nei Mondiali in casa, magari Palzer esploderà, come ha fatto Herrmann lo scorso anno, ma non c’è più Kilian; i francesi li vedo un po’ in calo, e di solito non ci sono tante sorprese: si sa quali sono i favoriti e alla fine vincono sempre quelli. E allora i rivali più agguerriti saranno i miei compagni di Nazionale ed Esercito. Discorso un po’ diverso per La Grande Course, ma lì possiamo mettere in campo la nostra esperienza in gare del genere».

Il SET-UP DI LENCE - Che materiali usa Damiano Lenzi in gara? Scarponi DNA by Pierre Gignoux, ma anche DNA Pintech, soprattutto per vertical e gare veloci non troppo lunghe in abbinamento con l’attacco P49 (insieme sono il set up più leggero al mondo). Come sci sceglie il DNA da 162 cm, con tuning 0.5 e lamine 88°. Attacco, bastoni e casco della linea DNA. Zaino Race Pro. E per gli allenamenti? Scarpone Carbonio by Pierre Gignoux per un maggiore comfort, 80 grammi in più non si sentono. Tutina RC Racing. E per la corsa due le scarpe utilizzate: Alpine Pro e Feline Up.


ATK Crest, la novità è dietro

La stagione invernale alle porte vedrà l’esordio sul mercato di ATK Crest, il nuovo attacchino da touring che si affianca allo storico RT, recentemente aggiornato alla versione 2.0. Perfetto per un range di sci che vanno da 80 a 100 mm sotto il piede, intuitivo ed affidabile come tutti i prodotti ATK, Crest in soli 280 gr di peso offre le migliori funzionalità disponibili per un attacco da touring. Le novità vengono tutte dietro: la talloniera è infatti montata su una slitta che ospita uno ski-brake potente ed efficace, di chiara derivazione alpina. Crest, proposto al prezzo di 399 euro, è anche disponibile nella versione Lightweight, uguale ma con valori di sgancio da 3 a 8 e una colorazione differente. www.atkbindings.com

ELASTIC RESPONSE SYSTEM - un sistema di scorrimento elastico (derivato da R12|2.0) applicato alla talloniera che garantisce un perfetto flex dello sci in fase di compressione e quindi ottime performance di sciata.

CAM RELEASE SYSTEM - il tipico sistema di sgancio a camme di ATK estremamente stabile e preciso.

VALORI DI SGANCIO - sistema di regolazione dello sgancio (5-10) VERTICALE (My) e LATERALE (Mz).

SPORTELLINO CON ALZATACCO - fornisce tre differenti posizioni di camminata (FLAT, +36 mm e +50 mm).

SKI BRAKE INTEGRATO - Perfetta compatibilità con ogni tipo di sci grazie alle varie misure disponibili (75, 86, 91, 97, 102, 108, 120 mm). La nuova geometria dei terminali, co-stampati e realizzati in nylon caricato, permette una migliore efficienza in frenata.

EASY ENTRY SYSTEM - la nuova geometria del puntale rende l’inserimento dello scarpone intuitivo e rapido in ogni condizione.

SLITTA ELASTICA SKI BRAKE - integrata sulla piastrina per garantire il mantenimento del valore di sgancio laterale

SLITTA DI REGOLAZIONE (20 mm) - integrata nella talloniera per fornire una rapida regolazione in caso di sostituzione di scarponi (fino a due misure).


Presentate le squadre del Comitato AOC

A Casa Olimpia a Sestriere presentazione delle squadre sci alpinismo del Comitato Alpi Occidentali. Presente anche il pinerolese Filippo Barazzuol, con un passato anche nello sci alpino, nelle fila dello sci club Sestriere. Nel corso dell’incontro è stato presentato anche il nuovo sponsor tecnico del Comitato AOC, la Hey di Frossasco. Nella squadra dello ski-alp piemontese Marco Alifredi (2000, Garessio), Emanuele Balmas (2004, Prali Val Germanasca), Filippo Bernardi (2003, Ski Team Valle Varaita), Giuseppe Cantamessa (2002, Val Vermenagna), Matteo Cavallo (2002, Tre Rifugi), Andrea Murisasco (2003, Valle Maira), Piero Talenti (1999, Ski AVIS Borgo Libertas), aggregati: Tommaso Casanova (2000, Tre Rifugi), Matteo Mamino (2000, Tre Rifugi). Responsabile Silvia Rivero, mentre il consigliere referente è Paolo Giordano.


Tour Trail della Valle d'Aosta, le tappe del 2019

Otto gare di trail, sei di vertical. La stagione 2019 del Tour Trail della Valle d'Aosta e del Défi Vertical sarà ancora una volta ricca di appuntamenti sportivi. Un totale di 14 gare che impegneranno gli appassionati di queste discipline da metà marzo a metà ottobre. Gare nuove che si mescolano a quelle storiche, percorsi più semplici a inizio stagione che lasceranno spazio ai grandi dislivelli nel cuore dell'estate. Ancora una volta il direttivo del Tour Trail ha allestito un calendario vario e completo che terrà impegnati i trailers per otto mesi. Una sesta edizione del circuito che presenterà alcune novità.

TRAIL - Per il terzo anno consecutivo si partirà con il Castle's Trail di Verrès, una prova di 23 chilometri che si svolgerà il 16 marzo e che nelle prime due edizioni ha fatto il pieno di iscritti. Cambia completamente data il Traverse Trail di Arnad che saluta il periodo autunnale e si colloca in quello primaverile: sarà la seconda prova e si svolgerà il 6 aprile. Il 20 luglio si correrà l'Ultramarathon du Fallère, gara biennale che ritorna dopo un anno di stop. Nel 2019 non ci saranno invece i trail di Saint-Barthélemy, La Thuile e Becca di Viou, mentre sono confermati QuarTrail des Alpages (18 maggio), Licony Trail (6 luglio), Gran Paradiso Trail (24 agosto), Oropa Trail (7 settembre) e Grivola Trail (28 settembre). Il Grivola di Aymavilles sarà l'ultima gara della stagione del Tour Trail e ospiterà anche le premiazioni finali del circuito.

VERTICAL - Il calendario dei vertical è composto sempre da cinque appuntamenti. Si partirà ancora una volta con il Vertical di Fénis, inserito il primo maggio, si chiuderà invece con il Mont Mary, altra gara biennale che ritorna e che si svolgerà il 13 ottobre. Non ci sarà il Gran Paradiso Vertical, ma nascono due nuove prove: il vertical di Valtournenche (1° giugno) e il La Thuile Vertical (28 luglio). Confermati Vertical Becca di Viou (23 giugno) e Uyn Courmayeur Mont Blanc Vertical (3 agosto).

GARE AMICHE - All'intero dei calendari (Tour Trail e Défi) rimangono le gare amiche. Per i vertical, il 15 giugno a Saint-Marcel si disputerà l ‘Prosciuttiamo a 1000', mentre per quanto riguarda i trail, il 25 aprile spazio al Tor Avril e il 6/7 settembre ritornerà il Collontrek, gara transfrontaliera da Bionaz ad Arolla.


Zabardast, disponibile gratuitamente su YouTube il film della spedizione freeride in Pakistan

Se vi siete persi Zabardast, uno degli ‘snow-movie’ più attesi dell’anno, da ieri sera lo potete vedere integralmente su Youtube. Prodotta da Picture Organic Clothing e Almo Film, la pellicola di 54 minuti è diretta da Jêrome Tanon. Un giorno Thomas Delfino, sfogliando distrattamente libri in una libreria, s’imbatte in Le più belle montagne del mondo e rimane ipnotizzato da una cima pakistana. Un pendio troppo bello per essere vero. Da quel momento diventa la sua ossessione. La vetta in questione è la torre nord Biacherani in una delle zone più remote del Paese. E l’obiettivo diventa organizzare una spedizione di freerider e cercare di sciarla.

Girato in 4k, il film vede la partecipazione degli skier Léo Taillefer e Thomas Delfino e dello snowboarder Zak Mills. È a tutti gli effetti il diario di un’incredibile avventura freeride in una delle zone più remote del pianeta, che ha comportato un loop di 150 chilometri in autosufficienza, con slitte cariche di cibo liofilizzato, pannelli solari e tende. «Ho pensato il film come un diario collettivo e per questo ho chiesto ai protagonisti di scrivere ogni giorno una pagina di testo e il risultato finale è la trasposizione di questo viaggio, anche intimo, di ognuno di loro» ha detto il regista. Il viaggio è durato cinque settimane e ha comportato la partenza dal villaggio di Askole e la traversata del selvaggio ghiacciaio Nobande Sobande. Fino a qui la crew ha potuto contare sull’aiuto dei portatori Balti, poi tre settimane in totale autosufficienza. Superato lo Skam La Pass, a quota 5.660 metri, la spedizione ha raggiunto il ghiacciaio Sim Gang e lo Snow Lake Basin, uno dei luoghi più belli del mondo. Il rientro è avvenuto lungo il ghiacciaio Biafo. Zabardast non è solo sci, ma è anche un viaggio verso Islamabad con treni, improbabili motociclette, cavalli, un viaggio fatto di tanti incontri. Nel team, oltre agli sciatori, anche Helias Millerioux, Guida alpina di Chamonix con all’attivo oltre 15 spedizioni, e l’alpinista Yannick Graziani, con diversi 8.000 in curriculum. QUI SOTTO PUOI VEDERE LA VERSIONE COMPLETA DEL FILM

https://youtu.be/AkigzUFr3ys


Ski Trab, tutto nacque con un frassino

Da qualche tempo la homepage del sito di Ski Trab si apre con un breve video che alterna a immagini di sci nella polvere una foto in bianco e nero del bosco di Gotrosio. Il video è muto e lascia ai tanti appassionati che l’hanno guardato diverse possibili interpretazioni. Quel bosco e quell’albero, un Frassino, sono al tempo stesso il paradigma e il filo rosso che unisce la storia della vecchia Ski Trab e della nuova. Un albero, un’essenza che attraversa 70 anni di storia, da Giacomo ad Adriano e Daniele Trabucchi. «In molti ci chiedono perché noi, che siamo made in Bormio, con la sede a due passi dai boschi, siamo anche l’unica azienda a produrreuno sci da gara in materiale alveolare» dice Adriano Trabucchi.

Quell’albero spiega la filosofia più profonda del marchio e il perché di alcune scelte tecnologiche. È un Frassino e l’idea di inserirlo nella clip è venuta ad Adriano incontrando un vecchio artigiano a una fiera locale. «Quel signore si ricordava che mio padre Giacomo voleva comprare un Frassino dal suo bosco, a Gotrosio, perché era l’essenza utilizzata per gli sci, ma c’era Frassino e Frassino, e in quel bosco si trovavano i migliori esemplari». È proprio grazie alla cultura dei materiali, all’esperienza e alla passione che le proprietà del legno migliore sono state ricercate in altri materiali come l’aramide. Ed è dalla continua ricerca del meglio di Daniele Trabucchi, così come faceva il padre Giacomo con il legno, che si è arrivati a capire che il legno da solo non può resistere a certe sollecitazioni e così è nato il famoso sci a 14 stati. Che poi il legno alla Ski Trab lo usano ancora, quello leggero, come il Paulownia, dove non è richiesta grande resistenza, il più robusto Frassino in altre parti e poi l’alveolare. Appunto, un vero proprio sandwich di 14 strati. Indistruttibile. Ecco così che la tradizione e la passione del made in Bormio si fondono con i 14 strati  che sono poi i due marchi di fabbrica, i due hashtag, come va di moda dire oggi, di Ski Trab.

Giacomo Trabucchi ha iniziato a trattare il legno per costruire serramenti e mobili, soprattutto le cucine. Le costruiva su misura per le vecchie case di Bormio, poi però arrivarono quelle già fatte, le future componibili, più facili, più economiche. Il lavoro di falegname prese in parte la piega della vendita di prodotti altrui, remunerativo ma di poca soddisfazione. Nel 1946 Giacomo, diciassettenne, aveva già costruito il suo primo paio di sci, per lui e per i tre fratelli, impegnati nelle gare di salto. Un paio di sci che si aggiungeva a quello, unico, che i quattro dovevano passarsi velocemente tra un salto e l’altro. Fu così che il passaggio dalle cucine agli sci divenne quasi naturale, prima con i legni di hickory studiati insieme al campione italiano di salto e poi, nell’inverno '53- '54, con quelli da discesa. Una sfida, più interessante dell’attività di mobiliere ormai consolidata e con poche prospettive di crescita. I primi sci da scialpinismo arrivarono nel 1961, con la partecipazione di Giacomo al Rally del Monte Bianco. Erano gli Stelvio, costruiti in duralluminio per soddisfare le prime esigenze di leggerezza. L’attacco era una rudimentale evoluzione di quello dell’epoca, costruito in casa con le molle di un letto e la sciolina da fondo faceva da colla per le pelli di foca. In seguito cominciarono a bazzicare la fabbrica Adriano e Daniele, i figli di Giacomo, prima utilizzando il capannone come teatro di gioco e poi aiutando il papà in piccoli lavoretti. Come quando negli anni ‘70 lo accompagnavano in giro per il Nord Italia a rilevare i macchinari delle aziende di sci in fallimento. In breve Daniele è diventato l’anima tecnica e Adriano quella commerciale di Ski Trab. Furono loro a prendere in mano l’azienda nei primi anni novanta, seguendo il solco scavato con mano decisa da Giacomo e… il resto è storia recente.


Mountopia Mezzalama, i vincitori

Con Dynafit alla gara scialpinistica più ad alta quota del mondo: un sogno che diventerà presto realtà per sei fortunati skitourer. Nella combattuta finale del concorso Mountopia Mezzalama Juncal Díaz e Julía Garriga dalla Spagna, Patricia Franco dagli Stati Uniti, Michal Dzieniszewski dalla Polonia e gli italiani Marco Donina e Michele Dondi si sono aggiudicati gli ambiti posti allo start del Trofeo Mezzalama. I sei atleti sono riusciti a imporsi sugli avversari nell’emozionante sfida fra i migliori venti, convincendo la giuria con le loro prestazioni sportive, le motivazioni messe in campo e dimostrando grande perseveranza. Il 27 aprile 2019 i sei vincitori parteciperanno in due squadre da tre (un team femminile e uno maschile) al leggendario Trofeo Mezzalama, sul Monte Rosa. Dynafit, azienda leader nel mondo dello scialpinismo, ha messo a disposizione i pettorali, notoriamente molto limitati, e insieme ai partner Gore® e PrimaLoft® equipaggerà i vincitori dalla testa ai piedi con tutto il necessario per affrontare la competizione scialpinistica più ad alta quota del mondo. I vincitori del concorso Mountopia potranno inoltre approfittare dei preziosi consigli e dei piani di allenamento degli atleti Dynafit.
271 atleti, provenienti da 25 diverse nazioni, hanno risposto all'appello di Dynafit, candidandosi per partecipare al Trofeo Mezzalama. Una giuria tecnica composta da atleti ed esperti di scialpinismo ha scelto fra tutti i candidati 20 finalisti, 10 uomini e 10 donne, che dal 13 novembre al 4 dicembre si sono affrontati in una sfida sul sito web di Dynafit, per dimostrare di essere gli atleti giusti per la Mountopia Mezzalama e di disporre delle necessarie qualifiche. I 20 finalisti hanno lottato con tutte le loro forze per questo grande sogno. In 21 giorni si sono lasciati alle spalle in totale 517.801 metri di dislivello e 6.341 chilometri percorsi, per una media di 1.232 metri di dislivello e 15 chilometri al giorno per partecipante. I sei vincitori – Juncal Díaz, Julía Garriga, Patricia Franco, Michal Dzieniszewski, Marco Donina e Michele Dondi – hanno favorevolmente impressionato la giuria con il loro impegno e il loro entusiasmo. Per prepararsi ad affrontare il Trofeo Mezzalama i vincitori parteciperanno inoltre il 22 marzo 2019 al Sellaronda Skimarathon, altra competizione di cui Dynafit è main sponsor, come lo è del Trofeo Mezzalama, che darà ai vincitori Mountopia la possibilità di testare insieme le proprie capacità, come singoli, ma soprattutto come squadra. Dal 27 aprile il gioco si fa serio. A Breuil-Cervinia i vincitori, suddivisi in una squadra femminile e una maschile, si troveranno allo start della ventiduesima edizione del Trofeo Mezzalama.